Cosa può significare l`E-learning per la formazione
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Cosa può significare l`E-learning per la formazione
Tema ameT Formazione professionale svizzera I valori professionali e umani che trovano posto in una società dell’informazione Cosa può significare l’E-learning per la formazione professionale? critica dell’attuale processo di banalizzazione del reale. T Strumenti di lettura critica In tutte le professioni, un denominatore comune è costituito dall’informatica e dalle sue applicazioni. È una tendenza attuale quella di moltiplicare i corsi che permettono di acquisire le competenze per padroneggiare nuovi programmi e nuovi sistemi. Il progresso tecnologico è talmente rapido che nessuna persona professionalmente qualificata è in grado, oltre la durata della propria formazione, di essere veramente aggiornata. La rincorsa verso un sistema nuovo, più efficiente, è una caratteristica sociale e storica. Ma limitarsi esclusivamente a sostenere tale processo vorrebbe dire ridurre la formazione al mero ruolo di semplice legittimazione di esso, cosa che in un trend economico-sociale accade. Dieter Schürch direttore ISPFP (Istituto Svizzero di Pedagogia per la Formazione Professionale) Lugano Traduzione: Vittorio Dell’Era 01 2003 S e noi affrontiamo la questione dei valori professionali e umani e andiamo in cerca dei fattori che provocano un cambiamento spirituale e dei mutamenti di mentalità, approdiamo immancabilmente all’evoluzione dello sviluppo tecnologico e in particolare al sorgere di sistemi intelligenti che cercano di simulare o di simulare meglio le principali funzioni cognitive dell’essere umano (Mantovani, 1995). Internet e le sue applicazioni contribuiscono a diffondere in tutto il mondo nuove forme di intelligenza computerizzata (intelligenza collettiva, intelligenza nel cyberspazio). Questa diffusione si può percepire nel fatto che è a disposizione – è a disposizione a maglie sempre più fitte – una rete che si esprime in una sovrastruttura di realtà virtuali le quali in parte sostituiscono nuove dimensioni esistenziali, in parte le prolungano e in parte le creano (Perriault, 1996). Come conseguenza d’una simile diffusione si può costatare che la vita quotidiana dell’essere umano consiste sempre di meno in periodi di tempo chiaramente delimitati, derivanti dal «naturale» alternarsi del giorno e della notte, del lavoro e del tempo libero. Questi spazi di vita non restano più gli stessi: si lavora da casa, si curano contatti sociali sul posto di lavoro. Ad essere forse meno bene visibili sono le nuove esigenze spirituali che si pongono in questo mutamento di sistemi «pensanti» e «intelligenti»: agli oggetti della realtà si sono aggiunti gli oggetti pensanti. Qual è la caratteristica di questi oggetti? Che cambiamenti portano nella nostra vita? La principale caratteristica di questi oggetti è che essi non sono in grado di dare una risposta a due interrogativi basilari: cosa fanno da grandi e come pensano. Quel che a prima vista può sembrare un gioco d’idee è invece una chiave fondamentale che ci consente di aprire una finestra a proposito dell’interrogativo circa il futuro della formazione professionale. La nostra tesi, che di seguito verrà spiegata e commentata, è: La formazione professionale, nella sua forma odierna, scomparirà per lasciare il posto all’apprendimento continuo di strumenti di lettura 41 ameT Tema Formazione professionale svizzera 42 01 2003 La riscoperta della mano La formazione non può e non deve dimenticare che, oltre al dovere di preparare alla professione, ha da riconoscere anche quello di formare cittadini e cittadine capaci di vivere e di agire in una società democratica e civile. Il rischio, in relazione ad un’interpretazione unilaterale di un progresso tecnologico che, per la prima volta nella storia dell’umanità, riproduce e addirittura supera le capacità cognitive della persona umana, consiste nella crescente acritica dipendenza da ciò che sono i possibili impieghi della tecnologia. Il pericolo che corre la nostra società è quello di avere sempre meno persone capaci di pensare e capaci di far fronte col proprio spirito alle situazioni professionali e di vita (Tardif, 1998). L’attività del docente professionale consiste nella capacità d’insegnare: di osservare criticamente ciò che si vede e ciò che non si vede (in cosa consiste la parte?), di cercare ciò «che non viene detto» nel prospetto di presentazione di un veicolo, di trovare i campi d’attività che ogni progresso tecnologico immancabilmente apre (cfr. ruolo della mano). Noi siamo convinti che il progresso tecnologico rappresenta un’occasione per entrare in un mondo professionale che permette di rispondere alla domanda «Cosa farò da grande» (PerretClermont, 2001). Questo assunto si può spiegare con l’esempio della crescente scoperta dell’importanza della mano e con la crescente apertura di spazi, attività e formazioni, grazie allo stesso progresso tecnologico. La perfezione dei sistemi è così forte che resta poco posto per l’imponderabile movimento della mano, che ripara, assembla, crea un oggetto. Quanto più l’informatica – la tecnica robotica, i sistemi automatizzati – si perfeziona e sostituisce l’essere umano in numerose funzioni lavorative, tanto più è possibile capire e comprendere la vera natura della persona umana. Questa natura trova nella mano, e soprattutto nel gesto, una peculiarità che nessun sistema può riprodurre. La mano è espressione dell’attività spirituale, intesa come incessante capacità di creare lo stesso oggetto in forme sempre nuove e diverse. L’essere umano ha bisogno della mano per creare sistemi intelligenti, ma non solo. L’essere umano ha bisogno della mano per creare un’identità e soprattutto per acquisire quell’identità che un mezzo tecnologico non può trasmettergli. Per contrasto, l’informatica mostra chiaramente il valore e l’unicità del tratto esitante d’una scrittura a mano, della riparazione manuale di una parte, dello schizzo di un progetto. Nella formazione professionale del futuro sarà quindi necessario prestare molta più attenzione all’abilità manuale e alle sue caratteristiche. Ma oltre alla mano, alla dimensione critica e ai suoi molteplici intrecci educativi, la formazione professionale deve dedicare la massima attenzione a dimensioni che fino ad oggi sono state dimenticate dietro le quinte e che ora devono calcare le scene della formazione. Esse sono: il sorgere di una nuova etica della formazione, l’interazione fra nuovi livelli di realtà, la riscoperta delle scienze della salute e delle scienze umane, gli spazi d’una nuova socialità, l’introduzione di una nuova cultura professionale del non profit e … un docente professionale che impara. Bibliografia Mantovani, G. (1995) Comunicazione e identità, Bologna: Il Mulino Perret-Clermont, A.-N. (2001) Psychologie sociale et construction de l’espace de pensée. In: Actes du colloque, Constructivisme: usages et perspectives en éducation, SRED/ Cahier 8, p. 65–75 Perriault, J. (1996) La communication du savoir à distance, Paris: L’Harmattan Tardif, J. (1998) Intégrer les nouvelles technologies de l’information, Paris: ESF éditeur