a ricerca deirarmonia

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a ricerca deirarmonia
Dal Romanticismo delle patrie al secolo delle nazioni
La vita e le opere
Friedrich Hölderlin
Friedrich Hölderlin nacque nel 1770 a Lauffen sul
\eckar. Dopo gli studi seminariali, nel 1788 entrò nel collegio
Teologico dello Stift, a Tubinga, dove aveva come condiscepoli i futuri filosofi Schelling ed Hegel. Intanto cominciò a sturbare appassionatamente i poeti e i filosofi greci (soprattutto
-:ndaro) e la poesia di Young, Ossian e Schiller. Dal 1794 si
Trasferì a Jena, dove seguì le lezioni universitarie di Fichte, frecuentó la casa di Schiller ed ebbe modo di conoscere Goethe
ed Herder. Iniziò a pubblicare le prime liriche, mentre trovò
Impiego come precettore privato a Francoforte e in altre città.
Sempre dal 1794 lavorò al romanzo Iperione o L'eremita in
La trama
Iperione
Il romanzo, nel quale risulta centrale la stessa esaltazione dell'antica Grecia come un ideale nostalgico e irrealizzabile di perfezione e armonia tipica delle liriche di Hölderlin,
è scritto in forma epistolare e racconta la vita di un giovane
greco contemporaneo, Iperione, attraverso le lettere inviate
all'amico Bellarmino.
Iperione è stato educato dal maestro Adamas al culto
dell'antica Grecia; nutre grandi ideali, sogna un'umanità superiore e rigenerata e soffre per la situazione abbietta del proprio paese, la Grecia, soggetto alla dominazione turca. Il giovane vive una condizione di perenne inquietudine che i suoi
numerosi viaggi attraverso il paese accrescono: svanita infatti
l'antica virtù, non vi trova che crudeltà e indifferenza. Si innaCrecia (Hyperion oder Der Eremit in Griechenland), che uscì in
due parti (nel 1797 e nel 1799).
Nel 1802 morì Suzette, la moglie del banchiere Gontard di Francoforte, da Hölderlin amata e trasfigurata in alcune liriche nel personaggio di Diotima, in quello stesso anno si
manifestarono i primi segni della schizofrenia che lo avrebbe
accompagnato per il resto della vita. Nel 1806, aggravatasi la
13
FRIEDRICH HÖLDERLIN
L
sua pazzia, venne affidato alla famiglia di un
falegname
di
Tubinga, presso la quale sarebbe vissuto fino alla morte,
avvenuta nel 1843. Alcuni amici raccolsero in volume le sue
poesie,
pubblicandole nel 1826.
mora quindi di Diotima, ma solo per poco tempo
l'amore
può
placare la sua ansia, tanto che egli lascia la fanciulla
per
andare a combattere contro i turchi. Anche i suoi sogni di
gloria
militare si infrangono però contro la realtà squallida
della
violenza e del cinismo che scopre tra i commilitone. Il
giovane
decide così di tornare da Diotima, ma scopre che la
fanciulla
è
morta di dolore in seguito al suo abbandono.
Iperione lascia allora la Grecia per la Germania
(dove
era stato in esilio alcuni anni, al tempo della rivolta
greca
del
1770), ma vi trova solo grettezza e incomprensioni.
Unicamente nella solitudine della natura egli riuscirà a
scoprire
l'armonia vanamente cercata nella società, la
conciliazione
dei
contrasti in una superiore unità universale.
Hyperion oder Der Eremit
in Griechenland
a ricerca deirarmonia
lì modello dell'eroe romantico inquieto e ribelle, incapace di placare la propria ansia di vita, trova nella figura
di Iperione una manifestazione ricca di risonanze filosofiche. Il nome stesso di Iperione allude al titano figlio di
Gea (la Terra) e Urano (il Cielo): simbolo della natura
duplice dell'uomo, in cui il celeste e il terreno (o il divino
e l'umano) si sono mescolati senza fondersi. L'armonia
che Iperione cerca e che trova soltanto dopo un viaggio fal
[I sogni di gloria della giovinezza]
1
limentare che lo conduce alla solitudine ("L'eremita in
Grecia" è il sottotitolo del romanzo), è proprio un superamento della duplicità disarmonica, realizzato grazie alla
scoperta intuitiva di un'immobile anima del mondo, in
cui tutte le dissonanze si annullano e tacciono nel silenzio
dell'eternità. Presentiamo due brani: il primo è tratto da
una delle prime lettere del romanzo; il secondo riproduce integralmente la parte conclusiva dell'opera.
Dal Romanticismo delle patrie al secolo delle nazioni
Dove potrei trovare rifugio, se non avessi i cari giorni della mia giovinezza?
Come uno spirito che non trova pace sull'Acheronte, 1 io ritorno alle abbandonate contrade della mia vita. Tutto invecchia e tutto di nuovo ringiovanisce. Perché noi soli siamo esclusi da questa vicenda della natura? oppure vale anche per noi?
1. Acheronte: il fiume che, secondo la mitologia greca, segnava l'accesso al regno dei morti.
5
7
2
Sezioni 1 # Dal Romanticismo delle patrie al secolo delle nazioni
Io lo vorrei credere, se una cosa non fosse in noi: quell'immensa aspirazione ad essere
tutto, che, come il titano dell'Etna,2 infuria nella profondità del nostro essere.
E pure chi non vorrebbe piuttosto sentirla in sé, quasi un olio bollente, che confessare a
se stesso di essere nato per la frusta e il giogo? Un furente destriero o una rozza, 3 che abbassa
gli
orecchi
quale
è
più
nobile?
10 Caro! vi fu un tempo che anche il mio petto si scaldava a grandi speranze, che anche a me
fremeva nei polsi la gioia dell'immortalità, che mi avvolgevo fra magnifici propositi, come
nell'ampia notte dei boschi, che, felice come i pesci dell'oceano, mi spingevo innanzi, ognora più innanzi nel mio sconfinato avvenire.
Come animoso, o beata natura, è balzato il giovane dalla tua culla! Come si allegrava
15 nella sua intatta armatura! il suo arco era teso, i suoi dardi frusciavano nella faretra, e gli immortali, gli alti spiriti dell'antichità lo guidavano, e il suo Adamas era tra loro!4
Ovunque io andavo e sostavo, mi accompagnavan le magnifiche forme.5 Come fiamme,
si fondevano l'uno nell'altro nel mio intimo i fatti di tutti i tempi, e, come in un trionfante
temporale si accavallavano, forme gigantesche, le nubi del cielo, così si univano in me e di6
20 ventavano un'infinita vittoria le mille vittorie delle Olimpiadi.
5
[L'ultima lettera]
Volevo, ancora una volta, andar via dalla Germania. Non cercavo più nulla fra questo popolo, ero abbastanza amareggiato da offese spietate e non volevo che la mia anima si dissanguasse completamente fra gente come questa.
Ma la celeste primavera mi trattenne; era questa l'unica gioia che mi rimanesse, era, sì,
25 l'ultimo mio amore; come potevo pensare ad altre cose e abbandonare il paese dove era anch'essa?
Bellarmino!7 non avevo ancora mai provato in tal modo quell'antica, forte parola del
destino: una nuova felicità si crea nel cuore che persiste e vince, paziente, la mezzanotte
del dolore, simile al canto dell'usignolo nel cuore della notte; soltanto nel profondo do8
30 lore risuona, per noi, divino, il canto della vita. Perché, ora, come con i genii, vivevo
con gli alberi fioriti e i limpidi torrenti che là sotto scorrevano; con il loro sussurro, simile a voce divina, trascinavano via dal mio petto il dolore. E così mi accadeva ovunque, o
mio caro! quando riposavo sull'erba e una placida vita mi circondava di verde, quando
salivo su per la tiepida collina dove la rosa di macchia cresce ai margini del sentiero sas35 soso, e anche quando navigavo lungo le rive del fiume e intorno a tutte le isole che egli
teneramente custodisce. [...]
Così mi abbandonai sempre maggiormente e senza misura alla radiosa natura. Così volentieri sarei ritornato fanciullo per esserle più vicino, come volentieri avrei voluto sapere di
meno e diventare un puro raggio di luce per esserle più vicino. Oh! sentirmi, per un istante,
40 nella sua pace, nella sua bellezza, quanto valeva ciò, per me, più di tutti gli anni pieni di
pensieri, di tutti i tentativi degli uomini che tutto tentano. Tutto ciò che avevo imparato si
sciolse come ghiaccio, tutto ciò che avevo fatto durante la mia vita, tutti i progetti della giovinezza si dileguavano in me e, voi, miei cari, che siete lontani, voi morti e voi vivi come eravamo intimamente una sola cosa.
45 Un giorno sedevo lontano da casa, in un campo, accanto a una fonte, all'ombra di rupi verdi di edera, sotto pendenti cespugli fioriti. Era il più bel meriggio che io avessi conosciuto. Spiravano dolci auree e la terra splendeva ancora nella luminosa freschezza del
2.
titano dell'Etna: si tratta del dio
(non
un titano) Efesto, che nel cuore dell'Etna forgiava le armi degli dèi.
una rozza: un cavallo vecchio e
malandato.
Adamas era tra loro: è il maestro di
Ipe-
3.
4.
3
rione, che l'aveva indirizzato verso l'amore
dell'antica Grecia. Adamas è qui presentato
da Iperione come un antico greco redivivo,
non inferiore alle nobili figure (alti spiriti)
dell'antichità.
le magnifiche forme: gli ideali di
antica
bellezza coltivati nell'intimo.
5.
6.
le mille vittorie delle Olimpiadi:
qui
citate come simbolo della civiltà greca classica.
Bellarmino: l'amico di Iperione, destinatario delle sue lettere.
genii: le divinità o semidivinità che secondo la mitologia vivono nei fenomeni
della natura.
7.
8.
Capitolo 1 # Il Romanticismo tedesco
mattino e, immota, sorrideva la luce nella sua etra nativa. 9 Gli uomini si erano allontanati, per riposare, dal lavoro, al desco casalingo, il mio amore era solo con la primavera e
so un'incomprensibile nostalgia era in me. «Diotima, 10» esclamai, «dove sei, dove sei tu?» E
mi pareva di udire la voce di Diotima, quella voce che, un tempo, nei giorni della gioia, mi
aveva rasserenato.
«Presso i miei,» esclamò, «sono io, presso i tuoi che lo smarrito spirito umano misconosce.»
Mi colse un dolce terrore, e il pensiero si oscurò in me.
55 «O amata parola da una sacra bocca,» esclamai, appena fui di nuovo desto, «amato enigma, ti comprendo?»
E ancora una volta rivolsi lo sguardo verso la fredda notte degli uomini, e rabbrividii e
versai lacrime di gioia perché ero così felice, e mi pare di aver pronunciato parole, ma erano
simili al crepitio della fiamma quando sale verso l'alto e lascia dietro di sé la cenere.
u
60 «O tu, o natura, con i tuoi iddìi, » pensai, «ho sognato sino al fondo il sogno delle cose
degli uomini, e dico che soltanto tu vivi, e quanto quei senza pace 12 hanno conquistato a fatica e hanno pensato si scioglie via, come palline di cera a contatto con le tue fiamme!
Da quanto tempo sentivo la tua mancanza? da quanto tempo la loro folla ti insulta, dice
volgari
i
tuoi
iddìi,
i
viventi,
i
serenamente
felici!
65 Gli uomini si staccano da te come frutti marci, lasciali morire: ritornano alla tua radice e
io, o albero della vita, ch'io possa rinverdire con te e alitare intorno alle tue cime con tutti i
tuoi rami carichi di gemme! dolcemente e intimamente, perché siamo tutti germogliati dall'aureo granello di seme!
Voi fonti della terra! voi fiori! e voi boschi e voi aquile! e tu sorella luce! come antico e
70 nuovo è il nostro amore! Liberi siamo noi e non ci angustia l'assomigliarci esteriormente; come non dovrebbero cambiare i modi della vita? noi tutti amiamo l'etra13 e ci assomigliamo
intimamente, nel più profondo di noi.
Anche noi, anche noi, o Diotima, non siamo separati e le lacrime versate per te non lo
comprendono. Siamo viventi note, noi, in accordo con la tua armonia, o natura! chi lo in75 frange, questo accordo? chi può separare gli amanti?
O anima! o anima! bellezza del mondo! tu indistruttibile! tu affascinante! con la tua
eterna giovinezza! tu esisti; che cosa è, pertanto, la morte e tutto il dolore degli uomini? Ah!
quante vane parole hanno inventato gli uomini strani. Tutto avviene per effetto di un desiderio
e
tutto
termina
nella
pace,
so Simili ai dissidi degli amanti sono le dissonanze del mondo, conciliazione è entro la discordia stessa e tutto ciò che è separato si ricongiunge.
Partono dal cuore e ritornano al cuore le vene e tutto è un'unica, eterna, ardente vita.»
Così pensavo. Presto, di più.
9. sorrideva... nativa: "la luce appariva perfetta nel suo splendore (non offuscata dall'atmosfera) come è nel cielo purissimo
[etra, cioè etere) in cui essa nasce".
10.
Diotima: è la donna amata da
Iperione.
11.
con i tuoi iddìi: letteralmente "con
gli
dèi che sembrano manifestarsi in te". L'autore intende dire che nella contemplazione
della natura diviene palpabile la presenza
del divino.
quei senza pace: cioè gli uomini
stessi.
l'etra: vedi nota 9.
12.
13.
Analisi guid._____________________________________________
Che cosa dice il testo
Nel primo brano Iperione rievoca i sogni e le illusioni della prima giovinezza, allorché il futuro gli appariva ricco di
promesse e carico di imprese gloriose. Nel secondo racconta invece di quando, intenzionato ad abbandonare la Germania per fare ritorno in Grecia, vi fu trattenuto dallo spettacolo rasserenante della primavera. Rievoca allora un
giorno particolare, in cui gli parve di udire la voce della perduta Diotima. Improvvisamente gli esplode nel cuore la
gioia di sentirsi in armonia con la natura, con tutte le forme viventi che lo circondano.
f| Individua i passaggi indicati e rileva quali sono i diversi stati d'animo del poeta in ciascuno di essi.
4
Capitolo 1 # Il Romanticismo tedesco
5
e ce.resto
I primo brano contiene vari riferimenti alla «giovinezza», sempre connotata in senso positivo. Nell'esordio dell
.ettera, per esempio, essa è presentata come un «rifugio» (r. 1): Iperione vuole dire che, quando lo prende lo sconfoi
to e la delusione, lo rinfranca e gli riscalda il cuore il pensare ai grandi sogni della sua giovinezza.
© Individua nel testo le altre espressioni che si riferiscono alla giovinezza e interpretane il significato all'interno
di una generale visione di Hölderlin e del Romanticismo tedesco.
O
e cosa vuol dire l'immagine dell'«intatta armatura» (r. 15) riferita alla giovinezza?
Cn
Nel primo brano Hölderlin dice di avvertire una «immensa aspirazione ad essere tutto» (rr. 5-6).
O In quale ricerca si identifica tale aspirazione? Nel secondo brano, invece?
Nel primo brano Iperione accenna alla legge ciclica della morte e della rinascita («Tutto invecchia e tutto di nuo
vo ringiovanisce», r. 3), che vale per la natura, ma che esclude l'uomo.
0 Perché l'uomo non può identificare il proprio destino con il ritorno della primavera?
0 In quale altro punto del testo si fa nuovamente riferimento alla rinascita ciclica della natura? In quali termini?
Nella lettera conclusiva Iperione scrive all'amico che quando era ormai deciso a lasciare la Germania, deluso dalle
gente e dal paese, fu trattenuto dalla primavera («Così mi abbandonai sempre maggiormente e senza misura alla radiosa natura», r. 37). Si tratta di una situazione ricorrente nella letteratura romantica: l'eroe rinuncia alla realizzazione dei propri sogni tra gli uomini e si rifugia nella solitudine della natura.
0 L'esperienza della natura viene vissuta da Iperione come la percezione di un universo separato o come
un momento di fusione? Motiva la tua risposta con esempi dal testo.
0 Confronta la posizione di Hölderlin sul rapporto con il mondo naturale con analoghe enunciazioni
del movimento romantico o con le posizioni, tra malinconia ed elegia, della sensiblerie settecentesca.
Quali differenze rilevi?
II primo brano contiene un'allusione al «titano dell'Etna» (r. 6), Efesto (in realtà un dio, figlio di Zeus e di Era). Quella del titano è una figura ricorrente nella letteratura romantica, al punto che si è parlato di "titanismo" per indicare
l'atteggiamento dell'artista romantico che aspira all'infinito, all'assoluto.
0 Qual è esattamente il ruolo dei Titani nella mitologia greca? Svolgi una breve ricerca e individua inoltre
quali figure di Titani emergono nella letteratura romantica, non solo tedesca. Perché la loro figura si presta
a incarnare quella dell'artista romantico?
La vita e le opere
Novalis
• Friedrich Leopold von Hardenberg (Novalis è uno
pseudonimo) nacque in un villaggio della Sassonia nel 1772.
Studiò giurisprudenza e filosofia (all'Università di Jena ebbe
come maestri Fichte e Schiller) ed entrò presto in contatto
con Friedrich Schlegel, che lo introdusse negli ambienti dei
giovani romantici raccolti intorno alla rivista "Athenäum".
Nel 1794 conobbe Sophie von Kühn, con la quale si fidanzò; la fanciulla morì però, appena quindicenne, nel 1797.
La drammatica esperienza ispirò gli Inni alla notte (Hymnen an
die Nacht), il suo capolavoro poetico. Tra il 1798 e il 1801
scrisse Enrico dì Ofterdingen (Heinrich von Ofterdingen), incompiuto romanzo ambientato nella Germania del XIII seco-
6
lo, che in una prosa lirica altamente suggestiva racconta l'iniziazione poetica del protagonista, un leggendario Minnesänger, cioè un poeta cortese medievale, impegnato nella ricerca
del «fiore azzurro» (simbolo di un'irraggiungibile felicità) che
gli era apparso in sogno.
Impiegatosi come amministratore di miniere nel 1800,
Novalis morì di tisi l'anno successivo, a 29 anni non ancora
compiuti. Le sue opere, uscite in minima parte in vita (alcuni frammenti su "Athenäum" e gli Inni alla notte, pubblicati nel 1800),
vennero edite a cura degli amici Schlegel e Tieck nel 1802.
Capitolo 1 • Il Romanticismo tedesco
3NOVALIS
Hymnen an die Nacht I
L rimo inno alla notte
I sei Inni alla notte di Novalis racchiudono i motivi
essenziali della spiritualità del Romanticismo tedesco: l'evocazione della donna amata come misteriosa apparizione
salvifica; la celebrazione della «sacra, ineffabile, misteriosa
notte», che guida gli uomini a una vita più profonda; il desiderio di una fuga che liberi dalle terrene fatiche quotidiane. Il testo poetico che proponiamo è il primo della serie: esso risale al 1797, anno della morte della fidanzata
di Novalis, Sophie von Kuhn, alla quale gli inni sono dedi
cati. Il poeta si reca di notte sulla tomba dell'amata, alla
ricerca di una mistica e arcana comunione spirituale con
la fanciulla defunta. Ma nell'inno è la notte stessa a essere celebrata: essa simboleggia lo spazio infinito aperto all'immaginazione che, liberata dai limiti di una visione razionale del mondo, può aspirare a cogliere l'assoluto, il
Tutto, lo spirito divino che anima la natura. La notte e la
poesia diventano così rivelazione, intuizione della magica
unità dell'universo.
Schema metrico Nell'originale, versi liberi.
Testo originale (w. 1-10) Welcher Lebendige, / Sinnbegabte, / liebt nicht vor allen / Wundererscheinungen / des verbreiteten
Raums um ihn / das allerfreuliche Licht, / mit seinen Farben, / seinen Strahlen und Wogen; / seiner milden Allgegenwart / als
weckender Tag?
Quale vivente,
dotato di sensi,
non ama tra tutte
le meravigliose parvenze
5 dello spazio che ampiamente lo circonda,
la più gioiosa, la luce coi suoi colori,
coi raggi e con le onde;
la sua soave onnipresenza
io di giorno che risveglia?
Come la più profonda
anima della vita
la respira il mondo gigantesco
delle insonni costellazioni,1
15 e nel suo flutto azzurro
nuota danzando la respira la pietra scintillante,
che posa in etemo,
la pianta sensitiva che risucchia,2
20 l'animale multiforme,
selvaggio e ardente ma più di tutti
il maestoso viandante3
con gli occhi pieni di profondi sensi,
25 col passo leggero, e con le labbra
ricche di suoni
dolcemente socchiuse.
Quale regina4
della natura terrestre
30 chiama ogni forza
a mutamenti innumerevoli,
annoda e scioglie vincoli infiniti,
1.Come...
costellazioni: "come lo spazio
vastissimo (in cui si trovano) le costellazioni che appaiono di notte (perciò sono dette insonni) respira la luce, cercando in essa la
sorgente più profonda della propria vita".
Segue un elenco di esseri che, come le costellazioni, si nutrono della luce, definita
appunto anima della vita.
avvolge ogni
essere terrestre
con la sua
immagine celeste.
35 La sua sola
presenza manifesta
il meraviglioso
splendore
dei reami del
mondo.
Da lei mi distolgo e
mi volgo
verso la sacra,
ineffabile5
40 misteriosa notte.
Lontano giace il
mondo perso in un
abisso profondo la sua dimora6 è
squallida e
deserta.
Malinconia
profonda
45 fa vibrare le corde
del mio petto.
Voglio
precipitare
in gocce di
rugiada
2.la pianta... risucchia: "la pianta dotata
di sensi, che succhiando (la luce trae la propria vita)"; sensitiva traduce sinnige ("dotata
di sensi") e richiama l'aggettivo sostantiva-
7
Sezione 1 • Dal Romanticismo delle patrie al secolo delle nazioni
to Sinnbegabte ("dotato di sensi") del v. 2.
3. il maestoso viandante: cioè l'uomo. Il
testo originale dice Fremdling, che più propriamente significa "straniero", a sottolineare la separatezza, l'estraneità dal mondo, come condizione caratteristica dell'uomo.
Quale regina: "in quanto regina"
(riferito naturalmente alla luce, v. S).
ineffabile: letteralmente "che non si
può
esprimere a parole". La notte è da subito connotata come il luogo del mistero e del divino, il mondo dell'inafferrabile.
la sua dimora: cioè la dimora del
mondo. Il poeta, che nel mondo vive, si trova
immerso in una tetra solitudine.
4.
5.
6.
8
Capitolo 1 • Il Romanticismo tedesco
e mescolarmi con la cenere.7
Lontananze della memoria,
so desideri di gioventù,
sogni dell'infanzia,
brevi gioie e vane speranze
di tutta la lunga vita
vengono in vesti grigie,8
ss come nebbie della sera
quando il sole è tramontato.
In altri spazi
piantò la luce le festose tende.9
Mai più ritornerà
so ai suoi figli che l'attendono
con fede d'innocenti? 10
Che cosa a un tratto zampilla
grondante di presagi
sotto il cuore
65 e inghiottisce la molle brezza
della malinconia?
Da noi derivi a tua volta piacere,
o buia notte?
Quale cosa tu porti sotto il manto
70 che con forza invisibile
mi penetra nell'anima?
Delizioso balsamo
stilla dalla tua mano,
dal mazzo di papaveri.11
75 Le gravi ali dell'anima tu innalzi.
Noi ci sentiamo oscuramente
e ineffabilmente turbati con gioioso spavento
vedo un volto severo
so che su di me si china
dolce e devoto,
e svela tra i riccioli
senza fine intrecciati
la cara giovinezza della madre.12
ss Come infantile e povera
7.
11.
8.
12.
la cenere: sono i resti di
Sophie,
sulla
cui
tomba il poeta si è recato.
vengono in vesti grigie:
tornano
cioè
alla memoria del poeta, generando
ancora
malinconia
(sono
appunto
apparizioni
tristi, "vestite di grigio").
In altri spazi... tende: "il
sole
si
è
posato altrove" (forse nell'altro emisfero).
9.
10.
Mai più... d'innocenti?: la
notte
è
così
profonda da generare il dubbio che
mai
l'alba riappaia. I figli della luce sono
naturalmente gli uomini stessi.
mi sembra ora la luce come grato e benedetto
l'addio del giorno.
Solo perché la notte distoglie
13
90 e allontana da te i tuoi fedeli,
tu seminasti per gli spazi immensi
le sfere luminose,14 ad annunziare
l'onnipotenza tua il tuo ritorno 95 nel tempo della tua lontananza.
Più divini
delle stelle scintillanti
ci sembrano gli occhi infiniti
che in noi la notte dischiude.15
100 Vedono oltre
le più pallide gemme
di quelle schiere innumerevoli16 non bisognosi di luce
frugano nel profondo
105 di un'anima amante voluttà ineffabile
colma uno spazio più alto.
Lode alla regina del mondo,17
alta annunziatrice
110 di mondi santi,
custode del beato amore,
che a me ti manda tenera amata amabile sole notturno, 115 ed ora veglio sono Tuo e Mio la notte mi annunziasti come vita mi hai fatto uomo consuma con l'ardore
120 dell'anima il mio corpo,
perché lieve nell'aria
con te più strettamente io mi congiunga
e duri eterna
la notte nuziale.
papaveri:
simbolo
dell'jjblio
dato
dal
sonno e della quiete notturna.
vedo... della madre: il
volto
femminile che improvvisamente appare può
essere
quello della notte stessaJuna sorta di
divinità antropomorfa e salvifica) o
quello
dell'amata Sophie o, ancora, quello della
madre del poeta rievocata dai ricordi
dell'infanzia (v. 51). L'immagine resta
avvolta
in
una voluta indeterminatezza che ne
accentua il fascino misterioso.
13.
da
te:
il
poeta
ora
si
sta
rivolgendo
al-
la luce.
14.
seminasti...
sfere
luminose:
"sparpa
gliasti nel cielo le stelle (sfere luminose)'
Più
divini...
dischiude:
la
notte
dona
a
poeta
occhi
più
potenti
di
quelli
che
con
sentono
di
vedere
quando
c'è
la
luce;
son(
naturalmente
gli
occhi
dello
spirito,
capac
di
penetrare
dove
non
è
in
grado
di
arrivar
la ragione.
Vedono...
innumerevoli:
"(gli
occh
dello
spirito)
sono
in
grado
di
vedere
al
d
là
delle
stelle
più
lontane";
le
pallide
gemm^
sono
le
stelle
che
per
la
loro
lontananza
ap
paiono ne! cielo meno brillanti.
regina del mondo: è la notte.
15.
16.
17.
9
Che cosa dice il testo
Sul piano del contenuto l'inno presenta un'architettura
assai chiara, articolata in tre diversi momenti, che corrispondono a tre lunghe strofe di ampiezza differente.
Tutta la prima strofa (vv. 1-37) è un'amplificazione
della domanda retorica che la apre: quale essere sensibile («dotato di sensi») non ama la luce? La luce viene così esaltata per la sua bellezza vivificatrice. Essa costituisce uno spettacolo splendente, che si irradia nell'intero
creato, in ogni sua parte: il mondo minerale (v. 17), il
mondo vegetale (v. 19), il mondo animale (v. 20) e, soprattutto, quello dell'uomo (il «maestoso viandante»
del v. 23). Già in apertura l'inno contiene una specificazione rilevante: Novalis parla infatti di viventi "dotati di
sensi", anticipando e suggerendo il tema centrale della
lirica, ovvero la possibilità di una conoscenza trascendente, di una vista possibile senza la luce, di là dalla vita.
Le parole del testo
«con gli occhi pieni
di profondi sensi»
IL RAPPORTO TRA LUCE E VISIONE II termine "occhi"
compare due volte nell'inno: nella prima strafa («con gli
occhi
pieni di profondi sensi», v. 24) e nella terza («gli occhi
infiniti / che in noi la notte dischiude», w. 98-99). Proprio il mutamento di significato tra le due strofe è però
fondamentale, in quanto introduce nel cuore della lirica
e
della contrapposizione luce/notte su cui essa si regge.
Nella prima strofa Novalis parla dell'organo della vista, che necessita della luce perché le si schiuda lo spettacolo vivace e splendente del mondo sensibile. Gli «occhi infiniti» e «Più divini / delle stelle scintillanti» dei
w. 96-98 appartengono invece a una realtà estranea ai
sensi: sono gli occhi dello spirito, dotati di più profonda
e penetrante forza di visione, aperta sull'infinito, in
quanto possono distendersi oltre le stelle più lontane
(«oltre / le più pallide gemme», w. 100-101).
Gli occhi della vista possono vedere attraverso la
«gioiosa luce» (v. 6), che è anche «meraviglioso
splendore» (v. 36), distinguendo così «parvenze»
(v. 4; ciò che si offre alla percezione visiva) e «colori»
(v. 7). Essi propongono all'uomo uno spettacolo meraviglioso di vita. La vista è però un'appropriazione razionale del mondo, che coglie le parvenze e i fenomeni
della materia, che distingue e classifica le cose. Il poeta
potrà invece unirsi con lo spirito della donna amata solo quando giungerà a "vedere" ciò che è indistinto, ciò
che è confuso in un tutto in cui i contrari si mescolano
e si confondono. Alla luce come simbolo della razionalità il poeta contrappone perciò la notte, ovvero la forza dell'immaginazione, in cui il soggetto creatore ritrova in sé l'infinito, la verità profonda e perenne dell'essere. Così le definizioni che qualificavano la luce (e quindi
gli occhi sensibili) tornano nella terza strofa a connota
re i nuovi occhi dello spirito: se ai vv. 28-29 la luce è
«regina / della natura terrestre», ora è la notte a esse-
Nella seconda strofa (vv. 38-61), che ha un andamento più narrativo, compare per la prima volta l'io del
poeta, che nel primo verso della strofa parla in prima
persona («mi distolgo e mi volgo», v. 38). Novalis descrive l'eccezionalità dolorosa della sua condizione: egli fugge proprio quella luce che ogni vivente ama. La sua ricerca della notte è desiderio di silenzio e solitudine, volontà di annullamento e di morte.
La terza strofa (vv. 62-124) si apre con una serie di
tre domande rivolte alla stessa notte. La ricerca della
notte, da doloroso desiderio di annullamento di sé,
schiude improvvisa e immotivata una felicità nuova, una
«eterna notte nuziale» (vv. 123-124), in cui l'annullamento diventa fusione assoluta con l'amata in una dimensione estatica (una sorta di "uscita da se stesso")
che va al di là dell'esperienza percettiva comune.
re «regina del mondo» (v. 108); se la luce è
«anima
della vita» (v. 12), ora la notte è «vita» (v.
117).
«mi volgo / verso la sacra,
ineffabile / misteriosa notte»
L'INEFFABILITÀ DELLA NOTTE L'aggettivo «ineffabile»
(v. 39) significa etimologicamente "che non si può esprimere a parole", dal latino in-, prefisso che indica la negazione, e fari, infinito del verbo "parlare"; analoga è la
morfologia della parola tedesca usata da Novalis (unaussprechlichen). Esso esprime tradizionalmente la natura
indicibile (ineffabile, appunto) di un'esperienza estatica o
mistica, come "uscita da se stessa" e dai propri limiti
umani: un'esperienza la cui natura può essere intuita o
allusa, ma non razionalizzata attraverso la parola.
L'aura di mistero e sacralità che annota la parola ne
fa un termine particolarmente significativo per l'estetica
romantica e in particolare per Novalis. Esso compare tre
volte nella lirica: al v. 39 riferito alla notte; al v. 77 nella
forma dell'avverbio: «ci sentiamo oscuramente / e
ineffabilmente turbati», al v. 106, di nuovo come aggettivo, riferito a «voluttà». Decisiva per rafforzare il significato quasi teologico del termine è poi la sua associazione, in riferimento alla notte, con gli aggettivi che la
designano come «sacra» e «misteriosa» (vv. 39-40).
«Voglio precipitare
in gocce di rugiada»
/
L'ACQUA COME IMMAGINE DELLA VITA Compare due
volte nella lirica l'immagine dell'acqua in rapporto alla
condizione del poeta. Nella seconda strofa egli esprime
la volontà di farsi acqua in «gocce di rugiada» che si
Capitolo 1 • Il Romanticismo tedesco
mescolino alla «cenere» della donna amata (vv. 47-48).
Il poeta manifesta qui un desiderio di annullamento ma
a favore di un'amorosa fusione: come l'acqua si insinua
ovunque e imbeve di sé le cose, così il farsi acqua indica
il confondersi nella materia, la perdita di ogni traccia di
individualità.
Nella terza strofa appare poi l'immagine di una
nuova speranza, simile a una fresca fonte che «zampilla» (v. 62), come rivela il verbo specifico usato da Novalis nell'originale tedesco, quellen, che indica appunto
lo sgorgare dell'acqua da una fonte: con la «molle brezza / della malinconia» (vv. 65-66) si insinua nel cuore
del poeta una speranza nuova, quella di unirsi in misi
ca unione con lo spirito di Sophie. L'acqua esprime qi
simbolicamente, il ritorno della vita, e quindi della spi
ranza, in un'immagine che è ancora legata, come la pn
cedente, all'idea dell'annullamento individuale, d
confondersi nel gran mare della materia e dell'esistei
te. La speranza rappresentata dall'acqua richiama l'in
magine della rugiada che si confonde con le ceneri de
l'amata: la speranza di vita è dunque una non-vita,
l'annullamento di sé, un uscire da se stesso, superane
i limiti dell'umano e dei sensi per unirsi con la donr
amata in un'«eterna notte nuziale» (vv. 123-124).
Lavoro sul testo
0 Perché la luce è definita «anima della vita» (v. 12)? E perché il poeta se ne allontana?
La prima e la terza strofa dell'inno individuano due diversi modi di conoscere il mondo, fondati su diverse
facoltà: quali? Individua i termini che Novalis utilizza per differenziarli.
Nell'inno la notte è metafora della dimensione interiore dell'uomo quando si sgancia da un approccio
razionale nei confronti dell'esistenza. Perché il poeta sceglie questa metafora? Individuane e illustrane
i caratteri salienti (max 15 righe).
0 Ragionare sulle parole Ricerca altri termini che facciano parte della medesima famiglia etimologica
di ineffabile. A quali campi semantici appartengono?
Bibliografia
• I testi antologizzati sono tratti da: N.
Accolti
Gii
Vitale, Pensiero estetico di Federico Schiller. Con la
traduzione
del saggio La poesia ingenua e sentimentale,
Libreria
editrice
scientifico universitaria, Milano 1951; F. Schlegel,
Frammenti
critici e scritti di estetica, introd. e trad. di V.
Santoli,
Sansoni,
Firenze 1937; F. Hölderlin, Iperione, a cura di G.V.
Amoretti,
Feltrinelli, Milano 1991; Novalis, Inni alla notte, a
cura
di
G.
Bemporad, Garzanti, Milano 1986.
• Pensare di offrire un quadro anche solo
generico
della bibliografia su! Romanticismo è naturalmente
impossibile. Ci limiteremo a segnalare opere di carattere
generale,
che
affrontano l'argomento in un'ottica divulgativa e
facilmente
abbordabile. Una buona introduzione è offerta da
P.
Quaglia,
Invito a conoscere il Romanticismo, Mursia, Milano
1987.
Inte-
ressante è I. Berlin, Le radici del Romanticismo, Ade[pbì, Milano
2001. Meno recenti, ma sempre utili quadri complessivi sono
tracciati da M. Puppo, // romanticismo, Studium, Roma 1975, e
G. Petronio, Il romanticismo, Palumbo, Palermo 1991.
• Sulle questioni, in genere piuttosto complesse, dell'estetica romantica vanno citati: M. Puppo, Poetica e critica del
romanticismo, Marzorati, Milano 1973; P. Szondi, Poetica dell'idealismo tedesco, Einaudi, Torino 1974; M.H.Abrams, Lo specchio e la lampada, trad. di R. Zelocchi, il Mulino, Bologna 1976;
S. Givone, La questione romantica, Laterza, Roma-Bari 1991
•
Per
una
panoramica
complessiva
sulle
tematich
europee del Romanticismo si rinvia a: G. Macchia, Origini eu
ropee del romanticismo, in Storia della letteratura italiani
Garzanti, Milano 1969, voi. VII, pp. 445-490; E. Raimondi, Ro
manticismo italiano e romanticismo europeo, Bruno Mondadc
ri, Milano 1997. Un'indagine classica e di grande fascino si
temi del Romanticismo europeo è presentata da M. Praz, L
carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Sanse
ni, Firenze 1996 (1a ed. 1930).
Sul Romanticismo tedesco si segnala innanzitutto l
bellissima storia letteraria di L. Mittner, Storia della letteratu
ra tedesca, II. Dal pietismo al romanticismo (1700-1820), Ei
naudi,Torino 1964, tomi II e Ili. Inoltre: A. Farinelli, Uromanti
cismo in Germania, Bocca, Milano 1945. Attento alle teori
drammaturgiche, ma con interessanti aperture verso proble
matiche estetico-filosofiche di ampio respiro, è L. Botton
Drammaturgia romantica. I paradigmi culturali, Pacini, Pis
1980. Si vedano anche: G. Bevilacqua, Saggio sulle origini de
11
Sezione 1 • Dal Romanticismo delle patrie al secolo delle nazioni
romanticismo tedesco, Sansoni, Firenze 2000; P.
Euron,
L'artifi
ciò dell'eternità: il primo Romanticismo tedesco e
la
poetic,
della modernità, Pendragon, Bologna 2001. Sulla
figura
di
I
Schlegel è il saggio di M.E. D'Agostini, La
contemporaneità
ro
mantica, CLUEB, Bologna 1999.
12
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Le opere
e gli autori
Verso la fine del Settecento in Germania si delineò un piccolo gruppo di giovani scrittori che condivideva una nuova forma di sensibilità, un nuovo modo di intendere il rapporto tra
l'io, il mondo e la natura. Per la generazione preromantica la poesia è la forma in cui la coscienza può trovare una nuova comunione con una
realtà da cui si sentirebbe al contrario infelicemente scissa. I giovani poeti preromantici vagheggiano la fusione con il mondo della natura
e attribuiscono grande valore alla lotta per affermare positivamente nella storia lo spirito di
una nazione.
Nell'Ottocento
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Ben più del troppo limpido e razionale
Goethe, è Friedrich Schiller (1759-1805) il letterato cui le nuove generazioni romantiche si rivolsero
in cerca di ispirazione: il suo saggio Sulla poesia ingenua e sentimentale (1795-96) è un caposaldo
dell'elaborazione critica della nuova sensibilità.
Per il movimento romantico fu decisiva la
conoscenza delle opere dell'idealismo tedesco e di
filosofi come Fichte, Schelling ed Hegel. Soprattut
Per fare il punto
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O Realizza una tabella in cui ricapitolare i nomi degli autori
che, tra la fine del Settecento e il principio dell'Ottocento,
contribuirono alla definizione dell'estetica romantica in Germania. Indica anche i titoli delle opere principali con le
rispettive date di pubblicazione e i contenuti.
Q La poesia romantica tedesca (scegli le affermazioni cor-ette):
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E celebra la gioia di vivere nel proprio tempo
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3] è soggettiva
[e] vuole essere chiara ed elegante
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Ludwig Tieck (1773-1853). Declinata ir
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ha i due autori (max 20 righe).
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correggi le eventuali informazioni errate.
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frequentata a Gottinga da -e --.
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creato dai primi scrittori romantici tedeschi.
c. Friedrich Schlegel e Hölderlin condividono
l'ammirazione nei confronti dell'arte antica.
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Ragionare sulle parole
Nel corso dei secoli l'accezione dell'aggettivo rom
si è modificata radicalmente. Prova a spiegare in qua!
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Capitolo 1 • Il Romanticismo
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Verso la fine del Settecento in Germania si delineò un piccolo gruppo di giovani scrittori che condivideva una nuova forma di sensibilità, un nuovo modo di intendere il rapporto tra
l'io, il mondo e la natura. Per la generazione preromantica la poesia è la forma in cui la coscienza può trovare una nuova comunione con una
realtà da cui si sentirebbe al contrario infelicemente scissa. I giovani poeti preromantici vagheggiano la fusione con il mondo della natura
e attribuiscono grande valore alla lotta per affermare positivamente nella storia lo spirito di
una nazione.
Nell'Ottocento la piena espansione del
movimento romantico accentuò alcuni lati: esasperò una certa inclinazione al fantastico (nella
duplice accezione di ciò che riguarda la psicologia individuale e di ciò che riguarda i lati spirituali della realtà); sottolineò la necessità di impegnarsi individualmente nei movimenti politici
a carattere nazionalistico; elaborò infine una serie di miti letterari destinati a duratura diffusione, in particolare il sofferto compiacimento del
poeta per la propria alienazione dalla società e il
gusto realista per le espressioni più immediate
dello spirito di un popolo.
Ben
più
del
troppo
limpido
e
razionale
Goethe,
è
Friedrich
Schiller
(1759-1805)
il
letterato
cui
le
nuove
generazioni
romantiche
si
rivolsero
in cerca di ispirazione: il suo saggio Sulla poesia ingenua
e
sentimentale
(1795-96)
è
un
caposaldo
dell'elaborazione critica della nuova sensibilità.
Per
il
movimento
romantico
fu
decisiva
la
conoscenza
delle
opere
dell'idealismo
tedesco
e
di
filosofi
come
Fichte,
Schelling
ed
Hegel.
Soprattut
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profondo
è
il
debito
con
l'idealismo
dei
teorici
del
movimento,
come
Friedrich
(1772-1829)
e
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Wilhelm
(1767-1845)
Schlegel,
animatori
della
rivista
"Athenäum",
e
di
poeti
come
Friedrich
Hölderlin (1770-1843) e
Novalis
(1772-1801),
mentre amante delle
atmosfere fantastiche fu
Ludwig Tieck (1773-1853).
Declinata
in
forme
spesso umoristiche è
infine l'opera di un autore
più
tardo come Heinrich Heine
(1797-1856).
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I
O
Realizza una tabella in cui ricapitolare i nomi degli autori
:ie, tra la fine del Settecento e il principio dell'Ottocento,
contribuirono alla definizione dell'estetica romantica in Ger-nania. Indica anche i titoli delle opere principali con le rispettive date di pubblicazione e i contenuti.
Q
La poesia romantica tedesca (scegli le affermazioni corrette):
[ä] ha per scopo l'intrattenimento dei lettori
E celebra la gioia di vivere nel proprio tempo
Ft] consente di ascoltare la voce dell'assoluto
E è soggettiva
[e] vuole essere chiara ed elegante
LTJ non ha nulla a che vedere con la filosofia
HI indica la via per la rigenerazione dell'umanità
El è sentimentale
@ Spiega l'origine e il significato del termine Biedermeier e
ndica a quale fase del Romanticismo tedesco si riferisce (max
'0 righe).
Q
Indica quali elementi accomunano la riflessione di Hölderlin e quella di Heine. Segnala inoltre le maggiori differenze
fra i due autori (max 20 righe).
© Stabilisci se le seguenti affermazioni sono vere o false e
correggi le eventuali informazioni errate.
a. Athenäum" è il nome dell'università
frequentata a Gottinga da Heine.
[v] {¥]
b. Lo Sturm und Drang è il movimento poetico
creato dai primi scrittori romantici tedeschi.
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c. Friedrich Schlegel e Hölderlin condividono
l'ammirazione nei confronti dell'arte antica.
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Ragionare sulle parole
0 Nel corso dei secoli l'accezione dell'aggettivo romantico
si è modificata radicalmente. Prova a spiegare in quali modi.
O Altro termine centrale nelle riflessioni dei romantici tede-
schi è malinconia, ben presente per esempio nella lirica di
15
STRUMENTI
Capitolo 1 • Il Romanticismo
Novalis (ved/'T4). Che cosa significa esattamente? Ha una
connotazione positiva o negativa, in genere, per i romantici?
16