Ecco le nostre dettagliate osservazioni

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Ecco le nostre dettagliate osservazioni
SEDE OPERATIVA: C.so Crimea 69 – 15100 Alessandria
Tel 0131250368 - fax 0131250368 - e-mail [email protected]
SEDE LEGALE: C.so Francia 9 - 10138 Torino
Oggetto: E’ proprio colpa dei neonicotinoidi?
Spett.le
CIA Piemonte
Via Sacchi 28 bis
10128 Torino
c.a. Sig. Presidente Roberto Ercole
c.a. Sig. Vicepresidente Lodovico Actis Perinetto
e p.c. Spett.le
Cia di Alessandria
Via Savonarola 29
15100 Alessandria
c.a. Sig. Presidente Carlo Ricagni
Abbiamo avuto modo di vedere sul vostro sito la presa di posizione del “Gruppo di interesse
cereali” della CIA sul tema della responsabilità dei neonicotinoidi utilizzati nella concia delle
sementi nelle morie delle api; documento che ci ha lasciato alquanto sconcertati.
Un primo elemento di stupore deriva dal fatto che la CIA si è sempre caratterizzata a livello
nazionale quale “unica” confederazione ad aver sempre assunto una netta posizione a favore della
sospensione dei neonicotinoidi nella concia del mais, come ribadito lo scorso 10 novembre in
occasione di un incontro sull’argomento tenutosi presso il Mipaf.
Un secondo elemento di stupore deriva dal fatto che ormai tutti si sentono autorizzati a parlare dei
perchè delle morie di api, anche senza averne specifica competenza in materia. Sarebbe stato
certamente più utile che le considerazioni su questo tema fossero state lasciate quantomeno agli
apicoltori.
Riteniamo utile un sereno confronto tra cerealicoltori ed apicoltori, perché siamo convinti che la
convivenza sia assolutamente possibile, oltre che necessaria. Purtroppo le lobby sementiere ed
Agrofarma hanno buon gioco nel cercare di seminare zizzania nel mondo agricolo e, a quanto pare,
ci stanno riuscendo.
Sorge a questo punto spontanea una domanda: il documento vuole essere un distinguo della CIA del
Piemonte rispetto alla CIA nazionale?
Di seguito si allegano alcune nostre osservazioni sul documento predisposto dal “Gruppo di
interesse cereali”, sperando che siano il punto di partenza di un sereno e fattivo confronto, ed il
testo della presa di posizione della CIA nazionale dello scorso 22 settembre.
L’occasione è gradita per porgere i più cordiali saluti.
IL COORDINATORE TECNICO
Dr. Roberto Barbero
SEDE OPERATIVA: C.so Crimea 69 – 15100 Alessandria
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In corsivo viene riportato il testo del documento del “Gruppo di interesse cereali” della CIA;
in carattere normale le nostre osservazioni
Gentile Assessore,
il provvedimento di sospensione degli insetticidi concianti, assunto dal
Ministero della Salute, non solo non ha convinto i maidicoltori, ma è stato un'autentica doccia
fredda per il nostro settore, già alle prese con il calo vertiginoso dei prezzi del mais. Il
provvedimento si fonda sul sospetto che la moria delle api negli ultimi anni sia stata causata
dagli insetticidi presenti nei semi conciati e pertanto ne vieta l’uso per salvare il comparto
apistico.
Il provvedimento non si fonda sul sospetto, ma sulla certezza che i fenomeni di avvelenamento che
hanno coinvolto le api nella scorsa primavera sono da attribuire ai neonicotinoidi utilizzati nella
concia del mais. La contemporaneità degli eventi (semina-avvelenamento), il sistematico
ritrovamento dei neonicotinoidi sulle api avvelenate, e che al momento non erano utilizzati in quegli
stessi areali su altre colture, lo dimostrano inequivocabilmente. In oltre il 95% dei campioni ufficiali
piemontesi di api avvelenate è risultata la presenza di neonicotinoidi. 20.000 è il numero degli
alveari coinvolti in Piemonte; oltre 60.000 negli ambienti maidicoli della pianura Padana.
Tale misura non è ovviamente sufficiente per salvare il comparto apistico; anche noi siamo alle
prese con scarse produzioni, con prezzi mondiali costantemente bassi… ma serve se non altro a
risolvere uno dei problemi.
Come Lei certamente sa, i semi finiscono sotto terra, e pertanto la tesi della dispersione
nell’aria degli insetticidi usati nella concia non è facilmente sostenibile, ma secondo gli
estensori
del
provvedimento
esiste la
possibilità
che
le
macchine
seminatrici
rilascino residui degli insetticidi nell’ambiente e perciò ne hanno proibito l'uso. I maidicoltori
hanno però un dubbio: che il divieto sia stato introdotto più che altro per tranquillizzare gli
apicoltori, giustamente allarmati per la situazione, senza condurre un'indagine approfondita
sulle vere cause della moria delle api.
Già nel lontano 2003 è stata presentata la prima pubblicazione del Professore Moreno Greatti
(Facoltà di Agraria, dell’Università di Udine) sulla dispersione nell’ambiente dei concianti (allora
era l’imidacloprid). Che la dispersione sia un fatto consolidato è ora accettato da tutti… tanto è vero
che il Mipaf stesso ha commissionato alla facoltà di agraria di Roma un lavoro per verificare la
possibile riduzione nell’ambiente delle polveri di concianti mediante modifiche alle seminatrici.
Sono al momento stati verificati due prototipi da abbinare a due modelli di seminatrici, con risultati
assolutamente inadeguati: in un caso l’abbattimento delle polveri di concianti è stato del 30%,
nell’altro del 70%. Alla luce di questi risultati, ed essendo una trentina i modelli di seminatrici e
circa 30.000 le seminatrici in uso, riteniamo tale strada non percorribile. Ricordiamo che i
neonicotinoidi sono molecole eccezionalmente tossiche per l’ape e l’entomofauna utile (si veda
oltre) e che la dispersione in ambiente deve essere ridotta pressochè a zero. Infine una domanda:
perché gli agricoltori devono sostenere i costi di una modifica alle seminatrici per sopperire
all’incapacità o alla non volontà delle multinazionali della chimica a garantire una concia
funzionale?
Le indagini sulle morie delle api sono state approfondite e tali da non lasciare adito ad alcun dubbio,
tanto è vero che il Ministero della Salute ha sospeso i neonicotinoidi.
I
maidicoltori
hanno
il
massimo
rispetto
per
il
mondo
dell’apicoltura
e
sono consapevoli dell'estrema utilità del lavoro di impollinazione delle api. Se fossero certi che
la concia delle sementi sia all'origine della moria delle api, non avrebbero nulla da ridire sul
provvedimento, ma, senza addentrarci in sottili dispute scientifiche che esulano dalle nostre
competenze, ci permettiamo di far osservare che la comunità scientifica sostiene da tempo tesi
diverse. Già nel 2002 importanti rappresentanti della comunità scientifica internazionale
avevano indicato in una pluralità di fattori l'origine dei problemi nell'ambito dell'apicoltura
(sintesi nell'atto conclusivo della giornata di studio tenutasi durante l'VIII Simposio
Internazionale sul Rischio Pesticidi per le Api). Il documento indica chiaramente che la causa
della moria delle api va ricercata in un concorso di fattori come malattie, Varroa, degrado
dell' ambiente, ecc. Anche nel convegno organizzato nel gennaio 2008 da APAT (Agenzia del
Ministero dell'Ambiente) è stato precisato che esistono numerose cause possibili della moria
delle api, quali ad esempio la recrudescenza degli attacchi di acari, virus e batteri ed anche i
cambiamenti climatici. Questi fattori sono oggetto di una ormai nutrita bibliografia scientifica.
Senza ombra di dubbio i problemi sanitari (in primis la varroa e la mancanza di nuovi ed efficaci
prodotti per combatterla), così come l’intensivizzazione delle colture, il sempre maggior ricorso alle
monocolture e la scomparsa di molte foraggere stanno ponendo grosse difficoltà all’apicoltura.
Questo non devo però portare alla conclusione che avendo già molti problemi… uno più, uno meno
cambia poco. Gli avvelenamenti sono un grosso problema che deve essere affrontato e risolto.
Questo non significa che, una volta risolto, si risolveranno tutti i problemi dell’apicoltura… Magari!
La bibliografia scientifica, salvo il caso di varroa e peste americana, è assolutamente inconsistente
sulla multifattorialità delle cause di mortalità delle api in Italia. L’influenza dei campi magnetici
non è mai stata dimostrata, neppure del clima; il CCD (sindrome da spopolamento) in Italia non è
mai stato riscontrato ed i virus sono al momento più una curiosità che altro.
Le stesse nazioni, quali la Francia e la Spagna, che avevano proibito il trattamento dei semi,
stanno ritornando sui loro passi, non avendo rilevato, dopo anni di divieto, l'esistenza di un nesso
di causa-effetto tra utilizzo di insetticidi per la concia e moria api. In Francia, pur essendo stati
banditi fin dal 2004 i principi attivi più diffusi della concia, si sono verificate ugualmente notevoli
morie di api. In Spagna, dove solo l’8% del territorio è interessato a semine conciate, si sono
verificate pesanti perdite di api nel periodo di svernamento a partire dal 2005.
Non corrisponde a verità il fatto che la Francia stia ritornando sui suoi passi.
Faccio inoltre un esempio. Noi uomini moriamo per molti motivi: infarto, ictus, collassi…, ma se
anche trovassimo la pillola contro l’infarto diventeremmo immortali? Certamente no, continueremo
a morire per tutti gli altri motivi; avremmo risolto solo uno dei problemi. In Francia con il bando dei
neonicotinoidi sono stati in effetti risolti il problema degli avvelenamenti delle api sia su girasole
che in occasione della semina di mais, con questo le api continuano a morire, esattamente come gli
uomini, anche per altri motivi.
La concia delle sementi è una metodica che rende più efficace la lotta ai parassiti del mais e
consente di ridurre drasticamente il quantitativo di sostanze chimiche utilizzate,
salvaguardando anche la salute degli agricoltori, che invece verrebbe messa in pericolo
dall’uso, necessario senza la concia delle sementi, dai geodisinfestanti. Con la concia delle
sementi si utilizzano 65 grammi di principio attivo per ettaro, mentre l´alternativa sarebbe la
distribuzione nel letto di semina di prodotti insetticidi geodisinfestanti, ad una dose di 500-600
grammi di principio attivo per ettaro, seguita, nelle zone di maggiore virulenza dell´attacco, da
uno o più interventi con insetticidi fogliari contro gli adulti, impiegando ogni volta altri 600 700 grammi di principio attivo per ettaro.
La concia del seme, permette poi, in territori fortemente investiti dal problema del ferretto,
come quelli situati a nord ed a sud della provincia di Torino, una lotta efficace senza dover
ricorrere a dosi eccessive di principio attivo con scarsa permanenza, che comporterebbe un
maggior numero di trattamenti.
Esistono numerosi perplessità sul fatto che la concia delle sementi sia un pratica così indispensabile.
Il professore L. Furlan (Facoltà di Agraria di Padova) in un lavoro di recente pubblicazione
(L’informatore agrario n. 5/2007) dimostra che nella maggior parte dei casi è assolutamente inutile,
anzi il maggior costo del seme conciato non è compensato dagli incrementi di produzione. Un
intervento, la concia del seme, che doveva essere adottato solo in particolari situazioni è invece
diventato la regola, con il risultato che in commercio non esiste più seme non conciato. Sino ad oggi
si è accettato che, siccome la concia poteva servire forse in casi marginali (1%), la si utilizzasse
ovunque e nessuno si è scandalizzato della quantità di insetticidi inutilmente sparsi nell’ambiente e
dei maggiori costi che gli agricoltori hanno dovuto sostenere per l’inutile acquisto di sementi
conciate.
Siamo sicuri di poter semplicemente dire che 65 grammi ad ettaro di principio attivo siano meglio
di 600? Sarei più cauto perché il problema non è solo quantitativo, ma è anche qualitativo. I
nenoicotinoidi sono efficacissimi contro gli insetti dannosi, ma a dosi 2000 (duemila, avete letto
bene) volte inferiori a quelle impiegate in campo sono ancora tossici per l’ape (lavoro recentemente
presentato dal Divapra entomologia della facoltà di Agraria di Torino) e quindi per tutta
l’entomofauna utile. E tutti gli altri insetti che noi non annoveriamo tra gli utili ed i dannosi? Se
vogliamo iniziare per davvero a difendere l’ambiente, e non ho mai trovato a parole nessuno
contrario, bisogna però prendere atto anche di questi problemi, altrimenti sono solo parole inutili.
Anche la lotta alla Diabrotica, nel territorio piemontese più soggetto a tale parassita (la
provincia di Novara e la zona di Torino nord), sarebbe più efficace grazie alla concia delle
sementi, perchè consentirebbe di ridurre di almeno 20 volte la quantità di prodotti chimici
distribuiti nell´ambiente. Senza contare poi i positivi risultati già ottenuti nella lotta al nanismo
ruvido del mais che, tramite la concia, è stato quasi completamente eliminato.
La lotta alla diabrotica, come ampiamente documentato dal Servizio fitosanitario della regione
Piemonte, non trae alcun vantaggio dalla concia delle sementi. Le prove sino ad oggi condotte
hanno dato esito negativo. L’unico intervento sensato rimane la rotazione. Del resto se fosse
possibile combattere la diabrotica mediante la concia significherebbe che anche nel polline di mais
dovremo ovviamente trovare residui di neonicotinoidi. Peccato che il polline di mais non solo è un
alimento delle api, ma può esserlo anche per l’uomo. Il polline è a tutti gli effetti un prodotto
alimentare ed è quindi ovvio che non siano possibili utilizzi di principi attivi sistemici che possano
residuare negli alimenti.
Siamo infine così sicuri che il nanismo ruvido sia una malattia così diffusa da giustificare la
necessità della concia delle sementi? Il nanismo ruvido ebbe in tutta Italia solo in alcune zone del
chivassese a cavallo tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90, se ben ricordo, in un solo anno
una certa diffusione per poi scomparire. Non si possono costruire regole (concia delle sementi) su
eccezioni (incidenza del nanismo ruvido).
I maidicoltori, convinti della validità della concia per la difesa delle colture, sono disponibili a
fare la loro parte per dissipare i timori degli apicoltori, impegnandosi a migliorarne le modalità
di utilizzo e di distribuzione del seme, attraverso semplici kit di adattamento delle seminatrici
pneumatiche, che già esistono in commercio e non pregiudicano i conti economici delle aziende
già fortemente penalizzate dal calo dei prezzi del mais.
Peccato che le prove, come detto precedentemente, abbiano al momento evidenziato una assoluta
inadeguatezza. E’ indubbio che tali sistemi potranno essere presi in considerazioni soltanto quando
prove scientifiche dimostreranno che tali kit siano realmente in grado di abbattere le polveri di
concianti.
IL COORDONATORE TECNICO
Dr. Roberto Barbero
Data:
22/09/2008
Titolo:
Moria di api: bene il blocco dei “concianti”. Ora occorrono interventi a sostegno
degli imprenditori
Ora:
15:39
.
La Cia aveva sollecitato da tempo una misura del genere. Questi fitofarmaci
potrebbero essere, infatti, una delle cause dell’ecatombe del patrimonio apistico
italiano. Nel contempo, però, necessario garantire ai produttori agricoli sementi
non trattate.
La decisione di bloccare, in via cautelativa, l’utilizzo dei concianti neurotossici
del mais, una delle possibili cause della moria di api nel nostro Paese, viene accolta con grande
soddisfazione dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori che, insieme ad altre organizzazioni, aveva
sollecitato da tempo un intervento del genere.
Si tratta -avverte la Cia- di un provvedimento opportuno per cercare di frenare una vera e propria ecatombe
del patrimonio apistico italiano, già scomparso, in quest’ultimo anno, del 50 per cento.
L’immediata sospensione di questi fitofarmaci, che contengono neonicotinoidi, risulta, quindi,
indispensabile ed è motivata soprattutto dal fatto -avverte la Cia- che in concomitanza con la diffusione e
l’impiego di seme conciato con questi prodotti gli apicoltori delle zone fortemente vocate a questa
coltivazione hanno riscontrato un’alta mortalità e spopolamento degli alveari, con danni che si sono
ripercossi per tutta la stagione comportando perdite anche totali della produzione.
Per la Cia, dunque, è fondamentale applicare anche in questo caso il principio di precauzione” e sollecita il
governo ad operare gli opportuni interventi a sostegno degli apicoltori colpiti e ad intraprendere i passi
necessari alla soluzione del problema.
Siamo, d’altra parte, in presenza di una situazione allarmante. Basti pensare -ricorda la Cia- che le api
contribuiscono per oltre l’80 per cento all’impollinazione delle coltivazioni. Non è, quindi, a rischio soltanto
la produzione di miele. In pericolo vi sono molte colture e possono esserci riflessi negativi anche nel settore
zootecnico, vista l’importanza che riveste l’impollinazione nei confronti dei pascoli e del foraggio.
Servono, di conseguenza, provvedimenti mirati a sostegno del settore che conta più di 70 mila apicoltori,
oltre un milione e 200 mila alveari, una produzione di miele che supera le 10 mila tonnellate l’anno. Non
solo. Occorre evitare che la moria delle api prosegua e abbia ulteriori conseguenze per l’intero ecosistema
e la biodiversità.
Però, nello stesso tempo, essendo ormai ravvicinato il periodo delle semine, occorre, secondo la Cia, che
vengano messe a disposizione degli agricoltori le quantità necessarie di sementi non trattate con i prodotti
oggetto della sospensione.
Apicoltura in cifre
- 70.000 apicoltori tra imprenditori (7.500) e hobbysti
- 55 miliardi di api
- 1 milione e 100 mila alveari
- 15 mila tonnellate di miele prodotto
- Consumo pro-capite in Italia di miele 380 grammi
- Valore monetario della produzione di miele 25 milioni di euro
- Valore monetario dell’impollinazione all’agricoltura 2,6 miliardi di euro
Agenzia plurisettimanale della Confederazione italiana agricoltori - Anno XIV n 342