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TRATTAMENTO DELLE ACQUE: Dpr del 2 aprile 2009, n. 59
Il Dpr del 2 aprile 2009, n. 59 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, n. 132, del
10 giugno 2009), entrato in vigore il 25 giugno 2009, ha reso obbligatorio
l'adeguamento degli impianti di trattamento dell'acqua calda nelle abitazioni,
quando i contenuti di calcare sono troppo elevati.
L'obbligo non coinvolge tutte le abitazioni, ma esclusivamente quelle ove la
durezza "temporanea" dell'acqua è pari o superiore a 25 gradi francesi
(impianti di riscaldamento) o a 15 gradi francesi (impianti per acqua calda).
Le prescrizioni del Dpr 59/09 diventano comunque inderogabili in alcuni casi
determinati:
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nuove costruzioni;
ristrutturazioni totali;
impianti termici installati ex novo o ristrutturati;
sostituzione di generatori di calore.
La durezza dell'acqua
La durezza viene generalmente espressa in gradi francesi (ºf, da non
confondere con ºF, che sono i gradi Fahrenheit), dove un grado rappresenta
10 mg di carbonato di calcio per litro d'acqua. Attualmente si usa anche il
grado MEC, che corrisponde ad 1 g di carbonato di calcio in 100 litri ed è
perciò uguale al grado francese.
In genere, le acque vengono classificate in base alla loro durezza come
segue:
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fino a 7ºf: molto dolci
da 7ºf a 14ºf: dolci
da 14ºf a 22ºf: mediamente dure
da 22ºf a 32ºf: discretamente dure
da 32ºf a 54ºf: dure
oltre 54ºf: molto dure
Per durezza temporanea si intende la situazione in cui i sali restano
insoluti anche quando l'acqua raggiunge l'ebollizione. Essa è dovuta
soprattutto alla presenza di bicarbonati di calcio e magnesio.
Nella stessa città, la durezza dell'acqua può variare secondo la zona, in
base alle fonti di prelievo dell'azienda fornitrice. E' comunque possibile
interpellare l'azienda distributrice (o consultarne il sito) per sapere qual
è la durezza della fornitura idrica nella propria zona.
Per misurarla esistono anche appositi kit utilizzabili più volte: sono
reperibili nei negozi di idraulica o nei centro fai-da-te e hanno costi
contenuti.
Danni nelle situazioni di "durezza"
Le acque ricche di calcio, evaporando per effetto della temperatura, provocano
un progressivo accumulo di carbonati di calcio che si depositano sulle
superfici di contatto.
Questo fenomeno comporta un notevole danno, in quanto spesso siamo
costretti a pagare grosse somme di denaro per le riparazioni degli impianti e
degli elettrodomestici.
L'accumulo di calcare ci costringe inoltre a consumare più energia per il
riscaldamento e la circolazione dell'acqua. Si calcola che un elettrodomestico
aggredito dal calcare consuma fino al 30% di energia in più e subisce un
invecchiamento precoce.
Poichè il fenomeno del calcare interessa principalmente i circuiti idraulici
dell'acqua calda, basterebbe trattare semplicemente l'acqua da riscaldare; ma
negli impianti domestici la stessa acqua deve servire anche per il consumo
personale e pertanto, nella scelta del tipo di trattamento, bisogna rispettare
non solo la legge, ma anche e soprattutto la nostra salute.
Un altro inconveniente legato alla eccessiva concentrazione di calcio e
magnesio nell'acqua (acqua molto dura) è quello di ostacolare l'azione dei
saponi e detersivi provocandone un eccessivo consumo e la inefficacia in
particolare per la pulizia profonda della pelle.
Pertanto, è inutile acquistare costosi saponi, detergenti, creme, se poi l'acqua
non è adatta per una perfetta pulizia. Avremo il risultato di inquinare
maggiormente l'ambiente e maltratteremo inutilmente la nostra pelle, in
particolare quella del viso.
Interventi da adottare
L'articolo 4, comma 14, del Dpr 59/09, prescrive:
a) in assenza di produzione di acqua calda sanitaria ed in presenza di
acqua di alimentazione dell'impianto con durezza temporanea maggiore o
uguale a 25 gradi francesi:
1) un trattamento chimico di condizionamento per impianti di potenza
nominale del focolare complessiva minore o uguale a 100 KW;
2) un trattamento di addolcimento per impianti di potenza nominale del
focolare complesiva compresa tra 100 e 350 KW;
b) nel caso di produzione di acqua calda sanitaria le disposizioni di cui alla
lettera a), numeri 1) e 2), valgono in presenza di acqua di alimentazione
dell'impianto con durezza temporanea maggiore di 15 gradi francesi.
Per le caldaie con potenza superiore a 350 KW, la legge prevede un
addolcitore con filtro di sicurezza che porti l'acqua sotto i 15 gradi
francesi.
In occasione di questi interventi, l'alternativa è dunque tra due sistemi: i
condizionatori magnetici (sotto i 25 ºf di durezza) o gli addolcitori chimici
(a resina o a polifosfati).
Dunque, sia al singolo proprietario di una casa che al condominio si offrono
più opportunità.
Chi ha un "termoautonomo" può mettere solo un apparecchio collegato alla
caldaia, in caso di rabbocchi dell'acqua che circola nei caloriferi. Oppure
(anche chi è servito da un centralizzato) può porre un apparecchio per la
lavatrice e uno per la lavastoviglie.
Si può anche decidere di trattare tutta l'acqua che circola in casa, collocando il
dispositivo subito dopo il contatore dell'acqua fredda che serve
l'appartamento.
In caso di caldaia che serva tutto il condominio, si può mettere solo un
apparecchio collegato all'impianto termico (in caso di rabbocchi dell'acqua che
circola nei caloriferi). Oppure si può decidere di ridurre il calcare in tutta
l'acqua che circola nel palazzo, collocando il dispositivo a monte della
condotta che immette acqua nel condominio.
Metodi a confronto
I trattamenti possibili sono di due tipi: fisico e chimico.
Il trattamento fisico avviene con il cosiddetto condizionatore (o
decalcificatore) magnetico. Consiste nel far passare l' acqua attraverso un
potente campo magnetico: il carbonato di calcio e tutti gli altri ioni disciolti nell'
acqua vengono saturati elettricamente e il calcare non ha più possibilità di
formarsi e di depositarsi, ma assume forma cristallina (chiamata "aragonite")
molto simile alla polvere del talco. In tal modo è facilmente trascinato dalla
corrente d'acqua evitando dannosi depositi.
I condizionatori magnetici (utilizzabili entro i limiti di durezza di 25 ºf) offrono i
seguenti vantaggi:
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non richiedono l'impiego di prodotti chimici e additivi;
le qualità naturali dell' acqua non vengono alterate;
nessun consumo di energia elettrica;
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maggiore efficienza degli impianti;
minore manutenzione degli impianti;
riduzione dei costi di gestione;
limitate dimensioni d' ingombro.
I trattamenti chimici più usati sono invece due: gli addolcitori con resine e
gli addolcitori con polifosfati.
Gli addolcitori con resine, durante il passaggio attraverso un letto di resine
impregnate di cloruro di sodio (il sale comune), sostituiscono il calcare con il
sodio del sale, mediante uno scambio ionico.
Questo trattamento, usato quando l'acqua ha una durezza superiore a 25 ºf,
presenta, però, alcuni inconvenienti.
Le resine devono essere disinfettate spesso, per evitare la formazione di flora
batterica con rischio per la salute del consumatore. Di qui la necessità di
utilizzare gli addolcitori provvisti di un impianto di disinfezione automatico per
le resine.
Le acque di scarico provenienti dalla rigenerazione delle resine pongono
problemi di inquinamento in quanto riducono la biodegradabilità delle acque
di fognatura. Inoltre, l'acqua trattata, ricca di carbonato di sodio, a temperature
oltre gli 85º C diventa aggressiva e può provocare la così detta "fragilità
caustica con rotture improvvise di tubazioni, caldaie, radiatori. Si possono
limitare questi fenomeni soltanto con una taratura adeguata dell'impianto in
modo da ridurre il consumo di sale.
Il trattamento con polifosfati unisce fosfati con carbonato di calcio per
formare un'unica macromolecola stabile.
Questo metodo è meno efficace del trattamento precedente e presenta i
seguenti inconvenienti:
- il dosaggio dei polifosfati con le economiche apparecchiature in commercio è
prefissato ad una certa quantità, mentre lo stesso dosaggio dovrebbe essere
proporzionale alla quantità di calcio presente nell' acqua, pertanto in molti
impianti si possono superare i valori limiti posti dalla legge, con possibili
danni per la salute;
- la macromolecola polifosfato-carbonato di calcio oltre i 70º C dà origine ad
anidride carbonica, calcare, e sali complessi ionizzati disciolti in acqua i cui
effetti sulla salute non sono ancora stati ben definiti.
Resta quindi assolutamente sconsigliabile l'utilizzo di polifosfati per acque
destinate all'alimentazione. Tuttavia gli addolcitori a polifosfati individuali
installati immediatamente a monte della lavatrice o dello scaldabagno - che
non trattano quindi l'acqua potabile che sgorga dal rubinetto da cucina reggono alle obiezioni salutistiche.
Gli addolcitori con polifosfati devono avere per legge, a monte dell'
impianto, una valvola di non ritorno per evitare possibili riflussi nella rete
idrica urbana.
GLOSSARIO
Addolcitore
Contribuisce, con un
processo chimico,
a ridurre gli ioni dei sali di
calcio e di magnesio
che danno durezza all'acqua.
Condizionatore magnetico
Trasforma il calcare in forma
cristallina
(denominata "aragonite"), molto
simile alla polvere del talco.
Filtro di sicurezza
Elimina particelle solide
dannose per rubinetti,
impianti ed elettrodomestici.
Gradi francesi
Misura della durezza dell'acqua:
1 ºf = 1 grammo di carbonato di
calcio in 100 litri.
Sanzioni e controlli
Deposito relazione tecnica
In caso di ristrutturazione dell'impianto, il committente deve depositare in
comune una relazione tecnica redatta da un professionista abilitato, da cui
risulterà l'adozione dell'impianto di trattamento del calcare.
Se si sostituisce la caldaia, la relazione è obbligatoria se il generatore di calore
supera i 35 KW di potenza (centralizzate). Se è inferiore, secondo il Dpr 59/09
la relazione va depositata solo s'è prevista dalle autorità locali competenti
(regioni o comuni). Quindi può capitare che:
a) il committente non depositi la relazione, magari perché non ha incaricato un
tecnico. In tal caso la sanzione prevista varia da 516,46 a 2.582,28 euro;
b) la relazione c'è, ma le opere eseguite non corrispondono. La sanzione
prevista va dal 5% al 25% del valore delle opere per il committente, e fino al
70% della tariffa per il professionista.
In caso di ristrutturazione e sostituzione, quanto fatto va annotato sul libretto di
impianto (per caldaie fino a 35 KW) o di centrale (potenze superiori) dalla
persona addetta al controllo e manutenzione dell'impianto, pena una "multa"
da 1.000 a 6.000 euro.
Ecco in sintesi le principali violazioni e le relative sanzioni:
Violazione
Sanzione
Il committente non deposita
Sanzione prevista da 516,46 a
la relazione.
2.582,28 euro.
Le opere eseguite non
corrispondono alle norme di
legge.
Sanzione dal 5% al 25% del
valore delle opere per il
committente;
fino al 70% della tariffa per il
professionista.
Le verifiche
I controlli sul posto sono esercitati dai comuni sopra i 40.000 abitanti e dalle
province altrove. Questi enti possono anche "sigillare" la caldaia se gli inviti a
provvedere alla messa a norma non vengono ottemperati.
Le agevolazioni fiscali
Il 36%
Anche nel caso di adeguamento degli impianti di trattamento dell'acqua non va
sottovalutato l'aspetto fiscale. Infatti è sempre possibile godere per questi
lavori della detrazione fiscale del 36% sul recupero, soddisfacendo
ovviamente tutti i requisiti previsti: comunicazione al Centro operativo di
Pescara, pagamento dell'ICI (se dovuta), bonifico bancario o postale, fatture
regolari, ecc.
Il 55%
Quella, più interessante, del 55% è godibile solo a condizione che il
trattamento dell'acqua riguardi l'impianto di riscaldamento e sia collegato alle
opere principalmente agevolate: ad esempio, la sostituzione della caldaia con
un modello a condensazione oppure con un impianto geotermico a bassa
entalpia, oppure la riqualificazione globale dello stabile in modo da
raggiungere un certo livello di efficienza energetica. La detrazione scade il
prossimo 31 dicembre 2010 e il governo ancora non si è espresso
sull'intenzione di prorogarla per gli anni successivi.