Trends Soluzioni cliniche a problemi comuni da affrontare nel
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Trends Soluzioni cliniche a problemi comuni da affrontare nel
14 Trends Anno VI n. 4 - Aprile 2010 Italian Edition Soluzioni cliniche a problemi comuni da affrontare nel posizionamento di compositi diretti di classe II Robert A. Lowe Introduzione: “La sfida della classe II” I restauri con composito usato direttamente su superfici posteriori prossimali sono ancora molto comuni in molti pazienti con problemi dentali. Diversamente dall’amalgama dentale, che può essere un materiale facile da usare dal punto di vista tecnico e può essere condensato usando un nastro in matrice per creare un contatto prossimale, il piazzamento corretto del materiale restaurativo composito crea una serie di particolari difficoltà per il dentista. Il processo d’aderenza è ben compreso dalla maggior parte dei medici per quanto riguarda l’isolamento e l’esecuzione, ma vi sono alcuni passi nel processo di posizionamento che creano difficoltà e portano a risultati tutt’altro che soddisfacenti. In questo articolo ci occuperemo di alcune aree specifiche: 1.trattamento delle parti molli nella regione interprossimale; 2.creazione di un contorno e contatto prossimale; 3.rifinitura e levigatura. Trattamento del tessuto gengivale interprossimale La più comune area ove il processo di adesione può non riuscire è il margine gengivale prossimale. Parte del problema consiste nell’impossibilità di accedere all’area per effettuare una riparazione senza rimuovere l’intero restauro. Come dichiarato dal dott. Ron Jackson, il restauro con riempimento dentale è usato per difetti minori (carie o microinfiltrazione) dell’interfaccia marginale che possono essere “rinnovate” o riparate rimuovendo la struttura del dente affetto e riparandola con addizionale materiale composito. A causa del legame tra materiale restaurativi e lo smalto e la dentina, il ricorso a questa soluzione è limitato. Ciò non vale per i restauri in metallo, che non sono legati alla struttura del dente. Se però la zona difettosa si trova sul margine gengivale prossimale o nel punto di giuntura di due superfici sulla corona di un dente o alla giuntura di due superfici della cavità dentale, l’accesso non è possibile. Per questo motivo il preciso adattamento del margine del materiale di restauro composito e la chiusura a perfetta tenuta in assenza d’umidità o di contaminazione con fluido crevicolare è di grandissima importanza. Nonostante ciò, a causa del livello di decadimento subgengivale e/o di infiammazioni gengivali, può risultare difficile chiudere a perfetta tenuta il margine gengivale con una matrice alla presenza di sangue. Contatto prossimale e contorno Un’altra sfida che il dentista deve affrontare è la ricreazione del contatto con il dente adiacente e, al contempo, il restauro della corretta forma anatomica interprossimale, tenendo in considerazione le limitazioni del sistema di matrici convenzionale. Lo spessore della matrice e la possibilità di comprimere il legamento peridentale del dente da restaurare e di quello adiacente ad esso, a volte rendono molto difficile il restauro di denti con contatto prossimale. Dal punto di vista anatomico, la superficie posteriore prossimale è convessa, occlusa e concava rispetto alla gengiva. Il contatto prossimale è ellittico in direzione bucco-linguale e si trova a circa un millimetro in direzione apicale rispetto al punto più alto della cresta marginale. Mentre la superficie del dente procede lungo la gengiva, dal punto di contatto verso la giunzione in cementoenamel, si forma una concavità che contiene la papilla interdentale. Il sistema di matrici convenzionale consiste in sottili strisce metalliche che si pongono in circonferenza introno al dente da restaurare e sono fissate con un apparecchio di fissaggio. Mentre è possibile il contatto con il dente adiacente, è praticamente impossibile ricreare la naturale anatomia convessa/concava della superficie prossimale anteriore a causa delle limitazioni di questi sistemi. I tentativi di “dare forma” o “brunire” i nastri matrice con strumenti ellittici può aiutare a creare un contatto non-anatomico, ma “distorce” o crea un “rientro” del nastro e non ricrea completamente i contorni interprossimali. Senza il supporto della forma anatomica del dente, la papilla interdentale potrebbe non riempire completamente l’apertura gengivale, creando una potenziale trappola per il cibo e aree d’eccessiva accumulazione di placca. Il restauro composito diretto di classe II può presentare più di una sfida da superare per il dentista, per l’impossibilità di comprimere il materiale in resina contro la matrice, alla stessa maniera dell’amalgama, rendendo quindi difficile il contatto prossimale. ficie del composito e i sigillanti per la superficie vengono usati per creare un addizionale margine di sigillatura che vada oltre alle limitate possibilità dei nostri strumenti. Caso clinico: restauro diretto in composito di classe II Il caso mostrato in Fig. 1 presenta una carie, riscontrabile radiograficamente, della superficie prossimale del dente numero 3. L’area d’intervento viene isolata usando un OptiDam (Kerr Hawe). In Fig. 1 - Questa prospettiva occlusa prima dell’intervento mostra un molare mascellare con una carie riscontrabile radiograficamente sulla superficie mesio-prossimale. Fig. 2 - Dopo il completamento della cavità si vede un’emorragia nell’area prossimale. Rifinitura e lucidatura del restauro in composito Materiale composito diretto non si scolpisce come l’amalgama, anche se molti dentisti lo desidererebbero. Sfortunatamente ciò significa che la maggior parte dei compositi posteriori vengono scolpiti con una fresa. Ciò non fa parte della rifinitura e lucidatura del restauro. Bisogna ricordare che la maggior parte delle forme cuspidali sono convesse e non possono essere scolpite con uno strumento rotante convesso che va da una superficie concava al materiale di restauro. Il composito dovrebbe essere posto gradualmente e modellato per raggiungere la giusta forma occlusiva, a seguito di un leggero indurimento. Il processo di rifinitura e lucidatura viene eseguito per ottenere un preciso adattamento al margine ed eseguire piccoli adattamenti occlusivi. La gomma abrasiva rifinisce ulteriormente la super- Fig. 3 - Expasyl® (Kerr Corporation) viene distribuito sull’area prossimale con una siringa e poi posto usando un cotton pellet asciutto. Fig. 4 - Dopo aver risciacquato la maggior parte dell’Expasyl (si noti che una piccola quantità di Expasyl resta nell’area submarginale per un ulteriore controllo dell’emorragia), il tessuto prossimale viene eliminato e l’emorragia fermata permettendo un facile posizionamento della matrice sezionale a nastro. seguito, un’esclusiva attrezzatura chiamata “FenderWedge” (cuneo di protezione) (Garrison Dental Solutions) viene posizionata nell’area mesiale-prossimale dopo preparazione con una fresa al carburo 330. La carie è minima, quindi il progetto è di usare un preparato tradizionale. Il FenderWedge proteggerà la superficie prossimale adiacente da un’accidentale escoriazione causata dalla fresa nel predisporre l’apertura prossimale per la preparazione della cavità. Dopo la rimozione della carie e il completamento della cavità prossimale occlusale, la zona d’intervento viene isolata con una diga in gomma. La Fig. 2 mostra chiaramente che il tessuto gengivale prossimale è stato abraso durante la preparazione della cavità e vi sono segni d’emorragia. Non è consigliabile sciacquare l’emorragia con acqua e procedere velocemente all’applicazione della matrice a nastro. Anche nel caso in cui questa operazione abbia successo, è molto probabile che del sangue si infiltri nella preparazione dell’area gengivale rendendo impossibile l’acquaforte e il piazzamento dell’adesivo dentinale senza contaminazione. Un modo eccellente per risolvere il problema dell’emorragia del tessuto prossimale in modo veloce e completo è quello di applicare Expasyl (Kerr Corporation) sull’area, posizionarlo con un cotton pellet asciutto e attendere 1 o 2 minuti (Fig. 3). Usando un misto di aria e acqua, risciacquare l’Expasyl lasciando solo un po’ di materiale in cima al tessuto, ma al di sotto del margine gengivale della preparazione (Fig. 4). L’Expasyl manterrà il tessuto lontano dal margine della preparazione e il controllo di qualsiasi emorragia, e renderà più facile il posizionamento della matrice prossimale senza il rischio di contaminazione dell’area d’intervento. Le preparazioni di classe II che necessitano di una matrice a nastro, per il restauro richiederanno una ricostruzione della cresta marginale, contatto prossimale e spesso una grande porzione di superficie interprossimale. Lo scopo del posizionamento del composito è di eseguire queste operazioni in modo da limitare l’uso di strumenti rotatori per il contouring e la rifinitura. Ciò vale in particolar modo per la superficie interprossimale. A causa delle limitazioni all’accesso per motivi clinici all’area prossimale, è molto difficile scolpire e dare una forma corretta a questa superficie del restauro. La corretta ricostruzione di quest’area è in gran parte raggiunta grazie alla forma della matrice a nastro e al suo accurato piazzamento. Dopo la rimozione della carie e del vecchio materiale di restauro dalla cavità, è determinata la sagoma per la preparazione per la cavità. Se rimane una parte del contatto prossimale non deve essere necessariamente eliminato. DT pagina 15 Trends 15 Italian Edition DT Anno VI n. 4 - Aprile 2010 pagina 14 È bene conservare la maggiore quantità possibile di struttura dentale sana e non affetta da carie. Se non è possibile porre la matrice a nastro attraverso il contatto rimanente, il contatto può essere aperto usando una striscia fine in diamante (DS25F - Komet Usa). Il sistema di matrici Composi-Tight 3D™ è stato scelto come ausilio nel restauro della morfologia dentale mesiale prossimale di questo primo molare mascellare. La matrice a nastro appropriata è quella che corrisponde meglio dal punto di vista anatomico al dente da restaurare e che in larghezza e altezza corrisponde alla superficie prossimale. L’altezza della matrice sezionale, se adeguatamente posizionata, non dovrebbe superare la cresta marginale adiacente. A causa della forma anatomica concava, il contatto prossimale si otterrà approssimativamente a un millimetro in direzione apicale rispetto all’altezza della cresta marginale. Il Composi-Tight Matrix Forceps™ (forcipe per matrici) è usato per porre la matrice a nastro scelta nella giusta direzione nell’area prossimale. La buona presa di questo strumento permetterà un posizionamento più esatto rispetto alla pinza che potrebbe danneggiare o piegare la matrice a nastro. La matrice a nastro sezionale (Garrison Dental Solutions) è posizionata e inserita usando il Fig. 5 - Una matrice a nastro sezionale stretto dalle Composi-Tight Matrix Forceps™, uno strumento che permette il preciso posizionamento della matrice a nastro sezionale senza causare deformazioni. Fig. 6a - La WedgeWand™ durante l’applicazione clinica con il cuneo piegato a 90 gradi rispetto all’impugnatura. forcipe Composi-Tight Matrix per il dente numero 14 nell’area mesiale prossimale (Fig. 5). L’orientamento del nastro e l’adattabilità rendono possibile un posizionamento preciso anche in aree posteriori di difficile accesso. In seguito, è sta- Fig. 6b - Le WedgeWands garantiscono un’ottima sigillatura. Fig. 7 - Il Soft Face™ 3D-Ring è in posizione. Si noti la precisione della sigillatura della superficie cava con il bordo ottenuto grazie alla matrice sezionale. bilizzata la parte gengivale del nastro e sigillata sul margine a superficie cava della preparazione usando il WedgeWand™ cuneo flessibile della misura adeguata (Figg. 6a, 6b). DT pagina 16 16 Trends Anno VI n. 4 - Aprile 2010 DT pagina 15 La misura del cuneo flessibile Wedge Wand dovrebbe essere abbastanza ampia da contenere la porzione gengivale sigillata contro la superficie cava della preparazione, mentre la parte opposta del cuneo è fermamente posta sulla superficie del dente adiacente. Per posizionare il cuneo, la Wedge Wand viene piegata a 90 gradi nel punto in cui il cuneo incontra l’impugnatura. Il cuneo flessibile può essere ora posto facendo pressione in modo adeguato, senza l’uso della pinza per il cotone che spesso può risultare difficile da maneggiare. Una volta che il cuneo è orientato correttamente, una torsione della bacchetta rilascia il cuneo. Il forcipe G-Ring™ è poi usato per posizionare il “Soft Face™ 3D-Ring” (anello 3D a superficie morbida). Le basi del “Soft Face™ 3D-Ring” sono posizionate su entrambi i lati del cuneo flessibile e l’anello è rilasciato dal forcipe. La forza del “3D-Ring” provoca una lieve separazione dei denti a causa di una compressione dei legamenti paradontali e gli esclusivi tamponi del Soft Face 3D ring abbracciano la morfologia prossimale delle superfici buccali e linguali del dente adiacente, mentre al contempo creano un adattamento incredibilmente preciso della matrice sezionale ai margini della superficie cava del dente (Fig. 7). Lo scopo della matrice prossimale perfetta è di eliminare la necessità di usare strumenti a rotazione per rimuovere materiale eccedente a causa di una matrice adattata male. Una volta che la matrice sezionale è convenientemente separata dal cuneo e il “Soft Face™ 3D-Ring” è in posizione, il processo di restauro può cominciare. Esecuzione della tecnica della mordenzatura Italian Edition totale in 15 secondi, 10 secondi sul margine in smalto e 5 secondi sulla superficie in dentina usando acido fosforico al 37%. Il mordenzante è poi risciacquato per almeno 15-20 secondi per assicurare la rimozione completa. Il preparato viene poi asciugato con aria e nuovamente bagnato con desensibilizzante AcquaSeal™ (AcquaMed Technologies) per disinfettare la superficie della cavità, creare una superficie umida per il bonding e iniziare la penetrazione di HEMA nei tuboli dentinali. Un agente legante di quinta generazione (OptiBond® Solo Plus™, Kerr Corporation) viene poi posizionato su tutte le superfici della cavità. Il solvente è fatto evaporare spruzzando un leggero flusso d’aria sulla superficie della preparazione. L’adesivo viene attivato con la luce per 20 secondi; il prossimo passo è il posizionamento di uno stato di materiale microibrido. Inizialmente, usando una dose monouso, la prima dose di composito microibrido (Premise™, Kerr Corporation) è posto nell’apertura prossimale della preparazione. Uno strumento di condensazione non appuntito è usato per adattare il materiale di restauro all’interno della matrice sezionale e della preparazione. Il primo strato non dovrebbe superare lo spessore di 2 millimetri. Dopo attivazione con la luce del primo strato, il secondo strato dovrebbe estendersi alla porzione apicale del contatto interprossimale e attraverso il piano pulpare. Gli strati facciali e linguali sono posizionati e scolpiti usando una Goldstein Flexithin Mini 4 (Hu-Friedy). Un pennello Keystone n.2 (Patterson Dental) è immerso leggermente in resina e usato per portare il materiale verso i margini e lisciare la superficie del composito. La Fig. 9 mostra il restauro dopo il completamento dello strato in smalto prima della rimozione della matrice a nastro. Il forcipe Composi-Tight Matrix viene usato per rimuovere la matrice sezionale dopo la rimozione del cuneo flessibile del “Soft Face 3D-Ring”. La rifinitura e la lucidatura avverranno usando una fresa di rifinitura al carburo Q-Finisher® (Komet Usa). Di norma, 3 grane, e di conseguenza 3 diverse frese, vengono usate per la rifinitura del materiale composito. Con il sistema Q-Finisher la fresa con le strisce blu-gialle con la sua lama a configurazione esclusiva svolge il lavoro di due frese in una. Si ottiene un’eccellente superficie sia sul materiale composito sia sul dente naturale, grazie al design a taglio croce dello strumento da taglio. Il rifinitore a punta sottile Q-Finisher (H134Q - 0.14), usato per aggiustamenti minori a occlusioni sulla superficie del restauro, se necessari, è per lisciare e rifinire le aree marginali del materiale di restauro ove è possibile l’accesso (Fig. 10). La fresa di rifinitura ultra fine a strisce bianche (H134UF - 0.14) è usata nelle aree restaurate per una rifinitura di precisione (Fig. 11). Le punte di lucidatura Komet Diamond (verde - lucidatura e grigio - alta brillantezza) vengono poi usate per lucidare e rifinire la superficie di restauro (Fig. 12). Una volta che la lucidatura è completata, l’ultima fase consiste nel posizionamento di un sigillante di superficie (Sealn-Shine, Pulpdent Corporation) per sigillare e proteggere qualsiasi imperfezione microscopica nell’interfaccia marginale del restauro che può rimanere a causa dell’impossibilità d’accesso a queste aree a livello micron. Si tenga a mente che un esploratore può sentire al massimo uno spazio di 30 micron. I batteri hanno un diametro di 1 micron. Lo scopo del Seal-n-Shine è di chiudere questi spazi. La Fig. 13 mostra una prospettiva occlusale della restaurazione di classe II completata. Conclusioni Fig. 8 - Il restauro in composito completato prima della rimozione della matrice a nastro. Il posizionamento della matrice ricostruisce con precisione la forma prossimale del dente. Fig. 9 - Il restauro immediatamente dopo la rimozione della matrice. È stata descritta una tecnica per: 1.controllare l’emorragia del tessuto prossimale prima del posizionamento della matrice con Expasyl® (Kerr Corporation); 2.utilizzare un sistema di matrici sezionali (ComposiTight 3D™ - WedgeWand™, Garrison Dental Solutions) e un composito nanofilled microibrido (Premise™, KerrCorporation) per creare una superficie prossimale anatomicamente precisa; 3.usare il Q-Finisher®, due sistemi di rifinitura con frese composite (Komet Usa) per rifinire e poi lucidare con abrasivi compositi a diamante (Komet Usa), rifinire l’integrità marginale senza distruggere la forma occlusiva anatomica. La superficie interprossimale è stata ricreata con contorni identici all’anatomia naturale e ha un contatto ellittico con il dente adiacente. Con una adeguata forma occlusionale e prossimale questo restauro invisibile con composito diretto resterà intatto per molti anni. Fig. 10 - La fresa di rifinitura al carburo appuntita Q-Finisher® è usata per gli aggiustamenti minori di occlusioni e per rifinire i margini del restauro. Fig. 11 - La fresa di rifinitura a punta ultra fine è usata per rifinire e lucidare ulteriormente le aree di restauro già rifinite. Fig. 12 - Un lucidatore a punta fine in composito di diamante liscia le aree aggiustate durante la lucidatura. Fig. 13 - Una prospettiva occlusiva della restaurazione diretta con composito MO dopo l’applicazione del sigillante Seal-n-Shinet. Autore Robert A. Lowe, DDS, FAGD, FICD, FADI, FACD, gestisce uno studio privato a Charlotte, NC, Usa. Si è diplomato all’American Board of Aesthetic Dentistry, tiene lezioni a livello internazionale ed è presidente della commissione di consulenza per la formazione continua della Advanstar Dental Media. È contattabile al numero: (704) 364-4711 o all’indirizzo e-mail [email protected].