LaStampa_”Sono diventato l`archeologo delle mucche”

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LaStampa_”Sono diventato l`archeologo delle mucche”
LA STAMPA
LUNEDÌ 6 GIUGNO 2016
Cronache .23
.
LE STORIE
Bosco delle Sorti della Partecipanza
È uno dei più antichi d’Italia e si trova nel cuore delle risaie
Ora anche le donne
ereditano il bosco
del Medioevo
Si estende nel Vercellese
ed è gestito da 1200 famiglie
ROBERTO MAGGIO
TRINO (VERCELLI)
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
M
ughetti, primule,
viole dai petali chiari. La «zattera verde» ha un nome, Bosco delle
Sorti della Partecipanza di
Trino, e una storia che affonda le radici nel Medioevo, facendone uno dei boschi più
antichi d’Italia.
Ma è proprio la sua storia, con la gestione affidata
da otto secoli alle famiglie
trinesi, che proietta il bosco perfetto verso il futuro:
la Partecipanza ha appena
raggiunto i dieci anni di
certificazione, il riconoscimento noto come «Fsc», vale a dire lo standard di gestione responsabile più conosciuto nel mondo, festeggiato tra gli alberi lussureggianti.
Il bosco delle Sorti della
Partecipanza, con 570 ettari
di superficie, è quel che resta
800
anni
È da secoli
che sono in
uso le regole
del taglio:
questa
pratica
ha salvato
un bosco
unico
570
ettari
È la superficie
che rimane
della foresta
che nel III
secolo d.C.
copriva
le Grange
e la Bassa
Vercellese
Speciale Orologi
LA STAMPA
Giugno 2016
di una grande foresta che nel
III secolo dopo Cristo copriva
le Grange e la Bassa Vercellese, da Crescentino a Costanzana. A dividerlo fra i trinesi, stabilendo le regole di taglio e le
regole di successione che qui
conoscono tutti, fu il Marchese
del Monferrato Guglielmo II il
Grande: nel 1275 decise, infatti,
di fare una grande donazione
ai «partecipanti», vale a dire
alle oltre 1200 famiglie del posto che partecipavano alla gestione e al reddito del bosco.
Da allora le regole di governo
sono rimaste invariate, o quasi: da poco sono state votate
con un referendum la successione femminile (il diritto di
voto alle donne, invece, qui è
stato concesso soltanto nel
Supplemento al numero odierno de LA STAMPA
RIO 2016
ALLE OLIMPIADI
ATLETI E STRUMENTI
DI PRECISIONE
A pagina 6
MESTIERI D’ARTE
L’OROLOGERIA
METTE IN MOSTRA
IL PROPRIO
“SAVOIR-FAIRE”
A pagina 18
1988) e una forma di autotassazione tra i soci, perché i trasferimenti dalla Regione si sono drasticamente ridotti.
E’ il Primo conservatore,
eletto durante un’assemblea
dei soci iscritti al Gran libro,
a guidare la Partecipanza: un
compito che ora spetta a Ivano Ferrarotti, nominato da
pochi mesi.
Se anche in un bosco perfetto le piante vengono tagliate, sono state proprio le regole
del taglio - una buona pratica
in uso da 800 anni - che ne ha
salvato l’esistenza: ogni anno
una porzione di Partecipanza
viene messa in turno per il taglio, suddivisa in porzioni più
piccole, chiamate «Sorti» oppure «punti», mentre ogni
«punto» è diviso in quattro
parti, i cosiddetti «quartaroli». Ma perché le Sorti della
Partecipanza? Perché ad ogni
«punto» è assegnato un numero e i Partecipanti, ogni anno,
estraggono a sorte i «quartaroli» da abbattere.
«Il Bosco della Partecipanza è un bene prezioso – sottolinea il sindaco di Trino, Alessandro Portinaro -: lo è sia dal
punto di vista naturalistico sia
dal punto di vista culturale. E’
la dimostrazione di come una
comunità possa difendere e
valorizzare le proprie ricchezze, coniugando così la storia e
le tradizioni con i cambiamenti
della società. Abbiamo sulle
nostre spalle la responsabilità
di dare seguito a questa gestione secolare e di tramandare ai
nostri figli e ai nostri nipoti
l’ultimo tratto di foresta ancora presente in questa parte di
Pianura padana».
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LA TESTIMONIANZA
NOI, AVANGUARDIA FEMMINILE
DI DIRITTI E DI LIBERTÀ
ALESSANDRA COMAZZI
ono una donna, e quando mio padre, il tipografo Pinu, morirà, il giorno più lontano possibile, erediterò la terra. Cioè una quota del Bosco delle Sorti di
Trino. Il mio «quartareu».
Potrò farne legna da ardere, o conferirlo nella quota
comune, periodicamente
estratta a sorte tra il numero
sempre diverso degli aventi
diritto. Non ho figli, ma se ne
avessi, erediterebbero anche
loro: i maschi, tutti; delle
S
femmine, la maggiore.
La legge di successione, riformata, dell’antico istituto
prevede ora che nella redistribuzione equa e continua entrino i nuovi abitanti della città,
non più soltanto noi, le famiglie
che nel Medioevo aiutarono il
Marchese del Monferrato.
Un’avanguardia sociale, ancorché basata sull’ufficialità
dei matrimoni e sulla solidità
delle tradizioni. Perché libertà
non è solo partecipazione, è
Partecipanza.
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FEDERICA CASTELLANA
Stefano Piccardo
Ex pubblicitario, art director, regista: ora suona e fa l’allevatore
“Sono diventato
l’archeologo
delle mucche”
Nella campagna del Tortonese
rinascono le specie dell’800
MIRIAM MASSONE
CASSANO (ALESSANDRIA)
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
P
er il resto Stefano Piccardo, a 40 anni è un uomo
nuovo, incarnazione perfetta della «decrescita felice».
Definirlo margaro, sarebbe
riduttivo: lui alleva mucche in
via d’estinzione, è una sorta di
archeologo della campagna:
«Ho restaurato un alimento»,
dice nella tenuta La Castagnola del 1600, salvata dal tempo e
da potenziali speculatori, a
Cassano Spinola nel Tortonese. Stefano è il più grande di 16
nipoti: «Ho deciso di occuparmene io». E con il ritorno nella
tenuta - 40 ettari di prati, cascina di 2 mila metri quadri per lui è iniziato anche un viaggio a ritroso nel tempo: «Volevo sapere cosa si mangiava lì in
passato, in quelle colline, come
curavano e preparavano la
carne i nonni dei miei nonni».
Così ha intervistato gli anziani
del borgo ed è finito negli Anni
30 quando il bestiame si allevava solo per sussistenza.
Sono due le razze, autoctone:
«La Tortonese, che è molto selvaggia, difficile, minuta, sembra
un cerbiatto, e la Pezzata Rossa
d’Oropa: ce ne sono poche e sono
molto piccole». Ne ha prese 26:
«Sono diventate 60» grazie alla
riproduzione naturale (ci pensa
l’unico toro). E con loro è cresciuto lo staff. Insieme, la svolta:
Stefano ha intuito il valore di
quel recupero e ha deciso di
brandizzare la sua esclusiva.
«Così è nato il marchio “carne
1874”», antica più di un secolo.
La si può mangiare solo qui agnolotti, stracotto, bollito, costate - alla Castagnola, che è diventata società agricola e b&b.
Velleità di trovarla nei supermarket? Neanche un po’. Quel
brand - «carne 1874» - è una specie di opera d’arte. Come la vita,
qui: ci sono pittori, musicisti, e
ragazzi che - un po’ come lui,
«l’archeologo delle mucche» hanno scelto di cambiare vita.
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