previdenza agricola
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marzo-maggio 2012 - mensile - Poste Italiane SPA - sped. in abb. post. - Dl. 353/203 (convertito in Legge 27/02 2004, n. 46) art. 1 - comma1/DCB - Roma PREVIDENZA AGRICOLA mensile ENPAIA n. 3-4-5 anno 2012 Bilancio Enpaia Previdenza complementare SOMMARIO Enpaia Bilancio consuntivo 2011 Carlo Siciliani 1 Gabriele Mori Giovanna Mellano Pietro Massini Carla Collicelli Stefano Mantegazza 4 5 6 8 10 Guelfo Fiore 11 Letizia Martirano Letizia Martirano Giovanna Mellano Luigi Mastrobuono Nino Andena 12 13 14 16 18 Marco Togna Giancarmine Vicinanza g.v. Claudia Merlino 19 20 20 21 Giuseppe De Marco 23 Enpaia: gli obblighi contributivi e previdenziali delle aziende agricole per l’anno 2012 Maria Miligi Convertito in legge il decreto milleproroghe Alessandro Terradura 1° aprile 2012: via alla mediazione tributaria Alessandro Terradura Approvato il disegno di legge di riforma del mercato del lavoro Antonio Positino Prorogati gli incentivi per l’assunzione di disoccupati Lucia Russillo Le novità sul lavoro interinale Gerardo Damiano Protocollo sulle ispezioni Maria Miligi Vigilanza: il rapporto sull’attività svolta nel 2011 e le direttive per il 2012 Antonio Positino Contribuzione 2012: il punto dell’Inps Simone Parola Elenchi dei lavoratori agricoli: le novità Lucia Russillo La prescrizione dei contributi previdenziali Simone Parola 24 25 26 27 29 30 31 32 34 34 35 Welfare Previdenza complementare L’Enpaia alla Giornata nazionale della previdenza La nuova questione sociale Il modello sociale italiano Uila: disco rosso al decreto forma del lavoro Dal Parlamento L’Imu e il mercato del lavoro nel mondo agricolo Agricoltura Critiche dalla Corte dei Conti europea alla nuova Pac Il Comitato vini Dop e Igp Un’agricoltura necessaria Confagricoltura Academy Regionalizzazione del sistema allevatori Sindacato Le lavoratrici ancora discriminate Rapporto su credito e cooperazione 9 e 10 maggio l’Assemblea di Confcooperative Decreto flussi 2012 Clima L’Italia a secco Normativa Periti Agrari Battuta l’inflazione Staffetta fra Enore Venir e Giancarlo Moretti Elette le cariche in seno alla Commissione lavoro a cura del Comitato amministratore 36 36 37 a cura del Comitato amministratore 38 Agrotecnici Cassa Agrotecnici: quando piccolo è bello RUBRICHE Kazimir Severinovich Malevich, Falciatore, 1912, Ni nij Novgorod, Museo Statale di Belle Arti Severo De Pignolis 45 Web Maria Miligi 46 Dal Mondo Marco Togna 47 P.A. risponde a cura della redazione 43 Giurisprudenza Antonio Positino 48 Medicina 44 Carta 40 Giallo 41 Previdenza 42 Contratti Stefania Sepulcri Ran Garin Giovanni Martirano Fabio Forleo ENPAIA Carlo Siciliani Bilancio consuntivo 2011 Relazione del presidente Carlo Siciliani Signori Consiglieri, Signor Presidente del Collegio Sindacale, Signori Sindaci, Signori componenti dei Comitati Amministratori delle Casse degli Agrotecnici e dei Periti Agrari (…) Nonostante il problematico contesto generale la Fondazione ha chiuso in utile l’esercizio e presenta una situazione finanziaria tranquilla e con risorse accumulate, tali da garantire appieno i diritti previdenziali degli iscritti. L’Enpaia garantisce ai propri iscritti la liquidazione del Tfr con la rivalutazione, previsto dalla legge, pari all’1,50% annuo più il 75% dell’inflazione intervenuta di anno in anno ed implementando dello 0,91%, con risorse proprie, le quote versate dalle aziende; accumula sulla posizione previdenziale di ogni iscritto l’equivalente del 3% della propria retribuzione, il cui montante è annualmente rivalutato del 4% ed è corrisposto all’iscritto in forma di capitale o di rendita pensionistica integrativa; garantisce altresì all’iscritto e/o ai propri familiari un’assicurazione per rischio morte o invalidità permanente, con il versamento dell’1% delle retribuzioni. Il fondo assicurazione infortuni, infine, alimentato dall’1% delle retribuzioni degli impiegati e dal 2% di quelle dei dirigenti, anche per l’anno 2011 ha conseguito positivi risultati in linea con i precedenti esercizi. Da evidenziare il fatto che sia la rivalutazione del Tfr sia quella del Fondo di previdenza sono garantite dall’Ente in misura predeterminata, indipendentemente dall’andamento dei mercati finanziari ed immobiliari. Le difficoltà legate alle vicende macroeconomiche non devono poi far dimenticare i notevoli passi in avanti conseguiti nel corso degli ultimi anni dalla struttura operativa. L’accresciuta efficienza raggiunta dall’azienda Enpaia attraverso l’impiego delle tecnologie informatiche e telematiche per denunce, pagamenti e procedure amministrative ha portato benefici nei rapporti con le aziende contribuenti e con gli iscritti potenziando l’efficienza e l’efficacia dell’Ente. Nell’esercizio in esame i ricavi comprensivi dei proventi finanziari e patrimoniali ammontano a oltre 212 milioni di euro con un PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 Aristarkh Vasilievich Lentulov, Paesaggio. Chiese. (Nuova Gerusalemme), 1916, Saratov, Museo Statale di Belle Arti 1 ENPAIA 1,2 milioni di euro l’utile netto Gestione Speciale 2 incremento del 5,4% rispetto al 2010, i costi della produzione ammontano a 205 milioni di euro, con un incremento del 5,2% dovuto all’aumento degli accantonamenti ai fondi previdenziali e delle prestazioni previdenziali dei consorzi di bonifica, in quanto gli altri costi di produzione sono rimasti sostanzialmente in linea con quelli del precedente esercizio. L’anno si è quindi chiuso, dopo le imposte e dopo gli accantonamenti ai Fondi di riserva, con un utile netto di 1,2 milioni di euro. In particolare l’accertato 2011 per contributi e sanzioni della gestione ordinaria (Tfr, Fondo di previdenza, Infortuni) passa da 123,7 milioni di euro dell’anno precedente, a 125,5 milioni di euro con un incremento dell’1,4%. L’incremento è dovuto in gran parte ai rinnovi contrattuali che hanno inciso sulle retribuzioni imponibili e, in parte, all’incremento degli iscritti movimentati. Sotto questo profilo, va sottolineata ancora una volta l’efficacia del sistema di accertamento dei contributi e del monitoraggio capillare volto all’emersione delle morosità contributive da parte delle aziende che ha portato ad un incasso di 125,7 milioni di euro con un aumento del 3,49% rispetto al 2010. Sul fronte delle prestazioni erogate, le uscite del 2011 ammontano a 84,1 milioni di euro, di cui 56,4 milioni relativi al Fondo Tfr, 24,6 milioni relativi al Fondo di previdenza, 3,1 milioni relativi al Fondo assicurazione infortuni. La Gestione Speciale del Fondo di accantonamento del trattamento di quiescenza dei dipendenti consorziali presenta entrate per contributi, interessi di mora e redditi da capitale di 25,1 milioni di euro, con un incremento dello 0,8% rispetto all’esercizio precedente. Le uscite per prestazioni previdenziali e spese sono pari a 19,6 milioni di euro in aumento del 6,50% rispetto al 2010 causati dalla dinamica dei pensionamenti. La riserva tecnica del Fondo è incrementata dalla differenza attiva tra entrate ed uscite pari a € 5.502.150. Sul fronte della gestione del patrimonio risultano positivi i risultati della gestione del patrimonio immobiliare. L’esercizio ha fatto registrare un incremento del 4,79% dei proventi rispetto all’anno precedente. Il rendimento del comparto immobiliare, al netto dell’Ici e degli oneri per la gestione e delle imposte, è stato pari a 12,3 milioni di euro, in aumento del 4,8% rispetto al 2010. I proventi e oneri finanziari sono stati pari nel 2011 a 31,8 milioni di euro con un incremento di 3,9 milioni di euro, pari al +13,8%, rispetto al 2010. La politica degli investimenti è sempre stata caratterizzata da prudenza e finalizzata al conseguimento degli obiettivi propri della Fondazione. In particolare, ogni operazione di investimento ha rispettato il dettato della Delibera del Consiglio di Amministrazione n. 20 dell’8.11.2006 che determina i segmenti di investimento, le garanzie degli emittenti e la natura dei titoli. Le turbolenze dei mercati hanno consigliato per l’esercizio 2011 di ricorrere prevalentemente ad investimenti estremamente prudenziali come i titoli di Stato del debito pubblico italiano. Sono stati regolarmente effettuati gli accantonamenti ai Fondi previdenPREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 ENPAIA ziali, così come previsto dalle norme e dai regolamenti, per 157,5 milioni di euro, oltre agli accantonamenti prudenziali di 5 milioni di euro al Fondo rischi investimenti e di 0,5 milioni di euro al Fondo svalutazione crediti della Gestione ordinaria. Tale esito è una garanzia per gli iscritti, che hanno la certezza di una gestione efficace dei loro risparmi previdenziali pur in momenti di oggettiva difficoltà dei mercati finanziari. Sono stati approvati i bilanci tecnici dei Fondi che garantiscono la sostenibilità delle gestioni nella prospettiva dei prossimi 50 anni. L’esercizio 2011 ha confermato il buon andamento delle due Casse degli Agrotecnici e dei Periti Agrari. Entrambe hanno conseguito soddisfacenti risultati economici. Le entrate contributive della Cassa degli Agrotecnici sono state pari ad € 1.744.301 in flessione dell’1,49% rispetto all’esercizio precedente. I proventi finanziari sono stati pari ad € 627.340 con un incremento significativo del 55% rispetto all’esercizio 2010. Il rendimento netto degli investimenti effettuati è stato pari al 3,85%. L’utile della gestione, dopo la rivalutazione dei fondi individuali e al netto dei costi è stato di € 215.669. Le entrate contributive della Cassa dei Periti Agrari sono state pari ad € 7.468.511 con un incremento del 9,46% rispetto al 2010. Le uscite previdenziali, tra cui n. 361 pensioni e n. 7 indennità di maternità, sono state pari ad € 552.976, con un incremento 8,76% rispetto al 2010. I proventi finanziari sono stati pari ad € 3.118.193, importo in aumento (+3,38%) rispetto al dato del precedente esercizio ed in grado di garantire un significativo accantonamento alla riserva prevista dall’articolo 28 dello Statuto. Il rendimento netto degli investimenti effettuati è stato pari al 3,69%. L’utile della gestione, dopo la rivalutazione dei fondi individuali e al netto dei costi è stato di € 1.361.586. Entrambe le Casse hanno potuto far fronte alle rivalutazioni di legge dei montanti degli iscritti e dei pensionati senza far ricorso al contributo integrativo. I bilanci tecnici delle due Casse al 31 dicembre 2009 sono stati approvati in data 14 dicembre 2010 ed inviati all’autorità di vigilanza competente che li ha approvati in data 20 dicembre ¢ 2011. (…) PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 Gestione Cassa Agrotecnici Gestione Cassa Periti Agrari Kazimir Malevich, Suprematismo. Composizione non-oggettiva, 1915, Museo di Belle Arti di Ekaterinburg 3 WELFARE Gabriele Mori Previdenza complementare Difficoltà e prospettive I Lubov Sergeevna Popova, Architettura pittorica, 1918, Slobodskoi, Museo e Centro Espositivo Sloboda 4 l 4 maggio 2011 la Covip dichiarava “Per quanto riguarda la previdenza di primo pilastro il cantiere può dichiararsi chiuso, per il secondo (previdenza integrativa) c’è ancora da fare”. Ad un anno esatto di distanza il quadro è capovolto. La riforma Fornero ha rivoluzionato la normativa preesistente per quanto concerne la previdenza obbligatoria; lasciando in un limbo dimenticato tutta la problematica relativa a quella integrativa. Le misure adottate negli ultimi due anni con riferimento alle pensioni di primo pilastro consentiranno di risparmiare tra il 2012 ed il 2050, a pil costante, 190 miliardi di euro. Una misura che sovrasterebbe i primi effetti espansivi indotti dalla transizione demografica, mentre il miglioramento del rapporto finale tra spesa pensionistica e pil sembrerebbe dovuto essenzialmente al passaggio dal sistema di calcolo misto a quello contributivo nonché alla progressiva eliminazione per morte della generazione del baby boom. Nessuno si chiede se viene salvaguardata l’adeguatezza della rendita pensionistica, seppure è un dettato costituzionale oltre che una grande conquista sociale. In molti, poi, – diffidenti nei confronti dei mercati finanziari che negli ultimi anni sono stati, forse non sempre a torto, demonizzati –, hanno scelto di non promuovere alcuna forma di previdenza integrativa. Il disimpegno, tuttavia, non può essere l’alibi di una responsabile classe dirigente perché non si deve limitare a far quadrare i conti oggi, ma creare le condizioni affinché il nostro domani sia dignitoso. Allora vi è necessità ed urgenza di ripensare l’impianto complessivo di questo istituto che in un welfare sempre meno pubblico diviene essenziale. Non è credibile una stessa normativa che disciplina fondi di 400.000 aderenti e quelli che ne hanno 5.000. I parametri di efficienza, efficacia e produttività debbono essere la base della struttura produttiva che gestisce il denaro dei lavoratori. L’alto grado di qualificazione degli amministratori deve essere un titolo assoluto per offrire fiducia ed aspettative a chi versa i contributi. Probabilmente sarebbe opportuno ridurre drasticamente i Fondi consentendone uno per comparto produttivo, rendendoli così idonei a giocare un ruolo nel mercato finanziario e, conseguentemente, acquistare un appeal maggiore. La normativa e le caratteristiche del mercato del lavoro che determinarono l’attuale disciplina della Previdenza integrativa sono oggi profondamente mutate. L’esplosione dei contratti a tempo determinato, l’intermittenza del rapporto, la conseguente mancata fidelizzazione al comparto produttivo, la insufficiente retribuzione sono connotati che debbono indurre ad un ripensamento complessivo dell’impianto del secondo pilastro. A tutto ciò si aggiunge la stagnazione della produzione che determina disoccupazione arrivata a superare il 9% della forza lavoro con più di 3 milioni che non cercano PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 WELFARE neppure più lavoro. Senza contare l’alto tasso di disoccupazione giovanile che si aggira sul 30% e che raggiunge al sud la percentuale del 35%. Tutto questo penalizza il sistema del welfare previdenziale particolarmente significativo in Italia determinando estesi scoperti contributivi con conseguenze pesanti sul tasso di sostituzione penalizzato anche dalla contrazione del pil che si riflette sul calcolo delle pensioni obbligatorie riducendone l’importo. Una fonte Covip rivela che solo il 5% della popolazione italiana è a conoscenza della pensione complementare e che dei lavoratori iscritti alla previdenza di secondo pilastro nel 2012 oltre un milione non hanno versato alcun contributo o ne hanno versate aliquote minori. Sempre Covip evidenzia che solo i Pip sono in gran spolvero avendo avuto una crescita del 20%. Una riflessione: è proprio questa la formula migliore? Al contrario dai Fondi negoziali vi è stata una deflazione che sfiora il 2%. La partecipazione dei giovani è estremamente limitata. Solo il 17% dei lavoratori con meno di 35 anni di età ha aderito ad una forma di previdenza complementare. Eppure, non vi è dubbio che i giovani sono proprio quelli maggiormente interessati ad un progressivo piano di accumulo finalizzato ad integrare la posizioni di primo pilastro. Tutto questo ci induce a ritenere che non sia più procrastinabile l’impegno delle forze sociali, del governo, degli studiosi e dei mass media ad una riscoperta di questa forma fondamentale di garanzia per la vecchiaia degli italiani tutti. Occorre ripensare la normativa: agganciando ogni lavoratore al suo Fondo, garantendo una certa continuità di contribuzione, offrendo serie garanzie di gestione oculata, efficiente ed efficace che possa fornire solide speranze di rivalutazione del capitale versato. Un’informazione più penetrante sui vantaggi fiscali che pur ci sono, sulla partecipazione delle aziende al cumulo di capitale, sul principio solidaristico che un Fondo comunque garantisce, è urgente. Non sempre la scelta del silenzio e della rimozione delle difficoltà nella speranza di eventi favorevoli è positivo viatico al sorgere di nuove positive stagioni. ¢ Scarsa adesione alla previdenza complementare ??????? L’Enpaia alla Giornata nazionale della previdenza Giovanna Mellano T re giorni di convegni, conferenze, workshop e seminari, oltre a numerosi stand dedicati a Enti gestori, Casse pensionistiche, Fondi pensione e operatori finanziari, per la seconda edizione della Giornata nazionale della previdenza, evento annuale organizzato da Itinerari Previdenziali dedicato alla previdenza sociale: pensioni, salute, assistenza, welfare pubblico e privato. Anche la Fondazione Enpaia, quale Fondo pensione per l’agricoltura, ha un proprio stand, U25, dove personale qualificato sarà a disposizione dei visitatori i quali potranno così accedere al proprio estratto conto previdenziale, fare proiezioni sulla futura pensione, trovare informazioni e risposte. Nello stand verrà distribuito materiale informativo su: Enpaia, Cassa Periti Agrari, Cassa Agrotecnici, Agrifondo. Giornata Nazionale della Previdenza Milano - Piazza Affari - Palazzo Mezzanotte 10-11-12 maggio 2012 - stand U25 Tutte le informazioni si trovano sui siti: www.enpaia.it e www.gnp2012.it. PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 5 WELFARE Pietro Massini Cosa ne pensa l’esperto La nuova questione sociale Dal welfare state alla sicurezza sociale per la persona V Vasilij vasilevich Kandinskij, Composizione, Ovale Grigio, 1917, Museo di Belle Arti di Ekaterinburg Stato sociale ed eguaglianza 6 orrei tentare una riflessione su di un tema di scottante attualità non solo per il nostro Paese ma, come è ormai sempre più evidente, per il futuro stesso delle nostre società contemporanee: l’assetto dello Stato sociale (o welfare state) e il ruolo che in esso potrebbe e dovrebbe giocare una rinnovata e moderna azione “privato-collettiva” dei soggetti (economici e sociali) in esse presenti, non ultime (ma non solo) le organizzazioni sindacali dei lavoratori e degli imprenditori. Azione da sempre esistita ma da sempre egualmente considerata, al di là dei suoi risultati positivi, marginale e di cui è un frutto, sia nella storia (fin dalle lontane origini negli anni Trenta) sia nel presente, anche il nostro Enpaia. E questo per mostrare che non tutto è da buttare, del nostro welfare e che anzi, andando a fondo in un’analisi seria e senza pregiudizi ideologici, tanta parte di esso andrebbe riscoperta e attualizzata facendo appello alle migliori soluzioni e alle migliori esperienze ed indirizzando in tale prospettiva future azioni di riforma; e questo proprio nel comune obiettivo di razionalizzare le spese, eliminare gli sprechi e rendere migliori e più giuste le prestazioni. Cominciamo con ordine. Siamo oggi, e molti lo ripetono, ad una svolta storica della Previdenza, almeno come l’abbiamo conosciuta dalla metà del secolo scorso. È in corso un dibattito a dir poco incalzante sui mass media cui partecipano non solo economisti ma anche sociologi, filosofi, scienziati sociali e politici… che ne mette in discussione non solo singoli aspetti o costose prestazioni ma la sua stessa ragion d’essere; si parla del ruolo che Stato e mercato debbano rispettivamente avere nel regolare la vita economico-sociale e molti convengono sul fatto che il ruolo dello Stato vada ridotto e quello del mercato ampliato. In particolare si parla di un ridimensionamento dello Stato sociale per la sua non sostenibilità sul piano finanziario e per la sua attitudine, presunta, nel comprimere la libertà di scelta individuale e la concorrenza, ad esempio nel campo della sanità, delle pensioni, della scuola. E c’è chi riscopre anche un principio antico della concezione cattolico-sociale, il principio di sussidiarietà (il livello superiore interviene solo quando l’inferiore non è in grado di provvedere da se) interpretandolo però, spesso, ciascuno a suo modo in una pericolosa ambiguità. La posta in gioco è del resto alta: si tratta infatti di una battaglia fondamentale per la convivenza civile delle moderne nazioni, per la difesa di quel diritto irrinunciabile e non mediabile della persona, in particolare del lavoratore, ad una quota, sufficiente e dignitosa, di sicurezza sociale per sé e i propri cari. Quali sono le ragioni per cui è nato lo Stato sociale moderno così come lo conosciamo? Esso in sintesi nasceva dal desiderio, avvertito da ampli strati della società e poi dai politici, di garantire a tutti una serie di servizi considerati essenziali per una vita dignitosa: appunto prestazioni sanitarie, istruzione, pensioni per gli anziani e gli invalidi, ecc. e se all’inizio lo si faceva soprattutto per i ceti più poveri si è poi passati all’idea che proprio tali servizi, servissero per realizzare almeno in questi campi una situazione di sostanziale eguaglianza fra i cittadini. Eppure basta guardare a tante nazioni di quello PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 WELFARE che una volta era il Terzo mondo, ma anche ai civilissimi Usa, per scoprire che di scontato non c’è niente. Il punto vero è che da noi, almeno finora, l’idea che i cittadini debbano essere tutti uguali in tanti campi della vita economica e civile, è più radicata di quanto ce ne rendiamo conto. Tutti sentiamo in sostanza, che l’economia di mercato, di per sé, non genera eguaglianza e benessere per tutti, neppure in senso tendenziale, ed è per questo che tanti, fin dalle spaventose crisi del primo Novecento, hanno auspicato un temperato, efficace, puntuale e continuo intervento dello Stato nella vita economica delle Nazioni per ridistribuire redditi, correggere squilibri, orientare e guidare la crescita a favore di tutti. È quella che tutti chiamavamo l’economia mista. Cosa è successo poi lo sappiamo perché è oggetto di dibattito da anni: gli eccessi di spesa, spesso irrazionali, ingiustificati, incontrollati, hanno fatto crescere le critiche alle politiche pubbliche dei servizi fino a metterne in discussione i fondamenti stessi. Il rallentamento generale della crescita o almeno l’accresciuta concorrenza internazionale tra i sistemi economici e le nazioni, hanno fatto il resto. E dagli anni Novanta si è presa, spesso con furore ideologico, la strada opposta. Il punto oggi, è capire se si vuole solo correggere sprechi e disfunzioni o si vuole mettere in discussione tutto il welfare, applicando astrattamente principi belli in teoria ma poco realistici. Anzitutto c’è l’ovvia considerazione che la riduzione di spesa e del disavanzo pubblico possono essere attuate disciplinando meglio la gestione e l’erogazione della spesa, ad esempio sanitaria (perché non ammettere infatti che la regionalizzazione è stata un fallimento? E che la stessa riforma sanitaria, universalistica e massificante del 1978, è stata un errore “dei tempi”?), oppure aumentando l’età del pensionamento o conservando una tassazione progressiva sui redditi? Insomma tanti sono gli interventi per avere una buona e sana gestione in tutto il Paese; basta volerlo politicamente, senza evocare il mercato internazionale, la globalizzazione, il ritorno al mercato, e magari svendere ancora pezzi di patrimonio pubblico affidando a nuovi monopolisti privati pezzi di welfare e di servizi pubblici. Un’altra strada potrebbe essere poi quella di cessare la contrapposizione tra chi vuole dare al privato e al mercato la gestione della sicurezza sociale… confidando in una sorta di autoregolazione e chi vuole affidare tutto al pubblico unico garante di equità e giustizia. Esiste anche la via privato-collettiva, la via associativa alla sicurezza sociale e l’Enpaia ne può essere l’esempio. Il ruolo pubblico è indispensabile, sia chiaro: occorre dare razionalità ed efficacia al sistema previdenziale nel suo complesso, secondo un disegno “organico e unitario”, assicurando ai cittadini italiani una base comune di prestazioni e tutele: che sollevi dalla povertà e dall’indigenza e dia sicurezza alle persone e alle famiglie sul piano sociale. Occorre orientare a questo adeguate e mirate politiche pubbliche, costruendo insomma un efficace e attento intervento dello Stato che, con forme ad hoc, non dimentichi nessuno. A questo va aggiunta una graduale estensione della materia contrattuale alle materie previdenziali, alle varie forme di assicurazione sociale. È, in sostanza, la strada della bilateralità, in cui lo Stato dovrebbe a mio avviso prevedere un sistema di aiuti (sostanzialmente de-tassazioni) ma anche di controlli e verifiche sia sul piano delle prestazioni sia della gestione contabile, nei limiti ovviamente del rispetto dell’autonomia associativa e delle regole del diritto privato. È la via della “sicurezza sociale per la persona”. Inutile dire che, l’Enpaia, nato da un contratto collettivo, sostenuto e alimentato in totale autonomia dalle parti sociali agricole, è in questo solco, esempio di successo discreto e concreto. ¢ PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 Marc Chagall, Lo spazzino e gli uccelli, 1914, Galleria Statale d’Arte dell’Astrakhan “P.M. Dogadin” Bilateralità e politiche pubbliche 7 WELFARE Carla collicelli* Cosa ne pensa il ricercatore Il modello sociale italiano Forti squilibri del welfare sul territorio S Sergeevna Goncharova, Donne col rastrello, 1907-1909, Serpuchov, Museo d’Arte e Storia pesso sono stati effettuati tentativi volti a delineare i tratti portanti del modello italiano di stato sociale, definito di volta in volta come “mediterraneo”, “particolaristico-clientelare”, “assicurativo universalistico”, o “familistico”, basato sui valori della famiglia, della persona e della comunità, e secondo principi di solidarietà e universalismo selettivo. Nel suo insieme, la situazione italiana è in realtà molto più complessa ed articolata, rispetto a ciò che può emergere da un unico modello, vista anche la quantità di soggetti e strutture che operano al suo interno. L’occasione dei 150 anni dell’unità del paese ha dato vita a molti e variegati tentativi di ricostruzione della storia sociale italiana e del nostro modello di welfare. Ad una prima analisi, l’area del welfare appare composta in Italia da una quota cospicua di prestazioni monetarie (pensioni ed altri emolumenti), per le quali vigono logiche contributive e redistributive di natura finanziaria e previdenziale, e da una ulteriore quota di prestazioni, quelle dei cosiddetti servizi alla persona e, più in generale, della salvaguardia ed implementazione del benessere individuale e di comunità, per le quali si impongono altri criteri, di rapporto domanda-offerta e costi-benefici. Un’area di grande complessità e dinamismo, questa seconda, appesantita da un’architettura di governo e di gestione molto articolata, che andrebbe vista come risorsa collettiva potente, sia per le dinamiche di sviluppo, fiducia e crescita che può promuovere in termini sociali ed economici, sia per le prospettive di ricerca, innovazione, occupazione e ricchezza legate al suo indotto (dalla ricerca biomedica al wellness, alla residenzialità). Subito dopo appare peculiare il tormentato rapporto del sistema di welfare italiano con le esigenze ed i diritti di tutti i territori e di tutte le categorie. La situazione italiana è caratterizzata infatti da squilibri molto forti, per territorio e per area di intervento, con ritardi ed inadempienze particolarmente accentuati in alcuni settori del comparto (prevenzione, continuità, domiciliarità, integrazione degli svantaggiati, solitudine, prima infanzia, anziani, ecc.). La crescita progressiva e rapida delle esigenze e della domanda, unitamente a risposte non sempre appropriate rispetto ai reali bisogni, ha reso particolarmente eclatante nell’ultimo periodo la presenza di sprechi e duplicazioni, che condizionano pesantemente l’operatività e la sostenibilità del sistema. Il corrispettivo speculare degli sprechi sono le iniquità e le inadempienze, che derivano dal ritardato o mancato *Vice direttore generale Censis 8 PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 WELFARE accesso alle prestazioni necessarie di particolari soggetti, aree geografiche ed ambiti di intervento, e dalla carente qualità dei servizi. è evidente che le necessità di un comparto così importante per il benessere di un paese sono tali, da non far prevedere all’orizzonte possibili riduzioni di spesa. Anzi il settore è destinato a risucchiare risorse quanto meno stabili, forse ancora crescenti, anche in un periodo di crisi come quello attuale, e si può solo sperare da questo punto di vista in un riequilibrio interno alle diverse voci di costo e in un risanamento. Questa considerazione, assieme alla necessità di distinguere tra prestazioni e costi essenziali, da coprire con il bilancio pubblico, e prestazioni elettive e costi non essenziali (a carattere soggettivo, integrativo, palliativo o superfluo), da finanziare attraverso altri canali, pone l’urgenza di un rapido e consistente sviluppo delle forme integrative di copertura finanziaria delle prestazioni. Il modello italiano di welfare, oltre a subire il peso dei problemi fin qui accennati, è caratterizzato da una architettura a responsabilità fortemente distribuite, con molti livelli decentrati di competenza (tra sanità e sociale, regioni e comuni, pubblico, privato e terzo settore, ecc.), e da forme diffuse di campanilismo e particolarismo. Il ruolo del governo centrale, dovrebbe quindi operare soprattutto nella direzione di una attenzione particolare per le funzioni alte e trasversali, con l’obiettivo di costruire una piattaforma comune di garanzie e valutazioni, sulla quale vadano ad inserirsi le diverse competenze. Ciò significa innanzitutto valorizzazione delle funzioni orizzontali di integrazione, coordinamento, monitoraggio, snellimento e accompagnamento, rispetto allo sviluppo del settore, al riequilibrio del rapporto tra domanda e offerta ed alla attivazione di risorse aggiuntive. Ciò significa, ad esempio che bisognerebbe affrontare con maggiore impegno alcuni terreni specifici di azione centrale, come: la collaborazione università-industria; lo sviluppo del capitale umano impegnato; il recupero di finanziamenti aggiuntivi da parte del settore privato in termini di project financing, sponsorizzazioni, reti di eccellenza; l’avvio e la messa a regime di un monitoraggio continuo e coordinato dei servizi attraverso flussi informativi semplici e rapidi; i primi passi di un possibile progetto di “integrazione del welfare dal basso”, con interventi per lo sviluppo di un welfare locale (comunitario) da diffondere attraverso processi orizzontali di coinvolgimento ed attivazione di diverse soggettualità, dagli enti locali, alle autorità sanitarie, al terzo settore, agli sponsor privati, alle famiglie e associazioni di cittadini, alle associazioni degli operatori, ecc. Infine occorrerebbe mettere in cantiere alcuni interventi propulsivi di tipo nuovo in settori particolarmente critici, sia dal punto di vista della qualità che da quello della spesa, come ad esempio l’assistenza agli anziani non autosufficienti e disabili, per la quale sussiste un preoccupante trend di delega sommersa alle famiglie ed alle badanti, o l’area della prevenzione e degli stili di vita, o quello del terzo settore. Va a questo proposito ricordato che versioni passate di Quadro strategico nazionale nel Mezzogiorno contemplavano Fondi strutturali per lo sviluppo anche in ambito sociale, sia nella direzione di obiettivi trasversali del tipo di quelli sopra indicati, sia nell’ambito dei servizi veri e propri (infanzia, assistenza domiciliare integrata, gestione dei rifiuti). ¢ PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 Previsioni di spesa in aumento Proposte per un welfare migliore 9 WELFARE Stefano Mantegazza* Cosa ne pensa il sindacalista Uila: disco rosso al decreto di riforma del lavoro aumenta il costo del lavoro e riduce le prestazioni È Mikhail Ivanovich Menkov, Tram N. 6, 1914, Museo d’Arte di Samara Oblast difficile comprendere molte delle ultime decisioni prese dal governo, forse abbiamo modi diversi di intendere crescita e sviluppo ma non è con questi provvedimenti che l’Italia potrà superare la crisi. Il peso del risanamento grava soprattutto sulle spalle dei più deboli, che vedono aumentare le tasse, mentre riduzione della spesa pubblica e tagli ai costi della politica passano in secondo piano. Gli errori commessi aumentano sempre di più e, tra essi, va annoverato anche il Ddl sulla riforma del mercato del lavoro. La proposta del governo aumenta il costo del lavoro e riduce le prestazioni: due scelte sbagliate che, in questo momento, l’Italia non può permettersi. Qualche misura è convincente: sarà più difficile, per esempio, ricorrere a finte collaborazioni a progetto. Ma quelle sbagliate superano di gran lunga quelle positive: gli apprendisti, al termine del periodo di prova, potranno essere licenziati; donne e lavoratori più anziani avranno sempre poche speranze di trovare lavoro. Sulla flessibilità in uscita siamo in alto mare: il licenziamento economico non è più rimesso al solo arbitrio dell’imprenditore e il giudice potrà (ma non dovrà) ordinare il reintegro del lavoratore, ma la soluzione trovata resta insufficiente perché il deterrente del reintegro è troppo debole. Il governo ci ha dato anche un saggio di incoerenza: i voucher, prima strumento da ridimensionare e poi, invece, estesi a dismisura. Una decisione a dir poco “funesta” per il comparto agricolo: non si può compensare il lavoro stagionale in agricoltura con qualche voucher che esclude il pagamento del salario e ogni utile copertura previdenziale e assistenziale. Se l’art. 11 del Ddl non verrà modificato, oltre un milione di persone diventerebbero precari senza ritorno, senza diritti, con compensi miseri e sempre più in nero. Dobbiamo impedirlo! Per questo il 27 aprile Uila, Flai e Fai hanno proclamato 8 ore di sciopero su tutto il territorio nazionale. Ma non vogliamo fare solo i censori: la Uila sta raccogliendo tra i lavoratori 100.000 firme per indicare al governo e alle istituzioni la via da seguire. Con questa iniziativa chiediamo di risolvere il problema degli esodati e di detassare i salari di produttività. Inoltre chiediamo di non abolire l’indennità di mobilità e di consentire il reintegro ai lavoratori licenziati per infondati motivi disciplinari o economici. Siamo a un bivio per il mercato del lavoro: barbarie o legalità. Noi abbiamo scelto, ci batteremo per la legalità. ¢ *Segretario generale Uila-Uil 10 PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 DAL PARLAMENTO Guelfo Fiore L’Imu e il mercato del lavoro nel mondo agricolo P er un provvedimento che, in Senato, conclude il suo percorso parlamentare un altro, sempre a palazzo Madama, comincia l’iter legislativo. Entrambi hanno rilevanza per il mondo agricolo. È stata necessaria la terza lettura per la conversione in legge del decreto 2 marzo 2012 n. 16 dedicato alla semplificazione fiscale contenente norme relative all’Imu. L’imposta è giunta al termine del viaggio tra commissioni ed aule delle Camere sensibilmente modificata, e non è da escludere che successivamente riceva ulteriori limature sia per quella generale che riguarda le case degli italiani sia per il mondo agricolo. Del resto ha già trovato ospitalità in due distinti provvedimenti (il decreto legge 201 del 2011, il cosiddetto salvaItalia oltre a quello di marzo) e, rispettando l’antico adagio popolare che recita «non c’è due senza tre», potrebbe comparire prima o poi agganciata a qualche altro decreto o ddl. Le modifiche introdotte durante l’iter parlamentare, sia per iniziativa diretta del governo sia per l’azione dei gruppi parlamentari, sono state abbondantemente illustrate nei giorni successivi all’approvazione parlamentare sia attraverso la stampa che gli organi delle associazioni e delle categorie. Decisamente l’Imu applicata all’agricoltura peserà di meno sui bilanci degli imprenditori e della aziende rispetto al quadro iniziale che, giova ricordarlo, era stata giudicata ‘un salasso’ dall’intero comparto. Ma resta, comunque, un sensibile aggravio. Tant’è che il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, ha voluto precisare, il 17 aprile, che “le misure in questione comportano indubbiamente un sacrificio per gli agricoltori, in particolare in relazione all’Imu. Questo onere deve essere messo in relazione alla fase economica che stiamo attraversando e che ha costretto a forti sacrifici l’intera società italiana”. Lo stesso giorno il ministro, dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri del disegno di legge di delega fiscale, osservava che nessun appesantimento della pressione fiscale derivava dalle nuove norme inserite del ddl, come riconosciuto anche dalle organizzazioni del settore. Sempre nell’austera cornice di palazzo Madama ha preso il via l’iter legislativo di un altro importante atto dell’esecutivo guidato da Monti, il ddl n. 3249 di riforma del mercato del lavoro che, come è noto, ha avuto una complessa gestazione tant’è che dopo essere stato approvato ‘salvo intese’ nel Cdm del 23 marzo è giunto alla firma del capo dello Stato solo il 5 aprile. L’11 aprile è stato assegnato alla XI Commissione, Lavoro e Previdenza sociale, del Senato. L’articolo 11 del ddl che porta la firma del ministro Fornero prevede l’estensione dello strumento del voucher ai lavoratori agricoli, una misura fermamente contrastata dai sindacati di categoria in quanto elemento di ulteriore precarizzazione del lavoro nel settore e, per questo, hanno immediatamente proclamato otto ore di sciopero per il 27 aprile. Il mondo agricolo però ha reagito in maniera diversa. Se, infatti, la reazione delle organizzazioni sindacali è stata di decisa opposizione la novità è stata giudicata con favore da chi, come la Coldiretti, la ritiene una forma di contrasto al lavoro nero ed un’opportunità “per studenti, casalinghe e anziani di integrare il proprio reddito in piena trasparenza”. Per sapere però se l’articolo 11 rimarrà immutato o recepirà – ed in che modo – le contestazioni del mondo sindacale occorrerà attendere l’inizio dell’estate, quando è previsto il disco verde del parlamento per il ddl Fornero. ¢ PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 Semplificazione fiscale Voucher 11 AGRICOLTURA Letizia Martirano Critiche dalla Corte dei conti europea alla nuova Pac L Creare una Pac per gli agricoltori Revoca riduzione esclusione 12 a Corte dei Conti europea ha messo a punto il proprio parere sulle quattro proposte legislative della Commissione europea per la riforma della politica agricola comune per il periodo 2014-2020 presentate nell’ottobre 2011 al Parlamento europeo e al Consiglio. Per la magistratura contabile europea la Pac appare, anche nella sua versione post 2014, più orientata alla conformità normativa piuttosto che alla performance. Una critica molto dura appena attenuata dal fatto che la Corte riconosce gli sforzi compiuti dalla Commissione per semplificare le disposizioni legislative, che comunque rimangono troppo complesse, a causa dei sei diversi livelli di norme che disciplinano la spesa nel settore dello sviluppo rurale mentre per quanto riguarda la condizionalità, la complessità di questa politica, fa sì che essa resti difficile da amministrare per organismi pagatori e beneficiari. La Corte prende atto dell’intento della Commissione di destinare i pagamenti agli “agricoltori in attività”, nonché di attuare una ripartizione più equilibrata dei pagamenti diretti fra i beneficiari. Ritiene tuttavia che permanga il rischio che, in futuro, i pagamenti possano ancora essere eseguiti anche a favore di beneficiari che non esercitano alcuna attività agricola ed anche per questa ragione suggerisce di approvare una definizione generale e al contempo semplice di ciò che si intende per “agricoltore in attività” La Corte rileva che, in base alle stime della Commissione, la riforma proposta potrebbe comportare un incremento globale del 15% dei costi di gestione dei regimi di pagamento diretto che verranno sostenuti dagli Stati membri. Per quanto riguarda gli aiuti per i giovani agricoltori, previsti per il 2014, La Corte teme che tale disponibilità non venga più garantita negli anni successivi così come dovrebbero essere approvate misure per evitare barriere all’ingresso per i nuovi agricoltori. La Corte è del parere che le disposizioni dei progetti di regolamento in materia di “revoca”, “riduzione” ed “esclusione” relativamente ai pagamenti negli Stati membri siano confuse sia nella formulazione che nella portata. Infine, la Corte sottolinea che l’efficacia della riforma dipenderà anche dalla chiarezza delle “modalità di esecuzione” che la Commissione dovrà elaborare. Dipenderà inoltre dalla rapidità con cui gli organismi pagatori adegueranno le procedure e i sistemi, un processo che potrebbe richiedere dai 12 ai 24 mesi dall’adozione delle disposizioni di attuazione da parte della Commissione. “Le critiche sulle proposte di riforma della Pac della commissione agricoltura del Parlamento europeo trovano conferma e legittimazione nel parere espresso dalla Corte dei Conti Ue sulla riforma della Pac”, ha commentato Paolo De Castro (S&D), presidente della commissione. Questo parere – conclude De Castro – “che ci dà forza e fiducia per presentare, già a giugno, le nostre proposte di riforma che punteranno dritte alla costruzione di una Pac del futuro semplice, flessibile, in grado di gestire le emergenze e le incertezze dei mercati e indirizzata agli ¢ agricoltori professionali”. PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 AGRICOLTURA Letizia Martirano Il Comitato vini Dop e Igp Rinnovato il Comitato nazionale vini del Mipaaf I l 29 febbraio 2012 il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania ha firmato il decreto di nomina del presidente e dei diciotto componenti del Comitato vini Dop e Igp, più noto come Comitato nazionale vini. Si tratta del massimo organismo consultivo e propositivo che il Ministero ha in materia vitivinicola, istituito nel 1963 e da sempre guidato da illustri esponenti del mondo vitivinicolo italiano. Il nuovo Comitato rimarrà in carica fino al 2014. Alla presidenza è stato confermato, su indicazione del ministro, l’enologo Giuseppe Martelli, direttore dell’Associazione enologi e enotecnici italiani. Martelli è nel Comitato dal 1984. Alla vicepresidenza è stato riconfermato Michele Zanardo, indicato dalle Regioni mentre alla guida delle Commissioni centrali “Affari generali” e “Tecnico-normativa”, ci sono Gabriella Ammassari, in rappresentanza delle cooperative e Paolo Castelletti, in rappresentanza del commercio. Il Comitato, su richiesta del Ministero esprime pareri su ogni questione relativa al settore vitivinicolo e collabora con i competenti organi statali e regionali all’osservanza della normativa di settore con particolare riferimento ai disciplinari di produzione di prodotti a denominazione di origine e indicazione geografica. Essenzialmente il Comitato ha una funzione tecnica, che tuttavia talvolta diviene di mediazione politica, vista la presenza, al suo interno, di rappresentanti di tutta la filiera produttiva. Da quest’anno il Comitato ha un nuovo regolamento interno, che sostituisce quello rimasto in vigore per oltre 45 anni. Il Comitato, le cui funzioni sono attualmente stabilite dal decreto legislativo 61/2010, il complesso di norme legislative che regola il settore vitivinicolo italiano, è, da questa nuova consiliatura, più snello. I suoi componenti sono passati da 39 a 18. D’altra parte con la nuova organizzazione comune di mercato (ocm) del settore molte competenze che in passato erano nazionali, e quindi direttamente afferenti al Comitato, oggi sono trasferite a Bruxelles. Ciò riguarda soprattutto le procedure per il riconoscimento delle denominazioni d’origine la cui istruttoria viene condotta dallo stato membro, previo parere del Comitato, mentre l’ok definitivo e di competenza comunitaria. “Dopo l’ottimo lavoro svolto nel mandato precedente, abbiamo rinnovato e rafforzato il ruolo del Comitato nazionale vini quale organo tecnico, scientifico e propositivo nelle materie attinenti al settore della viticoltura ed enologia di qualità. Il ruolo del Comitato è oggi ancor più strategico, considerato che il nuovo sistema di registrazione e protezione delle Dop e delle Igp avviene a livello comunitario”, ha precisato Catania al momento della conferma di Martelli. Intanto a Bruxelles si è insediato in aprile il Gruppo di alto livello sul vino, che ha il compito di mettere a punto, tra la fine di quest’anno, una serie di raccomandazioni per il commissario europeo Dacian Ciolos, in vista di modifiche all’organizzazione di mercato del settore. Al centro della riflessione del Gruppo i diritti d’impianto, la cui abolizione è stata decisa dal Consiglio dei ministri Ue nel 2007 e quindi inserita nella riforma della Pac per il 2014, è attualmente oggetto di contestazione da ¢ parte di molti Stati membri. PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 Le funzioni del Comitato I diritti d’impianto 13 AGRICOLTURA Giovanna Mellano Un’agricoltura necessaria aperto il 259° Anno accademico dei Georgofili N Franco Scaramuzzi Greening 14 el suggestivo salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze il presidente Franco Scaramuzzi ha ufficialmente aperto il 259° Anno accademico dei Georgofili, lo scorso 24 aprile, alla presenza di numerosi accademici e ospiti. Lo “Sviluppo razionale per l’agricoltura europea” il tema del suo intervento nel quale ha messo in evidenza le potenzialità della Politica agricola comune ma anche espresso i dubbi sulla tendenza della Pac a sostenere il ruolo ambientalista dell’agricoltura più di quello produttivo e la creazione di inutile e dannosa burocrazia. E ai problemi climatico-ambientali, ha dedicato la prolusione il vice presidente Giampiero Maracchi, ponendo in evidenza che l’agricoltura gioca un ruolo rilevante perché pur contribuendo all’effetto serra, attraverso le piante assorbe l’anidride carbonica dell’atmosfera in misura quattro volte superiore a quanta ne produce. Ha inoltre ribadito che l’agricoltura è sempre più necessaria per garantire la sicurezza alimentare. Tornando al discorso del presidente, per Scaramuzzi “Quando le scelte politiche indicano linee programmatiche per lo sviluppo e decidono di incentivarle concedendo sostegni finanziari, comunque configurati, le libere prerogative imprenditoriali vanno sempre rispettate e coinvolte. Concedendo, invece, finanziamenti solo a chi accetti condizioni vincolanti, si va oltre i limiti di una programmazione e in realtà si attua una forma concreta di pianificazione, sia pure indiretta. Questo è appunto il carattere che assume la “condizionalità”, già applicata con la Pac e confermata per il prossimo futuro. Nelle loro attuali condizioni economiche, molti agricoltori sono costretti ad accettare qualsiasi direttiva vincolante, assumendo in proprio i rischi di ogni possibile danno, anche nel tempo. Pensiamo, ad esempio, al nuovo provvedimento denominato greening, che prevede di sottrarre alle aziende agricole un preciso 7% della loro superficie coltivata, non per lasciarla incolta temporaneamente (come nel set-aside), bensì con il presumibile intento di mantenerla come area verde permanente. Ciò potrà forse favorire la fauna selvatica ed i cacciatori, ma è difficile pensare che un tale provvedimento possa essere adottato per ridurre l’“effetto serra”, in base alle differenze, nella variabile capacità di assorbimento della CO2, tra il verde di una flora locale spontanea e quello delle piante coltivate. L’eventuale, presunto vantaggio sarebbe comunque pagato a caro prezzo, soltanto dagli agricoltori, decurtando l’intera produzione agricola europea. (…) PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 AGRICOLTURA Analoghe perplessità suscita l’imposizione ad ogni azienda di coltivare contemporaneamente almeno tre seminativi diversi. Difficili da comprendere le possibili motivazioni. Una medesima pluralità di colture, anche se ugualmente ripetuta in tante aziende, non porta certo all’arricchimento della biodiversità genetica, ma potrebbe solo offrire un presunto e soggettivo apprezzamento del paesaggio agricolo da parte di chi lo preferisce più tradizionalmente frastagliato. Non sembra comunque preoccupare la certezza che questi criteri comporteranno un aumento dei costi di produzione”. Il professore ha poi sottolineato che “Sarebbe comunque opportuno calcolare il rapporto costi/benefici, soprattutto per la somme ripartite a pioggia. Sommando anche il valore di tutti gli oneri che le amministrazioni di Bruxelles, di Roma, degli enti locali e delle aziende beneficiarie devono assumere per la gestione della Pac, sorge il dubbio che il castello costruito sia troppo grande e costoso”. (…) Soprattutto per stimolare e incentivare l’innovazione, potrebbero essere investite somme maggiori se si risparmiasse nella gestione burocratica e si adottassero metodi più semplici. (…) Le direttive di Bruxelles sono state finora accettate dopo aver discusso guardando prevalentemente ai particolari dei singoli provvedimenti, alle ricadute dei contributi finanziari sui vari settori di attività, sulle varie Regioni e sul proprio Paese rispetto agli altri. Sono tutti aspetti certamente importanti. Bisogna però avere il coraggio di alzare la testa e lo sguardo per verificare dove porti la rotta e riconsiderare anche l’efficienza della Pac, come forte politica agraria europea, dinamica e attenta al cangiante contesto globale. Vorremmo richiamare l’attenzione di coloro che sono oggi alla ribalta della politica europea sulle responsabilità che si assumerebbero di fronte alla storia se non dimostrassero di essere all’altezza di chi li ha preceduti e ha fin qui realizzato una tanto difficile, quanto sacrosanta Unione del nostro vecchio continente, che ha già tanto pagato per i disastri delle sue improvvide discordie fratricide. Le idee e le azioni dei Georgofili – ha concluso Scaramuzzi – sono sempre state improntate ad un coerente spirito unitario. Siamo passati attraverso quello risorgimentale e stiamo vivendo quello della unificazione europea. Con lo stesso spirito costruttivo, abbiamo però ritenuto giusto e doveroso mettere oggi realisticamente in evidenza la necessità di riconsiderare alcune scelte di fondo della Pac, anche perché dalle esperienze finora acquisite possano trarsi elementi utili per realizzare l’attesa e indispensabile politica unitaria negli altri settori vitali della nostra Unione europea, nel cui ideale continuiamo fermamente a credere, ¢ così come in un futuro sempre più solidale dell’umanità”. PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 Costi/benefici 15 AGRICOLTURA Luigi Mastrobuono* Confagricoltura Academy L’annuale appuntamento sullo stato dell’agricoltura U Il contesto economico e sociale na scelta precisa ha orientato l’incontro di Taormina che Confagricoltura ha organizzato alla fine del marzo scorso: la scelta di affrontare con i propri dirigenti, in modo serio e sistematico, la fase che il settore agricolo insieme a tutta la realtà economica italiana stanno attraversando. E di affrontarla in chiave dinamica e progettuale, per offrire una riflessione a tutto campo sugli scenari in cui le proprie imprese si dovranno muovere. Il momento economico che attraversa l’Italia si sta rivelando più complesso ed articolato rispetto alle crisi che già conoscevamo, ed alle quali avevamo saputo rispondere nel corso degli anni. Questa volta sono venuti al pettine i molti nodi irrisolti del nostro sistema produttivo e di servizi, a partire dal crescente dualismo tra aree del paese – problema di sempre – per arrivare ad un interrogativo di fondo su quale sia il modello possibile di sviluppo per il futuro. Anzi, qualcuno dubita che per il nostro futuro si possa parlare ancora di modello di sviluppo come lo abbiamo sempre inteso: crescita del pil, quindi delle esportazioni e dei consumi, capacità di risparmio privato e suo reinvestimento principalmente immobiliare, welfare diffuso e principalmente a carico del settore pubblico, meccanismi di forte salvaguardia dei posti di lavoro e di integrazione dei redditi, compensazione tra aree più o meno produttive. Questo modello di sviluppo presupponeva un bilancio statale capace di risolvere contestualmente molti di questi problemi attraverso una tassazione elevata, ma anche una distribuzione delle risorse ampia e diffusa sul territorio; capacità via via resasi meno efficiente per l’alta mediazione burocratica (fonte a sua volta dei fenomeni distorsivi dell’illegalità), ma pur sempre attiva nel compensare intere fasce sociali, intere Regioni, settori della produzione. La crisi finanziaria prima, e reale subito dopo, ha reso quel percorso praticamente non più agibile, perché ha richiesto di concentrare tutte le energie e le risorse sulla soluzione dei problemi che avevamo potuto tenere in stand-by, pur sapendo bene che non risolvendoli ce li saremmo trovati sulla strada. Ed ora che li abbiamo drammaticamente misurati, ci rendiamo conto che quel welfare, quel modello produttivo, quella redistribuzione di risorse non sono e non saranno più possibili. Non lo saranno finché il peso del debito, e del suo costo, cioè degli interessi, sfiancheranno il bilancio statale; non lo saranno perché il modello produttivo dei beni e dei servizi che abbiamo deve ora competere in un mondo trasformatosi rapidamente che chiede prodotti diversi e nuovi, che sa ormai fare molte delle cose in cui eravamo unici; non saranno possibili perché quando tutte le risorse servono ad evitare che l’economia ed il paese alzino bandiera bianca, dichiarino il default non sono più possibili generosità e posizioni di rendita. Ecco perché le pensioni arriveranno più tardi e meno ricche, ecco perché il patrimonio viene nuovamente tassato, ecco perché tante regole della nostra vita sociale cambiano: accendere un mutuo, usare il denaro contante entro certi limiti, stipulare l’assicurazione per l’auto, eccetera. Dovevamo tamponare, evitare la caduta, frenare la corsa dello spread che misura in buona sostanza quanto sia rischioso comperare i nostri titoli di debito a confronto con quelli del- *Direttore generale di Confagricoltura 16 PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 AGRICOLTURA la Germania (e più è alto e più indica grave il rischio Italia, e più ci costa pagare il debito pubblico). Siamo riusciti a dare una prima risposta. Ma intanto le cose sono cambiate. Anche per l’agricoltura sono cambiate: l’indirizzo preso la riguarda perché riguarda le imprese, le famiglie, i cittadini, il mercato. L’agricoltura non può essa stessa pensare che torni il modello di sviluppo di prima. Anche per l’agricoltura la ristrettezza delle risorse disponibili (in Europa e in Italia) inciderà, ed anche l’agricoltura è chiamata allo sforzo di risanamento appena avviato, e che ci impegnerà, economicamente, per lunghi anni. Anche l’agricoltura deve chiedersi quale sia il modello di sviluppo dell’Italia: non solo il modello agricolo, ma il modello complessivo. È un problema, perché cambiano anche le sue regole, anche quelle particolari e specifiche costruite nel tempo per il settore primario: la vicenda dell’assoggettamento a censimento catastale degli immobili rurali e il successivo assoggettamento al pagamento della imposta lo dimostrano. È una opportunità, perché uno scenario nuovo e non ancora scritto, in cui tutte le forze sane del Paese si trovano a concorrere per creare un nuovo modo di crescere, di fare impresa, di creare occupazione e reddito, è uno scenario che apre spazi. Nell’Italia che immagino, cadranno ancora molte barriere. Sono quelle che hanno costretto spesso i settori economici a guardarsi soprattutto dentro, ed a creare poche alleanze fuori del proprio perimetro. Sono quelle che hanno creato regole per rendere conveniente la piccola dimensione di impresa, senza mai arricchirla davvero. Sono le barriere che non hanno fatto crescere insieme produttori e trasformatori o produttori e distributori, perché conveniva tenerli separati. Sono le barriere che non hanno reso i servizi necessari alle imprese disponibili come servivano, dal credito alle reti delle infrastrutture. Le liberalizzazioni e le semplificazioni hanno solo avviato questo processo. Per l’impresa agricola c’è ora da immaginare un futuro prossimo in cui la dimensione della rete diventa percorso di sviluppo del proprio valore aggiunto, e quindi più impresa e più strutturata, meno fragilità gestionale; più imprenditori e lavoratori, meno “welfare agricolo”; maggiori dimensioni e meno polverizzazione; maggiori strumenti per la gestione dell’impresa e meno burocrazia. Questo è il dibattito che ci deve interessare di più. Il passato non assicura il futuro, e il presente è il momento di scelte e decisioni rilevanti: quale fisco aiuta le imprese agricole a capirsi, strutturarsi e crescere? Quali regole del lavoro danno solidità alla dimensione di impresa? Come diventare produttivi, più produttivi attraverso le tecnologie? Come collegarsi con gli altri settori per una comune creazione di valore? Su cosa investire? Oggi queste domande sono sul tavolo delle imprese agricole e dei loro sistemi di rappresentanza, strattonati tra un passato che ha avuto i suoi meriti, un futuro diverso ma incerto, un presente che richiede visione e coraggio: se le strutture di rappresentanza non diventano motori del cambiamento rischiano di perdere la loro funzione vera, quella di indicare dopo averne ragionato con chi opera nel settore, i percorsi per avere nuovo ruolo economico nell’assetto che si produrrà; assetto che interessa nel suo complesso, perché un settore, da solo, non può resistere e salvarsi. L’agricoltura ha necessità di sviluppo complessivo, e con questa ottica deve guardare alle sue scelte imminenti. Questa è la lettura di un evento che si è tenuto pochi giorni orsono a Taormina, dove Confagricoltura si è riunita, a porte chiuse, per concentrarsi su questa riflessione, per adeguare la strategia al momento, per essere interprete delle imprese e per anticiparne le dinamiche vincenti. I prossimi mesi ci diranno se questa impostazione coglie nel segno di una ripresa di ruolo del ¢ settore, della sua redditività, del suo apporto ad una ripartenza dell’economia italiana. PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 Creare un nuovo modo di fare impresa Necessità di sviluppo complessivo 17 AGRICOLTURA Nino Andena* Regionalizzazione del sistema allevatori I l processo di regionalizzazione del sistema allevatori è in fase di conclusione e su queste nuove fondamenta è tempo di costruire il futuro. Un progetto impegnativo quanto inderogabile, perché la progressiva riduzione dei finanziamenti erogati dall’Amministrazione pubblica a favore di Aia e delle sue associate impone una riformulazione delle attività che ci vedono protagonisti. Ecco perché l’assemblea generale di Aia ha deciso questa profonda e impegnativa ristrutturazione del sistema, concentrando le strutture periferiche nelle Associazioni regionali, con il duplice obiettivo di ottimizzare le risorse disponibili e mantenere l’elevato livello dei servizi da sempre assicurato sul territorio. Infatti le nuove Ara, che diventano l’interlocutore unico dei confronti del Governo regionale e degli altri attori della scena pubblica, potranno essere più efficienti nella loro azione, mantenendo il presidio territoriale e aziendale e garantendo i servizi alle aziende socie, ma con nuove sinergie nelle attività amministrative e burocratiche, concentrate a livello regionale. Una svolta epocale, effettuata nella consapevolezza di non poter più contare sulle risorse storicamente messe a disposizione del sistema allevatori e di dover impostare nuove modalità di azione. È stato un periodo di intenso confronto con il territorio, talvolta aspro, ma sempre all’insegna della massima trasparenza, che ha portato alla quasi totale regionalizzazione dell’Italia zootecnica e alla ridefinizione di ruoli e competenze indispensabili per far crescere ancora i nostri allevamenti e renderli sempre più efficienti e competitivi. Parallelamente sono in corso di avviamento una serie di nuovi servizi informatici e tecnici che saranno messi a disposizione delle Ara nell’intento di offrire sempre maggiore competitività nelle attività svolte a favore degli allevatori, realizzando inoltre concreti miglioramenti nell’operatività del personale di campagna che si rifletteranno in una generale e costante crescita del livello dei servizi resi. La nostra attività a favore di questo settore strategico dell’economia italiana ha più di 60 anni di storia alle spalle, ma non possiamo fermarci a guardare indietro perché il mondo, a prescindere dai finanziamenti disponibili, va avanti. Nella consapevolezza che i nostri allevatori non possono essere lasciati soli in questo momento delicato, ma che occorra offrire loro nuove gamme di servizi che renderanno più forte il comparto, unitamente a nuove iniziative. È il caso della selezione genomica, una vera rivoluzione che rafforzerà il miglioramento genetico delle mandrie italiane ed aprirà le porte ad una selezione in linea femminile e maschile, capace di rendere sempre più vicina alle esigenze del consumatore la nostra zootecnia. Sono processi delicati, che impongono un’attenzione ai particolari senza precedenti e la conoscenza profonda di una materia innovativa. Oggi il sistema allevatori possiede le conoscenze e le attrezzature necessarie per giocare un ruolo da protagonista nel mondo della genomica e questo darà forza alle associazioni nazionali di razze e di specie, ma soprattutto metterà a disposizione di tutte le aziende socie il know how per essere gestori della selezione molecolare e non semplici acquirenti sul mercato internazionale. Ma c’è stato e prosegue tuttora anche un grande sforzo per offrire agli allevatori servizi aggiuntivi, capaci di portare maggiore competitività sia in campo tecnico che economico. Il caso di Italialleva, la filiera italiana al 100% garantita da Aia, ne è un esempio concreto e le migliaia di aziende che hanno aderito alla nostra piattaforma di origine sono la migliore testimonianza dei risultati che è possibile ottenere se si lavora insieme e compatti. Certo, siamo consapevoli delle difficoltà, ma siamo altrettanto convinti che oggi abbiamo dimostrato alla Pubblica amministrazione la volontà e la decisione di Aia e delle sue associate di proseguire in questo percorso virtuoso, trovando soluzioni condivise agli ostacoli che si sono incontrati sul cammino. Il risultato è confortante, ma nessuno può permettersi di rallentare perché siamo solo all’inizio di un nuovo corso in cui capitalizzare a favore della collettività le risorse che lo Stato italiano ci ha messo a disposizione in questi anni. Un impegno che si declina in sicurezza alimentare, tracciabilità dei prodotti di origine animale, protezione del territorio, con particolare riferimento alle zone marginali, dove la presenza degli allevatori è essenziale e va preservata. Perché tutti gli allevatori sono uguali, dal nord al sud, dalle fertili aree della Pianura padana alle plaghe ¢ più desolate della montagna e Aia sarà sempre presente al loro fianco. *Presidente Associazione italiana allevatori 18 PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 SINDACATO Marco Togna Le lavoratrici ancora discriminate Dalla terza edizione dell’assemblea donne Flai-Cgil I l mondo delle imprese agricole e dell’industria alimentare è ancora molto maschilista. Disattento allo specifico femminile: le donne sono impiegate nelle lavorazioni più ripetitive e meno qualificate, soggette a ritmi elevati e orari allungati (tra le stagionali, soprattutto nel Mezzogiorno, facilmente si superano le 40 ore a settimana). Questo l’allarme lanciato dalle donne della Flai-Cgil, riunite venerdì 20 aprile a Roma nell’Assemblea nazionale, giunta quest’anno alla terza edizione, che ha visto la partecipazione di circa mille lavoratrici. Un settore con una significativa presenza di donne: 400 mila nel comparto agricolo (28% del totale) e 250 mila nell’agroindustria (40,5%), con forte addensamento nel Sud Italia. Ed è soprattutto nelle regioni meridionali che si concentrano le maggiori ingiustizie. Come le retribuzioni diverse tra uomini e donne: quest’ultime, ha sottolineato la segretaria generale della Flai Stefania Crogi, sono impiegate “con una busta paga diversa rispetto agli uomini, pratica non prevista dal contratto nazionale né da quelli provinciali per i livelli di inquadramento del personale femminile”. Uno sfruttamento invisibile, cui si aggiungono il ricatto della firma delle “dimissioni in bianco”, rivolto in larga parte alle lavoratrici in gravidanza, e lo sbarramento cui sono sottoposte le donne quando si avvicinano ai livelli professionali più alti: “oltre alcune qualifiche è molto difficile andare” ha commentato Crogi. Uno dei temi centrali dell’assemblea è stato l’incolumità lavorativa. È stata infatti presentata la ricerca “Salute e sicurezza per le donne del settore agroalimentare”, realizzata dalla Fondazione Metes in collaborazione con il Dipartimento di Salute pubblica e malattie infettive dell’Università “La Sapienza” di Roma, elaborata mediante la somministrazione di questionari a 271 dipendenti di quattro grandi aziende italiane (ortofrutta, florovivaistica e carni). L’indagine ha rivelato che al personale femminile sono generalmente affidate le mansioni più ripetitive, sono quindi più sottoposte a danni del sistema osteoarticolare e, in generale, allo stress. Elemento, quest’ultimo, aggravato dalla loro “doppia occupazione”: vanno a lavorare, e quando tornano a casa inizia il secondo lavoro. I maggiori pericoli denunciati derivano dai fattori microclimatici (caldo o freddo eccessivo) ed ergonomici (stare molte ore in piedi), dalla movimentazione di carichi e dall’utilizzo di strumenti taglienti. Da cui derivano artrosi, patologie a carico degli arti superiori, ma anche ipertensione, disturbi nervosi e ulcere. Ultimo argomento è stata la liberalizzazione dell’uso del voucher, cioè il buono-lavoro del valore lordo di 10 euro che può essere dato a fronte di una prestazione lavorativa. La misura, contenuta nel disegno di legge (art. 11) sulla riforma del mercato del lavoro, ne estende l’utilizzo, finora limitato solo ad alcune categorie (come pensionati e studenti) e a determinate attività lavorative “occasionali”, fino a un ammontare di 5 mila euro, che corrispondono a cento giornate di lavoro. “Con queste modalità – ha concluso Crogi – il lavoratore perde il diritto a contribuzione previdenziale, disoccupazione agricola, integrazione salariale, oltre all’ulteriore diritto alla contribuzione figurativa che l’indennità di disoccupazione eroga. I due terzi dei lavoratori del settore neanche sfiora le cento giornate annue, in questo modo li si condanna alla precarietà e all'impossibilità di ottenere la pensione”. ¢ PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 Ricerca Metes su sicurezza sul lavoro Mario Guidi, Susanna Camusso, Stefania Crogi, Colomba Mongiello, Morena Piccinini 19 SINDACATO Giancarmine Vicinanza Rapporto su credito e cooperazione Focus Fedagri-Confcooperative in collaborazione con Nomisma e Ismea U Attivare nuove forme di collaborazione con l’Abi n rapporto ancora in costruzione ma con buone possibilità di rafforzarsi nel tempo quello tra le banche e le cooperative agroalimentari. Così il Focus su credito e cooperazione realizzato dall’Osservatorio della cooperazione agricola in collaborazione con Nomisma ed Ismea, e presentato a Roma lo scorso 17 aprile, descrive il rapporto tra gli istituti bancari e le cooperative agroalimentari che necessitano da parte delle banche di strumenti di accesso al credito più adeguati e rispettosi delle peculiarità del modello di impresa cooperativo. Secondo quanto emerge dallo studio, se da un lato più di un quarto dei finanziamenti che le banche erogano all’industria alimentare (7,5 miliardi di euro su un totale di 30) è assorbito dalle cooperative, dall’altro gli istituti bancari, nell’erogazione del credito, dimostrano di non conoscere abbastanza a fondo le specificità della governance gestionale delle imprese cooperative. “Nella valutazione del merito creditizio – ha dichiarato il presidente di Fedagri-Confcooperative, Maurizio Gardini – il più delle volte le reali performance finanziarie e di reddito delle nostre imprese sono sottostimate perché le banche applicano alle cooperative i sistemi di rating standard per le società di capitali”. E se la sotto-patrimonializzazione di molte delle cooperative rappresenta, nei confronti delle banche, un elemento negativo sul piano dell’affidabilità, cresce sempre più l’esigenza da parte della cooperazione di attivare nuove forme di collaborazione con l’Abi e l’intero sistema bancario. Di qui la proposta di studiare un modello di rating compatibile con la struttura economico-finanziaria dell’impresa cooperativa, oltre che di collaborare per predisporre una specifica offerta integrata (prodotti finanziari più servizi) destinata sia alle cooperative e sia ai propri soci. Le distintività dell’impresa cooperativa rispetto a quella di capitali sono state ben evidenziate dal rapporto del Focus. Dai dati è evidente l’importante peso che nella gestione cooperativa riveste il prestito dei soci, che rappresenta il 15% del complessivo indebitamento finanziario delle cooperative e che contribuisce a mitigare la minore sotto-patrimonializzazione delle cooperative, in parte riferibile al loro modello di governance centrato sull’obiettivo di liquidare il più possibile i soci anziché ricavare utili, così come avviene nel modello capitalistico. “Il sistema bancario – ha concluso Gardini – va sensibilizzato sull’importanza delle cooperative agroalimentari ed agricole (un sistema di 5.834 imprese, oltre 863mila produttori associati, più di 93mila addetti, per un giro d’affari di 34,3 miliardi di euro) che anche in periodi di crisi, non cessano di produrre e di investire, in virtù del loro stretto legame con i soci, a differenza di altre tipologie d’impresa che possono rifornirsi liberamente sui mercati globali o delocalizzare le attività. Noi siamo l’espressione più autentica del made in Italy ¢ alimentare. È questa la più importante ‘garanzia’ che le banche devono considerare”. 9 e 10 maggio l’Assemblea di Confcooperative È tutto pronto per la XXXVIII Assemblea nazionale di Confcooperative che eleggerà i nuovi organi dell’organizzazione leader del movimento cooperativo per numero di imprese aderenti, di persone occupate e di fatturato realizzato. Saranno circa tremila i cooperatori, tra amministratori, dirigenti e soci di cooperative che interverranno alla due giorni prevista per i prossimi 9 e 10 maggio all’Auditorium della Conciliazione di Roma. Ai lavori interverranno personalità del mondo politico, economico, imprenditoriale, associativo e non mancherà un significativa rappresentanza del Governo. (gv) 20 PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 SINDACATO Claudia Merlino Decreto flussi 2012 Le quote di ingresso autorizzate scendono a 35.000 C ome ogni anno, anche quest’anno è in puntuale ritardo l’arrivo del decreto che autorizza i flussi di lavoratori stagionali extracomunitari nel settore agricolo. Il decreto, firmato lo scorso 13 marzo dal presidente del Consiglio dei ministri e attualmente in corso di registrazione presso la Corte dei Conti, stabilisce la possibilità di ingresso nel territorio italiano di trentacinquemila cittadini stranieri provenienti da: Albania, Algeria, Bangladesh, BosniaHerzegovina, Croazia, Egitto, Repubblica delle Filippine, Gambia, Ghana, India, Kosovo, Repubblica ex Jugoslavia di Macedonia, Marocco, Moldavia, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Ucraina, Tunisia. Il provvedimento contiene alcune novità da sottolineare rispetto agli anni precedenti. In primo luogo, si registra una significativa riduzione delle quote di ingresso autorizzate che passano dalle 60.000 del 2011 alle 35.000 per il 2012. Tale riduzione è dovuta allo scostamento che ogni anno viene rilevato dal ministero dell’Interno tra le quote richieste (67.000) e i nulla osta effettivamente rilasciati (20.000 circa) e che può essere attribuito ad un insieme di cause. Mettendo da parte le ipotesi di un utilizzo improprio del decreto flussi, finalizzato non al lavoro ma al solo ingresso in Italia, è, inoltre, possibile che tale scostamento sia dovuto soprattutto ai notevoli ritardi che si registrano nell’iter autorizzatorio, con attese che vanno dai quattro agli otto mesi tra la richiesta dell’azienda e l’effettiva presenza del lavoratore. Trattandosi di lavoro stagionale, il protrarsi dell’attesa determina necessariamente il decadere dell’interesse alla domanda originariamente fatta e il mancato avviamento al lavoro. Per questa ragione le parti sociali agricole, nell’ambito dell’avviso comune sul lavoro e sulla previdenza, sottoscritto a gennaio del 2012, avevano riconfermato le loro proposte in materia di semplificazione delle assunzioni dei lavoratori stranieri stagionali. Successivamente è stato emanato il decreto per le semplificazioni (n. 5/2012) che è venuto incontro a tale esigenza di semplificazione, modificando l’art. 24 del Testo unico immigrazione ed introducendo, all’articolo 17, interessanti novità in materia di assunzione dei lavoratori extracomunitari. La prima novità riguarda l’introduzione della procedura del silenzio-assenso, in base alla quale la domanda di nulla osta dovrà essere ritenuta accolta qua- PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 Petr Petrovich Konchalovskij, Piazza della Signoria a Siena, 1912, Kazan, Museo Statale di Belle Arti della Repubblica del Tatarstan Le novità del provvedimento 21 SINDACATO Le indicazioni delle parti sociali agricole Vladimir Evgrafovich Tatlin, Modello del Monumento alla Terza Internazionale, anni venti del Novecento (ricostruzione di D.N. Dimakov, 1986-1987), Mosca, Museo Statale e Centro espositivo Rosizo Un decreto per dare certezze 22 lora siano passati i venti giorni previsti per la trattazione senza che lo Sportello unico si sia pronunciato. La nuova procedura, già attiva sulle domande in corso, riguarderà i lavoratori stagionali che rispettano due requisiti: siano stati già autorizzati nell’anno precedente a svolgere la propria attività presso il medesimo datore di lavoro richiedente; siano stati regolarmente assunti e abbiano rispettato le condizioni indicate nel permesso di soggiorno (ingresso ed uscita dal paese nei tempi e nei modi previsti dalla legge). Otre a questa importante novità, il decreto semplificazioni accoglie le indicazioni delle parti sociali agricole in ordine alla necessità di rendere i tempi delle istruttorie compatibili con le esigenze produttive. In particolare, viene recepita l’introduzione delle cosiddette “autorizzazioni collegate” in base alla quale “Fermo restando il limite di nove mesi di cui al comma 3 (permesso di lavoro stagionale), l’autorizzazione al lavoro stagionale si intende prorogato e il permesso di soggiorno può essere rinnovato in caso di nuova opportunità di lavoro stagionale offerta dallo stesso o da altro datore di lavoro”. Il decreto semplificazioni interviene, poi, sull’articolo 38 e 38-bis del decreto del presidente della Repubblica n. 394/1999, stabilendo che l’autorizzazione al lavoro stagionale può essere concessa, nel rispetto dei limiti temporali minimi e massimi di cui all’articolo 24, comma 3, del testo unico, anche a più datori di lavoro, oltre al primo, che impiegano lo stesso lavoratore straniero per periodi di lavoro successivi ed è rilasciata a ciascuno di essi, ancorché il lavoratore, a partire dal secondo rapporto di lavoro, si trovi legittimamente presente nel territorio nazionale in ragione dell’avvenuta instaurazione del primo rapporto di lavoro stagionale. In tale ipotesi, il lavoratore è esonerato dall’obbligo di rientro nello Stato di provenienza per il rilascio di ulteriore visto da parte dell’autorità consolare e il permesso di soggiorno per lavoro stagionale deve essere rinnovato, nel rispetto dei limiti temporali minimi e massimi di cui all’articolo 24, comma 3, del testo unico, fino alla scadenza del nuovo rapporto di lavoro stagionale. Infine, è introdotto un periodo al comma 3 dell’articolo 38-bis del Dpr n. 394/1999, secondo cui, “La richiesta di assunzione, per le annualità successive alla prima, può essere effettuata da un datore di lavoro anche diverso dal datore di lavoro che ha ottenuto il nullaosta triennale al lavoro stagionale.” L’insieme di tali semplificazioni dovrebbe contribuire a ridurre i tempi, ancora troppo lunghi, dell’iter amministrativo e ad attenuare quelle rigidità normativa del Testo unico immigrazione, dovuta principalmente al nesso strettissimo tra soggiorno e lavoro e che, nel tempo, ha dimostrato evidenti limiti. Si tratta ora di pubblicare al più presto il decreto per dare certezza, almeno in questo ambito, alle aziende e ai lavoratori. ¢ PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 CLIMA Giuseppe De Marco L’italia a secco Il clima sempre più imprevedibile è una drammatica realtà che colpisce soprattutto l’agricoltura I l tormentone è noto. “Allarme caldo” d’estate. “Emergenza gelo” d’inverno. Con il consueto svolazzo di opinioni e diatribe sui cambiamenti climatici, l’effetto serra (che non passa mai di moda) e la tropicalizzazione del clima. Il risultato è che l’argomento clima è stato declassificato al rango di pettegolezzo, con buona pace dei tanti scienziati che si ostinano a prevedere sciagure. Quello che invece di solito passa sotto silenzio è che a soffrire di più del clima impazzito non sono tanto le persone (almeno non direttamente) ma la natura stessa. Cioè la terra, i raccolti. Insomma tutto quanto un tempo faceva da logico corollario alla vita dell’uomo e oggi è invece confinato in una dimensione secondaria. Come se davvero tutto potesse essere sostituito dai servizi o dall’informatica. E invece no. Lo conferma, casomai ce ne fosse bisogno, una recente indagine di Coldiretti, che ha studiato gli effetti sui raccolti in tutta Italia di questo marzo quasi estivo. I dati parlano chiaro. Temperature fino a 10 gradi più alte della norma. Un crollo delle precipitazioni da settembre ad oggi di quasi il 70% rispetto ai valori normali del periodo. Laghi, fiumi e corsi d’acqua sotto i livelli di guardia, al nord come al sud. Incendi triplicati nel primo trimestre del 2012 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La pioggia, per gli addetti del settore, a questo punto non è più una speranza ma una questione di sopravvivenza, almeno sul piano economico. A cui si aggiunge l’auspicio che quando si deciderà a scendere dal cielo, l’acqua non venga giù tutta insieme. Perché se le precipitazioni dovessero essere troppo intense, i terreni ormai inariditi rischierebbero di non riuscire a drenare a sufficienza l’eccesso di acqua e questo porterebbe ad aggiungere ai danni della siccità quelli delle inondazioni. Senza contare il rischio frane e smottamenti che, come la cronaca degli ultimi anni ha reso con drammatica evidenza, rappresentano un pericolo costante nella quasi totalità del territorio italiano. La mappa della siccità nel paese messa a punto dalla Coldiretti si legge come un cahiers de doléances per i produttori locali della penisola che vedono a rischio numerose coltivazioni. Dal radicchio veneto alle mele trentine, dalle risaie piemontesi ai floricoltori liguri, dai cereali toscani alla pastorizia sarda, i settori in difficoltà aumentano di giorno in giorno, al pari con le richieste di interventi e sussidi straordinari per un settore che sta già attraversando una fase difficile. Si parla di danni per 350 milioni di euro solo in Lombardia, dove le sole superfici totalmente irrigue investite a mais sono pari a 350mila ettari e di 60 milioni in Toscana, dove è a rischio quasi il 50% del raccolto di mais e cereali. Con questi numeri e con l’estate ormai alle porte è dunque indispensabile predisporre un piano di emergenza che consenta di fronteggiare la crisi e prevenirne di peggiori. Le conseguenze potrebbero infatti riversarsi sull’intero ciclo economico e produttivo del paese. E sappiamo tutti quanto poco l’Italia in questo momen¢ to abbia bisogno di ulteriori problemi economici. PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 Gli effetti sul raccolto La mappa della siccità 23 NORMATIVA Maria Miligi Enpaia: gli obblighi contributivi e previdenziali delle aziende agricole per l’anno 2012 L a Fondazione, con le circolari numeri 1 e 2 del febbraio 2012, ha riepilogato gli obblighi previdenziali a carico delle aziende agricole o dei loro intermediari abilitati (consulenti e associazioni di categoria). Questi, in sintesi, i principali adempimenti. Aliquote contributive aziende agricole. Le aliquote contributive previste per il 2012 sono pari all’11% per gli impiegati e i quadri e al 12% per i dirigenti, sono valide per tutti i tipi di rapporto e sono così suddivise: fondo per il trattamento di fine rapporto: pari al 6% della retribuzione lorda mensile ed è a totale carico del datore di lavoro; fondo di previdenza: pari al 4% Obblighi contributivi Scadenza Apertura posizione nuove aziende Entro 15 giorni dalla data di assunzione o iscrizione di personale con qualifica impiegatizia o dirigenziale Denuncia variazione dati aziendali Entro 30 giorni dall’avvenuta variazione Denuncia iscrizione del Rdl Entro 15 giorni dalla data di assunzione o di insorgenza dell’obbligo Denuncia trasferimento del Rdl Entro 15 giorni dalla data del passaggio da un datore di lavoro ad un altro senza risoluzione del rapporto di lavoro che dia luogo al pagamento di prestazioni Denuncia mensile e pagamento contributi Entro il 25 del mese successivo a quello di competenza Denuncia variazioni del Rdl o dati individuali Entro 30 giorni dal verificarsi della variazione Denuncia sospensione del Rdl Entro 30 giorni dal verificarsi dell’evento sospensivo Delega a consulenti o associazioni di categoria 24 della retribuzione lorda mensile, calcolato sino al 65° anno di età, di cui 1,50% a carico del dipendente; assicurazione infortuni professionali ed extra-professionali: pari all’1% della retribuzione lorda mensile per impiegati/quadri (2% per i dirigenti) ripartita a metà tra datore di lavoro e lavoratore. Sul totale dei contributi è dovuta dal datore di lavoro l’addizionale del 4%. Fondo per il trattamento di fine rapporto. L’Enpaia corrisponde direttamente all’assicurato il trattamento e l’azienda deve comunicare l’avvenuta cessazione ed inviare in originale per posta il modulo Mod. Prev./01 compilato e sottoscritto anche dal lavoratore. Fondo di previdenza. L’Enpaia corrisponde direttamente all’iscritto previa compilazione del modello Modalità LIQ.CONTOIND/02. AssicuraModello AP/01 a mezzo posta zione infortuni professionali ed extra-professionali. Denuncia di infortunio. A mezzo posta, fax, pec o In caso di infortunio l’assicurato telematica (solo indirizzi e compilerà il modello PREV/37. recapiti telefonici) Qualora l’infortunio sia profesDenuncia telematica con obbligo di invio del modello ISCR/01 a sionale o in itinere, il datore di mezzo posta, fax o pec lavoro compilerà il PREV/05 traNon inviare modello ISCR/01. smettendone copia anche all’auDenuncia a mezzo posta, fax o pec torità di pubblica sicurezza. In caso di infortunio in itinere l’assicurato compilerà il modello Pagamento tramite MAV, QUEST/IT che sarà sottoscritto denuncia telematica anche dal datore di lavoro. Alla Denuncia telematica ripresa dell’attività lavorativa dovrà essere compilato e sottoscritDenuncia telematica con obbligo di invio certificazione solo per to da assicurato e datore di lavoro cassa integrazione e malattia il PREV/50. In caso di richiesta di Invio per posta del Modello riconoscimento di malattia prodelega, previa registrazione telematica del consulente o fessionale l’assicurato compilerà dell’associazione il modello MAL/PROF. ¢ PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 NORMATIVA Alessandro Terradura Convertito in legge il decreto milleproroghe È stata pubblicata nel S.O. n.36 della G.U. n.14 del 27 febbraio 2012, la Legge n.14 del 24 febbraio u.s. di conversione del Decreto Legge 29 dicembre 2011, n. 216, c.d. decreto Milleproroghe. Oltre alle proroghe relative all’inizio della sperimentazione (prevista per gennaio 2013) e dell’entrata in vigore (dal 2014) della mensilizzazione della denuncia fiscale (c.d. 770 mensile, meglio noto come UnIEmens Fiscale) e quella al 31 dicembre 2011 del termine per la deliberazione di aumento o riduzione dell’aliquota regionale Irpef per l’anno di imposta 2011 (l’aliquota base su cui calcolare le variazioni è l’1,23%), la norma interviene nuovamente in materia pensionistica, ampliando i soggetti che possono beneficiare della disciplina previgente alla riforma Fornero. Queste, in sintesi, le principali novità. Proroga ammortizzatori sociali. Per il 2012, nel limite di spesa pari a euro 12 milioni, e subordinatamente a un intervento integrativo pari almeno al 20% dell’indennità stessa a carico degli enti bilaterali previsti dalla contrattazione collettiva, è previsto un trattamento pari all’indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti normali, in caso di sospensione per crisi aziendali o occupazionali ovvero in caso di licenziamento, per i lavoratori assunti con la qualifica di apprendista con almeno tre mesi di servizio presso l’azienda interessata dal trattamento, per la durata massima di novanta giornate nell’intero periodo di vigenza del contratto di apprendista. Per tutto il 2012, nel limite di spesa pari a euro 13 milioni, nei soli casi di fine lavoro è riconosciuta una somma liquidata in un’unica soluzione, pari al 30% del reddito percepito l’anno precedente e comunque non superiore a € 4.000,00, ai collaboratori coordinati e continuativi anche a progetto iscritti in via esclusiva alla Gestione PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 separata presso l’Inps, in presenza di precise condizioni. Prorogati a tutto il 2012 i termini per l’emanazione da parte del Ministero del Lavoro dei decreti con norme in deroga per i settori sprovvisti di ammortizzatori sociali. Lavoro occasionale accessorio. Prorogato fino al 31 dicembre 2012 la possibilità di utilizzare il lavoro accessorio, nei limiti di € 5.000,00 per committente, con i lavoratori titolari di un contratto part time, purché i buoni lavoro non siano utilizzati presso il datore di lavoro titolare del contratto a tempo parziale. Sempre fino al 31 dicembre 2012 le prestazioni di lavoro accessorio possono essere rese, nel limite massimo di € 3.000,00 per anno solare, in tutti i settori produttivi, da percettori di prestazioni integrative del salario o di sostegno al reddito. Esclusioni dalle riduzioni pensionistiche. La riduzione percentuale dei trattamenti pensionistici per ogni anno di anticipo nell’accesso al pensionamento rispetto all’età prevista, non si applica ai soggetti che maturano il requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017, qualora l’anzianità contributiva prevista derivi esclusivamente da prestazione effettiva di lavoro, includendo i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l’assolvimento obblighi di leva, per infortunio, per malattia e di integrazione guadagni ordinaria. In altri termini, i lavoratori che lasceranno il lavoro con 42 anni di anzianità (41 e un mese per le donne), prima di avere compiuto i 62 anni d’età, non saranno penalizzazioni se lasciano il lavoro con un’anzianità contributiva maturata entro il 31 dicembre 2017 inclusi i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l’assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e per cassa integrazione ordinaria. I soggetti licenziati con incentivo all’esodo dall’azienda in crisi potranno andare 25 NORMATIVA in pensione entro i successivi due anni senza applicazione della la riforma Fornero, solo per le risoluzioni entro il 31 dicembre 2011. Per i genitori con figli disabili, lavoratori che alla data del 31 ottobre 2011 risultino essere in congedo per assistere figli con disabilità grave, non si applica la riforma previdenziale a condizione che maturino, entro 24 mesi dalla data di inizio del predetto congedo, il requisito di anzianità contributiva non inferiore a 40 anni. Prorogato al 30 giugno 2012 il termine per l’emanazione, da parte del ministero del Lavoro, del decreto che regolamenti e dia attuazione alle disposizioni relative a tutti i soggetti esclusi dall’ultima riforma delle pensioni. Partite iva cessate. Prorogato al 31 marzo 2012 il termine per i titolari di partita Iva che, sebbene obbligati, non abbiano tempestivamente presentato la dichiarazione di cessazione di attività, per sanare la violazione versando un importo pari alla sanzione minima ridotta ad un quarto. La disposizione si applica sempre che la violazione non sia stata già constatata con atto portato a conoscenza del contribuente. Proroga detrazioni non residenti. I soggetti non residenti hanno diritto anche per il 2012 alle detrazioni per carichi di famiglia; tale detrazione, relativa all’anno 2012, non rileva ai fini della determinazione dell’acconto Irpef per l’anno 2013. Frontalieri. È stata prorogata per il 2012 la franchigia per i lavoratori dipendente che svolgono la prestazione, in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto, all’estero in zona di frontiera (c.d. frontalieri). Per il 2011 (così come il periodo 2008 – 2010), la franchigia è pari a € 8.000,00, per il 2012 è ridotta a € 6.700,00. È stato inoltre previsto che non si dovrà tener conto della franchigia per la determinazione dell’acconto Irpef per il 2013. Proroghe sospensioni calamità. Prevista la proroga al 16 luglio 2012 degli adempimenti e dei versamenti tributari, previdenziali e assistenziali, per i soggetti colpiti dagli eccezionali eventi atmosferici nelle province di La Spezia, Massa Carrara (in scadenza dal 1° ottobre 2011 al 30 giugno 2012), Genova e Livorno, nonché nel territorio del comune di Ginosa e in quello della provincia di Matera (in scadenza dal 4 novembre 2011 al 30 giugno 2012). ¢ 1° aprile 2012: via alla mediazione tributaria Alessandro Terradura ’Agenzia delle Entrate, con circolare n.9/E del 19 marzo 2012 fornisce dei chiarimenti e le istruzioni necessarie per l’applicazione dal 1° aprile 2012, della mediazione tributaria. Tale istituto, a differenza degli altri istituti deflattivi del contenzioso, ha un carattere generale e obbligatorio (infatti opera in relazione a tutti gli atti impugnabili emessi dall’Agenzia delle Entrate, compreso il rifiuto tacito alla restituzione di tributi); e il contribuente che intende proporre ricorso è tenuto a presentare preventivamente l’istanza di mediazione, pena l’inammissibilità del ricorso stesso, mentre l’ufficio è tenuto a esaminare l’istanza e a esprimersi al riguardo. La nuova disciplina prevede che il ricorso davanti alle Commissioni tributarie sia obbligatoriamente preceduto dalla proposizione, da parte del contribuente, di un reclamo circostanziato all’Agenzia delle Entrate. Tale reclamo può contenere oltre all’eventuale proposta di mediazione anche una richiesta di sospensione dell’atto impugnato e deve essere presentata entro 60 giorni dalla notifica dell’avviso d’accertamento o altro atto impugnabile alla Direzione Provinciale o Regionale che lo ha emesso, l’Ufficio, entro 90 giorni, prenderà in esame l’istanza e deciderà se accoglierla, nella sua totalità o anche parzialmente, oppure formulare d’ufficio una proposta di mediazione. Spirato il termine dei 90 giorni senza risposta il contribuente ha 30 giorni di tempo per depositare il ricorso in Commissione tributaria, aprendo così la via al contenzioso. Dal punto di vista sanzionatorio, nel caso in cui la mediazione si concluda positivamente, viene sottoscritto un accordo in base al quale le sanzioni vengono ridotte al 40%. ¢ L 26 PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 NORMATIVA Antonio Positino Approvato il disegno di legge di riforma del mercato del lavoro I l 23 marzo scorso il Consiglio dei ministri ha approvato le linee guida della riforma del mercato del lavoro in base alle quali, il successivo 4 aprile, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ha presentato e trasmesso al Parlamento, per l’inizio dell’iter legislativo, il Disegno di legge contenente le disposizioni “in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”. Il Ddl provvede a riordinare i seguenti aspetti della legislazione del lavoro: revisione delle tipologie contrattuali; flessibilità in uscita e tutele del lavoratore; ammortizzatori sociali; estensione delle tutele anche in costanza del rapporto di lavoro; protezione dei lavoratori anziani; protezione dei diritti paritari delle lavoratrici; revisione delle regole per l’assunzione dei disabili e contrasto del lavoro irregolare degli immigrati. Nel corso dell’iter parlamentare saranno probabilmente apportate delle modifiche al testo della riforma (già preannunciate da diversi gruppi parlamentari quelle relative alla disposizione che modifica l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori), tuttavia, di seguito, si segnalano le più importanti innovazioni. Contratto a tempo determinato. Fermo restando che il contratto a tempo indeterminato “costituisce la forma comune di rapporto di lavoro”, come dice l’articolo 3 del disegno di legge, arriva una novità per i rapporti a termine. Il primo contratto a tempo determinato o anche di somministrazione tra un datore e il lavoratore “di durata non superiore a sei mesi” potrà essere sciolto anche senza bisogno di indicare il motivo preciso del licenziamento. Pertanto, al fine di ridurre l’acceso contenzioso determinatosi sulle condizioni per la legittimità del contratto a termine – le ragioni tecniche, organizzative, produttive e sostitutive – il primo contratto a termine tra le stesse parti non sarà più soggetto all’obbligo delle causali. Il periodo di tempo tra un contratto a termine e l’altro viene alzato a 60 e 90 giorni (dai 10 e 20 attuali), a seconda PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 se il primo è durato meno o più di 6 mesi. Dopo 36 mesi di contratti a tempo determinato, scatta l’assunzione definitiva. Il limite dei 36 mesi, in caso di successione, comprenderà anche la somministrazione di lavoro. Previsto un incremento contributivo (1,4%), da restituirsi nel caso di trasformazione del contratto a tempo indeterminato. Contratto di inserimento. Previste agevolazioni contributive solo per gli ultra cinquantenni. Tali agevolazioni consistono nella riduzione del 50% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di 12 mesi nel caso di contratto di lavoro a tempo determinato (e ulteriori 6 mesi nel caso di successiva stabilizzazione, da fruirsi al termine del periodo di prova ove previsto) e di 18 mesi se il lavoratore è assunto a tempo indeterminato. Apprendistato. L’apprendistato diventa il canale privilegiato di accesso dei giovani (fino ai 29 anni) al mondo del lavoro. Viene fissata una durata minima del contratto (sei mesi) e viene previsto che l’assunzione di nuovi apprendisti è collegata alla percentuale di stabilizzazioni effettuate nell’ultimo triennio (50%) con l’esclusione dei rapporti cessati durante il periodo di prova, per dimissioni o per licenziamento per giusta causa (per i primi 3 anni di applicazione della nuova riforma del lavoro questa percentuale scende al 30%). Si dispone altresì che il rapporto tra numero complessivo di apprendisti che un datore può assumere, direttamente o tramite agenzie, e “maestranze specializzate in servizio” sale a 3 ogni 2 (da 1 ad 1). Il periodo di apprendistato dura 3 anni, dopo il contratto si trasforma a tempo indeterminato, se il datore vuole tenersi il giovane che ha formato. Part-time. Viene inoltre reintrodotto il diritto al ripensamento, in caso di part time verticale o misto abrogato dalla Riforma Biagi: in caso di rilevanti motivi personali, che saranno dettagliati nella Legge di Riforma o dalla contrattazione collettiva, il lavoratore ha la facoltà del lavoratore di esprime- 27 NORMATIVA re un “ripensamento”. Lavoro intermittente. Il contratto intermittente subirà una notevole restrizione, sia come causali di utilizzo sia come adempimenti amministrativi. Saranno abrogate sia le causali soggettive (prestazioni rese da soggetti aventi età inferiore ai 25 anni o con più di 45 anni) sia l’utilizzo per periodi predeterminati (fine settimana e periodi festivi). Lavoro a progetto. Per evitare un utilizzo elusivo delle collaborazioni, verranno apportate le seguenti novità: eliminata la possibilità delle collaborazioni a programma; sarà meglio specificata la definizione del progetto, tenuto conto dell’evoluzione giurisprudenziale e delle relative criticità emerse; saranno introdotti meccanismi presuntivi per riqualificare in lavoro subordinato le false collaborazioni; sarà riaffermata la natura di presunzione assoluta, contrariamente a quanto affermato dal Ministero del lavoro con la circolare 1/2004, in caso di mancanza del progetto: il contratto si trasforma in lavoro subordinato senza la possibilità, per il datore di lavoro, di provare che comunque si trattava di un rapporto di natura autonoma. Partite iva. Previsto un giro di vite sull’utilizzo delle partite iva che sempre più speso vengono utilizzate, anziché per forme di collaborazione, per mascherare veri e propri rapporti di lavoro dipendente. Tale attività prenderà il via decorsi dodici mesi dall’entrata in vigore della legge; gli imprenditori avranno così un anno in più, prima che le nuove norme impongano loro l’assunzione delle finte partite Iva. I requisiti per la regolarizzazione sono tre: una collaborazione che dura più di sei mesi nell’arco dell’anno e che determina più del 75% dei ricavi del lavoratore e la postazione del lavoro presso una delle sedi del committente. Se ricorrono almeno due di questi presupposti, si presume un rapporto di collaborazione coordinato e continuativo e non autonomo e occasionale, come dovrebbe essere. Licenziamento illegittimo. Per i licenziamenti discriminatori non viene prevista alcuna novità, pertanto, continuerà ad applicarsi l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori a prescindere dalle dimensioni dell’azienda. Se il giudice non riconosce la discriminazione, il licenziamento resta valido. Il lavoratore può impugnare il licenzia- 28 mento e deve dimostrare davanti al giudice che è stato discriminatorio. Se il giudice ritiene fondato il ricorso, annulla il licenziamento e reintegra il lavoratore. Il lavoratore può decidere di optare per un indennizzo di 15 mensilità. Per i licenziamenti per motivi disciplinari, per fatti risultati inesistenti ovvero riconducibili a condotte punibili con sanzioni minori, il giudice avrà di fronte due alternative: 1) se il fatto imputato al lavoratore non sussiste, o non è stato commesso dal lavoratore o se è un motivo punibile con una sanzione conservativa (secondo i contratti di settore), allora deciderà per il reintegro, in aggiunta al pagamento della retribuzione per tutto il periodo tra il licenziamento e il reintegro stesso; 2) in tutti gli altri casi di motivo ingiustificato ci sarà l’indennizzo, che lo stesso giudice stabilirà tra le 12 e le 24 mensilità in base alle dimensioni dell’azienda, dell’anzianità del lavoratore e del comportamento delle parti. Per i licenziamenti per motivi economici, in caso di inesistenza del giustificato motivo, ovvero se il giudice ritiene non valido il motivo economico addotto dall’azienda, dovrà decidere per l’indennizzo economico, che sarà tra le 12 e le 24 mensilità in base alle dimensioni dell’azienda, dell’anzianità del lavoratore e del comportamento delle parti nella fase di conciliazione. L’unico caso in cui il lavoratore avrebbe diritto al reintegro è se il giudice trovasse che i motivi addotti dall’azienda sono “manifestamente insussistenti”. Prevista l’introduzione di un rito speciale dedicato alle cause di licenziamento. Ammortizzatori sociali. La riforma introduce una nuova forma di tutela a sostegno del reddito, estesa anche agli apprendisti, definita Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi), che andrà a sostituire: indennità di mobilità; indennità di disoccupazione non agricola ordinaria; indennità di disoccupazione con requisiti ridotti e indennità di disoccupazione speciale edile. Per poterne beneficiare, il soggetto deve essere in possesso dei requisiti previsti per la disoccupazione ordinaria non agricola: 2 anni di anzianità contributiva ed almeno 52 settimane nell’ultimo biennio. La durata è stabilita in 12 mesi, per lavoratori con meno di 55 anni di età, 18 mesi per quelli di età superiore. Dimissioni PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 NORMATIVA in bianco. Ai fini dell’efficacia delle dimissioni e della risoluzione consensuale, la volontà risolutoria deve essere espressa attraverso modalità comunque volte ad accertare l’autentica genuinità e contestualità della manifestazione di volontà, rivolgendosi al servizio ispettivo del Ministero del lavoro per la convalida ovvero mediante la sottoscrizione di un’apposita dichiarazione in calce alla ricevuta di trasmissione della comunicazione di cessazione del rapporto. Si estende da uno a tre anni di vita del bambino (con corrispondenti adeguamenti per l’ipotesi di adozione o affidamento, anche internazionale) il periodo entro il quale le dimissioni della lavoratrice o del lavoratore devono essere convalidate dal servizio ispettivo del Ministero del lavoro per poter acquisire efficacia. Il datore che abusa del foglio in bianco fatto siglare dal lavoratore o dalla lavoratrice per simularne le dimissioni o la risoluzione consensuale del contratto commetterà un reato e sarà punito anche con una sanzione amministrativa da 5 mila a 30 mila euro, accertata e irrogata dalle Direzioni territoriali del lavoro. ¢ Prorogati gli incentivi per l’assunzione di disoccupati S Lucia Russillo ulla G.U. n.52 del 2 marzo scorso è stato pubblicato il Decreto del Ministero del Lavoro n.62509 del 31 ottobre 2011 con il quale si è provveduto a prorogare per l’anno 2011, nei limiti di spesa già sostenuti nel 2010, una serie di misure a sostegno dei lavoratori disoccupati, che versano in situazioni particolari, e di incentivi e sgravi contributivi a favore delle aziende che provvedono alla loro assunzione, previsti dalla Legge n.191/09. Misure in favore dei lavoratori. Ai fini del diritto all’indennità ordinaria di disoccupazione non agricola con requisiti normali sono computabili anche i periodi svolti nel biennio precedente in via esclusiva sotto forma di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, nella misura massima di 13 settimane. Previsto l’accredito della contribuzione figurativa integrativa fino alla data di maturazione del diritto al pensionamento per i lavoratori beneficiari di qualsiasi trattamento di sostegno al reddito (non connesso a sospensioni dal lavoro) che abbiano almeno 35 anni di anzianità contributiva e che accettino un’offerta di lavoro che preveda l’inquadramento in un livello retributivo inferiore di almeno il 20% a quello corrispondente alle mansioni di provenienza. Incentivi per le aziende. Riduzione della quota di contribuzione a carico del datore di lavoro per l’assunzione di lavoratori beneficiari dell’indennità di disoccupazione non agricola con requisiti normali, che abbiano almeno 50 anni di età. Prolungamento della riduzione contributiva a carico del datore di lavoro per l’assunzione di lavoratori in mobilità o che beneficiano dell’indennità di disoccupazione non agricola con requisiti normali, che abbiano maturato almeno 35 anni di anzianità contributiva. Concessione a favore dei datori di lavoro che assumono a tempo pieno ed indeterminato i lavoratori destinatari dell’indennità di disoccupazione non agricola con requisiti normali o dell’indennità di disoccupazione edile, di un incentivo pari all’indennità riconosciuta al lavoratore e non erogata. Istruzioni Inps. L’Istituto di previdenza ha comunicato che le istanze di ammissione agli incentivi all’assunzione per l’anno 2011, potranno essere presentate solo dopo la pubblicazione dei decreti ministeriali di attuazione, secondo le indicazioni che saranno successivamente fornite. Per quanto concerne l’ammissione ai benefici in parola per l’anno 2010, la fase istruttoria si è appena conclusa e le aziende escluse sono già state avvisate dalle sedi con apposita comunicazione; quelle ammesse possono consultare la comunicazione di accoglimento accedendo al sito www.inps. it, mediante l’applicazione già utilizzata per inviare la richiesta (DiResCo – Dichiarazioni di responsabilità del contribuente). Alle aziende beneficiarie per il 2010 saranno attribuiti dall’Inps i codici di autorizzazione previsti, in relazione a ciascuna delle tre diverse tipologie, dalla circolare dell’Istituto n.22/11, nella quale sono illustrate anche le modalità per effettuare, entro il prossimo 16 maggio tramite gli appositi codici dell’UniEmens, le operazioni di conguaglio. I datori di lavoro agricolo, invece, non operando con il sistema UniEmens, dovranno attenersi alle apposite istruzioni contenute nella circolare n.22/11, che prevedono una richiesta di ¢ ricalcolo della contribuzione e l’eventuale compensazione con i contributi in scadenza successiva. PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 29 NORMATIVA Gerardo Damiano Le novità sul lavoro interinale I l Consiglio dei Ministri svoltosi il 24 febbraio u.s., ha approvato, in attuazione della direttiva Ue n.2008/104/ Ce del 19 novembre 2008, il Decreto Legislativo n. 24/12 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 69 del 22 marzo 2012) che provvede a riformare il contratto di somministrazione di lavoro modificando le disposizioni di cui al D.Lgs. n. 276/03. La ratio della norma, entrata in vigore il 6 aprile scorso, è quella di rendere più esteso l’utilizzo della somministrazione. Il decreto ribadisce il principio di uguaglianza di trattamento dei lavoratori dipendenti dell’agenzia a quello dei dipendenti di pari livello dell’impresa in cui si presta lavoro. Vengono introdotte nuove sanzioni penali per chiunque esiga o comunque percepisca compensi da parte del lavoratore in cambio di un’assunzione presso un’impresa utilizzatrice. Inoltre l’azienda avrà l’obbligo di informare i lavoratori somministrati di eventuali posti vacanti, affinché possano aspirare, al pari dei dipendenti della medesima impresa, a ricoprire posti di lavoro a tempo indeterminato. Tuttavia, la principale novità è rappresentata da quanto previsto dall’art.4 del D.Lgs. in commento; tale disposizione rende noto che non sarà più necessario apporre una causale al contratto di somministrazione nel caso in cui il contratto sia stipulato nelle seguenti condizioni: riguardi soggetti disoccupati percettori dell’indennità ordinaria di disoccupazione non agricola con requisiti normali o ridotti, da almeno sei mesi; riguardi soggetti comunque percettori di ammortizzatori sociali, anche in deroga, da almeno sei mesi; riguardi lavoratori definiti “svantaggiati” o “molto svantaggiati” ai sensi dei nn.18) e 19) dell’art.2 del regolamento (Ce) 6 agosto 2008, n.800, che saranno individuati con regolamento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, da emanare entro 90 gior- 30 ni dalla data di entrata in vigore della norma. In particolare dovranno essere definiti i requisiti specifici per i seguenti soggetti, individuati dal regolamento comunitario come svantaggiati o molto svantaggiati: chi non ha un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi; chi non possiede un diploma di scuola media superiore o professionale; lavoratori occupati in professioni o settori caratterizzati da un tasso di disparità uomo-donna che supera almeno del 25% la disparità media uomo-donna in tutti i settori economici dello Stato membro interessato, se il lavoratore interessato appartiene al genere sottorappresentato. Oltre a queste condizioni soggettive, le causali non dovranno essere applicate ogni qual volta sia escluso dalla contrattazione collettiva nazionale, territoriale e aziendale in vigore presso l’utilizzatore. Tra le altre novità “minori”, si segnala l’introduzione del nuovo concetto di missione, da intendersi come il periodo durante il quale, nell’ambito di un contratto di somministrazione, il lavoratore dipendente da un’agenzia di somministrazione è messo a disposizione di un utilizzatore e opera sotto il controllo e la direzione dello stesso. Ulteriore modifica riguarda la definizione di condizioni di base di lavoro e d’occupazione, da riconoscersi al lavoratore in missione, cioè il trattamento economico, normativo e occupazionale previsto da disposizioni legislative, regolamentari e amministrative, da contratti collettivi o da altre disposizioni vincolanti di portata generale in vigore presso un utilizzatore ivi comprese quelle relative: all’orario di lavoro, alle ore di lavoro straordinario, alle pause, ai periodi di riposo, al lavoro notturno, alle ferie, ai giorni festivi, alla retribuzione, alla protezione delle donne in stato di gravidanza e in periodo di allattamento e più in generale alla parità di trattamento fra uomo e donna. ¢ PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 NORMATIVA Maria Miligi Protocollo sulle ispezioni. stop alla richiesta dei documenti già in possesso del Ministero C ol precipuo intento di velocizzare i tempi di verifica e di riscontro della documentazione nelle ispezioni sul lavoro, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del lavoro, in data 15 febbraio, hanno firmato un protocollo d’intesa in materia di documentazione nelle ispezioni sul lavoro. Detto Protocollo, vale la pena sottolinearlo, non rappresenta un cambio di direzione rispetto alla normale tecnica ispettiva e non modifica assolutamente il Codice di comportamento degli ispettori del lavoro. Secondo tale intesa gli ispettori, nel corso dell’accesso in azienda, non dovranno più richiedere i documenti presenti nelle banche dati a disposizione del Ministero del lavoro e che, quindi, risultano già disponibili, a eccezione del caso in cui i suddetti documenti non siano materialmente accessibili. In altri termini, il personale ispettivo potrà richiedere al professionista la documentazione dianzi detta solo nei casi in cui sia materialmente impossibile l’accesso a tali documenti tramite banche dati. Sono, naturalmente, escluse dal Protocollo le attività ispettive eseguite nell’esercizio delle specifiche funzioni di polizia giudiziaria, ove si renda indispensabile la materiale acquisizione della documentazione trasmessa dal professionista. La documentazione da non dover richiedere alle aziende in caso di verifica ispettiva, è la seguente: comunicazioni obbligatorie telematiche di instaurazione del rapporto di lavoro di cui al D.M. 30/10/2007 (Unilav, Uniurg), fatta eccezione per i lavoratori domestici; prospetti informativi inerenti al collocamento obbligatorio, di cui alla L. n.68/99; posizioni assicurative e previdenziali; denunce Inail ex art.12 del Dpr n.1124/65; attribuzione matricola Inps; denunce aziendali e dichiarazioni trimestrali della mano d’opera occupata in agricoltura; Documento Unico di regolarità contributiva (Durc); documentazione societaria; certificato iscrizione Cciaa; denunce Fiscali; Modd. Unico; 750; 760; 770/SA-SC; denunce assicurativo/previ- PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 denziali; informazioni relative ai modelli UniEmens dal 2010 in poi, in quanto consultabili da Net-Inps; importi versati tramite mod. F24; informazioni relative ai modelli DM10 concernenti il personale dipendente, fatta eccezione per i dati relativi alle ultime tre mensilità. Pertanto, dal 15 febbraio u.s., data di entrata in vigore del Protocollo di cui trattasi, il soggetto ispezionato che si rifiuti di consegnare ai funzionari ispettivi della Direzione Territoriale del Lavoro i documenti succitati, fatte salve comprovate impossibilità di acquisizione autonoma da parte degli ispettori, non incorrere nelle violazioni di cui all’art.4, co.7, della L. n.628/61 che punisce con l’arresto fino a due mesi o con l’ammenda fino a € 516,00 coloro che, legalmente richiesti dall’Ispettorato di fornire notizie a norma dello stesso articolo, non le forniscano o le diano scientemente errate o incomplete e quelle di cui all’art.3, co.3, del D.L. n.463/83, convertito, con modificazioni, in L. n.638/83 che punisce i datori di lavoro, e i loro rappresentanti, che impediscano ai funzionari dell’ispettorato del lavoro l’esercizio dei poteri di vigilanza. La violazione comporta il pagamento di una sanzione amministrativa da € 582,00 a € 2.582,00, ancorché il fatto costituisca reato; qualora forniscano scientemente dati errati o incompleti, che comportino evasione contributiva, i datori di lavoro e i loro rappresentanti sono tenuti a versare alle amministrazioni stesse, a titolo di sanzione amministrativa, una somma pari a € 25,82 per ogni dipendente cui si riferisce l’inadempienza, ancorché il fatto costituisca reato. L’eventuale inadempimento dei principi indicati nel Protocollo in parola, da parte dei funzionari ispettivi, costituisce violazione del codice di comportamento dei dipendenti della Pubblica amministrazione e di quello specifico dei funzionari ispettivi del ministero del Lavoro e può indurre la Direzione territoriale del lavoro (Dtl), di appartenenza del funzionario interessato, alla proposizione di un procedimento disciplinare a carico del soggetto re¢ sponsabile della violazione. 31 NORMATIVA Antonio Positino Vigilanza: il rapporto sull’attività svolta nel 2011 e le direttive per il 2012 I l Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha pubblicato il consueto rapporto annuale sull’attività di vigilanza svolta dal personale ispettivo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dell’Inps, dell’Inail e dell’Enpals in materia di lavoro e previdenziale relativamente all’anno 2011. Lo stesso dicastero ha fornito altresì le direttive che le Direzioni regionali e territoriali del lavoro dovranno seguire nell’espletamento dell’attività di vigilanza nel 2012. I risultati del 2011. Gli ispettori del Ministero del lavoro, dell’Inps, dell’Inail e dell’(ex) Enpals hanno svolto attività di vigilanza su circa il 10% delle aziende censite dagli Istituti previdenziali. Si tratta di 244.237 aziende ispezionate a fronte di oltre 2 milioni di aziende esistenti, di cui il 61% (149.641) ha presentato delle irregolarità. Nel corso degli accessi sono stati individuati 278.268 lavoratori irregolari e, di questi, 105.279 sono lavoratori “in nero”, cui vanno aggiunti circa 13.000 lavoratori individuati dalla Guardia di Finanza, per un totale di 117.955 lavoratori “in nero”. L’anno precedente i lavoratori “in nero” erano invece 151.000; lo scostamento – secondo il Ministero – è dovuto alla restrizione del campo di applicazione della normativa sanzionatoria al solo lavoro subordinato (l’art.4 della L. n.183/10 ha riformulato la c.d. maxisanzione contro il sommerso, colpendo esclusivamente l’impiego di lavoratori “subordinati” senza preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro) alla contrazione occupazionale che inevitabilmente incide anche sul sommerso e al notevolissimo incremento che hanno avuto le forme contrattuali di lavoro flessibile (si pensi al contratto di lavoro intermittente e lavoro accessorio). Complessivamente, il lavoro intermittente è passato dai 211.352 contratti attivati nel 2009 ai 522.445 del 2010 (+247%), mentre il monitoraggio sull’utilizzo del lavoro accessorio ha evidenziato un trend dai 2.568.294 voucher del 2009 agli 11.767.165 voucher venduti nel corso dell’anno 2011 (+458%). Pertanto, nel corso del 2011 sono state irrogate 52.426 maxisanzioni per l’impiego di lavoratori “in nero”, con una flessione del -8% rispetto al 2010. Nel 2011 anche il recupero contributivo ha subito una leggera flessione 32 (-13%) assestandosi a 1.225.165.438 euro, anche se tale dato è riferito alle somme “accertate” e non a quelle “riscosse”. I dati del 2011 hanno invece registrato un forte incremento della “presenza sul territorio”; in altri termini, rispetto a quanto programmato a inizio anno, è stato controllato un numero di aziende quantitativamente superiore. Nel corso delle verifiche sono stati adottati 8.564 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale, la quasi totalità legata all’impiego di manodopera sommersa in misura superiore al 20% di quella presente sul luogo di lavoro e con solo 36 casi di sospensione per gravi e reiterate violazioni della disciplina in materia di tutela della salute e sicurezza. Relativamente alla materia della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, il 2011 ha evidenziato un calo del numero delle violazioni pari a -16%, sostanzialmente riconducibile a due fattori: crisi economica nel settore edile e diminuzione delle risorse ispettive con profilo tecnico. L’attività di vigilanza per il 2012. Prendendo le mosse dall’analisi dei risultati conseguiti nello scorso anno, comunque considerati positivi, anche se il dato delle aziende risultate irregolari evidenzia che circa la metà degli accessi sono andati “a vuoto”, il Documento di programmazione dell’attività di vigilanza per il 2012 ribadisce l’esigenza di porre in essere un’attività di intelligence volta a selezionare al meglio gli obiettivi da ispezionare, puntando sempre più a contrastare gli illeciti sostanziali. Tale attività non può tuttavia prescindere da una valutazione delle specificità di ciascun territorio, pertanto, nel documento di cui si argomenta viene subito chiarito che la pianificazione è “strettamente correlata alle caratteristiche specifiche dei fenomeni di irregolarità che emergono nei diversi ambiti locali. La realizzazione di controlli realmente incisivi sul territorio nazionale non può infatti certamente prescindere dall’individuazione di fenomeni “sensibili” nei confronti dei quali indirizzare le verifiche ispettive, risultanti da una specifica “mappatura” delle diverse problematiche esistenti a livello regionale e provinciale, sulla base delle proposte – sia in termini quantitativi che, principalmente, in termini qualitativi – provenienti dalle diverse Strutture terPREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 NORMATIVA ritoriali”. Dopo tale precisazione, le prime indicazio- cazioni relative allo svolgimento di un’attività di vigini contenute nel Documento di programmazione ri- lanza legata a: occupazione irregolare dei miguardano lo svolgimento dell’attività di vigilanza nori nei settori maggiormente a rischio, con specifiordinaria e, in primo luogo, l’attività di contrasto al co riferimento al rispetto del divieto delle lavorazioni lavoro “nero”. Al riguardo il Ministero ricorda come pericolose, faticose e insalubri e alla sorveglianza sacontrastare il lavoro “nero” voglia dire anche contra- nitaria; false prestazioni di lavoro in agricoltustare il fenomeno degli infortuni sul lavoro, eviden- ra, con riferimento al contrasto al fenomeno dell’inziando che particolare attenzione dovrà essere posta staurazione fittizia di rapporti di lavoro agricolo al al fenomeno dell’impiego di lavoratori clandestini fine di ottenere indebite prestazioni previdenziali, in extracomunitari, soprattutto nell’ambito di partico- particolare nelle regioni del sud; pari opportunità, lari settori merceologici (in primo luogo, agricoltura verificando l’esistenza di eventuali fenomeni discried edilizia) e in specifiche zone del territorio nazio- minatori fondati sul sesso, nonché l’effettività della nale (prevalentemente le aree geografiche del Meri- tutela delle lavoratrici madri; tutela dei disabili, dione). Il documento ministeriale chiede altresì verificando la regolarità degli adempimenti richiesti un’attenta verifica degli istituti dell’appalto, del su- dalla L. n. 68/1999, con particolare riguardo alla cobappalto e del distacco. In tali ambiti si chiede, in pertura dell’aliquota obbligatoria di unità apparteparticolare, un approfondimento dei rapporti tra nenti alle categorie protette; cooperazione avvacommittenti, appaltatori e subappaltatori e degli lendosi, anche per il 2012, degli Osservatori provinaspetti relativi alla responsabilità solidale, nonché la ciali delle cooperative, verificando, fra l’altro, la gericerca di eventuali fenomeni di somministrazione nuinità della formula cooperativistica, la corretta inirregolare, abusiva o fraudolenta, con particolare ri- staurazione e gestione dei rapporti di lavoro, le conferimento al settore della logistica, al facchinaggio e dizioni di lavoro di soci lavoratori e di lavoratori diai servizi alla persona. Altro campo di verifica indica- pendenti e contrastando fenomeni elusivi degli obto dal Documento di programmazione è quello relati- blighi retributivi e contributivi; autotrasporto, con vo alla corretta qualificazione dei rapporti di lavoro. particolare attenzione agli adempimenti previsti In tal caso le verifiche saranno mirate, in particolare, dalla vigente normativa comunitaria in merito al nua valutare la corretta applicazione delle forme con- mero dei giorni (200) di lavoro effettivo dei condutrattuali atipiche o flessibili (contratti di lavoro inter- centi da controllare presso i locali delle imprese. Il mittente, lavoro accessorio, contratti part-time, col- Documento di programmazione richiede la verifica, laborazioni coordinate e continuative anche a pro- per l’anno 2012, di 138.967 aziende (-3,66% degetto, associazioni in partecipazione ecc). Qui si evi- gli accessi previsti per il 2011). ¢ denzia che l’uso improprio MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delle forme flessibili, comportando minori costi del laATTIVITA’ ISPETTIVA SVOLTA NEL 2011 voro, determinano fenomeni (I dati del ministero non includono i risultati della Sicilia) di dumping sociale che danNumero di neggiano inevitabilmente le Numero di Aziende lavoratori Recupero contributi Aziende Ente lavoratori imprese che operano sul ispezionate irregolari totalmente e premi evasi irregolari mercato rispettando le regoin nero le. Più specificatamente l’atMinistero del lavoro 148.553 73.722 164.473 52.426 € 165.479.636,00 tenzione andrà posta sul fenomeno delle false partite Inps 73.789 57.224 56.660 45.036 € 981.438.778,00 Iva e sulle collaborazioni occasionali ex art.2222 c.c., che Inail 21.201 18.145 48.716 7.509 € 56.548.902,00 dissimulano veri e propri 694 550 8.419 308 € 21.698.122,62 rapporti di lavoro di natura Enpals subordinata. Nel Documento Riepilogo 244.237 149.641 278.268 105.279 € 1.225.165.438,62 trovano inoltre spazio indiPREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 33 NORMATIVA Simone Parola contribuzione 2012: il punto dell’inps C on la circolare n. 49 dello scorso 29 marzo, l’Inps ha effettuato una ricognizione delle principali disposizioni in materia di contribuzione dovuta dai datori di lavoro in genere e dalle aziende agricole per gli operai a tempo determinato e indeterminato. Per la generalità dei datori di lavoro non è prevista per l’anno 2012 alcuna variazione del contributo Ivs (invalidità, vecchiaia e superstiti). Per i datori di lavoro agricolo che impiegano operai a tempo indeterminato e a tempo determinato ed assimilati, invece, è previsto un incremento annuale dello 0,20% sino al raggiungimento dell’aliquota complessiva del 32% (più lo 0,30% previsto dalla finanziaria 2007). L’adeguamento non si applica all’aliquota a carico del lavoratore che ha già raggiunto l’aliquota piena. Pertanto, per l’anno 2012, l’aliquota contributiva risulta fissata al 27,70% di cui 8,84% a carico del lavoratore. Per le aziende singole o associate di trasformazione o manipolazione di prodotti agricoli zootecnici e di lavorazione di prodotti alimentari con processi produttivi di tipo industriale l’aliquota contributiva dovuta al Fpld (Fondo pensioni lavoratori dipendenti) è stata aumentata, nell’anno 2011, nella misura 0,51 punti percentuali in modo da raggiungere il limite dell’a- liquota complessiva del 32% (più lo 0,30% previsto dalla finanziaria 2007). Pertanto, per l’anno 2012, l’aliquota contributiva risulta fissata al 32,30% di cui 8,84% a carico del lavoratore. Nessuna variazione per il 2012 sui contributi Inail per gli operai agricoli dipendenti. Di conseguenza i contributi per l’assistenza infortuni sul lavoro restano fissati nelle seguenti misure: Assistenza Infortuni sul Lavoro 10,1250; Addizionale Infortuni sul Lavoro 3,1185. Nessuna variazione per il 2012 in materia di agevolazioni per zone tariffarie nel settore agricolo poiché dal periodo di paga “agosto 2010” sono a regime le misure in essere fino a luglio 2010. Territori Misura agevolazione D.L. Dovuto Non svantaggiati (ex fiscalizzato Nord) - 100% 75% 68% 25% 32% Montani Svantaggiati L’agevolazione non trova applicazione sul contributo previsto dall’articolo 25, c. 4 della legge 21 dicembre 1978, n 845, versato dai datori di lavoro unitamente alla contribuzione a copertura della disoccupazione involontaria. ¢ Elenchi dei lavoratori agricoli: le novità L Lucia Russillo ’Inps, con circolare n.43 del 21 marzo, fornisce chiarimenti relativamente alla pubblicazione degli elenchi nominativi dei lavoratori dell’agricoltura, secondo quanto disposto dal D.L. 6 luglio 2011, n.98, convertito nella Legge 15 luglio 2011, n.111. Relativamente alla modalità di pubblicazione degli elenchi e di accesso da parte dei soggetti interessati, l’Istituto chiarisce che, dal 30 marzo 2012, gli elenchi nominativi annuali valevoli per l’anno 2011 saranno pubblicati, con valore di notifica agli interessati, da valere ad ogni effetto di legge, sul sito dell’Istituto, nella sezione “Avvisi e Concorsi”, e saranno liberamente accessibili per 15 giorni dalla data di pubblicazione. Gli elenchi saranno consultabili per singola provincia e singolo comune e ognuno di essi sarà accompagnato da un frontespizio riportante l’anno di validità, il numero dei lavoratori contenuto, i riferimenti normativi e procedurali a base delle iscrizioni, l’organo e i termini per gli eventuali ricorsi amministrativi. Decorsi i quindici giorni consecutivi della pubblicazione, i medesimi elenchi non saranno più visualizzabili sul sito dell’Istituto. Con le stesse modalità saranno pubblicati gli elenchi trimestrali di variazione per i riconoscimenti e/o disconoscimenti di giornate lavorative intervenuti successivamente alla pubblicazione degli elenchi nominativi principali valevoli per l’anno 2011. Nei suddetti elenchi confluiranno anche le variazioni valevoli per l’anno 2010 e precedenti. Anche in questo caso la pubblicazione degli elenchi di variazione avrà, ad ogni effetto di legge, valore di notifica al soggetto interessato. Permane l’obbligo, per l’Istituto, di trasmettere gli elenchi ai competenti Centri per l’impiego entro i venti giorni successivi alla pubblicazione. ¢ 34 PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 NORMATIVA Simone Parola La prescrizione dei contributi previdenziali A nche per le obbligazioni contributive trova applicazione il principio generale della prescrizione, istituto che ricollega all’inerzia del titolare, protrattasi per un determinato periodo di tempo previsto dalla legge, l’estinzione di un diritto. La normativa regolante la prescrizione della contribuzione di pertinenza delle gestioni pensionistiche Inps, nonché di tutte le altre contribuzioni di previdenza e di assistenza obbligatoria è dettata dalla Legge 8 agosto 1995, n. 335. L’interpretazione della legge ha dato luogo a contrasti giurisprudenziali che solo in epoca recente hanno assunto un indirizzo univoco. Sulla scia dei mutati orientamenti della giurisprudenza, l’Inps ha spiegato, con la circolare n. 31 del 2 marzo scorso, che il termine prescrizionale di dieci anni, antecedente al 1° gennaio 1996, resta in vigore soltanto in presenza di una denuncia del lavoratore intervenuta entro i cinque anni dalla scadenza dell’obbligo contributivo. Cosa prevede la legge. Le contribuzioni di previdenza e di assistenza sociale obbligatoria si prescrivono e non possono essere versate (nel caso in cui il datore di lavoro effettui spontaneamente il versamento della contribuzione prescritta, l’Inps procede d’ufficio al rimborso) con il decorso dei seguenti termini: a) dieci anni per le contribuzioni di pertinenza del Fondo pensioni lavoratori dipendenti e delle altre gestioni pensionistiche obbligatorie, compreso il contributo di solidarietà previsto dall’articolo 9-bis, comma 2, del Decreto Legge 29 marzo 1991, n. 103, convertito, con modificazioni, dalla Legge 1 giugno 1991, n. 166, ed esclusa ogni aliquota di contribuzione aggiuntiva non devoluta alle gestioni pensionistiche. A decorrere dal 1° gennaio 1996 tale termine è ridotto a cinque anni salvi i casi di denuncia del lavoratore o dei suoi superstiti; b) cinque anni per tutte le altre contribuzioni di previdenza e di assistenza sociale obbligatoria. I soggetti che possono effettuare la denuncia. La denuncia del mancato pagamento dei contributi costituisce lo strumento a disposizione del lavoratore o dei suoi superstiti per ottenere il riconoscimento della contribuzione. In particolare, sono PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 legittimati ad effettuare la denuncia i seguenti soggetti: i lavoratori subordinati o a progetto, i lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, gli associati in partecipazione, i coadiuvanti dell’imprenditore artigiano e commerciante e i componenti del nucleo familiare dei lavoratori autonomi agricoli. La giurisprudenza. Relativamente alla prescrizione decennale la Corte di Cassazione, secondo un costante orientamento, ha statuito quanto segue. Qualora, alla data del 17 agosto 1995, siano trascorsi cinque anni dalla scadenza dell’obbligo contributivo, la denuncia del lavoratore o dei suoi superstiti, se intervenuta entro il 31 dicembre 1995, realizza il medesimo effetto conservativo della prescrizione decennale analogamente agli effetti degli atti interruttivi posti in essere dall’Istituto nel medesimo periodo. Qualora, al 17 agosto 1995, non sia trascorso il termine di cinque anni dalla scadenza dell’obbligo contributivo, il termine di prescrizione decennale permane a condizione che, prima della scadenza del quinquennio, intervenga una denuncia del lavoratore o dei suoi superstiti. A partire dal 1° gennaio 1996 la contribuzione dovuta alle gestioni pensionistiche obbligatorie si prescrive in cinque anni, salvo il caso di denuncia da parte del lavoratore o dei suoi superstiti. In questo caso viene mantenuto il termine decennale. Gli atti interruttivi della prescrizione. L’atto che consente di conservare il termine decennale di prescrizione è soltanto la denuncia di omissione contributiva presentata all’Istituto dall’interessato (o dai superstiti) ai fini del recupero dei contributi non denunciati. L’allungamento del termine prescrizionale opera indipendentemente dal fatto che l’Istituto si attivi o meno, nei confronti del datore di lavoro inadempiente, con le opportune azioni di recupero. Sono inoltre considerati interruttivi gli atti dell’Inps di indagine o attività ispettiva in qualità di titolare della contribuzione omessa. Non potranno ritenersi idonei, invece, gli atti d’iniziativa assunti da soggetti diversi (tra i quali si annoverano i verbali di altri Enti contenenti la contestazione dell’omissione contributiva). ¢ 35 Periti agrari a cura del Comitato amministratore Battuta l’inflazione Dal Consuntivo 2011 una conferma della buona gestione della Cassa S ono quasi le 16 di lunedì 26 marzo. Sotto la vigile presidenza di Mimmo Giannotta, la Commissione è al gran completo, ci ha raggiunto anche Enore Venir, il nuovo componente del Comitato amministratore della Cassa dei Periti Agrari, per una presentazione informale e amichevole. Il giorno dopo con il benvenuto del presidente Carlo Siciliani verrà formalizzata la sua “entrata”. Subentra a Giancarlo (Moretti)… Sono quasi le sedici, il dottor Robbiano, coadiuvato dal dottor Bassani e dal dottor Boatto, inizia la lettura del Bilancio consuntivo 2011. Il lavoro preparatorio della Commissione da tempo agevola il compito del Comitato amministratore. I numeri del Bilancio scorrono proiettando una condizione che “ancora una volta” conferma la buona gestione della Cassa. Sono confermati gli iscritti… la crisi non ha allontanato colleghi dalla Cassa, anzi si pensa che nel prossimo biennio tornino a crescere..., vedremo. Sono confermate le proiezioni delle entrate a rafforzamento e conferma che anche le “prestazioni professionali” dei Periti Agrari e Periti Agrari laureati tengono. Le difficoltà anche del comparto agricolo e ambientale sono conosciute. Cominciano ad affiorare gli embrioni del recupero di ritardati od omessi versamenti. L’azione si sta concretizzando soprattutto nell’anno in corso. Ne parleremo in altra occasione. Si rileva che la nostra categoria è longeva. Un numero elevato di pensionati continua l’attività. Sono circa il 45 %. Un inciso. Dal primo gennaio è obbligatorio che questi nostri colleghi versino i contributi soggettivi, almeno il 10 %. Non dimentichiamo l’operazione “Poseidone” che ha coinvolto alcuni nostri colleghi. Un segnale certamente positivo della fiducia dei nostri colleghi nella Cassa emerge guardando agli 82 iscritti che hanno optato per il versamento di una aliquota maggiore rispetto a quella prevista per legge del 10 %. È un bel segnale… Solido, se pur rapportato al numero degli iscritti, è il montante previdenziale complessivo superiore ai 75 milioni di euro. Molto buono il risultato del rendimento complessivo degli investimenti finanziari che è stato pari al 3,69 % al netto delle imposte. Una somma pari a € 3.118.193,00. Ed arriviamo a quei capitoli che al solo ascoltarli ci rasserenano, anche di fronte ai nuovi impegni richiesti dal ministro Fornero. La nostra Cassa può garantire una sostenibilità Staffetta fra enore venir e giancarlo moretti E nore Venir è il nuovo membro del Comitati amministratore della Cassa dei Periti Agrari. Succede a Giancarlo Moretti. Un bel traguardo che riconosce il qualificato e costante impegno donato alla categoria della sua Udine e alla regione Friuli. Sono bastate le significative parole del presidente Carlo Siciliani a porgergli quel benvenuto, intriso di aspettative per continuare l’opera di rafforzamento della nostra Cassa di previdenza. Certamente la non breve esperienza a guida del Collegio dei Periti Agrari e Periti Agrari laureati di Udine favorirà il rafforzamento del legame fra la Cassa e il Collegio per promuovere e valorizzare la nostra categoria. E la sua cordiale disponibilità s’innesterà certamente sul clima di amicizia e collaborazione che caratterizza i colleghi eletti nel Comitato amministratore della Cassa. ¢ 36 PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 Periti agrari per i prossimi cinquant’anni, grazie anche al tivo da parte del Comitato amministratore e fondo di riserva previsto dall’art. 28, del no- il successivo parere del ministero del Lavostro Regolamento. Il fondo di riserva si avvi- ro, ma siamo certi che nulla verrà obiettato cina agli otto milioad una scelta che è ni di euro. orientata a manteEd è guardando a nere il rendimento questi numeri, nella del montante vicino loro positività, cero superiore all’inflatamente significativi zione reale del Paeche il giorno dopo se. Lasciateci esclain sede di Comitamare: “è così che to amministratore si salvaguardano le il direttore generaattese previdenziali le Mori ha potuto dei nostri iscritti”. presentare la proE la maggiore rivaposta, predisposta lutazione dei nostri dalla Commissione, conti individuali di destinare una non ha impedito al parte consistente Comitato di destinaAleksandr Ivanovič Kuprin, Nudo con tappeto asiatico sullo sfondo, dell’utile di gestione 1918, Saransk, Museo di Belle Arti della Repubblica di Mordovia S.D. Erzy re, comunque, quasi finanziaria alla rivaun milione di euro lutazione dei conti individuali di ogni iscritto. al fondo di riserva. Da una rivalutazione prevista dalla legge Ed infine… anche quest’anno si conferdell’1,61%, siamo decisamente ben oltre il 3%. mano le entrate dei contributi integrativi Un bel risultato che per la prima volta viene che ci permettono di affermare che all’oottenuto anche grazie a quella feconda colla- rizzonte possiamo pensare a migliorare i borazione fra la nostra Cassa e la Fondazione. servizi che la Cassa può offrire ai propri Certo, prima di gioire dobbiamo attendere la iscritti. Uno sforzo che dovrà certamendelibera di approvazione del Bilancio consun- te coinvolgere anche il nuovo Cnpa. ¢ Elette le cariche in seno alla commissione lavoro I l 18 gennaio il Comitato amministratore aveva approvato il Regolamento della Commissione lavoro. Uno strumento che in questi anni ha favorito il raggiungimento di obiettivi significativi. Primo fra tutti l’attuarsi di relazioni collaborative e costruttive fra la nostra Cassa, la Fondazione Enpaia e la struttura. I risultati positivi possono essere raggiunti solo se, nel rispetto dei reciproci ruoli, tutti concorrono a raggiungere la medesima meta. La nostra missione è di garantire ai nostri iscritti quel futuro che per molte categorie sembra essere offuscato. Con l’approvazione dello strumento operativo della cassa era stato eletto presidente il collega Cosimo Damiano Giannotta, per tutti Mimmo, demandando ad una seduta successiva l’elezione del vicepresidente e del segretario. Il 12 aprile la Commissione lavoro ha chiamato a svolgere le funzioni di segretario Carmelo Toscano e quale vicepresidente ha eletto Giuseppe Zingarelli. Nel pieno delle proprie funzioni e completato il quadro degli organi regolamentari, adesso la Commissione lavoro può continuare e rafforzare il proprio impegno in un contesto di dialogo e confronto anche con il nuovo Consiglio nazionale. ¢ PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 37 Agrotecnici a cura del Comitato amministratore Cassa Agrotecnici: quando piccolo è bello L a Gestione previdenziale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, inclusa nella Fondazione Enpaia, è numericamente la più piccola fra le gestioni previdenziali professionali, ma ciò nonostante capace di realizzare risultati significativi. Va ricordato inolte che essa è a “contributivo puro”. In tempi critici come quelli attuali, costellati da crak finanziari, in un contesto nazionale di recessione e internazionale di generalizzata crisi, il primo aspetto che emerge analizzando i dati della previdenza degli Agrotecnici è l’avere sempre centrato, con matematica quanto sorprendente precisione, gli obiettivi previsti nello studio attuariale posto alla base dell’esistenza stessa della Gestione (peraltro determinati con preveggenza, perché la Gestione venne autorizzata 14 anni fa, nel marzo 1998). Si previde allora che gli iscritti sarebbero cresciuti del 2% l’anno, una percentuale annualmente sempre rispettata, quando non superata. Il secondo elemento che balza agli occhi è riferito al recentissimo dibattito sulla sostenibilità delle Casse di previdenza private (quelle riunite nell’Adepp), alle quali il Governo ha imposto, nel breve volgere di qualche mese, di passare da una sostenibilità garantita a 30 anni ad una sostenibilità garantita a 50 anni, creando logiche difficoltà nel raggiungimento di un obiettivo così ambizioso. Eppure, in un contesto oggettivamente problematico, brilla la Cassa degli Agrotecnici sulla quale una simile questione scivola via come acqua sui sassi, posto che essa già ora garantisce una sostenibilità “all’infinito”, come certificato dal Nucleo di valutazione della spesa previdenziale del ministero del Welfar che, nella sua relazione datata 28 ottobre 2009, nell’esaminare lo sviluppo futuro delle Casse private italiane ed in particolare l’anno in cui esse (ove non adottino interventi correttivi) avranno un saldo previdenziale negativo, alla riga riservata alla Cassa Agrotecnici non indica una data ma (caso unico) la parola “mai”. Siamo dunque in presenza, ad avviso del ministero vigilante, di una gestione dall’orizzonte infinito, per somma 38 tranquillità dei suoi iscritti. Il terzo elemento è riferito all’incidenza dei pensionati rispetto agli iscritti attivi, esso è indubbiamente il più basso in assoluto fra tutte le Casse di previdenza, pari allo 0,65%. Non è un errore, la cifra è esatta: ogni 1.000 Agrotecnici attivi, i pensionati sono solo 6,5. Un risultato per altre gestioni non riproducibile e frutto del fatto che gli Agrotecnici sono una categoria previdenzialmente giovane. Il quarto elemento riguarda la capacità degli amministratori di garantire la rivalutazione dei contributi previdenziali versati dagli iscritti utilizzando solo i proventi finanziari degli investimenti mobiliari ed immobiliari, cosa non sempre facile posto che la percentuale di rivalutazione dei montanti è determinata aprioristicamente dalla legge n. 335/1995, secondo un tasso “pari alla variazione media quinquennale del prodotto interno lordo (pil) nominale, appositamente calcolata dall’Istat con riferimento al quinquennio precedente l’anno da rivalutare”; per raggiungere un simile risultato non devono essere perciò compiuti errori nelle politiche di investimento della Gestione. La serie storica dei tassi di rivalutazione dei montanti previdenziali dimostra questa affermazione: nel 1998 la rivalutazione dovette essere del 5,359%, del 5,65% nel 1999 e del 5,17% l’anno seguente. Dieci anni dopo, nel 2008, quando il rendimento dei titoli di Stato era prossimo allo zero, la rivalutazione era ancora pari al 3,465% e nel 2009, in piena tempesta finanziaria, fu del 3,32%. Ebbene gli amministratori, con una politica assolutamente oculata, sono sempre riusciti (escluso un anno) a realizzare ottimi rendimenti, destinando il surplus ad un apposito fondo di riserva, con l’ulteriore effetto di disporre di un patrimonio sempre superiore agli impegni del Fondo previdenziale nei confronti degli assicurati. Dunque gli Agrotecnici hanno messo via “fieno in cascina” per qualunque futura evenienza (ed altro si presume ne accantoneranno in futuro). Il quinto ed ultimo aspetto è legato al modo in cui gli amministratori hanno affrontato il proPREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 Agrotecnici blema del “tasso di sostituzione” (problema to dall’Istat, più alto è questo tasso e maggiori centrale della futura previdenza). Si è ritenuto saranno le future pensioni ma, come abbiamo di dover procedere incentivando l’aumento del detto all’inizio, il tasso Istat è fisso per tutti. Ma versato, che ora sconta un’aliquota minima pari qualcuno può impedire di aumentarlo (avendo al 10%, ma escludendo di aumentare questa per- i soldi, ovviamente), si sono chiesti gli amminicentuale (sarà invece presto aumentata, e si- stratori? No, hanno risposto e perciò, nell’aprile gnificativamente, la somma minima da versare 2012, deliberato di procedere ad una rivalutazioannualmente, ne dei contributi per scoraggiare in misura del le iscrizioni dei 50% superiore a “senza reddiquella “imposta” to”, veri o predall’Istat, con sunti che siano) grande beneficio bensì puntando dei “previdenti”, sull’attrattività i quali vedono della gestione e così passare il sulla volontarietasso di rivalutà dell’aumento tazione del 2011 delle aliquote. dall’1,6165% Con l’ultima re(tasso Istat) al visione del Re2,42475%. golamento preUn aumento rividenziale sono levantissimo, il state istituite 50% in più che, aliquote contrisviluppato nel butive superiori tempo futuro (dal 12% al 26%) (e se mantenuche gli iscritti to anche negli possono libera- Vasilij Kandinskij, Mosca. La Piazza Rossa, 1916, Galleria Statale Tretyakov anni a venire) mente scegliere farà la diffedi utilizzare e, pur se in presenza di una oppor- renza. E probabilmente introduce anche eletunità nuova e nel mezzo di una crisi economica menti di concorrenza fra le diverse gestioni senza precedenti, nel 2011 il 4% degli iscritti ha previdenziali degli Albi professionali: infatti imboccato questa strada. Sono stati poi previsti chi sceglierà quello degli Agrotecnici e degli meccanismi vari di ricostruzione della carriera Agrotecnici laureati potrà contare su pensioni previdenziale per gli anni di esercizio profes- più alte (rispetto alle gestioni che si limitano sionale non coperti da previdenza (l’Albo degli a dare il minimo di legge). Agrotecnici è stato istituito nel 1986, la previ- La decisione dell’aumento deve però scontare denza 10 anni dopo), per il riscatto della laurea ancora un passaggio “tecnico”, l’autorizzazioe del tirocinio professionale. ne dei ministeri vigilanti: si tratta infatti della Infine, da ultimo, l’azione più importante, re- prima volta in assoluto che una Cassa di previcentemente deliberata dal Comitato ammini- denza chiede di incrementare la pensioni più stratore: l’aumento della rivalutazione annuale di quanto dovuto e serve perciò l’autorizzaziodei contributi versati. Che consentirà ai “previ- ne governativa. Ma non riusciamo ad immadenti” Agrotecnici di avere pensioni più elevate. ginare come il Governo possa eventualmente Partendo dal presupposto che il montante previ- negarla, negare cioè la possibilità di miglioradenziale si determina moltiplicando i contributi re (senza costi per lo Stato) le prestazioni ai ¢ versati per il tasso di rivalutazione determina- cittadini “Agrotecnici”. PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 39 GIALLO Severo De Pignolis Ma che giallo è questo qua? È un periodo che si vendono soprattutto noir (è più di moda che dire gialli). Pur di farsi ripubblicare anche l’Odissea sarà presto edita come «I delitti di Troia» e il sottotitolo «Sangue, sesso e inganni in una vecchia crisi greca». Ma se avete la pazienza di ordinare in libreria «Giallo smalvito» (120 pagine per 10 euri) scoprirete un noir – senza sangue – dei nostri giorni, pieno di passione verso gli esseri umani; quasi fiabesco eppure radicato nella realtà... anche se pochi la vedono. Sui vocabolari «smalvito» non si trova: è espressione romagnola per indicare scolorito. Proprio come il cerchio “stinto” nella copertina gialla dove una signora che non pare giovanissima e neppure super-sexy viene sollevata in aria da 11 palloncini. Un piacevolissimo romanzo breve, scritto (anzi cesellato) da Paolo Martini e Stefano Damiani, pubblicato da Carta Bianca editore di Faenza su progetto della cooperativa sociale Zerocento. Le ultime 12 pagine del volume raccontano, fuori da ogni tono celebrativo, proprio i 25 anni di questa coop che gioca un ruolo anche nel giallo “smalvito”. In una guida «sociale» scrive John Roche che per gli anglosassoni è difficile comprendere la sanguigna Romagna anche perché, da queste parti, «la realtà – non di rado – è molto meno importante del gusto di raccontarla». Consiglia poi di andare a Bagnacavallo per conoscere «una piccola rivoluzione» di arzilli vecchietti, in corso dal 2003. Ed è proprio in mezzo al “Giardino dei semplici” di Bagnacavallo che ci conducono dolcemente (e con ironia che ogni tanto oscilla verso il surreale) Martini e Damiani. Subito incontriamo un «diversamente abile»: in realtà un minotauro, «metà uomo e metà carrozzina» e, siccome a volte vede cose che non ci sono, difficilmente verrà creduto quando si accorge di quel che tutti gli altri non sanno vedere. Dalle prime pagine capiremo che due carabinieri piuttosto simpatici (ma poco abituati a indagini e riflettori) dovranno fare i conti con un giornalista che definire razzista è poco ma anche con i «portatori sani dei si dice». Tutto ruota intorno alla misteriosissima scomparsa di Cesira, 83 anni. Un poliambulatorio viene requisito per ascoltare i testimoni e subito ribattezzato Polinterrogatorio. Compare un immigrato minorenne, dai più designato capro espiatorio. C’è l’assistente sociale Paola, in segreto poetessa («di mestiere rammendo l’esistenza»). Incontriamo il Malavolti che in paese «hanno visto in lacrime solo quando è morto Pantani» ma che stavolta piange per le sue «paturnie» di proteggere un innocente. Con un botto imprevisto arriva Andrea Mingozzi, figlio della Cesira sparita... o, dice lui, sequestrata. Piombano a Bagnacavallo le telecamere di «Chi l’ha visto?» e una voce misteriosa si fa viva per telefono. Intanto il maresciallo capo Fabio Fargnoli si arrovella su una strana idea, che «non risolvere questo caso fosse un modo come un altro di fare giustizia». L’epilogo gli darà ragione? Giallo «smalvito» per scelta, non per scarsità di personaggi o di sorprese. Sono certo dell’esistenza di assistenti sociali come Paola che sussurrano versi di Giorgio Caproni nell’orecchio di marescialli come il malinconico Fargnoli. Ne servirebbero di più ma intanto ascoltiamo quelle che ci sono... a Bagnacavallo e in molti altrove. ¢ 40 PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 PREVIDENZA Maria Miligi Rivalutati gli importi degli assegni familiari Con la circolare n.25 del 22 febbraio scorso l’Inps ha definito la rivalutazione, per l’anno 2012, dei limiti di reddito sia per la cessazione o riduzione della corresponsione degli assegni familiari che per l’accertamento del carico ai fini dei diritto agli assegni stessi. Queste disposizioni trovano applicazione nei confronti dei coltivatori diretti, coloni, mezzadri e dei piccoli coltivatori diretti e dei pensionati delle gestioni speciali per i lavoratori autonomi. Per questi soggetti, la cessazione del diritto alla corresponsione dei trattamenti di famiglia non comporta la cessazione di altri diritti e benefici dipendenti dalla vivenza a carico e/o ad essa connessi. Gli importi delle prestazioni, per i coltivatori diretti, coloni, mezzadri e piccoli coltivatori diretti, sono pari a € 8,18 mensili per i figlio. Niente sgravi per i pagamenti effettuati dopo l’emissione dell’avviso di addebito L’Inps, con il messaggio n.2766 del 16 febbraio 2012, ha chiarito che, nel caso di recupero delle somme a qualunque titolo dovute all’Istituto, effettuato mediante la notifica di un avviso di addebito con validità di titolo esecutivo, il pagamento, da parte dell’azienda, dopo la formazione dell’avviso di addebito e della sua consegna all’agente di riscossione verrà gravato anche dell’aggio e delle sanzioni, vista l’impossibilità di applicare a tale casistica qualsiasi provvedimento di sgravio di partite debitorie. Voucher acquistabili anche in posta È possibile acquistare i “voucher” per il pagamento del lavoro occasionale e accessorio presso tutti i 14mila uffici postali d’Italia, infatti, Poste Italiane e Inps hanno siglato un accordo per la distribuzione dei buoni tramite gli uffici stessi. Il datore di lavoro potrà acquistare i voucher, entro un limite giornaliero di acquisto di 5.000 euro lordi, in contanti o tramite Postamat, presentando la tessera sanitaria per la verifica del codice fiscale o comunicando la partita IVA. I requisiti contributivi per i lavori usuranti L’Inps, con messaggio n.3844 del 2 marzo scorso, ha fornito ulteriori fornisce chiarimenti relativamente ai requisiti di accesso al pensionamento anticipato per i lavoratori occupati in attività usuranti che maturino i requisiti agevolati in più gestioni pensionistiche. In primo luogo l’Istituto chiarisce che la titolarità di assegno ordinario o pensione di invalidità non osta ai fini della certificazione attestante lo svolgimento dell’attività da lavoro faticoso e pesante; in secondo luogo precisa che, per i lavoratori che perfezionino nel medesimo anno o in anni diversi il requisito agevolato sia nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti sia in una delle Gestioni del lavoratori autonomi, la certificazione deve essere rilasciata nel Fondo o nella Gestione in cui viene perfezionato per primo il requisito agevolato. Pertanto, il diritto a pensione con il requisito agevolato può essere conseguito solo nella gestione per la quale è stato rilasciato il certificato in questione, ferma restando la possibilità di conseguire il diritto a pensione in altra gestione, al raggiungimento dei requisiti ordinari. Certificati medici e visite di controllo L’Inps, con messaggio n.4344 del 12 marzo 2012, fornisce dei chiarimenti sulle richieste di visite mediche di controllo dei lavoratori malati e sulle indicazioni dell’indirizzo di reperibilità. In materia di richiesta di visita medica l’istituto chiarisce che il datore di lavoro dovrà effettuare la richiesta solo tramite servizio telematico mentre le richieste via fax verranno evase solo nel caso in cui ci siano interruzioni del servizio telematico dovute a problematiche tecniche. Inoltre, viene chiarito che le richieste di visita da effettuarsi nella fascia mattutina dovranno pervenire prima delle nove del mattino e quelle per la fascia oraria pomeridiana dovranno essere inoltrate prima delle 12. La riforma delle pensioni L’Inps, con circolare n.35 del 14 marzo, illustra la riforma delle pensioni di cui al D.L. n.201/11, conv. in L. n.214/11, spiegando, in particolare, come sono disciplinate la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata, le casistiche escluse dalla riforma, la disciplina per i lavoratori stranieri, la totalizzazione, e tutte le altre prestazioni erogate dallo stesso Istituto di previdenza. Iscrizione d’ufficio all’Inps per gli artigiani Nel caso in cui la Commissione Provinciale per l’Artigianato non si pronunci entro il termine di 60 giorni sulla richiesta di iscrizione presentata dall’Istituto (a seguito di un accertamento ispettivo) nei confronti di un soggetto, la Sede Inps territorialmente competente provvederà d’ufficio all’iscrizione del soggetto alla Gestione Lavoratori autonomi – settore artigiano secondo le istruzioni di cui al messaggio n.3427 del 28 febbraio scorso. PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 41 CONTRATTI Marco Togna Contratti dell’industria e della cooperazione alimentare Approvata dai lavoratori la piattaforma sindacale per il rinnovo dei contratti nazionali dell’industria e della cooperazione alimentare. Favorevole il 97 per cento dei dipendenti dei due settori. La consultazione, che ha coinvolto più di 100 mila addetti, ha visto l’organizzazione di 1.365 assemblee nei luoghi di lavoro. La richiesta economica di Fai, Flai e Uila è di 174 euro (al parametro 137). Tra le altre richieste, si segnalano il rilancio della contrattazione di secondo livello, territoriale e di settore; la definizione contrattuale dei lavoratori notturni e del lavoro a linea-catena; il rafforzamento della capacità dei contratti nazionali di regolare la flessibilità del lavoro. ex zuccherificio di Casei Gerola Sottoscritto l’accordo per la trasformazione dell’ex zuccherificio di Casei Gerola (Pavia) in una centrale a biomasse per la produzione di energia, con una potenza di 49,95 megawatt. L’alimentazione dell’impianto, secondo quanto stabilito nell’intesa siglata da enti locali, sindacati e organizzazioni datoriali, sarà esclusivamente con biomasse di origine vegetale. L’accordo prevede anche il mantenimento sia dei livelli occupazionali sia degli attuali rapporti con i produttori agricoli locali. Dialogo sociale europeo nel settore alimentare e delle bevande La federazione Effat (che raccoglie i sindacati europei dell’industria alimentare, agricoltura e turismo) e l’organizzazione Food Drink Europe (ossia la controparte imprenditoriale) hanno sottoscritto a Bruxelles l’accordo per l’avvio del “dialogo sociale europeo nel settore alimentare e delle bevande”, patrocinato dalla Commissione europea. Il settore, con 4,2 milioni di occupati e un fatturato di 1.000 miliardi di euro, è il più grande nel campo manifatturiero e industriale dell’Unione. Questi i primi temi in agenda: l’incremento dell’accesso dei giovani e la gestione del ricambio generazionale della forza lavoro (oggi molto anziana), la definizione di una posizione comune sulla Politica agricola europea (Pac), l’armonizzazione delle norme tra i diversi paesi. Rinnovi contratti integrativi Continua la stagione dei rinnovi degli integrativi 2011-2013 di multinazionali e grandi aziende italiane. Alla Heinz Plasmon (870 addetti) è stato stabilito un premio di 6.900 euro, pari a un incremento del 20 per cento, che verrà erogato in tre rate (2.200 euro nel 2011, 2.300 nel 2012 e 2.400 nel 2013). L’accordo prevede anche il diritto di precedenza per i lavoratori somministrati, l’aumento dei giorni di permesso non retribuiti per le malattie dei figli, percorsi formativi specifici per chi rientra in azienda dopo un congedo parentale. Alla Mitica Food di Potenza (80 lavoratori), azienda di snack salati del gruppo Preziosi, il premio concordato ammonta a 1.600 euro nel 2012 e 1.650 nel 2013; il contratto integrativo contempla anche interventi su formazione, flessibilità del lavoro e rafforzamento del rapporto con i produttori agricoli locali. Infine, la Heineken (1.050 lavoratori, distribuiti in cinque siti produttivi): il premio viene incrementato del 26 per cento (per un valore annuale di 2.150 euro), previsti anche l’aumento degli incontri annuali su vari temi (obiettivi, andamento del gruppo, rete vendita), nuove garanzie contrattuali per i lavoratori delle aziende appaltanti e il rafforzamento del ruolo degli Rls. Si allontana di un anno lo spettro della mobilità per i 53 dipendenti del salumificio Marsilli 1914 di Rovereto (Trento), azienda ammessa dal tribunale alla procedura di concordato preventivo. È stato infatti firmato il verbale di consultazione sindacale per la richiesta di una nuova cassa integrazione straordinaria: la decorrenza è a partire dal 2 dicembre 2011, la durata è di 12 mesi. Lotte contadine di Rolando Mensi 42 PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 GIURISPRUDENZA Antonio Positino L’applicazione dei criteri di scelta in caso di licenziamento collettivo Secondo la pronuncia di cui si argomenta, e i cui estremi sono riportati in calce, in caso di licenziamento collettivo per riduzione del personale l’applicazione dei criteri di scelta dei lavoratori da collocare in mobilità può essere ristretta in ambito più limitato rispetto al “complesso aziendale” cui fa riferimento l’art. 5 della Legge n. 223/1991, ma ciò può avvenire non in base ad una determinazione unilaterale del datore di lavoro, bensì esclusivamente nel caso in cui la predeterminazione del campo di selezione ovvero del reparto, dello stabilimento ecc., e/o di singole lavorazioni o settori produttivi sia giustificata dalle esigenze produttive e organizzative che hanno dato luogo alla riduzione del personale. (Cassazione, Sezione Lavoro, Sentenza n. 2255 del 16 febbraio 2012) Le ferie sospendono il decorso del periodo di prova Il decorso di un periodo di prova determinato nella misura di un complessivo arco temporale (a mesi, a settimane, ecc.), mentre non è sospeso da ipotesi di mancata prestazione lavorativa inerenti al normale svolgimento del rapporto, quali i riposi settimanali e le festività, deve ritenersi escluso - considerata la “funzione del periodo di prova concordato tra le parti, che è quello di consentire alle parti stesse di verificare la convenienza della collaborazione reciproca” - in relazione ai giorni in cui la prestazione non si è verificata per eventi non prevedibili al momento della stipulazione del patto stesso, quali la malattia, l’infortunio, la gravidanza e il puerperio, i permessi, lo sciopero, la sospensione dell’attività del datore di lavoro, e il godimento delle ferie annuali. (Cassazione, Sezione Lavoro, Sentenza n. 4573 del 22 marzo 2012) Collocamento in cigs illegittimo se i criteri di scelta sono generici Il collocamento in cigs di un lavoratore deve ritenersi illegittimo ove la comunicazione di apertura della procedura di trattamento di integrazione salariale sia assolutamente generica in ordine ai criteri in base ai quali pervenire all’individuazione dei dipendenti interessati alla sospensione tale da rendere impossibile qualunque valutazione coerente tra il criterio indicato e la selezione dei lavoratori da sospendere. Secondo gli Ermellini tale vaghezza viola l’obbligo di comunicazione previsto dall’art. 1, comma 7, della Legge n. 223/1991 e la violazione non può ritenersi sanata dall’effettività del confronto con le organizzazioni sindacali, trovandosi queste ultime a dover interloquire sul tema senza essere a conoscenza del contenuto specifico dei dati da trattare. (Cassazione, Sezione Lavoro, Sentenza n. 4807 del 26 marzo 2012) Valida la causale ampia nel contratto di somministrazione La Corte di Cassazione, con la Sentenza argomentata, ha ritenuto legittimo un contratto di somministrazione avente come causale l’esigenza di far fronte a “punte di intensa attività”, poiché ha ritenuto che tale causale, benché generica, sia ben nota e sperimentata nella pratica contrattuale e sia presente anche in risalenti norme legali relative al contratto al termine e, pertanto, valido requisito formale del relativo contratto poiché rientrerebbe nell’ambito delle “ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo, anche se riferibili all’ordinaria attività dell’utilizzatore”. La Corte richiede però che il datore dimostri l’esigenza, nei periodi di più intensa attività, di ricorrere a questo strumento contrattuale. I giudici di P.zza Cavour sottolineano l’esigenza di accertare l’effettiva esistenza delle necessità alle quali si ricollega l’assunzione del singolo dipendente, al fine di evitare che il ricorso alla somministrazione avvenga per causali non corrispondenti a quelle poste a giustificazione del contratto di assunzione e per il perseguimento di finalità elusive delle norme inderogabili di legge o del contratto collettivo. (Cassazione, Sezione Lavoro, Sentenza n. 2521 del 24 gennaio 2012) PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 43 CARTA Stefania Sepulcri Marzia Fiordaliso AA. VV. Eco in città - Milano Sulla pelle viva Pensata come uno strumento utile sia per i residenti sia per chi è di passaggio, la guida Eco in città (Milano) vuole essere un vademecum di consigli, idee e suggerimenti per vivere nella propria città adottando uno stile di vita sostenibile e rispettoso dell’ambiente. Come una sorta di “Pagine utili della sostenibilità”, la guida offre una serie di preziose indicazioni per scoprire tutto ciò che il territorio offre da un punto di vista ecologico: dalle aree verdi urbane ai negozi e i mercatini dove acquistare alimenti biologici, dalle ciclofficine ai centri del riuso e del riciclo, dagli spazi di cultura indipendente ai luoghi della finanza etica e del turismo responsabile, senza dimenticare le opportunità offerte ai bambini, i piccoli ambientalisti, cui è dedicato un intero capitolo. Prossima uscita aggiornata: Roma. Info: http://www.ecoincitta.it Nardò è una cittadina del Salento che ogni estate accoglie numerosi turisti, ma è anche uno dei tanti luoghi del sud Italia in cui l’agricoltura necessita di braccia disposte a lavorare duramente. Terra di mare, ma anche di angurie e di pomodori, qui ogni estate arrivano centinaia di migranti disposti a lavorare nei campi per qualche euro. Nell’estate del 2011 Nardò è stata teatro del primo sciopero autorganizzato di lavoratori stranieri della terra, contro un sistema di sfruttamento basato sul caporalato, per il rispetto del contratto provinciale (previsto per legge) e per essere assunti direttamente dalle aziende. Il libro ricostruisce le dinamiche che hanno portato prima, alla presa di coscienza da parte dei circa 400 braccianti – tutti africani – della propria condizione di lavoratori sfruttati, e poi allo sciopero. Edizioni L’Aurora DeriveApprodi Nardò: la lotta autorganizzata dei braccianti immigranti € 9,90 Enrico Capo AA.VV. L’altra faccia della luna: operatori sociali e ricerca Fratelli d’Italia: 150 anni di cultura, lavoro, emigrazione Già docente di Metodologia della ricerca sociale presso la Lumsa e presso l’Università Cattolica del S. Cuore di Roma, Enrico Capo è attualmente consigliere e consulente della fondazione Labos (Laboratorio per le Politiche Sociali). Autore di numerose pubblicazioni riguardanti la sociologia, la formazione professionale, il servizio sociale, la politica sociale. Ne L’altra faccia della luna: operatori sociali e ricerca l’autore affronta il tema della ricerca sociale professionalizzata, cioè la ricerca realizzata dagli operatori sociali quali ad esempio gli assistenti sociali, gli educatori professionali, i dirigenti dell’assistenza infermieristica, in funzione del “conoscere per meglio operare”. Non si tratta di un vero e proprio manuale di ricerca, quanto piuttosto di un tentativo di evidenziare le differenze tra la ricerca attuata dagli scienziati sociali e quella – spesso misconosciuta – realizzata dagli operatori sociali. Presentato in occasione della chiusura ufficiale delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, il volume è un’opera collettiva di autorevoli docenti e studiosi sul tema del lavoro e dell’emigrazione. Curato da Luigi Troiani docente incaricato di Relazioni internazionali, presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, il libro comprende tra gli altri i contributi di Cinthia Pinotti, vice procuratore generale della Corte dei conti e Albino Gorini, consigliere del Cnel nella VII Consiliatura, vice presidente della Commissione internazionale e per le politiche comunitarie e coordinatore del Gruppo mediterraneo del Cnel. Per avere ulteriori informazioni sulla distribuzione del volume si può contattare la State University di New York a Stony Brook Stony Brook, NY 11794-3358 USA. e-mail: [email protected] Editore Aracne Forum italicum publishing Per una “professionalizzazione” della ricerca sociale 44 € 12,00 18,00 a cura di Luigi Troiani PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 WEB Ran Garin http://www.foncer.it Foncer è il Fondo pensione complementare, a contribuzione definita, istituito per i lavoratori dipendenti dell’industria della ceramica e di materiali refrattari, dotato di personalità giuridica. Il fondo nasce grazie agli accordi stipulati tra le associazioni delle imprese e le organizzazioni sindacali di categoria. Foncer non ha fini di lucro e opera con il solo obiettivo di garantire delle prestazioni pensionistiche complementari ai lavoratori che aderiscono al Fondo. L’adesione a Foncer è volontaria. è un fondo a capitalizzazione individuale e pertanto ogni lavoratore-socio è titolare di un conto pensionistico individuale sul quale confluiscono i suoi contributi, quelli dell’Azienda e la relativa quota di Tfr. In conformità alle norme di legge, le risorse finanziarie di Foncer sono affidate in gestione, mediante convenzione, a società specializzate ed appositamente autorizzate. ¢ http://www.previmoda.it Il Fondo pensione Previmoda è un fondo pensione complementare a capitalizzazione per i lavoratori dell’industria tessile-abbigliamento, delle calzature e degli altri settori industriali del sistema moda. Nasce in attuazione degli accordi tra le parti stipulanti i Ccnl dei comparti tessili-abbigliamento, del comparto calzaturiero e degli altri comparti industriali del sistema moda, avvenuti in data 13 luglio 1998 e successive integrazioni, con il fine di erogare trattamenti pensionistici complementari del sistema obbligatorio. Previmoda è un Fondo pensione negoziale, costituito in forma di associazione riconosciuta e operante in regime di contribuzione definita; l’entità della prestazione pensionistica è determinata in funzione della contribuzione effettuata e dei relativi rendimenti. L’adesione è volontaria. ¢ http://www.fondopegaso.it Pegaso è il Fondo pensione complementare per i dipendenti delle imprese di servizi di pubblica utilità e per i dipendenti di FederUtility. Pegaso è stato costituito il 17 giugno 1998 ed è un’associazione senza scopo di lucro, istituito con lo scopo esclusivo di garantire ai lavoratori associati una pensione complementare a quella erogata dal sistema pubblico. Associarsi a Pegaso significa potersi garantire nel medio-lungo periodo una rendita da affiancare alla pensione pubblica. Pegaso, quindi, non sostituisce ma si aggiunge al trattamento pensionistico obbligatorio. Pegaso è gestito secondo il sistema finanziario a capitalizzazione individuale, viene quindi istituita per ogni socio lavoratore una propria posizione previdenziale. L’iscrizione al fondo è volontaria e il patrimonio accumulato viene gestito da società specializzate scelte dal Consiglio di amministrazione. ¢ PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 45 45 Dal MONDO Giovanni Martirano Agricoltura e politica Q uanto ha contato il voto agricolo nel primo turno delle elezioni presidenziali francesi? Difficile dirlo, perché la grande stampa ha disdegnato quest’anno analisi ad hoc. Soltanto il portale “Terre-Net” si è occupato di approfondire le intenzioni di voto degli agricoltori sui quali – si sottolinea – non peserà la responsabilità di una vittoria di Francois Holland. Tradizionalmente schierati a destra gli agricoltori francesi sono però apparsi titubanti nei confronti di Nicolas Sarkozy sempre in testa nelle loro preferenze ma con sette punti in meno rispetto al 2007. Anche le elezioni americane dipendono in parte dagli orientamenti degli agricoltori. Lo ricorda il quotidiano “Omaha World-Herald” riferendo che il ministro dell’agricoltura statunitense, Tom Vilsack, ha affermato che la forte economia agricola del Midwest potrebbe avvantaggiare Barack Obama nella corsa alla rielezione. L’ex governatore dell’Iowa ha detto che i guadagni degli agricoltori e i prezzi delle commodity sono forti, e con ogni probabilità resteranno tali per tutto l’anno. Il democratico afferma che Obama potrebbe trarre vantaggio da questa tendenza, e afferma che il presidente ha puntato molto sulle esportazioni delle commodity agricole, e ha fatto dell’aumento degli scambi una priorità. Sul fronte delle produzioni agricole mondiali va sottolineato quanto scrive il portale bulgaro “novinite.com” sul fatto che nel 2012, il raccolto di frumento della Bulgaria diminuirà di circa il 20%, in conseguenza delle avverse condizioni meteorologiche, secondo la UkrAgrConsult, azienda ucraina con sede a Kiev. Perciò, se le previsioni dell’UkrAgroConsult si riveleranno corrette, la produzione di frumento della Bulgaria scenderà, nel 2012, a circa 3,4 milioni di tonnellate, in calo rispetto al record di 4,25 milioni di tonnellate, registrato nel 2011. “economictimes.indiatimes.com” sottolinea dal canto suo che al 15 aprile dell’anno commerciale 2011-12, la produzione indiana di zucchero ha registrato una crescita del 13%, arrivando a 24,63 milioni di tonnellate, secondo i dati diffusi dall’Indian Sugar Mills Association. La produzione di zucchero di quest’anno (ottobre-settembre) ha già superato la produzione totale dello scorso anno, pari a 24,3 milioni di tonnellate. Per quanto riguarda il latte il quotidiano francese “Ouest France” informa che il gruppo Lactalis ha siglato una convenzione riconoscendo alle organizzazioni di produttori il ruolo di negoziazione dei prezzi e di gestori dei volumi. “Il gruppo lattiero ha accettato di riconoscere il principio di negoziazione collettiva”, ha sottolineato la Federazione nazionale dei produttori di latte (Fnpl). Novità infine sul fronte delle assicurazioni agricole statunitensi. Il New York Times riferisce che il governo federale potrebbe risparmiare circa 1 miliardo di dollari riducendo i sussidi per le assicurazioni sul raccolto, introducendo un tetto. ¢ 46 PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 P.A. RISPONDE a cura della redazione Sono impiegata presso una grande azienda agricola toscana e negli anni scorsi ho usufruito della detassazione del premio aziendale. Per l’anno in corso il datore di lavoro mi dice che tale possibilità è preclusa, nonostante la firma dell’accordo sindacale che consente la detassazione. Posso avere qualche delucidazione in proposito? (Carla G., Grosseto) La legge di stabilità per il 2012 (art. 33, c.12, legge 183/2011) ha prorogato per il periodo dal 1°/1 – 31/12 2012, le misure di detassazione delle erogazioni legate ad incrementi di produttività previste per la prima volta nel 2008 e confermate successivamente di anno in anno. L’effettiva operatività delle misure di tassazione agevolata per l’anno 2012 è comunque subordinata all’emanazione di un decreto del presidente del Consiglio dei ministri (di concerto con il ministero dell’Economia) che dovrà determinare l’importo massimo assoggettabile all’imposta sostitutiva ed il limite massimo di reddito annuo ammesso all’agevolazione. In attesa dell’emanazione di tale d.p.c.m., nel mese di gennaio 2012 le organizzazioni datoriali e sindacali agricole hanno ritenuto comunque opportuno procedere, come per il 2011, all’adozione di due schemi di accordo territoriale – uno per gli operai ed uno per gli impiegati – utilizzabili dalle articolazioni delle medesime Parti firmatarie come modello per favorire l’applicazione del regime fiscale agevolato. Bisogna tener presente tuttavia che l’effettiva applicazione della detassazione potrà avvenire solo quando sarà stato emanato il sopra citato d.p.c.m. che individui i parametri di riferimento (reddito di accesso all’agevolazione, importo massimo detassabile) e che essa potrà riguardare anche erogazioni effettuate nel 2012 anteriormente all’emanazione del decreto, purché sulla base di un accordo collettivo preesistente. Ho sentito parlare in TV di una di semplificazione nelle assunzioni degli stagionali introdotta dal decreto legge per la semplificazione della burocrazia del Governo Monti. Di che si tratta esattamente e da quando sarà in vigore? (Domenico M., Bari) La legge di conversione del d.l. n.5/2012 (cd. decreto semplificazioni Monti) ha effettivamente introdotto una semplificazione per le aziende agricole che impiegano numerosi operai stagionali in operazioni colturali concentrate in brevi periodi (ad es.: raccolta). Si tratta della cosiddetta “comunicazione d’assunzione plurima” con la quale, in luogo di distinte comunicazioni di assunzione per ciascun lavoratore, il datore di lavoro che assume contestualmente due o più operai agricoli a tempo determinato può effettuare un’unica comunicazione di assunzione, indicando solo le proprie generalità e quelle dei lavoratori, la data di inizio e di cessazione della prestazione, le giornate di lavoro presunte, l’inquadramento contrattuale. Occorre precisare che, come per altre semplificazioni introdotte dal decreto legge n.5/2012, sebbene tale norma sia contenuta in una norma di legge e quindi immediatamente efficace dalla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, deve ritenersi che la concreta semplificazione delle relative procedure richieda un adattamento dei sistemi amministrativi dei soggetti pubblici coinvolti (software, modulistica, etc.). Bisognerà pertanto attendere, per l’utilizzo di tale modalità semplificata, le istruzioni del Ministero del lavoro e degli altri enti preposti alla materia delle assunzioni (Inps, centri per l’impiego, etc.). PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 2009 47 MEDICINA Fabio Forleo Le palpitazioni U Presto ci sarà un nuovo farmaco na malattia cardiaca, relativamente frequente, è la fibrillazione atriale (F.A.). Per comprendere di cosa si tratti effettivamente si impone una breve e semplicissima premessa anatomica e funzionale. Come sappiamo, il cuore è formato da quattro camere, due superiori e due inferiori, rispettivamente atri e ventricoli. Il funzionamento è semplice ed intuitivo: gli atri si contraggono, si svuotano e riempiono i sottostanti ventricoli che, a loro volta, si contraggono e mandano il sangue in circolo, il destro ai polmoni, il sinistro nella circolazione periferica generale. A questo punto si comprende facilmente che il “segreto” del perfetto funzionamento è proprio la puntuale e coordinata sequenza di questi momenti. Immaginate di avere una mano formata da tantissime dita, come fareste per svuotare rapidamente e completamente un palloncino, pieno d’acqua? Chiudereste tutte le dita, velocemente e contemporaneamente, per “strizzarlo” in un sol colpo. L’esempio è un po’ buffo ma, credo, renda bene l’idea di quel che può avvenire in caso di fibrillazione atriale: le “dita” ci chiudono disordinatamente, ognuna in tempi diversi e… il palloncino si svuota male e non completamente. È proprio così: le fibre muscolari che formano gli atri perdono l’impulso sincrono, che normalmente comanda il cuore, e vanno “ognuna per conto proprio”. Il risultato è un cattivo svuotamento e la perdita della mirabile efficienza del sistema. Proseguendo con gli esempi singolari: se un fiume scorre con una corrente regolare e fluida, tutto bene. Se tende a ristagnare in qualche punto… lì si depositeranno scorie e detriti. Per evitare il rischio delle complicanze anche gravi, quando possibile, si impone un ripristino della condizione normale (farmaci o cardioversione elettrica) e, quando questo non è possibile, una terapia anticoagulante che prevenga la formazione e la deposizione di quelle piccole scorie e aggregati (trombi) che, qualora dovessero andare in circolo provocherebbero danni importanti. Questa terapia è spesso mal accettata dal paziente, in quanto necessita di continuo monitoraggio e di continui e snervanti aggiustamenti: un quarto di compressa in più, un quarto in meno, mezza, tre quarti ecc. In più, il tutto si aggiunge ad altri farmaci di complemento per la stessa F.A. e/o per altre patologie. Per fortuna sembra ormai alle porte la commercializzazione (anche con questa indicazione) di un farmaco decisamente più comodo e che non necessita di tutti questi controlli. Essendo la sintomatologia varia e spesso sfumata (palpitazioni, affaticamento sotto sforzo, tachicardia) o addirittura assente, si tende, spesso, a non dare la giusta attenzione al problema, trascurandolo e ritardando la diagnosi. Sarebbe, invece, molto importante arrivare il prima possibile ad un chiarimento dei sintomi per poter iniziare precocemente il trattamento più appropriato. Precisiamo, a questo punto, che la F.A. non ha nulla a che vedere con la fibrillazione ventricolare (F.V.) gravissima e mortale complicanza di tante situazioni estreme e terminali. In questo caso, l’uso immediato del defibrillatore (visto in tanti telefilm) può fare la differenza tra la vita e la morte. “Mi batte il cuore” ha molti significati, anche piacevoli, ma se il battito è un po’ disordi¢ nato, togliamoci i dubbi e chiamiamo il medico. «Il buon pastore deve tosare le pecore, non scorticarle» 48 Svetonio PREVIDENZA AGRICOLA marzo-maggio 2012 EDITORE FONDAZIONE ENPAIA Direzione, redazione e amministrazione: Viale Beethoven, 48 - 00144 Roma www.enpaia.it [email protected] DIREZIONE Presidente Carlo Siciliani Direttore Generale Gabriele Mori Direttore Responsabile Pietro Massini Redazione Giovanna Mellano ([email protected]) Mikhail Ivanovich Menkov, Tram N. 6, 1914, Museo d’Arte di Samara Oblast Hanno collaborato Carlo Siciliani, Gabriele Mori, Pietro Massini, Carla Collicelli, Stefano Mantegazza, Guelfo Fiore, Letizia Martirano, Luigi Mastrobuono, Nino Andena, Marco Togna, Giancarmine Vicinanza, Roberto Caponi, Giampiero Bianchi, Giovanna Mellano, Giuseppe De Marco, Maria Miligi, Alessandro Terradura, Antonio Positino, Lucia Russillo, Gerardo Damiano, Simone Parola, Comitato amministratore Periti Agrari, Comitato amministratore Agrotecnici, Severo De Pignolis, Stefania Sepulcri, Ran Garin, Giovanni Martirano, Fabio Forleo Grafica, stampa e spedizione: Del Gallo Editori srl 06049 Spoleto, Zona Industriale Santo Chiodo Tel. 0743778383 - [email protected] Impaginazione: Tania Bocci Autorizzazione Tribunale di Roma n. 2169 - 26 maggio 1951 Abbonamento annuo € 7,75 Versamento ccp 156000 Intestato a: FONDAZIONE ENPAIA Viale Beethoven, 48 - 00144 Roma Associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana Tiratura: 75.000 copie Chiuso in tipografia: 2 maggio 2012 Da Palermo all’Ara Pacis di Roma è giunta, arricchita di sette quadri, la mostra “Avanguardie russe”. Fino al 2 settembre 2012, sono esposte in otto sezioni tematiche 70 opere di pittori russi tra i più rappresentativi del primo Novecento quali: Malevich, Kandinskij, Chagall, Goncharova, Lentulov, Rodchenko, Tatlin. Curatrice Victoria Zubravskaya, coordinamento tecnico-scientifico Federica Pirani. L’arte popolare russa si lega ai diversi movimenti occidentali, dal post-impressionismo, al fauvismo, al cubismo. Importante l’influenza di Cézanne sulla cromia e sulla semplificazione della pittura, come per Piazza della Signoria a Siena di Konchalovskij. Contaminazioni dal cubismo e dal futurismo europei danno vita in Russia al cubofuturismo: la scomposizione dei punti di vista del cubismo si fonde con il movimento e la simultaneità del futurismo. È fondamentale anche l’influenza del neo-primitivismo per l’uso di colori vivaci e linee di contorno, ma anche per l’attenzione alla dimensione popolare della cultura tradizionale: è il caso di Natalia Sergeevna Goncharova e del marito Mikhail Larionov, (Donne col rastrello della Goncharova). A portare l’arte russa verso l’astrazione assoluta sarà Kazimir Malevich che dopo un’iniziale influenza post-impressionista passa, da soggetti di ambiente contadino – come il Falciatore del 1912, riportato su questa copertina di Previdenza Agricola – al cubofuturismo che supera con la teorizzazione, in un manifesto del 1915 scritto con il poeta Majakovskij, del suprematismo: “Per Suprematismo intendo la supremazia della sensibilità pura nelle arti figurative. (…) L’oggetto in se stesso è senza significato per il suprematista…”. Vasilij Kandinskij si impone con le sue rivoluzionarie teorie sull’uso del colore e sul nesso inscindibile tra opera d’arte e dimensione spirituale, mentre in Marc Chagall si aggiunge quale elemento costante, il mondo contadino dei villaggi russi; in questa mostra è esposto per la prima volta in Italia Lo spazzino e gli uccelli (1914). Dagli influssi di questi movimenti nasce il costruttivismo, espresso in architettura e nelle arti plastiche, Tatlin arriva a sostenere l’abolizione dell’arte considerata un estetismo borghese, concependo come possibili solo le attività strettamente utili alla società come l’architettura, la grafica, l’arredamento e il design. Forme astratte vengono così usate per creare strutture ispirate a macchinari tecnologici, sospese nello spazio quasi come composizioni architettoniche. Dopo la morte di Lenin (1924), con Stalin avviene una brusca inversione di tendenza. L'astrattismo viene cancellato per un’arte concepita come strumento di propaganda politica e nasce il realismo socialista. Giovanna Mellano