I Garibaldini nell`insurezione cretese del 1866-67

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I Garibaldini nell`insurezione cretese del 1866-67
Movimenti Filellenici nella Seconda Metà dell'800
I GARIBALDINI
NELL'INSURREZIONE
C R E T E S E DEL 1866/67
Leonida Kallivretakis
-W- « isola di C r e t a , seguendo l'esempio della Grecia continentale, era insorta
I
nel 1821 contro il dominio o t t o m a n o . M a l'isolamento geografico e l'in" • — * tervento degli Egiziani portò alla sanguinosa repressione della rivoluzione e così l'isola non fu inclusa nel nuovo regno greco del 1832. C r e t a rimase provincia o t t o m a n a fino al 1898, q u a n d o iniziò u n breve periodo di a u t o n o m i a fino
alla definitiva unione alla Grecia nel 1912.
Ciò che distingueva Creta all'interno d e l l ' I m p e r o o t t o m a n o era, tra l'altro,
la presenza in un territorio chiaramente delimitato — c o m ' è un'isola — di u n a
popolazione per la grande maggioranza omogenea per q u a n t o riguarda la lingua
(greca), la religione (ortodossa) e la coscienza di appartenere ad u n a concreta unità
nazionale. Nel X I X secolo, i cristiani erano la g r a n d e m a g g i o r a n z a dei 300.000
abitanti dell'isola, u n a maggioranza che fluttuava tra il 62 e il 7 7 % . Questo spiega in parte le ripetute sommosse, in contrapposizione ad altre provincie ottomane dove le popolazioni dominate non presentavano omogeneità religiosa e nazionale.
Agli inizi del 1866, l'atmosfera nell'isola era ancora u n a volta tesa. Lo hat-ih u m a y u m del 1856 che prometteva riforme a favore dell'uguaglianza tra sudditi
cristiani e m u s u l m a n i del Sultano, era rimasto lettera m o r t a , m i n a t o d a u n ' i n c a pace macchina amministrativa e da una società ostile ad ogni cambiamento. D'altra
parte, la situazione internazionale sembrava favorevole. I R o m e n i contestavano
la sovranità del Sultano. I Serbi chiedevano l ' a l l o n t a n a m e n t o delle ultime guarnigioni dal loro Paese. Anche l'Italia si p r e p a r a v a alla guerra, rivendicando Venezia e R o m a . Le rivendicazioni nazionali e r a n o o v u n q u e all'ordine del giorno.
In questo clima, l'assemblea generale dei Cretesi votò il 2 settembre 1866
l'abolizione del dominio ottomano e l'unione di C r e t a alla Grecia, affidando l'esecuzione di questa decisione a Dio, al coraggio del popolo cretese, alla mediazione delle G r a n d i potenze e all'aiuto dei Greci e di tutti i filelleni.
In quegli anni l'Italia usciva dalla guerra austro-prussiana. Lo scoppio della
rivoluzione cretese non poteva lasciare indifferente l'opinione pubblica italiana.
Del resto i rapporti tra il movimento per l'unificazione politica della frazionata
nazione italiana e la lotta per l'indipendenza dei Greci, avevano già u n a storia
di 45 anni culminante nella lotta del Risorgimento italiano.
Si riunirono comitati e si realizzarono collette in molte città italiane. In u n
caratteristico proclama l'Associazione filellenica di Firenze sottolineò che l'Italia
«non sarebbe stata capace di alzare la sua bandiera su Venezia recentemente conquistata, se r i m a n e v a insensibile alla voce del popolo cretese». Lo stesso generale
Garibaldi rese pubblico u n caloroso saluto e invitò i suoi volontari a prendere
parte alla rivoluzione. Così nel 1866 si pose il p r o b l e m a dei volontari garibaldini
a Creta.
Il n u m e r o di questi volontari prese già d a quell'epoca u n ' i m p o r t a n z a politica e divenne oggetto di sottili disquisizioni. Gli avversari della rivoluzione tendevano a sottolineare in particolare il ruolo dei volontari stranieri, nel loro tentativo di mostrare che il disordine nell'isola era m a n t e n u t o d a «bande formate di briganti stranieri che scelsero l'isola di C r e t a come teatro dei loro intrighi rivoluzio-
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Risorgimento greco e filellenismo italiano/Saggi
nari». Il problema dei sostenitori della rivolta era più complesso. D a u n a parte
volevano presentare la mobilitazione internazionale come u n a prova della risonanza che la rivoluzione aveva nell'opinione pubblica mondiale; contemporaneamente però rifuggivano dal sottolineare pubblicamente la partecipazione di volontari stranieri, in m o d o d a n o n offrire argomenti agli avversari.
Q u e s t o contribuì alla creazione di un mito sul n u m e r o dei garibaldini del
1866. Più tardi alcuni parlarono di 2.000. U n a ricerca non particolarmente esauriente su documenti d ' e p o c a (corrispondenza rivoluzionaria, archivi diplomatici, m e m o r i e di rivoluzionari e giornali) basta per convincere, credo, come questo
n u m e r o n o n corrisponda alla realtà. T u t t i i dati portano alla conclusione che i
garibaldini che a n d a r o n o a C r e t a n o n dovevano essere più di 200. Oltre a questi,
nel maggio del 1867, arrivò in Grecia anche Ricciotti Garibaldi con circa 40 garibaldini, alla fine però tornò in Italia senza prendere parte alla rivoluzione. Nel
frattempo, m e n t r e il 1867 a v a n z a v a , l'inasprimento della questione r o m a n a spostava l'interesse verso la penisola italiana.
Del resto le particolarità di C r e t a , le carestie e le sofferenze s e m b r a che diminuissero un p o ' il primo entusiasmo dei volontari stranieri. V a sottolineato che
i garibaldini ebbero difficoltà ad adattarsi alle particolarità ideologiche della lotta
cretese. In u n a società a r r e t r a t a come l ' o t t o m a n a , in cui la scissione tra domina*
...
. . . . .
tori e dominati coincide in gran parte con la divisione tra m u s u l m a n i e cristiani,
è naturale che la religione acquisti u n particolare peso. Difficilmente i garibaldini potevano capirlo, specialmente in u n ' e p o c a in cui la liberazione di R o m a era
ostacolata dalla Chiesa cattolica. È interessante notare come alcuni di loro vedevano la rivoluzione cretese, q u a n d o ritornarono delusi in Italia: «Questa rivoluzione non h a niente in c o m u n e con le nostre moderne rivoluzioni» ... «Al grido
'Viva il cristiano', la maggior parte di loro non sarebbe in grado di dire se combatte per la religione ο per la nazione» ... «Questi uomini non sono ancora degni
della libertà; ci siamo trovati in mezzo a questa triste sequenza di meschinità che
chiamano rivoluzione cretese, in questa d u r a vita delle m o n t a g n e , senza nessun
tipo di soddisfazione, senza gloria, tra esseri che derivano più dal coccodrillo che
dall'uomo». T u t t a v i a alcuni garibaldini scelsero «questa d u r a vita delle montagne, senza soddisfazione e senza gloria». E alcuni versarono anche il loro sangue
per la causa di C r e t a .
Almeno due garibaldini furono uccisi nel dicembre del 1866. L'ambasciatore italiano conta 28 morti fino al gennaio 1867. Altri due trovarono la morte nell'aprile del 1867. Infine, d u r a n t e la grande battaglia a Lassithi, alla fine di maggio del 1867, morì da m a r t i r e , cadendo nelle mani del nemico, il tenente Achille
de G r a n d i . Achille de G r a n d i (1840/1867) è u n esempio caratteristico di combattente del X I X secolo, ispirato dalle idee dell'internazionalismo rivoluzionario.
Milanese, combatté nel 1859 a fianco di Garibaldi, all'età di 19 a n n i . In seguito
andò volontario nella guerra civile americana. T o r n ò in Italia per prendere parte
alla guerra contro l'Austria nel 1866, tenente nel 61° reggimento. Aveva 27 anni
q u a n d o trovò la morte a C r e t a .
Concludo con le parole di u n altro garibaldino, di origine francese, di Leon
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Poinsot, che combatté a Creta ed anche lui morì, alcuni anni dopo, nell'America
latina. Dopo aver accusato quei garibaldini che non sapevano che «a Creta non
c'è altra soddisfazione di quella di fare il proprio dovere», annota: «Il nostro glorioso ed eroico generale Garibaldi disse, parlando a loro: 'Non è la prima volta
che alcuni mascalzoni si nascondono dietro la camicia rossa'. Per quanto riguarda gli altri garibaldini, essi rimasero fedeli al loro posto, onorarono e resero rispettabile il nome italiano a Creta».
GIUSEPPE L. GATTERI
L'olocausto di Arcadi (1871)
Coli, priii.
F. cal.
'
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