l`unione europea continuerà a parlare in inglese?

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l`unione europea continuerà a parlare in inglese?
2/7/2016
L’Unione Europea continuerà a parlare in Inglese? | Il Domani d'Italia
L’UNIONE EUROPEA CONTINUERÀ A
PARLARE IN INGLESE?
GIU
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Autore/i: Maria Pia Di Nonno
2016
Il 23 giugno 2016 il Regno Unito ha detto no all’Unione Europea. E lo ha fatto tramite un Referendum, lo strumento principe di ogni buon sistema democratico. Il popolo è stato chiamato a dare la propria opinione e il no ha battuto il sì con il 51.9%. Non è bastata nemmeno l’agghiacciante morte di Jo Cox ad addolcire gli animi del popolo britannico. Ma qual è stata la fascia della popolazione che ha votato per sì e quale per il no?
Sbirciando nei vari articoli parrebbe che i giovani fossero più per il sì, rispetto agli anziani. Così come le classi con un maggior livello di istruzione (non per forza con un reddito alto) essere più propense delle classi con un livello di studi inferiore. Parrebbe un paradosso ma, in realtà, la Gran Bretagna è stata da sempre tra i Paesi più provinciali dell’Europa. Di certo questo ragionamento non vale per le grandi città, ma diventa pregnante quando si decida di spostare il proprio sguardo sulle piccole realtà cittadine.
Nel 2004, a soli 14 anni, mi apprestavo a fare uno dei miei primi viaggi studio. Ero entusiasta di andare in Inghilterra ed essere ospitata da una famiglia per migliorare il mio inglese. Era agosto quando arrivai a Torquay un grazioso centro, nel Sud dell’Inghilterra. Appena arrivata a casa della mia host family venni subito messa in guardia dalla simpatica vecchietta che mi accolse così “Mi raccomando, presta attenzione quando esci. Ci sono alcune zone della città molto pericolose. In passato dei ragazzi del posto hanno lanciato dei sassi contro i giovani stranieri. Sai, sono gelosi. Loro restano qui e non viaggiano. Non capiscono nemmeno che voi qui portate ricchezza e benessere.” http://ildomaniditalia.eu/article/l%E2%80%99unione­europea­continuer%C3%A0­parlare­inglese
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Rimasi sbigottita. Perché quei giovani, anzi giovanissimi, inglesi si comportavano così? Ma lo capii ben presto. In quei giorni venni invitata al matrimonio della figlia della signora che mi ospitava. Un matrimonio insolito per i miei canoni. E durante il pranzo, tra una pietanza e un’altra, gli ospiti si scatenavano in movimentati balli. Durante uno di questi momenti musicali tutti gli invitati, ma proprio tutti, si ritrovarono seduti sulla moquette del salone del ristorante dimenandosi e spostando il corpo “to the right, to left” a ritmo di musica. Non ebbi pregiudizi e mi buttai anch’io a terra insieme a loro. Fu così che feci amicizia con una mia giovane coetanea e, finito il ballo, mi misi a parlare con lei. Le dissi che ero stata da poco a Londra e lei mi guardò con gli occhi pieni di stupore “Come sei andata a Londra? Io non ci sono mai andata. Ma spero di andarci un giorno.” Inoltre, un giorno, passeggiando per le strade di una cittadina di mare, non ricordo quale fosse, qualcuno ci disse che in passato la città presentava ben più alti tassi di turismo, ma che a causa della facilità con cui si prenotavano le vacanze in Spagna o in altri Paesi europei, gli stessi inglesi preferivano passare le proprie ferie in zone più soleggiate. Così quella bella meta turistica aveva perso in parte il suo glorioso passato ed era adesso più decadente che mai.
Gli inglesi inoltre sono stati avvantaggiati/svantaggiati da un aspetto che viene poco considerato. I giovani inglesi non sono spinti – allo stesso modo dei propri coetanei stranieri – a viaggiare e a studiare in un Paese estero per imparare una lingua straniera. Di fatto la conoscenza dell’inglese è per loro sufficiente. Certo, alcuni di loro studiano le altre lingue ma il fenomeno è meno generalizzato. Anche in questo caso la differenza tra provincia e città è decisiva. La necessità fa virtù, come si suole dire. Chissà cosa sarebbe successo se la lingua ufficiale dell’Europa non fosse stato l’inglese ma il francese. Forse gli inglesi sarebbero stati costretti a viaggiare e i francesi sarebbero diventati più provinciali? Chi può dirlo! Certo è che una buona fetta della popolazione inglese si è sentita per svariati motivi, tra cui il vantaggio di parlare già la lingua delle istituzioni, meno europea di altri popoli. Si racconta che Carlo Magno asserisse che parlare una seconda lingua fosse come possedere una seconda anima. Tutti gli europei, almeno i più giovani, sono dunque – chi per costrizione chi per piacere – portati ad imparare almeno una seconda lingua. Gli inglesi, invece, non avendo mai dovuto apprendere una seconda lingua per essere più informati sulle faccende europee probabilmente quella “seconda anima europea” non l’hanno mai sviluppata a pieno. Tanto che Jacques­René Rabier ­ collaboratore di vecchia data di Jean Monnet e che oggi ha 97 anni – scriveva nel 1975 come conclusione di un articolo intitolato “Oroscopo Pessimista”: «Un accentuato pessimismo sia in campo socio­economico che in quello delle relazioni internazionali caratterizza un solo paese: la Gran Bretagna.» http://ildomaniditalia.eu/article/l%E2%80%99unione­europea­continuer%C3%A0­parlare­inglese
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Un tragico errore, le cui conseguenze sono ancora sconosciute anche se ipotizzabili. Tra queste: cosa succederà agli inglesi che lavorano nelle Istituzioni europee? Cosa succederà a quelle organizzazioni europea (come la famosissima European Medicines Agency) che hanno sede nella Gran Bretagna? E soprattutto ha ancora senso per le istituzioni europee parlare in Inglese? Senza la Gran Bretagna l’Inglese non è più una lingua dell’Unione Europea. E’ vero che resta pur sempre la lingua internazionale per eccellenza, ma quanto senso ha parlare una lingua che rappresenti da oggi in poi più gli Stati Uniti che l’Unione Europea? Una contraddizione. Quale sarà l’atteggiamento degli Stati Uniti verso la Gran Bretagna? Cosa succederà se la lingua ufficiale, scelta informalmente dato che di fatto tutte le lingue di ogni singolo stato sono ufficiali, non sarà più l’Inglese? Gli Stati europei cominceranno a lottare per scegliere chi avrà il nuovo primato della lingua? Magari la Francia e la Germania ne stanno già carezzando l’idea. Delle riflessioni che se tutto sommato potrebbero sembrare banali, nascondono una serie di interrogativi inquietanti. La lingua, la moneta, le tradizioni sono tutti fattori che creano l’identità di un popolo. E poi di fatto illustri studiosi hanno già dimostrato quanto le lingue influenzino i comportamenti delle persone. “La lingua che parliamo influenza la personalità e modella cervello”. Ecco il titolo di un articolo di Elena Meli comparso sul Corriere della Sera il 29 febbraio 2016. L’atteggiamento dei tedeschi si riversa nella loro lingua ­ regole complicate ma chiare ed immutabili ­; le stesse dinamiche valgono per gli italiani e gli spagnoli ­ una lingua orecchiabile ma con una grammatica complessa e con mille eccezioni ­ e via discorrendo. Chissà se la mancanza di una vera lingua europea abbia influito negativamente sul progetto europeo e chissà se la prima “guerra civile” dell’Unione Europea sarà una guerra linguistica. http://ildomaniditalia.eu/article/l%E2%80%99unione­europea­continuer%C3%A0­parlare­inglese
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