Leggi, vivi e scopri la tua valle.

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Leggi, vivi e scopri la tua valle.
Mensile d’Informazione
Settembre 2010 - n.0
IN QUESTO NUMERO
Perchè in Valmarecchia
50 anni fa...
50 anni che il trenino non fà più servizio
Tana Libera Tutti
Una grande famiglia di Volontari
Banda Musicale Minatori di Perticara
Una strada lunga 150 anni
Il Premio Pascoli a Luca Cesari
Riconoscimento alla poesia della vallata
Chi lascia la strada vecchia ...
Aspettative dei giovani sul passaggio in Romagna
Sanità in Valmarecchia
Situazione ad un anno dall’integrazione
“Leggi, vivi
e scopri
la tua valle.”
NOVITÀ 2010
Sommario
2 Perchè in Valmarecchia
22 Madame ha gradito?..
4 50 anni fa...
24 L’Arca di Noé
6 Musei aperti a Casteldelci
26 Prelude/Interlude
50annicheiltreninononfàpiùservizio
7 Tana Libera Tutti
LaFieradiRiminipresenta
LagrandefotografiaaSanLeo
29 Augusto Deluigi
UnagrandefamigliadiVolontari
Conferimentomedagliad’Onore
8 La Fiera delle Castagne
30 Fiera di San Michele
11 Verucchio 10-10-10
31 Le Fiere di Santarcangelo
Messo a “dormire”
LagiornataTouring
Leorigini
32 Museo Sapignoli
15 Il Premio Pascoli a Luca Cesari
33 Una perla del Montefeltro
16 Chi lascia la strada vecchia ...
34 Gli antichi frutti d’Italia ...
18 Sanità in Valmarecchia
35 Magica atmosfera
21 Torriana al naturale
36 Viaggiare in ... sicurezza
Unastradalunga150anni
AspettativedeigiovanisulpassaggioinRomagna
Culturaenaturasifondono
Potrai sfogliare il giornale
sul portale lavalmarecchia.it
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www.lavalmarecchia.it
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EDITO E STAMPATO DA
GRAPH snc - San Leo (RN)
Tel. e Fax 0541 923738
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DIRETTORE RESPONSABILE
Ottavio Celli
REDAZIONE CENTRALE
Ottavio Celli, Natalino Cappelli
IMPAGINAZIONE E GRAFICA
12 Banda Musicale Minatori di Perticara
“inValmarecchia”
anno 0 - n° 0
Settembre 2010
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Ottavio Celli
COLLABORATORI
Natalino Cappelli, Rita Celli,
Rita Giannini, Lucia Ugolini,
Paola Fesani, Manlio Flenghi,
Adriano Menghi, Stefano
Zanchini, Domenico Celli, Anna
Teresa Celli, Giuseppe Zanetti,
Pierluigi Germani,
Amministrazioni Comunali.
Gli inserzionisti sono responsabili dei
marchi, dei loghi, delle immagini, ecc.
pubblicati nei loro spazi. InValmarecchia
non risponde per eventuali dichiarazioni,
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L’editore non è responsabile per eventuali errori di stampa.
Tutti i diritti sono riservati.
Ogni riproduzione anche parziale sarà
perseguita a norma di legge.
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Perchè...
Carilettori
Il passaggio dei sette Comuni dell’AltaValmarecchia nella provincia di Rimini se da una parte porta a compimento una
rivendicazione storica avviata già all’indomani dell’Unità d’Italia, dall’altra innesca un processo di integrazione che non
può essere solo istituzionale e amministrativo.
Per questo abbiamo pensato ad un giornale interamente rivolto a chi vive e lavora in valmarecchia e a tutto ciò, dall’attualità agli eventi, che avviene nel territorio della vallata o con essa si relaziona.
È il nuovo mensile “InValmarecchia”, del quale questo rappresenta il numero zero, stampato in 22.000copie, edito da
Graphsnc e distribuito gratuitamente a tutte le famiglie degli undici Comuni: Casteldelci Pennabilli, Santagata, Maiolo,
Novafeltria, Talamello, San Leo, Verucchio, Poggio Berni, Torriana, Santarcangelo e nelle frazioni Riminesi di Corpolò e
Vergiano coprendo in tal modo l’intera valle.
Dunque questo primo editoriale è chiamato ad una responsabilità e ad un compito molto grande in quanto, oltre a costituire l’inaugurazione di una nuova testata, per tutti noi è il concretizzarsi di un sogno quello di dare vita ad un giornale
che si prefigge di essere innovativo.
Innovativo, non solo perché vuole contribuire a rafforzare il senso comune di appartenenza ad un territorio, ma perché
aperto a tutti coloro che desiderano pubblicare i loro scritti sulle tematiche, le più svariate che riflettono la vita di tutti i
giorni e quindi diretto ad un pubblico eterogeneo ed interessato ad approfondire argomenti ed eventi tratti dall’esperienza
diretta e quotidiana.
Oggi è estremamente difficile individuare canali di informazione nei quali la “normalità” abbia accesso e dai quali possano scaturire per i lettori informazioni e anche opinioni capaci di suscitare dialoghi costruttivi con interscambi di idee
e di valori.
Alla forza della carta stampata si unirà la pubblicazione online del giornale sull’ormai affermato portale di promozione del
territorio locale lavalmarecchia.it che con le sue oltre 6000 visite mensili vi darà la possibilità di una ancora maggiore e
differente visibilità.
Vorremmo creare punti di riferimento per iniziative positive e rispondere a tutti coloro che spesso si sono chiesti “come
arrivare ad un giornale, come farsi conoscere, come posso far sapere chi sono, che pure io esisto”.
A questi diciamo: “InValmarecchia” è il tuo giornale.
Il direttore
La carta usata per questo giornale è certificata per un corretto e
massimo rispetto della natura.
Ricicla al meglio questa rivista e potrai rileggerla sulla stessa carta.
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olio extra vergine e uno spicchio d’aglio.
Aggiungere brodo di pesce e lasciare andare per
qualche minuto.
Cuocere la pasta in acqua salata, scolare e saltare in padella con il pesce.
Impiattare aggiungendo una presa di prezzemolo tritato fine.
Buon appetito
Prossima apertura Pizzeria
20003
50 anni fa...
Il prossimo Ottobre sono 50 anni che il trenino non fa più servizio
La costruzione della ferrovia Rimini-Novafeltria,
chiesta da più parti come complemento del più
ampio progetto Pedemontana Subapenninica, ebbe
inizio nel 1912 con la concessione rilasciata il 25
novembre alla Società Anonima delle Ferrovia e
Tramvie Padane.
Il tracciato previsto, con scartamento ridotto (95
cm), partiva dalla stazione di Rimini Centrale, posta nei pressi della stazione ferroviaria della Ferrovia
Bologna-Ancona, e proseguendo lungo la valle del
fiume Marecchia, raggiungeva il centro abitato di
Novafeltria, che allora si chiamava Mercatino Marecchia (comune allora con circa 5.000 abitanti).
La ferrovia fu aperta al traffico con trazione a vapore
il 21 giugno 1916 tra Rimini e Verucchio (sezione di
18 km), nel 1921 fu raggiunta San Marino-Torello e
fu completata l’anno dopo, con l’apertura in data 18
giugno 1922 della rimanente sezione fino al capolinea di Mercatino Marecchia.
La lunghezza totale della ferrovia risultessere di
35,6 km circa (di cui 12,5 km in sede stradale e
9,5 km con sede protetta). La pendenza massima
del 30 per mille con un raggio minimo delle curve
di soli 70 m; le rotaie di 22,5 kg/m non permettevono la velocità oltre i 40 km/h. La ferrovia era
allacciata anche al porto di Rimini da un raccordo
lungo 1,8 km.
La gestione venne inizialmente assunta dalla SocietFerrovie e Tramvie Padane (FTP), che la mantenne
fino al 1932, anno in cui decadde per insormontabili difficoltà economiche della stessa società concessionaria. La gestione della rete delle Padane venne
44
I pesanti carri armati “Sherman” percorrono la Via Marecchiese, in basso si possono
notare le rotaie del trenino. Per gentile concessione dell’Imperial War Museum, London.
quindi assunta direttamente dallo Stato nel maggio
del 1933 mediante l’istituzione della Gestione Commissariale Governativa Ferrovie Padane.
La seconda guerra mondiale distrusse buona parte
della ferrovia che venne poi ricostruita nel 1948
adattandola alla ferrovia subappenninica nel tratto
Verucchio-Pietracuta.
Dagli anni cinquanta il traffico venne trasformato a
trazione diesel, con 3 Littorine prodotte dalle Officine Raffaele Ranieri di Roma ed equipaggiate con
motori General Motors recuperati dai mezzi bellici.
Si trattava di 3 automotrici unidirezionali del tipo
“autobus a rotaia” (Schienenbus) a due assi, con
una potenza di 165 CV, ed erano dotate di 35 posti a
sedere (da questo il nome ALn 35) chiamate anche
Emmine poi affiancate da una quarta automotrice
Ranieri-GM bidirezionale a carrelli con 52 posti a
sedere e 300 CV di potenza (classificata Aln 52.10
FP). Tutte queste automotrici fecero servizio fino
alla chiusura della linea avvenuta nel 1960.
In seguito alla cessazione del servizio su questa
linea, le automotrici vennero vendute alla Ferrovia Circumetnea e qui fecero servizio per diversi
anni fino al loro smantellamento per raggiunti limiti di età.
Il 15 ottobre 1960, chiusa la ferrovia presero servizio le corriere della stessa Gestione Commissa-
riale delle Ferrovie Padane. È bene ricordare che
questa ferrovia non ha mai perso una corsa, anzi
le ha raddoppiate dal momento in cui tutti i mezzi
dell’epoca erano fermi per le forti nevicate che si
susseguirono in quei nevosi inverni, ed i viaggiatori
potevano aspettare nelle calde stazioni il transito
del convoglio.
Un esempio su tutti quello dell’alluvione del novembre 1956 che si fermo pure il treno BolognaAncona... ma il trenino o la littorina portò casa i suoi
pendolari.
In quell’anno la ferrovia trasporta circa 300.000
viaggiatori e più di 190 t di merci.
Dopo la dismissione, la sede ferroviaria quasi interamente in sede promiscua, è stata riutilizzata per
allargare la sede (o costruire variante di tracciato)
della strada statale 258.
Sopravvivono solo alcuni edifici (come stazioni e caselli), riutilizzati per gli scopi più diversi, alcuni dei
resti del ponte ad arco nel tratto Torello - Pietracuta
lungo il tracciato storico sono ancora visibili.
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Musei aperti
a Casteldelci
Casteldelci aderisce all’iniziativa “Musei Aperti 2010”.
Tutte le domeniche di novembre la Casa Museo “Sandro
Colarieti” situata nel centro storico, sarà aperta con due
sezioni archeologiche:
Sezione Archeologica Preistorica, che contiene testimonianze del territorio dall’epoca preistorica fino
all’Età del Ferro;
Nuova Sezione Archeologica Medioevale, in cui verranno esposti reperti raccolti presso le rovine del Castello di Uguccione della Faggiola, a cura del professor Daniele Sacco dell’Università di Urbino.
Nei giorni 7, 14, 21 e 28 Novembre 2010 il salone centrale della Casa Museo ospiterà la mostra fotografica di
Luciano Liuzzi “Immagini dal Vietnam”.
Per informazioni Tel. 0541 915423
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piacevoli momenti ricchi di gusto.
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realizzati dallo chef Nicola e serviti in una
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ospiti del Ristorante Villa Chandon ed una
divertente area gioco all’interno del parco
consente anche ai più piccoli di divertirsi
in piena sicurezza, sempre seguiti dai
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Tana
Libera
Tutti
una grande famiglia di volontari
L’Associazione Tana libera tutti nasce nel 2000 dal bisogno e dall’incontro di genitori con figli diversamente abili,
per aiutarsi nell’affrontare le tante problematiche legate
al mondo della disabilità.
In questi anni, nella casetta dataci dalla Comunità Montana, si è lavorato molto, con tanti volontari e personale
specializzato, si sono organizzati laboratori a carattere
riabilitativo, ludico, ricreativo rivolti a tutti i bambini e
ragazzi per una vera integrazione.
In estate, da anni, gestiamo con successo il Centro Estivo
proponendo laboratori di ricamo, cucito, uncinetto, falegnameria, e nel nuovo forno a legna si cuoce il pane.
I bimbi hanno conosciuto e giocato con galline, anatroccoli, coniglietti e naturalmente con i cavalli.Quest’anno
il Centro Estivo si è concluso con una emozionante serata di campeggio con tante tende attorno al fuoco. Nella
circostanza i nostri ragazzi hanno fatto parte dello staff
collaborando per la realizzazione delle attività.
Nel maneggio MON-TANA, che abbiamo in gestione, continua l’esperienza di ippoterapia rivolta a disabili psicofisici con personale qualificato ANIRE e per tutti (a partire
dai tre anni) lezioni di equitazione.
Continua il progetto “si parte” rivolto a ragazzi che da
tempo hanno terminato l’obbligo scolastico e che sono,
purtroppo, a totale carico delle famiglie: si incontrano
nella sede al pomeriggio e con educatori specializzati lavorano sul potenziamento delle abilità acquisite per una
maggiore autonomia e responsabilità. Per questo si organizzano cene con amici e
insieme decidono il menu,
fanno la spesa, cucinano in
un clima di vero benessere.
Ci sono poi le serate in pizzeria, ai concerti, al cinema, in biblioteca ed anche
escursioni nei paesi vicini.
L’impegno è raggiungere
obiettivi specifici per una
sempre maggior autonomia.
Quest’anno prevediamo anche l’avviamento al lavoro proponendo giardinaggio, orto, una piccola fattoria didattica,
e lavori di manutenzione del centro.
Ora tra i progetti più importanti e impegnativi si pensa al
“DOPO DI NOI” con il sogno di poter ampliare la struttura che nel frattempo è diventata stretta, e impegnare i
ragazzi in una piccola attività di ristorazione, dotando la
stessa struttura di monolocali dove abitare, in un luogo
semi-protetto e tranquillo immerso nella natura.
L’associazione Tana libera tutti vuole continuare ad investire le sue energie disponibili perchè tutti i ragazzi,
indipendentemente dalla loro condizione, possanio sviluppare le loro potenzialità in situazione di benessere:
ambienti accoglienti, adeguatamente attrezzati con l’aiuto di personale qualificato pronto all’accoglienza.
Per tutto questo si ringraziano, gli Enti Locali, le Istituzioni che da sempre ci sostengono, la Provincia di Rimini
che ha subito finanziato diversi nostri importanti progetti.
Ringraziamo gli amici-soci che ci aiutano da sempre, anche con il cinque per mille.
Invitiamo sempre tutti, venite a conoscerci e magari ad
aiutarci: ne abbiamo bisogno.
Per informazioni 0541 922308 - 339 8399277
Presidente
Paola Fesani
7
Talamello
a
12 Fiera delle Castagne
10 ottobre 2010
La fiera delle castagne tende essenzialmente alla
valorizzazione del pregiato prodotto del sottobosco
già inserito nell’elenco nazionale dei prodotti tradizionali. Si tratta di un vero e proprio prodotto di
nicchia, caratterizzato da una produzione piuttosto
limitata e la presenza di questi castagneti secolariattesta la coltivazione delle castagne fin da epoca remota, infatti sembra che l’introduzione di
tale cultura si faccia risalire alla presenza
di ordini monastici in epoca medievale.
Durante la manifestazione, vendita di
castagnedirettamente dai produttori
tuteche fanno parte del consorzio di tute
gastronomila e valorizzazione, stand gastronomi
ci, possibilità per gruppi e scolarensche
di escursione nei castagneti per la raccolta
del frutto, attività a carattere ludico e musicale per
grandi e piccini. I bambini della scuola materna e
della primaria di Talamello svolgono le attività di miniguide turistiche per i tanti visitatori che partecipano all’evento.
La fiera è pensata per far passare una giornata di
festa e relax alle famiglie. Il Comune di Talamello
si propone però di far conoscere anche alle nuove
generazioni questo antico frutto che in passato rappresentava una fondamentale risorsa alimentare per
le nostre zone collinari e montane. La gamma degli
usi del cosidetto marrone nella cucina del nostro
territorio è molto vasta, si va infatti dalle classiche
caldarroste, alle ballotte lessate in acqua, ai dolci
con farina di castagne ed a squisite confetture.
Menghi Adriano
Messo a “dormire”
Anche quest’anno i primi di Agosto, dopo attenta selezione, è stato infossato il famoso formaggio “Ambra” di Talamello.
Ora per tre mesi dormirà nelle fosse secolari di
arenaria per risvegliarsi a Novembre ed allietare il
palato dei buongustai. A noi tutti in trepida attesa non rimane che aspettare il suo risveglio e darci
appuntamento alla sua Sagra nello storico borgo di
Talamello.
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9
Riapertura
30
settembre
Dalle ore 17,00 alle 19,00 verrà offerto l’aperitivo della casa.
Per la cena sarà gradita la prenotazione.
Novità: Sala Lounge per i vostri aperitivi con musica e serate a tema.
Disponibile anche per cerimonie, compleanni, banchetti e cene sociali.
Oltre ai tradizionali Vini della Tenuta Amalia, potrete accompagnare i vostri
pasti o i vostri aperitivi con una selezione di Vini dell’Enoteca Amatori.
Ristorante Al Pesce Azzurro
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Chiuso il mercoledì
10
Verucchio 10-10-10
la Giornata Touring
Il 10-10-10 il Touring Club Italiano invita a scoprire
piccole località dell’entroterra dove la tipicità si può
vivere e assaporare, dove la storia, i monumenti e
l’ambiente fanno parte della quotidianità.
Un’Italia a colori, unita però nella qualità, in un’eccellenza certificata in base ad oltre 250 rigorosi
parametri turistici e ambientali, periodicamente verificati secondo le esigenze e il punto di vista del
viaggiatore, un’Italia da 10 e lode.
Cos’è il marchio Bandiera arancione? È il marchio di
qualità che seleziona e certifica le piccole località
dell’entroterra, in base a rigorosi parametri turistici e ambientali. È stata pensata dal punto di vista
del viaggiatore e della sua esperienza di visita: viene
assegnata alle località che non solo godono di un
patrimonio storico, culturale e ambientale di pregio,
ma sanno offrire al turista un’accoglienza di qualità.
La Giornata Touring si svolge sotto l’Alto Patronato
del Presidente della Repubblica, con il Patrocinio
del Ministero del Turismo e del Ministero per i Beni
e le Attività Culturali; è un momento di festa e incontro tra i Soci, di conoscenza e aggregazione con
amici e simpatizzanti, che si svolge contemporaneamente in 85 località di tutta Italia, selezionate
e certificate con la il marchio di qualità Bandiera
Arancione del Touring assegnato ai piccoli borghi
dell’entroterra con meno di 15.000 abitanti. Verucchio è stato fra l’altro preferito dal T.C.I. fra tutti i
comuni partecipanti all’iniziativa, come luogo dove
essere presente con i propri volontari (consoli, fiduciari aziendali, soci volontari e dipendenti) per farsi
conoscere ai visitatori.
Questa importante iniziativa turistica e culturale
permetterà a soci e simpatizzanti del Touring Club
di conoscere, attraverso i relativi canali promozionali, la nostra cittadina, che accoglierà i soci TCI
riservando loro visite guidate gratuite al museo civico e alla Rocca malatestiana, mentre per tutti sarà
possibile visitare gratuitamente ed eccezionalmente
due siti culturali verucchiesi poco conosciuti, ossia
la Pieve Romanica, grazie anche alla collaborazione
della Parrocchia S. Martino di Verucchio, e del sito
archeologico etrusco di Pian del Monte, entrambi visitabili domenica 10 ottobre con accompagnamento
di una guida turistica, a cura della Pro Loco di Verucchio. Durante tutta la giornata, Verucchio tornerà
indietro nel passato che la vide splendere sotto la
dominazione malatestiana, e sarà animata da mercatino medievale, spettacoli itineranti e esibizione
di arti e mestieri. Ai ristoratori locali sarà chiesto di
proporre menù a tema mentre in piazza un gazebo
sarà allestito a cura dei consoli provinciali del Touring Club per dare la possibilità di conoscere l’attività del TCI, le convenzioni dei soci tesserati, e si
potranno effettuare per tutti i nuovi tesseramenti a
prezzo eccezionalmente ridotto.
Per maggiorni informazioni, consultare il sito internet del Comune di Verucchio all’indirizzo web:
www.comune.verucchio.rn.it
11
Banda Musicale Minatori di Perticara
Una strada lunga 150 anni
L’8 settembre 2010 corre il 150° anniversario della fondazione della gloriosa Banda Musicale Minatori di Perticara. Per la storica circostanza, con il patrocinio del Comune di Novafeltria e per i caratteri della Graph snc di
San Leo, è stato pubblicato il volume “Banda Musicale
Minatori Perticara – Una strada lunga 150 anni”, che
illustra le vicende di questo corpo bandistico con documenti storici e con una corposa iconografia. Mentre tutte
le altre del circondario si sono sciolte come neve al sole,
la Banda Musicale di Perticara, ancora oggi, nonostante la “veneranda età”, mantiene spirito ed entusiasmo
giovanile, tanta vitalità e vigoria musicale. Essa è la più
longeva ed amata istituzione di Perticara e con la sua
gente ha condiviso tutte le gioie e i dolori che il destino
ineluttabilmente ha loro riservato durante questo lungo
percorso.
Il progresso tecnologico, che sempre più velocemente
rende le cose umane obsolete, ed altrettanto velocemente trasforma le società, nulla ha potuto contro la Banda
Musicale di Perticara che ha continuato a navigare anche
quando l’oceano era burrascoso: le due guerre mondiali,
la chiusura della miniera di zolfo e della Camiceria Alea,
l’attuale crisi mondiale. La Banda non è solamente un
punto di incontro musicale, ma costituisce, soprattutto,
un polo di sana aggregazione sociale che si fonde in un
tutt’uno con la Cittadinanza Perticarese.
Sfogliando le pagine dedicate ai maestri che si sono susseguiti alla direzione di questo corpo bandistico, due meritano una particolare citazione:
Il M°. Giovanni Evangelisti che, in tutta umiltà e con
grande energia, ha preservato la Banda Musicale dalla
“disgregazione”, dopo la chiusura della miniera di zolfo,
gettando solide basi per il futuro;
Il M°. Ermes Santolini che ha insegnato ai musicisti non
solo le regole dell’armonia musicale, ma anche quelle
dell’armonia di vita. Sotto la direzione di questo titolato accademico, la Banda Musicale Minatori di Perticara
sta vivendo una nuova giovinezza e sta raggiungendo traguardi importanti, ottenendo sempre più alti e qualificati
riconoscimenti.
Da oltre sei generazioni Perticara custodisce gelosamente
il proprio tesoro musicale: è proprio il caso di dire che
Euterpe abbia voluto premiare la stirpe perticarese.
Ripercorriamo le tappe storiche fondamentali.
Il complesso musicale di Perticara fu costituito l’8 settembre 1860 in concomitanza con il movimento insurrezionale del Montefreltro. Sul finire del Secolo XIX, Camillo Masini istituì la “Società Filarmonica di Perticara”,
formata da circa venti musicisti. L’originario nucleo bandistico, proprio perché formato da minatori, ebbe la sede
in località Miniera. Un secondo corpo bandistico fu costituito a Perticara e, ben presto, raggiunse il numero ed il
prestigio del precedente. Il primo direttore fu soprannominato “Brustlon” perché, avendo contratto il vaiolo da
bambino, aveva il volto butterato; proveniva da Cesena e
suonava la tromba. La presenza contemporanea dei due
concerti musicali, quello di Miniera e quello di Perticara,
è stata tramandata dallo scrittore Francesco Sapori, con
il romanzo intitolato “Casa dei nonni”. E’ passata alla
storia la sfida lanciata il 1° luglio 1926 dal Maestro Carlo Marini, direttore della Banda di Perticara, al Maestro
Angelo Preti, direttore della Banda di Miniera. La sfida
degenerò in una lunga polemica, per terminare con un
nulla di fatto.
Dopo oltre mezzo secolo di rivalità, le bande musicali di
Miniera e di Perticara si unirono dando vita ad un corpo
bandistico di ottanta elementi. Fu il direttore della Miniera Montecatini, ing. Valsecchi, a riuscire in questo in-
tento. L’avvenimento fu festeggiato nel Teatro Sociale di
Perticara proprio nella ricorrenza del Patrono San Martino, dell’11 novembre 1929. L’incarico di dirigere il nuovo
corpo bandistico fu affidato al Maestro Filidauro Tessitori,
mentre la gestione venne assegnata al CRAL Montecatini.
Dal 1930 si susseguirono, nella direzione, i maestri Luigi Giacomini, Giacomo Ducci, Attilio Preti, Carlo Marini,
Mottolesi e Filidauro Tessitori. Furono presidenti i signori:
Ettore Magnani, Leopoldo Bertozzi ed Eliseo Evangelisti.
I Maestri Elia Racchini, Luigi Minghetti e Rodolfo Trinchera
Il maestro Elia Racchini, di origine pesarese, venne ad
abitare a Perticara non per ragioni di lavoro o per scopi commerciali, ma perché confinato dal partito fascista
per motivi politici. Diresse la Banda Musicale Minatori di
Perticara dal 1938 circa al 1940. Era sposato con una
contessa che a Perticara non fu mai vista e risiedeva a Ca’
de Masi, in un appartamento della Società Montecatini.
Durante il secondo conflitto mondiale, la Banda Musicale Minatori di Perticara continuò la propria attività sotto
la direzione del Maestro Luigi Minghetti che, nell’anno
1940, era succeduto al maestro Elia Racchini. Sotto la
sua severa e capace direzione musicale, il corpo bandistico di Perticara acquistò prestigio e riconoscimenti: era
allora presidente il Cav. Agostino Poggioli. Nel 1950 fu
sostituito dal maestro Rodolfo Trinchera. La Banda Musicale di Perticara conquistò il premio, allora più ambito,
vincendo il concorso “1° Convegno Regionale per Bande Musicali Marchigiane”, tenutosi a Civitanova Marche
nell’anno 1957.
Anno 1964 - Chiusura Della Miniera, “Disgregazione” E
Rinnascita Della Banda
Era il 14 aprile dell’anno 1964. In quel triste giorno, sul
cantiere “Certino”, cessava ogni attività. La miniera, che
aveva elargito benessere ai minatori, chiudeva definitivamente i suoi ingressi. Iniziarono i trasferimenti negli stabilimenti della Società Montecatini, ubicati in varie città
d’Italia, mentre una parte consistente di operai veniva
pensionata. In questa crisi fu coinvolta anche la gloriosa
Banda Musicale di Perticara il cui organico era formato,
in gran parte, da quei minatori che erano stati trasferiti
con le rispettive famiglie: il numero dei componenti si
era più che dimezzato e non si poteva più fare affidamento sui cospicui finanziamenti che la Società Montecatini
elargiva. Tutto appariva irrimediabilmente perduto… In
quel periodo era nata l’Associazione Pro Loco, fortemente voluta dal parroco Don Pietro Cappella, che si attivò
per non perdere questa tradizione tanto cara al Paese.
Il presidente, rag. Carlo Bertozzi, riunì i pochi musicisti
rimasti che, all’unanimità, decisero di continuare nominando maestro della Banda il signor Giovanni Evangelisti.
Iniziava così il nuovo cammino: nei cuori tanta speranza! Per rimpiazzare i musicisti che erano stati trasferiti,
era necessario preparare musicalmente nuovi giovani. Su
interessamento del maestro Gino Ghilardi, futuro Sindaco del Comune di Novafeltria, fu concesso a Perticara il
primo Corso di Orientamento Musicale: la cattedra venne
assegnata al M°. Giovanni Evangelisti. Perticara ha un
grande debito di riconoscenza verso questa persona che,
con la sua buona volontà, seppe attirare numerosissimi
giovani, trasmettendo ad essi la passione per la nobile
arte della musica. I corsi continuarono: la Banda Musicale crebbe in tutti i sensi e gli allievi più dotati continuarono gli studi presso i vari conservatori di Pesaro e
Rimini. Questo fu il periodo aureo per gli studi musicali
che, nel corso degli anni, diede i suoi frutti. Conseguirono
il diploma, divenendo professori di musica i signori: Ermes Santolini, Roberto De Carli, Enrico Brunelli, Lorenzo
Brunelli, Fulvio Bevitori, Maura Angelini, Monica Simoncini, Roberta Rinaldi , Gianluca Carigi, Augusto Nanni e
Simona Agostini. Il primo grande sussulto di orgoglio, la
Banda Musicale Pro Loco di Perticara lo diede nell’anno 1967 quando si aggiudicò il prestigioso concorso “La
tromba d’oro”.
Gli anni settanta: si cambia Maestro, si cambia divisa.
Nel mese di ottobre del 1970 morì il maestro Giovanni
Evangelisti e, alla direzione della Banda Musicale Minatori di Perticara, subentrò il maestro Dante Barbieri . Il
29 giugno 1975, amorevolmente diretti dal loro maestro
e sostenuti dal presidente Livio Belloni (Baffo), in occasione del Raduno dell’Associazione Nazionale Carabinieri
di Pesaro, debuttò una schiera di giovanissimi, con un’età
compresa fra i 12 e i 14 anni. Nell’occasione, fu indossata la nuova e fiammante divisa. Durante i festeggiamenti
del “Ferragosto” 1976, in mezzo ai musicisti, sfilò impettita, nella sua sgargiante divisa, una ragazzina armata di
clarino. Levò in alto la voce del suo strumento, unendola
agli altri, in un festoso e pirotecnico gioco di voci. Si
chiama Annalisa Bettini ed è nata a Limbiate nel 1962
da genitori perticaresi .
I Maestri Matteo Amadei e Roberto Rinaldi
Nel 1983 ci lasciava il maestro Dante Barbieri. Gli subentrava Matteo Amadei, per gli amici “Pitin”, figlio di
una famiglia di musicisti, reduce dalle miniere del Belgio, sindacalista. Matteo ristrutturò la banda non solo da
un punto di vista musicale, ma anche istituzionale ed
amministrativo. La Banda Musicale Minatori di Perticara divenne un’associazione legalmente riconosciuta, con
un proprio statuto. Questo merito deve essere parimenti
riconosciuto all’amico Giancarlo Greppi che ha saputo
supportare il maestro nell’attività amministrativa ed eco-
nomica con modestia ed onestà. La scomparsa
improvvisa di Matteo Amadei, uno dei maestri
più amati, gettò nello sconforto tutti i musicisti. Lasciò un vuoto che sembrava incolmabile.
Si decise di continuare ed il timone fu preso
da Roberto Rinaldi che, fra tutti, era ritenuto il
più capace. Roberto Rinaldi, classe 1968, con i
suoi venticinque anni è stato il più giovane maestro a dirigere il corpo bandistico di Perticara.
Consegnò il testimone ad Ermes Santolini, agli
inizi del 1994.
Anno 1997, Città Del Vaticano, udienza dal
Papa Giovanni Paolo II.
Uno dei momenti più importanti e prestigiosi
della storia della Banda Musicale Minatori di
Perticara è stato il concerto effettuato nella Città del Vaticano, durante l’udienza dal Papa Giovanni Paolo II, in occasione del pellegrinaggio
della Diocesi San Marino – Montefeltro, organizzato nel mese di aprile del 1997.
Un aneddoto. Al termine dell’udienza, mentre
la sala Nervi si andava vuotando, il vescovo Rabitti rimase gelato dal cenno “imperioso” che il
Santo Padre fece perché gli si accostasse. Mentre saliva i gradini che lo portavano al cospetto
della massima Autorità della Chiesa Cattolica,
meditava: “Certamente mi segnalerà una qualche manchevolezza,
speriamo involontaria, nel rispetto del cerimoniale….”. Quando fu a
tu per tu, il Papa si alzò e gli chiese: “Eminenza, quella bellissima
canzone, che ha intonato la Banda Musicale Minatori di Perticara,
com’è intitolata ? ” Rispose il Vescovo: “Ma… Santità… è Romagna
Mia !”. Mentre il Vescovo Rabitti baciava l’anello per accomiatarsi,
il Papa, ancora: “Riferisca al maestro che mi piace tantissimo !”.
La storia recente: il Maestro Ermes Santolini
Dal 1994 il maestro Ermes Santolini guida le sorti musicali del suo
Paese. Perticarese doc, porta nelle vene il sangue del papà minatore. Ebbe una prima impostazione musicale a 10 anni dall’allora
direttore della Banda Musicale di Perticara, maestro Giovanni Evangelisti, per poi iscriversi al liceo musicale “G. Lettimi” di Rimini,
sotto la guida del maestro Orio Lucchi. Si diplomò brillantemente
in tromba nel 1975 presso il Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro,
come allievo del maestro Giancarlo Schiaffini con il quale seguì anche un corso di jazz e di perfezionamento. Già, giovane allievo, si
distingueva per avere conseguito una borsa di studio dalla “Morthon
School” dell’Illinois (USA) e per essere stato scelto tra i tre allievi inviati al Conservatorio di Saint Maur de Fossè (Parigi) a rappresentare
l’Istituto “Lettimi” in uno scambio culturale. Oltre ad essere fedele
custode delle tradizioni musicali della Banda Minatori di Perticara,
ha saputo innestare una ventata di novità sia nel repertorio, che nella
strumentazione, potenziando l’organico con musicisti giovanissimi
coinvolgendoli in questa nobile arte e aiutandoli nel difficile percorso
della maturità che si acquisisce attraverso la consapevolezza delle
proprie capacità e nel socializzare non solo con i coetanei, ma con
persone di diverse generazioni.
Auguri a tutto il Corpo Bandistico ed al Direttivo.
Manlio Flenghi
14
VINCELAGENUINITA’
La Dolcevita, il gelato di qualità, vi aspetta
nella nuova location in via Casale 336 a Villa Verucchio, innagurata il 9 maggio scorso.
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Arriva anche il Premio Pascoli
per la poesia della nostra valle
Il poeta Luca Cesari vince il Pascoli subito dopo il Luzi.
Qualche mese fa il riconoscimento del suo libro al Premio internazionale Mario Luzi, consegnato a Roma, ora il
conferimento del Premio Pascoli, che ha vinto nella sezione poesia edita in lingua. Luca Cesari, attento studioso e
preparatissimo professore di estetica a Urbino, è tornato
alla poesia dopo un ventennio di silenzio e la sua raccolta,
Quando posa in terra il piede di Rachele (2009), ha subito conquistato il favore della critica nazionale, vincendo il
Premio Giovanni Pascoli e finendo nella rosa dei quattro
finalisti al Premio internazionale di poesia Mario Luzi. Un
traguardo eccezionale, dovuto ai suoi grandi meriti, considerato che non ha nessun editore alle spalle. All’autore,
originario della Vallata del Marecchia, a cui è profondamente legato, abbiamo chiesto di parlarci del nuovo, inatteso,
prestigioso evento e del suo lavoro apprezzato compositivo.
Pochi mesi fa l’inclusione nella Rosa dei Finalisti del Premio internazionale Luzi, ora il conferimento del Premio Pascoli 2010 per la raccolta edita in lingua: come ci si sente
a ricevere riconoscimenti così prestigiosi?
Come non esserne intimamente, profondamente, appagati? Nel contempo li accolgo con molta timidezza. Non so se
la timidezza è un’alleata per me, di sicuro una compagna
di vita. Se questa raccolta pubblicata clandestinamente (e
per ora mai entrata in libreria) ha avuto un successo, vuol
dire che la ricerca silenziosa che conduco ha incontrato
lettori secondo i quali essa presenta certe qualità. E tra
i primissimi, al di là dei giurati dei due premi e di Gillo
Dorfles che ne ha parlato in modo molto lusinghiero su un
prestigioso quotidiano, desidero ricordare Tiziana Mattioli
e Giorgio Cerboni Baiardi.
Lei ha pubblicato i suoi componimenti in un Quaderno di
Università aperta, dunque senza un editore che goda di
una distribuzione nazionale. Merito ancora maggiore …
Come sente di commentare questo fatto?
La collana entro cui è apparso il libro, a cura di Vilma
Baldinini, è un piccolo organo nato a corona delle attività
dell’Università aperta che ha sede a Novafeltria. Ho scritto
le poesie raccolte in Quando posa in terra il piede di Rachele, nei quattro-cinque mesi successivi alla morte di mia
madre, Rachele Mazzoni, appunto, che è stata scrittrice (è
uscito in questi giorni un suo diario interiore e religioso
dal titolo Ho incontrato Lourdes) e alla quale avevamo deciso di dedicare un quaderno (Sul sentiero battuto, 2009)
con suoi componimenti in prosa e poesia. Una volta, mia
madre, molti anni addietro, ai tempi delle mie prime soddisfazioni pubbliche, mi disse: sarebbe bello, una volta, io
e te, pubblicare fianco a fianco, una cosa tua e una mia.
Ho desiderato tornare alla poesia dopo un lungo silenzio
(che è stato solo pubblico, non privato) ripartendo da zero,
insieme a lei. E mi ha portato fortuna.
Il suo essere poeta è un
aspetto della sua personalità
d’intellettuale che è rimasto
in ombra rispetto alla sua attività di saggista e studioso di estetica. Perché?
Confesso che, dopo il 1992, dopo aver fatto alcuni passi
buoni come poeta (dal “verri” all’“Anno di Poesia” di Jaca
Book) mi sono fermato e con grande sorpresa di chi mi conosceva, per alcune circostanze esteriori. Mi sono buttato
negli studi, ho fatto, credo, in questo campo, qualcosa di
buono o che mi è stato riconosciuto come tale. E dentro di
me pensavo ormai che non avrei più pubblicato poesie; o
forse che avrei finito col pubblicare, avanti negli anni, un
libro a margine delle pubblicazioni di carattere studioso.
Ma non mi sono mai fermato. Il fiume sulle cui sponde
vivo, ha continuato a parlarmi in ogni stagione in tutti questi anni. Ad un certo punto, accenno nel libro al ‘fastello
delle carte’. Si tratta di un fastello molto reale che, appena
possibile, vedrà la luce.
Vuol dire che si sta preparando a dare un carattere più sistematico alla sua attività compositiva di poeta? Sta scrivendo?
Ho appena dato una poesia all’amico Piero Sanavio per un
quaderno americano dedicato a Ezra Pound, e un’altra ancora per un quaderno dedicato a San Giovanni Battista che
si pubblicherà a margine della mostra cesenate La croce, la
testa il piatto. Certo, questo nuovo, improvviso, corso torrentizio dato dai fatti recenti alla mia attività, mi ha fatto
risentire la gioia e la libertà assoluta della parola poetica.
Ed insieme della sua necessità – come diceva Rilke. Non la
sentivo da tanto. Ho molta carne sul fuoco come studioso,
due libri da consegnare … Liberatomi da questi impegni,
credo che tornerò con una nuova raccolta in cui presente e
passato, ancora una volta, si incontreranno.
Dalle sue prime poesie apparse sul “verri” nel 1982, sono
trascorsi molti anni, si sente cambiato da allora?
I miei inizi sono stati troppo precoci e precipitosi. A venti
anni, avanguardeggiavo sotto l’ala di Anceschi all’Università
di Bologna. Ho avuto bisogno di molti ritorni in me stesso.
L’ultimo e il più proficuo è stato dopo la morte di mia madre.
Lo stimolo a pubblicare ancora è venuto, appunto, da questa grande perdita umana, non solo per lei ma per molti a
giudicare dalla vicenda, anche pubblica, di sua madre …
Ho avuto nella vita due grandi maestri: il primo è mia madre,
a lei debbo il nutrimento ricevuto, infine lo sprone a parlare,
ad aver fiducia nelle mie capacità. Il secondo è Anceschi,
teorico maieuta di tutta la poesia italiana dagli anni trenta
sino a quella di fine secolo che, per quanto mi riguarda, ha
una data d’inizio: L’ultimo aprile bianco di Conte.
Rita Giannini
15
Chi lascia la strada vecchia per
quella nuova sa che cosa lascia,
ma sa che cosa trova?
Le aspettative dei giovani della Valmarecchia sul passaggio dei
Sette Comuni in Provincia di Rimini.
Un noto proverbio dice che “Chi lascia la strada vecchia
per quella nuova sa che cosa lascia ma non sa che cosa
trova.” Questa indubbia verità costituisce il punto di
partenza per riflettere sul recente passaggio dei Sette
Comuni della Valmarecchia in Emilia Romagna. Come
tutti i cambiamenti, è necessario infatti aspettarsi sia
vantaggi che svantaggi spesso difficili da identificare a
priori. Essendo il passaggio un evento piuttosto recente, effettuare una valutazione complessiva e’ ancora
difficile e forse prematuro: pare che le somme possano
essere tratte solo in un arco di tempo maggiore e quindi per il momento ci si limita ad analizzare sensazioni
ed aspettative. La campagna di informazione che ha
preceduto il voto ha sviscerato solo parte dei dubbi su
possibili benefici e non, ma è stata sicuramente cruciale nel portare, quest’anno, alla democratica decisione di abbandonare definitivamente la sigla PU ed
entrare ufficialmente a far parte della Romagna.
Tuttavia, sondando il terreno si registra ancora una
certa incertezza fra la popolazione e il desiderio di rimandare la valutazione definitiva a data da destinarsi,
quando sarà possibile soppesare, dati alla mano, pro e
contro del cambiamento. Esclusi i più aggiornati, che
seguono con fervore ed attenzione ogni passo di questa
avventura, la maggior parte dei giovani sembra ancora
un po’ confusa ma decisamente carica di grandi aspettative verso la nuova appartenenza. Ciò che traspare
è un diffuso ottimismo e una certa fiducia che il passaggio alla Provincia di Rimini possa essere stata una
decisione vantaggiosa per ambo le parti.
La ragione principale che forse ha giustificato una così
grande maggioranza della popolazione a sostegno del
passaggio in Emilia Romagna sembra infatti da ricer-
16
care nel fortissimo legame che anche i più giovani sentono con la città di Rimini piuttosto che con Pesaro o
le Marche stesse. Ora, infatti, non saranno più solo il
prefisso telefonico o il dialetto, la piadina cucinata in
casa dalla nonna o l’orchestra Romagnola che suona
alla festa del paese a rendere i Sette Comuni un’appendice collinare del Riminese, ma a pieno titolo si dovrà e potrà fare riferimento alla città di Fellini per ogni
evenienza. E in questa ottica, il passaggio alla nuova
provincia sembra un atto dovuto e naturale. Come è
stato giustamente sottolineato, infatti, “non per niente il fiume Marecchia sfocia a Rimini” e di fatto siamo sempre stati portati a rivolgere a valle la nostra
attenzione. Inoltre, molti riconoscono anche a livello
territoriale un forte legame con la nuova regione ed il
ricongiungimento assume quindi un connotato di ovvia
necessità per il ritorno a quelle origini che giustificano
le tradizioni ed il folklore della Valmarecchia.
Oltre al sentimento di appartenenza che sembra quindi
essere la ragione primaria a sostegno delle tante inclinazioni positive verso il passaggio in Romagna, molte
sono anche le motivazioni prettamente pratiche che
sembrano preannunciare numerosi vantaggi. In primis,
sicuramente, il beneficio legato a tutti quei servizi che
d’ora in poi verranno erogati direttamente dalla provincia di Rimini, permettendoci di evitare macchina
ed autostrada prima necessari per raggiungere Pesaro.
Un’altra interessante considerazione deve essere fatta
per tutti coloro, in gran parte giovani e giovanissimi,
che sono stati costretti a spostarsi a Rimini per ragioni di studio, sport o lavoro e che sono stati fino ad
oggi penalizzati per usufruire di un servizio in Emilia
Romagna essendo invece residenti nelle Marche. Qua-
lunque eventuale riconoscimento o beneficio avente
come requisito fondamentale la residenza e l’utilizzo
del servizio nella stessa regione, veniva infatti spesso precluso. Da ora in poi, invece, saremo papabili
candidati Romagnoli al 100%. Sembra probabile che
sempre più ragazzi continueranno a studiare, lavorare
o praticare sport a Rimini o dintorni, quindi massimo
dovrebbe essere il beneficio per i cittadini della vallata. La stessa riflessione vale per quei lavoratori, liberi
professionisti e non, che non saranno più costretti a
scegliere se iscriversi ad un albo o una graduatoria in
una regione piuttosto che l’atra, rischiando quindi di
essere rimbalzati a chilometri e chilometri di distanza,
ma potranno contare su una situazione più favorevole
e coerente con le loro necessità.
Rimanendo sempre sul tema del lavoro, di questi tempi importante e centralissimo, pare che il passaggio in
Provincia di Rimini renda i giovani della vallata particolarmente speranzosi. Essi identificano infatti nella
Riviera Romagnola una grande opportunità, avendo
molte aspettative soprattutto in termini di offerte lavorative o nuove prospettive. Sicuramente la provincia
di Rimini e l’Emilia Romagna insieme sembrano avere
un potenziale maggiore rispetto al Pesarese, o se non
ce l’hanno in termini di numeri, hanno una visibilità e
un’attrattiva che fa ben sperare. Non che le porte di
Rimini ci fossero precluse in passato, ma sicuramente
si può ora confidare in una maggiore collaborazione fra
enti della riviera e dell’entroterra.
Molto diffusa è anche la speranza che la nuova provincia valorizzi l’inestimabile patrimonio che ha appena
ereditato annettendo i Sette Comuni della Valmarecchia al suo territorio. Questi comuni, infatti, sono ricchi di importantissime risorse a livello paesaggistico
e territoriale, storico ed architettonico, culturale e,
perché no, culinario: basti nominare il nostro rinomato
formaggio di fossa o il tartufo, principe di una delle più
famose sagre locali. Numerosi sono i borghi medievali
ed i castelli, le chiese ed i giardini, i percorsi alla scoperta della natura e della tradizione. Ci si augura non
solo che la nuova provincia non abbandoni i nuovi annessi o ne sfrutti in maniera inappropriata il territorio,
ma che lo valorizzi e investa per la sua tutela. Rimini
può ora completare l’offerta di un turismo principalmente rivolto agli amanti del mare e della vita nottur-
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na, con un turismo legato alla scoperta del territorio
nel suo entroterra, ora di gran moda. Questa occasione
significherebbe più visibilità per i nostri Comuni, attenzione da parte delle istituzioni e sempre maggiori
possibilità in termini lavorativi.
Come qualcuno fa notare, però, sarebbe riduttivo ed
anche un po’ utopistico illuderci che vi siano soltanto
vantaggi nell’abbracciare una nuova regione. Il passaggio amministrativo da Pesaro a Rimini prevede tempi
lunghi e altrettanto tempo sarà necessario per acquisire competenza e efficienza una volta terminato questo processo. Inoltre, a livello burocratico, politico ed
amministrativo sono ancora tante le questioni spinose
rimaste in sospeso, come per esempio l’apparente abbandono o depotenziamento dell’ospedale di Novafeltria, peraltro già avviato dalle Marche, o la possibilità
che Rimini dislochi nel nostro territorio tutte quelle
strutture scomode che non possono essere sopportate
in città. Il consiglio per i cittadini della Valle è quello
di mantenere gli occhi ben aperti per garantire che su
questo piano si possano ottenere i massimi benefici
dalla nuova Provincia e limitare le penalizzazioni. Ci
troviamo ancora in una fase di assestamento piuttosto delicata che è però quella in cui le sorti dei Sette
Comuni verranno definite. È quindi questo il momento
buono per sollecitare la nuova amministrazione e sottolineare quali siano i bisogni primari o i desideri della
popolazione.
In conclusione, per fare in modo che Rimini riconosca
alla Valmarecchia il valore che merita ed evitare che le
grandi aspettative ora nutrite vengano deluse, è fondamentale un atteggiamento pro-attivo da parte della
popolazione e dei giovani in primo luogo.
L’azione compatta dei cittadini ha reso possibile il
passaggio in Emilia Romagna, ora un’azione altrettanto importante deve fare in modo che le speranze dei
giovani non rimangano tali ma possano trasformarsi
in realtà, portando massimi benedici ai Sette Comuni nell’interesse di questo bellissimo territorio e della
provincia tutta.
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17
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Sanità in Valmarecchia
ad un anno dall’integrazione
Il processo di integrazione della SANITÀ del nostro territorio in Emilia - Romagna è risultato più complesso di
quello che si pensava per tre motivi che sostanzialmente
si possono riassumere:
•la mancata collaborazione tra Istituzioni con la regione
Marche e la provincia di Pesaro arroccate su posizioni
critiche,inmolticasidiostruzioneeinaltridiapertaostilità,comenellavicendadeibeniindisponibilidelDistretto
Sanitario (ospedale, centro anziani e uffici) ancora oggi
“sottosequestro”enonconsegnati;
• un divario importante tra il tipo di organizzazione dell’
AziendaSanitariadiRiminieleabitudiniconsolidatedel
sistema sanitario delle Marche che da noi - per i motivi
chetutticonoscono-avevaanchelibereinterpretazionie
soluzioniadpersonam;
•moltedifficoltàpergliaddettiailavoriacomprendere,e
inalcunicasiadaccettare,regoleanchepiùrigide,tipiche
dellestrutturechesonoparticolarmenteefficientieavanzate,comeilsistemasanitariodellaregioneEmilia–Romagna,unanimamentericonosciutotraimiglioriinEuropa.
Ciò nonostante sono stati fatti passi importantissimi per
mettere il nostro territorio e l’ ospedale “Sacra Famiglia”
di Novafeltria al passo con la sanità del resto della provincia e anche in questo caso, per far meglio comprendere il
grande lavoro svolto, enunciamo una specie di decalogo
delle cose fatte riconoscendo all’Azienda Sanitaria di Rimini grande professionalità e impegno. Questo anche in
prospettiva futura.
•Oggi dal Punto di Primo Intervento di Novafeltria si va diretti a Rimini o negli altri Ospedali dell’Emilia-Romagna
sia per visite specialistiche che per ricoveri in reparti di
alta specializzazione (tipo rianimazione) senza più dover
elemosinare la presa in carico dei nostri pazienti.
• Le ambulanze sono informatizzate,collegate in rete e
con la possibilità di inviare l’ECG (elettrocardiogramma) direttamente per via telematica alla cardiologia
di Rimini e di conferire così direttamente al reparto di
emodinamica.
• Dal 01 settembre 2010 il sistema dell’Emergenza Urgenza è passato all’Area Vasta Romagna lasciando definitivamente le Marche e il nostro territorio sarà anche
coperto dal servizio di soccorso elicotteri di Ravenna che
in circa 15 minuti possono arrivare nei nostri comuni.
•Quando si verificano mancanze improvvise di personale,
sia nel servizio di emergenza che negli ambulatori specialistici, mentre prima si restava scoperti, ora il personale viene subito rimpiazzato dalle altre unità operative
e dagli altri servizi.
•Sono già stati attivati ambulatori specialistici che mai
erano stati presenti sul nostro territorio : reumatologia,
ematologia, dermatologia chirurgica, nefrologia.
•Dal 15 settembre 2010 inizierà l’attività specialistica di
chirurgia della mano e auspichiamo anche l’attivazione
della chirurgia vascolare venosa.
18
•Nelle Case di Riposo di Novafeltria e di Sant’Agata Feltria
c’è oggi un infermiere professionale per 38 ore settimanali, mentre prima, specie per terapie iniettive in orario
serale si doveva spesso ricorrere al solo volontariato.
•Per i presidi legati alla non autosufficienza il medico di
medicina generale formula la richiesta e un terapista
della riabilitazione appositamente formato va al domicilio a fare il sopralluogo e vengono portati a casa i presidi
di cui si ha necessità.
•Si è provveduto alla informatizzazione di tutti gli studi
dei Medici di Famiglia sul territorio e degli Ospedali con
un unico sistema regionale (Sole) e ora tutti i referti di
visite specialistiche e indagini diagnostiche sono in rete
e quindi arrivano nel computer del medico on - line e in
tempo reale, un fatto di straordinaria importanza.
•Attraverso il CUP (centro unico di prenotazione) si accede a tutte le prestazioni: poi uno decide se andare a
Rimini, Riccione, Cattolica, Santarcangelo o Novafeltria e quindi si è ampliata per l’assistito la scelta sia dei
luoghi che dei tempi del servizio.
•La Farmacia dell’Ospedale è aperta tutti i giorni della settimana con la presenza del farmacista (prima il farmacista
era presente non più di un giorno a settimana) e in questo
modo i pazienti possono decidere se andare a prendere
le medicine in questa struttura (contribuendo a ridurre la
nostra spesa farmaceutica) o continuare a usufruire delle
farmacie territoriali, come legittimo loro diritto.
• Il Fondo Sanitario Regionale dell’Emilia-Romagna legato alla non autosufficienza è del 30-40% superiore a
quello delle Marche che erogava nel nostro distretto un
assegno di cura fisso di 200 euro per 15 - 20 assistiti
in tutto. Con i nuovi fondi si riuscirà ad erogare un assegno di cura (peraltro modulato e qualcuno arriverà a
percepire fino a 600 euro) a circa 80-90 anziani e alle
loro famiglie; poi c’è il fondo per i disabili e quello per
i gracer, cioè per coloro che sono affetti da gravi patologie acquisite.
Certo ancora molto lavoro c’è
da fare ma se ci sarà la volontà degli addetti al settore ad
operare al meglio delle loro
possibilità e la collaborazione
dei cittadini ad usare al meglio i servizi e le strutture che
hanno a disposizione oltre che
segnalare le disfunzioni e le
carenze,in tempi ravvicinati
avremo i grandi vantaggi di un
servizio sanitario all’avanguardia e un ospedale efficiente,
obiettivo primario del movimento referendario.
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Oggi la Tecarterapia è riconosciuta come uno dei trattamenti di
maggiore rapidità ed efficacia nella cura di molte patologie articolari,
osteoarticolari e muscolari, sia acute che croniche. Si tratta di una tecnologia avanzata, scientificamente sperimentata che agisce sui tessuti
biologici profondi in modo naturale e non invasivo, attivando dall’interno i processi riparativi e antinfiammatori.Messa a punto nel mondo
dello sport al fine di accelerarei tempi di ripresa si è rapidamente estesa a varie branchedella medicina e utilizzata da moltissime persone
che,senza essere degli atleti presentano traumi e patologie soprattutto
muscolo-osteo-articolari sia acute che croniche. Grazie alla potenza e
alla velocità della Tecarterapia ilsollievo dal dolore sarà immediato e
i tempi di guarigione decisamente ridotti. È una metodica operatoredipendente, il che significache deve essere usata da fisioterapisti opportunamente formati, in mano ai quali può esprimere le massime potenzialità. La prescrizione della Tecarterapia spetta sempre al medico, è un
metodo non invasivo, assolutamente indolore e le uniche controindicazioni sono rappresentate dalla gravidanza e dal Pace-Macker.
VISITE SPECIALISTICHE
ALLERgOLOgIA
CARDIOLOgIA
CHIRuRgIA VASCOLARE
DERMATOLOgIA
FITOTERAPIA CLINICA
FISIATRIA
gASTROENTEROLOgIA
INTEgRAZIONE ANTIAgINg
E ANTIOSSIDANTE
MEDICINA DELLO SPORT
MEDICINA LEgALE E DELLE
ASSICuRAZIONI
NuTRIZIONE E DIETETICA
OCuLISTICA
OMEOPATIA
MEDICINA ESTETICA
OSTETRICIA
gINECOLOgIA
ORTOPEDIA
OTORINOLARINgOIATRIA
PODOLOgIA
PSICHIATRIA / PSICOLOgIA
uROLOgIA
VALuTAZIONI FuNZIONALI
Via Marecchia, 54 - 61015 Novafeltria (RN)
Tel. 0541 922841 - Cell. 338 1761440
www.domusmedica.org
20
L’ATLETA A 360°
Il Poliambulatorio Domus-Medica ha predisposto uno staff di professionisti al servizio degli atleti sia agonisti che amatoriali al fine di
garantire la pratica dello sport in sicurezza, finalizzata al benessere
psico-fisico, al miglioramento delle prestazioni atletiche e ovviamente
al recupero in seguito ad infortuni. Lo staff è formato da:
• Dott. Stefano Zanchini, Spec. in Medicina delloSport che si
occupa delle visite di idoneità sportiva e quindi controlla e certifica
l’idoneità dell’atleta a cimentarsi nella disciplina che desidera;
• Dott. Roberto Barbagli, fitoterapeuta, master in nutrizione e
dietetica e Dr. Filippo Barbagli laureato in tecniche erboristiche
e in scienza della nutrizione cui spetta il compito di curare l’aspetto nutrizionale aiutando l’atleta ad ottimizzare il corretto rapporto
alimentare e a raggiungere e mantenere il peso ideale. Attraverso la
valutazione della composizione corporea mediante esame impedenziometrico tricompartimentale si determineranno massa grassa, massa
tissutale attiva, massa extra-cellulare parametri fondamentali per una
corretta programmazione dell’allenamento e per verificare eventuali
stati di super allenamento. Si valuteranno inoltre i progressi del lavoro
svolto, lo stato fisico, il metabolismo basale e il dispendio energetico.
• Dr. Tomaso Mazzoli laureato in Scienze Motorie, Preparatore
Atletico, che si occupa delle Valutazioni Funzionali dello sportivo mediante test ergonomici al fine di “fotografare” la condizione atletica e
programmare-monitorare periodicamente l’allenamento. A tal fine si
eseguono tutta una serie di test che variano aseconda della disciplina
sportiva, al fine di personalizzarel’a llenamento mirato a migliorare
le performance atletiche o anche solo per il raggiungimento di una
soddisfacente condizione fisica o per il recupero post infortunio.
• Completano lo staff una serie di Specialisti Ortopedici, Fisiatri
e una equipe di Terapisti della Riabilitazione che con estrema professionalità e competenza, sfruttando anche strumenti e trattamenti
innovativi, si prendono in carico l’atleta infortunato o operato e lo
seguono fino al completo recupero.
Diagnostica specialistica
Ecografie internistiche e muscoloscheletriche
Ecografie ginecologiche, morfologiche, colposcopie
Egg, Egg-Holter 24 ore, Holter pressorio 24
ore, ecocardiogramma, Egg test da sforzo
Ecocolor-doppler arterioso e venoso
Ecografie prostatiche
Esame audiometrico e vestibolare
Dermatoscopia
Visita oculistica completa
Es. baropodometrico
Polisonnografia per apnee del sonno
Test allergologici
Programmi dietetici
Test intolleranze alimentari
Esame impedenziometrico tricompartimentale
Terapia del dolore
Masoterapia
Infiltrazioni
Agopuntura
Ozonoterapia
Fisioterapia e riabilitazione
Massaggio terapeutico e sportivo
Riabilitazione ortopedica e dello sport
Rieducazione posturale
Osteopatia
Fisioterapia strumentale
Ionoforesi
ultrasuoni
Tecarterapia
Magnetoterapia
Laserterapia - CO2
Paraffinoterapia
Infrarossi
Tens ed
elettroanalgesia
Elettrostimolazioni
Medicina estetica
Sclerosanti
Trattamenti
anticellulite
Impianto di
collagene
Rivitalizzazione
piling e filter del
viso
Aumento volumetrico delle labbra
Linfodrenaggio
Torriana
al naturale
Talamello - Giardino Roccioso Località Borniano
Tel. 0541 921231 - Email: [email protected]
Torriana e Montebello sono circondati dal verde e per questo è stata
realizzata dalla locale Comunità Montana una vera e propria rete sentieristica ben strutturata e segnalata adatta al trekking, alla mountain bike
e al cavallo.
Si percorre tutto il territorio collegandosi alla vicina Verucchio e alla parte
medio alta della Valmarecchia. I sentieri si presentano interessanti non solo per gli aspetti naturalistici ma anche per quelli storici, toccando edifici
di notevole valore; una passeggiata classica è quella che conduce al Santuario della Madonna di Saiano. É disponibile in loco una dettagliata cartina
dei sentieri da richiedere alla Comunità Montana.
Un discorso a parte merita l’Osservatorio Naturalistico e l’Oasi Faunistica di Torriana e Montebello.
Nata nel 1993 per la tutela e l’osservazione di una
parte del territorio “ad alto grado di naturalità”,
dove vivono un gran numero di specie selvatiche di
mammiferi, rettili, uccelli e vegetali quali querceti,
orchidee, vegetazione di stagno etc..., l’Osservatorio Naturalistico è un centro che nasce con finalità
didattiche e scientifiche, all’interno del quale si
svolgono attività di ricerca ambientale e sono esposti diversi materiali d’approfondimento di alcune
tematiche naturalistiche. Al suo interno si può ammirare la ricostruzione del fiume Marecchia, dalle sorgenti alla sua foce,
con la riproduzione della flora e della fauna corrispondente.
L’Osservatorio è situato ai piedi di Montebello, in Via Scanzano.
Il ristorante e aperitive bar Tanha è da sempre un
punto di ritrovo per i giovani della Valmarecchia e
provincia di Rimini.
Orario estivo: 15 giugno - 15 settembre
sabato, domenica e festivi 10,30 - 13,00 / 14,00 - 19,00
Orario invernale: 15 settembre - 15 giugno
martedì e giovedì 9,00 - 13,00 / 14,00 -17,00
sabato 9,00 - 13,00
domenica e festivi 14,30 - 18,30
Ingresso a pagamento
Per informazioni Tel. e Fax 0541 675629, Cell. 340 0576207
e-mail: [email protected]
www.atlantide.net/osservatoriovalmarecchia
Per questo al Tanha vengono spesso organizzate
nel dopocena serate di intrattenimento con giochi,
animazione, karaoke, spettacoli e musica dal vivo.
Il ristorantino, aperto anche a mezzogiorno, offre
per il pranzo soluzioni veloci a chi vuole gustare
uno spuntino che non sia il solito panino.
La cucina offre primi piatti con pasta e sughi freschi
fatti in casa, una ricca gamma di antipasti e carni
delle migliori qualità (marchigiana): tagliate di manzo, fiorentine e carne alla brace.
Non mancano i sapori tipici della Valmarecchia: formaggio di fossa, funghi porcini e tartufo.
Spettacolare d’estate quando è possibile cenare o
pranzare all’aperto con la splendida vista sul lago
artificiale adiacente e sull’intera vallata.
Nella stagione estiva è possibile praticare sessioni
di pesca sportiva.
Giorno di chiusura: lunedì
21
“Madame ha gradito?”
“E lei monsieur?”
Tutto era cominciato tre ore prima: autostrada Serenissima, ore 12:45; 36 gradi la temperatura dell’aria, 75
quella dell’asfalto. La moto é un forno.
Veniamo dal fresco dell’alta Val Brembana e decidiamo di
abbandonare quell’inferno di asfalto colante e di chiedere
a Katiusha (il nostro ormai famoso navigatore satellitare) di indicarci la via per Modena evitando l’autostrada.
L’idea é poi quella di fermarci in una trattoria tipica, magari sotto il fresco di un pergolato, strada facendo.
Katiusha smette il muso che sempre la caratterizza quando la Viscontessa viaggia con me; c’é antipatia fra le due,
forse anche un pizzico di gelosia, fatto è che quando la
Viscontessa ci accompagna Katiusha fa i dispetti: consiglia di fare inversione ad “U” in piena autostrada, indica di girare a destra per un improbabile sentiero sterrato
quando la via giusta é chiaramente quella asfaltata sulla
sinistra, e quando si accorge che non le diamo ascolto
(sfido) mette un muso lungo così, comunica stizzita che
la ricezione del satellite é interrotta e si chiude in un
fragoroso mutismo.
Katiusha, dopo averci chiesto di tacere e non seccarla
perché sta calcolando, ci indica la strada.
Rinfrancati dal suo apparente buon umore ci azzardiamo
a chiederle di indicarci anche un ristorante in zona e la
maligna ci consiglia qualcosa di veramente adatto a quarantacinque minuti di distanza: località Canneto sull’Olio.
“Ottimo” cinguetta la Viscontessa, “arriveremo proprio
all’ora giusta”: i signori, si sa, amano pranzare tardi.
“Tu pensi sempre male di lei, ma é veramente efficiente”
osservo io, sollevato. E partiamo.
Katiusha ci guida sicura fra filari di olmi e campi di mais,
non fa dispetti, sembra tranquilla, e dopo 45 minuti spaccati ci indica di entrare in un cancello alla nostra sinistra.
Il luogo é splendido, la scritta “Dal Pescatore” ha per me
qualcosa di familiare, ma sul momento non realizzo.
Ma é un attimo. Realizzo invece appena il proprietario
si fà sorridente sulla porta seguito da due camerieri in
smoking; realizzo - eccome - appena entriamo nella sala
da appena trenta coperti dove grandi tavoli rotondi che
alla trattoria della Sora Rosa ospiterebbero comodamente otto persone qui ne accolgono solo due; realizzo osservando l’arredamento raffinato, il tappeto cinese 9 x
9 e le poltrone imbottite (tessuto rigorosamente in tinta
con l’incausto delle pareti e con le decorazioni dei piatti)
e, soprattutto, realizzo quando, dopo che tre camerieri
ci hanno accompagnati al tavolo, arriva il maitre con il
menù. E relativi prezzi.
Insomma realizzo che la delinquente ci ha portati “Dal
Pescatore”, il ristorante che ormai da vari anni in ogni
guida enogastronomica occupa indiscutibilmente il primo
posto assoluto fra i ristoranti italiani: il meglio del meglio.
Naturalmente, come in ogni ristorante di questo tipo, la
copia del menù consegnato alle signore non porta indica-
22
zione dei prezzi.
La Viscontessa, che
come tutte le vere
signore ha un’acquisita predisposizione
per queste cose, una
naturale inclinazione,
direi (loro, vere signore ci nascono: non c’é nulla da fare) inizia a ordinare e,
disinvoltamente, sceglie in ogni categoria di portate quella che ha il costo maggiore.
E Dal Pescatore, quando si dice “costo maggiore”, si intende proprio quel costo prima di affrontare il quale uno
telefona al direttore della banca per farsi aggiornare sulla
situazione del fido del suo conto corrente.
E va avanti imperterrita, senza sbagliare un colpo che é
uno. Inizia con un antipastino da oltre 50 euro e continua
di quel passo, con le dovute proporzioni, fino al dessert.
Il maitre sottolinea ogni scelta con discreti gridolini e
con compiaciuti sorrisi, inclinando leggermente il capo
sulla spalla con manifesti segni di approvazione e, visto
che madame se ne intende, di sua iniziativa intervalla
vini adatti alle diverse portate: “con questo fois grasse
ero certo che madame avrebbe gradito l’abbinamento di
questo vino francese nel quale é stato appunto rosolato a
fuoco lentissimo e così mi sono permesso.....” annuncia
giulivo portando la bottiglia come il Corpus Domini e reggendola come una reliquia.
Trattengo l’istinto di inginocchiarmi.
Anche perché con il procedere dell’ordinazione io mi son
fatto sempre più paonazzo: “il signore mi sembra visibilmente accaldato” garrisce il maligno officiante, scambiando per colpo di sole il mio incipiente colpo al cuore.
Fra una portata e l’altra il proprietario viene al tavolo a
conversare amabilmente della sua passione per la moto e
di quando quel tal barone tedesco venne su una Zundapp
fin dalla Germania per pranzare al suo ristorante.
Alla fine, dopo averci fatto gentile omaggio di libri di cucina e di guide enogastronomiche assortite, ci presenta
il conto.
Come una formalità di secondaria importanza. La Viscontessa distoglie lo sguardo quasi seccata: lor signori non si
curano di certe volgari quisquiglie.
“A la prochene fois” ci saluta sull’uscio con un accenno
di amabile inchino.
“Ci conti”, rispondo.
“Col c***o”, penso.
Risaliamo in moto.
Madame é visibilmente soddisfatta.
Io ho voglia di piangere.
Katiusha sembra sorridere beffarda.
Giuseppe Zanetti
La razza bovina
marchigiana
Nel VI sec. d.C. arrivarono in Italia nuove popolazioni barbariche e con loro scesero i “bovini dalle grandi corna”.
Tutte le attuali razze sparse nelle diverse regioni d’Italia
derivano in vario modo da quel ceppo.
La razza marchigiana, tra le più famose in Italia, in realtà
è nata attorno alla metà del 1800, quando gli allevatori marchigiani fecero incrociare le loro vacche podoliche
con tori di razza chianina per avere vacche da carne e
insieme da lavoro.
Da questo primo incrocio si ottenne una bestia con sviluppo muscolare accentuato, mantello chiaro, corna corte
e testa piccola. Era ottima per la carne ma poco adatta
per la sua mole al lavoro sui terreni collinari e subappenninici.
Così nei primi anni del 1900 si procedette a un ulteriore
incrocio con la razza romagnola al fine di ridurre la statura e migliorare la conformazione generale.
Gli incroci realizzati per decenni furono interrotti nel
1932 quando si decise di procedere non più a incroci
bensì alla selezione interna alla popolazione bovina secondo precise norme definite per la costituzione di un
libro genealogico.
Il bovino di razza marchigiana, così come è oggi, si caratterizza per buono sviluppo somatico, soprattutto nella
parte posteriore, tronco allungato, mantello liscio, testa
possente ma non troppo grossa. Nei maschi il collo è
massiccio, la coscia è spessa e muscolosa, le zampe corte e muscolose.
La massa corporea ha in sè poco grasso, notevole sviluppo muscolare, eccellente qualità della carne e bassa
percentuale di osso. Un maschio di due anni, per figurare
nell’albero genealogico, deve pesare almeno 850 chilogrammi.
Negli ultimi decenni, con il processo di meccanizzazione
dei lavori agricoli, la razza marchigiana è ricercata soprattutto per le sue carni e la carnosità della razza marchigiana ha una considerazione altissima per la sua elevata
consistenza, la grana fine e il colore rosato carico.
La razza marchigiana oggi si trova anche negli USA, in
Canada o in Sud America, anche perchè resiste a climi
difficili e a condizioni generali avverse.
Domenico Celli
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L’Arca di Noè
RIMINI FIERA si trasforma in una piccola ‘arca’ di
Noè per un giorno. Tre grossi eventi sono infatti in
programma il 13 e 14 Novembre nei padiglioni fieristici della città: la XXVII edizione della Mostra Ornitologica, l’Esposizione regionale canina e il Raduno
razza Corso, organizzati dal Gruppo cinofilo riminese
e dalla Delegazione Provinciale E.N.C.I. «Saranno
esposti circa tremila tipi diversi di uccelli (principalmente canarini e pappagalli) provenienti da tutto il
mondo - afferma il responsabile della manifestazione Gino Zamagna -. Accanto ai volatili, al padiglione D1 oltre 250 cani si contenderanno vari premi
durante sfide di bellezza e abilità». Gli amici a 4
zampe in gara appartengono alle razze più svariate. Tra i requisiti fondamentali per partecipare alle
gare: essere iscritti ad un libro geneaologico italiano (o straniero) affiliato alla Federazione Cinologica
Internazionale e risiedere in Emilia Romagna. Una
giuria formata da esperti del settore (Dondi Gabriele,
Pierluigi Sergio, Naldi Fabio, Stacchini Franco) stabilirà i vincitori per ogni cartegoria. I gruppi sfidanti
saranno ben dieci. Da una parte ci saranno le gare di
bellezza per pastori e bovari, pinscher e schnauzer,
terrier, levrieri, bassotti e segugi.
24
Dall’altra, i premi andranno anche ai cani più abili
da ferma, riporto, cerca e da acqua. In palio ci saranno (per i padroni) dei buoni per l’acquisto di salumi di Lombardi di Santarcangelo di Romagna, agli
‘amici fido’ andranno invece alimenti e giocattoli. La
medaglia d’oro più ambita sarà quello del ‘Best in
Show’: in palio per il miglior cane, un soggiorno di 7
giorni per due persone in Sardegna.
L’ingresso è di 7,00 euro, parcheggio gratuito.
Rita Celli
Istituto per
la Storia del
Risorgimento
Italiano Comitato di
Rimini
Città di San Leo
Archivi Comunali
Istituto per la Storia del
Risorgimento Italiano Comitato di PESARO E URBINO
Istituto per
la Storia del
Risorgimento
Italiano Comitato di
Rimini
150° Anniversario
Città di San Leo
Archivi Comunali
Istituto per la Storia del
Risorgimento Italiano Comitato di PESARO E URBINO
La presa di San Leo
Il Battaglione dei Cacciatori del Montefeltro
La presa di San Leo
24 Settembre 1860
Il Battaglione dei Cacciatori del Montefeltro
150° Anniversario
24 Settembre 1860
Carlo Bossoli— La Presa di San Leo da parte del Battaglione Cacciatori di San Leo (24 settembre 1860) ‐ Torino ‐ Museo del Risorgimento Carlo Bossoli— La Presa di San Leo da parte del Battaglione Cacciatori di San Leo (24 settembre 1860) ‐ Torino ‐ Museo del Risorgimento Domenica26
26 settembre
settembre 2010
Domenica
2010
Forte Rinascimentale di San Leo
Forte Rinascimentale di San Leo
PROGRAMMA
PROGRAMMA
Ore 15,30
Torrione di Francesco di Giorgio Martini
Ore 15,30
Conferenza:
Torrione di Francesco
di Giorgio Martini
“Il moto insurrezionale del 1860 fra Romagna, Marche ed Umbria.
La liberazione di San Leo”
Conferenza:
“Il motoRelatori:
insurrezionale
del 1860
fra Romagna, Marche ed Umbria.
Piccioni
Prof. Riccardo
La liberazione
di San
Leo”e la Romagna nel 1860”
Università
di Macerata:
”Cavour
Orazi
Prof. Stefano
Piccioni
Relatori: Prof. Riccardo
“Per non
la presa
Università
di Urbino:
e ladimenticare:
Romagna nel
1860” di
Università
di Macerata:
”Cavour
San Leo, 150 anni fa”
Prof. Stefano Orazi
Prof.ssa Eleonora Bairati
Università di Urbino: “Per non dimenticare: la presa di
Università di Macerata: “Dalla rievocazione pittorica
San Leo,
150realtà
anni fa”
alla
della storia: il contributo di una famiglia
di Patrioti di San Leo”
Ore 16,30
Concerto di musiche e canti Risorgimentali tenuto
III piazzale del Forte
dalla Banda dei Minatori di Perticara
Concerto di musiche e canti Risorgimentali tenuto
Ore 17,30
dalla Banda dei Minatori di Perticara
Sale della Residenza Ducale
Inaugurazione della mostra:
Ore
17,30
“L’assedio e la presa di San
Leo
- I suoi protagonisti
/ 24 Settembre
1860” Ducale
Sale10della
Residenza
A cura
degli Archivi
Comunali
Inaugurazione
della
mostra:
“L’assedio e la presa di San Leo - I suoi protagonisti
10 / 24 Settembre 1860”
A cura degli Archivi Comunali
Al termine verrà servito un aperitivo a base di “vermouth” come da tradizione storica Prof.ssa Eleonora Bairati
Università di Macerata: “Dalla rievocazione pittorica
Con la collaborazione di: alla realtà della storia: il contributo di una famiglia
di Patrioti di San Leo”
Ore 16,30
III piazzale del Forte
ICOR DORICA s.r.l.
Con la collaborazione di: ICOR DORICA s.r.l.
Al termine verrà servito un aperitivo a base di “vermouth” come da tradizione storica 25
PRELUDE/INTERLUDE
La grande fotografia a San Leo
dal 25 settembre mostra di Frank Dituri e Lorenzo Di Loreto
Nella fortezza le fotografie dei due artisti internazionali che promuovono anche un importante
progetto editoriale a favore della Fondazione Fibrosi Cistica Onlus
Un maestro newyorchese
della fotografia e un cosmopolita artista italiano espongono per la prima volta a San
Leo (RN): l’incantevole perla
della Valmarecchia diventa
nuovamente la più suggestiva delle cornici per un evento
di respiro internazionale che
attende tutti gli appassionati della fotografia d’arte con
Prelude/Interlude, la mostra
fotografica di Frank Dituri e
Lorenzo Di Loreto che verrà
inaugurata sabato 25 settembre alle 17.00 e che sarà allestita negli spazi espositivi
della Fortezza fino al 20 novembre 2010.
Prelude/Interlude è un progetto che i due autori, ispirandosi
a Joseph Campbell e Carl Gustav Jung, hanno incentrato su
un percorso intimistico, metafora della ricerca di significati
e di quella spiritualità che possa elevare il ruolo dell’uomo nel mondo. Attraverso le circa cinquanta fotografie del
maestro newyorkese Frank Dituri e una decina di gigantografie di Lorenzo Di Loreto, viene data vita a un’armoniosa
combinazione: le opere in mostra sono caratterizzate da un
ricco gioco di tonalità in bianco e nero che creano un effetto
estetico unico e uno stile di singolare raffinatezza.
Nelle immagini di Frank Dituri il quotidiano viene trasformato in surreali atmosfere di confine, sospese fra l’immaginario onirico e il reale, elaborate in camera oscura
come se fossero dipinti. Le sue opere sono state esposte
negli Stati Uniti, in Europa e in Asia. Di notevole rilievo in
Italia, una personale alla Biennale di Venezia e al Palazzo
delle Esposizioni di Roma. È stato Insegnante-Artista nel
programma LTA del Guggenheim Museum di New York e
Docente presso la C.W. Post Long Island University (NY).
Attualmente collabora nel dipartimento d’arte della Libera Accademia di Belle Arti di Firenze (LABA).
L’arte di Lorenzo Di Loreto è invece sublimazione dei moti
dell’anima, il coinvolgimento di psicologia e mitologia
nell’esplorazione delle profondità dell’Essere in un’alchimia che lo stesso autore ama definire come rituale e spirituale. I lavori di Lorenzo Di Loreto sono stati presentati da
eminenti curatori, critici e storici, come Arturo Schwarz,
Naomi Rosenblum, Lanfranco Colombo e Andrey Martynov. Ha esposto in Italia e all’estero e il programma per
le mostre già in calendario prevede New York, San Pietroburgo, Mosca, Tokyo e Firenze. Le fotografie di Lorenzo
Di Loreto sono presenti in collezioni pubbliche e private.
Nel mondo dell’immagine d’autore il nome di Naomi Rosenblum sta già suscitando fibrillante attesa per colei che
26
è insindacabilmente considerata la più eminente storica di
fotografia al mondo. Preceduta dal Sindaco Mauro Guerra
e dalle Autorità di San Leo,
sarà l’ospite d’onore americana ad introdurre la mostra
insieme ad altre personalità
di spicco del mondo dell’arte
come il Professor Mauro Manetti (Direttore della Libera
Accademia di Belle Arti di
Firenze, LABA), Andrey Martynov (Direttore della Biennale
d’Arte Contemporanea di Mosca) e al Professor Gianni Mastella, Direttore Scientifico
della Fondazione Fibrosi Cistica Onlus di Verona.
In occasione della mostra i due autori presenteranno in
anteprima anche due opere editoriali: “In Presenza”, volume di Frank Dituri con introduzione di Naomi Rosenblum e Amelio D’Onofrio, e “Far Out IN OUT” di Lorenzo
Di Loreto, introdotto dalla Rosenblum e dallo stesso Frank
Dituri. Entrambi i volumi, editi da Moretti&Vitali Editori e
il cui prezzo è rispettivamente 18 e 15 Euro, resteranno
in vendita fino al termine della mostra e il ricavato della
vendita della serata inaugurale sarà completamente devoluto alla Fondazione Fibrosi Cistica Onlus di Verona.
Gli autori e tutti gli ospiti presenzieranno alla cena per la
raccolta fondi a favore della Fondazione Fibrosi Cistica
Onlus, organizzata da Lorenzo Di Loreto in collaborazione
con l’Amministrazione Comunale la Christopher Ricardo Cystic Fibrosis Foundation. La cena, che avrà luogo
sabato 25 settembre alle ore 21.00 presso il ristorante Belvedere, nel centro storico di San Leo prevede una
quota minima di 26 Euro a copertura del ristorante e una
donazione libera che sarà raccolta durante la serata dagli
stessi artisti. Per partecipare è obbligatoria la prenotazione sia presso Ufficio Turistico di San Leo che direttamente al recapito dell’organizzatore: prelude_interlude@
me.com, 346 0873030.
Non si sono ancora spenti gli echi del successo dei grandi
eventi estivi che San Leo, l’antica “Montefeltro”, si rende
protagonista di un ulteriore contributo di valore e qualità
all’offerta culturale della Provincia di Rimini: Prelude/Interlude sarà visitabile fino al 20 novembre 2010 all’interno della Fortezza, tutti i giorni dalle 9 alle 19. Il biglietto
di 8 Euro è comprensivo della visita al Forte.
Informazioni e prenotazioni per le visite e la cena:
Ufficio Turistico di San Leo Tel. 0541-926967
Numero Verde 800 553800 - e-mail: [email protected]
programma completo sul sito www.san-leo.it.
27
Le Stanze di Manu
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Augusto Deluigi
Uno dei sopravissuti ai campi di concentramento e
di lavoro forzato del Terzo Reich.
Medaglia d’onore per deportati e internati della Seconda
Guerra Mondiale.
Il 2 giugno 2010, in occasione della festa della Repubblica Italiana, sono stati insigniti della Medaglia d’Onore
concessa dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, i sopravissuti e i familiari dei deceduti, deportati o
internati nei campi di concentramento nazisti.
L’8 settembre 1943 è uno dei giorni simbolo della Seconda Guerra Mondiale, è il giorno dell’Armistizio che sigla
la fine delle ostilità fra l’Italia e gli alleati e sigla anche
la fine dell’alleanza dell’Italia con la Germania. E’ il Maresciallo Pietro Badoglio, a cui il Re il 25 luglio 1943
aveva conferito l’incarico di Capo del Governo, dopo la
destituzione di Mussolini, a darne notizia.
La notizia dell’Armistizio accolta con gioia dal popolo
italiano con l’illusione che segnasse la fine della guerra, scatenò la reazione della Germania nazista, gettando
l’Italia nel caos. In pochi giorni le truppe italiane divennero preda dell’ agguerrita milizia nazifascista e migliaia
di militari italiani vennero disarmati e deportati nei campi
di concentramento in Germania.
Per ordine del fürer i soldati italiani, considerati traditori
(i soldati di Badoglio) vennero deportati non come prigionieri di guerra, ma come IMI (Internati Militari Italiani)
e successivamente spronati a mettersi agli ordini della
nascente Repubblica di Salò di Mussolini; la risposta dei
deportati fu negativa: pochissimi di loro, seppur con la
promessa di rientro in patria immediato, firmarono. Gli
internati non godevano delle protezione della Convenzione di Ginevra e non avevano diritto all’assistenza della
Croce Rossa; in sostanza erano in mano al fürer e alle SS,
sulle loro giacche private delle mostrine, tre grandi lettere
fosforescenti, il marchio IMI.
L’8 Settembre 1943 è l’inizio della prigionia
di Augusto Deluigi, classe 1924, ultimo di 8
figli e quarto figlio partito per la guerra. È di
stanza a Rovereto nel 132° Reggimento Artiglieria Corazzata - 4° batteria, quando giunge la
notizia dell’Armistizio; correva voce tra le truppe di un probabile ritorno a casa ma, alle due
di notte dello stesso giorno gli uomini di Hitler
fecero saltare i militari dalle brande e Augusto
venne rinchiuso, assieme agli altri commilitoni
nel primo concentramento: il campo sportivo di
Rovereto, 4 giorni alla mercè dei nazisti senza cibo né
acqua. Vengono caricati nei vagoni merce, una tradotta su
rotaie di 60 vagoni, 40 persone ammassate ogni vagone,
è l’inizio della deportazione dei militari italiani nel territorio del Reich. Viene dato ad ognuno una fetta di pane e
un pezzo di lardo, non più grande di una saponetta, ricorda Augusto, senza acqua, quel cibo doveva bastare per il
viaggio, un viaggio durato 8 giorni e 8 interminabili notti.
La prima fermata al confine, Innsbruck, ma le porte dei
vagoni, chiuse da fuori a doppio catenaccio, non vengono
aperte. Dopo la fame arriva la grande sete e Augusto è
vicino alla parete del vagone, c’è una fessura e al di la di
quella un italiano che
riempie d’acqua una
cisterna, lo supplica di dargli un po’ d’acqua e l’uomo
rischiando la propria vita riesce attraverso quella fessura
a riempirgli la gavetta. L’unica gavetta di acqua, un sorso
per tutti gli occupanti del vagone, quaranta uomini poco
più che ragazzi, affamati, impauriti e disperati come lui.
Non toccherà più cibo fino ad una brodaglia di erba e patate (poche) che gli viene data dopo essere stato schedato, numerato e disinfestato nel campo di concentramento
di Fallingbostel, dove è arrivato dopo 9 giorni in piena
notte, con i cani delle SS che abbaiavano e prendevano
a morsi i capifila, con i comandi incomprensibili urlati
da quelle guardie dal grilletto facile, molti sono caduti
quella notte, ha inizio l’incubo del lager.
La Germania ha migliaia di uomini al fronte e la manodopera scarseggia sempre più, l’industria della guerra e
le fattorie hanno bisogno di uomini e donne da impiegare
nelle fabbriche di armi e nelle grandi tenute agricole; fortuna ha voluto che Augusto, in quella notte di gelo e neve,
in migliaia in piedi nel piazzale del lager, infreddoliti e
terrorizzati per l’improvvisa adunata, venga selezionato e
destinato ai lavori dei campi come bracciante.
Le aziende, le fabbriche, le fattorie che richiedevano la
mano d’opera costruivano alloggi, baracche come piccoli
lager, vicino ai posti di lavoro. Augusto è destinato a Delmenhorst, nei pressi di Brema assieme ad altri e ad alcuni suoi compaesani, compagni di prigionia, cominciò il
lavoro coatto presso la famiglia Kieselhorst. L’immediata
acquisizione della lingua tedesca fa si che il suo internamento sia meno cruento, capire subito gli ordini impartiti
risparmiava urla e pedate nel sedere.
Dall’estate del 1944, a
seguito dell’accordo fra
Hitler e Mussolini in base
al quale i militari deportati venivano in teoria
trasformati in “ lavoratori
civili”, Augusto e gli altri
internati vengono alloggiati presso le famiglie
dove lavorano, le baracche sono abbandonate.
Qui rimane fino al mese
di luglio dell’anno 1945, dopo la proclamazione della
liberazione. Dall’Armistizio alla fine della deportazione
sono passati 22 mesi. E’ il 14 settembre 1945 quando
Augusto abbraccia i suoi genitori e i
fratelli anch’essi tornati dal fronte o dalla prigionia.
Oggi Augusto ha 86 anni; nel 1982, dopo 37 anni ha
riallacciato i contatti con la famiglia presso la quale ha
lavorato come internato, non dimentica che la famiglia
Kieselhorst seppure in piena guerra gli ha dato quel rispetto umano che nel lager non avrebbe mai avuto.
Testimonianza raccolta e scritta da Anna Teresa Celli.
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Fiera di San Michele
25 - 26 settembre 2010 - Santarcangelo di Romagna
L’ultimo fine settimana di settembre, la cittadina clementina dà vita allaFieradiSanMichele, popolarmente conosciuta come “Fiera degli uccelli” poiché in passato era
frequentata dai cacciatori. Ancora oggi vi si svolge una
singolare competizione, la Gara Canora per Uccelli alla
quale partecipano allevatori di richiami vivi.
I legami con il mondo venatorio sono testimoniati anche
da un editto di epoca
malatestiana in cui si
parla della caccia con
il falcone e del relativo
commercio in tempo
di fiera. L’editto è del
1272, per cui questa
sarebbe la 738aedizione
della Fiera.
La Fiera di San Michele
predilige i temi dedicati
agli animali, al mondo
agricolo ed all’ambiente, con mostre ed iniziative ad essi dedicate, che avranno come scenario il Parco
della Fiera:
- La ChèsadiGazott, mostra di volatili da compagnia;
- laCortedegliAnimali, mostra-mercato di animali da cortile ed attrezzature;
- laGaradiCantoperUccellidaRichiamo, caratteristico appuntamento che si svolge all’alba inserito nel calendario
nazionale delle Sagre e Fiere Venatorie;
- l’Aia-Pollaiod’unavolta, con il Pollo, il Tacchino e l’Oca
di razza autoctona Romagnola;
- le CoseVecchiedelMondoAnimale, attrezzi, immagini
e ricordi legati alle tradizioni venatorie ed ai primi allevamenti avicoli. Si tratta di una parte della Collezione
TuttoZoo, l’azienda che ha allestito un vero e proprio
Museo degli Uccelli di San Michele;
- la Vecchia Fattoria con la presenza degli animali più
rappresentativi, capaci di evocare il ricordo e la conoscenza degli animali della stalla: vacche, asini, cavalli,
pecore, capre, etc.
Diverse e curiose anche le Mostre a tema, allestite nel Parco:
- iNididegliUccelliNostrani con le foto ed i suoni riprodotti;
- illaboratoriodi“stampi”, com’erano chiamati i richiami
in vimini, paglia e materiali vari;
- gliUccelliRiciclati, straordinarie imitazioni degli esemplari reali in metallo riciclato, realizzati dai bambini
Africani.
Domenica 26, l’EsposizioneCinofila, giunta alla 5a edizione,
prevede, oltre alla gara, con selezione e sfilata degli esemplari di razza, premi anche per i cosiddetti “bastardini” e
riconoscimenti per i conduttori più giovani.
Prima del Best in Show finale si può assistere ad una
dimostrazione di cani da Utilità Civile.
Il sabato 25, al pomeriggio, sempre allo Sferisterio dimostra-
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zioni di Pet Terapy e di cani addestrati per non vedenti.
Confermati anche gli eventi dedicati al mondo agricolo.
Sabato 18 al Museo ritorna la Festasull’Aia, con i mestieri
di una volta, le visite guidate anche in dialetto, racconti,
musiche e cena rustica.
Durante la Fiera, invece, si svolge in Piazza la FestAgricola un’occasione di incontro fra il mondo dell’agricoltura ed il pubblico, in collaborazione con l’Assessorato
all’Agricoltura della Provincia di Rimini. In programma un
mercatino di produttori, le fattorie didattiche, mostre di
modellismo agricolo e la Casa del Contadino.
Numerose anche le iniziative per i bambini, raccolte sotto
al titolo BambininFiera, alla 14a edizione: il Mercatinodei
Bambini, al sabato sotto ai Portici di Piazza Ganganelli,
Animazioni al Parco e lezioni-laboratori nelle scuole sul
tema degli animali.
Completano il programma una curiosa MostradegliHobby
al Lavatoio, la presentazione di libri ed altre iniziative in
via di definizione.
Tra le cose da comprare: articoli per il giardinaggio in
piazza Ganganelli per l’occasione ribattezzata La Piazza
Verde e letteralmente ricoperta di piante e fiori; i prodotti
naturali e biologici, in vendita nel Mercato della Salute
che si snoda nel centro del paese e tanti articoli per la
casa e la persona proposti dal colorato MercatoAmbulante.Insomma, per lo shopping, c’è da sbizzarrirsi tra più
di 200 espositori.
29 settembre
“Festa di San Michele”
La Fiera 2010 si conclude con una grande novità: la Veglia
diSanMichele, la sera del 29 settembre: al suono di tamburi ed alla luce di fiaccole, si snoderà per le contrade un
corteo in costume, ambientato nel Medioevo, con bandi,
duelli e falconieri per celebrare degnamente la Festa del
Patrono.
Natalino Cappelli
Le origini delle
FIERE DI SANTARCANGELO
La lunga storia delle Fiere di Santarcangelo sembra
avere inizio in epoca romana. È un frammento di
terracotta, rinvenuto vicino alla Pieve, la prima testimonianza sulle attività mercantili nell’antico Pagus
Acerbolanus: si tratta di un arcaico Calendario delle
Fiere.
Il primo documento certo, invece, risale al 1255.
Racconta che le Fiere di Santarcangelo, già allora si
svolgevano da “antichissimo tempo” ed avevano una
certa importanza. Al punto da divenire oggetto di un
contenzioso con Rimini che qualche anno prima era
riuscita a scipparle.
La controversia finì a favore di Santarcangelo; da
allora la giurisdizione ecclesiastica prima e più tardi
lo Stato Pontificio riconobbero alla città una certa
autonomia amministrativa con lo scopo di arginare e
controllare il potere di Rimini.
Le prime concessioni. Un atto di Galeotto Malatesta, del 1373, documenta le prime importanti
concessioni alle Fiere, ribadite poi da Sigismondo
nel 1430: riguardavano la libertà di circolazione e
l’esenzione dai dazi per chi partecipava con le sue
merci alla Fiera di San Michele.
Da una concessione del 1501, di Cesare Borgia
detto il Valentino, si ha la conferma che la Fiera
di Santarcangelo fosse intitolata a San Michele ed
iniziasse il 29 settembre per un periodo non definito. La Fiera era del tutto “franca”, in altre parole
esentasse, ed aveva propri statuti, che sarebbero gli
odierni Regolamenti Comunali.
Potere politico e potere religioso sembrano fare a
gara nel riconoscere e confermare le concessioni
speciali alle Fiere di Santarcangelo: segno che questi eventi, già allora, procuravano notevoli vantaggi
alla cittadinanza ed a chi governava.
L’atto di fondazione. L’atto che si può considerare
fondante per la tradizione ed il prestigio delle Fiere
di Santarcangelo è senza dubbio il Breve di Paolo III
emanato nel 1538. Tale documento, emanato in un
periodo di crisi dell’economia con l’intento di risollevarla, rinforza i privilegi del passato e riconferma l’autonomia amministrativa della città in tema di Fiere.
Con il Breve, si sanciva che la Fiera di San Michele
avesse inizio il 29 settembre, che durasse due mesi
e che per due mesi godesse dell’esenzione dai dazi.
(*) Per chi volesse saperne di più sulle Fiere di Santarcangelo sul piano storico, culturale ed economico può richiedere al
Comune o alla Pro Loco il Vademecum sulle fiere. Un testo che
raccoglie appunti di lavoro per conoscere e ripensare alle fiere
realizzato dall’Assessorato alle Attività Economiche del Comune
di Santarcangelo in collaborazione con la Soc. Blu Nautilus.
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Poggioberni inaugura
il Museo Sapignoli
È fissato per domenica 26 settembre 2010 l’evento di
inaugurazione del Museo Mulino Sapignoli, dopo anni di
ristrutturazioni e riqualificazioni dell’antico mulino, emergenza storica del Comune bernese.
Il primo piano dell’edificio ospita già la biblioteca comunale, ora al piano terra l’allestimento e l’inaugurazione
del museo dedicato alle arti molitorie ed agricole connoteranno ulteriormente il luogo, dando a questo gioiello
recuperato la prerogative di polo culturale. La giornata
sarà un pomeriggio di festa e vedrà accanto a momenti
istituzionali e di approfondimento/studio sulla molinologia, anche interventi dedicati ai più piccoli, contributi di
musica popolare ed un’occasione conviviale con buffet
con prodotti tipici del territorio.
Di seguito il programma dettagliato della giornata:
• h. 15,30 inaugurazione saranno presenti il Sindaco del
Comune di Poggio Berni, Daniele Amati, l’Assessore
alla Cultura, Claudia Bigiotti ed il direttore del Museo,
Mario Turci.
• Seguiranno visite guidate al Museo in italiano ed in
dialetto, lo spettacolo musicale “Una canto per il mulino” a cura di Liana Mussoni, per i più piccoli lettura
animata “Ad ogni mulino il suo folletto” e spettacolo
di burattini “Rosa e Gaetano al Mulino”, a cura del
gruppo Le Pupazze.
• Apertura dell’esposizione/mostra fotografica “L’ultimo
mugnaio, Michele Sapignoli” (a cura di Mario Turci e
Serena Amati).
In occasione dell’inaugurazione e per tutto il pomeriggio
dimostrazione di macinatura, “Dalla macina alla piada”,
buffet per la festa d’inaugurazione.
Nelle settimane successive all’inaugurazione saranno organizzati laboratori gratuiti per le scuole di Poggio Berni
ed una giornata di studi sulla didattica dell’arte dedicata
alle insegnanti del territorio.
Il museo sarà aperto nei seguenti giorni e con i seguenti orari:
lunedì, 15-18
martedì, 10-13
mercoledì, 15-18
giovedì, 15-18
sabato 10-13 e 15-18
apertura domenicale su richiesta al N. 342 0310420
Museo Mulino Sapignoli
Via Santarcangiolese, 4631
Tel. 0541 629701
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Per info: URP Comune di Poggio Berni, 0541/629701
[email protected]
Biblioteca Comune Poggio Berni,
Tel. 0541/629701 int.5, int. 2
[email protected]
[email protected]
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Una perla del Montefeltro
Teatro Angela Mariani di Sant’Agata Feltria
Il Teatro Angelo Mariani, costruito interamente in legno
di castagno, è uno dei più antichi d’Italia. Meraviglia
e stupore si leggono negli occhi di coloro che, per la
prima volta, accedono a questo luogo, consacrato alla
cultura, testimonianza di un tempo passato, ormai irripetibile. Si può ancora assaporare l’atmosfera fascinosa dei grandi avvenimenti che hanno scandito la vita
del teatro: dalle balconate il miraggio di applausi scroscianti. Ed è questa atmosfera incantata che ha folgorato il principe degli attori, Vittorio Gassman, quando, nel
1992, completava la lettura della Divina Commedia,
commissionata dalla RAI.
Il Teatro Angelo Mariani è stato ricavato all’interno di un
edificio, già denominato “Palazzone” o “Palazzo della
Ragione”, costruito nell’anno 1605 per volere di Orazio
Fregoso, quinto conte dell’antico Rettorato di Sant’Agata Feltria, per ospitare i pubblici uffici e la gioventù
santagatese, “sfrattati” dalla Rocca, divenuta esclusiva
residenza del feudatario.
La càvea è a forma di “U” allungata, con tre ordini di
15 palchetti ciascuno, cui si accede attraverso stretti
corridoi.
Le balconate del primo ordine sono decorate con dipinti
a tempera che raffigurano finti marmi, mentre quelle del
secondo e terzo ordine rappresentano drappi di trine e
pizzo, sormontati da festoni floreali multicolori, su fondo
azzurro.
Il soffitto ha la stessa forma oblunga della platea ed è
decorato a grande ovale con fondo celeste. Al centro,
rosone filettato da sottile listello ligneo sulla cui circonferenza sono stati disegnati due quadrati sovrapposti
in diagonale, che definiscono una stella ad otto punte.
All’esterno dell’ovale, quattro pennacchi contrapposti
racchiudono, fra movimenti di tralci, altrettanti medaglioni che raffigurano i personaggi che hanno determinato la storia di Sant’Agata Feltria: Uguccione della
Faggiola, Ranieri De’ Maschi, Agatone de’ Maschi, Ottaviano Fregoso.
Dal centro del rosone scende l’elegante lampadario, arricchito da fili tempestati di cristalli che creano la caratteristica forma a cratere con uno scenografico gioco di
luci riverberate.
Il proscenio ed il palcoscenico, così enormi rispetto alla
minuta platea, ci testimoniano la grandiosità delle rappresentazioni alle quali partecipava un pubblico ristretto, scelto, nobile, facoltoso. L’entrata aveva un costo
proibitivo: cinquanta lire, nel 1872, che equivalgono a
circa 900 euro odierni.
Ai lati del proscenio sono collocati altri quattro medaglioni che ritraggono: Pietro Metastasio, Carlo Goldoni,
Vittorio Alfieri e Vincenzo Monti; in alto, al centro, è
stato posto il ritratto del maestro Angelo Mariani che,
nel 1840, iniziò a Sant’Agata Feltria, la sua sfolgorante
carriera di musicista, compositore: come direttore d’orchestra interpretò quasi tutte le opere dell’amico Giuseppe Verdi.
Notevole è l’apparato scenico, ora restaurato, composto
da diversi fondali del famoso scenografo/pittore faentino
Romolo Liverani.
Nel 1723 la nobiltà santagatese finanziò la costruzione
di un vero e proprio teatro costituito dal palcoscenico e
dalla platea, nella quale venivano allineate, in forte pendio, file di panche di legno. Agli inizi del 1743 vennero
finanziati i lavori per la costruzione dei primi due ordini
di palchi. L’assegnazione di questi veniva effettuata con
il sistema dell’estrazione a sorte, onde garantire un utilizzo a rotazione. Questa sistema è stato utilizzato dal
1753 al 1969.
L’8 settembre 1922, il Teatro Mariani toccò il culmine
della fama, rappresentando l’opera “Il Rigoletto” di Giuseppe Verdi. Nell’occasione, le musiche furono eseguite da una sezione ridotta dell’Orchestra del Teatro “La
Scala” di Milano.
Dopo la seconda guerra mondiale iniziò il declino. Già
adibito a sala cinematografica, venne definitivamente
chiuso nell’anno 1969.
Nel 1986, la Società Condomini, con propria deliberazione, donò la proprietà dei palchi al Comune di
Sant’Agata Feltria.che riuscì ad ottenere i finanziamenti
per il completo restauro.
Il Teatro Angelo Mariani è stato riaperto al pubblico nel
2002.
Manlio Flenghi
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Gli antichi frutti d’Italia
si incontrano a Pennabilli
Mostre, convegni nazionali, degustazioni, mercatino. Pennabilli (RN) dal 9 al 10 Ottobre 2010
Gli antichi frutti d’Italia s’incontrano a Pennabilli. Avrà
infatti luogo nelle giornate del 9 e del 10 ottobre p.v. la
manifestazione che, giunta ormai alla sua terza edizione,
difende e celebra le colture tradizionali con l’obiettivo
di sottolineare la devozione per la Madre Terra e i suoi
prodotti che l’uomo sta perdendo, spegnendo questa magnifica favola dagli occhi dei ragazzi.
Nell’antico borgo del Montefeltro avranno luogo mostre e
convegni, eventi culturali e - per le strade e i vicoli del paese - sarà organizzato un mercatino dei frutti dimenticati
e dell’artigianato di qualità. Banchi colmi d’infiniti generi
e ricchezze, cesti di pomodori, uve, patate e granoturco,
fagioli e peperoncino, varietà d’oggi e soprattutto di un
tempo lontano. Sarà così possibile toccare con mano i
frutti della terra così com’erano e come sono stati trasformati nei decenni, selezionati dall’uomo, qui salvati nella
propria antica forma e riportati alla luce.
Grande attenzione avranno i prodotti tipici del Montefeltro, terra di tradizioni e antichi sapori: quali il formaggio di fossa e la castagna di Talamello, il pane di Maiolo, la pannocchia del Principe di Scavolino, la patata di
Montecopiolo, solo per citarne alcuni. Ma la dimensione
dell’evento non è limitata alla terra che lo ospita. Ampio
spazio sarà dedicato infatti alle antiche produzioni di altre zone d’Italia nelle quali ancora esiste chi lotta per
preservarne integrità ed esistenza.
Lo spirito profondo della manifestazione trae fondamentale
ispirazione dall’opera e dall’insegnamento del maestro Tonino Guerra che risiede a Pennabilli ormai da lungo tempo.
La poetica del Maestro è infatti in stretta sintonia con la
natura, in cui trova ispirazione e stimolo; i suoi
versi, così come le sue creazioni di carattere
architettonico e la sua arte pittorica esprimono
questa profonda simbiosi con il mondo contadino e con i suoi frutti, in particolare quelli della storia e della memoria. Grande la sua
attenzione per tutto ciò che è riconducibile a
profumi, sapori, colori che lo hanno affascinato
e che, come sostiene, possono rappresentare
una consolazione, una compagnia per coloro
che hanno il desiderio, la voglia e la sensibilità
per raccogliere tali suggestioni. Ad essi il Maestro ha dedicato un parco - il primo in Italia
nel suo genere - L’Orto dei Frutti Dimenticati,
che a Pennabilli ha visto la luce venti anni fa e
che si è progressivamente arricchito di arbusti,
piante e installazioni dedicate ai frutti antichi
e alla memoria di piante e personaggi che di
qui sono passati e hanno lasciato il loro segno.
Particolare attenzione sarà dedicata, nel corso
della manifestazione, alla difesa della biodiversità come presupposto imprescindibile di un
progresso sostenibile.
Il 2010 è stato proclamato dalle Nazioni Unite
anno mondiale della biodiversità, termine che
abbraccia tutte le forme di vita del pianeta. Il
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patrimonio naturale odierno è frutto di un’evoluzione durata miliardi di anni sotto l’egida dei processi naturali e,
sempre più, sotto l’influenza degli esseri umani.
A tale argomento saranno dedicate nel corso della manifestazione la “Mostra degli antichi frutti d’Italia e della
biodiversità” coordinata da Andrea Fazi (esperto naturalista, educatore ambientale dell’Ente Parco Sasso Simone
e Simoncello), ed un convegno dal titolo “L’agricoltura del
Montefeltro oggi”, presieduto dal Prof. Guglielmo Costa,
Direttore del Dipartimento di colture arboree dell’Università di Bologna e con testimonianze di agricoltori feretrani, interverrà anche l’Assessore Provinciale alle Attività
produttive e Agricoltura Dott. Jamil Sadegholvaad. Il Prof.
Antonio Saltini dell’Università di Milano, autorevole storico delle scienze agrarie in Europa, terrà una conferenza
domenica alle ore 16 sulla biodiversità nel Museo Naturalistico.Due realtà pioniere “ Orto dei frutti dimenticati e il
Campo catalogo della Città della Pieve” saranno l’oggetto
della relazione del Prof. Ivano Sensi docente presso l’Istituto Agrario Camaiti di Pieve Santostefano.Il giornalista
Graziano Pozzetto parlerà della cucina tradizionale degli
antichi frutti, e due autori Antonio Santini e Claudio Urbinati presenteranno il loro lavoro sulle antiche piante da
frutto dell’Appennino centrale.
L’evento non vuole essere soltanto spettacolo e mercato ma anche un invito alla riflessione sull’importanza di
osservare e ricordare, riscoprire la capacità assopita di
apprezzare il sapore di frutti ormai da molti dimenticati
e pertanto difficili da masticare. Frutti veri, in buccia e
polpa, ma anche vecchi frutti metaforici che rischiano
l’estinzione. Come il dialetto, lingua nobile dei sentimenti, che verrà portato in scena nella serata di sabato 9
ottobre presso il Teatro Vittoria con una commedia della
“Compagnia De Bosch” di Gambettola (ingresso libero),
nonché rievocato attraverso musiche e danze tradizionali
del Duo Trabadel di Faenza alle ore 18.00 di domenica
10 presso l’Orto dei frutti dimenticati.
In collaborazione con:
Parco interregionale del Sasso Simone e Simoncello, la Facoltà
di Agraria Università di Bologna, l’Associazione Il lavoro dei Contadini, l’Istituto Statale Forestale Camaiti di Pieve S. Stefano.
Con il Patrocinio e il sostegno delle Regioni Emilia Romagna,
Marche, delle Province di Pesaro e Urbino e di Rimini, della Comunità Montana Alta Valmarecchia e del Comune di Pennabilli.
Vi aspettiamo per regalarvi i colori e i sapori dell’infanzia.
IPROMOTORI
Per informazioni:
Cristiano Varotti e Francesca Mattei Gentili
Associazione Culturale Tonino Guerra
Via dei Fossi 4, - 61016 Pennabilli (RN)
Tel. e Fax +39 0541 928846 - Cel. +39 335 70 51 098
+39 329 36 23 672
[email protected] - www.toninoguerra.org
Magica
ATMOSFERA
Un giretto in moto con amici nelle ferie d’Agosto ci
ha portato fino in repubblica Ceca che credete non
finisce mai di stupire per le sue bellezze, la cittadina che abbiamo visitato è Telc situata in una ansa
del fiume Moldava, nome semplice per quei luoghi,
dove le consonanti si intrecciano in modo inverosimile ma fortunatamente quasi tutti parlano inglese
e tanti l’italiano.
Telc situata in Moravia sud-occidentale a circa 30
km dall’uscita dell’autostrada Praga-Brno.
Ha una popolazione di circa 6.000 abitanti, ed ogni
anno viene visitata da innumerevoli turisti.
Ha un Castello del Rinascimento monumentale con
tanto di Parco Inglese la mole del castello sovrasta
la cittadina ed accanto ad esso un mulino a vapore.
La grande piazza della città (bellissima) composta
da edifici anch’essi del Rinascimento, tutti su arcate ma con facciate e colori diverse tra loro. Questa
piazza non a caso dichiarato patrimonio mondiale
dell’Unesco da circa 20 anni.
È possibile entrare in città solo attraverso le due porte una piccola chiamata Košer, e la porta Superiore
chiamata Porta Grande, nell’antichità aveva un ponte levatoio che regolava l’ingresso nella città.
Il monumento architettonico più vecchio nella città
è la Torre Bianca che ha subito vari incendi negli
anni, ma la sua costruzione in pietra rimasta è intatta ed la stessa tuttora, solo la sua cupola è stata rifatta, dalla sue finestre la vista sulla piazza è
mozzafiato, uno spettacolo di colori qualunque lato
guardiate, la splendida fontana orna questa grande
piazza pavimentata con pietre.
Il fiume Moldava forma dietro la città degli stagni
che non ci sono parole per descriverli: i
loro riflessi i loro colori i fiori che li circondano le piccole abitazioni tutte colorate e i giganteschi salici piangenti danno all’ambiente e sopratutto alle persone
che vi passeggiano una serenità tranquillità non facile da trovare in altri luoghi.
L’ospitalità e la gentilezza con cui sei accolto e servito non è certamente inferiore
a luoghi più blasonati, i cibi di ottima
qualità come pure i loro vini sono degni
di stare in tavola anche se i loro costi
sono di gran lunga inferiori ai nostri.
Lasciamo questa cittadina a malincuore
ringraziandola di averci donato in questi due giorni una magica atmosfera e
in cuor nostro la promessa di tornare a
respirarla.
Celli.O
TAI CHI
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Vi aspettiamo in piscina ed in palestra con
i corsi di sempre e QUESTE NOVITÀ
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gambe
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Viaggiare in...
sicurezza
La scrittura delle normative dedicate alla circolazione stradale
non è un vero adeguamento amministrativo, bensì il frutto di
scelte intese a far nascere e consolidare una cultura della sicurezza atte a regolare la vita delle persone perché ormai la “mobilita” è considerata, e non a torto come uno de beni primari
per lo svolgimento della vita sociale.
Uno dei massimi esperti del settore, il Dirigente Generale Balduino Simone, già Direttore del Centro Addestramento Polizia Stradale di Cesena membro della consulta che si occupa della scrittura
delle norme della circolazione stradale, ha definito “città lineari”
lo svolgimento della vita sociale dell’uomo del terzo millennio.
Una nuova cultura della sicurezza che riduca sensibilmente
la forte incidentalità, incidentalità che significa perdite di vite
umane, danni rilevanti all’immagine di uno Stato che si definisce “democratico”.
Tra le cause che generano questa situazione va annoverata, accanto alle obiettive difficoltà di traffico, allo stato della nostra rete
viaria e alle condizioni climatiche variegate nel nostro Paese anche una cultura che porta, troppo spesso, a stili di guida e comportamenti poco orientati alla sobrietà e alla prudenza di prevedere
eventi negativi, condizioni di pericolo ed errori propri ed altrui.
Alla luce di tali realtà, le normative, di volta in volta modificate, inasprite o reiterate, oltre a “cavalcare” l’onda emotiva e
mediatica di eventi luttuosi, nel solco delle normative europee
e nazionali dedicate alla sicurezza della circolazione portano
necessariamente a “regolare” e rapportare la “mobilità” a modelli sempre più tese alla riduzione degli eventi di pericolo.
L’incidentalità stradale sta assumendo costi umani, sociali ed
economici di assoluto rilievo, le ultime stime (fonte ASAPS) indicano in 30 milioni di euro (60.000 miliardi delle vecchie lire)
paral 2% del PIL il costo economico in termini di risarcimenti
e danni materiali.
Ogni giorno sulle nostre strade perdono la vita decine di persone e
centinaia riportano danni per la maggior parte dei quali permanenti.
L’esperienza “maturata” su strada mi ha fatto rendere conto
che l’applicazione delle norme è assai complicata e complessa
e a volte di non facile interpretazione ed è evidente che non
penso di sostituirmi a noti ed sicuramente più autorevoli autori
di manuali prontuari e libri riguardanti gli illeciti legati alla
circolazione dei veicoli e delle persone, ma solo aver la pretesa
di poter portare un piccolo spiraglio nel buio di norme leggi e
leggine che a volte (il più delle volte) appaiono al normale automobilista o comunque utente della strada un vero rompicapo.
Di volta in volta cercherò di portare il lettore ad una “infarinatura” sulla conoscenza delle più importanti norme della circolazione stradale avvalendomi delle mie modeste capacità
di insegnante, dalla patente a “punti”, all’uso delle cinture di
sicurezza, al trasporto di persone e cose sui veicoli, al metodo
“D” per stimare il proprio tasso alcol emico alle norme che
regolano la guida dei veicoli a due ruote.
Ringrazio fin d’ora quanti vorranno far pervenire osservazioni o
suggerimenti.
Pierluigi Germani
Ispettore Capo della Polizia di Stato
Comandante Polizia Stradale Novafeltria
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