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idee RIFORMISTE DICEMBRE 2005.pmd
Numero 4
Anno 1 - Ottobre - Novembre 2005
EDITORIALE
di Waldes Fiorini
Interessante la relazione che il
segretario Mauro Chiaruzzi ha svolto
alla riunione del Consiglio Direttivo
di martedì 29 Novembre scorso, nella
quale, oltre che del bilancio di questi
primi nove mesi di vita del Partito, si
è discusso delle prospettive future
del PSD, di alleanze e di programmi.
Un bilancio positivo, anche se questi
primi mesi hanno visto un Partito
lento nelle decisioni, troppo poco
rivolto a far conoscere all’esterno il
lavoro messo in cantiere perché
troppo impegnato a cercare di
contrastare nel proprio interno le
frammentazioni. Di conseguenza la
comunicazione ed i contatti con i
Circoli degli aderenti sono stati
trascurati.
Il
Congresso
dell’unificazione del Febbraio scorso
- è stato detto - è stato un punto di
partenza dal quale gli ideali
democratici, socialisti e riformisti
devono trarre nuovo impulso per il
rafforzamento di un PSD solido,
concreto e di governo. Un PSD che,
forte della propria collocazione
ideale e del proprio radicamento
nell’elettorato sammarinese, deve,
da protagonista, sentirsi pienamente
legittimato a tracciare le linee guida
e l’agenda politica di questo Paese.
Non solamente in vista della
prossima scadenza elettorale, ma
anche per tutta la successiva
legislatura. Alcuni degli intervenuti
hanno privilegiato i temi delle
alleanze, altri invece quelli dei
programmi. Personalmente io credo
che siano i progetti ed i programmi
gli elementi discriminanti per le
alleanze future. Perché convergenze
politiche solide e durature potranno
Finanziaria 2006
Il Bilancio come responsabilità
di Antonio Carattoni
a pag. 3
Riforma della dirigenza, istituzione dell’autority, riforma pensionistica
Tre progetti per superare la crisi dell’ISS
di Giuseppe Maria Morganti
La Sicurezza Sociale rappresenta la
struttura intorno alla quale si
articola la moderna organizzazione
della società sammarinese. Un
patrimonio creato dai nostri
progenitori, capace di reggere le
difficoltà del tempo in quanto
basato su principi semplici, ma
equilibrati; fra questi il principale
afferma come ognuno debba
contribuire alle spese a seconda
delle proprie capacità di reddito e
ognuno possa invece usufruire dei
servizi a seconda delle proprie
necessità. Il sistema di Sicurezza
Sociale è quindi un riequilibratore
delle diversità, un metodo
democratico e modernissimo che
segue a pag. 2
essere realizzate esclusivamente su
programmi e progetti concreti e non
su generiche alchimie aritmetiche.
Fondamentale quindi in questo
finale di legislatura sarà il percorso
della nostra proposta di riforma della
legge elettorale. Una proposta che
vede il Partito fortemente impegnato
per la realizzazione
di un
provvedimento che ha l’obiettivo di
emarginare i giocolieri della politica
e di dare finalmente al cittadino
elettore la possibilità di decidere,
con il proprio voto, la maggioranza
dalla quale essere governato.
Questa riforma, da sola, vale
l’impegno di tutti noi e da questa
riforma il PSD può partire per
delineare il quadro del futuro di
questo Paese.
Il PSD incontra Luis A
yala
Ayala
Ribadito il sostegno dell’Internazionale Socialista
all’unificazione fra PSS e PdD
“Sarò ufficialmente a San Marino nel
prossimo febbraio per prendere parte alla
vostra Conferenza Programmatica, e sono
felice di farlo perché l’Internazionale Socialista
ha apprezzato molto l’Unificazione tra le forze
Riformiste sammarinesi.”
Con queste parole e questo
annuncio il Segretario Generale
dell’Internazionale Socialista Luis
Ayala ha salutato il capogruppo del
segue a pag. 2
segue a pag...............
Per la Giustizia
una fase nuova
Finanziamento pubblico
alle forze politiche
di Patrizia Busignani
a pag. 3
di Roberto Bucci
a pag. 4
Il PSD
incontra Luis A
yala
Ayala
segue da pag. 1
PSD Fiorenzo Stolfi e Antonio
Carattoni,
membro
della
Segreteria, che lo hanno incontrato
a Londra nei giorni scorsi, reduce
da un incontro con il leader dei
Labour Tony Blair e esponenti della
grande famiglia dell’Internazionale
Socialista, come Zapatero e Fassino.
Nel corso del colloquio con la
rappresentanza del PSD, Ayala ha
esposto l’attuale situazione
mondiale, in costante e continua
evoluzione, sottolineando come
siano ben 162 i paesi che
aderiscono all’Internazionale
Socialista mentre altri cinquanta
attendono di aderirvi ufficialmente.
Una forza mondiale cui anche San
Marino ha fortemente contribuito
negli anni, grazie al costante
impegno del Partito Socialista
Sammarinese. Come ha ricordato
lo stesso Segretario Ayala,
l’Internazionale Socialista ha
appoggiato in modo ufficiale la
coraggiosa
scelta
della
Unificazione fra PSS e PdD,
ritenendola “importante” e di
“riferimento” per tutte le forze
politiche di sinistra del pianeta.
Stolfi e Carattoni hanno spiegato
le ragioni di questo processo e la
volontà di proseguire il cammino
intrapreso ritenendolo necessario
e foriero di positivi riscontri nei vari
settori della vita sociale e politica
sammarinese.
Il
Segretario
Generale
dell’Internazionale Socialista ha
ribadito la validità di questa scelta
di aggregazione, plaudendo alla
lungimiranza dei vertici di
entrambe le forze politiche
riformiste, e dicendosi certo che
questa nuova realtà possa
rappresentare un alto esempio di
dialettica politica per gli altri
partiti riformisti impegnati nello
stesso progetto.
Luis Ayala ha dunque ufficialmente
dichiarato la sua presenza alla
Conferenza Programmatica pre
elettorale, che il Partito dei
Socialisti e dei Democratici ha in
serbo per il mese di Febbraio,
riservando un pensiero di amicizia
e di grande affetto nei confronti
della Repubblica di San Marino.
Proprio per questo motivo Luis Ayala
ha deciso di poter trascorrere alcuni
giorni sul Titano e per comprendere
ancora meglio la realtà sammarinese.
2
T r e pr
ogetti
progetti
per superare la crisi dell’ISS
segue da pag. 1
crea le condizioni dello sviluppo,
garantendo a tutti i cittadini una
solida ed equa base di partenza. In
questi 23 mesi in cui abbiamo fatto
nascere e lavorare un governo
ibrido nella forma, ma necessario
nella sostanza, l’impegno del Psd
si è concentrato a fondo su
un’emergenza: quella di risolvere la
crisi del Sistema di Sicurezza
Sociale. Una crisi provocata dallo
scorrere del tempo e dalle
condizioni oggettive di modifica
della composizione sociale e
quindi dei bisogni e delle capacità
dei cittadini, ma anche una crisi
prodotta da una politica invadente
che piuttosto che progettarne
l’aggiornamento, ha sfruttato i
benefici di immagine derivanti
dall’erogazione delle prestazioni e
in particolare ha teso a gestire le
risorse umane e materiali,
finalizzandole al consenso. Con
determinazione
abbiamo
progettato un percorso in tre
tappe: primo e fondamentale
passaggio, distinguere il ruolo di
gestione da quello politico di
individuazione degli obiettivi.
Abbiamo scientificamente
eliminato ogni possibilità di
influenza della politica nei fatti
gestionali, affidando tale
responsabilità ad un organo
rapido nel decidere, competente,
ma soprattutto sottoposto al
controllo dei risultati raggiunti
e non,
profondamente
responsabile di quanto sta
facendo. Il secondo e altrettanto
fondamentale passo è stato
quello di istituire un organo di
progettazione sanitaria e socio
assistenziale, l’Autority, capace
di definire linee guida per tutti
coloro, privati o pubblici, che
operano nel settore e
soprattutto
di
verificare
costantemente il livello di qualità
dei servizi erogati: così siamo certi
che i servizi progettati saranno
sempre i più avanzati e la loro
erogazione compresa in standard
ragionevoli. Infine la riforma del
regime previdenziale: le pensioni.
Su questo punto il compito è stato
più difficile in quanto sapevamo
che per rendere solido il sistema,
cioè riuscire a garantire domani
una pensione a chi sta lavorando o
si appresta a lavorare oggi, richiede
alcuni sacrifici improrogabili per i
cittadini.
Non
è
assolutamente semplice
dire ai cittadini che
dovranno lavorare per più
tempo, pagando più
contributi per poi ricevere
una pensione inferiore a
quella
riconosciuta
attualmente. Se si
vogliono chiedere sacrifici
occorre prima di tutto
dimostrare che essi sono
necessari, e su questo
punto un anno e mezzo di
confronti con le forze
sociali, di dibattiti, di interventi,
hanno fatto nascere la piena
consapevolezza nei cittadini dei
rischi incombenti. Poi occorre
dimostrare che il provvedimento
che si sta attuando riuscirà
effettivamente a risolvere il
problema. La competenza messa
in campo da esperti di calcoli
attuariali e di progettualità
programmatica, unita alle valide
idee che già le forze sociali, in
particolare il sindacato, avevano
individuato, ha reso possibile un
mix di interventi efficace (si
toccano
con
la
riforma
contemporaneamente almeno 10
diversi fattori di calcolo: età
contributiva, coefficienti di
sostituzione, età minima,
contributi, tetti minimi e massimi,
ecc.), che offre una risposta certa
per i prossimi 25 anni. Infine
occorre agire con un provvedimento
che salvaguardi i diritti, produca
equità e riduca gli eventuali
privilegi. Su questo punto il
passaggio è stato complicatissimo
perché occorreva trovare un punto
di equilibrio fra chi lavora e chi
non lavora, fra gli stessi
lavoratori, fra le generazioni.
Dopo la riforma tutti si lavorerà
per lo stesso periodo, i minimi
e i massimi di pensione
saranno più vicini, ci sarà un
graduale passaggio fra l’entità
delle pensioni attuali e quelle
future, verranno chiamati a
contribuire quei pensionati che
godono di pensioni sopra una
certa soglia, il reddito garantito
sarà dignitoso e capace di
sostenere buone condizioni
economiche; inoltre si è
predisposto un fondo di
perequazione per garantire
buone pensioni anche per chi ha
da poco iniziato a lavorare.
Entro un anno un’apposita
legge dovrà anche risolvere il
problema di chi svolge lavori
atipici che non consentono un
versamento costante, di chi
svolge lavori usuranti e quindi
non può lavorare oltre una certa
età, di chi ha la necessità di
recuperare anni di versamento per
motivi di maternità, di studio, ecc.
L’attenzione all’equità è stata la
grande sfida, perché è sull’equità
che si fonda, come dicevamo in
premessa, il Sistema di Sicurezza
Sociale sammarinese.
Il PSD, non senza sacrificio, ha
scelto ugualmente di dare per due
anni il proprio contributo per
risolvere i problemi più gravi del
Paese:crediamo di aver fatto il
nostro dovere.
Finanziaria 2006:
il bilancio come responsabilità
di Antonio Carattoni
Per la Giustizia
una fase nuova
di Patrizia Busignani
Siamo partiti dal
cosiddetto “buco di
bilancio”, abbiamo
denunciato
la
gestione a dir poco
approssimativa delle
finanze pubbliche,
abbiamo cercato di
mostrare i trucchi da
prestigiatori da fiera
che ci avevano
avvelenato i conti
pubblici.
Abbiamo detto che bisognava tornare
a metodi di serietà e trasparenza, che
bisognava recuperare entrate fiscali,
spendere meno e meglio.
Per quanto riguarda il “meglio” c’è
ancora molto da fare, ma
relativamente all’obiettivo del
contenimento della spesa e
dell’aumento delle entrate, qualcosa
di buono si é visto.
La nostra presenza nel governo
straordinario è stata incisiva, anche
se forse poco appariscente, e
qualche buon risultato inizia a
prendere corpo; i bilanci consuntivi
si chiudono con consistenti avanzi
correnti (anche per il 2005 le
aspettative sono confortanti) e i
bilanci di previsione sono realistici.
L’indebitamento complessivo non è
scomparso, c’è ancora ed è notevole,
ma è diminuito proprio per effetto degli
avanzi di gestione che l’attività di
Governo è riuscita a realizzare.
La finanziaria per l’anno prossimo ha
un carattere particolare perché
riguarda l’anno della fine di
legislatura e quindi delle elezioni
politiche; una sorta di tradizione
ambigua vorrebbe che in questa
circostanza si desse fuoco al pagliaio
con una lievitazione della spesa in
tutte le direzioni elettoralmente
sensibili. Noi, in questa alleanza che
abbiamo sostenuto con lealtà,
impegniamo la nostra forza ed il nostro
prestigio politico per una finanziaria
seria e responsabile, che si tenga il più
possibile lontana dalle demagogie che
tanto danno hanno arrecato al paese.
La spesa sociale ed i trasferimenti
alle famiglie sono confermati nella
misura che consideriamo necessaria
e sostenibile (contributi all’ISS, politica
abitativa, prestiti sulla fiducia agli
studenti, perequazione previdenziale,
fondi per il sostegno delle famiglie,
delega al Governo per negoziare
interventi per il servizio mense ).
Importante è il comparto dei
trasferimenti alle imprese che fa
seguito al riordino dei meccanismi
agevolativi e di sgravi fiscali; gli
incentivi per la ricerca scientifica
sono un primo passo nella direzione
della modernizzazione del nostro
sistema economico, i sostegni
previsti per le piccole imprese
individuali vogliono favorire il
radicamento di un tessuto d’impresa
diffuso, le iniziative nel campo del
turismo e commerciale in genere
testimoniano l’impegno a valorizzare
i comparti che sono uno dei pilastri
della nostra vita economica.
C’è un argomento sul quale noi
socialisti e democratici ci siamo
particolarmente impegnati e al quale
continueremo a dedicare impegno:
gli strumenti di intervento pubblico
o convenzionato per sostenere le
situazioni svantaggiate, per
differenziare le azioni prendendo
come base il nucleo familiare nel
suo complesso, e per attenuare e
graduare l’impatto con la riforma
pensionistica, tanto necessaria
quanto delicata.
Noi sosteniamo l’istituzione di un
Certificato di Credito Sociale da
attribuire alle famiglie che ne
abbiano i requisiti; questo istituto
potrebbe incorporare i diversi
strumenti di intervento sociale: aiuto
agli anziani che godono di sola
pensione al minimo, sostegno ai casi
di disagio o disabilità, supporto per i
casi di portatori di malattie
degenerative e invalidanti, quote per
sostenere
l’ingresso
nella
previdenza integrativa così come
previsto dalla riforma pensionistica.
Abbiamo
fatto
scelte
di
responsabilità, continueremo su
questa strada, perché questa è la
ragione del nostro impegno politico.
Davvero le leggi 144 e 145
del 2003 hanno segnato
l’avvio di una nuova fase
per la Giustizia nel nostro
Paese.
Non solo perché hanno
confermato l’autonomia
della Magistratura dagli
altri poteri dello Stato, ma
anche perché hanno reso
pienamente operante quella
autonomia, dettando un sistema di
regole chiare ed innovative che
vanno nella direzione della definitiva
separazione del potere giudiziario
dall’esecutivo e dal legislativo.
Alla riforma dell’ordinamento
giudiziario così configurata si è
accompagnato in questi ultimi due
anni anche un impegno concreto del
Governo e dello Stato finalizzato a
mettere la Magistratura in
condizioni di operare al meglio,
recuperando i ritardi accumulati.
Vanno in questa direzione il
trasferimento nella sede nuova del
Tribunale unico, il miglioramento
delle retribuzioni dei Magistrati
definita per legge e l’aumento
dell’organico dei giudici. Sono oggi
16 i Magistrati che siedono nel
Consiglio Giudiziario, senza contare
che è già in fase di espletamento il
concorso per l’assunzione di un
nuovo Commissario della Legge e
di due nuovi Uditori; ne consegue
che il carico di lavoro individuale per
ogni singolo giudice è ora più che
ragionevole.
Inoltre va riconosciuto al Governo e
al Consiglio Grande e Generale di
aver colto positivamente ogni
suggerimento o proposta, avanzati
dal tribunale e finalizzati a
modificare procedure e disposizioni
di legge per facilitare e razionalizzare
il lavoro giudiziario.
Rimane la mancata attuazione della
riforma del codice di procedura
penale, la cui approvazione appare
quanto mai improbabile in questo
scorcio di legislatura, ragion per cui
a nostro giudizio vanno approfondite
le cause che hanno impedito per
l’ennesima volta il conseguimento
di questo obiettivo ormai non più
dilazionabile e condiviso da tutte le
forze politiche.
In conseguenza dei diversi
interventi attuati avremmo dovuto
verificare un recupero di efficienza
del Tribunale in termini di speditezza
dei procedimenti giudiziari,
scongiurando definitivamente il
rischio della prescrizione dei reati
con piena soddisfazione di
Magistrati, avvocati e cittadini.
Ma così non è.
La Magistratura è diventata, negli
ultimi tempi, protagonista di titoli
ad effetto sulla stampa locale che,
al di là delle esigenze
giornalistiche, sono motivo di forte
preoccupazione nella classe
politica e nella cittadinanza,
abituata da sempre a Magistrati
silenziosi e discreti.
Ammettiamo pure che il dialogo
così delicato tra politica e
Magistratura, alla luce del nuovo
ordinamento, abbia bisogno di un
periodo di rodaggio e concediamo
anche che, come si usa dire, il
vecchio è duro a morire e che certe
cattive abitudini non si cambiano
dall’oggi al domani; sarebbe tuttavia
ingiusto e strumentale attribuire
colpe a senso unico e non leggere
ciò che è cronaca di queste
settimane, come il risultato di più
cause e di più responsabilità.
La Magistratura ha anch’essa
bisogno di trovare un proprio
equilibrio di insieme e di
sperimentare modalità nuove di
rapporto e di dialogo con i diversi
poteri dello Stato, coi quali occorre
misurarsi ognuno nei limiti delle
reciproche autonomie, al fine di
collaborare nell’interesse comune
della Repubblica.
Occorre perciò una forte assunzione
di responsabilità delle istituzioni
nel loro complesso per superare le
difficoltà presenti, senza che ne
abbiano a perdere la credibilità e
l’autorevolezza delle singole
istituzioni, nessuna esclusa.
3
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Finanziamento pubblico alle forze politiche
Regole certe e rigorose per una gestione più trasparente alla politica
di Roberto Bucci
E’ stata approvata la legge
“Modifiche e integrazioni alle norme
in materia di finanziamento ai gruppi
consiliari”, il cui progetto iniziale era
stato presentato il 24 febbraio 2004
dal Gruppo Consiliare di Alleanza
Popolare. Il periodo di tempo
trascorso dalla sua presentazione ha
permesso alle forze politiche di
intessere tutta una serie di confronti
tesi ad affinare il testo in quanto il
tema del finanziamento pubblico ai
partiti e movimenti, è sempre stato
un argomento delicato da trattare
perché facilmente oggetto di facili e
basse strumentalizzazioni. Il confronto
ha prodotto la presentazione in
Commissione e, successivamente, in
Consiglio Grande e Generale di un
testo, profondamente aggiornato e
migliorato dalla prima stesura, che ha
permesso di produrre regole più certe
e rigorose, rispetto alle precedenti, per
una gestione più trasparente delle
risorse finanziarie da parte delle forze
politiche. Si tratta, ovviamente di un
testo mediato, dove però è alto il
compromesso politico raggiunto in
quanto poche sono state le rinunce in
confronto ai numerosi contributi
apportati da tutte le forze politiche.
Una regolamentazione, quella
approvata, che rivitalizza il patto fra
cittadini e partiti in quanto subordina
le forze politiche a regole certe e
trasparenti, rendendo pubblici i loro
bilanci sottoponendosi al controllo
dell’opinione pubblica e della legge.
Sinteticamente la norma accorpa in
un’unica forma percentuale
l’ammontare del finanziamento alle
forze politiche in forma proporzionale
al numero dei consiglieri. Non
esisteranno più le diverse forme di
finanziamento pubblico ai gruppi,
consiliari, ai funzionari dei gruppi, ne
il contributo sede. Il costo per il
bilancio statale, pur con un piccolo
ritocco in basso, è rimasto e rimarrà
praticamente
immutato
percentualmente rispetto a prima.
Sono stati inoltre regolamentati i
contributi provenienti da persone
fisiche e giuridiche prevedendo divieto
a contributi anonimi, se non per
raccolta di fondi di modesta entità,
imponendo di tenere un registro
delle elargizioni avute e per i
contributi di importo pari o superiore
a EURO 3.000 per anno solare.
4
Il bilancio dovrà essere presentato
in conformità a corretti principi
contabili ed alle norme di legge, e
deve comprendere lo stato
patrimoniale ed il conto economico.
Al bilancio di una forza politica,
devono essere allegati anche quelli
di associazioni, fondazioni o società
eventualmente da loro finanziate o
partecipate. I bilanci saranno oggetto
di revisione contabile da parte di un
Collegio di tre revisori contabili
nominati dall’Ufficio di Presidenza
del Consiglio Grande e Generale con
la maggioranza di due terzi.
C’è stata la polemica riguardo al fatto
che, per effetto della proporzionalità del
contributo, non saranno più premiati, a
livello finanziario, i consiglieri che,
uscendo dalle liste di appartenenza e
pur appartenenti a diverse nuove
formazioni politiche, si mettessero
insieme per raggiungere un numero
minimo di tre.
Fino ad oggi questo meccanismo,
naturalmente previsto dalla legge
vigente, permetteva di quasi
raddoppiare il finanziamento di un
gruppo “misto” di tre consiglieri
rispetto a tre singoli rappresentanti
di liste elettorali o forze politiche.
La nuova norma non ha la
motivazione e l’intenzione di fermare
eventuali fuoriuscite dalle forze
politiche e consiliari, piuttosto
sarebbe più giusto dire che non le
intende premiare in futuro.
La fuoriuscita dai gruppi consiliari e
quindi la frantumazione politica che
tanti problemi ha portato alla vita
politica del nostro paese, non ultime
varie cadute di governo con veri e
propri ribaltoni, si può solo attenuare,
se non fermare, con nuove regole
elettorali in base alle quali se la
scissione da una o più forze politiche
portasse alla caduta di un governo di
fatto dovrebbero essere indette nuove
consultazioni elettorali.
In questa evenienza il danno
economico per il paese, le spese
pubbliche
per
frequenti
consultazioni, sarebbero enormi.
Sono certo che queste iniziative
sarebbero meno frequenti di quelle
verificatesi nell’attuale momento
politico che ha visto, ad esempio
durante questa legislatura, ben il 15%
dei consiglieri presenti in Consiglio
cambiare formazione politica.
Riformare le istituzioni
Radicamento nella tradizione, consapevolezza della modernità
di Fausta Morganti
Abbiamo maturata l’opinione in
lunghi anni di appartenenza a ruoli
istituzionali, che riformare le
istituzioni implichi il più profondo
radicamento nella tradizione e la
più aggiornata consapevolezza degli
strumenti, delle opportunità, delle
conoscenze che il presente mette a
disposizione. E’ questo uno snodo
culturale, ma anche politico,
fondamentale per assicurare al
Paese e soprattutto a un piccolo
Paese, la qualità necessaria alla sua
continuità storica, alla sua peculiare
autonomia e sopravvivenza.
La legge, qualsiasi legge, ha più
risvolti: quello politico senza
dubbio, quello di interpretare al
meglio il contesto sociale,
economico, culturale; quello che dà
senso e sintesi all’elaborazione, il
cui livello di qualità non può che
essere dimostrato dalla qualità,
anche tecnica, del suo svilupparsi
intorno ai contenuti.
Credo che si possa dire che
abbiamo avuto per molto tempo,
pur nelle inadeguatezze che, con lo
scorrere degli anni, in rapporto ai
cambiamenti sociali, economici e
culturali, si rivelavano, leggi
istituzionali di qualità. Queste
hanno promosso, sostenuto e
mantenuto una organizzazione
istituzionale dentro cui San Marino
è cresciuto e si è sviluppato e
che sono il riferimento della
formazione e pratica politica di
generazioni di sammarinesi e
che non hanno subito
interruzioni di rilievo dal fascismo
ad oggi. Con questo bagaglio
siamo entrati negli organismi
internazionali più prestigiosi e
abbiamo rafforzato la nostra
autonomia. Questo ordinamento
ha costituito il retroterra del
confronto parlamentare, di quella
base minima di regole del gioco che
ogni rappresentante istituzionale
dovrebbe possedere per non fare
confusione, per non creare
disordine, per non essere tentati dalla
demagogia. Nel frattempo ci siamo
però trovati di fronte a vere e proprie
emergenze legislative provocate
dall’accelerazione dei fenomeni di
trasformazione economico-sociali, più
celeri del lavoro parlamentare, e
dall’urgenza di recepire queste
modificazioni nel nostro ordinamento
per le garanzie necessarie di tenuta di
un intero sistema. La mancanza di una
volontà politica a mantenere coerenza
ai progetti di legge, adottando
sensibilità culturali estranee,
sporadiche, non coordinate ha
determinato una produzione di leggi
debordante e contraddittoria, che ha
indebolito l’apparato originario e con
esso il funzionamento degli organi
istituzionali.
L’ostinazione inoltre a rifiutare in
nome e per conto di questo stesso
ordinamento istituzionale e di
questa cultura politica le nuove
istanze di democrazia, di
allargamento dei diritti, di
modernità, ha enormemente
impoverito le norme di riferimento
istituzionale, le ha rese impotenti
e non più in grado di far fronte
all’irrompere delle nuove esigenze.
Il percorso iniziato con la giustizia
e con il collegio dei garanti trova
la sua prosecuzione nelle proposte
di riforma del Congresso e della
Reggenza in attuazione della
Dichiarazione dei Diritti riformata
nel 2002, ma prima ancora della
segue a pag. 8
Il PSD al Congresso dei Radicali italiani Tavola rotonda sulla Riforma Elettorale
Cultura laica come elemento di mediazione
per una società equa e pluralista
di Iro Belluzzi
e Barbara Montanari
Dal 29 ottobre al 1 novembre scorso
si è svolto a Riccione il IV
Congresso del movimento dei
Radicali Italiani dal titolo
“Alternanza per l’Alternativa”.
Oltre a configurarsi come un
momento di incontro a livello
nazionale di un movimento che,
seppur di ridotte dimensioni, si è
sempre caratterizzato per il
perseguimento di audaci battaglie
per l’affermazione dei diritti
dell’uomo, questo congresso ha
segnato un importante momento di
svolta nello scenario politico italiano.
Forte e prestigiosa è stata, infatti, la
presenza di esponenti socialisti italiani
come Enrico Boselli per lo Sdi e Bobo
Craxi per i Socialisti Italiani.
Tra lo Sdi e il movimento dei
Radicali Italiani è in atto un
processo di avvicinamento sancito
formalmente in quest’assise.
Un processo volto a costituire un
soggetto politico che si vuole porre
come catalizzatore delle forze
riformiste, laiche e socialiste dello
scenario italiano e si candida ad
essere il fulcro attorno al quale
accentrare l’area della sinistra, nel
senso più ampio della sua
accezione, ivi comprese le forze
riconducibili alla matrice della
sinistra di stampo cattolico, allo
scopo di dare alle prossime
elezioni politiche una concreta
alternativa all’attuale governo.
Per il Partito dei Socialisti e dei
Democratici hanno partecipato, in
qualità di ospiti, Barbara Montanari
e Iro Belluzzi che hanno portato agli
esponenti Radicali e Socialisti
Italiani il saluto dell’intero partito.
Centro dei lavori è stata la
questione della creazione di un
nuovo soggetto politico tra SDI e
Radicali Italiani, che trova le sue
basi nel comune sentimento di
laicità, di affermazione dei diritti
dell’uomo, di primato dell’uomo
sulle confessioni religiose.
Nei diversi interventi è stata
evidenziata la necessità della
riaffermazione della laicità dello
Stato, della cosa pubblica e di un
agire laico che deve caratterizzare
tutta l’azione pubblica nelle sue
manifestazioni.
La questione della laicità è un
argomento che oggi infiamma non
solo lo scenario politico sammarinese
e quello italiano, ma emerge in senso
più globale in tutta Europa, a causa
della sempre più crescente esigenza
di integrazione delle diverse identità
culturali di una società oramai
multietnica e multiculturale. Una
integrazione
che
passa
inevitabilmente
attraverso
l’individuazione del sentire laico
quale unico elemento in grado di
porsi come punto di mediazione e
base di costruzione di una società
equa e pluralista. Da questo punto
di vista risultano irrilevanti e
limitative le singole battaglie
portate avanti su aspetti, a volte
unicamente
strumentali,
riguardanti per esempio la
collocazione di simboli religiosi nei
luoghi di lavoro; quel che importa è
invece la riaffermazione di un
comune e diffuso sentimento di
laicità, che in verità si può
identificare con il rispetto delle
diverse sensibilità religiose.
Certo è che lo Stato e la cosa
pubblica devono porre particolare
attenzione alla riaffermazione della
laicità nell’educazione e nella
formazione dei giovani per
instillare nelle nuove generazioni
una base culturale moderna e
razionale avulsa da ogni ideologia
e dogmatismo.
Grande attenzione delle forze politiche
alle proposte del PSD
di Massimiliano Casali
Siamo ancora qui a parlare di
riforma elettorale; è un segnale
positivo perché il processo di
discussione e approfondimento
sulla riforma non si è arrestato.
Dobbiamo registrare, infatti, un
sentire comune di tutte le forze
politiche sulla necessità di
intervenire in materia elettorale.
Nell’ottica di affrontare questo
tema di fine legislatura il Partito dei
Socialisti e dei Democratici ha
promosso una serie di incontri che
hanno portato a riunire attorno allo
stesso tavolo tutte le forze politiche.
Il tema sviluppato attorno alla
proposta di due turni ha visto da
subito un elemento che ha
caratterizzato il dibattito:
quello di dare garanzia
democratica e una
maggiore stabilità di
governo. Non mi dilungherò
ad illustrare la proposta del
Partito dei Socialisti e dei
Democratici: rischierei di
ripetere quanto ha scritto
Vladimiro Selva
nel
precedente numero di Idee
Riformiste; inoltre nel corso
degli incontri promossi dal
Partito dei Socialisti e dei
Democratici si sono
delineati con maggior
dettaglio i motivi comuni
per una riforma elettorale nell’ottica
della maggior condivisione dei
principi e delle regole.
Solo un aspetto credo sia importante
sottolineare nuovamente: vogliamo
che la riforma elettorale contenga un
passo in avanti verso una più
condivisa democrazia, verso un voto
dei cittadini consapevole e
determinante anche della
maggioranza che formerà il
governo. Non più una delega in
bianco ai partiti per formare
maggioranze il giorno dopo le
elezioni, ma un voto che
determini chiaramente la
maggioranza di governo.
segue a pag. 8
A proposito di coerenza
E alla fine anche Volpinari e soci
hanno celebrato il loro bravo
congressino per dare a tutto il Paese
la dimostrazione della loro
esistenza, della loro vitalità e
soprattutto della loro coerenza.
Lavoratori indefessi della politica
questi “furbetti del quartierino”
hanno partecipato da protagonisti al
loro secondo congresso nel corso di
questo 2005. Nel primo congresso,
quello dell’unificazione fra PSS e PdD
a febbraio di quest’anno, avevano
sostenuto convinti il valore dell’unità
delle forze socialiste e riformiste. Nel
secondo, a novembre, altrettanto
convinti hanno sostenuto invece la
validità del percorso di frammentazione
del socialismo sammarinese. Non
hanno nemmeno avuto il fastidio
della ristesura dei discorsi. Hanno
semplicemente cambiato nomi, date
e qualche parola agli interventi del
congresso precedente, che avevano
ancora in tasca, e li hanno riproposti
pari pari. Tanto in platea nessuno se
ne sarebbe accorto. E anche quelli
che se ne sono accorti, conoscendo i
soggetti, non gli hanno dato troppo
peso. Perché non si può dare peso,
infatti, a chi come Tonino Volpinari
solo pochi mesi prima, da quello
stesso palco, aveva definito
l’unificazione fra PSS e PdD “un
traguardo così importante, l’unificazione
di tutta la sinistra storica di San Marino”.
E poi, facendo leva sui sentimenti
più genuini del popolo della
sinistra, aveva rincarato la dose
aggiungendo: “La speranza e
l’entusiasmo, anche se velato di
commozione che soprattutto noi meno
giovani proviamo oggi, che si è
raggiunta una meta impossibile fino a
poco tempo fa non possono essere traditi
né oggi né domani.” E aveva ragione
lui! Difatti gli ci sono voluti tre mesi
abbondanti per fare dietro front ed
andarsene tradendo proprio quei
compagni, soprattutto quei giovani,
che invece gli avevano creduto e che
gli avevano dato retta. E poi ci
meravigliamo che la gente, soprattutto
i giovani, non hanno più fiducia nella
politica. Perché è vero che l’elettorato
è oramai smaliziato ed è quindi
preparato alle contorsioni dei politici:
questi qua però esagerano. Ma per
fortuna oramai alle elezioni manca
poco e quindi l’elettorato, soprattutto
quello socialista, potrà esprimere su
questa gente, per mezzo del voto, il
giudizio che si merita.
5
Un impegno in prospettiva
Dalla competitività di costo a quella di sistema
di Simone Celli e Emilio Della Balda
Responsabili del Gruppo di Progetto
Area Economica
Quando si parla di sistema
economico della Repubblica di San
Marino, è necessario confrontarsi
con la nuova realtà del nostro Paese
derivante dal processo di
globalizzazione che sta avanzando
incessantemente. San Marino deve
adeguarsi ed internazionalizzarsi per
poter affrontare questa nuova
grande sfida che si sta presentando
a livello mondiale.
Pertanto, ci si trova di fronte
all’esigenza di strutturare un
sistema economico efficiente,
competitivo, che adotti come
propri capisaldi il rigore, il
prestigio, la legalità e la
trasparenza, dirigendo i processi
economici
con
una
programmazione di bilancio seria
ed oculata. E, accanto a questo, San
Marino deve guardare all’Europa,
cercando una propria collocazione
in ambito internazionale e
avviando i negoziati con l’Unione
Europea per valutare un’eventuale
adesione, poiché il progredire
della nostra economia passa anche
attraverso la strada della
cooperazione
economica
internazionale, dato che non
possiamo fingere di non vedere
l’ascesa di due colossi come India
e Cina che sono in grado di produrre
a costi non comparabili con quelli
dell’economia
occidentale.
Pertanto è necessario passare dalla
competitività di costo a quella di
sistema con una serie di interventi
mirati e metodi governativi efficaci.
In altre parole, ciò che diventa
fondamentale per offrire una
6
prospettiva di future certezze a
tutti i cittadini è la creazione di
un nuovo sistema economico da
attuare mediante politiche
concrete e coerenti che mirino allo
sviluppo sostenibile e ad offrire un
buon livello occupazionale, e
incentivino lo sviluppo del settore
turistico-commerciale.
Accanto a ciò sarà necessario
riqualificare
il
mondo
dell’impresa, favorendo la
riconversione dell’apparato
produttivo verso settori ad alto
contenuto tecnologico, e
promuovere un’area di economia
sociale che possa affiancare lo
Stato ed il mercato per uno sviluppo
dell’economia sammarinese.
Inoltre, per garantire una certa
solidità al nostro sistema
economico, sarà importantissimo
attuare provvedimenti legislativi in
materia fiscale e societaria e
sviluppare gradualmente il sistema
finanziario e creditizio.
San Marino non può pensare, poi,
di poter costruire un futuro solido e
prospero per la propria economia
senza un forte investimento in
cultura, formazione e ricerca,
considerando che il sistema
formativo dovrà ricoprire il ruolo di
motore di sviluppo. Questo si potrà
ottenere qualificando al meglio la
nostra Università e favorendo
l’attività di ricerca scientifica a
sostegno di una nuova struttura
economica inserita nel contesto
europeo.
Ancora, il nostro Paese dovrà, senza
dubbio, mirare ad una fiscalità
leggera, sia nel settore delle imposte
dirette che in quelle indirette,
cercando di avviare una graduale
riduzione delle aliquote sulla base
di un concetto chiave quale
l’emersione di tutti i redditi
imponibili. Il nostro sistema
economico dovrà interagire con una
finanza pubblica sana che attui il
principio del contenimento di
spesa evitando inutili sprechi, nella
quale non ci siano più spazi per
forme di protezionismo e attraverso
la quale si possa cercare di porre in
essere una sinergia fra Stato e
settore privato.
Per realizzare il Nuovo Sistema San
Marino, in conclusione, sono
necessari
provvedimenti
legislativi inseriti in un disegno
politico
riformatore
da
concretizzare nell’ambito di una
programmazione economica ad
ampio raggio gestita nella legalità
e nella trasparenza, capace di
offrire alle forze che si
assumeranno la responsabilità di
governare il Paese nei prossimi
anni la possibilità di garantire
benessere e sicurezza per tutti.
Approvata in commissione consiliare
la Legge quadro sul turismo
Intervista al Segretario di Stato per il Turismo Paride Andreoli
Come si è arrivati alla stesura di
questa Legge quadro sul Turismo?
In sintonia ed in linea con i
programmi di Governo e con quanto
disposto dall’articolo 59 della
Finanziaria, la Segreteria di Stato per
il Turismo non ha lesinato impegno
ed energie per portare avanti il
progetto di legge quadro in materia
di turismo. Un settore di vitale
importanza per il nostro Paese, verso
il quale la Segreteria di Stato di mia
competenza ha, sin dal suo
insediamento, rivolto notevole
attenzione, nella convinzione che
fosse necessario porre delle regole
certe e criteri solidi in un settore
carente sotto il profilo legislativo.
Al termine di una approfondita fase
di confronto con le Associazioni di
Categoria, la “Legge quadro sul
turismo della Repubblica di San
Marino” è approdata in prima lettura
in Consiglio Grande e Generale. Una
legge in grado di delineare le linee
guida ed i principi generali
dell’organizzazione
turistica
sammarinese, sia pubblica che
privata. Nello stesso tempo definisce
concretamente la tipologia delle
imprese private che operano nel
settore del turismo e individua gli
organismi pubblici istituzionalmente
preposti a gestire il settore turistico e
le loro competenze. Parallelamente
alla legge, che andrà entro breve
tempo in seconda lettura, verranno
emanati regolamenti d’attuazione
adottati con Decreto avente forza di
legge. In tale maniera le norme
specifiche, le tabelle e le procedure
potranno essere modificate ed
aggiornate a seconda delle situazioni
che si andranno a verificare in futuro,
in tempi rapidi e con procedure
snelle. Una legge, pertanto,
necessaria per colmare il vuoto
legislativo in materia e per
riqualificare un comparto trainante
per l’economia del nostro Paese.
Come è articolata?
Si articola in cinque grandi settori:
Il primo è dedicato alla definizione
degli organismi che hanno
responsabilità ed autonomia
operativa nel campo del turismo,
quali la Segreteria di Stato per il
Turismo e l’Ufficio di Stato per il
Turismo. Sono stati poi individuati
tre nuovi organismi, in primis la
Consulta per il Turismo, il
Convention & Visitors Bureau e
l’Osservatorio per il Turismo. Il
C&VB, che costituisce una vera
novità, è un’agenzia di servizio di
diritto privato, costituito in società
per azioni, dove la maggioranza
delle quote è sottoscritta dallo Stato
ed il restante dalle Associazioni di
categoria e da soggetti privati del
settore. Esso svolge compiti
operativi ed attuativi nel campo del
turismo e nell’attività congressuale.
Un altro organismo di carattere
consultivo è la Consulta per il
Turismo, strumento di riflessione
sulle tematiche turistiche e di
confronto tra i soggetti, pubblici o
privati, che operano o hanno
connessioni con il settore turistico.
Infine, viene introdotto l’Osservatorio
turistico che ha il compito di
analizzare la realtà turistica
sammarinese e le sue evoluzioni.
Una grande attenzione è riservata
alle politiche promozionali che
vengono definite chiaramente con
la realizzazione di piani triennali
ed annuali di promozione turistica.
Il secondo settore è dedicato alla
disciplina delle imprese turistiche
ricettive, alberghiere ed extraalberghiere. La legge introduce,
inoltre, il bed & breakfast e il
turismo rurale. Due nuove tipologie
segue a pag. 8
La sessione del Consiglio
Grande e Generale del 16-17 e
22-23 novembre si è
caratterizzata per l’approvazione
di due importanti progetti di
legge in materia economica.
La legge sulle imprese e sui servizi
bancari, finanziari e assicurativi
rappresenta uno strumento per lo
sviluppo di imprese e servizi
finanziari
innovativi
e,
contestualmente, un mezzo per la
riorganizzazione
e
l’ammodernamento della disciplina
vigente in materia bancaria e
finanziaria. Si tratta, come riporta
Fiorenzo Stolfi nella relazione di
maggioranza, di una legge di ampia
portata che riguarda potenzialmente
ogni tipo di servizio bancario,
assicurativo e di intermediazione
mobiliare e che permette
all’ordinamento sammarinese,
avvicinandolo ai più recenti sviluppi
e alle migliori procedure osservate
nella regolamentazione dei sistemi
finanziari, di rispondere alle
esigenze di intermediari e
risparmiatori, nonché di contribuire
allo sviluppo economico della
Repubblica.
L’obiettivo principale della legge
è quello di incentivare il sistema
finanziario ad un graduale
cambiamento strutturale, passando
da un modello rivolto a
risparmiatori e all’investimento in
depositi o altri tradizionali
strumenti finanziari, ad un modello
rivolto anche ad investitori
istituzionali e orientato anche a
servizi ad alto valore aggiunto e più
innovativi, quali quelli di gestione
di patrimoni finanziari, di finanza
alternativa, di investimento in
capitale di rischio, e, più in
generale, verso la produzione,
anziché la sola distribuzione, di
servizi finanziari e di servizi
all’industria finanziaria.
L’altra importante legge approvata
è la Riforma del Commercio
presentata dal Segretario di Stato
Claudio Felici. Su questo tema sono
intervenuti diversi esponenti dei
Gruppi Consiliari Socialista e
Democratico: Fiorenzo Stolfi e
Roberto Bucci, Stefano Macina,
Giovanni Giannoni e Fabio Canini.
Questa riforma mette a disposizione
dei commercianti nuove opportunità
e strumenti in grado di dare nuovo
impulso al comparto rendendolo più
competitivo per i consumatori ed
eliminando una serie di rigidità
non più accettabili. Viene offerta la
possibilità di investire e migliorare
VOCE DEL CONSIGLIO
a cura dei Capi Gruppo Consiliari
Roberto Bucci e Fiorenzo Stolfi
la propria attività commerciale
introducendo i cambiamenti
necessari per rimanere o divenire
una impresa di successo. Gli aspetti
più qualificanti riguardano:
· semplificazione delle merceologie
riducendo da 26 a 2 il numero delle
tabelle
· possibilità per i commercianti di
aprire una seconda sede
· maggiore flessibilità negli orari
di apertura e chiusura degli esercizi
· istituzione dell’Osservatorio del
Commercio
· il Piano di Valorizzazione del
Commercio da elaborare in
collaborazione con le Associazioni di
Categoria e quelle dei consumatori, per
individuare le iniziative, i progetti, le
politiche, gli investimenti che dovranno
essere messi in campo per il rilancio
del settore turistico e di quello
commerciale
·
apertura
a
progetti
particolarmente qualificanti e
qualificati di investitori esterni
capaci di accrescere e valorizzare
ulteriormente l’appetibilità del fare
acquisti a San Marino.
Si è svolta nei giorni 1,2 e 5 la
prima sessione di dicembre del
Consiglio Grande e Generale.
Argomento centrale i 5 progetti di
legge che costituiscono il
pacchetto di Riforme Istituzionali
che la maggioranza, dopo lunga e
laboriosa gestazione, ha elaborato
e presentato in seconda lettura.
Il dibattito è stato molto ampio ed
articolato ed ha coinvolto ben 30
Consiglieri. Per i Socialisti e
Democratici sono intervenuti il
Segretario del Partito Mauro
Chiaruzzi, il Presidente Giuseppe
Maria Morganti, i Capigruppo
Roberto Bucci e Fiorenzo Stolfi, il
Segretario di Stato Claudio Felici, i
Consiglieri Patrizia Busignani e
Alberto Cecchetti.
Gli esponenti del PSD hanno
evidenziato nei loro interventi che,
rispetto
agli
accordi
di
maggioranza, tra i progetti di legge
in esame mancava quello che
doveva armonizzare le competenze
del Congresso di Stato con quelle
della Pubblica Amministrazione
per sancire la piena autonomia di
quest’ultima e per limitare
l’invadenza del Governo. In
particolare il PSD ha attribuito alla
DC la responsabilità di non aver
presentato questo progetto che per
il nostro Partito è sempre stato
definito e considerato indispensabile
ai fini di una riforma istituzionale più
compiuta ed efficace.
Di fronte a questa irremovibile
posizione ed a questa veemente
richiesta del nostro partito, mentre
in aula si continuava il dibattito, il
Segretario di Stato relatore
Giovanni Lonfernini si è fatto carico
di ricercare una soluzione che si è
materializzata con una serie di
emendamenti da inserire
nella legge qualificata sul
Congresso di Stato.
La sessione del Consiglio
Grande e Generale si è chiusa
prima del passaggio all’esame
degli articoli di legge e quindi non
possiamo, al momento, descrivere
o sapere come si concluderà la
questione “riforme istituzionali” che
avrà il suo epilogo nella sessione
di metà dicembre. In ogni caso il
PSD sarà attento e coerente alla
propria posizione ed alle proprie
convinzioni, affinché i progetti di
legge possano andare in porto con
le necessarie mediazioni, ma
mantenendo il loro carattere
riformista ed innovativo.
ISS: 50 anni di impegno
di Patrizia Busignani
Cinquant’anni fa il Consiglio
Grande e Generale approvava
all’unanimità e per acclamazione
la legge istitutiva di un sistema
obbligatorio di sicurezza sociale.
Il significato e la portata della
legge erano ben presenti ai
promotori che nel proporla al
Consiglio Grande e Generale
dichiararono orgogliosamente “…
tutti i cittadini sammarinesi - quale
ne sia l’età, il sesso, la condizione,
l’attività, il reddito - godranno delle
prestazioni sanitarie le quali
verranno erogate in modo
totalmente gratuito”.
Gli effetti della legge furono
davvero “rivoluzionari” perché per
tante famiglie finiva l’incubo delle
malattie vissute come “disgrazia”
e si riconosceva a tutti l’accesso
alle cure, indipendentemente dalle
possibilità economiche.
La legge del 1955, sulla quale si
fonda lo Stato sociale, come noi oggi
amiamo definirlo, fu una grande
conquista, voluta con determinazione
dalla sinistra di allora, con
l’appoggio del movimento sindacale.
Pur partendo da una logica di tipo
“classista”, come era inevitabile, la
legge che venne varata fu capace di
affermare il diritto alla salute per
tutti, secondo una concezione per
quel momento molto avanzata e
tutt’ora valida e condivisa.
Ma anche il percorso che portò alla
scelta di gestire in proprio l’istituto
per la Sicurezza Sociale non è da
sottovalutare perché mette in
evidenza la preoccupazione di
assicurarsi una collaborazione
adeguata dall’esterno, vista la
carenza di competenze e di
esperienze specifiche in loco, e
quindi l’idea di affidarsi all’INAIL
che già da decenni era presente sul
territorio sammarinese.
Accanto alla preoccupazione di “fare
le cose per bene”, c’è però anche un
forte senso dell’autonomia della
Repubblica che porta Gino
Giacomini, allora Segretario di Stato
per gli Affari Esteri, ad abbandonare
quell’idea perché “un progetto avente
per scopo l’estensione della legge
previdenziale italiana sposta dalle sue
basi giuridiche e dalla sua
impostazione funzionale quell’Istituto
che è previsto dalla nostra legge sulla
difesa sociale 9 marzo 1950.
Credevamo di esserci intesi su una
forma di gestione esercitata
dall’INAIL in conto, quindi colla
massima autonomia nostra. Così
invece verremmo ad essere
subordinati alle leggi italiane, con
grave menomazione delle nostre
prerogative sovrane…”
Dunque una grande conquista, una
Riforma, quella che ha portato
all’istituzione di un sistema
obbligatorio di sicurezza sociale nel
1955, che ha “segnato” la storia civile
oltre che le condizioni sociali del
nostro Paese. Una Riforma che è una
eredità della quale, a distanza di 50
anni, la Repubblica e i suoi cittadini
possono andare fieri.
Certamente ne è fiero il PSD che sente
forte la responsabilità di difendere
quella conquista aggiornandola e
adeguandola ai bisogni e alla
complessità del presente.
7
Approvata in commissione consiliare
la Legge quadro sul turismo
Riformare le istituzioni
Radicamento nella tradizione, consapevolezza della modernità
Intervista al Segretario di Stato per il Turismo Paride Andreoli
segue da pag. 4
segue da pag. 6
Legge sulla Cittadinanza del 2000.
La cittadinanza ha segnato, infatti,
il discrimine fra una azione politica
che, seppure contrapposta,
ricercava sintesi istituzionali
condivise (perché bisognava dare
alla Repubblica unità di intenti e
difenderla dall’esterno) e il
conflitto vero e proprio fra le parti e
dentro le parti, di pregiudizio di
opzioni culturali, per il desiderio di
mettere in evidenza le diversità. Si è
trattato da allora di rinunciare a un
disegno complessivo, predefinito per
ricercare condivisioni, pur a piccoli
passi, mettendo pietre miliari, per
non privare il paese delle leggi
necessarie
a
vivere
la
contemporaneità e ad essere
riconosciuto nella sua autonomia da
un mondo in radicale trasformazione.
Così come è oggi alla ricerca
perenne di scontro e di piccoli
“distinguo”, per accaparrarsi l’una
o l’altra piccola fetta di consenso, o
semplicemente per esprimersi con
libertà al di fuori delle discipline
di ospitalità, destinate ad un
pubblico differenziato e di nicchia.
Seppur marginalmente significative
come quantità di posti letto,
contribuiranno, tuttavia, ad
allargare l’offerta tipologica delle
strutture a disposizione di un
turismo sempre più alla ricerca di
alternative di soggiorno e di novità.
Il terzo settore riguarda la
definizione generale e la
regolamentazione delle attività di
intermediazione turistica, introducendo
una netta distinzione tra tour operator
e agenzie di viaggio e turismo,
relativamente alle modalità di
acquisizione della licenza e di
operatività nella gestione.
A seguito dell’introduzione di
nuove regole, si è comunque
inserita una norma transitoria che
tutela il passaggio dal vecchio al
nuovo
ordinamento,
salvaguardando gli operatori che
attualmente esercitano in maniera
congiunta le due attività di
intermediazione turistica.
Il quarto settore introduce a San Marino
le professioni turistiche, che sono
quelle classiche: guida turistica,
accompagnatore turistico, guida
ambientale escursionistica, animatore
turistico e organizzatore congressuale
professionale, prevedendo una
speciale regolamentazione ed
apposite autorizzazioni per poterle
esercitare. La legge quadro annette una
particolare importanza al tema della
formazione e dell’aggiornamento
professionale, sia del settore pubblico
che di quello privato, prevedendo in un
articolo apposito la realizzazione di
corsi professionali.
Il quinto ed ultimo settore della
legge quadro del Turismo è legato
alla definizione degli interventi
finanziari ed incentivanti che lo
Stato destina agli operatori per
favorire la riqualificazione
qualitativa delle strutture ricettive,
il loro ammodernamento, l’aumento
di capacità di posti letto e gli
investimenti in nuove strutture.
In conclusione, con questa legge
quali obiettivi si intendono
raggiungere?
Con l’approvazione di questa
Legge, la Repubblica di San Marino
si dota finalmente di uno strumento
basilare per promuovere e
sviluppare ulteriormente il turismo,
settore verso il quale la Segreteria
di Stato che rappresento, unitamente
al Governo, non ha mai abbassato la
guardia, ma che anzi segue con
particolare attenzione, consapevole
che solo con regole certe sarà
possibile migliorare e qualificare un
comparto che rappresenta un
caposaldo della nostra economia.
Tavola rotonda sulla Riforma Elettorale
Grande attenzione delle forze politiche alle proposte del PSD
segue da pag. 5
Nell’incontro pubblico del 24
ottobre Carlo Fusaro, professore di
diritto all’Università di Firenze,
chiamato a dare una autorevole
valutazione
della
riforma
elettorale, ha sottolineato che sono
due gli aspetti di valutazione per
capire se una proposta di riforma
elettorale può essere condivisa: la
prima è nella proposta stessa, che
deve necessariamente avere i
caratteri di riforma nel senso di
adeguarsi al contesto del paese e
delle modificazioni che questo ha
subito; la seconda è nelle riforme
istituzionali ovvero nel rapporto fra
i poteri dello Stato, Capitani
Reggenti, Consiglio Grande e
Generale, Congresso di Stato.
Condivido necessariamente
questo tipo di approccio che ruota
attorno al tema della Democrazia,
in cui devono essere compresi i due
aspetti fondamentali, come si
rende determinante il voto dei
cittadini e come si esercita il
potere conferito dai cittadini
attraverso le istituzioni. Mentre
sulle Riforme Istituzionali il
dibattito Consigliare è stato
avviato, sul tema della riforma
elettorale, a breve, il Partito dei
Socialisti e dei Democratici
porterà una prima stesura
dell’articolato di legge. Questo
permetterà di portare al Consiglio
Grande e Generale una proposta
concreta frutto degli incontri con
tutte le forze politiche e costituirà
probabilmente l’ultimo grande
tema di questa legislatura.
imposte dalle organizzazioni
partitiche, la politica consente un
processo soltanto di riforme
graduali, all’inverso di quanto
potevano fare i nostri predecessori
che affidavano a esperti e cultori
del diritto di grande prestigio
culturale l’organizzazione e lo
studio delle nostre istituzioni.
La necessità, nel nostro contesto
politico attuale, di intese che
possano
rappresentare
le
sensibilità più diffuse nel paese,
che siano il frutto di un dialogo
impegnato di democrazia e del
riconoscimento di una variegata
pluralità di opzioni, è però un
terreno fertile di riflessione che
predispone le condizioni perché si
possa andare avanti e assicurarsi
che altri possano capire e raccogliere
nel tempo dovuto i frutti dovuti.
Questa situazione politica
caratterizza l’atteggiamento del
nuovo partito PSD e dei suoi gruppi
consiliari, ma condiziona anche le
formazioni politiche più tradizionali
come la DC che non può rinunciare
a leggere i segni di una realtà in
movimento per tradurli in pratica
istituzionale e politica.
Accettare i limiti che la
rappresentatività democratica
esprime non è scandaloso, è
fondamento
dell’etica
parlamentare quando ciò non
impedisce di aprire varchi e strade
per il futuro, non chiude percorsi e
possibilità più avanzate.
Con questa convinzione i nostri
gruppi hanno dato disponibilità al
confronto sulle leggi presentate e
hanno collaborato attivamente alla
loro stesura.
Il Partito dei Socialisti e dei Democratici
e la Redazione di Idee Riformiste
augurano ai cittadini e ai lettori
Buone Feste
12 dicembre 2005