Foglio 368 - Parrocchia Sant`Angela Merici

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Foglio 368 - Parrocchia Sant`Angela Merici
Quaresima 2008
«RIVESTITEVI DI CRISTO!»
Romani 13, 14
ccompagnando in questa quaresima i catecumeni Alice, Melissa e Riccardo verso la notte di Pasqua, vogliamo pregare
con loro e per loro perché accogliendo la grazia dei sacramenti dell’iniziazione cristiana diventino cristiani, ovvero vengano
“rivestiti” di Cristo.
Rivestirsi di Cristo significa fare proprio, rendere «abito» il Vangelo stesso.
L’abito-vangelo è qualcosa di personale, non prescinde da chi lo indossa, ma nel medesimo tempo, si mostra agli altri, è testimonianza di sé.
Il termine stesso abito, viene dal latino habitus: caratteristica, stile
di vita, abitudine e deriva da habere, possedere. Rivestirsi di Cristo
significa conformare le nostre caratteristiche, le nostre abitudini, e i
nostri comportamenti a quelli del Cristo. Nel carattere simbolico del
vestire diciamo che ciò che è esterno esprime ciò che è interiore.
Quando si celebra il Battesimo, dopo l’immersione nell’acqua, al
neobattezzato viene consegnata una veste bianca con le parole: Sei
diventato nuova creatura, e ti sei rivestito di Cristo. Questa veste bianca sia segno della tua nuova dignità sia segno della tua nuova dignità… portala senza macchia per la vita eterna.
La veste del Vangelo è dunque il vestito da indossare ogni giorno, è
l’abito dei giusti, perché nel battesimo si svela la vocazione di ogni
uomo e donna: operare il bene lottando contro il male. I cristiani
hanno una veste bianca non perché siano migliori degli altri, ma
perché l’hanno ricevuta in dono da Gesù.
A
Paolo scrivendo alla giovane comunità cristiana dei Galati, composta da persone che vengono sia dall’ebraismo che dal paganesimo, ricorda loro che con il battesimo sono stati assimilati alla morte e risurrezione del Cristo: vi siete rivestiti di Cristo e appartenete a lui,
«Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo» (Gal 3,27).
Rivestirsi di Cristo non significa semplicemente “indossare” delle abitudini, delle consuetudini, ma comporta un processo di trasformazione personale e profonda.
Il bianco della veste è monito a fuggire il male, a conformare le proprie abitudini, pensieri e affetti a quelli del Cristo. Infatti in un’altra pagina, che ascolteremo nella seconda domenica di Quaresima, scrivendo ai cristiani che sono in Roma, Paolo scrive: «Gettiamo via
le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri» (Rm 13,13-14).
Il vestirsi di Cristo comporta per il discepolo il coraggio della lotta spirituale che esige di
spogliarsi dei vecchi abiti per poter esprimere la nuova vita e dimostrare così che il Signore Gesù è davvero l’unico Signore della vita.
S. Ambrogio nelle catechesi mistagogiche che rivolgeva a coloro che avevano ricevuto i sacramenti nella Veglia pasquale diceva: «Hai ricevuto le vesti bianche per indicare che ti sei
spogliato dell’involucro dei peccati e hai indossato le pure vesti dell’innocenza» (De Mysteriis 7,34 p.153).
Agostino nelle Confessioni ricorda che la decisione di chiedere il Battesimo venne prese
quando, trovandosi a Cassiciaco, dove era venuto a trovarlo Ponticiano, intimamente scosso da ciò che gli veniva raccontato, si alzò e uscì dalla sala nella quale si trovava. Quando
rientrò volle aprire a caso il libro dell’Apostolo e in silenzio lesse il primo brano che gli capitò sotto gli occhi. Erano proprio i versetti della lettera ai Romani che abbiamo appena ricordato.
Accompagnando i catecumeni anche noi tutti, preti e laici, come comunità cristiana che
trasmette la fede, non possiamo sottrarci alle esigenze di conformare sempre più la nostra
vita a quella del Cristo.
Il tempo di Quaresima, per noi discepoli d’antica data, è il tempo più opportuno per intensificare il nostro ascolto della Parola di Dio, per lasciarci plasmare e forgiare dallo Spirito.
Cogliamo questo tempo per rivivere il dono del battesimo, la sua bellezza e quella carica
di potenzialità che, nel segno sacramentale, ci ha fatto cristiani e ci ha dato la libertà nell’avventura della fede.
Iniziamo la quaresima con il segno delle ceneri e la concluderemo con l’acqua del battesimo nella notte pasquale.
La cenere è un invito. Un candeggiante un po’ particolare, lo usavano i nostri bisnonni,
quando andavano al fiume o al lavatoio per i panni. Un invito a purificarci, ricordandoci
che, strada facendo, non sono poche le scorie che ci rimangono attaccate addosso. Non
possiamo vivere di nostalgie e di rimpianti, non possiamo pensare che le cose non cambieranno mai. Occorre crederci davvero, occorre metterci in gioco, perseguire quella fedeltà che si mostra sempre così fragile.
p. Giuseppe
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MAGISTERO
“Cristo si è fatto povero per voi” (2 Cor 8,9)
il messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima
Cari fratelli e sorelle!
1. Ogni anno, la Quaresima ci offre una provvidenziale occasione per approfondire il senso e il valore del nostro essere cristiani, e ci stimola a riscoprire la misericordia di
Dio perché diventiamo, a nostra volta, più misericordiosi verso i fratelli. Nel tempo quaresimale la Chiesa si preoccupa di proporre alcuni specifici impegni che accompagnino
concretamente i fedeli in questo processo di rinnovamento interiore: essi sono la preghiera,
il digiuno e l’elemosina. Quest’anno, nel consueto Messaggio quaresimale, desidero soffermarmi a riflettere sulla pratica dell’elemosina, che rappresenta un modo concreto di venire in aiuto a chi è nel bisogno e, al tempo stesso, un esercizio ascetico per liberarsi dall’attaccamento ai beni terreni. Quanto sia forte la suggestione delle ricchezze materiali, e
quanto netta debba essere la nostra decisione di non idolatrarle, lo afferma Gesù in maniera perentoria: “Non potete servire a Dio e al denaro” (Lc 16,13). L’elemosina ci aiuta a
vincere questa costante tentazione, educandoci a venire incontro alle necessità del prossimo e a condividere con gli altri quanto per bontà divina possediamo. A questo mirano
le collette speciali a favore dei poveri, che in Quaresima vengono promosse in molte parti del mondo. In tal modo, alla purificazione interiore si aggiunge un gesto di comunione
ecclesiale, secondo quanto avveniva già nella Chiesa primitiva. San Paolo ne parla nelle
sue Lettere a proposito della colletta a favore della comunità di Gerusalemme (cfr 2 Cor
8-9; Rm 15,25-27).
2. Secondo l’insegnamento evangelico, noi non siamo proprietari bensì amministratori dei beni che possediamo: essi quindi non vanno considerati come esclusiva proprietà, ma come mezzi attraverso i quali il Signore chiama ciascuno di noi a farsi tramite
della sua provvidenza verso il prossimo. Come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica, i beni materiali rivestono una valenza sociale, secondo il principio della loro destinazione universale (cfr n. 2404).
Nel Vangelo è chiaro il monito di Gesù verso chi possiede e utilizza solo per sé le ricchezze
terrene. Di fronte alle moltitudini che, carenti di tutto, patiscono la fame, acquistano il tono di un forte rimprovero le parole di san Giovanni: “Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il proprio fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in
lui l’amore di Dio?” (1 Gv 3,17). Con maggiore eloquenza risuona il richiamo alla condivisione nei Paesi la cui popolazione è composta in maggioranza da cristiani, essendo ancor più grave la loro responsabilità di fronte alle moltitudini che soffrono nell’indigenza e
nell’abbandono. Soccorrerle è un dovere di giustizia prima ancora che un atto di carità.
3. Il Vangelo pone in luce una caratteristica tipica dell’elemosina cristiana: deve essere nascosta. “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra”, dice Gesù, “perché la tua
elemosina resti segreta” (Mt 6,3-4). E poco prima aveva detto che non ci si deve vantare
delle proprie buone azioni, per non rischiare di essere privati della ricompensa celeste (cfr
Mt 6,1-2). La preoccupazione del discepolo è che tutto vada a maggior gloria di Dio. Gesù
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Parrocchia
S. Angela Merici
ammonisce: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,16). Tutto deve essere dunque compiuto a gloria di Dio e non nostra. Questa consapevolezza accompagni, cari fratelli e sorelle, ogni gesto di aiuto al prossimo evitando che si trasformi in un mezzo per porre
in evidenza noi stessi. Se nel compiere una buona azione non abbiamo come fine la gloria
di Dio e il vero bene dei fratelli, ma miriamo piuttosto ad un ritorno di interesse personale
o semplicemente di plauso, ci poniamo fuori dell’ottica evangelica. Nella moderna società
dell’immagine occorre vigilare attentamente, poiché questa tentazione è ricorrente. L’elemosina evangelica non è semplice filantropia: è piuttosto un’espressione concreta della carità, virtù teologale che esige l’interiore conversione all’amore di Dio e dei fratelli, ad imitazione di Gesù Cristo, il quale morendo in croce donò tutto se stesso per noi. Come non
ringraziare Dio per le tante persone che nel silenzio, lontano dai riflettori della società mediatica, compiono con questo spirito azioni generose di sostegno al prossimo in difficoltà?
A ben poco serve donare i propri beni agli altri, se per questo il cuore si gonfia di vanagloria: ecco perché non cerca un riconoscimento umano per le opere di misericordia che compie chi sa che Dio “vede nel segreto” e nel segreto ricompenserà.
4. Invitandoci a considerare l’elemosina con uno sguardo più profondo, che trascenda la dimensione puramente materiale, la Scrittura ci insegna che c’è più gioia nel dare che nel ricevere (cfr At 20,35). Quando agiamo con amore esprimiamo la verità del nostro essere: siamo stati infatti creati non per noi stessi, ma per Dio e per i fratelli (cfr 2 Cor
5,15). Ogni volta che per amore di Dio condividiamo i nostri beni con il prossimo bisognoso, sperimentiamo che la pienezza di vita viene dall’amore e tutto ci ritorna come benedizione in forma di pace, di interiore soddisfazione e di gioia. Il Padre celeste ricompensa le nostre elemosine con la sua gioia. E c’è di più: san Pietro cita tra i frutti spirituali
dell’elemosina il perdono dei peccati. “La carità - egli scrive - copre una moltitudine di
peccati” (1 Pt 4,8). Come spesso ripete la liturgia quaresimale, Iddio offre a noi peccatori
la possibilità di essere perdonati. Il fatto di condividere con i poveri ciò che possediamo ci
dispone a ricevere tale dono. Penso, in questo momento, a quanti avvertono il peso del
male compiuto e, proprio per questo, si sentono lontani da Dio, timorosi e quasi incapaci di ricorrere a Lui. L’elemosina, avvicinandoci agli altri, ci avvicina a Dio e può diventare strumento di autentica conversione e riconciliazione con Lui e con i fratelli.
5. L’elemosina educa alla generosità dell’amore. San Giuseppe Benedetto Cottolengo soleva raccomandare: “Non contate mai le monete che date, perché io dico sempre così: se nel fare l’elemosina la mano sinistra non ha da sapere ciò che fa la destra, anche la destra non ha da sapere ciò che fa essa medesima” (Detti e pensieri, Edilibri, n. 201).
Al riguardo, è quanto mai significativo l’episodio evangelico della vedova che, nella sua
miseria, getta nel tesoro del tempio “tutto quanto aveva per vivere” (Mc 12,44). La sua
piccola e insignificante moneta diviene un simbolo eloquente: questa vedova dona a Dio
non del suo superfluo, non tanto ciò che ha, ma quello che è. Tutta se stessa.
Questo episodio commovente si trova inserito nella descrizione dei giorni che precedono
immediatamente la passione e morte di Gesù, il quale, come nota san Paolo, si è fatto povero per arricchirci della sua povertà (cfr 2 Cor 8,9); ha dato tutto se stesso per noi. La
Quaresima, anche attraverso la pratica dell’elemosina ci spinge a seguire il suo esempio.
Alla sua scuola possiamo imparare a fare della nostra vita un dono totale; imitandolo ri-
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usciamo a renderci disponibili, non tanto a dare qualcosa di ciò che possediamo, bensì
noi stessi. L’intero Vangelo non si riassume forse nell’unico comandamento della carità? La
pratica quaresimale dell’elemosina diviene pertanto un mezzo per approfondire la nostra
vocazione cristiana. Quando gratuitamente offre se stesso, il cristiano testimonia che non
è la ricchezza materiale a dettare le leggi dell’esistenza, ma l’amore. Ciò che dà valore all’elemosina è dunque l’amore, che ispira forme diverse di dono, secondo le possibilità e
le condizioni di ciascuno.
6. Cari fratelli e sorelle, la Quaresima ci invita ad “allenarci” spiritualmente, anche
mediante la pratica dell’elemosina, per crescere nella carità e riconoscere nei poveri Cristo stesso. Negli Atti degli Apostoli si racconta che l’apostolo Pietro allo storpio che chiedeva l’elemosina alla porta del tempio disse: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina” (At 3,6). Con l’elemosina
regaliamo qualcosa di materiale, segno del dono più grande che possiamo offrire agli altri
con l’annuncio e la testimonianza di Cristo, nel Cui nome c’è la vita vera. Questo periodo sia pertanto caratterizzato da uno sforzo personale e comunitario di adesione a Cristo
per essere testimoni del suo amore. Maria, Madre e Serva fedele del Signore, aiuti i credenti a condurre il “combattimento spirituale” della Quaresima armati della preghiera, del
digiuno e della pratica dell’elemosina, per giungere alle celebrazioni delle Feste pasquali
rinnovati nello spirito. Con questi voti imparto volentieri a tutti l’Apostolica Benedizione.
Rivestitevi di fede
La proposta del Quaresimale, del ritiro e dei Venerdì di quaresima
vuole accompagnarci a guardare dentro la nostra vita spirituale, per
incrementare quella tensione a vivere secondo il vangelo, ad indossare gli atteggiamenti virtuosi del discepolo consapevoli di dover affrontare una lotta permanente tra il bene che vorremmo fare e il male che ci troviamo a compiere.
15 febbraio
Il cuore dell’esperienza spirituale.
Una vita che si fa memoria di Gesù
PADRE ALBERTO OCCHIONI SSS
Ritiro spirituale
16 febbraio
Sapersi amati, l’inizio di un cammino spirituale
SUOR
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SANDRA CASTOLDI
Parrocchia
S. Angela Merici
22 febbraio
Il discernimento degli spiriti e le regole per la direzione della vita.
La sapienza degli Esercizi spirituali di Ignazio
PADRE ROBERTO GAZZANIGA sj
29 febbraio
Esperienze di paternità/maternità e figliolanza spirituali
nell’accompagnamento.
DON ROMANO MARTINELLI
7 marzo
La liturgia, luogo sorgivo della vita secondo lo spirito
PADRE EUGENIO COSTA sj
14 marzo
Tra tentazione e discernimento: la vita spirituale come lotta
PADRE ADALBERTO PIOVANO
rivestitevi di speranza
i venerdì di quaresima
ore 8
e ore 18
ore 9
Lodi
Vespri Meditazioni sui vizi capitali
1. Non so amare dunque mangio
2. Lussuria, l’amore senza amore
3. Sono ciò che ho: il tarlo dell’avere
4. Nei giorni dell’ira si spegne l’uomo
5. Triste la vita di chi invidia
6. Il male oscuro dei pigri attivi
7. Vanagloria, il tarlo dell’apparire
8. Orgoglio: e l’io diventa un idolo
Via Crucis
CATECHESI CON L’ARCIVESCOVO
Nei martedì di Quaresima, a partire dal 12 febbraio,
catechesi con il cardinale Dionigi Tettamanzi sul tema del Battesimo:
Rinascere dall’acqua e dallo Spirito
in onda su Telenova (ore 20.45) e su Radio Marconi (ore 21)
on line su www.chiesadimilano.it dalle ore 22.
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rivestitevi di amore
«Non di solo pane vive l’uomo»:
il digiuno nella tradizione della Chiesa
Le riflessioni che seguono si propongono di
approfondire il senso del digiuno che la
Chiesa ci invita ad osservare nel periodo
quaresimale per cercare di trovare una ragione più profonda e spirituale a quell’ “itinerario” che attraverso un certo sforzo ci
conduce alla gioia della Pasqua.
La nostra vita è cambiata rispetto a quel lontano passato quando furono composte le liturgie, gli inni e i canoni del tempo pasquale o quando furono stabilite le prescrizioni
quaresimali. Viviamo oggi una vita molto più
dinamica, con una visione del mondo secolarizzata, tecnologica, pluralista nelle sue manifestazioni culturali e religiose per cui il tempo della quaresima non è più così visibile.
Come possiamo allora, al di là del compiere gesti formali o simbolici, ridarle un significato più vero? Forse dobbiamo ripensare
“il digiuno”. Sappiamo che è pratica diffusa in molte religioni e al di fuori del mondo religioso è osservato per svariati motivi
– di salute, di dieta, politici.
Penso che allora occorra accostare al digiuno una componente spirituale, prima fra tutte, la preghiera. Quell’avere un po’ più fame per la rinuncia a qualche nutrimento,
dovrebbe avere come controparte un senso
di “fame di Dio” che la preghiera, ma anche la meditazione giornaliera della Scrittura o la frequenza più assidua all’eucaristia,
possono aiutarci a colmare. Lo stesso termine “digiuno” inteso come mancanza o privazione di qualcosa, può essere applicato ad
altri aspetti della nostra vita, in modo particolare al nostro vivere in famiglia. Quando
rientriamo a casa dal lavoro stanchi fisica7
mente o mentalmente, ci viene facile abbandonarci alla televisione lasciandoci prendere da tutto ciò che ci viene propinato. Un
ridurre questo tempo per dedicarlo ad una
maggiore attenzione o ascolto dei nostri figli
o dei nostri famigliari o magari alla lettura di
qualche buon libro, è un altro aspetto del
“digiuno” che può aiutarci ad arricchire il nostro mondo interiore.
Per ultimo accennerei al “digiuno” come
controllo delle parole da cui oggi siamo
sommersi: parole fuorvianti, parole che possono ferire, parole che ci ingannano e che
ci portano ad indirizzare le nostre scelte secondo la pubblicità o la moda del momento. Abbiamo talmente bisogno di parole che ci troviamo nell’incapacità di
godere del silenzio e di comprendere come possa essere non un’assenza, ma una
presenza davvero reale e tangibile.
Chi ha partecipato alla veglia preparata dai giovani durante la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, avrà vissuto questa esperienza che io conservo ancora intensa dentro di
me. Mentre venivano proiettate immagini che
richiamavano situazioni di povertà, malattia,
sopraffazione, guerra, intercalate dalle due
semplici parole “Padre nostro” come invocazione, si poteva percepire un silenzio concreto, intenso che esprimeva quanto la mancanza di parole possa essere piena di significato e
capace di raggiungere le nostre coscienze. Mi
sembra che proprio una rinnovata attenzione
al digiuno possa aiutarci a salvaguardare oggi
una vita interiore altrimenti minacciata dal nostro vivere frenetico.
Giovanna Benuzzi
Parrocchia
S. Angela Merici
Campagna quaresimale
per la Scuola di Kikwit (Congo)
«Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?» (1 Cor. 4,7): amare i fratelli, dedicarsi a loro è una esigenza che scaturisce da questa consapevolezza.
Anche quest’anno abbiamo chiesto a Padre Remo, parroco della Parrocchia di St Monique de Kanzombi, di indicarci un progetto che ci consentisse di rendere concreta la nostra condivisione con chi ha molto poco.
Da alcuni anni abbiamo deciso di dare continuità nella finalizzazione dei nostri progetti
quaresimali verso le Comunità animate in Congo dai padri Sacramentin,
Questa estate padre Giuseppe e fratel Luigi hanno visitato, a nome di tutta la comunità di
Sant’Angela Merici, le diverse parrocchie che negli ultimi anni abbiamo fatto oggetto delle
nostre campagne quaresimali, toccando con mano le numerose criticità che anno per anno abbiamo cercato di sottoporre alla sensibilità dei nostri parrocchiani. Hanno anche avuto modo di visitare e di documentarci alcuni dei progetti che nel tempo abbiamo contribuito a realizzare: dai banchi per la scuola elementare di padre Cividini a Kinshasa, alle
nuove aule della scuola secondaria di St Cécile, al Centro di Formazione Professionale, nella stessa Parrocchia, alla periferia di Kinshasa. Abbiamo voluto condividere con tutti, attraverso una mostra fotografica sulla parete di fondo della Chiesa, la conoscenza di queste realizzazioni, dei territori, dei volti e della vita dei nostri fratelli congolesi, per poter, con maggiore
convinzione e rinnovata sensibilità, lanciare il progetto per la Quaresima 2008.
Quest’anno il nostro progetto consiste nell’iniziare la realizzazione della struttura di una
scuola elementare nella nuova parrocchia di Sant’Agostino a Kikwit. Kikwit è una città di
circa 300mila abitanti, a 600 km dalla capitale congolese Kinhsasa.
Il contesto nel quale operano i padri Sacramentini è estremamente povero. L’instabilità politica, seguita a 30 anni di dittatura con una gestione fallimentare del Paese, mantiene la
Repubblica Democratica del Congo in uno stato di estrema povertà. Carenza di risorse e
scarsità di investimenti nei servizi pubblici essenziali, tra i quali l’istruzione, incidono negativamente sul livello di vita della popolazione, in particolare dei bambini.
All’altare laterale della nostra chiesa potete trovare, come tutti gli anni, la rappresentazione del progetto: sullo sfondo le immagini dell’attuale struttura che ospita la scuola, animata dai bambini stessi che utilizzeranno in futuro quanto pensiamo di realizzare; e insieme all’illustrazione del progetto, il testo della breve lettera che padre Remo ci ha inviato.
Ci spiega Padre Remo che l’istruzione in quel paese è un problema serio ma dimenticato
dal governo che non si impegna ad investire quanto occorre, lasciando ad altre istituzioni
e al contributo delle famiglie il compito di supplire. L’assenza di investimenti governativi anche per la scuola primaria, e le scarsissime disponibilità economiche delle comunità dei villaggi, consentono strutture precarie e spesso inadeguate che vorremmo sostituire con un’altra in muratura più adeguata, come mostra la rappresentazione che vi invitiamo a visitare.
L’obiettivo della nostra iniziativa quaresimale è di raccogliere 15-20 mila euro da mettere
a disposizione di padre Remo.
Giorgio Chiovini
Commissione Caritas
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L’educazione scolastica
nella Repubblica Democratica del Congo
A causa di anni di guerra e di declino economico, la situazione dell’istruzione nella
Repubblica Democratica del Congo ha subito negli ultimi tempi un progressivo deterioramento. Rispetto agli anni ‘90, i tassi
di iscrizione alla scuola registrano una forte diminuzione, evidenziando come effettivamente la scuola sia una realtà per pochi. La povertà è sicuramente un elemento
decisivo nella massiccia riduzione numerica dei bambini scolarizzati, tuttavia esistono altri problemi che affliggono la scuola
congolese e che inducono gli allievi all’abbandono scolastico, tra cui il sovraffollamento delle classi, l’insufficienza di insegnanti e di materiale didattico ecc.
Per quanto riguarda le disuguaglianze tra
maschi e femmine, si attesta che le iscrizioni alla scuola primaria variano dal 55%
per i bambini maschi al 48% per le femmine, mentre per la scuola secondaria il divario di genere è superiore al 10% (24%:
maschi; 13%: femmine).
Sebbene vi sia una politica che definisce
l’obbligatorietà scolastica, essa non viene
completamente rispettata assumendo quindi una portata diversa. Le famiglie, infatti, a
cui spetta da più di quindici anni il carico
della scolarizzazione dal punto di vista economico, non sempre riescono a sostenere
le spese destinate allo studio per i loro figli,
pertanto preferiscono non mandarli a scuola ma impiegarli piuttosto nei lavori domestici. D’altra parte lo Stato non ha i mezzi
sufficienti per far attuare una tale politica.
Un forte squilibrio tra città e campagna
Tra le scuole rurali e quelle urbane, non soltanto vi è una effettiva diseguale distribuzione quantitativa dei servizi, ma esiste an9
che una differenza qualitativa rispetto alle
infrastrutture.
Il percorso scolastico dei bambini congolesi è molto diverso a seconda che essi abitino in campagna o in città. Le scuole rurali
o delle periferie urbane tendono ad essere
più penalizzate in termini sia di strutture
che di qualità dell’insegnamento.
Nella scuola materna e primaria, questo divario è in primo luogo dovuto all’effettiva
mancanza di strutture nell’area rurale, aggravatasi negli ultimi anni in seguito alle
guerre e alla cessazione dei finanziamenti
previsti per l’educazione. Le scuole inoltre
dispongono di poche aule, che hanno una
capacità nettamente inferiore rispetto al numero dei bambini che effettivamente ospitano. Di conseguenza, si assiste alla mancanza di sedie e di banchi per alcuni alunni,
che sono costretti a seguire le lezioni in condizioni di scarsa concentrazione: a volte si
ritrovano 80 ragazzi in classi da non più di
40 posti, seduti per terra, senza neppure
prendere appunti perché sprovvisti di quaderni e penne.
A questo si aggiunge l’insufficienza numerica degli insegnanti, che a volte sono costretti a dover accogliere nella stessa classe studenti dei sei diversi livelli. Questo
comporta classi non omogenee, con difficoltà oggettive nell’insegnamento di ciascuna materia. Oppure, in alcuni casi, per
favorire l’accesso scolastico, si assiste al sistema del doppio turno: gli stessi insegnanti
quindi si rendono disponibili ad avere lezione sia il mattino sia il pomeriggio.
Anche la scuola secondaria risente delle migliori condizioni della città rispetto alla campagna, obbligando talvolta i bambini ad allontanarsi da casa per poter frequentare
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l’istituto scolastico. Ma questo esodo dall’area rurale a quella urbana è spesso un
elemento decisivo per l’abbandono del programma scolastico. I genitori, infatti, nella
maggior parte dei casi, non riescono a far
fronte alle spese oggettive che comporta
un’istruzione al di fuori dell’ambiente domestico. Di conseguenza, gli allievi non
completano il loro ciclo di studi e ritornano a lavorare nei campi per aiutare nel
mantenimento familiare.
Un altro fattore che genera una considerevole differenza nella formazione nei due
ambienti è l’insufficienza del materiale didattico e la mancanza di attrezzature adatte. Nella zona rurale infatti spesso si dispone di un solo testo; talvolta, invece, l’unico
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aiuto d’insegnamento è la sola lavagna. Sicuramente migliori sono le prestazioni fornite dalle strutture in ambito urbano.
Gli insegnanti delle scuole rurali inoltre, più
di quelle urbane, sono malpagati o addirittura non ricevono lo stipendio per mesi.
Spesso sono gli studenti stessi a contribuire
alle spese di gestione della scuola o ad integrare il salario degli insegnanti, attraverso
denaro o fornendo loro prodotti agricoli.
Questo comporta spesso fenomeni di assenteismo degli insegnanti costretti a cercare un lavoro più redditizio e, di conseguenza, una perdita di assimilazione negli
studenti che non riescono a superare l’esame finale.
A cura di Tata Tanara
DEI PICCOLI
Anche per i ragazzi questa quaresima è incentrata sul tema dell’abito. Il percorso vuole introdurre il carattere simbolico del vestire: ciò che
è esterno esprime ciò che è interiore.
Riecheggiando il Salmo 30: “Hai mutato il mio
lamento in danza, la mia veste di sacco in abito
di gioia, perché io possa cantare senza posa. Signore, mio Dio, ti loderò per sempre”.
La veste di sacco è l’espressione della penitenza e della mestizia, della lontananza da Dio. E’
il Signore che, come con Adamo ed Eva nel
paradiso terrestre, riveste la sua creatura dandole di che gioire, offrendole l’abito della festa.
Il nostro percorso intende presentare questo
aspetto della vita spirituale concretizzandolo nella creazione di un abito; seguendo i Vangeli delle domeniche e toccando i temi dell’amicizia,
della generosità, della pace, del coraggio, della
preghiera, avendo come sussidio sette sagome di cartoncino, formeremo di settimana in
settimana l’abito nuovo della festa.
Da un lato della sagoma l’abito sarà la veste bianca del battesimo, dall’altro sarà realizzato “cucendo” assieme tanti piccoli gesti d’amore e tante preghiere.
Ester Tuffi
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Proposte di lettura per la Quaresima
Gianfranco Ravasi, Le porte del peccato. I sette vizi capitali, Mondadori 2007. Un viaggio alla scoperta dei sette vizi capitali: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e pigrizia. I vizi, come le virtù, nascono insieme alla libertà, sono una scelta consapevole dell’uomo: in questo libro ogni vizio ha la sua trattazione specifica e una piccola folla di
testimoni, attori, figure storiche e simboliche.
Giancarlo Bruni, Il Padrenostro compendio di tutto il vangelo, Servitium 2007. «Perché
pregare il Padrenostro: perché dono di un amico che dischiude a orizzonti inediti, ricchi
di senso, l’orizzonte della paternità di Dio, della filialità, dei compiti, del futuro e dei bisogni reali dell’uomo». Un breve ma denso commento alla preghiera che Gesù ha insegnato ai discepoli e che il nuovo “popolo di Dio” ripete in comunione con l’antico, con
tutte le chiese e con tutta l’umanità.
Carlo Maria Martini, Vedere il mondo con gli occhi di Dio. Preghiere, In Dialogo 2005.
Una raccolta di invocazioni proposte dall’autore nei momenti di lectio divina. I nove capitoli approfondiscono i temi dell’ascolto della Parola di Dio, della sequela, della croce,
della Chiesa degli Apostoli.
Giuseppe Bettoni, Perché non si raffreddi l’amore, Centro Ambrosiano 2008. Il tempo
di Quaresima costituisce un’occasione favorevole a un ascolto più pacato, disteso e continuativo della Parola di Dio. Il libro si propone come strumento per favorire l’avvicinamento alla pratica della lectio divina attraverso il Vangelo di Matteo.
SPIRITUALITÀ
Preghiera e guarigione
La preghiera non è un argomento di cui parlare, ma un mistero di grazia da sperimentare.
Comincia dall’ascolto e l’ascolto richiede il silenzio: silenzio del nostro “io” che tende ad
autoaffermarsi; silenzio, quindi, di umiltà e di attesa. Di attesa, perché la preghiera è consapevolezza della propria povertà. Essendo essenzialmente dono, è azione divina in noi.
In essa avviene la purificazione dell’immagine di Dio, dunque la preghiera è fatica, lotta
per uscire dalle immagini distorte, imprecise che noi abbiamo di Lui, per andare verso il
Dio rivelato in Cristo morto e risorto, vera icona del Padre.
L’esempio della preghiera del fariseo e del pubblicano al Tempio (Lc 18,9-14) è significativo, perchè esprime due differenti modi di relazionarsi con Dio. In particolare, il fariseo
sovrappone il suo “io” all’immagine di Dio; il pubblicano, invece, si espone all’alterità di
Dio entrando nel giusto rapporto giusto con Lui.
La distanza tra l’immagine che noi ci siamo fatti di Dio e l’alterità rivelata da Dio, pone lo
scarto tra la domanda e l’esaudimento, tra l’attesa e la realizzazione. Tra la mia libertà e la
libertà di Dio, tra la mia volontà e la volontà di Dio, la preghiera si pone come possibilità di conversione e di accettazione della Sua volontà.
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Parrocchia
S. Angela Merici
Ecco perché al cuore della preghiera cristiana c’è l’invocazione “Sia fatta la tua volontà”.(Mt
6,10). È la preghiera che ha vissuto Gesù “Abba, Padre! Tutto è possibile a Te, allontana da
me questo calice, però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi Tu” (Mc 14.36). E il Crocifisso, nel suo grido sulla croce “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” ( Mc
15,34), denuncia la distanza tra Dio e la realtà presente. Quale rapporto esiste tra l’immagine vera di Dio manifestata a noi dal Figlio sulla Croce e la nostra pur lecita richiesta
di guarigione da ogni male? Possiamo pregare per la nostra salute e per quella dei nostri
cari ed avere la certezza che alla preghiera fa riscontro la soddisfazione delle nostre domande, una sorta di “do ut des”? La domanda è una dimensione costitutiva dell’essere
dell’uomo, quindi non può non manifestarsi nella preghiera, Gesù stesso ce lo suggerisce
(Mt 7,7-11). Certamente ci è lecito domandare, pur sapendo che il chiedere non può essere ridotto ad un atteggiamento magico o ad un’ingiunzione rivolta a Dio quasi fosse sempre disponibile a soddisfare ogni bisogno.
Rivolgendosi a lui nelle diverse situazioni della propria esistenza, il credente attesta di voler sempre ricevere da Dio e di non poter disporre della propria vita. Dunque, stabilisce
una distanza tra sé e la sua situazione, tra il bisogno e il suo soddisfacimento, cerca di immettere un Altro nella situazione difficile che sta vivendo. Non è possibile tale preghiera
se non nella fede e nella relazione filiale con il Padre, come ci insegna Gesù:” Non ciò che
voglio io ma ciò che vuoi Tu – non come voglio io ma come vuoi Tu” (Mt 14,36). Poiché
noi non sappiamo “che cosa è bene domandare” (Rm.8,26), dobbiamo imparare a chiedere “nel nome del Signore” ( Gv 14,13-14), non nel nostro nome, perché la preghiera
esige una conversione alla volontà di Dio come ci viene data nella sua Parola.
La preghiera ci coinvolge, deve diventare forma della nostra esistenza, non ci rende ripiegati su noi stessi, inermi di fronte ai mali dell’esistenza, anzi, è un aiuto per impegnarci con tutte le nostre forze, perché vengano rimossi gli ostacoli che possono rendere la vita non degna di questo nome. Accogliere la sofferenza, non significa attutire l’impegno per
la liberazione dal male, il cristiano non è un” consacrato”al dolore. Il nostro compito di
“guarire” dai mali, non può essere sostituito da Dio, anche se siamo consapevoli che non
possiamo eliminarne le radici.
Se l’agire del vero discepolo scaturisce dal camminare dietro al Maestro, è da Lui che dobbiamo imparare e la preghiera e come guarire dai nostri mali. Ancora una volta ci viene in
aiuto la Parola di Dio. Gesù non proclama una teoria sul dolore, ma si fa “ uomo dei dolori che ben conosce il patire” (Is.53,3), non enuncia vuote parole da portare ai malati, ma
li incontra. I sentimenti e le sofferenze di Gesù di fronte al dolore, sono il punto massimo
della sua incarnazione, tanto più nel momento in cui sentirà ( come noi ) tutta la repulsione di fronte al “calice amaro” (Mt 26, 39) . Questa presenza di Cristo nel dolore umano è il punto culminante dell’agire di Dio, compagno di viaggio della storia di ogni uomo.
Durante la sua vita terrena. Gesù non guarisce i malati per guadagnarsi consensi, e nemmeno per costringerli a credere, ma la sua prospettiva è quella della prossimità e il fine del
suo agire quello di creare una nuova aspettativa per l’esistenza dell’uomo: nelle guarigioni da Lui compiute, c’è anche l’annuncio della realtà futura quando “ tergerà ogni lacrima
dai loro occhi e non ci sarà più la morte…perché le cose di prima sono passate” ( Ap 21,4).
Il Signore giunge alla radice più vera della guarigione: essa è profezia del trionfo di Dio sul
male; è l’integrazione dell’uomo nel progetto di totale salvezza, anticipazione di ciò che
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sarà nella vita senza fine, quando Dio avrà condotto tutta l’umanità alla gioia che ha da
sempre voluto per noi e in vista della quale ha operato nella storia di Israele e continuamente opera.
Ho l’impressione che il volere -qui e ora – la risposta alle nostre richieste, nasca da una
mancanza di speranza. Benedetto XVI nell’ultima enciclica Spe Salvi sottolinea come la
speranza cristiana non consista nella fuga dalle difficoltà del presente quanto piuttosto nella capacità di rendere presente quell’avvenire di cui la fede in Cristo risorto ci dà la certezza e di viverlo nell’adesso della storia, poiché “questa grande speranza può essere solo
Dio che abbraccia l’universo e che può proporci e donarci ciò che da soli non possiamo
raggiungere” (Spe Salvi 31)
Penso che il messaggio di Benedetto XVI faccia eco alle parole di Paolo: “Le sofferenze del
momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi” (Rm
8,18).
Antonietta Fiore
CARITAS
centro d’ascolto
02.690123.315
Un gruppo di persone della comunità è disponibile a ricevere direttamente
o telefonicamente - nei giorni di seguito indicati - richieste di informazione o d’intervento
relative alle seguenti tematiche:
Orientamento degli stranieri sulla legislazione italiana
(permessi di soggiorno, accesso alla salute, ricongiungimenti familiari, decreto flussi)
Martedì ore 9 - 12
Lavoro, assistenza e problematiche sociali
Martedì ore16 -18.30 Anziani: informazioni socio-assistenziali e sanitarie
Lunedì ore 18 -19
Grazie
Domenica 27 Gennaio, Festa della Famiglia
ci siamo trovati in tanti a festeggiare, prima nella Celebrazione Eucaristica
e poi con il pranzo comunitario.
Grazie
davvero a tutte le mamme e papà, nonne e nonni, figlie e figli, ragazze e ragazzi
che si sono impegnati per preparare le squisite Mericiocche
(abbiamo raccolto € 1.740!) e l’ottimo pranzo,
che quest’ anno è stato allietato dai “Tre Tenori”.
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Parrocchia
S. Angela Merici
ORATORIO
Polisportiva Orpas: migliorare in ogni ambito
Come avevamo annunciato in un precedente Foglio Informativo la nostra Polisportiva ha
programmato e deliberatoterventi di ristrutturazione di alcuni ambienti che sono utilizzati dai nostri ragazzi e per prima cosa ci è sembrato giusto e razionale partire dai luoghi dove si cambiano prima di ogni allenamento o partita, per rendere più confortevoli questi
spazi e dare anche una diversa immagine alle squadre avversarie della nostra realtà. I lavori di ristrutturazione sono terminati in questi giorni ed ora possiamo contare su spogliatoi rimessi a nuovo e se proprio ancora non ricordano quelli di S. Siro o quelli dell’Olimpico poco ci manca!
Ma bando agli scherzi, il nostro impegno è quello di impiegare le poche risorse economiche disponibili in opere di ristrutturazione per
migliorare gli spazi e poter far “vivere” al meglio i momenti di svago e di spensieratezza dei nostri ragazzi; tutto ciò va inteso,
quindi, non solo come un doveroso rispetto del patrimonio parrocchiale ma anche e soprattutto come un voler tener sempre
presenti le esigenze di chi ha scelto l’Orpas come punto di riferimento per l’attività sportivo/ricreativa dei propri ragazzi.
Così alla ripresa del campionato con l’inizio dei gironi di ritorno ecco la sorpresa per tutti: nuovi spogliatoi arredati con nuove panchine,
gialle in un ambiente e verdi in un altro.
Ma la Polisportiva non vuole solo fermarsi a questo intervento, risorse economiche permettendo; è in corso di valutazione, con alcuni esperti del settore, il rifacimento del campo per renderlo meno
soggetto alle variazioni atmosferiche (sintetico o tradizionale questo è il dilemma) ed un restiling delle tribune. Tenendo bene a mente che procederemo con molta oculatezza senza incorrere in avventure più grandi di noi e delle nostre possibilità.
Ma a questo punto è d’obbligo una raccomandazione - e mi rivolgo ai ragazzi, agli allenatori, ai dirigenti ed anche ai genitori: facciamo in modo che questi ambienti così ben
ristrutturati non vengano deturpati nel giro di un breve lasso di tempo ma che possano durare, ottimizzando così le nostre risorse. Se saremo capaci di mantenere nel tempo queste strutture vuol dire che stiamo trasmettendo ai nostri ragazzi i giusti intendimenti educativi e quindi il lavoro di tutti noi acquista un senso.
Massimo Tuffi
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RICORDI
In memoria di papà Carlo
«È dura lo so… ma è anche semplice e normale… ormai sento il profumo del giardino… anzi
dell’orto…». Con queste semplici parole solo
quattro giorni prima della sua morte, mio padre
si accomiatava da me, dal tempo, dal mondo,
ancora con piena lucidità, che ha sempre avuto
sino alla fine. Faceva riferimento ad una poesia
di Alda Merini con una sua versione, visto il suo
amore per le piante dell’orto. In quelle semplici
parole racchiudeva il saluto ad una vita, un’esistenza dedita alle cose, alle persone, al pensiero,
al cuore e soprattutto all’anima. Non posso in poche righe raccontare quello che papà ha vissuto
e mi ha trasmesso e se dovessi presentare e descrivere chi è stato non avrei tempo e carta a sufficienza. È stato il figlio di un Padre superiore che
ha sempre cercato, amato e riconosciuto, anche
in mezzo a difficoltà incredibili, come nel periodo della guerra in prigionia, figlio di un Padre che
lo ha reso padre, schivo, silenzioso, educatore,
esempio di vita, sempre presente, accogliente,
amico, solidale, giocoso. Quanti momenti della
nostra vita sono passati come un film mentre mi
rivolgevo a Dio nella preghiera del suo ultimo
commiato in chiesa…. Quanti ricordi…. Quelli che padre Gianfranco citava davanti al suo feretro, o quelli ai quali amici fraterni e di gioventù davano voce ripensando a Carlo come anche
il loro padre accogliente.
Il momento della “partenza” di una persona cara è sicuramente molto difficile e malinconico. Se poi la persona che ti lascia è
tuo padre diventa ancora più difficile e man
mano che capisci quanta è stata l’importanza che questa presenza aveva nella tua
vita e il posto che occupava, tanto più ti accorgi del vuoto che lascia e la malinconia e
la tenerezza ti allagano gli occhi.
C’è poi anche la difficoltà del medico, oltre
che del figlio, che ha combattuto assieme la
battaglia contro il male implacabile e che, rin15
negando la propria vocazione a “guarire” deve scendere a patti con il male e accogliere
anche il legittimo desiderio di chi, avendo tutto compiuto, affida il suo spirito nelle mani del
Padre. Seguire la malattia di un proprio caro
come medico curante è molto impegnativo…
Papà ripeteva spesso ultimamente: «Lasciami
andare…», ma è difficile considerare amica la
morte di chi se ne deve andare.
Papà non era mai stanco di studiare, di capire, di cercare… Sono certo che il desiderio della ricerca è stato il suo cammino più
impegnativo e probabilmente più difficile sia
nel mondo come uomo che nella preghiera
come cristiano. Nulla è mai stato scontato
per lui, nulla mai certo o tanto meno dovuto e l’esempio che ha trasmesso, a me e a
tutta la famiglia, agli amici tutti, è sempre stato quello dell’ingegnere (quale lui di fatto
era): analizzare, ponderare, cercare soluzioni e tentare con un progetto di risolvere il
problema, qualunque esso fosse. Sempre con
la certezza di essere qui, nel mondo, come
piccolo strumento di un progetto più grande. E uno dei progetti “grandi” in cui mi ha
fatto crescere è questa comunità, che il 22
gennaio scorso, giorno del suo funerale, si è
raccolta attorno a lui e alla nostra famiglia.
Ringrazio tutti voi che mi sostenete nel suo
ricordo: sono sicuro che, partecipando insieme alla vita della comunità, proseguiremo quello che Carlo, insieme a tanti altri,
ha iniziato. Penso che mio padre, provando a insegnarmi a morire, mi abbia fatto
davvero un regalo straordinario, l’aiuto più
grande contro la paura di vivere. Nella fede mi ha salutato, nella fede lo saluto e lo
ricordo, nella fede so che lo incontrerò.
Grazie papà.
Paolo Mazza
Parrocchia
S. Angela Merici
Carla c’era sempre
Ricordare Carla per me è ricordarla con differenti occhi: quelli di un bambino che l’ebbe
come catechista, occhi che guardavano con una timida curiosità una persona così forte,
seria e al contempo materna, allegra, confortante quando si apriva in quel suo grande sorriso che era meglio di ogni complimento scritto. Poi gli occhi di adolescente che la trovavano sempre attiva, disponibile e generosa nel suo spendersi e nell’essere vicina ai giovani. Infine gli occhi di adulto che potevano ammirarla per tutte quelle sue doti che la
rendevano utile e preziosa per i bambini e ragazzi, quel suo accettare, da coraggiosa com’era, la grande responsabilità di una famiglia “allargata”, quella sua e quella di Arché.
Carla c’era sempre. Ed è infinitamente triste tutti noi non averla più accanto, non sentire
la sua rassicurante, responsabile, serena autorità, non incrociare il suo largo, coraggioso
sorriso quando l’incontravamo, sino all’ultimo, sottobraccio al suo Giancarlo.
Cercando tra i tanti ricordi qui nella sede Arché, abbiamo trovato una foto scattata tanti
anni fa durante una delle nostre vacanze Arcobaleno. Era il giorno della gita al fiume. Ricordo quel momento speciale. Mettere i piedi nell’acqua fredda e pian piano immergersi era un gioco e una, forse piccola, forse importante sfida. Nell’immagine Carla tiene per
mano un bimbo sul greto del fiume, entusiasta del suo tuffo e rasserenato dall’avere lì un
“approdo” sicuro. Ora quel bimbo è un ragazzone di diciassette anni, che si affaccia, anche con qualche fatica, alla vita adulta. Sono francamente innumerevoli le sfide in cui Carla ci ha guidato, sia da vicino che da lontano, facendoci sempre sentire la sua presenza.
Ha accompagnato il sogno, diventato progetto e infine realtà, della Casa di Accoglienza,
ma anche la quotidianità di tante famiglie. Un riferimento sicuro per noi volontari e operatori di Arché, nel nostro impegno e nel nostro crescere. Carla ha lasciato tante cose ad
Arché, a chi l’ha conosciuta, ma anche a chi è entrato nell’associazione di recente.
Di queste cose, Carla, ne faremo tesoro.
Jacopo Dalai
direttore Arché Milano
ECUMENISMO
Milano ecumenica:
il Consiglio delle Chiese cristiane
Ho tra le mani un volumetto di circa 100 pagine dal titolo “Milano ecumenica – Chiese
cristiane in cammino”. E’ stato pubblicato a gennaio a cura del Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano. Già, perché l’ecumenismo, oltre a indicare una sensibilità al problema
della riunificazione delle molte chiese cristiane, è anche una realtà storica, fatta di gruppi
internazionali e locali che organizzano incontri e producono documenti dove il dialogo “si
concretizza”. Dal 1998 è attivo a Milano un Consiglio, appunto, al quale oggi partecipa-
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no ben 18 differenti chiese cristiane presenti sul nostro territorio. Anche semplicemente
scorrendo l’elenco di queste chiese si resta affascinati dalla ricchezza di tradizioni vive tra
noi: dagli Armeni ai Luterani svedesi, dai Valdesi ai Copti , dagli Anglicani agli Ortodossi
bulgari, …. In questo libro ogni comunità si presenta brevemente, anche con qualche fotografia, e viene voglia di andare a vedere questi luoghi di culto e a incontrare queste persone e approfondire la conoscenza delle loro storie, delle persecuzioni che spesso hanno
subito, dei desideri di rinnovamento e di fedeltà che li hanno animati, delle organizzazioni che si sono date per cercare di rispondere alla volontà di Dio. Si intuisce anche perché,
avendo vissuto storie molto diverse, queste comunità cristiane facciano anche fatica a dialogare tra loro. Allora, cedendo all’orgoglio meneghino, trovo veramente grande che da
10 anni a Milano ci sia questo Consiglio dove i rappresentanti delle comunità si incontrano e dialogano apertamente. E mi sembra molto significativo che sulla copertina del libro
ci sia una fotografia del “nostro” Duomo, dove “nostro” non significa solo dei cattolici ambrosiani, ma di tutti i cristiani. E per tutti i milanesi.
Roberto Bonato
Commissione Ecumenismo e dialogo
Agenda della comunità
Domenica 10 febbraio
• Alle ore 15.30, nella Basilica di sant’Ambrogio, la nostra comunità con Melissa e Alice
partecipa al rito dell’elezione dei catecumeni adulti.
Martedì 12 febbraio
• Alle ore 21 incontro per i genitori dei bambini del ’98 del secondo anno.
Mercoledì 13 febbraio
• Alle ore 21 si riunisce il Consiglio per gli Affari Economici.
Giovedì 14 febbraio
• Alle ore 21 si riunisce la Commissione Giustizia e pace. L’incontro è aperto a tutte le persone interessate.
Domenica 17 febbraio
• Alle ore 16 prima Riconciliazione bambini del ’97 del terzo anno differenziato.
• Alle ore 18 si riunisce il gruppo giovani famiglie 1 (animatori Oriana e Maurizio Andreozzi
e Tata e Luigi Mapelli). L’incontro si concluderà con la cena comunitaria.
Lunedì 18 febbraio
• Alle ore 21 incontro per i catechisti dei Battesimi.
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Parrocchia
S. Angela Merici
Mercoledì 20 febbraio
• Alle ore 21 incontro per i genitori dei bambini del ’99 del primo anno.
Giovedì 21 febbraio
• Alle ore 21 incontro per i genitori dei bambini del ’97 del terzo anno differenziato.
Domenica 24 febbraio
• Alle ore 10 rito di ammissione per i bambini del ‘97 anno 3° differenziato.
• Alle ore 18 si riunisce il gruppo giovani famiglie 2 (animatori Rosella e Massimo Gianotti).
Lunedì 25 febbraio
• Alle ore 21 si riunisce il Consiglio Pastorale Parrocchiale.
Domenica 2 marzo
• Alle ore 10 rinnovo delle promesse battesimali per i bambini del ’97 del terzo anno differenziato.
• Alle ore 17 adorazione comunitaria.
Lunedì 10 marzo
• Alle ore 21 incontro per i genitori dei bambini del ’96 del quarto anno.
Sabato 15 marzo
• Ritiro per i bambini del ’97 del terzo anno differenziato.
Incontri pomeridiani per la terza età
Questo il calendario degli incontri promossi dal Movimento Terza età (ore 15.30)
giovedì 14 febbraio
martedì 19 febbraio
giovedì 21 febbraio
giovedì 28 febbraio
giovedì 6 marzo
lunedì 10 marzo
giovedì 13 marzo
martedì 18 marzo
tombolata
incontro biblico con Renata Andreotti sulla Lettera di Paolo a Timoteo
filmato sulla vita e le opere di Madre Teresa di Calcutta
catechesi tenuta da p. Battista sul libro La fede, un dono da testimoniare.
con un viaggio virtuale visiteremo: Castiglione Olona
ritiro spirituale decanale a Triuggio guidato da padre Giorgio della
parrocchia di San Giovanni Evangelista (versare € 28 entro il 20 febbraio al responsabile della 3° età, pranzo e pullman tutto compreso)
con la signora Carcano (A.G.E.R.) faremo un “gossip” (chiacchiere in
casa Savoia)
incontro biblico con Renata Andreotti: dalle lettere di Paolo a Tito
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CENTRO CULTURALE
ARTE E FEDE
Giovedì 21 febbraio alle ore 14.15 ritrovo sul piazzale della chiesa per la visita guidata
dalla prof.ssa Roda alla Basilica e Battistero di Arsago Seprio. Rientro per le ore 18.
MOSTRE
Sabato 1° marzo e/o mercoledì 5 marzo visita al Museo di S. Giulia a Brescia per la mostra “AMERICA!- Storie di pittura del nuovo mondo” e al lago di Iseo. Ancora qualche
posto disponibile
CORSI P.C.
Proseguono le iscrizioni per il corso “base” e per quelli avanzati.
Informazioni ed iscrizioni: lunedì dalle ore 17 alle 18, martedì/mercoledì/giovedì dalle 18
alle 19 nei locali del Centro culturale.
In decanato
Domenica 10 febbraio
• Alle ore 16, presso il Santuario di s.Maria alla Fontana, Celebrazione decanale della Giornata del Malato.
In città
Giovedì 14 febbraio
• Alle ore 21, in piazza San Fedele 4, nell’ambito degli incontri promossi dal Centro giovani coppie, Giuliana Mioli, psicologa-psicoterapeuta, e Lella Tradati, educatore professionale, interverranno sul tema Gioie e fatiche di essere mamma.
Giovedì 21 febbraio
• Alle ore 21, in piazza San Fedele 4, nell’ambito degli incontri promossi dal Centro giovani coppie, Franca Colombo, assistente sociale membro del consiglio direttivo del C.A.M.,
e l’avv. Lucia Mella interverranno sul tema La coppia si apre e accoglie.
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Parrocchia
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Sabato 23 febbraio
• Alle ore 17, in via S. Antonio 5, incontro con monsignor Michel Sabbah, Patriarca latino
di Gerusalemme che si appresta a concludere il suo Ministero, in occasione della pubblicazione del suo libro Voce che grida dal deserto. Il libro, edito dalle Paoline, ha la
prefazione del cardinal Carlo Maria Martini.
Martedì 26 febbraio
• Dalle ore 14.30 alle 17.30, presso la Sala Oberdan, viale Vittorio Veneto 2, seminario
sul tema: Donne italiane e straniere maltrattate in famiglia. Una guida per conoscere il fenomeno e gli strumenti per intervenire. Verrà presentata e consegnata ai partecipanti una guida predisposta dal gruppo di riflessione promosso da Caritas Ambrosiana, cui hanno partecipato associazioni, Centri antiviolenza e Provincia di Milano. Si prega
di confermare la propria partecipazione contattando il numero 02.7740.2688 oppure
scrivendo a [email protected].
Giovedì 6 marzo
• Alle ore 21, in piazza San Fedele 4, nell’ambito degli incontri promossi dal Centro giovani coppie, Salvatore Natoli, docente di Filosofia teoretica all’Università di Milano Bicocca interverrà sul tema Cercasi padre:un modello da reinventare.
sabato 9 febbraio ore 21
giovedì 14, venerdì 15 e sabato 16 febbraio ore 21
Associazione Culturale R.C.
My God!
da God di Woody Allen
adattamento e regia di Roberto Cajafa
con Roberto Cajafa, Alessia Alpini, Mario Mantero, Liz Carmignani,
Gian Carlo Sessa, Matteo De Micheli, Cinzia Damassa
scene di Rossella Vandoni
luci di Tania Popolizio
audio e musiche di Gianluca Foiani
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domenica 10 febbraio ore 16 – Teatro ragazzi
Compagnia Teatrale SentiCheStoria
Il Cabaret di Fata Mata Azzurrra
testi e regia di M. Cristina Ceresa
giovedì 21, venerdì 22, sabato 23, giovedì 28 e venerdì 29 febbraio
sabato 1 marzo ore 21
La Compagnia dei Senzanome
L’ultima cena – Storie di mensa
scritto e diretto da Max Chianese
con Max Chianese, Roberto Gerboles, Abdelaazim Gomaa,
Stefan Mateff, Carlo Ponta, Toto Raniero, Cristiana Tirabassi, Fabrizio Viganò
musicisti: Yuriko Mikami (violoncello), Chiharu Kubo (voce)
scenografie: Chiara Ugonotti
aiuto regista: Giacomo Francipane
giovedì 6, venerdì 7 e sabato 8 marzo ore 21
Associazione TeatroMetis Roma
Perfida tu brilli
ovvero nessuna gioia sia troppa
Omaggio a Guido Gozzano
con Viola Pornaro e Enrico Ottaviano
regia Francesco Sala
musiche originali di P.Pietroniro, costumi Anna Petrosino
giovedì 13, venerdì 14 e sabato 15 marzo ore 21
TeatrObliquo
Invidiabile
Nel segno del sentimento più distruttivo, la relazione tra due sorelle
adattamento drammaturgico di Daniela Morelli
con Gabriella Foletto e Daniela Monico
regia di Federica Santambrogio
Prenotazioni: www.teatroblu.org
Teatro Blu – 02 3705 0682
Pensieri e Colori – tel. 02 3705 0694 (dal lunedì al venerdì 9-13 /14-18)
[email protected]
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Parrocchia
S. Angela Merici
Nella comunità parrocchiale
SONO ENTRATI
Ly Dieu Fiorenza Cerri - 2 febbraio 2008
Natascia Olga Cerri - 2 febbraio 2008
ABBIAMO ACCOMPAGNATO ALLA PASQUA ETERNA
Carlo Giuseppe Mazza– 20 gennaio 2008 (anni 88)
Carla Bertoli in Panceri – 24 gennaio 2008 (anni 69)
Mario Zambarbieri – 25 gennaio 2008 (anni 86)
Anna Bon ved. Meanti – 5 febbraio 2008 (anni 76)
fogl onformativo - n. 364 - ottobre 2007
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S. Angela fMerici
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Parrocchia
nformativo
Direttore responsabile – p. Giuseppe Bettoni
Capo Redattore – Tata Tanara
Impaginazione – Pensieri e Colori
Stampa – Francesco Canale
Un ringraziamento particolare
a tutti coloro che collaborano
con gli articoli, alla fascicolatura e
alla diffusione del Foglio Informativo
Trovate il Foglio Informativo anche su:
www.americisss.it
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