In Africa del Nord ora la “primavera” è economica

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In Africa del Nord ora la “primavera” è economica
1
In Africa del Nord
Porto di
ora
la
“primavera”
Venezia
è economica
Newsletter # 25 - 2012
SOMMARIO
Dopo le lunghe e turbolente transizioni politiche
la ripresa degli scambi commerciali rilancia
il ruolo dell’Italia e della portualità mediterranea
pag. 4
Parla l’ambasciatore italiano in Libia:
“Decisivo il rilancio degli scambi”
pag. 6 e 7
I consigli degli esperti Spinedi
e Paniccia: «Piccole imprese e logistica
in prima linea sulla nuova
Sponda Sud»
pag. 8
NOTIZIE IN PILLOLE
DAL PORTO DI VENEZIA
Aperto il bando di gara
per l’allibo a San Leonardo (rinfuse)
Il presidente incontra la delegazione
della Commissione Trasporti
del Parlamento Europeo
Responsabilità ambientale:
c’è il certificato Uni En Iso
L
a lunga e complessa stagione delle
“primavere arabe” sulla sponda africana del Mediterraneo ha visto modificarsi profondamente lo scacchiere geopolitico e
quindi le prospettive di sviluppo delle relazioni economiche. Tra i paesi europei, Francia e Gran Bretagna sono certamente uscite
da una situazione di virtuale esclusione sul
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dell’Autorità Portuale di Venezia
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quadrante nordafricano e hanno rilanciato il
protagonismo degli Usa: non da ultimo anche
mediante il nuovo comando autonomo Africom che collega militarmente 53 paesi africani a Washington. Conosce invece qualche
battuta d’arresto l’espansione cinese e russa
nell’Africa settentrionale: rilevante soprattutto
per la gestione del canale di Suez e del Medi-
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SCENARIO
terraneo orientale. L’Italia ha come obiettivo
di riportare entro due anni a 72 miliardi di dollari il suo interscambio commerciale.
La tendenza più forte fra quelle attese –
non solo sul piano politico - sarà quella di
unificare tutto il Maghreb, dopo la rimozione dei vari Raìs – superati dalla storia - per
congiungere quest’area alla UE e al sistema turco, con il sostegno di Arabia Saudita,
Turchia e Qatar.
L’Unione del Maghreb Arabo (Mauritania,
Marocco, Algeria, Tunisia e Libia) vedrà un
nuovo rilancio, in relazione agli investimenti
dei Paesi del Golfo, in funzione anti-iraniana, e la Turchia si troverà ad essere l’asse
centrale della nuova internazionale sunnita post-jihad, che va dal Marocco atlantico
fino all’Egitto e, poi, toccata Istanbul, verso
l’Islam centroasiatico ai bordi della Cina, con
il Turkmenistan.
La ripresa dopo le rivolte e le guerre è stata
rapida. Malgrado la violenza del conflitto civile e delle operazioni belliche, in Libia il Pil è
previsto in boom (+81,9%) alla fine del 2012,
con import in lieve decrescita (-2% sul Pil) ed
export al 72,9% verso l’Italia ancora in beni
petroliferi.
La Tunisia – la meno interessata da forti turbolenze interne - mantiene un alto tasso di
disoccupazione (16%) e un’inflazione che
si pone al 3,7% e subirà una decrescita del
Pil di circa l’1%, con tutti i settori tradizionali
(turismo, agricoltura, estrazioni minerarie) in
forte contrazione, anche per i fenomeni recessivi in corso in Europa.
L’Egitto ha espanso le sue esportazioni del
+13,2% rispetto al 2010, mentre l’Italia mantiene il ruolo di quarto paese fornitore del
Cairo con 2,5 miliardi di dollari, in crescita
di oltre il 12% rispetto agli anni precedenti,
e aumenta in tutta l’area delle “primavere”
il ruolo economico delle petro-monarchie e
della Turchia: Arabia Saudita (+7,2%) Turchia
(+48,6%) Qatar (+8,9%).
Sul piano dei più stretti equilibri politici interrni, è già in atto una strategia di progressiva sostituzione dei blocchi:In particolare, le
varie “sezioni” della Fratellanza Musulmana
- Ennahda in Tunisia (40% del voti) Adala’a
Wa al-Beena (Partito della Giustizia e dello
Sviluppo) in Libia, il Partito della Libertà e
della Giustizia e il più “laico” Wasat (“centro”,
3,7%) in Egitto (47% complessivo dei voti) mentre si scaldano ai bordi del campo il Giustizia e Sviluppo marocchino vincitore delle
elezioni di metà novembre e il nuovo gruppo
in Mauritania (Tawasol).
La crisi politica è certamente il maggior “costo”
del maghreb attuale e la
“sostituzione” funziona
così: la rete della Fratellanza egemonizza tutta
l’area, blocca il residuo
jihad, gestisce la trattativa afghana tra ISAF e
taliban, i quali hanno oggi
una “ambasciata” in Qatar, evita poi la creazione
di posizioni economiche
e strategiche egemoniche per alcuni paesi occidentali.
Sul piano economico l’Egitto, per esempio, ha
avuto un boom in Borsa
al Cairo (+37% nel 2012),
ma l’instabilità politica
potrebbe indebolire la lira
egiziana mentre le riserve in valuta sono in diminuzione: -660,6 milioni di
dollari tra marzo e aprile.
Una nuova linea di credito
del Fondo monetario internazionale sarà aperto
verso Egitto solo a metà
giugno, mentre è stata
rifiutata la richiesta del
Fondo di svalutare la lira
del 20%. La raccolta fiscale cresce del 10%
e il criterio guida è quello della diversificazione produttiva, con il settore delle costruzioni
in fase di boom.
La sfida per il Nord-est italiano – al pari delle
altre macro-aree del Paese – è quella di recuperare il ritmo dei suoi scambi con l’area
nordafricana dopo la tormentata fase delle
transizioni. Il decremento per il Triveneto, si
è tuttavia fermato allo 0,8%: in misura meno
pronunciata rispetto al Meridione (-13,7%)
e al Nord Ovest (-2,2%). Fra i tratti comuni
delle nuove economie maghrebine spicca il
passaggio rapido al regime tributario dell’Iva
sui consumi; un più elaborato controllo della
spesa pubblica e soprattutto dei sussidi; la
graduale introduzione degli standard di vigilanza di Basilea 2 per i sistemi bancari; l’avvio
di politiche più strutturate
di stabilità macroeconomica.
Una scelta che appare comune a tutti i paesi della
“primavera” è sempre più
quella dell’integrazione
regionale, per “fare massa” rispetto alle imprese
internazionali. La Libia ha
16 porti attivi, tutti operativi per le attività petrolifere. L’Eni, in particolare, ha
siglato un accordo per la
costruzione di un nuovo
porto ad Al Agheila, nella
Sirte, mentre il governo
libico intende spendere
250 miliardi di di dinari (al
cambio di circa 0,6 euro)
per le infrastrutture fino al
2017. L’idea-base è quella di sostenere il trasporto
via mare del futuro raddoppio della estrazione
di petrolio libico entro il
2017.
Per quanto riguarda la Tunisia, i suoi 10 porti sono
tutti attivi per il commercio internazionale e il turismo. La loro crescita
nell’interscambio con l’Italia è prevista (per il 2012) per +12,3%, con
una quota del +1,2% per i traffici provenienti
dal Nord Est.
In Egitto, i 43 porti censiti Iata producono
l’87% dello scambio marittimo, dato che vale
anche per l’Italia. Crescerà del 2,12% entro il
2013, con un dato del +1,2% rispetto ai porti
del Nord Est.
(Marco Giaconi)
forte attesa
“perC’èle prospettive
di integrazione
de ll’interno
Maghreb arabo: su
Marocco, Algeria,
Mauritania, Libia e
Tunisia la pressioni
degli investimenti
di Turchia ed
Emirati del Golfo
per consolidare
una nuova
“Sponda Sud”
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”
3
SCENARIO
TUNISIA: L’INDUSTRIA INSEGUE
IL TURISMO NELLA RIPRESA
I
l presidente ad interim della Tunisia, Moncef
Marzouki, ha nominato capo del governo
Hamad Jebali, un dirigente del partito Ennahda,
legato alla Fratellanza Musulmana. Dei 29
membri del gabinetto 13 sono di Ennahda,
gli altri indipendenti o legati ad altri partiti
minoritari. Ma Ennahda sta perdendo consensi,
mentre i partiti “laici” crescono.
Sul piano economico, il terziario raccoglie il
45,6% del Pil, soprattutto grazie al turismo, ma
dopo la rivoluzione per il settore industriale si
stima una recessione del -6,8%. L’interscambio
Italia-Tunisia è, secondo gli ultimi dati, in calo
per l’export (-11,1%) e in recupro per l’import
(+10,9%). L’economia tunisina, in ogni caso, è
attesa in crescita nel 2012 (+2,2%) e del 3,5%
nel 2013. L’inflazione, secodno il Fmi, resterò
sotto controllo al 5% per un biennio e rimarrà
sostanzialmente stabile nell’anno successivo,
mentre la disoccupazione (ancora alta: 17%)
dovrebbe faticosamente regredire.
La finanza pubblica del paese, ovviamente, in
questo contesto apppare ancora fargile. Fitch
tiene ancora la Tunisia in “outlook” negativo
ed è analoga la linea di Standard & Poor’s. Le
elezioni previste nel giugno 2013 definiranno il
ritmo della crescita: più spesa sociale in deficit
se vincono i partiti legati ai ceti marginali, più
investimenti a medio termine se vinceranno,
insieme ai partiti religiosi, le organizzazioni
legate al più avanzato tessuto socio-economico
della costa (M.G.)
LIBIA ALLA SVOLTA DELLE PRIME ELEZIONI LIBERE
I
l Consiglio Nazionale
Transitorio sorto durante la
rivolta contro Gheddafi non
ha ancora pacificato il Paese
(rivolte ancora attive al Sud e
diatribe continue fraa Tripoli e
la Cirenaica). Il governo di 27
membri nominato dal Cnt pare
destinato a frazionarsi dopo
le elezioni di giugno 2012 per
l’Assemblea
Costituente(200
membri): i partiti
già censiti sono
38 e non possono
avere radici tribali
o fondamento
religioso. Altre
linee di tenzione
sono fra il Cnt e lo stesso
“governo ad interim”,
soprattutto sulla gestione
dei finanziamenti. Il Pil è in
ogni caso previsto in crescita
del 12% alla fine del 2012,
grazie agli investimenti per la
ricostruzione e alla espansione
del mercato petrolifero, che
dovrebbe raddoppiare di volume
finanziario entro il 2017. Il
totale degli
investimenti
esteri attesi dal governo di
Tripoli è di oltre mille miliardi di
dollari. L’Eni, nel frattempo, ha
aumentato i propri utili in Libia
del 42%, data la riapertura dei
pozzi petroliferi. Tripoli vuole
accelerare l’apertura della
propria economia e combattere
la disoccupazione strutturale
(30%). I nuovi investitori
(Turchia, +12%) Qatar (+18%)
Brasile (+6%) entrano come
operatori di investimenti esteri
diretti e quindi si collegano alla
nuova élite politica, come ai
tempi del regime di Gheddafi.
E questo non sempre facilita
l’autogenerazione di sviluppo.
(M.G.)
EGITTO: 500 IMPRESE ITALIANE IN VELOCE RECUPERO
D
opo una prima tornata elettorale (che ha
visto il Partito della Libertà e della Giustizia,
l’emanazione principale della Fratellanza
musulmana, raggiungere circa il 40% dei seggi)
il Consiglio supremo delle forze armate che ha
guidato la rivolta contro l’ex raìs, Hosni Mubarak,
è atteso al ritiro. Ma l’ultimo cancello - decisivo
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per la stabilizzazione politica in Egitto - è quelle
del voto presidenziale. su cui pesano ancora
incognite procedurali, oltreché di candidature.
In questa situazione di incertezza il debito
pubblico del Cairo è previsto in aumento dal 27%
al 36,1% a breve (con previsioni negative da parte
delle agenzie di rating i Fitch e Standard & Poor’s)
anche se l’inflazione è scesa al 13 per cento. I
fondamentali economici restano tuttavia però
difficili e il sistema produttivo rimane sussidiato.
mentre la Banca centrale agisce sulla leva della
svalutazione della “lira”, in regime di scambi
controllati. Fra i tentativi di riavviare un ciclo
economico virtuoso, nove “zone franche” del
paese sono in fase di espansione e potrebbero
integrarsi con le reti turche e degli Emirati.
Le imprese italiane operanti in Egitto sono 500,
con un volume d’affari do 4 miliardi di euro,
in calo del 4,5% dopo le rivolte, ma è già sul
sentiero di un recupero di normalità e nuovo
sviluppo dell’interscambio (M.G.)
4
L’INTERVISTA
L
a Libia sta ancora attraversando un
periodo turbolento dal punto di vista
politico. Quali ripercussioni per l’economia, quali opportunità si intravedono
per il futuro?
La fluidità del quadro politico e istituzionale in
Libia non può non avere riflessi sul contesto
economico del Paese. L’attuale Esecutivo che ha natura transitoria ed è stato nominato dal Consiglio Nazionale di Transizione - ha
concentrato la sua azione nella conduzione di
interventi a carattere emergenziale ma non ha
lanciato, ad oggi, piani di ricostruzione e sviluppo destinati ad attuarsi in un arco di tempo eccedente il mandato di questo Governo.
L’attuale contingenza politica, pur a fronte di
risorse finanziarie pubbliche in via di ricostituzione, ha determinato un forte indebolimento
del ruolo dello Stato come motore dell’economia del Paese, lasciando spazio alla domanda,
crescente ma per il momento ancora limitata,
generata dal settore privato. Lo svolgimento
delle elezioni e la formazione di un Governo
scelto dall’elettorato dovrebbero consentire
di riaccendere tale motore e di tradurre in opportunità reali anche per le aziende del nostro
Paese le enormi potenzialità economiche e
commerciali che la Libia detiene.
La Libia e l’Italia sono stati tra loro partner commerciali privilegiati: potranno
ancora esserlo e in quali settori principali?
L’intensità dei rapporti economici tra Italia e
Libia ha da sempre costituito un riflesso della
prossimità naturale, non solo geografica, tra
i popoli. L’attenzione con la quale il mondo
economico libico ha guardato e guarda tutt’ora all’Italia premia la qualità del prodotto italiano - abbia esso la forma di beni o servizi
- ma nasce anche dall’apprezzamento per
l’approccio compartecipato alla definizione
dell’iniziativa d’impresa. Lo testimoniano le
aziende miste qui esistenti e le iniziative proposte per lo sviluppo della collaborazione
nello sviluppo della piccola e media impresa,
nel settore delle energie rinnovabili, nelle comunicazioni, nei trasporti, nell’agroindustria.
Il rilancio di scambi
e porti decisivo
per la nuova Libia
Intervista all’Ambasciatore d’Italia a Tripoli
Giuseppe Buccino: essenziale il modello
compartecipativo sviluppato dalle imprese italiane
Oltre a questi settori, l’industria energetica,
con il suo indotto di servizi, e le costruzioni
continueranno a rappresentare pilastri fondamentali per sviluppare le relazioni economiche bilaterali.
ALTI INCARICHI
Giuseppe Maria Buccino Grimaldi
è il nuovo ambasciatore a Tripoli.
Consigliere diplomatico aggiunto
del presidente della Repubblica
dal 2009, Buccino Grimaldi inizia
la sua carriera alla Direzione
generale Affari economici della
Farnesina. Nella sua carriera
ha ricoperto incarichi importanti
presso l’ambasciata a Beirut,
la rappresentanza permanente
a Bruxelles e nel 2006 ha guidato
la sede diplomatica in Qatar.
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Italia e Libia sono “divise e collegate”
dal Mediterraneo: quale ruolo giocano –
a suo parere – i porti nel rilancio degli
scambi commerciali tra i due Paesi?
L’appartenenza all’area mediterranea costituisce la ragione essenziale della vicinanza naturale tra i popoli cui ho già accennato, dalla
quale discendono i rapporti storici, culturali
ed economici che legano l’Italia e la Libia. Il
rafforzamento dei porti come elementi terminali del tessuto connettivo per gli scambi
commerciali rappresenta un elemento centrale nello sviluppo del sistema di trasporti
e infrastrutture di cui la nuova Libia intende
dotarsi, come a più riprese confermato dalle
autorità locali. Il porto di Misurata e l’annessa zona franca, per citare un esempio, hanno contribuito in maniera determinante allo
sviluppo commerciale e industriale dell’area.
L’Italia e’ pronta a giocare la sua parte anche
in questo campo, d’intesa con le autorità
libiche competenti, proponendo modelli di
gestione dei porti che includano l’ammodernamento dei terminali, per dotarli degli strumenti tecnologici in grado di assicurare una
gestione sicura dei flussi, e la formazione di
operatori specializzati.
5
GLI OPERATORI
Sermar Line collega
Venezia e la Libia
D
al dicembre 2011 è attiva la linea container
“Bengasi” operata da
Sermar Line. Il servizio di linea
– l’unico diretto dall’Adriatico - collega i porti di Venezia,
Koper, Ravenna, Ancona con i
maggiori porti del Mediterraneo
Orientale. La rotazione prevede:
Ancona, Ravenna, Koper, Venezia, Mersin, Latakia, Beirut, Port
Said, Bengasi, con partenze
ogni 15 giorni.
A seconda del porto di imbarco il collegamento è assicurato in 10 o 12 giorni offrendo
H
un servizio rapido ed efficiente
alle imprese dell’Europa centro
orientale. Il servizio è operato
con la nave portacontainer “BF
Valencia” che dispone anche di
58 prese reefer “on deck”.
Sermar Line è una compagnia
di navigazione, fondata nel
1991, che effettua trasporto
merci in container in qualità di
“Common Carrier” nell’ambito
del Mediterraneo, ad oggi sono
attivi servizi regolari di linea da
e per i porti del Nord Adriatico,
Grecia, Turchia, Siria, Egitto, Libano e Libia.
Hapag Lloyd
rilancia il network
nel Mediterraneo
apag-Llyod annuncia ora nuovi servizi nel Mediterraneo,
nel Nord Europa/Mar Baltico e apporterà alcune modifiche
ad altre linee. Il gruppo tedesco, con circa 300 sedi in 114
paesi e poco meno di 7000 dipendenti distribuiti tra terra e mare,
è una dei global player nel trasporto marittimo. Il suo Ceo, Michael
Behrendt, nel confermare che il 2011 si e’ dimostrato un anno più
difficile del previsto - soprattutto dopo un 2010 di profitti record - a
causa dell’aumento del prezzo del petrolio e di fattori specifici al
settore, sottolinea che la società rimane fiorente soprattutto rispetto alla concorrenza. Nonostante le difficoltà, infatti, il fatturato e’
cresciuto più del 3% e i volumi dei trasporti sono aumentati del
5,1% andando a quota 5.2 milioni TEU e si e’ potuto mantenere il
costo medio di noleggio a USD 1.532/TEU come nel 2010. HapagLlyod annuncia ora nuovi servizi nel Mediterraneo, nel Nord Europa/Mar Baltico e apporterà alcune modifiche ad altre linee.
Nel Mediterraneo, a partire da questo fine mese, la compagnia
non effettuerà più scali diretti ai porti di Ravenna e Gioia Tauro.
I carichi da e per la Calabria via Gioia Tauro saranno inoltrati via
Salerno o Catania tramite camion, mentre i container ora movimentati via Ravenna saranno inoltrati con camion via Ancona.
All’inizio del prossimo mese verrà inaugurato anche il nuovo servizio settimanale a giorni fissi New Russia Express Service (REX)
che collegherà i porti tedeschi con Russia, Finlandia e Polonia
toccando a rotazione i porti di Bremerhaven, Amburgo, San Pietroburgo, Helsinki, Gdynia, Bremerhaven. In Russia, in particolare,
Hapag-Llyod inserirà nel proprio network un nuovo porto di scalo
in Russia, a Ust-Luga a circa 100 chilometri ad ovest di San Pietroburgo, che sarà servito settimanalmente via feeder da e per
Amburgo, Anversa e Rotterdam.
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6
L’ESPERTO / 1
C
osa rende il Nord Africa
un’area di attrazione e
un mercato interessante per i paesi dell’Unione Europea e per l’Italia?
Da diversi anni il Nord Africa ed
il Vicino Oriente, dalla Turchia
al Marocco, sta registrando una
performance economica di tutto rispetto, ben diversa da quella che purtroppo caratterizza il
“vecchio continente”; lo sviluppo ha basi solide, che ricordano
quelle dell’Italia negli anni ‘50:
una popolazione giovane ed in
crescita ed una forte volontà
di emergere dalla povertà e dal
sottosviluppo, una notevole capacità di investimento da parte
sia del settore pubblico che di
quello privato, un forte dinamismo nelle esportazioni, un’ampia disponibilità di materie prime e fonti energiche. L’elevata
crescita economica - il Pil di Algeria, Egitto, Marocco, Tunisia
e Turchia è cresciuto tra il 4 ed
il 6% all’anno tra il 2000 ed il
2009, con punte del 9% in Turchia - ha consentito ai governi locali di contenere il debito
pubblico e nello stesso tempo
di mantenere elevati gli investimenti in infrastrutture, nei sistemi a rete (telecomunicazioni,
trasporti, energia, acquedotti,
ecc.), nel recupero delle aree
urbane. Oltre che dagli investimenti pubblici e privati, lo sviluppo dell’industria è trainato
dalle esportazioni verso l’Europa, dai consumi interni, in forte
crescita soprattutto negli anni
più recenti, e dall’arrivo di capitali stranieri, dall’Europa, alla
Cina, al Medio Oriente, agli Stati Uniti.
.
La sfida cinese
irrompe sullo Scacchiere
del logistica
mediterranea
Parla l’economista Marco Spinedi:
cruciale inserirsi nel nuovo network
delle “free zones”
Quali sono le principali novità
nel settore delle infrastrutture, e dei trasporti in particolare?
Nel campo delle infrastrutture e
dei trasporti, a parte la presenza di imprese europee (francesi,
inglesi e tedesche, ma anche le
imprese italiane si difendono
abbastanza bene) ed americane, la vera novità è rappresentata dalla presenza cinese e, in
misura minore, asiatica. Come
già noto, la Cina ha iniziato ad
investire in Africa già da qualche anno, per acquistare materie prime ed energia a sostegno
del proprio sviluppo. Più recentemente, a ciò si è aggiunta la
realizzazione di grandi opere
infrastrutturali “chiavi in mano”,
che la Cina realizza, unica nel
mondo, portandosi dietro non
soltanto i propri ingegneri ed
i tecnici, ma anche la propria
manodopera.
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Ma l’aspetto più interessante,
ed in qualche misura preoccupante, riguarda gli investimenti di paesi emergenti (non solo
Cina, quindi …) nelle filiere logistiche e nei settori manifatturieri; il disegno strategico è molto
semplice: riprodurre a poche
miglia dalle coste del Sud Europa quel modello già realizzato
con grande successo lungo le
coste della Cina meridionale,
rappresentato dalle <free trade
zone” e dalle “industrial zone”.
Grandi aree di insediamento
manifatturiero e logistico localizzate nelle vicinanze dei porti
dove si assemblano, producono e si esportano beni destinati
ai cinque continenti. È quello
che sta accadendo con il progetto TangerMed in Marocco, a
Port Said, a Damietta e ad Alessandria in Egitto, o che potrebbe accadere a breve a Djendjen
in Algeria, ad Enfida in Tunisia.
Quali sono le implicazioni
economiche e territoriali di
questi progetti?
L’obiettivo di questa politica
ispirata dal “modello cinese” è
molto semplice: produrre beni
industriali e di consumo a costi
continua a pagina 7
7
L’ESPERTO / 2
segue da pagina 6
molto competitivi, importando
materie prime e semilavorati
dall’estero a condizioni fiscali
particolarmente vantaggiose,
ed utilizzando manodopera locale. Tutto ciò anche a
beneficio dei mercati interni,
in forte espansione, ma soprattutto con la prospettiva
di esportare beni sui mercati
dell’Europa occidentale ed
orientale e nei Balcani. Mercati che oggi presentano le
maggiori prospettive di sviluppo in paesi come Polonia,
Ungheria, Repubblica Ceca,
Slovacchia, ma anche Romania, Bulgaria, Serbia, ecc.
Quale contributo potrebbe
venire dal nostro Paese?
Il primo aspetto, più scontato
ma non certo sfruttato a pieno, è quello della posizione
geografica, favorevole ad intercettare i traffici di scambio
sulle direttrici Nord-Sud che
dal Nord Africa e dal Medio
Oriente si spostano verso
l’Europa continentale e viceversa. A questo dovrebbero puntare in misura sempre
maggiore il nostro sistema
portuale e logistico e le nostre
imprese di trasporto marittimo e terrestre. Ma nel settore
dei servizi di trasporto e logistica, l’Italia non può vantare
grandi multinazionali, al contrario di Francia, Germania e
Regno Unito, ma ha sviluppato un significativo know-how
in alcuni comparti quali, ad
esempio, quello degli interporti e delle piattaforme logistiche e quello del trasporto
dei carichi speciali.
Missione Tripoli
per l’azienda NordEst
Arduino Paniccia: una task force per far sbarcare le Pmi
A
rduino Paniccia, esperto di studi strategici, docente universitario (Trieste,
Venezia, Padova e Luiss), top manager
e consulente di aziende pubbliche nel settore
della difesa è da sempre attento agli scacchieri geopolitici nei quali le problematiche
della sicurezza si associano alla prospettive
di ricostruzione di un’area e al suo reinserimento nei grandi circuiti commerciali. Ha appene dato vita a una nuova “task force” per
favorire nuovi contatti tra le imprese del Nordest e la Libia.
Come si muovono le Pmi del Nordest
nella “nuova Libia”?
Le Pmi che hanno partecipato alla “Sme Task
Force NordEst Italia per la ricostruzione della
Libia” sono già 104. Siamo un fatturato di oltre 4 miliardi di Euro e il lavoro di più di 3000
addetti. Tutte le istituzioni italiane competenti sono attive nel progetto Vega “Task Force
Nord Est Italia”, sia nel nostro Paese che nella
nuova Libia.
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Quali sono le azioni concrete che state
portando avanti in Libia, e cosa programmate per il futuro?
Vogliamo, intanto, operare nella ricostruzione, un
grande business nel quale altri paesi, come Francia Cina e Turchia, partono bene ma con forniture
spesso non adatte al mercato libico e, soprattutto, non concorrenziali con quelle italiane per
quanto riguarda la qualità., e di sostenere progetti infrastrutturali: linea aerea Venezia-Bengazi
o Tripoli, linea marittima diretta tra il capoluogo
veneto e Misurata o Bengazi, progetti di training
per la sicurezza, insegnamento della nostra lingua e un “progetto sanità”. Ci sono ipotesi di
collaborazione fattiva nell’industria ittica, nell’agricoltura, nell’ alberghiero e nell’elettronica. Si
parla anche di smaltimento rifiuti, ampliamento
degli aeroporti e manutenzione strade.
Qual è sono le prospettive di medio termine?
In Libia le imprese locali attive sono già numerose, e la metà opera nel settore delle costruzioni. Il governo, tutto il governo del CNT
ha finora privilegiato la spesa pubblica per il
sostegno alle famiglie povere, a quelle dei
“martiri” e solo dopo si tratterà di finanziare le
infrastrutture sanitarie, scolastiche e di sicurezza. Il budget 2012 è, come è accaduto in
altri paesi delle “primavere arabe”, già speso e
non ci sono margini immediati per investimenti
infrastrutturali. I grandi progetti impostati prima della rivoluzione si stanno lentamente riaprendo, soprattutto quelli Eni, Saipem, Danieli,
Iveco, Finmeccanica. C’è spazio anche per le
forniture alimentari, di medicinali, arredi e servizi. Le operazioni riguardanti le ferrovie e gli
acquedotti sono bloccati, ma procede la costruzione della strada litoranea.
(Marco Giaconi)
8
NOTIZIE IN PILLOLE
Aperto il bando di gara
per l’allibo a San Leonardo (rinfuse)
L’
Autorità Portuale di Venezia ha pubblicato un avviso esplorativo per una selezione ad evidenza pubblica per il rilascio
di una autorizzazione all’esercizio dell’attività di
impresa portuale di allibo e/o trasbordo di merci
alla rinfusa (per conto proprio o conto terzi) da
svolgersi presso la darsena di Porto San Leonardo, sita lungo il Canale Malamocco-Marghera del Porto di Venezia (canale con profondità
S
meno 14 metri).
La manifestazione d’interesse dovrà pervenire
all’Ufficio Protocollo dell’Autorità Portuale di Venezia, S. Marta, Fabbricato 13, entro le ore 12
del giorno 31 maggio 2012.
Per scaricare il bando www.port.venice.it, per
ulteriori informazioni contattare/inviare richiesta scritta al n. fax +390415334254 telefono
+390415334223 e-mail [email protected].
Responsabilità
ambientale:
c’è il certificato
Uni En Iso
L’
Autorità Portuale di Venezia, facendo proprio il principio di responsabilità ambientale che negli ultimi
anni si sta affiancando a quello di sviluppo sostenibile, ha iniziato nel 2010 un percorso che si è consluso con l’ottenimento
della certificazione ambientale UNI EN ISO
140001:2004. L’attestazione UNI EN ISO
14001:2004 fa parte di quella normativa
ambientale di carattere volontario che negli
ultimi anni ha visto un crescente interesse
anche da parte degli enti pubblici. Tale necessità nasce dall’esigenza di creare maggiore consenso nel territorio e soprattutto
dall’esigenza di dotarsi di un sistema di gestione più razionale che soddisfi la volontà
istituzionale di intraprendere un percorso
di crescita nel massimo rispetto dell’ambiente, quello lagunare, nel quale il porto
vive e si sviluppa.
Il presidente incontra la delegazione della
Commissione Trasporti del Parlamento Europeo
i è tenuto a Venezia un importante meeting con la
delegazione di parlamentari della Commissione Trasporti
del Parlamento Europeo guidati
dal Presidente Brian Simpson
accompagnato tra gli altri dai
parlamentari italiani Debora Serracchiani, Mara Bizzotto, Antonio
Cancian, Carlo Findanza.
Nel corso dell’incontro è stato
sottolineato il ruolo fondamentale ricoperto dai porti del Napa il
cui potenziale è stato stimato da
MDS Transmodal in almeno 6 milioni di Teu (+348%).
“Al Parlamento chiediamo – ha
dichiarato il Presidente Costa - di
appoggiare e sostenere la decisione della Commissione Europea che ha scelto di realizzare
un’alimentazione più bilanciata fra Nord e Sud Europa delle
merci provenienti soprattutto dal
Far East, identificando negli scali
nordestini i terminali a mare di 3
dei 10 corridoi prioritari della nuova core-network. Essere inseriti
all’interno della lista prioritaria
significa aver accesso ai finanziamenti Europei e agli altri strumen-
www.port.venice.it
ti messi a disposizione dalla BEI
come lo strumento di garanzia o i
project bond”.