Rassegna Stampa del 17 Novembre 2016

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Rassegna Stampa del 17 Novembre 2016
USTICA LINES
Giovedì, 17 novembre 2016
USTICA LINES
Giovedì, 17 novembre 2016
Ustica Lines
17/11/2016 Panorama Pagina 84
GRAN FINALE A TRAPANI
di Carmelo Abbate e Maddalena Bonaccorso foto di Alberto Bevilacqua per
Panorama
17/11/2016 Panorama Pagina 87
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Ustica Lines, che da dicembre diventa
Autorità portuali
16/11/2016 IlDiarioMetropolitano
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Nuovo porto Tremestieri: riunione a Palermo
17/11/2016 Centonove Pagina 24
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Catania sì, Messina no Partita a scacchi sui porti
17/11/2016 Centonove Pagina 24
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La promessa di Crocetta
17/11/2016 Centonove Pagina 24
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Quando la politica è inesistente
17/11/2016 Gazzetta del Sud Pagina 25
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«Guai a perdere la partita dei nostri porti»
17/11/2016 Gazzetta del Sud Pagina 25
Lucio D' Amico
Dopo la "figuraccia", completati gli atti
17/11/2016 Gazzetta del Sud (ed. Reggio Calabria) Pagina 19
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Recupero del traffico nel porto di Gioia Tauro
Trasporti marittimi
17/11/2016 Centonove Pagina 24
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E Onorato ora guarda Malta dalla Sicilia
17/11/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 8
ANDREA FRANCESCHI
Il titolo Dryships fa +1500%
17/11/2016 Panorama Pagina 112
di Stefania Vitulli
Tapas, amore e fantasia
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Porti
17/11/2016 Il Mattino Pagina 26
ANTONINO PANE
Lo stop Battute e veleni sui molteplici incarichi del presidente indicato
17/11/2016 La Repubblica (ed. Genova) Pagina 8
Il porto resta il motore dell' economia ma lasciarlo isolato danneggia...
17/11/2016 Panorama Pagina 90
UN MARE DI SOSTENIBILITÀ La famiglia Castiglione inscatola pesce...
ALDO LAMPANI
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Panorama
Ustica Lines
GRAN FINALE A TRAPANI
La città siciliana, ultima tappa di questa terza edizione di «Panorama d​Italia», è lo
specchio di una regione che non si arrende. E sviluppa l​industria agrolimentare
sfruttando giacimenti enogastronomici di valore assoluto.
La crisi, eccome se cè stata e se fa ancora sentire i suoi
morsi, a Trapani e nella sua provincia. Ma qualcosa si sta
muovendo. Il tasso di natalità delle imprese è tornato in
positivo e a fine 2015, nel territorio provinciale, ce nerano
38.385. E il turismo fa vedere dei bei numeri: +4,9 per
cento il numero delle imprese, solo tra ristoranti e gelaterie
sono nati 120 nuovi esercizi. È la grande speranza: ma
deve imparare a fare sistema.
Come del resto lindustria, stabile ma non ancora in
recupero.
Gregory Bongiorno, il presidente ­coraggio (per le sue
denunce contro il racket) di Confindustria Trapani, non
perde occasione per ricordare le eccellenze della sua
terra: dal comparto marmo (secondo bacino europeo nei
mall di Dubai) che «va riqualificato, valorizzato e
potenziato con maggiori investimenti per linnovazione
tecnologica, la formazione e la tutela dellambiente». Al
«gioiello» di Ustica Lines diventata LibertyLines d o p o
lacquisizione della Siremar, la flotta di navi veloci più
grande del mondo. Alla Cicli Lombardo, tra le prime
aziende italiane di biciclette, e ancora la Sarco (vetro) o la
Castiglione (tonno conto terzi) e in genere lagroalimentare
(da Donnafugata a Cantine Pellegrino, per citare brand
celebri nell​enologia).
Ma, di nuovo, per ritrovare la crescita è indispensabile
lavorare uniti, sviluppare le filiere, e proprio
nellagroalimentare, e nel vino, lo si constata con assoluta
evidenza.
Le opportunità sarebbero fantastiche, se solo le si sapesse
cogliere: «Molte aziende si stanno salvando con lexport,
dove il rischio insolvenza si va riducendo, stiamo facendo
un gran lavoro con Sace e Simest per sostenere le
imprese in questo processo di internazionalizzazione che
non è affatto facile: molti non sono pronti».
E ledilizia? Mancata allappello negli ultimi anni, con 900
imprese artigiane chiuse dal 2008, sta rivedendo qualche
segno più nel privato grazie alla ripresa dei mutui: no a
nuove costruzioni ma, almeno si inizia a puntare sulla
ristrutturazione dei centri storici. (Sergio Luciano)
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Panorama
Ustica Lines
di Carmelo Abbate e Maddalena Bonaccorso foto di Alberto Bevilacqua per Panorama
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Panorama
Ustica Lines
UNA VITA PER IL MARE
Ustica Lines, che da dicembre diventa Liberty Lines,
ha varato l​aliscafo più grande del mondo.
Il comandante Ettore Morace parla sempre di
mare.
Vive a Torre Faro affacciato sullo Stretto di
Messina ed è figlio darte di Vittorio,
amatissimo presidente del Trapani Calcio e
fondatore della compagnia di navigazione
Ustica Lines: 54 anni, il comandante Ettore ha
da poco più di un anno preso in mano le redini
dellazienda, leader nazionale dei trasporti
marittimi.
«Tutta la mia famiglia è "di mare"» spiega
Morace.
«Mio nonno era avvocato marittimista, mio
padre armatore: io ho scelto di lavorare come
amministratore delegato in altre compagnie,
tra lItalia e la Spagna, finché papà Vittorio è
andato in pensione: era l1 settembre 2015, io
allora lavoravo in Tirrenia. Da quel momento è
toccato a me guidare la società di famiglia»:
33 navi veloci, 100 mila partenze e un milione
di miglia percorse in un anno. «L azienda è
nata nel 1994, quando la Regione siciliana»
continua il comandante «ci chiede di iniziare i
collegamenti marittimi tra Napoli e Ustica con
un piccolo aliscafo a noleggio. Fu un
successo, e la regione ci affidò anche le rotte verso Favignana, Lampedusa e Linosa». Nel 2004,
Morace acquista il ramo siciliano della Snav e poi la Siremar: ora Ustica Lines, che dall1 dicembre si
chiamerà Liberty Lines, ha 600 dipendenti (destate diventano 800) e tre anni fa ha realizzato, partendo
da zero, un cantiere navale proprio a Trapani. «In questo cantiere abbiamo appena costruito laliscafo
più grande del mondo: il Gianni M., da 350 posti, interamente disegnato, progettato e costruito da
giovani ingegneri e da manodopera siciliana. Ne siamo orgogliosissimi» conclude morace
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IlDiarioMetropolitano
Autorità portuali
Nuovo porto Tremestieri: riunione a Palermo
In molti all' Autorità Portuale di Messina, in
questo momento, incrociano le dita. A
cominciare dal segretario generale Francesco
Disarcina. Il 23 novembre si riunirà la
commissione regionale lavori pubblici per
vagliare, si spera definitivamente, il progetto
per l' ampliamento dell' approdo di
Tremestieri. L' organismo dovrà rilasciare il
proprio parere ed in questi mesi ha chiesto l'
integrazione di documenti. Un esame avviato
ad aprile scorso ed ancora non ultimato.
Appalto già assegnato alla Coedmer nel 2013.
Ottenuto il parare, che si spera positivo, ci
saranno altri passaggi da consumare. Intanto il
progetto dovrà essere approvato dall' Autorità
Portuale, divenuta nel frattempo, stazione
appaltante. E prima di stipulare la firme del
contratto dovrà essere fatta una ricognizione
per la conferma dei fondi, a cominciare dai
finanziamenti promessi dallo Stato e dalla
Regione. Ricordiamo che il costo complessivo
dell' opera si aggira sui 72 milioni di euro.
Chiuse queste procedure è prevista l'
approvazione del progetto esecutivo e,
soltanto dopo, l' avvio del cantiere. Ci vorrà
ancora del tempo. Determinante sarà il
passaggio regionale del prossimo 23
novembre. Il nuovo porto di Tremestieri
rappresenta la soluzione al passaggio dei mezzi pesanti in città. L' obiettivo e ancora lontano. E nelle
more della realizzazione dell' infrastruttura il rinnovo della concessione alla Rada San Francesco è
scontato.
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Centonove
Autorità portuali
Catania sì, Messina no Partita a scacchi sui porti
La città metropolitana etnea strappa un ok sulla proroga al ministro Delrio. E intanto il
polo si attrezza per saldare aeroporto, ferrovie e interporto
La proroga per l'autorità portuale di Messina è
più no che ni, in forse. Ma sottotraccia, dopo il
caso Salerno, la proroga sarà riconosciuta alla
città di Catania, che si è messa in diretta
concorrenza con il porto di Augusta,
inizialmente prescelto. Due pesi e due misure?
Si. Ma anche un modo diverso di
rappresentare le cose: Catania si candida, da
città metropolitana, a coordinare le attività fino
a Pozzallo e mette sul tavolo, oltre che il ruolo
centrale dell'aeroporto internazionale di
Fontanarossa, anche il ruolo di raccordo con
l'Interporto e la Ferrovia.
In sintesi, proprio quello che la riforma delle
autorità portuali r i c h i e d e . I l s e g n o
dell'attenzione verso Catania, come baricentro,
è data anche dal mercato: il potenziamento dei
collegamenti verso Malta e verso il centro Italia
del gruppo Moby, dell'armatore partenopeo
Vincenzo Onorato, che apre nuove linee di
collegamento con lo scalo marittimo etneo, e
dalla scelta di un vettore con Ryanair, di
potenziare ben cinque voli in più da Catania.
CONTINUITÀ TERRITORIALE Argomenti che
hanno permesso a Enzo Bianco, una
interlocuzione più matura con il ministro
Graziano Delrio, rispetto al campanilismo con
il quale è stato prospettato il caso Messina. Sul
tavolo, quasi quella di Catania fosse non già
una area metropolitana, ma una nuova Presidenza della Regione, è stata anche posta la questione della
continuità territoriale, della quale Messina è il peggiore esempio al mondo: non riesce a istituire neppure
la linea diretta di un aliscafo dalla stazione marittima all'aeroporto di Reggio.
La Sicilia, come la Sardegna, ha diritto al contributo di venti milioni di euro per garantire la continuità
territoriale. La Sardegna ha integrato la somma e ha fatto una convenzione con l'operatore Alitalia: da
Cagliari o Olbia si viaggia verso Roma o Milano con 50 euro. Da e verso la Sicilia c si trova di fronte a
un salasso che spesso su queste tratte arriva a 500 euro: i fondi per la Sicilia li spende per le tratte
minori, Lampedusa e altri territori minimi: non è stato fatto un accordo complessivo. La Sardegna
interviene con un contributo di sessanta milioni. La Sicilia zero: conta solo gli sprechi e le multe
rimediate dall'Unione Europea. In questo quadro si registrano le dichiarazioni contrapposte del
presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone che si dichiara soddisfatto per il fatto che la proroga non sia sta
concessa e quelle del capogruppo di Sicilia Futura che chiede al sottosegretario Lotti, un intervento per
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Centonove
Autorità portuali
riconoscere la proroga alla riforma che indica Gioia Tauro come sede di Autorità Portuale. In mezzo, ci
sono i cento milioni di euro che l'Autorità di Messina ha in pancia e che in tanti anni non ha mai speso,
per la via Don Blasco, per il Pontile di Giammoro o per tutte le infrastrutture, Tremestieri Graziano
Delrio ed Enzo Bianco Catania sì, Messina no Partita a scacchi sui porti La città metropolitana etnea
strappa un ok sulla proroga al ministro Delrio.
E intanto il polo si attrezza per saldare aeroporto, ferrovieeinterporto compresa, su cui ogni giorni si
versano lacrime di coccodrillo: il gettito delle tasse, pagate da Milazzo, si aggira sui 15 milioni annui. Il
presidente della Regione ha dato mandato agli uffici di proporre il ricorso alla Corte costituzionale per il
mancato riconoscimento della proroga: il provvedimento è stato varato dal governo senza tenere conto
che il presidente della Regione siciliana, secondo lo statuto, andava prima informato. Di più: i porti di
Catania, Messina e Palermo sono considerati nella classificazione ministeriale, non porti regionali, ma
porti internazionali. R.C.
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Centonove
Autorità portuali
IMPEGNI
La promessa di Crocetta
"Difendere Messina è per me un obbligo
morale.
Sono innamorato di questa parte della Sicilia,
che negli anni è stata sempre massacrata,
tanto è vero che risiedo a Castel di Tusa".
E' la dichiarazione del presidente della
Regione, Rosario Crocetta, nella città dello
Stretto per partecipare alla seduta del
Consiglio Comunale sulla riforma delle
Autorità Portuali, e discutere l' appoggio del
governo regionale nel merito della mancata
concessione di proroga dell' Autorità Portuale
per la città dello Stretto, che, secondo
indiscrezioni, il governo nazionale non
vorrebbe concedere.
"L' inefficienza di questa città è anche legata
alle politiche di abbandono che ci sono state
per decenni ­ ha detto Crocetta ­ E' stata una
mia battaglia, ad esempio, quella di inserire
anche Messina fra le Città Metropolitane. E' da
evidenziare il rapporto forte con lo Stretto, che
non può partire con l' umiliazione della città ma
con una politica alternativa. Il problema non è
ottenere il rinvio o meno, ma il tema principale
è negoziare i diritti di Messina e della Sicilia.
Ascolterò il Consiglio Comunale e solo allora
potrò decidere".
Nei mesi scorsi, lo stesso governatore aveva
presentato al Ministro delle Infrastrutture e dei
Trasporti, Graziano Del rio, la richiesta di rinvio dell' accorpamento della Autorità portuale di Messina
con quella di Gioia Tauro, inserendo però anche il porto di Catania e quello di Trapani. Oggi il
presidente Crocetta è stato chiaro: "Did enderò Messina".
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Centonove
Autorità portuali
Quando la politica è inesistente
Negata a Messina la proroga per l' accorpamento con Gioia Tauro. Un caso
emblematico sull' inconsistenza della rappresentanza locale
compresa, su cui ogni giorni si versano lacrime di coccodrillo: il
gettito delle tasse, pagate da Milazzo, si aggira sui 15 milioni
annui. Il presidente della Regione ha dato mandato agli uffici di
proporre il ricorso alla Corte costituzionale per il mancato
riconoscimento della proroga: il provvedimento è stato varato
dal governo senza tenere conto che il presidente della Regione
siciliana, secondo lo statuto, andava prima informato.
Di più: i porti di Catania, Messina e Palermo sono considerati
nella classificazione ministeriale, non porti regionali, ma "porti
internazionali".
R.C. La mancata concessione della proroga di tre anni all'
Autorità Portuale di Messina per l' accorpamento (rectius,
scioglimento) con quella di Gioia Tauro, accordata invece a
Salerno (grazie al ruolo "forte" del governatore De Luca),
rappresenta emblematicamente l' inconsistenza della
rappresentanza istituzionale ai vari livelli che esprime il territorio
peloritano, tra deputazione nazionale, regionale e
amministrazione del Comune capoluogo e, in alcuni casi, l'
esplicita acquiescenza (guardando alle poltrone da assegnare)
a scelte del governo ­Renzi che penalizzano, ancora e in via
definitiva le nostre residue possibilità di invertire un ormai lungo
trend negativo, di decrescita economica e disoccupazione
strutturale.
Ma lo "scippo" dell' Autorità Portuale trova anche le ragioni nell'
incapacità della politica isolana di utilizzare lo Statuto
autonomistico a difesa degli interessi dei cittadini siciliani, basti
ricordare le norme statutarie secondo cui il presidente della
Regione ha rango di ministro (art. 21, comma 3) e che la stessa,
art. 17, lettera a), ha competenza in materia di trasporti.
E, su quest' ultimo aspetto, si deve evidenziare che un rilancio
autonomistico, depurato da insostenibili privilegi della classe
politica e della burocrazia, con una radicale lotta alla mafia (e
bisogna aggiungere alla lobby della "mafia dell' antimafia"), trovi
le proprie ragioni proprio in Europa, in cui crescono le tendenze
autonomistiche, mentre la Sicilia rischia di perdere quella
conquistata già prima, nel 1946, dell' approvazione della
Costituzione repubblicana del 1948.
In questa prospettiva il modello è la Catalogna.
Dopo la prima guerra mondiale Sicilia e Catalogna, subirono le
dittature che ne condizionarono i progetti.
In Italia solo alla fine del fascismo presero corpo le istanze separatiste siciliane, sopite dal 1848, e
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Centonove
Autorità portuali
riconosciute dal nuovo regime democratico con lo Statuto d' autonomia Speciale del 1946. La Catalogna
ha avuto due regimi dittatoriali. Quello di Primo de Rivera, fino al 1932, che comportò la perdita delle
prerogative assegnate alla Mancomunitat. Successivamente, fino al 1939, la Catalogna fu in grado di
governarsi da sè, arrivando all' elaborazione ed approvazione del suo primo Statuto d' autonomia
entrato in vigore nel 1932.
Poi la dittatura di Franco fino al 1975 e lo Statuto d' autonomia del 1978 molto avanzato e recentemente
modificato. La differenza tra i due autonomismi è che la Catalogna, avendo nella coscienza del popolo
maturato l' idea di nazione, ha inserito nel nuovo Statuto tale riferimento, prevedendo un' adesione
diretta all' Unione europea e, quindi, una sorta di semi ­sovranità, in primo luogo sulla politica estera
oltre che fiscale.
Nella prospettiva della distribuzione territoriale del potere, la forma di Stato spagnola è quella
autonomica, come prevede implicitamente la Costituzione del 1978. Si tratta di uno Stato composto, nel
quale si stanno formando alcuni degli enti territoriali periferici più decentralizzati del mondo per la
qualità e la quantità delle competenze esercitate, per la garanzia di autonomia politica e per il livello di
quella finanziaria, per la percentuale di spesa gestita rispetto al prodotto interno lordo dello Stato, come
anche per il livello di prossimità con il cittadino dell' amministrazione autonomica rispetto a quella
statale.
In Sicilia non esiste una diffusa coscienza dell' identità territoriale e a causa dell' insipienza della sua
classe politica che sembra il "Cavaliere inesistente" di Calvino, lo Statuto è percepito come un
disvalore, lasciando campo aperto alle incursioni centralistiche di questo governo nazionale, delle quali
fanno le spese i territori, come quello messinese, più deboli politicamente.
Maurizio Ballistreri.
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Gazzetta del Sud
Autorità portuali
LA MOBILITAZIONE DI ZDA, VENTO DELLO STRETTO E FARE VERDE
«Guai a perdere la partita dei nostri porti»
«La partita, che qualcuno considera già persa, va
giocata fino in fondo. Molti fingono di non capire che dall'
esito di questa sfida dipendono in buona parte il futuro
della nostra città».
È questo, in sintesi, il messaggio lanciato dai movimenti
Zda­Zona d' Arte Zona falcata, Vento dello Stretto e
Fare Verde durante la conferenza stampa svoltasi nella
mattinata di martedì.
Concetti ribaditi anche ieri dal consigliere comunale
Piero Adamo: «Difendere l' auto nomia dell' Autorità
portuale equivale a difendere gli interessi della nostra
città».
I movimenti che da anni ­ più di tante altre forze politiche
­ si battono per la "rigenerazione urbana" della Zona
falcata e del waterfront, nell' ambito di progetti di
sviluppo sostenibile, hanno indirizzato strali in più
direzioni. Tra i bersagli "grossi" anche il governatore
della Regione siciliana. «Crocetta non può tirarsi fuori ­
spiega Adamo ­, è stato lui a complicare le cose
chiedendo la proroga anche per Catania e addirittura
per Trapani, la cui Autorità portuale non esiste ormai da
anni». Critiche all' amministrazione comunale,
appiattitasi sulle posizioni dell' accorpamento con Gioia
Tauro: «Il sindaco Accorinti non ha difeso le ragioni di Messina e dei messinesi». E sul banco degli
imputati ovviamente anche il Governo nazionale, da cui dipende la decisione finale. La riforma della
portualità italiana ­ sot tolineano i movimenti ­ è nata male, sono state favorite alcune aree del Paese
rispetto ad altre ed è emblematica anche la vicenda della proroga che verrebbe concessa soltanto a
Salerno ­ la città guidata per anni dal potente governatore della Campania Vincenzo De Luca ­ e non a
Messina e Milazzo. «Tutti adesso devono fare la loro parte, noi non ci rassegniamo», ribadiscono Zda,
Vento dello Stretto e Fare Verde.
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Gazzetta del Sud
Autorità portuali
Inceneritore di San Raineri: la Regione ha nominato ieri il responsabile della sicurezza nel
cantiere
Dopo la "figuraccia", completati gli atti
Domani la consegna dei lavori, lunedì al via lo smantellamento e la demolizione dell'
ecomostro
Un atto che si sarebbe potuto e dovuto espletare per
tempo, al fine di evitare la "figuraccia" dei giorni scorsi.
Ieri finalmente il Dipartimento regionale energia e
ambiente ha nominato il responsabile della sicurezza
del cantiere e, dunque, anche l' ultimo passaggio
burocratico è stato compiuto.
Domani si terrà la consegna dei lavori e lunedì la ditta
appaltatrice potrà avviare gli interventi di demolizione
dell' inceneritore di San Raineri.
È stato un piccolo ma significativo esempio di come la
burocrazia possa condizionare in modo determinante l'
esito di opere pubbliche attese da decenni. Si dirà, ma
in fondo, si è trattato solo di un breve intoppo. Ed è vero,
ma è l' ennesimo di una lunga catena che ha provocato l'
allungamento insopportabile dei tempi. I lavori di
smantellamento dell' ecomostro della Zona falcata
avrebbero dovuto essere avviati già nel 2011. Sono stati
gettati al vento più di cinque anni, senza alcuna
motivazione plausibile.
La "figuraccia" c' è stata, ora l' unico modo di rimediarvi
è fare in modo che la scadenza prevista dal capitolato d'
appalto venga rispettata senza più indugi da parte di
nessuno dei soggetti coinvolti. L' impre sa è pronta a
partire, l' importo dei lavori è di poco superiore ai 400 mila euro, il cantiere dovrà essere completato in
145 giorni lavorativi. Nella primavera del 2017, dunque, non dovrebbe esserci più traccia del vecchio
impianto di incenerimento dei rifiuti collocato ­ in modo insensato, ma era un' altra epoca, quella in cui si
giustificavano anche i peggiori obbrobri ­ nel cuore della Falce. L' inceneritore venne costruito all' inizio
degli anni Settanta, poi ristrutturato e, infine, dismesso circa vent' anni dopo, per effetto delle nuove
normative in materia di smaltimento dei rifiuti.
Questi mesi saranno importanti non solo per le vicende del cantiere ma anche per la programmazione
che gli enti sottoscrittori del Patto per la Falce ­ Comune, Regione e Autorità portuale, sotto la
supervisione dell' Università di Messina ­ hanno il dovere di portare avanti, in modo da non lasciare che
trascorrano poi altri mesi prima di mettere mano ai progetti di riqualificazione dell' area "sbaraccata".
Per far ciò, occorre definire al più presto gli atti relativi alla bonifica dei terreni e del sottosuolo inquinati
dalle sostanze smaltite nel corso dei decenni.
I fondi stanziati non sono sufficienti, bastano appena a coprire i lavori di demolizione (verranno abbattuti
i silos, i camini, i forni, mentre tutto il materiale che potrà essere ricicilato verrà recuperato), in ogni caso
la Zona falcata rientrata nel Piano bonifiche predisposto dalla Regione. E, dunque, si trovino subito le
nuove risorse e non si perda altro tempo.
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Gazzetta del Sud (ed.
Reggio Calabria)
Autorità portuali
Recupero del traffico nel porto di Gioia Tauro
Nell' aggiornamento sulla dinamica
congiunturale divulgato ieri da Bankitalia non
compaiono dati riguardanti il turismo e i suoi
flussi, poiché ­è stato detto ­ la Regione al
proposito non ha comunicato nulla. Si è invece
parlato del settore trasporti. In base ai dati di
Assoeroporti, il numero di passeggeri transitati
nello scalo aeroportuale di Lamezia Terme nei
primi nove mesi del 2016 è cresciuto dell'
8,3% rispetto al corrispondente periodo dell'
anno precedente.
Vi hanno contribuito in misura analoga sia i
flussi sui voli nazionali sia quelli sui voli
internazionali. Il movimento di passeggeri si è
invece leggermente ridotto a Reggio Calabria
(­1,6 per cento). Si è osservato anche un
recupero del traffico nel porto di Gioia Tauro.
S e c o n d o i d a t i d e l l ' Autorità portuale l a
movimentazione di container tra gennaio e
settembre 2016 è aumentata del 8,1% rispetto
all' analogo periodo dell' anno precedente
anche se i traffici portuali si collocano ancora
su livelli inferiori di circa un quarto rispetto al
periodo corrispondente del 2008.
Nel comparto delle opere pubbliche, il valore
dei bandi posti a gara nel primo semestre del
2016 si è attestato su livelli pressoché
analoghi a quelli del corrispondente periodo
dell' anno precedente.
Lo stock dei prestiti bancari per l' acquisto di abitazioni, in calo dall' ultimo trimestre del 2012, è tornato
a crescere (0,5 per cento a giugno). In linea con i segnali di ripresa del mercato immobiliare, nei primi
sei mesi del 2016 le erogazioni di nuovi mutui per l' acquisto di abitazioni sono state pari a circa 240
milioni di euro, in forte crescita rispetto allo stesso periodo del 2015. Anche le operazioni sui contratti di
mutuo già esistenti (surroghe e sostituzioni) sono aumentate, attestandosi nel primo semestre a circa 60
milioni di euro. Le famiglie consumatrici continuano a prediligere i mutui a tasso fisso, che
rappresentano poco meno dei tre quarti delle nuove erogazioni, anche in connessione con il livello
storicamente molto basso dei tassi di interesse. Nel secondo trimestre del 2016, il costo medio dei
nuovi mutui è diminuito (al 2,6 per cento), proseguendo la tendenza iniziata nel 2012. Il differenziale tra
tasso fisso e variabile permane su livelli contenuti (0,7 punti percen tuali).3(b.c.)
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Centonove
Trasporti marittimi
E Onorato ora guarda Malta dalla Sicilia
Tirrenia Gin potenzia, dal 14 novembre 2016,
le rotte navali delle linee merci tra la Sicilia e la
Penisola e si affaccia a Malta, come racconta
Alessandro Onorato, vice presidente del
Gruppo Moby Tirrenia. "C' è sempre più Sicilia
­ ha spiegato ­ nelle rotte di Tirrenia che ha
deciso di puntare fortemente sul suo nuovo
hub di Catania con tre corse settimanali di
andata e ritorno da Genova, tre da Livorno e
una da Malta che vanno ad aggiungersi al suo
network già esistente con corse da Ravenna,
Brindisi e con la Napoli ­Palermo". Tre nuove
linee, con navi "ro ­ro" ad alta velocità e
capacità, per rispondere alle esigenze degli
autotrasportatori, ma non solo. "Il nostro focus
principale ­ ha continuato Onorato ­ è dare un
servizio, per offrire a tutti gli autotrasportatori,
sia i grandi che i medio ­piccoli, la possibilità
di viaggiare sulle nostre navi e di lavorare nel
miglior modo possibile. In particolare i grandi
trasportatori devono avere una alternativa forte
su cui viaggiare in Sicilia, e i medio ­piccoli
devono avere la possibilità di accedere a un
mercato che è stato forse per troppo tempo in
mano a pochi operatori". Per il futuro ci sono
tante novità in cantiere; a cominciare da Malta.
"È nostra intenzione ­ ha aggiunto ­
concentrarci sull' offerta di un servizio e
aumentare il numero di corse su questi porti,
visto che oggi il traffico va concentrandosi, come ad esempio a Malta, su pochi giorni settimanali per
abitudine storica, ma in realtà il mercato potrebbe svilupparsi maggiormente se ci fosse più accesso in
più giorni".
La Compagnia del Gruppo Onorato Armatori offre in questo modo una grande opportunità per il settore
dell' autotrasporto siciliano, per rilanciare il sud, rafforzando le autostrade del mare. Un progetto in linea
con le direttive europee che puntano a togliere i camion dalle autostrade e a farli viaggiare sul mare per
abbassare i costi e tutelare l' ambiente. "Quello che vorremmo fare creando un grosso hub di Catania
ha concluso il manager ­ è investire sulla Sicilia e sul nostro paese, la nostra è l' impresa di trasporti
marittimi italiana per eccellenza con 4mila marittimi italiani e tutte navi con bandiera italiana, per
continuare a fare quello che sappiamo fare".gre perspicax agricolae, et saetosus quadrupei praemuniet
optimus adlaudabilis chirographi.
Quadrupei vix infeliciter suffragarit aegre parsimonia saburre.
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Il Sole 24 Ore
Trasporti marittimi
Effetto Trump. La lepre di Borsa dopo il voto è la società greca quotata al Nasdaq
Il titolo Dryships fa +1500%
Spetta a una società greca di navigazioni i l
primato del maggior rialzo dal giorno delle
elezioni americane. Il titolo della Dryships,
compagnia che fa riferimento all' armatore
greco George Economou e quotata al Nasdaq,
nell' ultima settimana ha messo a segno uno
spettacolare balzo del 1500 per cento. In una
settimana il valore di mercato della società,
che a giugno ha dichiarato default sul debito
ed è in crisi nera da anni, è passato da 5 a 82
milioni di dollari. Nessun altro titolo quotato sui
mercati regolamentati ha registrato una
fiammata tanto sostenuta.
Questo exploit ha varie ragioni. La prima è che
la società greca, al pari di tutto il settore del
trasporto su nave, ha beneficiato del vento
favorevole del mercato dopo le elezioni
alimentato dalle speranze sul piano di rilancio
infrastrutturale proposto dal nuovo inquilino
alla Casa Bianca. Lasciando da parte i timori
su un possibile revival del protezionismo
(negativo invece per le prospettive del
commercio globale) il mercato ha scommesso
forte su tutti i comparti potenzialmente
beneficiati dal nuovo scenario venutosi a
creare. Come i titoli legati alle materie prime
innanzitutto, come dimostra il rally dei produttori di acciaio, rame e carbone, e di riflesso quelli dell'
indotto. Come appunto quelli delle compagnie di navigazione che si occupano del trasporto delle merci
secche, o «dry bulk shipping» in gergo.
Basta solo questo cambio di sentiment del mercato perché le azioni di una società registrino una
fiammata del 1.500% in una settimana? Ovviamente no. C' è anche una ragione tecnica alla base del
rally. Con la vittoria di Trump e il rimbalzo del settore del trasporto marittimo sul titolo Dryships è andato
in scena quello che in gergo si chiama «short squeeze». Chi poco prima del voto aveva venduto allo
scoperto le azioni della Dryships (da S&P Capital IQ risultano posizioni short sul 10% del capitale) è
dovuto correre in fretta a chiudere le posizioni quando il mercato ha iniziato a impennarsi. Chiudere le
posizioni significa acquistare titoli della società. Operazione difficile dato che l' azienda, alla fine di
ottobre, aveva fatto un' operazione di raggruppamento azionario con un rapporto di una nuova azione
ogni 15 vecchie. Morale dei 15 milioni o poco più di titoli sul mercato prima del voto l' ammontare
circolante si è ridotto a un milione di pezzi. La forte domanda di titoli combinata con la ridotta
disponibilità di carta ha fatto sì che il prezzo del titolo si impennasse in maniera tanto anomala. Per
capirci meglio il Nasdaq ha sospeso il titolo dalle contrattazioni.
Stando alla banca dati S&P Capital IQ tra gli ultimi in ordine di tempo ad aver scommesso su questa
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Il Sole 24 Ore
Trasporti marittimi
penny stock sull' orlo del fallimento c' è Credit Suisse che, al 30 settembre di quest' anno, risulta aver
investito 70mila dollari per comprare 10428 azioni.
Oggi il pacchetto azionario vale 761mila dollari.
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ANDREA FRANCESCHI
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Panorama
Trasporti marittimi
Tapas, amore e fantasia
Gli stuzzichini spagnoli insieme a un calice di prosecco. Il cuore perso anni fa per un
italiano. E la scrittura come scopo di vita. Confessioni di Clara Sánchez, bestsellerista
romantica.
Ormai è un brand che non ha bisogno di presentazioni:
ogni volta che Clara Sánchez pubblica un nuovo romanzo
arriva ai primi posti delle classifiche e coinvolge i lettori in
una esperienza emotiva che ha le radici nella storia. È nata
a Guadalajara, ma la sua anima è madrilena e questo per
la sua narrazione ha un grande ruolo. Anche i suoi legami
con lItalia sono profondi, tanto da risalire alla sua
adolescenza e dallaverle suggerito uno dei suoi primi
racconti.
«Il viaggio del mio cuore è stato in Italia, a Roma.
Avevo solo 18 anni ed era una delle prime volte che
andavo allestero. Con la sua lingua splendida, sconosciuta
e sensuale, Roma mi ha portato al mio primo amore. Mi
sedevo a scrivere nei caffè bohémien e pensavo al
ragazzo che mi aveva preso il cuore. Ed è incredibile che
io ci torni ora, da vera scrittrice, in quegli stessi luoghi:
manca solo quell​amore italiano accanto a me.
Ma non si può avere tutto».
Oggi qual è il luogo di Roma che ama di più?
Il ghetto. E un ristorante che mi fa impazzire: Hostaria
Giggetto in via del Portico di Ottavia.
Invece, dove nasce «il profumo delle foglie di limone»
che ha dato il titolo al suo più famoso bestseller?
A Dénia, una cittadina balneare della Costa Blanca
mediterranea, dove è nata anche mia figlia.
Lì vivevo in una casetta vicino alla spiaggia e il proprietario
di alcuni bungalow non lontani era un ex ­nazista, si era
macchiato di molti crimini di guerra. Il faro di Dénia, che
descrivo nel romanzo, ha una vista splendida: traghetti,
barche a vela, una cartolina. Per me il mare è
fondamentale: ha sempre un ruolo nei miei romanzi.
I luoghi del cuore a Madrid, la sua città?
Sono due. «La casa della spia», dove si vendono tutti i tipi
di oggetti per lo spionaggio: cimici, microfoni, penne.
Dietro tutti questi marchingegni, quante menti ossessive e
malate e quanto voyeurismo. E poi cè un locale dove vado
sempre con mia figlia: a tutte e due piace il cibo giapponese e qui fanno un sashimi fantastico. Kimura,
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Panorama
Trasporti marittimi
in calle Alberto Bosch.
Nei viaggi, c​è un hotel cha ha catturato la sua fantasia?
Il Best Western hotel Majestic di Città del Messico.
È un hotel depoca in una posizione straordinaria, accanto alla cattedrale. Una mattina, mentre dormivo
lì, mi ha svegliata una processione di stregoni con le «caracolas», conchiglie marine enormi, che
vedevo dalla finestra. Un incanto.
Il libro che le fa da guida nella vita?
Le metamorfosi di Ovidio. Lì c​è tutto quello che devo sapere: non bisogna aggiungere altro.
La musica che fa da colonna sonora alla stesura dei suoi romanzi?
Leonard Cohen (mancato il 7 novembre, ndr). Lho usato come fondo musicale per scrivere Lo stupore
di una notte di luce. In particolare Suzanne, che mi ha dato il ritmo per scrivere la storia.
Il film che rivede più spesso?
Ben Hur. Perché è molto lungo e mi ricorda sempre che quando ero piccola e andavo al cinema lo
vedevo sempre già cominciato e non sono mai riuscita a vederlo fino alla fine. Il che mi dava
l​opportunità di immaginare come avrei cominciato e terminato io la storia.
Il suo rifugio preferito?
La libreria Shakespeare and Company a Parigi.
La ricetta che le fa venire sempre fame?
La tortilla spagnola, la nostra frittata alta con dentro le patate. Non è affatto facile da preparare.
E suscita sempre in me il ricordo delle riunioni di famiglia in cui la tortilla non può mancare.
C​è un oggetto che ama avere sempre vicino?
Gli angeli. Ne ho una grandissima collezione: brasiliani, messicani, del Salvador, angeli fatti dagli indios
e angeli polacchi. Vado a zonzo per le città, vedo in una vetrina un angelo, lo compro.
E per me sono tutti angeli custodi.
Il suo aperitivo, a base di tapas, che cosa prevede nel bicchiere?
Prosecco. E chi mi vuole bene me lo regala».
Lei ha molte donne fra i suoi lettori. Una donna che per lei ha avuto un ruolo chiave?
Mia madre. Tra i personaggi pubblici, Marilyn Monroe. Il modello assoluto di quello che non si deve fare.
Mi ha ispirato quello che non dovevo essere: non farsi manipolare né trascinare dal successo, dalla
smania di celebrità e dal desiderio di compiacere gli altri.
di Stefania Vitulli
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Il Mattino
Porti
La scelta
Lo stop Battute e veleni sui molteplici incarichi del
presidente indicato
Maggioranza divisa al voto segreto, ora la parola alla Camera
Il Senato dice no a Pietro Spirito, non può
essere presidente dell' Autorità di sistema
portuale del Tirreno Centrale. Una tegola, un
vero e proprio schiaffo maturato nell' ottava
Commissione a conclusione del dibattito.
Presenti venti senatori su venticinque alla fine
la votazione chiusa con chiusa otto voti a
favore, otto contrari, quattro astenuti. E per il
regolamento del Senato le astensioni sono da
considerare voti contrari. Un no chiaro,
dunque. Un voto che pur essendo obbligatorio
è, comunque, non vincolante per la scelta del
ministro. Ma qui si innesta l' interpretazione del
significato istituzionale della votazione che ha
un precedente illustre che riguarda proprio il
porto d i Napoli: la nomina a presidente del
senatore Riccardo Villari. Tre anni e un mese
fa. Era ottobre del 2013, infatti, quando la
commissione del Senato bocciò la nomina di
Villari per mancanza di requisiti, si disse. E il
ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti di
allora, Maurizio Lupi, fermò la nomina
indicando ufficialmente nelle motivazioni
anche il voto contrario del Senato. «Nel mio
caso ­ chiarisce il senatore Villari ­ il problema
non ero io, ma il ministro proponente. Tirò in
ballo anche la laurea in medicina, mentre
nominava il presidente del porto di Ancona
che non era proprio laureato. Io non ho mai
voluto parlare di quella vicenda ma posso solo dire che la storia politica ha fatto piazza pulita delle
ipocrisie».
Lupi con il voto contrario del Senato non nominò Villari, dunque. Che farà ora l' attuale ministro Graziano
Delrio? I passaggi di gradimento devono avvenire in entrambi i rami del Parlamento per cui ora
certamente bisognerà aspettare il voto della Camera. Certo è, comunque, che lo strattone è arrivato ed
è stato forte. Al voto hanno partecipato nove senatori Pd, 3 di Forza Italia, 1 del gruppo misto, 2 dei
Cinque Stelle, 1 della Lega, 1 di Ncd, 1 di Ala e due di Gal. L' unico voto di maggioranza dichiaramente
contro è stato quello del senatore Stefano Esposito che aveva annunciato che mai e poi mai avrebbe
votato per Spirito. Un giudizio netto quello del senatore piemontese da cognome napoletano, perché
colpito dalla incetta di incarichi superetribuiti collezionati da Spirito. E proprio sui tanti incarichi in
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Il Mattino
Porti
Commissione sono volati giudizio e battute ironiche anche tra gli stessi senatori di maggioranza: «Ora ­
fidando nella nomina ­ si libereranno parecchi incarichi visto che il presidente dell' Autorità di sistema
portuale non può avere altri interessi al di fuori del suo ufficio».
Il voto segreto, naturalmente, non consente di valutare appieno le conseguenze politiche della
situazione.
Dei senatori Pd (9) solo Esposito ha dichiarato che avrebbe votato contro. Questo significa che i voti a
favore sono tutti degli altri otto senatori Pd?
Non lo sapremo mai. Quello che possiamo dire è che, se così è stato, altri senatori che appoggiano la
maggioranza hanno votato contro la proposta di Graziano Delrio. E non basta.
Secondo alcuni protagonisti ci sarebbero state certamente defaiance anche all' interno del Pd oltre che
tra gli alleati perché Spirito avrebbe raccolto uno o due voti favorevoli anche da sei senatori dei gruppi
di opposizione. Insomma un vero e proprio rompicapo che, comunque, indebolisce di molto la posizione
del professore nato a Maddaloni.
Questa vicenda segna anche il primo vero no ad una procedura indicata nella riforma della legge 84/94.
Mentre, infatti, dal testo della riforma sono scomparse le terne e cioè le indicazioni delle istituzioni
territoriali da cui il ministro doveva estrarre il nome del presidente, sono rimasti invariati i passaggi
parlamentari. Una scelta importante (anche se consultiva) perché testimonia la volontà di arrivare ad
investiture con la diretta partecipazione del parlamento. Insomma, abolite le proposte degli enti locali,
sono rimaste proprio i voti nelle commissioni e l' intesa con il presidente della Regione, gli unici
passaggi per legittimare la scelta del ministro. Ed è proprio alla luce di queste considerazioni che il voto
contrario in uno dei due rami del parlamento, è certamente un fatto non secondario.
Sul nome di Pietro Spirito l' intesa con il governatore Vincenzo De Luca è stata raggiunta su un terreno
di operatività: il presidente, infatti, dovrebbe essere affiancato da un segretario, Francesco Messineo,
salernitano e già segretario dell' Autorità portuale di Salerno. In ballo, poi, c' è anche la durata della
moratoria prima del completo accorpamento del porto di Salerno nella nuova Autorità di sistema
portuale del Tirreno centrale. De Luca ha chiesto, il massimo, 36 mesi.
Delrio vorrebbe che i tempi fossero più rapidi. Già più rapidi. Non bisogna dimenticare, infatti, che il
porto di Napoli è commissariato da tre anni e mezzo, che il Grande Progetto è praticamente fermo, che
ci sono clamorose indagini in corso da parte della Procura della repubblica, della Corte dei conti e da
poche settimane anche dell' Anticorruzione.
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ANTONINO PANE
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La Repubblica (ed.
Genova)
Porti
Il porto resta il motore dell' economia ma lasciarlo
isolato danneggia il territorio
La lezione degli scali tedeschi e belgi ai vertici europei sostenuti con forza da tutte le
amministrazioni locali
ALDO LAMPANI LEGGENDO lo studio
"Impatto economico sociale del porto d i
Genova" due dati spiccano chiari: il primo è
che la filiera portuale attiva in Liguria 10,9
miliardi di euro di produzione, 4,6 miliardi di
valore aggiunto ed impiega 54mila unità
lavoro. Il secondo recita che " la filiera portuale
pesa il 10,8% del valore aggiunto della Liguria
e l' 8,3% per l' occupazione". Un centro
insostituibile, dunque, per il tessuto del
territorio e non solo. Un polo su cui investire.
Cosa che avviene. Infatti, riprendendo come
fonte l' analisi in merito dell' Autorità portuale
di Genova, la stampa specializzata dice che:
"in vent' anni, dal 1994, quando hanno iniziato
l' attività con la nascita del porto dei privati, le
imprese dei terminal portuali di Genova hanno
investito 670 milioni di euro. E gli anni della
crisi economica non hanno fermato gli
investimenti che dal 2007 al 2015 hanno infatti
registrato una crescita del 60%. Con un
"picco" di 61 milioni di euro, record storico,
proprio nel 2015, quando il porto ha registrato
il record anche per la movimentazione dei
container". E gli investimenti pubblici? Ci sono,
certo, ma sono sempre pochi e lunghi ad
arrivare. Altrove non è così. Poco meno di due
anni fa, fonte il responsabile della comunicazione ed informazione del porto di Amburgo Bengt Van
Beuningen, in merito allo scalo tedesco si diceva che: "Le infrastrutture sono un problema delle autorità
portuali, però anche l' amministrazione cittadina è responsabile per la pianificazione e gli investimenti
nel porto. Poi ad Amburgo c' è lo Stato federale, responsabile per le strade attorno al porto che fanno
parte della città; il terzo livello è costituito dalle infrastrutture federali come le ferrovie, le autostrade etc.
Se un piano include le infrastrutture e le tematiche ambientali con cui è necessario confrontarsi serve
molto tempo per coinvolgere tutte queste parti". Molto tempo anche lì, dunque, per vedere lo Stato
intervenire. Ma nel citare il concetto del tempo per ottenere nuovi investimenti, il Porto di Amburgo non
aveva ricordato che, solo nel periodo 2004­2009 il Senato di Amburgo aveva approvato (e stanziato) un
piano di sviluppo del porto cittadino che prevedeva investimenti per 746 milioni di euro, 262 milioni dei
quali per la realizzazione di infrastrutture portuali e logistiche. Il programma, denominato "Con
riferimento ai mercati in dinamica espansione ­ Opportunità e potenziali di sviluppo del porto d i
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La Repubblica (ed.
Genova)
Porti
Amburgo", il senatore alle Attività Economiche del Land di Brema, Gunnar Uldall, aveva sottolineato
come il porto fosse "un pilastro essenziale per un' ulteriore prosperità della città anseatica".
A Genova, il porto come pilastro della prosperità" non lo ha mai definito nessuno. Anche se lavora e da
lavoro, cresce e si offre come primo "volano" per la ripresa economica della città. Nonostante i
finanziamenti pubblici con il contagocce ed una autonomia finanziaria da Corea del Nord. E mentre lo
scalo della Lanterna produce numeri di sostanza, Amburgo soffre. I dati consolidati del 2015 erano stati
negativi in termini percentuali sulle merci e sui container. Quelli di quest' anno non dicono meglio. Nel
2007 la Commissione Ue aveva individuato sfide considerevoli per il settore: i livelli di prestazione, i
collegamenti con l' entroterra, le tecnologie esistenti e il loro impatto sull' ambiente, la trasparenza nell'
utilizzo dei fondi pubblici, le restrizioni nell' accesso al mercato e l' organizzazione del lavoro nei porti.
Italia, con la Liguria capofila, e nord Europa si sono mosse diversamente. A cominciare da water front e
retroporti. Il Porto di Genova (come quelli di La Spezia e Savona) sarebbe in grado di cambiare volto
alle città di appartenenza, solo facendo, in sedicesimo, quello che hanno potuto fare i grandi porti del
nord Europa. Se ne parla in una pubblicazione tecnica del centro studi della Cassa Depositi e Prestiti,
uno dei centri di finanziamento delle infrastrutture italiane. "La perdita di competitività della portualità
italiana è un danno non solo per il settore ma per l' intero sistema economico nazionale, non solo perché
questa (portualità ndr) rappresenta il 2,6% del pil ma anche perché è un elemento di competitività per
tutto il sistema industriale. SI ricorda nel recentissimo documento (marzo 2016) del Servizio Ricerca del
Parlamento Europeo (Autore: Marketa Pape, Servizio di ricerca per i deputati) sull' accesso al mercato
dei servizi portuali che "In un terzo tentativo di liberalizzare i servizi portuali nell' Unione europea, nel
2013 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento volta a eliminare la competizione
sleale e migliorare l' efficienza commerciale dei principali porti marittimi dell' Unione Europea". La
proposta stabilisce un quadro "per l' accesso al mercato dei servizi portuali e disposizioni comuni in
materia sia di trasparenza dei finanziamenti pubblici per i porti che di diritti d' uso, senza influire sulle
norme sociali e occupazionali degli Stati membri". Il contesto riguarda i circa 1200 porti marittimi dell'
Unione e ribadisce quanto siano "fondamentali per la sua economia, dal momento che consentono il
transito del 74% circa delle merci importate ed esportate e del 37% degli scambi all' interno dell'
Unione. Oltre ad essere essenziali sia per il settore dei trasporti sia per la competitività dell' Ue, i porti
danno lavoro a oltre 3 milioni di persone e possono potenzialmente creare ulteriore occupazione e
attrarre gli investitori.
©RIPRODUZIONE RISERVATA IL PIANO Le grandi opere non possono restare in eterno in attesa di
una soluzione: diventa necessario decidere, in un senso o nell' altro e poi procedere "
ALDO LAMPANI
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17 novembre 2016
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Panorama
Porti
UN MARE DI SOSTENIBILITÀ La famiglia
Castiglione inscatola pesce azzurro per ristoranti. E
ha riaperto la tonnara di Favignana. Ma solo per i
turisti.
Sono i primi produttori italiani di tonno in
scatola per la grande distribuzione e la loro
storia comincia nel 1933, quando Nino
Castiglione, pescatore e commerciante
trapanese, inizia a realizzare conserve di
pesce azzurro sottolio in un piccolo
stabilimento nellarea demaniale del porto d i
Trapani. Dagli sgombri al tonno, il passo è
breve: «Mio nonno» racconta Eugenio
Giacomazzi, nipote del fondatore e
amministratore delegato dellazienda «dopo
pochi anni dallinizio dellattività decise di
iniziare a inscatolare il tonno, occupandosi
delle grandi pezzature a uso di ristoranti e
mense. Acquistò una vecchia tonnara nel
comune di Erice e nei primi anni 60 cominciò a
produrre anche le classiche scatolette da
vendere al dettaglio».
Il nonno Nino nel 1973 compra anche i diritti di
pesca, iniziando quindi a inscatolare il tonno
rosso del Mediterraneo, pescato in proprio:
«Buona parte veniva esportato in Giappone,
ma nel 2003 sospendiamo le attività di pesca,
per salvaguardare la specie che nel frattempo
altri sistemi di cattura avevano messo a
rischio».
Nel 1987 muore il fondatore Nino e al timone dellazienda arriva il figlio Franco: «Ora siamo 7 nipoti a
occuparci di tutto, il tonno arriva dal Centro America o dallEstremo Oriente e ha tutte le certificazioni di
sostenibilità». Per tenere viva la grande tradizione trapanese, lazienda Castiglione questanno ha
riaperto, per uso turistico, la tonnara di Favignana
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