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29.12.2010 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 52 RISOLUZIONE 7 dicembre 2010, n. 28 Per la modifica dell’allegato II, parte B, della direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009 concernente la conservazione degli uccelli selvatici e l’inserimento dello storno “sturnus vulgaris” nell’elenco delle specie cacciabili. IL CONSIGLIO REGIONALE Considerato che: - lo storno, uccello migratore assai diffuso sul territorio nazionale, è notoriamente una specie che arreca gravi danni alle colture agricole, di entità tale da indurre le regioni a ricorrere a quanto previsto all’articolo 9, lettera a), della direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009 concernente la conservazione degli uccelli selvatici, (che riproduce senza alcuna modificazione di sostanza il testo della direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979) e, che tale procedura, non solo non è idonea a regolamentare un prelievo venatorio finalizzato ad una reale ed efficace riduzione dei danni, ma che i provvedimenti con i quali le regioni hanno dato attuazione ai prelievi in deroga nei confronti di questo passeriforme sono stati sovente ritenuti non conformi alle finalità ed ai principi della direttiva ed hanno comportato l’avvio di un una serie di procedure di infrazione nei confronti dello Stato italiano per la non corretta applicazione dell’articolo 9 della norma comunitaria; - lo storno, pur essendo specie di interesse venatorio, attualmente non è cacciabile in virtù della mancata inclusione nell’allegato II, parte B, della dir. 2009/147/ CE dell’Italia e che il prelievo venatorio di questa specie è consentito invece in paesi che per caratteristiche fenologiche e status delle popolazioni possono definirsi simili all’Italia, ossia tutti gli stati membri dell’area mediterranea (Cipro, Francia, Grecia, Malta, Portogallo, Spagna) oltre che in alcuni paesi dell’area balcanica e centro europea (Romania, Bulgaria e Ungheria); - il permanere di questa situazione, che obbliga le regioni italiane a predisporre del fragile strumento delle deroghe, appare di fatto come un trattamento iniquo nei confronti del nostro Paese, visto che la caccia allo storno risponde agli stessi principi contenuti nella dir. 79/409/ CEE e agli ultimi aggiornamenti della stessa, che tengono conto delle mutate condizioni rispetto a trenta anni fa. Atteso che: - con l’ordine del giorno (Reinserimento dello storno tra le specie cacciabili), approvato in data 20 dicembre 2007, la Conferenza delle Regioni invitava il Governo ad attivare presso la Commissione europea tutte le procedure atte al reinserimento della specie storno “sturnus vulgaris” nell’elenco delle specie cacciabili; - con richiesta del 27 dicembre 2007, il Ministro delle 29 Politiche alimentari e forestali Paolo De Castro chiedeva alla Commissione europea la modifica dell’allegato II/2 della dir. 79/409/CEE e l’inserimento dello storno tra le specie cacciabili; - in data 26 giugno 2008 tale richiesta veniva reiterata dal Ministro delle Politiche agricole e forestali Luca Zaia; in data 8 luglio 2008 la Commissione Agricoltura della Camera dei deputati approvava all’unanimità una risoluzione (7-00012) finalizzata al reinserimento dello storno nell’elenco delle specie cacciabili; - in data 16 settembre 2008 si svolgeva, su richiesta della Regione Liguria, una riunione tra i rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, Ministero dei Rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, Dipartimento politiche comunitarie e la Regione Liguria. Da tale riunione emergeva che la Commissione europea, per poter esaminare la proposta del reinserimento dello storno fra le specie cacciabili, era in attesa di una richiesta specifica del Governo italiano e non del solo del ministero competente; - alla richiesta formale inoltrata in data 15 luglio 2009 dal direttore generale del Servizio conservazione natura del Governo italiano, seguiva, in data 27 luglio 2009, la risposta della Commissione europea, che sostanzialmente rigettava la richiesta italiana e tendeva a chiudere la questione, in quanto, riconoscendo flussi consistenti della specie nel nostro Paese, considerava che proprio perché l’Italia ospita durante la stagione invernale numerosi contingenti di popolazioni nidificanti in Europa centroorientale: “un eventuale prelievo venatorio in Italia- così risulta sia scritto nella nota della Direzione generale per l’Ambiente della Commissione europea - inciderebbe su altre popolazioni di storno che si trovano attualmente in uno stato di conservazione sfavorevole (es. Polonia e Germania)”, e sosteneva che i motivi avanzati dall’Italia (danni alle coltivazioni e al patrimonio artistico e monumentale), trovavano risposta nell’articolo 9 della dir. 79/409/CEE, ossia nella possibilità di utilizzare lo strumento delle deroghe. Ricordato che: - la letteratura scientifica ed i monitoraggi sulla popolazione di storni presente sul territorio nazionale evidenziano un buono stato di salute e di conservazione della specie; - lo stato di buona salute della specie nell’Europa meridionale e soprattutto in Italia, a fronte di un lieve calo nell’Europa settentrionale, è ormai ben documentato, tanto che è segnalata una certa necessità di procedere ad una sua riduzione, a causa dei danni recati alle colture agricole, oltre che alla pulizia dei centri urbani; - in assenza di prelievo venatorio le popolazioni stanziali, peraltro in costante aumento numerico, sommate a quelle migratorie raggiungono densità rilevanti tali 30 29.12.2010 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 52 da comportare problematiche ricorrenti alle produzioni agricole. Rilevato un contrasto evidente tra i contenuti della dir. 2009/147/CE e la sua effettiva applicazione, e che il permanere di una posizione negativa nei confronti dell’istanza italiana rappresenti una palese discriminazione, peraltro ingiustificata perché priva di ogni fondamento scientifico, non comprendendosi infatti il motivo per cui la Commissione europea, per esempio, continui a ritenere che la cacciabilità della specie negli altri paesi mediterranei non susciti identiche preoccupazioni; Ritenuto che l’esclusivo e ricorrente ricorso alle deroghe, anche per effetto delle oggettive limitazioni applicative da parte delle regioni, non possa rappresentare un efficace strumento di prevenzione dei danni da storno, e che solo il reinserimento di tale passeriforme nell’elenco delle specie cacciabili possa costituire adeguata soluzione del problema; RACCOMANDA ALLA GIUNTA REGIONALE di rinnovare e rafforzare il proprio impegno nel sostenere, di concerto con le altre regioni, le iniziative politiche e giuridiche del Governo italiano affinché la Commissione europea, per i motivi espressi in narrativa, reinserisca lo storno “sturnus vulgaris” nell’elenco delle specie cacciabili; di attivare le iniziative necessarie a tutti i livelli sociale, politico, istituzionale - per chiedere al Presidente del Consiglio dei ministri, competente per legge, l’emanazione di un decreto urgente per reinserire lo storno tra le specie cacciabili, a titolo sperimentale per due anni, nelle more della conclusione dell’iter in atto presso l’Unione europea, così come richiesto anche dalla Conferenza delle Regioni; di tenere costantemente informato il Consiglio regionale sull’iter delle iniziative e della procedura a tal fine intraprese. Il presente atto è pubblicato integralmente sul Bollettino Ufficiale della Regione Toscana, ai sensi dell’articolo 5, comma 1, della l.r. 23/2007 e nella banca dati degli atti del Consiglio regionale ai sensi dell’articolo 18, comma 2, della medesima legge l.r. 23/2007. Il Presidente Alberto Monaci I Segretari Gian Luca Lazzeri Mauro Romanelli RISOLUZIONE 7 dicembre 2010, n. 31 Sull’informativa della Giunta regionale 7 dicembre 2010, n. 9, ex articolo 48 dello Statuto, relativa al documento preliminare del programma regionale di sviluppo (PRS) 2011 - 2015. IL CONSIGLIO REGIONALE Udita, in data 7 dicembre 2010, l’informativa della Giunta regionale n. 9, relativa al documento preliminare del programma regionale di sviluppo (PRS) 2011 - 2015, svolta ai sensi dell’articolo 48 dello Statuto, in previsione dell’avvio della fase di confronto con le rappresentanze istituzionali e sociali; Ricordato come il PRS rappresenti l’atto fondamentale di indirizzo della programmazione regionale, mediante il quale la Regione definisce, coerentemente al programma di governo di legislatura, il contesto strutturale, le opzioni politiche e le strategie di intervento finalizzate allo sviluppo regionale; Ritenuto che il PRS si sviluppi in coerenza al programma di governo, approvato dal Consiglio regionale con risoluzione 26 aprile 2010, n. 1, come previsto dall’articolo 6 della legge regionale 11 agosto 1999, n. 49 (Norme in materia di programmazione regionale) ed espliciti le priorità contenute nel documento di programmazione economica e finanziaria (DPEF) 2011; Considerato che: - il PRS 2011 - 2015 viene elaborato mentre ancora si fanno sentire gli effetti della crisi economica iniziata nel 2008 e che, anche in Toscana, ha prodotto la più forte fase recessiva dagli anni Trenta del secolo scorso, con una caduta del prodotto interno lordo (PIL) nel 2009 pari al 5 per cento, in linea con la media nazionale ma con una tenuta migliore rispetto ad altre regioni del centro-nord; - si intravede finalmente una timida ripresa, ben testimoniata dal dato sulle esportazioni toscane (+16,3 per cento nel primo semestre 2010, dato migliore rispetto alla media nazionale pari al 13,5 per cento) che rischia però di essere vanificata dalle conseguenze negative della manovra finanziaria 2011 che avrà, secondo le stime dell’Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana (IRPET), conseguenze recessive pari al -0,4 per cento del PIL toscano nel 2011 e fino al -1,2 per cento del PIL nel 2013; - accanto a questa ripresa dell’export non appare ancora corrispondere una ripresa del mercato interno tale da garantire effetti positivi sulla dinamica occupazionale; - la Toscana ha fatto uno sforzo significativo per contenere gli effetti della crisi su imprese e lavoratori e che adesso, unitamente a questi interventi ancora operativi, occorrono forti azioni per il rilancio del sistema economico regionale;