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idee RIFORMISTE DICEMBRE 2005.pmd
Numero 4 Anno 1 - Ottobre - Novembre 2005 EDITORIALE di Waldes Fiorini Interessante la relazione che il segretario Mauro Chiaruzzi ha svolto alla riunione del Consiglio Direttivo di martedì 29 Novembre scorso, nella quale, oltre che del bilancio di questi primi nove mesi di vita del Partito, si è discusso delle prospettive future del PSD, di alleanze e di programmi. Un bilancio positivo, anche se questi primi mesi hanno visto un Partito lento nelle decisioni, troppo poco rivolto a far conoscere all’esterno il lavoro messo in cantiere perché troppo impegnato a cercare di contrastare nel proprio interno le frammentazioni. Di conseguenza la comunicazione ed i contatti con i Circoli degli aderenti sono stati trascurati. Il Congresso dell’unificazione del Febbraio scorso - è stato detto - è stato un punto di partenza dal quale gli ideali democratici, socialisti e riformisti devono trarre nuovo impulso per il rafforzamento di un PSD solido, concreto e di governo. Un PSD che, forte della propria collocazione ideale e del proprio radicamento nell’elettorato sammarinese, deve, da protagonista, sentirsi pienamente legittimato a tracciare le linee guida e l’agenda politica di questo Paese. Non solamente in vista della prossima scadenza elettorale, ma anche per tutta la successiva legislatura. Alcuni degli intervenuti hanno privilegiato i temi delle alleanze, altri invece quelli dei programmi. Personalmente io credo che siano i progetti ed i programmi gli elementi discriminanti per le alleanze future. Perché convergenze politiche solide e durature potranno Finanziaria 2006 Il Bilancio come responsabilità di Antonio Carattoni a pag. 3 Riforma della dirigenza, istituzione dell’autority, riforma pensionistica Tre progetti per superare la crisi dell’ISS di Giuseppe Maria Morganti La Sicurezza Sociale rappresenta la struttura intorno alla quale si articola la moderna organizzazione della società sammarinese. Un patrimonio creato dai nostri progenitori, capace di reggere le difficoltà del tempo in quanto basato su principi semplici, ma equilibrati; fra questi il principale afferma come ognuno debba contribuire alle spese a seconda delle proprie capacità di reddito e ognuno possa invece usufruire dei servizi a seconda delle proprie necessità. Il sistema di Sicurezza Sociale è quindi un riequilibratore delle diversità, un metodo democratico e modernissimo che segue a pag. 2 essere realizzate esclusivamente su programmi e progetti concreti e non su generiche alchimie aritmetiche. Fondamentale quindi in questo finale di legislatura sarà il percorso della nostra proposta di riforma della legge elettorale. Una proposta che vede il Partito fortemente impegnato per la realizzazione di un provvedimento che ha l’obiettivo di emarginare i giocolieri della politica e di dare finalmente al cittadino elettore la possibilità di decidere, con il proprio voto, la maggioranza dalla quale essere governato. Questa riforma, da sola, vale l’impegno di tutti noi e da questa riforma il PSD può partire per delineare il quadro del futuro di questo Paese. Il PSD incontra Luis A yala Ayala Ribadito il sostegno dell’Internazionale Socialista all’unificazione fra PSS e PdD “Sarò ufficialmente a San Marino nel prossimo febbraio per prendere parte alla vostra Conferenza Programmatica, e sono felice di farlo perché l’Internazionale Socialista ha apprezzato molto l’Unificazione tra le forze Riformiste sammarinesi.” Con queste parole e questo annuncio il Segretario Generale dell’Internazionale Socialista Luis Ayala ha salutato il capogruppo del segue a pag. 2 segue a pag............... Per la Giustizia una fase nuova Finanziamento pubblico alle forze politiche di Patrizia Busignani a pag. 3 di Roberto Bucci a pag. 4 Il PSD incontra Luis A yala Ayala segue da pag. 1 PSD Fiorenzo Stolfi e Antonio Carattoni, membro della Segreteria, che lo hanno incontrato a Londra nei giorni scorsi, reduce da un incontro con il leader dei Labour Tony Blair e esponenti della grande famiglia dell’Internazionale Socialista, come Zapatero e Fassino. Nel corso del colloquio con la rappresentanza del PSD, Ayala ha esposto l’attuale situazione mondiale, in costante e continua evoluzione, sottolineando come siano ben 162 i paesi che aderiscono all’Internazionale Socialista mentre altri cinquanta attendono di aderirvi ufficialmente. Una forza mondiale cui anche San Marino ha fortemente contribuito negli anni, grazie al costante impegno del Partito Socialista Sammarinese. Come ha ricordato lo stesso Segretario Ayala, l’Internazionale Socialista ha appoggiato in modo ufficiale la coraggiosa scelta della Unificazione fra PSS e PdD, ritenendola “importante” e di “riferimento” per tutte le forze politiche di sinistra del pianeta. Stolfi e Carattoni hanno spiegato le ragioni di questo processo e la volontà di proseguire il cammino intrapreso ritenendolo necessario e foriero di positivi riscontri nei vari settori della vita sociale e politica sammarinese. Il Segretario Generale dell’Internazionale Socialista ha ribadito la validità di questa scelta di aggregazione, plaudendo alla lungimiranza dei vertici di entrambe le forze politiche riformiste, e dicendosi certo che questa nuova realtà possa rappresentare un alto esempio di dialettica politica per gli altri partiti riformisti impegnati nello stesso progetto. Luis Ayala ha dunque ufficialmente dichiarato la sua presenza alla Conferenza Programmatica pre elettorale, che il Partito dei Socialisti e dei Democratici ha in serbo per il mese di Febbraio, riservando un pensiero di amicizia e di grande affetto nei confronti della Repubblica di San Marino. Proprio per questo motivo Luis Ayala ha deciso di poter trascorrere alcuni giorni sul Titano e per comprendere ancora meglio la realtà sammarinese. 2 T r e pr ogetti progetti per superare la crisi dell’ISS segue da pag. 1 crea le condizioni dello sviluppo, garantendo a tutti i cittadini una solida ed equa base di partenza. In questi 23 mesi in cui abbiamo fatto nascere e lavorare un governo ibrido nella forma, ma necessario nella sostanza, l’impegno del Psd si è concentrato a fondo su un’emergenza: quella di risolvere la crisi del Sistema di Sicurezza Sociale. Una crisi provocata dallo scorrere del tempo e dalle condizioni oggettive di modifica della composizione sociale e quindi dei bisogni e delle capacità dei cittadini, ma anche una crisi prodotta da una politica invadente che piuttosto che progettarne l’aggiornamento, ha sfruttato i benefici di immagine derivanti dall’erogazione delle prestazioni e in particolare ha teso a gestire le risorse umane e materiali, finalizzandole al consenso. Con determinazione abbiamo progettato un percorso in tre tappe: primo e fondamentale passaggio, distinguere il ruolo di gestione da quello politico di individuazione degli obiettivi. Abbiamo scientificamente eliminato ogni possibilità di influenza della politica nei fatti gestionali, affidando tale responsabilità ad un organo rapido nel decidere, competente, ma soprattutto sottoposto al controllo dei risultati raggiunti e non, profondamente responsabile di quanto sta facendo. Il secondo e altrettanto fondamentale passo è stato quello di istituire un organo di progettazione sanitaria e socio assistenziale, l’Autority, capace di definire linee guida per tutti coloro, privati o pubblici, che operano nel settore e soprattutto di verificare costantemente il livello di qualità dei servizi erogati: così siamo certi che i servizi progettati saranno sempre i più avanzati e la loro erogazione compresa in standard ragionevoli. Infine la riforma del regime previdenziale: le pensioni. Su questo punto il compito è stato più difficile in quanto sapevamo che per rendere solido il sistema, cioè riuscire a garantire domani una pensione a chi sta lavorando o si appresta a lavorare oggi, richiede alcuni sacrifici improrogabili per i cittadini. Non è assolutamente semplice dire ai cittadini che dovranno lavorare per più tempo, pagando più contributi per poi ricevere una pensione inferiore a quella riconosciuta attualmente. Se si vogliono chiedere sacrifici occorre prima di tutto dimostrare che essi sono necessari, e su questo punto un anno e mezzo di confronti con le forze sociali, di dibattiti, di interventi, hanno fatto nascere la piena consapevolezza nei cittadini dei rischi incombenti. Poi occorre dimostrare che il provvedimento che si sta attuando riuscirà effettivamente a risolvere il problema. La competenza messa in campo da esperti di calcoli attuariali e di progettualità programmatica, unita alle valide idee che già le forze sociali, in particolare il sindacato, avevano individuato, ha reso possibile un mix di interventi efficace (si toccano con la riforma contemporaneamente almeno 10 diversi fattori di calcolo: età contributiva, coefficienti di sostituzione, età minima, contributi, tetti minimi e massimi, ecc.), che offre una risposta certa per i prossimi 25 anni. Infine occorre agire con un provvedimento che salvaguardi i diritti, produca equità e riduca gli eventuali privilegi. Su questo punto il passaggio è stato complicatissimo perché occorreva trovare un punto di equilibrio fra chi lavora e chi non lavora, fra gli stessi lavoratori, fra le generazioni. Dopo la riforma tutti si lavorerà per lo stesso periodo, i minimi e i massimi di pensione saranno più vicini, ci sarà un graduale passaggio fra l’entità delle pensioni attuali e quelle future, verranno chiamati a contribuire quei pensionati che godono di pensioni sopra una certa soglia, il reddito garantito sarà dignitoso e capace di sostenere buone condizioni economiche; inoltre si è predisposto un fondo di perequazione per garantire buone pensioni anche per chi ha da poco iniziato a lavorare. Entro un anno un’apposita legge dovrà anche risolvere il problema di chi svolge lavori atipici che non consentono un versamento costante, di chi svolge lavori usuranti e quindi non può lavorare oltre una certa età, di chi ha la necessità di recuperare anni di versamento per motivi di maternità, di studio, ecc. L’attenzione all’equità è stata la grande sfida, perché è sull’equità che si fonda, come dicevamo in premessa, il Sistema di Sicurezza Sociale sammarinese. Il PSD, non senza sacrificio, ha scelto ugualmente di dare per due anni il proprio contributo per risolvere i problemi più gravi del Paese:crediamo di aver fatto il nostro dovere. Finanziaria 2006: il bilancio come responsabilità di Antonio Carattoni Per la Giustizia una fase nuova di Patrizia Busignani Siamo partiti dal cosiddetto “buco di bilancio”, abbiamo denunciato la gestione a dir poco approssimativa delle finanze pubbliche, abbiamo cercato di mostrare i trucchi da prestigiatori da fiera che ci avevano avvelenato i conti pubblici. Abbiamo detto che bisognava tornare a metodi di serietà e trasparenza, che bisognava recuperare entrate fiscali, spendere meno e meglio. Per quanto riguarda il “meglio” c’è ancora molto da fare, ma relativamente all’obiettivo del contenimento della spesa e dell’aumento delle entrate, qualcosa di buono si é visto. La nostra presenza nel governo straordinario è stata incisiva, anche se forse poco appariscente, e qualche buon risultato inizia a prendere corpo; i bilanci consuntivi si chiudono con consistenti avanzi correnti (anche per il 2005 le aspettative sono confortanti) e i bilanci di previsione sono realistici. L’indebitamento complessivo non è scomparso, c’è ancora ed è notevole, ma è diminuito proprio per effetto degli avanzi di gestione che l’attività di Governo è riuscita a realizzare. La finanziaria per l’anno prossimo ha un carattere particolare perché riguarda l’anno della fine di legislatura e quindi delle elezioni politiche; una sorta di tradizione ambigua vorrebbe che in questa circostanza si desse fuoco al pagliaio con una lievitazione della spesa in tutte le direzioni elettoralmente sensibili. Noi, in questa alleanza che abbiamo sostenuto con lealtà, impegniamo la nostra forza ed il nostro prestigio politico per una finanziaria seria e responsabile, che si tenga il più possibile lontana dalle demagogie che tanto danno hanno arrecato al paese. La spesa sociale ed i trasferimenti alle famiglie sono confermati nella misura che consideriamo necessaria e sostenibile (contributi all’ISS, politica abitativa, prestiti sulla fiducia agli studenti, perequazione previdenziale, fondi per il sostegno delle famiglie, delega al Governo per negoziare interventi per il servizio mense ). Importante è il comparto dei trasferimenti alle imprese che fa seguito al riordino dei meccanismi agevolativi e di sgravi fiscali; gli incentivi per la ricerca scientifica sono un primo passo nella direzione della modernizzazione del nostro sistema economico, i sostegni previsti per le piccole imprese individuali vogliono favorire il radicamento di un tessuto d’impresa diffuso, le iniziative nel campo del turismo e commerciale in genere testimoniano l’impegno a valorizzare i comparti che sono uno dei pilastri della nostra vita economica. C’è un argomento sul quale noi socialisti e democratici ci siamo particolarmente impegnati e al quale continueremo a dedicare impegno: gli strumenti di intervento pubblico o convenzionato per sostenere le situazioni svantaggiate, per differenziare le azioni prendendo come base il nucleo familiare nel suo complesso, e per attenuare e graduare l’impatto con la riforma pensionistica, tanto necessaria quanto delicata. Noi sosteniamo l’istituzione di un Certificato di Credito Sociale da attribuire alle famiglie che ne abbiano i requisiti; questo istituto potrebbe incorporare i diversi strumenti di intervento sociale: aiuto agli anziani che godono di sola pensione al minimo, sostegno ai casi di disagio o disabilità, supporto per i casi di portatori di malattie degenerative e invalidanti, quote per sostenere l’ingresso nella previdenza integrativa così come previsto dalla riforma pensionistica. Abbiamo fatto scelte di responsabilità, continueremo su questa strada, perché questa è la ragione del nostro impegno politico. Davvero le leggi 144 e 145 del 2003 hanno segnato l’avvio di una nuova fase per la Giustizia nel nostro Paese. Non solo perché hanno confermato l’autonomia della Magistratura dagli altri poteri dello Stato, ma anche perché hanno reso pienamente operante quella autonomia, dettando un sistema di regole chiare ed innovative che vanno nella direzione della definitiva separazione del potere giudiziario dall’esecutivo e dal legislativo. Alla riforma dell’ordinamento giudiziario così configurata si è accompagnato in questi ultimi due anni anche un impegno concreto del Governo e dello Stato finalizzato a mettere la Magistratura in condizioni di operare al meglio, recuperando i ritardi accumulati. Vanno in questa direzione il trasferimento nella sede nuova del Tribunale unico, il miglioramento delle retribuzioni dei Magistrati definita per legge e l’aumento dell’organico dei giudici. Sono oggi 16 i Magistrati che siedono nel Consiglio Giudiziario, senza contare che è già in fase di espletamento il concorso per l’assunzione di un nuovo Commissario della Legge e di due nuovi Uditori; ne consegue che il carico di lavoro individuale per ogni singolo giudice è ora più che ragionevole. Inoltre va riconosciuto al Governo e al Consiglio Grande e Generale di aver colto positivamente ogni suggerimento o proposta, avanzati dal tribunale e finalizzati a modificare procedure e disposizioni di legge per facilitare e razionalizzare il lavoro giudiziario. Rimane la mancata attuazione della riforma del codice di procedura penale, la cui approvazione appare quanto mai improbabile in questo scorcio di legislatura, ragion per cui a nostro giudizio vanno approfondite le cause che hanno impedito per l’ennesima volta il conseguimento di questo obiettivo ormai non più dilazionabile e condiviso da tutte le forze politiche. In conseguenza dei diversi interventi attuati avremmo dovuto verificare un recupero di efficienza del Tribunale in termini di speditezza dei procedimenti giudiziari, scongiurando definitivamente il rischio della prescrizione dei reati con piena soddisfazione di Magistrati, avvocati e cittadini. Ma così non è. La Magistratura è diventata, negli ultimi tempi, protagonista di titoli ad effetto sulla stampa locale che, al di là delle esigenze giornalistiche, sono motivo di forte preoccupazione nella classe politica e nella cittadinanza, abituata da sempre a Magistrati silenziosi e discreti. Ammettiamo pure che il dialogo così delicato tra politica e Magistratura, alla luce del nuovo ordinamento, abbia bisogno di un periodo di rodaggio e concediamo anche che, come si usa dire, il vecchio è duro a morire e che certe cattive abitudini non si cambiano dall’oggi al domani; sarebbe tuttavia ingiusto e strumentale attribuire colpe a senso unico e non leggere ciò che è cronaca di queste settimane, come il risultato di più cause e di più responsabilità. La Magistratura ha anch’essa bisogno di trovare un proprio equilibrio di insieme e di sperimentare modalità nuove di rapporto e di dialogo con i diversi poteri dello Stato, coi quali occorre misurarsi ognuno nei limiti delle reciproche autonomie, al fine di collaborare nell’interesse comune della Repubblica. Occorre perciò una forte assunzione di responsabilità delle istituzioni nel loro complesso per superare le difficoltà presenti, senza che ne abbiano a perdere la credibilità e l’autorevolezza delle singole istituzioni, nessuna esclusa. 3 2 Finanziamento pubblico alle forze politiche Regole certe e rigorose per una gestione più trasparente alla politica di Roberto Bucci E’ stata approvata la legge “Modifiche e integrazioni alle norme in materia di finanziamento ai gruppi consiliari”, il cui progetto iniziale era stato presentato il 24 febbraio 2004 dal Gruppo Consiliare di Alleanza Popolare. Il periodo di tempo trascorso dalla sua presentazione ha permesso alle forze politiche di intessere tutta una serie di confronti tesi ad affinare il testo in quanto il tema del finanziamento pubblico ai partiti e movimenti, è sempre stato un argomento delicato da trattare perché facilmente oggetto di facili e basse strumentalizzazioni. Il confronto ha prodotto la presentazione in Commissione e, successivamente, in Consiglio Grande e Generale di un testo, profondamente aggiornato e migliorato dalla prima stesura, che ha permesso di produrre regole più certe e rigorose, rispetto alle precedenti, per una gestione più trasparente delle risorse finanziarie da parte delle forze politiche. Si tratta, ovviamente di un testo mediato, dove però è alto il compromesso politico raggiunto in quanto poche sono state le rinunce in confronto ai numerosi contributi apportati da tutte le forze politiche. Una regolamentazione, quella approvata, che rivitalizza il patto fra cittadini e partiti in quanto subordina le forze politiche a regole certe e trasparenti, rendendo pubblici i loro bilanci sottoponendosi al controllo dell’opinione pubblica e della legge. Sinteticamente la norma accorpa in un’unica forma percentuale l’ammontare del finanziamento alle forze politiche in forma proporzionale al numero dei consiglieri. Non esisteranno più le diverse forme di finanziamento pubblico ai gruppi, consiliari, ai funzionari dei gruppi, ne il contributo sede. Il costo per il bilancio statale, pur con un piccolo ritocco in basso, è rimasto e rimarrà praticamente immutato percentualmente rispetto a prima. Sono stati inoltre regolamentati i contributi provenienti da persone fisiche e giuridiche prevedendo divieto a contributi anonimi, se non per raccolta di fondi di modesta entità, imponendo di tenere un registro delle elargizioni avute e per i contributi di importo pari o superiore a EURO 3.000 per anno solare. 4 Il bilancio dovrà essere presentato in conformità a corretti principi contabili ed alle norme di legge, e deve comprendere lo stato patrimoniale ed il conto economico. Al bilancio di una forza politica, devono essere allegati anche quelli di associazioni, fondazioni o società eventualmente da loro finanziate o partecipate. I bilanci saranno oggetto di revisione contabile da parte di un Collegio di tre revisori contabili nominati dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio Grande e Generale con la maggioranza di due terzi. C’è stata la polemica riguardo al fatto che, per effetto della proporzionalità del contributo, non saranno più premiati, a livello finanziario, i consiglieri che, uscendo dalle liste di appartenenza e pur appartenenti a diverse nuove formazioni politiche, si mettessero insieme per raggiungere un numero minimo di tre. Fino ad oggi questo meccanismo, naturalmente previsto dalla legge vigente, permetteva di quasi raddoppiare il finanziamento di un gruppo “misto” di tre consiglieri rispetto a tre singoli rappresentanti di liste elettorali o forze politiche. La nuova norma non ha la motivazione e l’intenzione di fermare eventuali fuoriuscite dalle forze politiche e consiliari, piuttosto sarebbe più giusto dire che non le intende premiare in futuro. La fuoriuscita dai gruppi consiliari e quindi la frantumazione politica che tanti problemi ha portato alla vita politica del nostro paese, non ultime varie cadute di governo con veri e propri ribaltoni, si può solo attenuare, se non fermare, con nuove regole elettorali in base alle quali se la scissione da una o più forze politiche portasse alla caduta di un governo di fatto dovrebbero essere indette nuove consultazioni elettorali. In questa evenienza il danno economico per il paese, le spese pubbliche per frequenti consultazioni, sarebbero enormi. Sono certo che queste iniziative sarebbero meno frequenti di quelle verificatesi nell’attuale momento politico che ha visto, ad esempio durante questa legislatura, ben il 15% dei consiglieri presenti in Consiglio cambiare formazione politica. Riformare le istituzioni Radicamento nella tradizione, consapevolezza della modernità di Fausta Morganti Abbiamo maturata l’opinione in lunghi anni di appartenenza a ruoli istituzionali, che riformare le istituzioni implichi il più profondo radicamento nella tradizione e la più aggiornata consapevolezza degli strumenti, delle opportunità, delle conoscenze che il presente mette a disposizione. E’ questo uno snodo culturale, ma anche politico, fondamentale per assicurare al Paese e soprattutto a un piccolo Paese, la qualità necessaria alla sua continuità storica, alla sua peculiare autonomia e sopravvivenza. La legge, qualsiasi legge, ha più risvolti: quello politico senza dubbio, quello di interpretare al meglio il contesto sociale, economico, culturale; quello che dà senso e sintesi all’elaborazione, il cui livello di qualità non può che essere dimostrato dalla qualità, anche tecnica, del suo svilupparsi intorno ai contenuti. Credo che si possa dire che abbiamo avuto per molto tempo, pur nelle inadeguatezze che, con lo scorrere degli anni, in rapporto ai cambiamenti sociali, economici e culturali, si rivelavano, leggi istituzionali di qualità. Queste hanno promosso, sostenuto e mantenuto una organizzazione istituzionale dentro cui San Marino è cresciuto e si è sviluppato e che sono il riferimento della formazione e pratica politica di generazioni di sammarinesi e che non hanno subito interruzioni di rilievo dal fascismo ad oggi. Con questo bagaglio siamo entrati negli organismi internazionali più prestigiosi e abbiamo rafforzato la nostra autonomia. Questo ordinamento ha costituito il retroterra del confronto parlamentare, di quella base minima di regole del gioco che ogni rappresentante istituzionale dovrebbe possedere per non fare confusione, per non creare disordine, per non essere tentati dalla demagogia. Nel frattempo ci siamo però trovati di fronte a vere e proprie emergenze legislative provocate dall’accelerazione dei fenomeni di trasformazione economico-sociali, più celeri del lavoro parlamentare, e dall’urgenza di recepire queste modificazioni nel nostro ordinamento per le garanzie necessarie di tenuta di un intero sistema. La mancanza di una volontà politica a mantenere coerenza ai progetti di legge, adottando sensibilità culturali estranee, sporadiche, non coordinate ha determinato una produzione di leggi debordante e contraddittoria, che ha indebolito l’apparato originario e con esso il funzionamento degli organi istituzionali. L’ostinazione inoltre a rifiutare in nome e per conto di questo stesso ordinamento istituzionale e di questa cultura politica le nuove istanze di democrazia, di allargamento dei diritti, di modernità, ha enormemente impoverito le norme di riferimento istituzionale, le ha rese impotenti e non più in grado di far fronte all’irrompere delle nuove esigenze. Il percorso iniziato con la giustizia e con il collegio dei garanti trova la sua prosecuzione nelle proposte di riforma del Congresso e della Reggenza in attuazione della Dichiarazione dei Diritti riformata nel 2002, ma prima ancora della segue a pag. 8 Il PSD al Congresso dei Radicali italiani Tavola rotonda sulla Riforma Elettorale Cultura laica come elemento di mediazione per una società equa e pluralista di Iro Belluzzi e Barbara Montanari Dal 29 ottobre al 1 novembre scorso si è svolto a Riccione il IV Congresso del movimento dei Radicali Italiani dal titolo “Alternanza per l’Alternativa”. Oltre a configurarsi come un momento di incontro a livello nazionale di un movimento che, seppur di ridotte dimensioni, si è sempre caratterizzato per il perseguimento di audaci battaglie per l’affermazione dei diritti dell’uomo, questo congresso ha segnato un importante momento di svolta nello scenario politico italiano. Forte e prestigiosa è stata, infatti, la presenza di esponenti socialisti italiani come Enrico Boselli per lo Sdi e Bobo Craxi per i Socialisti Italiani. Tra lo Sdi e il movimento dei Radicali Italiani è in atto un processo di avvicinamento sancito formalmente in quest’assise. Un processo volto a costituire un soggetto politico che si vuole porre come catalizzatore delle forze riformiste, laiche e socialiste dello scenario italiano e si candida ad essere il fulcro attorno al quale accentrare l’area della sinistra, nel senso più ampio della sua accezione, ivi comprese le forze riconducibili alla matrice della sinistra di stampo cattolico, allo scopo di dare alle prossime elezioni politiche una concreta alternativa all’attuale governo. Per il Partito dei Socialisti e dei Democratici hanno partecipato, in qualità di ospiti, Barbara Montanari e Iro Belluzzi che hanno portato agli esponenti Radicali e Socialisti Italiani il saluto dell’intero partito. Centro dei lavori è stata la questione della creazione di un nuovo soggetto politico tra SDI e Radicali Italiani, che trova le sue basi nel comune sentimento di laicità, di affermazione dei diritti dell’uomo, di primato dell’uomo sulle confessioni religiose. Nei diversi interventi è stata evidenziata la necessità della riaffermazione della laicità dello Stato, della cosa pubblica e di un agire laico che deve caratterizzare tutta l’azione pubblica nelle sue manifestazioni. La questione della laicità è un argomento che oggi infiamma non solo lo scenario politico sammarinese e quello italiano, ma emerge in senso più globale in tutta Europa, a causa della sempre più crescente esigenza di integrazione delle diverse identità culturali di una società oramai multietnica e multiculturale. Una integrazione che passa inevitabilmente attraverso l’individuazione del sentire laico quale unico elemento in grado di porsi come punto di mediazione e base di costruzione di una società equa e pluralista. Da questo punto di vista risultano irrilevanti e limitative le singole battaglie portate avanti su aspetti, a volte unicamente strumentali, riguardanti per esempio la collocazione di simboli religiosi nei luoghi di lavoro; quel che importa è invece la riaffermazione di un comune e diffuso sentimento di laicità, che in verità si può identificare con il rispetto delle diverse sensibilità religiose. Certo è che lo Stato e la cosa pubblica devono porre particolare attenzione alla riaffermazione della laicità nell’educazione e nella formazione dei giovani per instillare nelle nuove generazioni una base culturale moderna e razionale avulsa da ogni ideologia e dogmatismo. Grande attenzione delle forze politiche alle proposte del PSD di Massimiliano Casali Siamo ancora qui a parlare di riforma elettorale; è un segnale positivo perché il processo di discussione e approfondimento sulla riforma non si è arrestato. Dobbiamo registrare, infatti, un sentire comune di tutte le forze politiche sulla necessità di intervenire in materia elettorale. Nell’ottica di affrontare questo tema di fine legislatura il Partito dei Socialisti e dei Democratici ha promosso una serie di incontri che hanno portato a riunire attorno allo stesso tavolo tutte le forze politiche. Il tema sviluppato attorno alla proposta di due turni ha visto da subito un elemento che ha caratterizzato il dibattito: quello di dare garanzia democratica e una maggiore stabilità di governo. Non mi dilungherò ad illustrare la proposta del Partito dei Socialisti e dei Democratici: rischierei di ripetere quanto ha scritto Vladimiro Selva nel precedente numero di Idee Riformiste; inoltre nel corso degli incontri promossi dal Partito dei Socialisti e dei Democratici si sono delineati con maggior dettaglio i motivi comuni per una riforma elettorale nell’ottica della maggior condivisione dei principi e delle regole. Solo un aspetto credo sia importante sottolineare nuovamente: vogliamo che la riforma elettorale contenga un passo in avanti verso una più condivisa democrazia, verso un voto dei cittadini consapevole e determinante anche della maggioranza che formerà il governo. Non più una delega in bianco ai partiti per formare maggioranze il giorno dopo le elezioni, ma un voto che determini chiaramente la maggioranza di governo. segue a pag. 8 A proposito di coerenza E alla fine anche Volpinari e soci hanno celebrato il loro bravo congressino per dare a tutto il Paese la dimostrazione della loro esistenza, della loro vitalità e soprattutto della loro coerenza. Lavoratori indefessi della politica questi “furbetti del quartierino” hanno partecipato da protagonisti al loro secondo congresso nel corso di questo 2005. Nel primo congresso, quello dell’unificazione fra PSS e PdD a febbraio di quest’anno, avevano sostenuto convinti il valore dell’unità delle forze socialiste e riformiste. Nel secondo, a novembre, altrettanto convinti hanno sostenuto invece la validità del percorso di frammentazione del socialismo sammarinese. Non hanno nemmeno avuto il fastidio della ristesura dei discorsi. Hanno semplicemente cambiato nomi, date e qualche parola agli interventi del congresso precedente, che avevano ancora in tasca, e li hanno riproposti pari pari. Tanto in platea nessuno se ne sarebbe accorto. E anche quelli che se ne sono accorti, conoscendo i soggetti, non gli hanno dato troppo peso. Perché non si può dare peso, infatti, a chi come Tonino Volpinari solo pochi mesi prima, da quello stesso palco, aveva definito l’unificazione fra PSS e PdD “un traguardo così importante, l’unificazione di tutta la sinistra storica di San Marino”. E poi, facendo leva sui sentimenti più genuini del popolo della sinistra, aveva rincarato la dose aggiungendo: “La speranza e l’entusiasmo, anche se velato di commozione che soprattutto noi meno giovani proviamo oggi, che si è raggiunta una meta impossibile fino a poco tempo fa non possono essere traditi né oggi né domani.” E aveva ragione lui! Difatti gli ci sono voluti tre mesi abbondanti per fare dietro front ed andarsene tradendo proprio quei compagni, soprattutto quei giovani, che invece gli avevano creduto e che gli avevano dato retta. E poi ci meravigliamo che la gente, soprattutto i giovani, non hanno più fiducia nella politica. Perché è vero che l’elettorato è oramai smaliziato ed è quindi preparato alle contorsioni dei politici: questi qua però esagerano. Ma per fortuna oramai alle elezioni manca poco e quindi l’elettorato, soprattutto quello socialista, potrà esprimere su questa gente, per mezzo del voto, il giudizio che si merita. 5 Un impegno in prospettiva Dalla competitività di costo a quella di sistema di Simone Celli e Emilio Della Balda Responsabili del Gruppo di Progetto Area Economica Quando si parla di sistema economico della Repubblica di San Marino, è necessario confrontarsi con la nuova realtà del nostro Paese derivante dal processo di globalizzazione che sta avanzando incessantemente. San Marino deve adeguarsi ed internazionalizzarsi per poter affrontare questa nuova grande sfida che si sta presentando a livello mondiale. Pertanto, ci si trova di fronte all’esigenza di strutturare un sistema economico efficiente, competitivo, che adotti come propri capisaldi il rigore, il prestigio, la legalità e la trasparenza, dirigendo i processi economici con una programmazione di bilancio seria ed oculata. E, accanto a questo, San Marino deve guardare all’Europa, cercando una propria collocazione in ambito internazionale e avviando i negoziati con l’Unione Europea per valutare un’eventuale adesione, poiché il progredire della nostra economia passa anche attraverso la strada della cooperazione economica internazionale, dato che non possiamo fingere di non vedere l’ascesa di due colossi come India e Cina che sono in grado di produrre a costi non comparabili con quelli dell’economia occidentale. Pertanto è necessario passare dalla competitività di costo a quella di sistema con una serie di interventi mirati e metodi governativi efficaci. In altre parole, ciò che diventa fondamentale per offrire una 6 prospettiva di future certezze a tutti i cittadini è la creazione di un nuovo sistema economico da attuare mediante politiche concrete e coerenti che mirino allo sviluppo sostenibile e ad offrire un buon livello occupazionale, e incentivino lo sviluppo del settore turistico-commerciale. Accanto a ciò sarà necessario riqualificare il mondo dell’impresa, favorendo la riconversione dell’apparato produttivo verso settori ad alto contenuto tecnologico, e promuovere un’area di economia sociale che possa affiancare lo Stato ed il mercato per uno sviluppo dell’economia sammarinese. Inoltre, per garantire una certa solidità al nostro sistema economico, sarà importantissimo attuare provvedimenti legislativi in materia fiscale e societaria e sviluppare gradualmente il sistema finanziario e creditizio. San Marino non può pensare, poi, di poter costruire un futuro solido e prospero per la propria economia senza un forte investimento in cultura, formazione e ricerca, considerando che il sistema formativo dovrà ricoprire il ruolo di motore di sviluppo. Questo si potrà ottenere qualificando al meglio la nostra Università e favorendo l’attività di ricerca scientifica a sostegno di una nuova struttura economica inserita nel contesto europeo. Ancora, il nostro Paese dovrà, senza dubbio, mirare ad una fiscalità leggera, sia nel settore delle imposte dirette che in quelle indirette, cercando di avviare una graduale riduzione delle aliquote sulla base di un concetto chiave quale l’emersione di tutti i redditi imponibili. Il nostro sistema economico dovrà interagire con una finanza pubblica sana che attui il principio del contenimento di spesa evitando inutili sprechi, nella quale non ci siano più spazi per forme di protezionismo e attraverso la quale si possa cercare di porre in essere una sinergia fra Stato e settore privato. Per realizzare il Nuovo Sistema San Marino, in conclusione, sono necessari provvedimenti legislativi inseriti in un disegno politico riformatore da concretizzare nell’ambito di una programmazione economica ad ampio raggio gestita nella legalità e nella trasparenza, capace di offrire alle forze che si assumeranno la responsabilità di governare il Paese nei prossimi anni la possibilità di garantire benessere e sicurezza per tutti. Approvata in commissione consiliare la Legge quadro sul turismo Intervista al Segretario di Stato per il Turismo Paride Andreoli Come si è arrivati alla stesura di questa Legge quadro sul Turismo? In sintonia ed in linea con i programmi di Governo e con quanto disposto dall’articolo 59 della Finanziaria, la Segreteria di Stato per il Turismo non ha lesinato impegno ed energie per portare avanti il progetto di legge quadro in materia di turismo. Un settore di vitale importanza per il nostro Paese, verso il quale la Segreteria di Stato di mia competenza ha, sin dal suo insediamento, rivolto notevole attenzione, nella convinzione che fosse necessario porre delle regole certe e criteri solidi in un settore carente sotto il profilo legislativo. Al termine di una approfondita fase di confronto con le Associazioni di Categoria, la “Legge quadro sul turismo della Repubblica di San Marino” è approdata in prima lettura in Consiglio Grande e Generale. Una legge in grado di delineare le linee guida ed i principi generali dell’organizzazione turistica sammarinese, sia pubblica che privata. Nello stesso tempo definisce concretamente la tipologia delle imprese private che operano nel settore del turismo e individua gli organismi pubblici istituzionalmente preposti a gestire il settore turistico e le loro competenze. Parallelamente alla legge, che andrà entro breve tempo in seconda lettura, verranno emanati regolamenti d’attuazione adottati con Decreto avente forza di legge. In tale maniera le norme specifiche, le tabelle e le procedure potranno essere modificate ed aggiornate a seconda delle situazioni che si andranno a verificare in futuro, in tempi rapidi e con procedure snelle. Una legge, pertanto, necessaria per colmare il vuoto legislativo in materia e per riqualificare un comparto trainante per l’economia del nostro Paese. Come è articolata? Si articola in cinque grandi settori: Il primo è dedicato alla definizione degli organismi che hanno responsabilità ed autonomia operativa nel campo del turismo, quali la Segreteria di Stato per il Turismo e l’Ufficio di Stato per il Turismo. Sono stati poi individuati tre nuovi organismi, in primis la Consulta per il Turismo, il Convention & Visitors Bureau e l’Osservatorio per il Turismo. Il C&VB, che costituisce una vera novità, è un’agenzia di servizio di diritto privato, costituito in società per azioni, dove la maggioranza delle quote è sottoscritta dallo Stato ed il restante dalle Associazioni di categoria e da soggetti privati del settore. Esso svolge compiti operativi ed attuativi nel campo del turismo e nell’attività congressuale. Un altro organismo di carattere consultivo è la Consulta per il Turismo, strumento di riflessione sulle tematiche turistiche e di confronto tra i soggetti, pubblici o privati, che operano o hanno connessioni con il settore turistico. Infine, viene introdotto l’Osservatorio turistico che ha il compito di analizzare la realtà turistica sammarinese e le sue evoluzioni. Una grande attenzione è riservata alle politiche promozionali che vengono definite chiaramente con la realizzazione di piani triennali ed annuali di promozione turistica. Il secondo settore è dedicato alla disciplina delle imprese turistiche ricettive, alberghiere ed extraalberghiere. La legge introduce, inoltre, il bed & breakfast e il turismo rurale. Due nuove tipologie segue a pag. 8 La sessione del Consiglio Grande e Generale del 16-17 e 22-23 novembre si è caratterizzata per l’approvazione di due importanti progetti di legge in materia economica. La legge sulle imprese e sui servizi bancari, finanziari e assicurativi rappresenta uno strumento per lo sviluppo di imprese e servizi finanziari innovativi e, contestualmente, un mezzo per la riorganizzazione e l’ammodernamento della disciplina vigente in materia bancaria e finanziaria. Si tratta, come riporta Fiorenzo Stolfi nella relazione di maggioranza, di una legge di ampia portata che riguarda potenzialmente ogni tipo di servizio bancario, assicurativo e di intermediazione mobiliare e che permette all’ordinamento sammarinese, avvicinandolo ai più recenti sviluppi e alle migliori procedure osservate nella regolamentazione dei sistemi finanziari, di rispondere alle esigenze di intermediari e risparmiatori, nonché di contribuire allo sviluppo economico della Repubblica. L’obiettivo principale della legge è quello di incentivare il sistema finanziario ad un graduale cambiamento strutturale, passando da un modello rivolto a risparmiatori e all’investimento in depositi o altri tradizionali strumenti finanziari, ad un modello rivolto anche ad investitori istituzionali e orientato anche a servizi ad alto valore aggiunto e più innovativi, quali quelli di gestione di patrimoni finanziari, di finanza alternativa, di investimento in capitale di rischio, e, più in generale, verso la produzione, anziché la sola distribuzione, di servizi finanziari e di servizi all’industria finanziaria. L’altra importante legge approvata è la Riforma del Commercio presentata dal Segretario di Stato Claudio Felici. Su questo tema sono intervenuti diversi esponenti dei Gruppi Consiliari Socialista e Democratico: Fiorenzo Stolfi e Roberto Bucci, Stefano Macina, Giovanni Giannoni e Fabio Canini. Questa riforma mette a disposizione dei commercianti nuove opportunità e strumenti in grado di dare nuovo impulso al comparto rendendolo più competitivo per i consumatori ed eliminando una serie di rigidità non più accettabili. Viene offerta la possibilità di investire e migliorare VOCE DEL CONSIGLIO a cura dei Capi Gruppo Consiliari Roberto Bucci e Fiorenzo Stolfi la propria attività commerciale introducendo i cambiamenti necessari per rimanere o divenire una impresa di successo. Gli aspetti più qualificanti riguardano: · semplificazione delle merceologie riducendo da 26 a 2 il numero delle tabelle · possibilità per i commercianti di aprire una seconda sede · maggiore flessibilità negli orari di apertura e chiusura degli esercizi · istituzione dell’Osservatorio del Commercio · il Piano di Valorizzazione del Commercio da elaborare in collaborazione con le Associazioni di Categoria e quelle dei consumatori, per individuare le iniziative, i progetti, le politiche, gli investimenti che dovranno essere messi in campo per il rilancio del settore turistico e di quello commerciale · apertura a progetti particolarmente qualificanti e qualificati di investitori esterni capaci di accrescere e valorizzare ulteriormente l’appetibilità del fare acquisti a San Marino. Si è svolta nei giorni 1,2 e 5 la prima sessione di dicembre del Consiglio Grande e Generale. Argomento centrale i 5 progetti di legge che costituiscono il pacchetto di Riforme Istituzionali che la maggioranza, dopo lunga e laboriosa gestazione, ha elaborato e presentato in seconda lettura. Il dibattito è stato molto ampio ed articolato ed ha coinvolto ben 30 Consiglieri. Per i Socialisti e Democratici sono intervenuti il Segretario del Partito Mauro Chiaruzzi, il Presidente Giuseppe Maria Morganti, i Capigruppo Roberto Bucci e Fiorenzo Stolfi, il Segretario di Stato Claudio Felici, i Consiglieri Patrizia Busignani e Alberto Cecchetti. Gli esponenti del PSD hanno evidenziato nei loro interventi che, rispetto agli accordi di maggioranza, tra i progetti di legge in esame mancava quello che doveva armonizzare le competenze del Congresso di Stato con quelle della Pubblica Amministrazione per sancire la piena autonomia di quest’ultima e per limitare l’invadenza del Governo. In particolare il PSD ha attribuito alla DC la responsabilità di non aver presentato questo progetto che per il nostro Partito è sempre stato definito e considerato indispensabile ai fini di una riforma istituzionale più compiuta ed efficace. Di fronte a questa irremovibile posizione ed a questa veemente richiesta del nostro partito, mentre in aula si continuava il dibattito, il Segretario di Stato relatore Giovanni Lonfernini si è fatto carico di ricercare una soluzione che si è materializzata con una serie di emendamenti da inserire nella legge qualificata sul Congresso di Stato. La sessione del Consiglio Grande e Generale si è chiusa prima del passaggio all’esame degli articoli di legge e quindi non possiamo, al momento, descrivere o sapere come si concluderà la questione “riforme istituzionali” che avrà il suo epilogo nella sessione di metà dicembre. In ogni caso il PSD sarà attento e coerente alla propria posizione ed alle proprie convinzioni, affinché i progetti di legge possano andare in porto con le necessarie mediazioni, ma mantenendo il loro carattere riformista ed innovativo. ISS: 50 anni di impegno di Patrizia Busignani Cinquant’anni fa il Consiglio Grande e Generale approvava all’unanimità e per acclamazione la legge istitutiva di un sistema obbligatorio di sicurezza sociale. Il significato e la portata della legge erano ben presenti ai promotori che nel proporla al Consiglio Grande e Generale dichiararono orgogliosamente “… tutti i cittadini sammarinesi - quale ne sia l’età, il sesso, la condizione, l’attività, il reddito - godranno delle prestazioni sanitarie le quali verranno erogate in modo totalmente gratuito”. Gli effetti della legge furono davvero “rivoluzionari” perché per tante famiglie finiva l’incubo delle malattie vissute come “disgrazia” e si riconosceva a tutti l’accesso alle cure, indipendentemente dalle possibilità economiche. La legge del 1955, sulla quale si fonda lo Stato sociale, come noi oggi amiamo definirlo, fu una grande conquista, voluta con determinazione dalla sinistra di allora, con l’appoggio del movimento sindacale. Pur partendo da una logica di tipo “classista”, come era inevitabile, la legge che venne varata fu capace di affermare il diritto alla salute per tutti, secondo una concezione per quel momento molto avanzata e tutt’ora valida e condivisa. Ma anche il percorso che portò alla scelta di gestire in proprio l’istituto per la Sicurezza Sociale non è da sottovalutare perché mette in evidenza la preoccupazione di assicurarsi una collaborazione adeguata dall’esterno, vista la carenza di competenze e di esperienze specifiche in loco, e quindi l’idea di affidarsi all’INAIL che già da decenni era presente sul territorio sammarinese. Accanto alla preoccupazione di “fare le cose per bene”, c’è però anche un forte senso dell’autonomia della Repubblica che porta Gino Giacomini, allora Segretario di Stato per gli Affari Esteri, ad abbandonare quell’idea perché “un progetto avente per scopo l’estensione della legge previdenziale italiana sposta dalle sue basi giuridiche e dalla sua impostazione funzionale quell’Istituto che è previsto dalla nostra legge sulla difesa sociale 9 marzo 1950. Credevamo di esserci intesi su una forma di gestione esercitata dall’INAIL in conto, quindi colla massima autonomia nostra. Così invece verremmo ad essere subordinati alle leggi italiane, con grave menomazione delle nostre prerogative sovrane…” Dunque una grande conquista, una Riforma, quella che ha portato all’istituzione di un sistema obbligatorio di sicurezza sociale nel 1955, che ha “segnato” la storia civile oltre che le condizioni sociali del nostro Paese. Una Riforma che è una eredità della quale, a distanza di 50 anni, la Repubblica e i suoi cittadini possono andare fieri. Certamente ne è fiero il PSD che sente forte la responsabilità di difendere quella conquista aggiornandola e adeguandola ai bisogni e alla complessità del presente. 7 Approvata in commissione consiliare la Legge quadro sul turismo Riformare le istituzioni Radicamento nella tradizione, consapevolezza della modernità Intervista al Segretario di Stato per il Turismo Paride Andreoli segue da pag. 4 segue da pag. 6 Legge sulla Cittadinanza del 2000. La cittadinanza ha segnato, infatti, il discrimine fra una azione politica che, seppure contrapposta, ricercava sintesi istituzionali condivise (perché bisognava dare alla Repubblica unità di intenti e difenderla dall’esterno) e il conflitto vero e proprio fra le parti e dentro le parti, di pregiudizio di opzioni culturali, per il desiderio di mettere in evidenza le diversità. Si è trattato da allora di rinunciare a un disegno complessivo, predefinito per ricercare condivisioni, pur a piccoli passi, mettendo pietre miliari, per non privare il paese delle leggi necessarie a vivere la contemporaneità e ad essere riconosciuto nella sua autonomia da un mondo in radicale trasformazione. Così come è oggi alla ricerca perenne di scontro e di piccoli “distinguo”, per accaparrarsi l’una o l’altra piccola fetta di consenso, o semplicemente per esprimersi con libertà al di fuori delle discipline di ospitalità, destinate ad un pubblico differenziato e di nicchia. Seppur marginalmente significative come quantità di posti letto, contribuiranno, tuttavia, ad allargare l’offerta tipologica delle strutture a disposizione di un turismo sempre più alla ricerca di alternative di soggiorno e di novità. Il terzo settore riguarda la definizione generale e la regolamentazione delle attività di intermediazione turistica, introducendo una netta distinzione tra tour operator e agenzie di viaggio e turismo, relativamente alle modalità di acquisizione della licenza e di operatività nella gestione. A seguito dell’introduzione di nuove regole, si è comunque inserita una norma transitoria che tutela il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento, salvaguardando gli operatori che attualmente esercitano in maniera congiunta le due attività di intermediazione turistica. Il quarto settore introduce a San Marino le professioni turistiche, che sono quelle classiche: guida turistica, accompagnatore turistico, guida ambientale escursionistica, animatore turistico e organizzatore congressuale professionale, prevedendo una speciale regolamentazione ed apposite autorizzazioni per poterle esercitare. La legge quadro annette una particolare importanza al tema della formazione e dell’aggiornamento professionale, sia del settore pubblico che di quello privato, prevedendo in un articolo apposito la realizzazione di corsi professionali. Il quinto ed ultimo settore della legge quadro del Turismo è legato alla definizione degli interventi finanziari ed incentivanti che lo Stato destina agli operatori per favorire la riqualificazione qualitativa delle strutture ricettive, il loro ammodernamento, l’aumento di capacità di posti letto e gli investimenti in nuove strutture. In conclusione, con questa legge quali obiettivi si intendono raggiungere? Con l’approvazione di questa Legge, la Repubblica di San Marino si dota finalmente di uno strumento basilare per promuovere e sviluppare ulteriormente il turismo, settore verso il quale la Segreteria di Stato che rappresento, unitamente al Governo, non ha mai abbassato la guardia, ma che anzi segue con particolare attenzione, consapevole che solo con regole certe sarà possibile migliorare e qualificare un comparto che rappresenta un caposaldo della nostra economia. Tavola rotonda sulla Riforma Elettorale Grande attenzione delle forze politiche alle proposte del PSD segue da pag. 5 Nell’incontro pubblico del 24 ottobre Carlo Fusaro, professore di diritto all’Università di Firenze, chiamato a dare una autorevole valutazione della riforma elettorale, ha sottolineato che sono due gli aspetti di valutazione per capire se una proposta di riforma elettorale può essere condivisa: la prima è nella proposta stessa, che deve necessariamente avere i caratteri di riforma nel senso di adeguarsi al contesto del paese e delle modificazioni che questo ha subito; la seconda è nelle riforme istituzionali ovvero nel rapporto fra i poteri dello Stato, Capitani Reggenti, Consiglio Grande e Generale, Congresso di Stato. Condivido necessariamente questo tipo di approccio che ruota attorno al tema della Democrazia, in cui devono essere compresi i due aspetti fondamentali, come si rende determinante il voto dei cittadini e come si esercita il potere conferito dai cittadini attraverso le istituzioni. Mentre sulle Riforme Istituzionali il dibattito Consigliare è stato avviato, sul tema della riforma elettorale, a breve, il Partito dei Socialisti e dei Democratici porterà una prima stesura dell’articolato di legge. Questo permetterà di portare al Consiglio Grande e Generale una proposta concreta frutto degli incontri con tutte le forze politiche e costituirà probabilmente l’ultimo grande tema di questa legislatura. imposte dalle organizzazioni partitiche, la politica consente un processo soltanto di riforme graduali, all’inverso di quanto potevano fare i nostri predecessori che affidavano a esperti e cultori del diritto di grande prestigio culturale l’organizzazione e lo studio delle nostre istituzioni. La necessità, nel nostro contesto politico attuale, di intese che possano rappresentare le sensibilità più diffuse nel paese, che siano il frutto di un dialogo impegnato di democrazia e del riconoscimento di una variegata pluralità di opzioni, è però un terreno fertile di riflessione che predispone le condizioni perché si possa andare avanti e assicurarsi che altri possano capire e raccogliere nel tempo dovuto i frutti dovuti. Questa situazione politica caratterizza l’atteggiamento del nuovo partito PSD e dei suoi gruppi consiliari, ma condiziona anche le formazioni politiche più tradizionali come la DC che non può rinunciare a leggere i segni di una realtà in movimento per tradurli in pratica istituzionale e politica. Accettare i limiti che la rappresentatività democratica esprime non è scandaloso, è fondamento dell’etica parlamentare quando ciò non impedisce di aprire varchi e strade per il futuro, non chiude percorsi e possibilità più avanzate. Con questa convinzione i nostri gruppi hanno dato disponibilità al confronto sulle leggi presentate e hanno collaborato attivamente alla loro stesura. Il Partito dei Socialisti e dei Democratici e la Redazione di Idee Riformiste augurano ai cittadini e ai lettori Buone Feste 12 dicembre 2005