la brochure della mostra - Comune di Palazzo San Gervasio

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la brochure della mostra - Comune di Palazzo San Gervasio
Camillo d’Errico.
Le passioni di un collezionista.
Dipartimento
DiCEM
Università della Basilicata
Regione
Basilicata
Apt
Basilicata
Comune di
Palazzo San Gervasio
Pinacoteca e Biblioteca
Camillo d’Errico
Camillo d’Errico. Le passioni di un collezionista.
Palazzo d’Errico, Corso Manfredi,
Palazzo San Gervasio
27 giugno - 31 ottobre 2014
A cura della
Soprintendenza per i Beni Storici Artistici
ed Etnoantropologici della Basilicata
e
Università degli Studi della Basilicata
Marta Ragozzino
Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed
Etnoantropologici della Basilicata
Elisa Acanfora
Università degli Studi della Basilicata, Storia dell’Arte
Moderna
Progetto
Mauro Vincenzo Fontana
Università degli Studi della Basilicata, Storia e Tecnica
del Restauro
Silvia Padula
Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed
Etnoantropologici della Basilicata
Studio e attività di ricerca
Apollonia Basile, Teresa Garaguso, Silvia Padula
e
Filippo Aruanno, Eleonora Carmela Bianco, Mauro Vincenzo Fontana, Francesco Giaconella, Italia Manolio,
Serena Giovanna Pascucci, Eleonora Sansone, Milena
Viceconte
Coordinamento organizzativo
Mario Saluzzi
Segreteria organizzativa e redazionale
Grazia Maria Calandriello, Teresa Garaguso
Referenze fotografiche
Archivio fotografico Soprintendenza Beni Storici
Artistici Etnoantropologici - Basilicata
Fotografie
Beatrice Carriero
e
Rodolfo Fiorenza, Ferdinando Ottaviano Quintavalle
Ricerche fotografiche
Pietro Valluzzi, Caterina Viggiani
Ricerche bibliografiche
Cristina Salomone
Controllo conservativo delle opere
Laboratorio di Restauro Soprintendenza Beni Storici Artistici Etnoantropologici - Basilicata
Apollonia Basile, direttore
con Lucialba Barbalinardo, Eufemia Maria Rosaria
D’Ambrosio, Anna Maria Leone, Damiana Roberti
Allestimento
Pietro Paolo Tarasco, Lucialba Barbalinardo,
Domenico Bia, Giovanni Di Trani, Tobia Loglisci, Vito
Gargano, Damiana Roberti
Ufficio Stampa
Michele Saponaro
Consiglio di Amministrazione dell’Ente Morale
Biblioteca Pinacoteca Camillo d’Errico di
Palazzo San Gervasio
Michele Mastro, Sindaco di Palazzo San Gervasio
Marta Ragozzino, Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
Mario Saluzzi, Conservatore
Mario Romanelli, Rappresentante del popolo
Eugenia d’Errico, Rappresentante della famiglia
Supporto tecnico
A.A.P. Associazione Amici Pinacoteca
Palazzo San Gervasio
Palazzo d’Errico, Corso Manfredi,
27 giugno - 31 ottobre 2014
Ingresso libero
Orari 10.00 - 13.00 / 17.00 - 20.00
info 0972.44479 - 338.7672338
www.pinacotecaderrico.it
facebook Pinacoteca Camillo d’Errico
Partner
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Sono orgoglioso di rappresentare, in qualità di Presidente, l’Ente Morale Camillo d’Errico
in questo particolare momento storico. Cent’anni sono passati dal giorno di istituzione
dell’Ente, tante sono state le pagine di storia scritte per questa Fondazione e innumerevoli gli attestati di encomio al cavalier Camillo d’Errico, che tanto bene ha voluto alla
nostra Palazzo san Gervasio, alla cui comunità ha voluto lasciare un segno indelebile e
che, grata difenderà per sempre la sua Pinacoteca e Biblioteca.
Michele Mastro
Sindaco di Palazzo San Gervasio
Non mi sembra vero!
Siamo arrivati al centenario dell’ente, 100 anni, sono 100 anni, la mostra archeologica, i
quadri, le stampe i libri, i seminari sulla vita, e su chi è stato, e chi ha rappresentato il nostro benefattore Camillo d’Errico. Camminar per le stanze della pinacoteca, ascoltando la
musica del pianoforte, fa venire i brividi, riporta la mente in un’epoca lontana, in un’epoca,
dove in Lucania non c’erano neanche le strade, mentre, qui, a palazzo d’Errico, c’era la
bellezza, la cultura, si discuteva di politica, si ospitavano i grandi viaggiatori, e si progettava la nuova nazione, l’Italia. Questa mostra dal titolo Camillo d’Errico. Le passioni di un
collezionista, rafforza ancora più l’ottimale “trade union” che si è creata per la gestione
mista pubblico privata dei nostri preziosi beni culturali. Il Mibact, e l’ente morale Camillo
d’Errico, assieme, legati da un fine comune, promuovere e mettere a valore la cultura.
Siamo nell’anno giusto, si festeggia, il centenario della fondazione d’Errico, e Matera,
scelta fra le sei città italiane candidate a diventare capitale Europea della Cultura, due appuntamenti storici. Finalmente si chiuderanno tutte le questioni, si ragionerà, e si stilerà
quel protocollo d’intesa, previsto all’art.6, dai nostri legislatori regionali, che lungimiranti
nel 2008, approvarono la Legge Regionale n. 29, che, regola le “Norme sulla valorizzazione della pinacoteca e biblioteca Camillo d’Errico”.
Mario Saluzzi
Conservatore pinacoteca d’Errico
Cento anni!
Traguardo storico. Un tempo intriso di vicende, di vita vissuta appieno con la consapevolezza di essere parte della storia della comunità dei Palazzesi e non solo. Ecco cosa è stata
e cos’è ancora oggi, nel suo pur inauspicato esilio materano, la Collezione e l’Ente Morale
Camillo d’Errico: esperienza museale extra ordinem. La casa-museo che con la nascita
dell’Ente si apre all’esterno e diventa patrimonio di tutti, grazie alla lungimiranza di chi,
quella personale passione, ha voluto trasferire al mondo intero con la convinzione che
donare ciò che si possiede è vivere quotidianamente nel ricordo di ognuno.
Mario Romanelli
Rappresentante del popolo c.d.a ente morale C. d’Errico
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“L’uomo non è un essere per se stesso debole… al contrario riunitelo in Società ed il suo genio potrà tutto! Qui le sue facoltà si sviluppano, nuovi mari e nuove terre egli scopre, nuovi
bisogni fanno sorgere nuove abitudini!”
Così Vincenzo d’Errico nel Discorso pronunziato a Potenza quale Presidente della Reale
Società Economica il 30 maggio 1844. Il nipote Camillo fa sua questa verità e l’applica al
suo bisogno personale di scoprire nuovi pittori, nuove scuole pittoriche, di riempire pareti
vuote secondo il gusto dell’epoca e di lui come collezionista e non solo, ma anche collezionista di stampe in gran parte del XIX secolo e di libri antichi.
Dotato di gusto e sensibilità, di visite a studi di artisti, di colloqui con consulenti del ramo,
di consultazioni di libri e riviste d’arte, ne divenne un vero competente. Poter gioire della
bellezza dell’arte senza varcare le frontiere, dunque!
Cosa c’è di più grande dell’emozione della bellezza?
E questa emozione Camillo d’Errico l’ha voluta regalare a tutti, come suo capolavoro d’arte sicuramente, non come autocelebrazione dato il carattere riservato che lo contraddistingueva.
Grande amore per l’arte: ecco allora la sua volontà della creazione di un Ente Morale
che garantisse la conservazione integra della collezione, l’apertura al pubblico, la predisposizione di rendite da utilizzare per far vivere la Pinacoteca e Biblioteca, l’attenzione
all’esposizione delle opere.
Esattamente principi validi ancora oggi.
Il bisogno diventa così abitudine, crescita e arricchimento personale.
Il primo Centenario della costituzione dell’Ente Morale ricorda oggi il nostro antenato,
uomo di grande umanità col pensiero volto al futuro, un futuro capace di esercitare una
forza che partendo dalla cultura può diventare forza di trasformazione per la Basilicata.
La famiglia d’Errico
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Nel panorama delle ricerche promosse negli ultimi anni dalla Soprintendenza per i beni
storici, artistici e etnoantropologici della Basilicata riguardo allo straordinario patrimonio
culturale raccolto da Camillo d’Errico, nell’ambito di un importante percorso di condivisione avviato da diversi anni insieme all’Ente Morale Biblioteca e Pinacoteca Camillo d’Errico
e alla comunità di Palazzo San Gervasio, con il supporto scientifico dell’Università degli
Studi di Basilicata, non poteva mancare un approfondimento dedicato specificamente
alla passione collezionistica del grande amateur lucano e alle ragioni storiche della sua
raccolta.
Abbiamo voluto quindi ricordare il centenario della costituzione dell’Ente Morale Biblioteca e Pinacoteca Camillo d’Errico (avvenuta il 19 luglio 1914), con una mostra ricca di capolavori, che ha l’obiettivo di rileggere la poliedrica figura del d’Errico a partire dalle sue pionieristiche scelte nel campo delle arti e della cultura: le passioni di un collezionista, appunto.
L’esposizione, che per la prima volta in questi cento anni, intende riavvicinare, tramite
un ragionamento puntuale, le varie anime della più importante raccolta artistica della
Basilicata e tra le prime dell’intera Italia meridionale, si offre come chiave privilegiata per
analizzare, attraverso tali passioni, le oscillazioni della storia del gusto ed un contesto
culturale più ampio e variegato, come quello napoletano, nel quale d’Errico fu protagonista vivace nella seconda metà dell’Ottocento.
Contesto culturale che si riflette, influenza, indirizza ma certo non omologa il gusto indipendente del lucano, talvolta controcorrente nella sua meditata scelta di collezionista
amatore sul mercato artistico partenopeo ma anche, non va dimenticato, di committente
attento ai propri giorni.
Camillo, che a Palazzo San Gervasio ebbe anche un ruolo politico (e per questo fu così attento alla comunità), con il suo lungimirante testamento del 1897, non solo dispose per la
costituzione dell’Ente Morale che oggi festeggiamo, bensì volle anche legare il suo patrimonio di superbi dipinti, preziosi libri e squisite incisioni alla pubblica fruizione, dunque al
godimento di tutti, perchè considerava, in anticipo sui tempi, questo patrimonio privato,
frutto della sua passione oltre che dei suoi oculati investimenti, un “bene comune”.
La Soprintendenza per i Beni storici artistici e etnoantropologici della Basilicata, che conserva, cura ed espone da molti anni tale patrimonio, rispondendo alla necessità fondante
di “pubblica utilità” espressa con lucidità dal grande collezionista di Palazzo San Gervasio,
considera fondamentale portare avanti le ricerche e gli studi, puntuali e complessivi, sulla
raccolta e le singole opere che la compongono, individuate da Camillo con il supporto dei
suoi consiglieri, come si comincia a definire.
Pubblica utilità significa anche mettere le opere, conservate e valorizzate nel modo migliore, e le energie, specialmente giovani, al servizio dello sviluppo e della crescita della
conoscenza collettiva. Ogni restauro, che il nostro Istituto continua, nonostante l’esiguità
dei mezzi, a compiere, ogni nuova acquisizione critica che le indefesse ricerche di studiosi
attenti alle ricerche meridionali e alla ricostruzione della nostra vicenda artistica permettono (e di cui questa mostra saprà dar conto egregiamente), diventa un tassello di un
grande luminoso mosaico in cui posto di rilievo occupa la figura di Camillo d’Errico, collezionista appassionato.
Marta Ragozzino
Soprintendente Beni Storici Artistici
Etnoantropologici della Basilicata
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Erano passati quasi quattro decenni dalla morte di Camillo d’Errico quando, nel 1938, la
collezione che egli aveva allestito nella propria residenza di Palazzo San Gervasio trovò finalmente quella ribalta e quella notorietà di cui da lungo tempo era alla ricerca. In
quell’anno, infatti, alcune delle tele che il raffinato mecenate lucano aveva raccolto in
vita lasciarono temporaneamente la Basilicata per raggiungere Napoli, dove, in occasione
della celeberrima mostra sulla pittura partenopea dei secoli XVII, XVIII e XIX, si confrontarono per la prima volta con il grande pubblico degli amatori e quello degli specialisti.
A far data da quell’avvenimento, che, insieme all’appassionata “Relazione artistica” compilata nel 1928 da Wart Arslan, identifichiamo oggi come un punto di partenza obbligato
per la conoscenza della cultura figurativa lucana di epoca moderna, la quadreria che Camillo era riuscito ad allestire con passione e perseveranza si è guadagnata a più riprese
l’attenzione degli studi, e non solo di quelli di area meridionale. In particolare negli ultimi
due-tre decenni, non sono mancate le occasioni per nuove ricerche, affondi mirati e aggiustamenti di tiro che, nel tempo, hanno consentito agli studi di pervenire a un grado di
conoscenza sempre più vasto e articolato.
Eppure, setacciando le maglie del quadro storiografico attuale, non si fatica troppo ad
accorgersi come la figura del d’Errico non abbia ancora innescato interessi veramente approfonditi, oscurata troppo spesso agli occhi della critica dalla radiosa luminosità dei capolavori che egli stesso riuscì a raccogliere sul mercato artistico partenopeo.
Sullo sfondo di una simile cornice critica generale, la mostra intende affacciare una nuova
lettura della fisionomia di Camillo come collezionista, proponendosi innanzitutto di restituire al colto amateur meridionale un’immagine meno stereotipata di quella consolidata
nel senso comune e, per converso, più aderente alla sua effettiva portata storica.
Allestita nelle sale che il d’Errico stesso aveva predisposto per ospitare la propria raccolta,
l’esposizione è organizzata in tre sezioni, strettamente correlate. La prima, concepita per
restituire al visitatore la varietà degli orientamenti seguiti da Camillo in fatto di pittura,
contiene alcune delle opere più celebrate della sua collezione, dalla tela con Giacobbe che
contempla la tunica insanguinata del figlio Giuseppe – presentata per la prima volta con
il corretto riferimento ad Aniello Falcone – al Paesaggio con armenti presso una fontana
di Salvator Rosa, dalla Contadina di Gaspare Traversi al Ritratto di Emanuela Vecchio di
Francesco De Mura passando per i due Baccanali di Giacomo Del Po e le Vedute di Leonardo Coccorante. Quanto alla seconda sezione, essa raccoglie un gruppo rappresentativo
delle incisioni a stampa riunite negli anni dal d’Errico, presentate per la prima volta al
pubblico a margine di una specifica ricerca.
Mauro Vincenzo Fontana
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I dipinti
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Aniello Falcone (1607-1656), Giacobbe contempla la tunica insanguinata del figlio
Giuseppe, olio su tela cm. 125x153
Francesco Guarino (1611-1651), Sant’Agnese e Sant’Agata, olio su tela cm. 65x59
10
Hendrick van Somer (1615-1685), Maddalena penitente, olio su tela cm.76,5x63
Luca Forte, attr. (1605 ca.- 1660 ca.), Natura in posa con frutta, verdura, fioriera e
colomba in volo, olio su tela cm. 170x245
11
Cornelis Van Poelenburg (1594-1667), Clorinda salva Olindo e Sofronia,
olio su tela cm. 36x44
Salvator Rosa (1615-1673), Paesaggio con armenti in sosta presso una fontana,
olio su tela cm. 107x127
12
Domenico Gargiulo, detto Micco Spadaro (attivo a Napoli nel XVII secolo),
Partenza di Giacobbe dalla casa di Labano, olio su tela cm. 115x167
Michele Pagano (1697-post 1750), Paesaggio con cascata, olio su tela cm. 73x97
13
Nicola Vaccaro (1640-1709), Carità, olio su tela cm. 128x101
Niccolò Casissa (attivo a Napoli tra XVII e XVIII secolo), Tommaso Giaquinto?
(1661/1662-1717), Natura morta con fiori, frutta e figura femminile,
olio su tela cm. 130x156
14
Giacomo del Po (1652-1726), Baccanale con corteo di Sileno; Baccanale
con satiri e menadi danzanti dinanzi la statua del dio Pan, olio su tela cm. 75,6x100 ciascuno
15
Baldassarre de Caro (1689-1750), Lotta di galli, olio su tela cm. 97x71
Baldassarre de Caro (1689-1750), Cacciagione, olio su tela cm. 66x130
16
Leonardo Coccorante (1680-1750 circa), Veduta con rovine; Veduta con rovine,
olio su tela cm. 50x63 ciascuno
17
Gaspare Traversi (1722/1724-1770), Contadina, olio su tela cm. 65x52
18
Francesco De Mura (1696-1782), Ritratto di Emanuela Vecchio, olio su tela cm. 145x120
19
Sebastiano Conca e bottega (1680-1764), Riposo durante la fuga in Egitto, olio su tela cm. 155x104
20
Giuseppe Bonito (1707-1789), Maestro di scuola; Maestra di cucito, olio su tela cm. 36x48
Domenico Carella (1721/1723-1813), Vulcano mostra a Venere le folgori forgiate per Giove;
Angelica e Medoro, olio su tela cm. 76x62 ciascuno
21
Raffaele Barbieri (doc. 1846-1857), Ritratto di Agostino d’Errico; Ritratto di Vincenzo
d’Errico; Ritratto di Camillo d’Errico, olio su tela cm. 63x50 ciascuno
22
Raffaele Barbieri (doc. 1846-1857), Rinaldo e Armida; Venere e Amore, olio su tela cm. 41x55
23
Giacomo Di Chirico (1844-1883), Ritratto di Camillo d’Errico, olio su tela cm. 85X67,5
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Le incisioni
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Mosè e Aronne davanti al faraone
inc. Cornelis Cort (1533 –1578), inv. Federico Zuccari ( 1540 – 1609)
ed. Antonio Lafrery (1512 – 1577), edizione 1567
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a
b
c
d
e
f
g
Serie 'Imago Bonitatis Illius'
inc. Joan Sadeler (1550 – 1600), inv. Marten de Vos (1532 – 1603)
dis. Joan Sadeler (1550 – 1600), editore Joan Badeler (1550 – 1600)
a. La creazione della luce; b. La creazione del firmamento; c. La creazione della Terra;
d. La creazione del sole, della luna e delle stelle; e. La creazione degli animali;
f. La creazione di Adamo ed Eva; g. Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre
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Mercurio e Argo
inc. Cherubino Alberti (1533 – 1615)
inv. Polidoro Caldare (1495 – 1543)
Giona inghiottito dalla Balena
inc. Johannes Sadeler (1550 – 1600)
inv. Dirk Barendsz (1534 – 1592)
Adorazione dei pastori
inc. Johannes Sadeler (1550 – 1600), Inv. Jacopo da Ponte (1517 – 1592)
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a
b
c
d
Serie ‘Le quattro parti del giorno’
inc., inv., dis. e editore Crispino de Passe (1564 - 1637)
a. Il mattino; b. Il pomeriggio; c. La sera; d. La notte
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Venere e Adone
inc. Michele Dorigny (1617 – 1665) inv. Simon Vouet (1590 – 1649), edizione 1645
Scena di combattimento e corteo trionfale (Particolare della volta di Marte a Palazzo Pitti)
inc. Jacques blondel (1655 – 1695), inv. Pietro Berettini ( 1596 – 1669)
editore Jacopo de Rossi (attivo tra il 1636 e il 1691)
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Combattimento sul Po per la presa di Cremona
inc. Andrea Zucchi (1679 – 1740), inv. Giacomo Palma il giovane (1544 – 1628)
Prospetto di Palazzo Corsini
inc. Giuseppe Vasi (1710 – 1782), inv. Ferdinando Fuga (1699 – 1781),edizione Roma 1751
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a
b
Serie 'Le quattro parti del giorno'
inc. Francesco del Pedro (1749 – 1806), inv. J. Vernet (1712 – 1789)
editore Nicola Cavalli (1730 – 1822), edizione Venezia
a. Il crepuscolo; b. La notte
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Antinoo
inc. Francesco Piranesi (1758 – 1810), dis. Tommaso Piroli (1752 - 1824)
edizione Roma 1782
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Palazzo San Gervasio
Palazzo d’Errico, Corso Manfredi,
27 giugno - 31 ottobre 2014
Camillo d’Errico.
Le passioni di un collezionista.
Ingresso libero
Orari 10.00 - 13.00 / 17.00 - 20.00
info 0972.44479 - 338.7672338
www.pinacotecaderrico.it
facebook Pinacoteca Camillo d’Errico
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Camillo d’Errico.
Le passioni di un collezionista.
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Aniello Falcone (1607-1656), Giacobbe contempla la tunica insanguinata del figlio Giuseppe.
Palazzo San Gervasio
Palazzo d’Errico, Corso Manfredi,
27 giugno - 31 ottobre 2014