v3 canon
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1 DIAGONALIZZAZIONE MATRICI ORTOGONALI. MATRICI SIMMETRICHE E FORME QUADRATICHE Matrici ortogonali e loro proprietà. Autovalori ed autospazi di matrici simmetriche reali. Diagonalizzazione mediante matrici ortogonali. Forme quadratiche su Rn e loro segno. Riduzione a forma canonica mediante diagonalizzazione. Esercizio 1 Siano A e B due matrici ortogonali di ordine n. Mostrare che AB è una matrice ortogonale. Esercizio 2 Sia data l’equazione matriciale AX = B dove A, B, X ∈ Kn,n con det A 6= 0. Provare che X è ortogonale se e solo se AAT = BB T . Esercizio 3 Date due matrici A e B ortogonali di ordine n, stabilire se le seguenti affermazioni sono vere o false: (i) se a ∈ R, allora aA è ortogonale; (ii) la matrice AB è ortogonale; (iii) la matrice A + B è ortogonale. Esercizio 4 Data una matrice A ortogonale di ordine n, stabilire se le seguenti affermazioni sono vere o false: (i) det A = 2; (ii) | det A| = 1; (iii) la matrice An è ortogonale; (iv) la matrice −A è ortogonale; (v) la matrice A−1 è ortogonale. Esercizio 5 Si consideri la matrice 1 −1 2 A = −1 1 −2 . 2 −2 4 1) Si determini, se esiste, una matrice N ortogonale tale che N T AN sia diagonale. 2) Si determini, se esiste, una matrice P invertibile non ortogonale tale che P −1 AP sia diagonale. Esercizio 6 Si considerino le matrici 300 310 A = 0 2 0, B = 0 2 1, 002 002 310 C = 1 2 0. 002 DIAGONALIZZAZIONE - Matrici ortogonali. Matrici simmetriche e forme quadratiche 2 1) Determinare quali tra queste sono diagonalizzabili tramite una matrice P invertibile. Nei casi possibili, calcolare P. 2) Determinare quali tra queste sono diagonalizzabili tramite una matrice N ortogonale. Nei casi possibili calcolare N. Esercizio 7 Sia data la matrice −3 2 0 A= k 0 0 0 0 −1 dove k è un parametro reale. Mostrare che per k = 0 e per k = 2 la matrice A è diagonalizzabile, trovando in entrambi i casi le matrici di passaggio. In quale caso è possibile trovare una matrice di passaggio N ortogonale? Determinare in tal caso tale matrice. Esercizio 8 Per le seguenti matrici Ai , i = 1, 2, 3, 300 010 A1 = 1 1 1 , A2 = 0 2 1 , 012 010 300 A3 = 0 2 1 , 002 determinare, se esistono, una matrice ortogonale Ni ed una matrice diagonale Di tali che Ni−1 Ai Ni = Di . Esercizio 9 Si consideri, al variare del parametro reale a ∈ R la matrice 1 0 0 A = 0 a 1 − a. 2a − 1 a a 1) Si studi la diagonalizzabilità di A su R. 2) Per a = 1/2 si determini, se esiste, una matrice invertibile P di ordine 3 tale che P −1 AP sia diagonale. 3) Per a = 1/2 si determini, se esiste, una matrice ortogonale N di ordine 3 tale che N −1 AN sia diagonale. Esercizio 10 Si considerino le matrici 0 0 −1 A = 0 3 0 , −1 0 1 110 B = 1 2 1, 013 1 0 C= 2 0 0 3 0 2 2 0 −1 0 0 2 . 0 1 1) Determinare il segno delle forme quadratiche associate alle matrici A, B, C. 2) Determinare una forma canonica per le forme quadratiche associate alle matrici A e B. 3) Scrivere un cambiamento di variabili che porti la forma quadratica associata alla matrice A ad assumere la forma canonica trovata al punto precedente. DIAGONALIZZAZIONE - Matrici ortogonali. Matrici simmetriche e forme quadratiche 3 Esercizio 11 Risolvere i seguenti quesiti relativi alle forme quadratiche. 1) Sia q(X) = X T AX una forma quadratica in n = 2 variabili. Sapendo che q(X) è definita negativa, cosa si puó dedurre sul segno di tr A e det A? 2) Sia q(X) = X T AX una forma quadratica in n = 2 variabili. Sapendo che det A è positivo, cosa si puó dedurre sul segno della forma? 3) Rispondere alle domande precedenti per forme quadratiche in n = 3 variabili. DIAGONALIZZAZIONE - Matrici ortogonali. Matrici simmetriche e forme quadratiche 4 SVOLGIMENTI Esercizio 1 Si ha AAT = BB T = I per ipotesi e bisogna mostrare che (AB)(AB)T = I. Poiché la trasposta di un prodotto è il prodotto delle trasposte in ordine inverso, risulta (AB)(AB)T = (AB)(B T AT ) = A(BB T )AT = AAT = I. Esercizio 2 Usando l’ipotesi fatta su A, si ha che X = A−1 B. Allora XX T = I equivale a (A−1 B)(A−1 B)T = I, dove (svolgendo i conti tramite le proprietà delle operazioni matriciali) risulta A−1 B(A−1 B)T = A−1 BB T (A−1 )T = A−1 BB T (AT )−1 . Dunque, moltiplicando a sinistra per A ed a destra per AT , si ottiene XX T = I ⇐⇒ A−1 BB T (AT )−1 = I ⇐⇒ BB T = AAT . Esercizio 3 (i) FALSA; infatti si ha (aA) (aA)T = a2 AAT = a2 I e a2 I = I se e solo se a = ±1. (ii) VERA (v. Esercizio 1). (iii) FALSA; ad esempio si ha (A + A) (A + A)T = (2A) (2A)T = 4AAT = 4I 6= I. Esercizio 4 (i) FALSA; infatti AAT = I implica det(AAT ) = det I, cioè det A det(AT ) = 1 (teorema di Binet) e quindi (det A)2 = 1 (in quanto det(AT ) = det A), che significa det A = ±1. (ii) VERA, perché AAT = I implica det A = ±1 (v. punto (i)), che equivale a |det A| = 1. (iii) VERA; infatti si ha (An )T = (AT )n e quindi risulta An (An )T = An (AT )n = (AAT )n = I n = I. (iv) VERA; infatti risulta (−A)(−A)T = (−1)A(−1)AT = (−1)2 AAT = I. (v) VERA; infatti si ha (A−1 )T = (AT )−1 e quindi risulta (A−1 )(A−1 )T = A−1 (AT )−1 = (AT A)−1 = I −1 = I. DIAGONALIZZAZIONE - Matrici ortogonali. Matrici simmetriche e forme quadratiche 5 Esercizio 5 1) La matrice A è simmetrica e reale, quindi è diagonalizzabile tramite una matrice di passaggio N ortogonale (da cui N −1 = N T ) e dunque la matrice N esiste. Per calcolarla, dobbiamo determinare una base ortonormale di R3 costituita da autovettori di A e disporne poi le componenti sulle colonne. Il polinomio caratteristico di A è 1 − λ −1 2 det (A − λI) = −1 1 − λ −2 = 6λ2 − λ3 = λ2 (6 − λ) , 2 −2 4 − λ per cui gli autovalori di A sono λ = 0 con molteplicità m0 = 2 e λ = 6 con molteplicità m6 = 1. Determiniamo dapprima una base ortogonale di V0 = {X ∈ R3 : AX = 0}, che ha dimensione dim V0 = m0 = 2. Il sistema omogeneo x − y + 2z = 0 −x + y − 2z = 0 2x − 2y + 4z = 0 associato a A è equivalente alla sola equazione x − y + 2z = 0. Una soluzione non nulla di tale equazione è ad esempio X1 = (1, 1, 0) ed otteremo una base ortogonale di V0 prendendo un altro vettore non nullo X2 di V0 che sia ortogonale ad X1 . Un tale vettore dovrà quindi essere soluzione non nulla del sistema x − y + 2z = 0 , x+y =0 dove la prima equazione è la condizione di appartenenza V0 e la seconda è la condizione di ortogonalità ad X1 . Ad esempio, possiamo prendere X2 = (1, −1, −1). Determiniamo ora l’autospazio V6 = {X ∈ R3 : (A − 6I) X = 0}, che avrà dimensione dim V6 = m6 = 1. Risolvendo il sistema omogeneo di matrice A − 6I, si trova V6 = {(−y, y, −2y) : y ∈ R} e quindi un autovettore relativo all’autovalore 6 è X3 = (1, −1, 2). I vettori (X1 , X2 , X3 ) formano una base ortogonale di autovettori di A (l’ortogonalità è garantita dalle proprietà delle matrici reali simmetriche, i cui autospazi sono sempre ortogonali, ma può ovviamente essere controllata direttamente come verifica: risulta X1 · X2 = X1 · X3 = X2 · X3 = 0). Normalizzando X1 , X2 , X3 si ottiene la base ortonormale X2 X3 (1, 1, 0) (1, −1, −1) (1, −1, 2) X1 √ √ √ , , , , = kX1 k kX2 k kX3 k 2 3 6 e disponendone poi le componenti sulle colonne si ottiene la matrice cercata 1 1 1 √ 2 √ 3 √ 6 N = √12 − √13 − √16 . 0 − √13 √26 Osserviamo che, essendo V0 e V6 gli unici autospazi della matrice reale simmetrica A, risulta V6 = V0⊥ (e V0 = V6⊥ ), per cui come vettore X3 si sarebbe potuto prendere un qualsiasi vettore non nullo ortogonale ad entrambi X1 ed X2 , risolvendo quindi il sistema x+y =0 (cioè (x, y, z) · X1 = 0) x − y − z = 0 (cioè (x, y, z) · X2 = 0), invece che calcolando V6 = Sol (A − 6I). DIAGONALIZZAZIONE - Matrici ortogonali. Matrici simmetriche e forme quadratiche 6 2) La matrice P si ottiene come la matrice N del punto precedente, tranne per il fatto che la base di V0 non deve essere presa ortogonale oppure i vettori della base di autovettori non vanno normalizzati (osserviamo che basta una sola di queste condizioni per ottenere una matrice non più ortogonale). Ad esempio, prendendo X2 = (2, 0, −1) ed X1 , X3 come prima, si ottiene 1 2 1 P = 1 0 −1 0 −1 2 (si verifichi che P non è ortogonale). Esercizio 6 Svolgiamo la parte 1) studiando separatemente le tre matrici. 1) MATRICE A. Il polinomio cartteristico di A è 3−λ 1 0 PA (λ) = det(A − λI) = 0 2 − λ 0 = (3 − λ)(2 − λ)2 0 0 2−λ ed ammette 3 radici reali (non distinte), le quali danno gli autovalori di A: λ = 3 con m3 = 1 (molteplicità 1) e λ = 2 con m2 = 2. La matrice risulta allora diagonalizzabile se e solo se tutti gli autovalori sono regolari1 . Siccome per gli autovalori semplici (cioè di molteplicità 1) questa condizione è sempre verificata (in quanto si ha sempre 1 ≤ dim Vλ ≤ mλ ), è automatico che λ = 3 è un autovalore regolare (cioè che dim V3 = 1). Controlliamo allora la condizione di regolarità per λ = 2: si ha 110 dim V2 = 3 − ρ(A − 2I) = 3 − ρ 0 0 0 = 3 − 1 = 2 = m2 000 e perciò anche l’autovalore λ = 2 è regolare. Dunque A è diagonalizzabile. Per determinare una matrice P che diagonalizza A, occorre calcolare una base di autovettori di A e disporne le entrate sulle colonne. Studiamo allora gli autospazi V3 = v = (x, y, z) : (A − 3I) vT = 0 e V2 = v = (x, y, z) : (A − 2I) vT = 0 . Il sistema (A − 3I) vT = 0 è 0 1 0 x 0 0 −1 0 y = 0 , 0 0 −1 z 0 1 cioè y=0 , −z = 0 e pertanto risulta V3 = {(x, 0, 0) : x ∈ R} = L ((1, 0, 0)). Il sistema (A − 2I) vT = 0 è 110 x 0 0 0 0 y = 0 , cioè x + y = 0, 000 z 0 Ricordiamo che un autovalore è detto regolare se la dimensione dell’autospazio associato coincide con la molteplicità dell’autovalore stesso. DIAGONALIZZAZIONE - Matrici ortogonali. Matrici simmetriche e forme quadratiche 7 e pertanto V2 = {(x, −x, z) : x, y ∈ R} = L ((1, −1, 0) , (0, 0, 1)). Dunque 1 1 0 P = 0 −1 0 0 0 1 è tale che 300 P −1 AP = 0 2 0 002 (si noti la disposizione degli autovalori, coerente con l’ordine in cui si sono disposti in colonna gli autovettori). MATRICE B. Ripetiamo lo studio fatto per la matrice A. Il polinomio cartteristico di B è 3−λ 0 0 PB (λ) = det(B − λI) = 0 2 − λ 1 = (3 − λ)(2 − λ)2 , 0 0 2−λ che coincide con quello di A. Dunque B ha gli stessi autovalori di A, con pari molteplicità, e pertanto, ripetute le osservazione già fatte per A, risulta che B è diagonalizzabile se e solo se l’autovalore doppio λ = 2 è regolare. Questa volta però si ha 100 dim V2 = 3 − ρ(B − 2I) = 3 − ρ 0 0 1 = 3 − 2 = 1 6= 2 = m2 000 e quindi l’autovalore 2 non risulta regolare. La matrice B non è pertanto diagonalizzabile. MATRICE C. Poiché la matrice C è simmetrica reale, essa è sicuramente diagonalizzabile e quindi si tratta solo di costruire la matrice P , determinando autovalori e autospazi di C. Il polinomio caratteristico di C è 3−λ 1 0 PC (λ) = 1 2 − λ 0 = (2 − λ) [(3 − λ) (2 − λ) − 1] = − (λ − 2) λ2 − 5λ + 5 0 0 2−λ √ √ e quindi C ha gli autovalori λ1 = 2, λ2 = 5+2 5 e λ3 = 5−2 5 (tutti semplici). Calcoliamo gli autospazi. Il sistema omogeneo di matrice C − λ1 I è x 0 110 x+y =0 1 0 0 y = 0 , cioè , x=0 0 000 z da cui risulta Vλ1 = {(0, 0, z) : z ∈ R} = L ((0, 0, 1)). Il sistema omogeneo di matrice C − λ2 I è √ 1− 5 1√ 0 x 0 2 1 − 1+2 5 0√ y = 0 , 0 z 0 0 − 1−2 5 DIAGONALIZZAZIONE - Matrici ortogonali. Matrici simmetriche e forme quadratiche 8 dove la seconda riga di C − λ2 I è necessariamente multipla della prima (si ricordi che ρ (C − λ2 I) = 3 − dim Vλ2 = 3 − mλ2 = 2 e si osservi che la terza è indipendente dalle altre due) e pertanto il sistema equivale al sistema dato dalle equazioni associate alla seconda e all’ultima riga (o alla prima e all’ultima), cioè √ ( x − 1+2 5 y = 0 √ . − 1−2 5 z = 0 Quindi ! ) √ √ 1+ 5 y, y, 0 : x ∈ R = L 1 + 5, 2, 0 . Vλ2 = 2 √ Analogamente si ottiene Vλ3 = L 1 − 5, 2, 0 . Una possibile matrice P che diagonalizza è allora √ √ 0 1+ 5 1− 5 P = 0 2 2 . 1 0 0 ( 2) Una matrice reale M si diagonalizza mediante una matrice ortogonale se e solo se è simmetrica; in tal caso, N è una matrice ortogonale che diagonalizza M se e solo se le colonne di N sono le entrate di una base ortonormale di autovettori di M . Nel nostro caso, solo la matrice C è simmetrica e pertanto solo C si diagonalizza mediante una matrice ortogonale. Per costruire una tale matrice, occorre e basta determinare una base ortonormale di autovettori di C e disporne le entrate sulle colonne. La base di autovettori utilizzata al punto 1) precedente è ortogonale2 , quindi si tratta solo di renderla ortonormale, normalizzandone i vettori (cioè dividendo ciascuno per la propria norma). Poiché q q √ √ √ √ k(0, 0, 1)k = 1, k(1 + 5, 2, 0)k = 10 + 2 5, k(1 − 5, 2, 0)k = 10 − 2 5, si ottiene N =0 1 √ 5 √ 10+2 5 √ 2 √ 10+2 5 0 √1+ 0 √ 5 √ 10−2 5 √ 2 √ 10−2 5 √1− 0 . Esercizio 7 Si procede come per gli Esercizi 5 e 6. k = 0 Per k = 0, si hanno i tre autovalori reali λ1 = 0, λ2 = −1 e λ3 = −3, che sono tutti distinti e quindi regolari; la matrice è dunque diagonalizzabile. I corrispondenti autospazi sono generati, rispettivamente, dai vettori (2, 3, 0), (0, 0, 1) e (1, 0, 0), per cui la matrice di passaggio che diagonalizza A è 201 P = 3 0 0. 010 2 lo si può anche controllare direttamente, ma è garantito a priori dal fatto che essa è costituita da autovettori relativi ad autovalori tutti distinti della matrice simmetrica C (si ricordi che due autovettori relativi ad autovalori distinti di una matrice simmetrica reale sono sempre tra loro ortogonali). DIAGONALIZZAZIONE - Matrici ortogonali. Matrici simmetriche e forme quadratiche 9 k = 2 Per k = 2, si ottiene una matrice simmetrica reale e quindi la si può diagonalizzare tramite una matrice ortogonale. Determiniamo tale matrice. Gli autovalori di A sono λ1 = 1, λ2 = −1, λ3 = −4 ed i rispettivi autospazi sono generati rispettivamente dai vettori (1, 2, 0), (0, 0, 1), (−2, 1, 0). Osserviamo che gli autovettori sono già ortogonali tra loro (come garantito dalla simmetria della matrice e dalla semplicità degli autovalori). Per costruire la matrice di passaggio N , basta normalizzarli e disporli sulle colonne, ottenendo 1 0 −2 1 2 0 1 . N=√ 5 0 √5 0 Esercizio 8 Si procede come per gli Esercizi 5, 6 e 7. MATRICE A1 . La matrice A1 è simmetrica, quindi è diagonalizzabile mediante una matrice ortogonale. Gli autovalori di A1 sono 0, 2, −1 ed i corrispondenti autospazi sono generati, rispettivamente, dai vettori (1, 0, −1), (1, 2, 1), (1, −1, 1), ortogonali tra loro. Per ottenere la matrice N1 , basta normalizzare tali autovettori ed inserirli nelle colonne; si trova √ √ √ 1/ 2 1/√6 1/ √3 N1 = 0√ 2/√6 −1/√ 3 . −1/ 2 1/ 6 1/ 3 Con questa scelta di N1 , il prodotto N1−1 A1 N1 restituisce la matrice diagonale D1 degli autovalori di A1 , coerentemente disposti secondo l’ordine con cui si sono disposti gli autovettori: 00 0 N1−1 A1 N1 = D1 = 0 2 0 . 0 0 −1 MATRICE A2 . La matrice A2 è simmetrica, quindi è diagonalizzabile mediante una matrice ortogonale. Gli autovalori di A2 sono λ1 = λ2 = 3 e λ3 = 1. L’autospazio V3 relativo all’autovalore doppio ha sicuramente dimensione due (in quanto A2 è diagonalizzabile) e, per la costruzione di N2 , vanno scelti due autovettori di V3 tra loro ortogonali, per esempio (1, 0, 0) e (0, 1, 1). Per l’altro autospazio si può scegliere (0, 1, −1) come generatore. Normalizzando la base ortogonale di autovettori, si ottiene la matrice √ 20 0 1 N2 = √ 0 1 1 . 2 0 1 −1 Con questa scelta di N2 , si ha 300 N2−1 A2 N2 = D2 = 0 3 0 . 001 MATRICE A3 . La matrice A3 non può essere diagonalizzata mediante una matrice ortogonale, perché non è simmetrica. DIAGONALIZZAZIONE - Matrici ortogonali. Matrici simmetriche e forme quadratiche 10 Esercizio 9 Si procede come per gli Esercizi 5, 6, 7 e 8, ma occorre discutere realtà e molteplicità degli autovalori al variare del parametro. 1) La matrice A ∈ R3,3 è diagonalizzabile su R se e solo se ha 3 autovalori (distinti o no) reali e regolari. Il polinomio caratteristico di A è P (λ) = (λ − 1) λ2 − 2aλ + 2a2 − a . Il secondo fattore di P (λ) ha discriminante 4a − 4a2 , per cui, affinché P (λ) = 0 abbia soluzioni tutte √ reali, a − a2 e deve essere 0 ≤ a ≤ 1. In tal caso, si hanno gli autovalori λ = 1, λ = a + 1 2 √ 2 λ3 = a − a − a , per i quali risulta 1 λ1 = λ2 ⇔ a = 1, ; 2 λ1 = λ3 ⇔ a = 1; λ2 = λ3 ⇔ a = 0, 1. Discutendo molteplicità degli autovalori e dimensione degli autospazi, si ottiene quanto segue: • per a 6= 0, 1, 12 , gli autovalori sono reali e distinti, per cui la matrice è sicuramente diagonalizzabile su R; • per a = 0, si ha λ1 = 1 e λ2 = λ3 = 0, per cui l’autovalore 0 ha molteplicità 2; la matrice A − 0I ha però rango 2, cioè la dimensione dell’autospazio V0 è 1, quindi la matrice non è diagonalizzabile; • per a = 1, si ha λ1 = λ2 = λ3 = 1, per cui l’autovalore 0 ha molteplicità 3; la matrice A − I ha però rango 1 (e non 0), quindi la matrice non è diagonalizzabile; • per a = 21 , la matrice è simmetrica reale e quindi è sicuramente diagonalizzabile. 2) Posto a = 12 , determiniamo gli autospazi relativi agli autovalori 1 (doppio) e 0 (semplice); si ottiene V0 = Sol (A) = L((0, 1, −1)) e V1 = Sol (A − I) = L((1, 0, 0), (0, 1, 1)). Una matrice invertibile che diagonalizza A è quindi 0 10 P = 1 0 1. −1 0 1 3) La matrice ortogonale N esiste, perché A è simmetrica; per determinarla, basta scegliere autovettori ortonormali negli autospazi trovati al punto precedente (uno in V0 e due in V1 ). Siccome la base (1, 0, 0), (0, 1, 1) trovata per V1 è già ortogonale, è sufficiente normalizzare le basi già usate per costruire P ; si ottiene √ 20 0 1 N = √ 1 0 1. 2 −1 0 1 DIAGONALIZZAZIONE - Matrici ortogonali. Matrici simmetriche e forme quadratiche 11 Esercizio 10 Ricordiamo che ad ogni forma quadratica q si associa una matrice simmetrica reale M , e viceversa, tramite la relazione q(X) = X T M X. La forma quadratica q(X) = X T M X risulta: • definita positiva se e solo se tutti gli autovalori di M sono > 0; • semidefinita positiva se e solo se tutti gli autovalori di M sono ≥ 0; • definita negativa se e solo se tutti gli autovalori di M sono < 0; • semidefinita negativa se e solo se tutti gli autovalori di M sono ≤ 0; • non definita se e solo se M ha due autovalori di segno opposto. 1) (i) Calcoliamo il polinomio caratteristico di A: −λ 0 −1 PA (λ) = det(A − λI) = 0 3 − λ 0 = (3 − λ) λ2 − λ − 1 . −1 0 1 − λ Risolvendo l’equazione PA (λ) = 0, troviamo gli autovalori di A: λ1 = 3, λ2 = √ 1− 5 2 . √ 1+ 5 2 e λ3 = Poiché ne esistono due di segno opposto (λ3 è negativo), la forma quadratica associata ad A è non definita. (ii) Il polinomio caratteristico di B è 1−λ 1 0 PB (λ) = 1 2 − λ 1 = −λ3 + 6λ2 − 9λ + 2. 0 1 3−λ Senza determinarli tutti esplicitamente (v. sotto, parte (ii) del punto 2)) possiamo contare il numero di autovalori positivi (strettamente) di B mediante la regola di Cartesio: la successione −1, 6, −9, 2 dei coefficienti di PB (λ) presenta 3 cambi di segno, quindi PB (λ) ha 3 radici positive (strettamente). Poiché il grado di PB (λ) è 3, ciò significa che tutti gli autovalori di B sono positivi (strettamente) e pertanto la forma quadratica associata a B è definita positiva. (iii) Il polinomio caratteristico di C è 1−λ 0 2 0 0 3−λ 0 2 4 3 2 PC (λ) = = λ − 4λ − 6λ + 20λ + 5. 2 0 −1 − λ 0 0 2 0 1−λ √ √ Anche in questo caso, non è immediato calcolare le radici di PC (λ) (che sono ± 5 e 2± 5), ma possiamo contare il numero di quelle positive (strettamente) mediante la regola di Cartesio: la successione 1, −4, −6, 20, 5 dei coefficienti presenta 2 cambi di segno, quindi PC (λ) ha 2 radici positive (strettamente). Poiché deg PC = 4 e PC (λ) non ha radici nulle (PC (0) = 5 6= 0), le quattro radici di PC (λ) (che sono tutte reali perché C è simmetrica) sono due positive e due negative (strettamente). Dunque C ha due autovalori di segno opposto e quindi la forma quadratica associata a C è non definita. 2) Ricordiamo che ogni forma quadratica q(X) = X T M X ammette una forma canonica del tipo q̄(X̄) = X̄ T D X̄ dove D è la matrice diagonale degli autovalori di M , ciascuno DIAGONALIZZAZIONE - Matrici ortogonali. Matrici simmetriche e forme quadratiche 12 ripetuto secondo la propria molteplicità. Dunque una forma canonica per la forma quadratica di matrice A (rispettivamente B) è la forma quadratica associata alla matrice diagonale degli autovalori di A (rispettivamente di B). √ √ (i) Gli autovalori di A sono già stati calcolati e sono 3, 1+2 5 e 1−2 5 . Una forma canonica per q (x, y, z) = X T AX è allora q̄ (x̄, ȳ, z̄) = X̄ T DX̄ con D matrice diagonale degli autovalori di A, cioè √ √ 3 0√ 0 x̄ 1+ 5 1+ 5 2 1− 5 2 2 0√ ȳ = 3x̄ + ȳ + z̄ . q̄ (x̄, ȳ, z̄) = x̄ ȳ z̄ 0 2 2 2 1− 5 z̄ 0 0 2 (ii) Per ottenere una forma canonica della forma quadratica di matrice B, occorre deter- minare esplicitamente le radici del polinomio caratteristico PB (λ) = −λ3 + 6λ2 − 9λ + 2 calcolato al punto 1). Poiché PB (2) = 0, dividiamo PB (λ) per (λ − 2) ed otteniamo −λ2 + 4λ − 1; dunque PB (λ) = − (λ − 2) λ2 − 4λ + 1 e le soluzioni di PB (λ) = 0 sono √ √ 2, 2 + 3 e 2 − 3. Una forma canonica per q (x, y, z) = X T BX è allora 0√ 0 x̄ √ √ 2 q̄ (x̄, ȳ, z̄) = x̄ ȳ z̄ 0 2 + 3 0√ ȳ = 2x̄2 + (2 + 3)ȳ 2 + (2 − 3)z̄ 2 . z̄ 0 0 2− 3 3) Un cambio di variabili che porta q (x, y, z) = X T AX alla forma canonica q̄ (x̄, ȳ, z̄) = X̄ T D X̄ trovata al punto 2), è il cambio di base X = P X̄ con P matrice di passaggio ortogonale che diagonalizza A in D, cioè tale che P T AP = D. Si tratta dunque di scrivere le equazioni del cambio di base X = P X̄ con P matrice le cui colonne sono le entrate di una base ortonormale di autovettori di A, coerentemente ordinata secondo l’ordine con cui gli autovalori sono stati disposti sulla diagonale di D. Calcolando gli autospazi di A, si trova √ √ V3 = L((0, 1, 0)), V 1+√5 = L((−2, 0, 1 + 5)) e V 1−√5 = L((−2, 0, 1 − 5)). 2 2 √ √ √ Posto per brevità a = k(−2, 0, 1 − 5)k = 10 + 2 5 e b = k(−2, 0, 1 − 5)k = p √ 10 − 2 5, una base ortonormale cercata è allora √ ! √ (−2, 0, 1 + 5) (−2, 0, 1 − 5) , , (0, 1, 0), a b p a cui corrisponde la matrice di passaggio 0 − a2 − 2b 0√ . P = 1 0√ 1+ 5 1− 5 0 a b DIAGONALIZZAZIONE - Matrici ortogonali. Matrici simmetriche e forme quadratiche 13 Un cambio di variabili che soddisfa la richiesta è allora X = P X̄, cioè 2 2 0 − a2 − 2b x̄ x x = − a ȳ − b z̄ y = 1 0 y = x̄ 0√ ȳ , cioè . √ √ √ 5 5 1− 1+ 5 5 1+ 1− z̄ z 0 a z= ȳ + z̄ b a b Osserviamo che queste equazioni possono essere facilmente esplicitate rispetto a X̄ = P −1 X, in quanto P è ortogonale e quindi risulta P −1 = P T . Si ottiene allora X̄ = P T X, cioè x̄ = y 0 1 0√ x x̄ √ 1+ 5 2 ȳ = − 2 0 1+ 5 y , cioè x + ȳ = − a a√ a a z . √ 1− 5 2 z z̄ 5 1− 2 −b 0 b z z̄ = − x + b b Esercizio 11 Ricordiamo che, data una matrice qualsiasi A ∈ Kn,n e dette λ1 , ..., λn le radici in C del suo polinomio caratterisitico, ciascuna ripetuta secondo la propria molteplicità, risulta sempre det A = λ1 · · · λn e tr A = λ1 + ... + λn . 1) Se q(X) è definita negativa, allora i due autovalori λ1 e λ2 di A (che sono reali, perché A è simmetrica) sono negativi. Quindi risulta det A = λ1 λ2 > 0 e tr A = λ1 + λ2 < 0. 2) Sapendo che det A = λ1 λ2 > 0, possiamo dedurre che i due autovalori λ1 e λ2 di A (entrambi reali) sono non nulli ed hanno lo stesso segno. Quindi la forma quadratica è definita positiva oppure definita negativa. 3) Se n = 3 e la forma quadratica è definita negativa, allora i tre autovalori λ1 , λ2 , λ3 di A (tutti reali, perché A è simmetrica) sono tutti negativi. Quindi risulta det A = λ1 λ2 λ3 < 0 (prodotto di tre numeri negativi) e tr A = λ1 + λ2 + λ3 < 0 (prodotto di tre numeri negativi). Se n = 3 e per ipotesi sappiamo solo che det A > 0, possiamo dedurre che gli autovalori λ1 , λ2 , λ3 di A (tutti reali) sono tutti positivi oppure uno positivo e due negativi. Quindi la forma quadratica è definita positiva oppure non definita.