V ox A ntiq ua 3 - Vox Antiqua

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V ox A ntiq ua 3 - Vox Antiqua
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Nel prossimi numeri:
M. Białkowski
La polifunzionalità del mediocriter
sangallese alla luce delle nuove
ricerche semiologiche
O. Chiodini
Da un melisma a una prosula
e a un discanto: restituzione melodica
di un responsorio natalizio
L. Caffagni
Il Laudario del Monastero
di santa Caterina da Bologna
G. Clericetti
Louis Vierne memorialista:
appunti di prassi esecutiva
A. De Lillo
Il graduale 'Posuisti Domine'.
Analisi e restituzione melodica
M. Merletti
Gli epigoni del canto ispanico all'epoca
della transizione verso il repertorio
romano-franco nella testimonianza
del manoscritto BL ADD 30850
II / 2013
M. Ferraldeschi
Le antifone "O" dell'Ufficio Ritmico
di San Francesco. Musica e liturgia
II / 2013
F. Radicchia
Pueri cantores e canto gregoriano.
Metodologia di lavoro con i bambini
R. Zoia
Il formulario di S. Vittore
e di S. Gaudenzio nel Tropario di Intra
[INT 15(4)]: considerazioni storicoliturgiche, semiologiche e paleografiche
Vox Antiqua
L. Pellizzoni, Il Versicolario del Codice
381 della Stiftsbibliothek di San Gallo
e inoltre:
L. Agustoni
Aspetti del Rinnovamento Liturgico
Le Forme delle Celebrazioni liturgiche
Graduale e Salmo responsoriale
3
Commentaria de Cantu Gregoriano, Musica antiqua,
Musica sacra et Historia liturgica
International Journal of Gregorian Chant, Early Music,
Sacred Music & Liturgical History
La storia di Venezia è ampiamente legata
alla musica. Il nome della Città, della Repubblica e delle sue istituzioni civili e religiose, sono espressione di una vicenda
musicale che ha vissuto stagioni e stazioni
che si accompagnano alle vicende delle
popolazioni che ne sono state le protagoniste. Gli esempi potrebbero essere numerosissimi e ci spingerebbero a darne
testimonianza come strumento per nulla
secondario, nel rivendicare un’identità religiosa e culturale che rimane iscritta nei
secoli e che costituisce un patrimonio da
salvaguardare. Per Vox Antiqua si è trattato di cogliere un’occasione speciale sull’asse cronologico della musica veneziana,
segnando con semplicità, ma con la
grande autorevolezza degli autori, il IV
centenario della morte di Giovanni Gabrieli, il nipote e l’allievo di Andrea che,
dal 1585 alla morte, fu organista della basilica di S. Marco. Siamo onorati di poter
pubblicare uno studio che focalizza un
aspetto primario dell’esperienza umana e
professionale di Gabrieli firmato da Rodolfo Baroncini. Su questo filone si pone
un secondo saggio ‘veneziano’ pubblicato
a firma del musicologo svizzero Giuseppe
Clericetti il quale mette in luce il Ricercare
organistico tanto caro ad entrambi i Gabrieli e che vide Giovanni prendere le
mosse dalle analoghe composizioni di Andrea, conferendo ai Ricercari una struttura formale più decisa e uno sviluppo tematico più definito. Strettamente legato
a Venezia è pure il Musices liber primus di
Diego Ortiz, pubblicato nella Serenissima,
sul quale si sofferma Luca Colombo.
Il Canto gregoriano come testimonianza della
comprensione patristica della Sacra Scrittura
è invece il suggestivo tema di cui si occupa
Franz Karl Praßl con una serie di argomentazioni che lo studioso austriaco e illustre membro del Comitato scientifico
della nostra Rivista, ha svolto con la competenza che gli viene riconosciuta.
Particolare attenzione va rivolta al corposo
studio di Livia Caffagni che idealmente attraversa gli spazi del monastero bolognese
delle Clarisse del Corpus Domini, fondato
nel 1456 da Caterina de Vigri, oggi venerata
come Santa Caterina da Bologna. Livia Caffagni, con sana caparbietà si è addentrata
in un percorso trasversale che ha preso le
mosse dalla attenta lettura della vita e delle
opere di Caterina nelle quali ha trovato
preziose indicazioni sull’uso del repertorio
laudistico in ambiente claustrale femminile.
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n. 3
II / 2013
Commentaria de Cantu Gregoriano, Musica antiqua,
Musica sacra et Historia liturgica
International Journal of Gregorian Chant, Early Music,
Sacred Music & Liturgical History
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VOX ANTIQUA
Commentaria de Cantu Gregoriano, Musica antiqua, Musica sacra et Historia liturgica
International Journal of Gregorian Chant, Early Music, Sacred Music & Liturgical History
Journal of the / Organo di
CANTUS GREGORIANI HELVETICI CULTORES
Società svizzera studi di Canto gregoriano
In memoriam
Luigi Agustoni (1917-2004)
in partnership with / in collaborazione con
A.I.S.C.Gre. - Associazione Internazionale Studi di Canto Gregoriano
Cantar di Pietre - Festival Internazionale di Musica e Cultura Medievale e Rinascimentale
Schola Gregoriana Ticinensis
Periodicity / Periodicità
Six-monthly / Semestrale
Editorial Office / Redazione
VOX ANTIQUA
Cantus Gregoriani Helvetici Cultores
Via B. Bertoni, 15
CH 6900 Lugano – Switzerland
Tel e Fax +41 (0)91 9674010
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Editor / Direttore
Giovanni Conti
ViceEditor/ Vicedirettore
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© QUILISMA PRESS, LUGANO - IL PRATO PUBLISHING HOUSE, SAONARA (PD)
ISBN 978-88-6336-233-6
All right reserved - Tutti i diritti riservati
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Scientific Committee / Comitato scientifico
Juan Carlos ASENSIO PALACIO, Escola Superior de Música de Catalunya, Barcelona - E
Giacomo BAROFFIO, Università di Pavia - I
Mariusz BIAŁKOWSKI, Akademia Muzyczna, Poznan - PL
Inos BIFFI, Istituto per la Storia della Teologia medievale, Milano - I
Inga BEHRENDT, Eberhard Karls Universität Tübingen, Hochschule für Kirchenmusik Rottenburg - D
Francis BIGGI, Haute École de Musique de Genève - CH
Glauco Maria CANTARELLA, Università di Bologna - I
Giuseppe CLERICETTI, Radiotelevisione Svizzera, Lugano - CH
Giovanni CONTI, Scuola Universitaria di Musica della Svizzera Italiana, Lugano - CH
Marco FERRERO, Centro Studi Medievali Ponzio di Cluny, Vicenza - I
Cassian FOLSOM OSB, Pontificio Ateneo di S. Anselmo, Roma - SCV
Johannes Berchmans GÖSCHL, A.I.S.C.Gre. International, Kiel/Cremona - D/I
Stefano LORENZETTI, Conservatorio di Musica, Vicenza - I
Francesco LUISI, Università di Parma - I
Walter MARZILLI, Pontificio Istituto di Musica Sacra, Roma - SCV
Guido MILANESE, Università Cattolica, Milano - I
Valentino MISERACHS-GRAU, Pontificia Cappella Musicale Liberiana, Roma - SCV
Carlo PICCARDI, RMSI - Ricerche Musicali nella Svizzera italiana, Lugano - CH
Franz Karl PRASSL - Kunstuniversität Graz - A / PIMS, Roma - SCV
Heinrich RUMPHORST, A.I.S.C.Gre. International, Berlin/Cremona - D/I
Cesarino RUINI, Università di Bologna - I
Angelo RUSCONI, Fondazione Ezio Franceschini, Firenze - I
Ján VELBACKÝ, Katolícka Univerzita, Ružomberok – SK
Nicola ZANINI, Facoltà di Teologia, Lugano - CH
Philipp ZIMMERMANN, Schola Cantorum Basiliensis, Basel - CH
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Rassegna internazionale di musica e cultura
medievale e rinascimentale
Copertina
Venezia, Palazzo Ducale, particolare
IV di Copertina: Venezia, Palazzo Genovese, particolare
© Yseult Pelloso
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ndice
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Editoriale
Giovanni Conti
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Patronato collettivo e privato a Venezia alla fine del ‘500:
Giovanni Gabrieli e il suo accesso alla Scuola Grande di San Rocco
Rodolfo Baroncini
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Il Ricercare per organo di Giovanni Gabrieli:
la Biston betularia del Cinquecento?
Giuseppe Clericetti
41
Il Canto gregoriano come testimonianza
della comprensione patristica della Sacra Scrittura
Franz Karl Praßl
63
Musica nell’esperienza spirituale di S. Caterina da Bologna
Livia Caffagni
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Diego Ortiz: Musices liber primus
Luca Colombo
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Notitiæ
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Giovanni Conti
Editoriale
Omaggio a Venezia
L
a storia di Venezia è ampiamente legata alla musica. Il nome della Città,
della Repubblica e delle sue istituzioni civili e religiose, sono espressione
di una vicenda musicale che ha vissuto stagioni e stazioni che, potremmo
dire, si accompagnano alle vicende delle popolazioni che ne sono state le protagoniste. Se solo volessimo affidarci alle notizie che a proposito ci fornisce Paolo
Diacono nella sua Historia Longobardorum, sarebbe pressoché inevitabile pensare un percorso musicale che vide da una parte le consuetudini in cammino di
consolidamento - nel senso di una tradizione - dei Longobardi, e dall’altra il non
indifferente peso di una prassi di matrice Bizantina. Entrambe hanno probabilmente lasciato il loro segno nella storia musicale veneziana a partire dal VI sec. e
i tempi successivi, seppur ovviamente slegati totalmente dal legame culturale originario, ne hanno ereditato la straordinaria forza al punto da costituire momenti
fermi e segnanti della vicenda musicale letta nel senso più ampio del termine, ovvero quello della Storia della musica occidentale. È tra VIII e XI secolo che lo
spessore della musica religiosa - a Venezia come nel resto dell’Occidente cristiano - non poté far altro che influenzare gli aspetti civili segnandone la crescita,
lo sviluppo, l’affermarsi delle istituzioni che della musica fecero un elemento imprescindibile.
Gli esempi potrebbero essere numerosissimi e ci spingerebbero financo a
darne testimonianza come strumento per nulla secondario, nel rivendicare
un’identità religiosa e culturale che ebbe a confrontarsi, già a partire dai prodromi, con il mondo islamico declinato secondo gli usi e i costumi degli
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Vox Antiqua
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Ottomani. Un’identità che rimane iscritta nei secoli quella veneziana e che costituisce un patrimonio da salvaguardare, sia che si tratti di tradizioni musicali
che affondano le loro radici nei contatti con Costantinopoli, sia che si parli di
origine alessandrina, sia che si accetti la filiazione aquileiese che gli studiosi ottocenteschi della chiesa veneziana tanto sostennero. Oggi è decisamente più
chiara la realtà musicale che precedette protagonisti quali Willaert, i Gabrieli,
Zarlino, Croce, Monteverdi, ma molto rimane da dire sul lavoro dei musicisti appena citati. Per Vox Antiqua si è trattato di cogliere un’occasione speciale sull’asse
cronologico della musica veneziana, segnando con semplicità, ma con la grande
autorevolezza degli autori, il IV centenario della morte di Giovanni Gabrieli, il nipote e l’allievo di Andrea che, dal 1585 alla morte, fu organista della basilica di
S. Marco. Siamo onorati di poter pubblicare uno studio che focalizza un aspetto
primario dell’esperienza umana e professionale di Gabrieli firmato da Rodolfo
Baroncini. Il maggiore studioso gabrieliano del momento attuale, fa muovere la
sua ricerca dal fatto che quarantatré giorni dopo la sua nomina ufficiale a organista della basilica di San Marco, Giovanni Gabrieli ottenne anche lo stesso incarico presso la Scuola Grande di San Rocco. Incarichi, entrambi, che contribuirono
alla sua fama europea la quale, a sua volta, fu il veicolo per esportare al di là
della città lagunare il rinnovamento dei modi ecclesiastici, l’uso delle armonie
cromatiche, la mobilità e il raggruppamento policorale delle voci, l’armonicità
della sua composizione, la molteplicità degli atteggiamenti, l’invenzione tematica
che ruppe i vincoli della condotta polifonica fiammingo-romana sostituite da audacie realistiche descrittive sempre di un gusto finissimo che richiama gli effetti
della pittura veneziana cinquecentesca. Baroncini, mettendo l’accento sulle peculiarità del Patronato pubblico e privato di quel preciso momento storico, rende chiarissime le cause che portarono la prestigiosa Confraternita di San Rocco ad
aggiudicarsi con una mossa fulminea il servizio di Gabrieli, colui che non era più
soltanto il promettente nipote di un illustre compositore quale fu Andrea
Gabrieli, ma l’organista dell’istituzione musicale più importante della città il
quale, agli occhi degli osservatori più avvertiti, appariva ormai come l’astro più
luminoso del firmamento musicale lagunare.
Su questo filone si pone un secondo saggio ‘veneziano’ pubblicato nel presente numero a firma del musicologo svizzero Giuseppe Clericetti il quale, nel solco
delle sue ricerche condotte nel campo delle musiche per organo, mette in luce il
Ricercare organistico tanto caro ad entrambi i Gabrieli e che vide Giovanni prendere
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Giovanni Conti
Editoriale
le mosse dalle analoghe composizioni di Andrea, conferendo ai Ricercari una
struttura formale più decisa e uno sviluppo tematico più definito. Il lavoro di
Clericetti è illuminante e pone rimedio al fatto che il Ricercare organistico rappresenta il capitolo meno studiato della produzione di Giovanni Gabrieli in
quanto non corrisponde alle caratteristiche che contraddistinguono di norma la
sua musica e che oggi suscitano ammirazione: le citate polivocalità, policoralità,
polistrumentalità. Contrariamente alle complesse composizioni vocali e strumentali che hanno reso celebre Giovanni, i suoi Ricercari non sono collegabili a
occasioni precise di esecuzione: non si tratta di grandi eventi sonori o cerimoniali
ed in essi non si trova né basso continuo né concertazione. Il lavoro di Clericetti
parte da questa atipicità per descrivere la breve vita del Ricercare, nel tempo sopravvissuto a sé stesso in realtà solo in ambito liturgico.
Strettamente legato a Venezia è pure il Musices liber primus di Diego Ortiz pubblicato nella Serenissima in anno Domini 1565 per i tipi di Gardano. È Luca
Colombo ad occuparsi nel suo articolo dell’unico volume giunto sino a noi di musica vocale sacra composta dal polifonista spagnolo del quale, dal 15 giugno
1570, le già frammentarie informazioni terminano e si ignorano la data e il luogo
della sua morte.
Il Canto gregoriano come testimonianza della comprensione patristica della Sacra Scrittura
è invece il suggestivo tema di cui si occupa autorevolmente Franz Karl Praßl.
L’utilizzo delle Sacre Scritture all’interno della liturgia, sotto forma di lettura,
canto o preghiera, rappresenta sempre un’indicazione di come la Bibbia sia stata
recepita e compresa. Il Canto gregoriano non può essere preso in considerazione
prescindendo da come l’istituzione che ne ha fatto il canto proprio ha letto e interpretato le Scritture. In quanto canto liturgico, sorto in una precisa epoca storica, il canto gregoriano rispecchia il pensiero teologico del suo tempo. E seppure
questa constatazione è divenuta una frase comune, era necessaria una serie di
argomentazioni che lo studioso austriaco e illustre membro del Comitato scientifico della nostra Rivista, ha svolto con la competenza che gli viene riconosciuta.
Una particolare attenzione va rivolta al corposo studio di Livia Caffagni (che
già si è impegnata per la pubblicazione di un secondo lavoro) la cui lettura e assimilazione sarà di giovamento per tutti coloro che, come noi, si dedicano ai repertori antichi sacri e alle relative metodologie di ricerca. Ricerca vissuta
fisicamente ed emotivamente negli spazi del monastero bolognese delle Clarisse
del Corpus Domini, fondato nel 1456 da Caterina de Vigri, oggi conosciuta come
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Vox Antiqua
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Santa Caterina da Bologna dai numerosi pellegrini che si recano nella cappella
annessa alla chiesa del monastero per venerare il suo corpo incorrotto insieme
ad altre reliquie, fra le quali la celebre “violeta” da lei suonata.
Caterina è da lungo tempo oggetto di studio come scrittrice mistica, pittrice
e miniaturista. Da poco più di un decennio la Società Internazionale per lo Studio
del Medioevo Latino ha dato il via alla pubblicazione di una importante collana
di testi e studi ma su Caterina musicista sono stati pubblicati solo due studi generici. Sul versante musicologico poi, al di là delle attenzioni alla “violeta”, data
l’assenza di documenti musicali, le ricerche si sono fermate.
Livia Caffagni, con sana caparbietà si è addentrata in un percorso trasversale
che ha preso le mosse dalla attenta lettura della vita e delle opere di Caterina e
dei documenti provenienti dallo scriptorium del Monastero. Vi ha trovato preziose
indicazioni sull’uso del repertorio laudistico in ambiente claustrale femminile legato al movimento dell’Osservanza francescana. Ne è nato uno studio approfondito che, tra le numerose altre cose, si è soffermato sul codice quattrocentesco
Can. it. 134 della Biblioteca Bodleiana di Oxford dove si trovano due lettere attribuite a Caterina da Bologna: un piccolo e straordinario trattato di ascesi spirituale che ha fatto da base a una registrazione discografica (ARCANA) intitolata I
Dodici giardini, dagli esiti convincenti ed affascinanti, tanto da indurci a farne dono
ai nostri abbonati.
Ancora una volta Vox Antiqua riesce ad essere al servizio dei propri lettori e
della Comunità scientifica in maniera variegata.
Giovanni Conti
direttore di Vox Antiqua
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