OVIDIO Nella produzione di Ovidio la fioritura letteraria dell`età
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OVIDIO Nella produzione di Ovidio la fioritura letteraria dell`età
OVIDIO Nella produzione di Ovidio la fioritura letteraria dell’età augustea raggiunge il suo apice dal punto di vista della perfezione tecnica, anche se vi è una sorta di involuzione manieristica; Ovidio tenta di rinnovare generi già sfruttati con metodi di variazione virtuosistica. Concezione della poesia come lusus: gioco intellettuale. Nasce a Sulmona nel 43 a.C. da una famiglia di rango equestre; frequenta le migliori scuole di retorica di Roma e della Grecia, dopo una parentesi politica si dedica alla poesia. Entra nel circolo di Messala Corvino, è amico di Tibullo e Properzio; dapprima si dedica al genere dell’elegia amorosa. Amores: 1°edizione 5 libri, successivamente 3 libri. Altre opere appartenenti all’elegia amorosa: Heroides e Ars Amatoria. Metamorfosi: epica mitologica, opera più importante (non può essere rivista a causa della relegazione a Tomi). Fasti: elegia eziologica di argomento romano (incompiuta). Relegazione di Tomi: sconosciuta la causa della condanna (Ovidio afferma di essere stato rovinato da due colpe: una poesia e un errore: la poesia è sicuramente l’Ars Amatoria, l’errore doveva riguardare la famiglia di Augusto perché negli stessi anni viene confinata anche la nipote di Augusto). Rimane a Tomi fino alla morte (9 d.C.). Implora la grazia nei Tristia (5 libri). Amores Genere: elegia erotica soggettiva (sulla linea di Tibullo, Properzio e Cornelio Gallo). Il titolo riprende un opera di Cornelio Gallo. Storia d’amore con Corinna (sembra + un personaggio letterario che una donna vera). 50 carmi. Schemi e convenzioni tipiche del genere: soggezione del poeta innamorato alla domina, le sofferenze per le sue infedeltà, gelosia causata da rivali ricchi e contrapposizione amorericchezze, contrapposizione tra vita militare e milizia amorosa, deplorazione moralistica dell’avidità e dell’incostanza delle belle donne, ricorso agli exempla mitologici. Riprende situazioni, atteggiamenti e motivi ormai tradizionali e li sviluppa e li varia con il gusto del brillante e tecnica raffinata. Accentua aspetti già presenti in Properzio: distacco intellettualistico dalla materia amorosa, ricerca di effetti scherzosi, ironia e autoironia. Ovidio considera l’amore solo come un esercizio galante, un gioco stimolante e divertente da cui trarre emozioni superficiali. Ribaltamento dei motivi tradizionali a causa della concezione ludica dell’amore e del desiderio di innovare. Ovidio afferma di amare due donne contemporaneamente e in seguito afferma di essere attratto da tutte le donne. Ovidio anche quando non guarda all’amore con scetticismo ed ironia mantiene un controllato distacco intellettuale, con lui la poesia erotico-soggettiva latina tocca l’estremo opposto rispetto all’ardente passionalità di Catullo da cui aveva preso le mosse. Heroides Lettere d’amore in distici elegiaci che si immaginano scritte da eroine ai loro amanti => nuova variante dell’elegia amorosa appartenente al filone erotico-mitologico. I miti d’Amore non sono svolti in forma narrativa ma epistolare; 21 lettere divise in due gruppi (le prime quindici sono di eroine mitiche, nelle altre sei lettere un personaggio maschile scrive alla donna amata). Analogie tra Heroides e suasoriae (discorsi fittizi rivolti a personaggi mitologici per persuaderli o dissuaderli in determinate situazioni). Le Heroides sono opere in poesia piene di richiami e di allusioni oltre che all’elegia, all’epica greca e latina e influenzate anche dalla tragedia. L’analogia delle situazioni genera spesso un senso di monotonia, l’enfasi patetica e declamatoria appesantisce testi assai ampi e prolissi. Il poeta dimostra l’intenzio1ne di rinnovare una materia già molto sfruttata reinterpretando le situazioni mitiche secondo prospettive diverse che scaturiscono dal trasferimento delle vicende mitiche dal mondo dell’epos e della tragedia a quello dell’elegia amorosa. Riscrittura del mito di Fedra e Ippolito. Spunti di gioco letterario nei confronti del modello virgiliano si notano nella lettera di Didone a Enea. Riduzione dei personaggi mitici a una dimensione quotidiana (Paride e Elena). Ars Amatoria Con l’Ars Amatoria Ovidio scrive il suo capolavoro nel campo dell’elegia amorosa sviluppando l’atteggiamento didascalico tipico del poeta elegiaco. Poemetto in distici che si sviluppa in tre libri (2000 versi circa). Ovidio si fa praeceptor amoris in modo sistematico, trasponendo la materia erotica sul piano dell’epica didascalica di cui adotta le convenzioni e gli schemi. Ovidio punta sulla mescolanza di generi diversi e sulla ricchezza dei riferimenti letterari, spesso con effetto non di vera e propria parodia ma di lusus divertito e divertente. I primi due libri sono dedicati agli uomini: 1° (tecniche di seduzione), 2° (come far durare una relazione). 3°: consigli alle donne (sorta di galateo, manuale di belle maniere. Quadro vivace e realistico della società galante del tempo. Rifiuto dei modelli etici arcaici che Augusto voleva restaurare => l’Ars Amatoria non piace ad Augusto anche se non è polemica col regime. Posizione ovidiana fortemente anticonformista: l’amore di cui Ovidio si fa maestro è una simulazione dell’amore perché si serve della finzione e dell’inganno come strumenti di conquista. Questo quadro squallido e volgare è ravvivato e riscattato dalla sua maestria stilistica, dal suo humour, dal suo distacco intellettuale, dall’ironia e dal tono scherzoso. Remedia amoris: terapie per liberarsi di un amore non corrisposto. I Fasti Elegia eziologica (modello principale: Callimaco); applicata anche da Properzio in alcuni carmi del IV libro. Quest’opera si richiama al modello Properziano; con quest’ opera Ovidio tenta la strada della poesia celebrativa. Seguendo l’ordine del nuovo calendario giuliano il poeta si sofferma sulle singole ricorrenze e festività, illustrando i fatti della leggenda e della storia di Roma che ne stanno alle origini. L’opera era stata pensata in 12 libri ma quando Ovidio dovette lasciare Roma ne aveva fatti solo 6. Opera di carattere spiccatamente erudito, secondo il gusto alessandrino che fonde tratti elegiaci con elementi propri della tradizione didascalica. Attinge da svariate fonti antiquarie e storiografiche (Tito Livio). Monotoni per la struttura meccanicamente cronologica, appesantiti dalla sovrabbondanza dell’erudizione, risultano un opera frammentaria, in cui l’intento celebrativo non è sorretto né da un vero e profondo interesse storico o religioso, né dal senso eroico e patriottico della grandezza di Roma. Le Metamorfosi Poema in esametri, 15 libri. Nel proemio si esprime l’intenzione di lasciare il dominio dell’elegia e di entrare nel campo dell’epica. L’impostazione cronologica che l’autore si propone di seguire segnala immediatamente al lettore che egli non si impegnerà sul versante dell’epos eroico ma su quello del poema mitologico che narra le storie degli eroi e degli dei senza precisi limiti di tempo, secondo il succedersi dell’età e delle generazioni: esso aveva avuto il suo capostipite nella teogonia di Esiodo e non aveva ancora trovato cultori nella letteratura latina. Il racconto dell’opera ha inizio dal caos originario e dalla creazione del mondo e dell’uomo e segue via via il succedersi delle età mitiche e delle generazioni eroiche, fino all’età contemporanea. Libri 1, 2 (miti cosmogonici), 3>6 (si apre l’età eroica), 7 (Argonauti), 8 (Minosse), 9,10 (Ercole e Orfeo; mito di Pigmalione), 12 (guerra di Troia), 15 (Pitagora illustra la teoria della metempsicosi; il finale è dedicato agli ultimi discendenti di Enea: Augusto e Cesare). Narrazione di + di 250 miti. L’impostazione cronologica si nota solo nella prima e nell’ultima parte del poema; la parte centrale ha un andamento mosso e articolato secondo criteri di contiguità, analogia, diversità, separazione nel tempo e nello spazio, relazioni e associazioni fra personaggi e vicende. Le singole scene e i singoli episodi sono le unità elementari della narrazione ovidiana, che il poeta connette e unisce nei modi più vari, mirando ad evitare la monotonia e a conferire ai trapassi la massima naturalezza e scioltezza: egli dimostra nell’arte dei raccordi un’abilità stupefacente, ricorrendo ad ogni sorta di accorgimenti ed espedienti, con un’ingegnosità che sconfina talvolta nell’artificio. Tema della metamorfosi: principio unificatore del poema che garantisce coerenza a una struttura eccezionalmente complicata in cui regna un apparente disordine. Tecnica del “racconto nel racconto”: Ovidio inserisce una nuova narrazione nella narrazione principale e trasforma i personaggi narrati in narranti. Sorta di movimento concentrico che coinvolge il maggior numero possibile di miti, facendo scaturire storia da storia, in una successione inesauribile e scandita da un ritmo incessante. Forte presenza dell’arte allusiva che lo spinge a recuperare altri testi poetici => riprende all’interno dell’epos mitologico, l’epica eroica, riproponendo parzialmente ed integrando le opere dei suoi illustri predecessori (Rapporti con l’Eneide). Tutto muta, nulla perisce: principio ispiratore dell’opera (idea della metamorfosi). Il poeta è convinto che un mutamento incessante e ineluttabile consegni gli esseri a un futuro sempre nuovo: mutamento che trova nei miti metamorfici il suo simbolo e il suo rispecchiamento. I personaggi delle metamorfosi non hanno un prima e un dopo ma vivono esclusivamente nel momento della loro breve vicenda, così che sul personaggio prevale di solito l’occasione. Le divinità non appaiono più esseri superiori ma vengono colte nella loro dimensione privata che le coinvolge in amori, gelosie, odi e vendette. L’unico personaggio presente dall’inizio alla fine su questo scenario di continui avvicendamenti è il narratore epico, che continua a esporre trasformazioni e mutamenti non impersonalmente; Ovidio ogni tanto interviene a commentare il racconto. Le sue osservazioni pongono in rilievo l’eccezionalità degli eventi narrati e riesce a far sembrare naturale ciò che è fantastico. Volontà di stupire e ostentazione delle proprie capacità espressive. Forma: limpida e armoniosa, si adatta docilmente alle esigenze del poeta (impiego di toni e di modulazioni differenti, con le più ampie oscillazioni di registri stilistici). Le Metamorfosi adottano una lingua e uno stile elevati ma al tempo stesso facili e fluidi, talora un po’ sovrabbondanti, e rivelano una perfetta padronanza e una suprema abilità nell’uso della parola, in cui traspare visibilmente la formazione retorica del poeta.