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Estratto da
Stella Gibbons, La Fattoria delle Magre Consolazioni
Titolo dell’opera originale
Cold Comfort Farm
Traduzione dall’inglese di
Bruna Mora
© Stella Gibbons, 1932
Pubblicato per la prima volta
in Gran Bretagna da Penguin Books, Ltd.
astoria
© 2010 et al. s.r.l.
via Aristide De Togni 7 – 20123 Milano
Prima edizione: ottobre 2010
ISBN 978-88-96919-00-2
Progetto grafico: zevilhéritier
www.astoriaedizioni.it
L’istruzione impartita dai genitori a Flora Poste era stata
costosa, di tipo sportivo e protratta nel tempo, e quando
essi morirono a poche settimane l’uno dall’altra durante
l’epidemia annuale d’influenza, meglio nota come Spagnola, Flora aveva vent’anni e scoprì di possedere ogni abilità e
grazia tranne quella di sapersi guadagnare da vivere.
Il padre era sempre stato ritenuto un uomo ricco, ma alla
sua morte gli esecutori testamentari ebbero lo sconcerto di
scoprirlo povero. Dopo aver pagato le tasse di successione
e soddisfatto le richieste dei creditori, la figlia si ritrovò con
una rendita di cento sterline all’anno e nemmeno l’ombra
di una proprietà.
Flora aveva tuttavia ereditato dal padre una volontà di
ferro e dalla madre le caviglie sottili. La prima non si era
indebolita a forza di fare sempre a modo suo e le seconde
non erano state rovinate dall’accanita attività sportiva che
era stata costretta a praticare; ciononostante Flora si rese
ben presto conto che né l’una né le altre costituivano un
bagaglio sufficiente per guadagnarsi da vivere.
* nota: l’azione del racconto si svolge in un prossimo futuro.
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Decise allora di andare ad abitare da un’amica, Mrs
Smiling, che viveva a Lambeth, fino a quando non avesse
deciso a che cosa dedicare se stessa e le sue cento sterline
all’anno.
La morte dei genitori non aveva addolorato troppo Flora, giacché li aveva conosciuti appena. Erano stati entrambi fanatici viaggiatori che passavano in Inghilterra solo un
mese o poco più all’anno. Dall’età di dieci anni Flora aveva
trascorso le vacanze scolastiche a casa della madre di Mrs
Smiling; e dopo che Mrs Smiling si era sposata, le aveva
passate dall’amica. Fu quindi con la sensazione di tornare
a casa che arrivò nel quartiere di Lambeth in un cupo pomeriggio di febbraio, un paio di settimane dopo il funerale
del padre.
Mrs Smiling aveva avuto la fortuna di ereditare la casa a
Lambeth prima che gli affitti del quartiere raggiungessero
livelli ridicolmente alti, quando era tramontata la moda di
Mayfair a vantaggio della riva opposta del fiume; questo
aveva fatto sì che i parapetti di pietra che costeggiavano il
Tamigi fossero diventati zona di passeggio di mantenute
con i loro bull-terrier. Suo marito (era vedova) aveva posseduto tre case a Lambeth, e gliele aveva lasciate in eredità.
La più bella delle tre era in Mouse Place e si affacciava
sul mutevole Tamigi con le sue finestre a mezzaluna; qui
viveva Mrs Smiling. Quanto alle altre due case, una era
stata demolita e al suo posto era stato costruito un garage,
e l’altra, troppo piccola e scomoda per qualsiasi uso, era
diventata la sede dell’Old Diplomacy Club.
I cesti di gerani bianco porcellana, appesi ai balconcini
in ferro del numero 1 di Mouse Place, allietarono di molto
l’umore di Flora, quando il suo taxi si fermò davanti all’ingresso.
Scesa dal taxi, vide che la porta era già stata aperta da
Sneller, il maggiordomo di Mrs Smiling, che la guardò con
velata disapprovazione. Pensò che somigliava in modo quasi indecente a una tartaruga e fu lieta che l’amica non avesse
in casa quelle bestiole, perché qualsiasi tartaruga avrebbe
potuto sospettare che si trattasse di una presa in giro.
Mrs Smiling l’aspettava nel salotto affacciato sul fiume.
Era un’irlandese minuta di ventisei anni, dalla carnagione
chiara, grandi occhi grigi e un piccolo naso storto. Nella
vita aveva due interessi. Uno di questi consisteva nell’imporre ragione e moderazione a circa quindici gentiluomini
per nascita e ricchezza, follemente innamorati di lei, che
erano volati verso destinazioni remotissime quali Jhonsong
La Lake M’Luba-M’Luba e le Kwanhatton a causa del suo
rifiuto di sposarli. Scriveva a tutti una volta alla settimana,
e loro le rispondevano (come ben sapevano i suoi amici,
cui lei leggeva a voce alta lunghi e noiosi brani delle loro
lettere).
A causa del duro lavoro che svolgevano in luoghi stranieri e selvaggi e della devozione per Mrs Smiling, questi
gentiluomini erano collettivamente noti come “I PionieriOh di Mary”, una citazione dall’ardente poesia di Walt
Whitman.
Il secondo interesse di Mrs Smiling era la sua collezione
di reggiseni, e la ricerca di quello perfetto. Era opinione diffusa che la sua fosse la più grande e raffinata collezione al
mondo di questo indumento. Si sperava che alla sua morte
fosse lasciata alla nazione.
Era un’autorità in materia di taglio, forma, colore, fattura e funzionalità dei reggiseni; e gli amici avevano imparato che anche in momenti di particolare stress emotivo o
fisico era possibile risvegliare il suo interesse o ristabilire la
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sua padronanza di sé con la sola rapida enunciazione della
frase:
“Oggi ho visto un reggiseno, Mary, che potrebbe interessarti…”.
Mrs Smiling aveva indole risoluta e gusti raffinati. Il suo
modo di trattare l’imprevedibile natura umana, quando
questa si ostinava a imporre la propria rozzezza sul suo stile
di vita, era rapido ed efficace; semplicemente fingeva che le
cose non stessero in quel modo: e di solito, dopo un po’, era
così. La Chiesa del Cristo Scientista sarà anche un’organizzazione più ampia, ma difficilmente ha il suo stesso successo.
“Naturalmente se si incoraggia la gente a pensare che è sciatta, lo sarà di certo,” era una delle affermazioni preferite di
Mrs Smiling. “Sciocchezze, Flora. Tu immagini le cose,” era
un’altra.
Ma la stessa Mrs Smiling non era sprovvista dei teneri
favori dell’immaginazione.
“Allora, cara,” disse Mrs Smiling – e Flora, che era alta,
si chinò per baciarle la guancia –, “preferisci un tè o un
cocktail?”
Flora si pronunciò per il tè. Ripiegò i guanti, posò il cappotto sullo schienale di una poltrona e prese il tè con un
biscotto alla cannella.
“Il funerale è stato terribile?” domandò Mrs Smiling.
Sapeva che Mr Poste, tanto esigente quando si trattava di
sport quanto sprezzante verso le arti, non era rimpianto
dalla figlia. E non lo era neppure Mrs Poste, il cui desiderio
era stato che le persone vivessero una vita stupenda pur
mantenendo una certa rispettabilità.
Flora rispose che era stato spaventoso e aggiunse che
non poteva tacere il fatto che i parenti più anziani sembravano essersela goduta un mondo.
“Nessuno ti ha proposto di andare a vivere da loro?
Volevo proprio metterti in guardia su questo. I parenti vogliono sempre che uno vada a stabilirsi da loro,” disse Mrs
Smiling.
“No. Ricordati, Mary, che adesso ho solo cento sterline
all’anno; e non so giocare a bridge.”
“Bridge? Che cos’è?” s’informò Mrs Smiling, guardando vagamente fuori dalla finestra, verso il fiume. “La gente
trova proprio dei modi strani di passare il tempo, non ti
pare? Penso che tu sia stata davvero fortunata, tesoro, ad
aver superato indenne quegli anni spaventosi a scuola e al
college, costretta a fare tutta quella ginnastica, senza che ti
sia mai piaciuta. Come ci sei riuscita?”
Flora ci pensò su.
“Beh, all’inizio avevo preso l’abitudine di stare ferma
a guardare gli alberi e non pensare a niente. Sai, di solito
c’era sempre qualche albero nei dintorni, perché la ginnastica si fa per lo più all’aria aperta, e gli alberi ci sono anche d’inverno. Ma ho scoperto che prima o poi qualcuno
avrebbe potuto venirmi addosso, così ho dovuto smettere
di star ferma e cominciare a correre come tutte le altre.
Correvo sempre dietro alla palla perché, in fondo, Mary,
la palla è importante in un gioco, no? Finché ho capito che
a loro non piaceva che lo facessi, perché non ci arrivavo
mai vicina, non la colpivo e non facevo nulla di ciò che si
aspettavano da me.
“Così ho cominciato a correre lontano dalla palla, ma a
loro non sembrava piacere neanche questo, perché forse il
pubblico si domandava che cosa ci facessi tutta sola a bordo campo, correndo via dalla palla tutte le volte che mi si
avvicinava.
“Finché un giorno, alla fine di una partita, un gruppetto
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di compagni venne da me e mi disse che non ci sapevo fare. E
l’Insegnante di Ginnastica sembrò un po’ preoccupata nel
chiedermi se davvero non mi interessava il lacrosse (così si
chiamava il gioco) e io dissi che no, temevo di no, davvero;
e lei rispose che era proprio un peccato, perché mio padre
era così ‘entusiasta’, e che cosa mi interessava allora?
“Così risposi, beh, che non lo sapevo con certezza, ma
che tutto sommato quello che mi piaceva era che il mondo
intorno a me fosse ordinato e tranquillo, che non dovessi
preoccuparmi di fare delle cose, che potessi ridere di quel
genere di scherzi che gli altri non trovano per niente divertenti, e passeggiare per la campagna, e che non mi venisse
richiesto di esprimere opinioni su certe cose (tipo l’amore, o
il non trovi che tal dei tali sia un po’ strano?). Così lei chiese,
oh, beh, non avevo mai pensato di provare a essere un po’
meno indolente, almeno per far piacere a mio padre? e io
dissi, no, temo di non poterlo essere; dopodiché mi lasciò
stare. Ma tutte le altre continuarono a dire che non ci sapevo
fare.”
Mrs Smiling annuì in segno di approvazione, ma disse a
Flora che aveva parlato troppo. Aggiunse:
“A proposito di andare a vivere con qualcuno. Naturalmente, tesoro, puoi stare qui tutto il tempo che vuoi; ma
immagino che tra un po’ tu voglia fare un qualche tipo di
lavoro, no? E guadagnare a sufficienza per avere un appartamento tutto tuo”.
“Che tipo di lavoro?” chiese Flora, seduta eretta ed elegante.
“Beh, un lavoro organizzativo, come quello che facevo
io.” (Mrs Smiling infatti era stata un’organizzatrice per il
Consiglio della Contea di Londra prima di sposare “Diamond” Tod Smiling il trafficante.) “Non chiedermi esatta-
mente di che cosa si tratti perché l’ho dimenticato. È passato così tanto tempo. Ma sono certa che potresti farlo anche
tu. Oppure potresti fare del giornalismo. O occuparti di
contabilità. O di apicoltura.”
Flora scosse la testa.
“Temo che non potrei fare niente di tutto questo, Mary.”
“Ah… e allora tesoro, che cosa farai? Su, Flora, non essere pigra. Sai benissimo che sarai infelice senza un lavoro
quando tutti i tuoi amici lo hanno. Per non contare che con
cento sterline all’anno non potrai neanche comprarti calze
e ventagli. Di che cosa vivrai?”
“Dei miei parenti,” rispose Flora.
Mrs Smiling le rivolse uno sguardo interrogativo e scioccato, perché, per quanto avesse gusti raffinati, era una donna risoluta e con un elevato senso morale.
“Sì, Mary,” ripeté Flora con fermezza, “ho solo diciannove anni, ma ho già notato che, mentre resistono assurdi
pregiudizi nei confronti di chi vive alle spalle degli amici,
né la società né la propria coscienza pongono limiti a quanto si possa far sborsare ai propri parenti.
“Per quel che mi riguarda, ho un’estesa parentela da entrambi i rami della mia famiglia, piuttosto bizzarra (penso
che se tu vedessi alcuni di loro saresti del tutto d’accordo che
è la parola giusta). C’è un cugino scapolo di papà in Scozia.
C’è una sorella della mamma a Worthing (che, come se non
bastasse, è allevatrice di cani). Una cugina della mamma
vive a Kensington. E poi ci sono dei lontani cugini, parenti
della mamma, credo, che vivono nel Sussex…”
“Sussex…” ripeté Mrs Smiling in tono meditabondo.
“Non mi suona molto bene. Vivono in una fattoria decrepita?”
“Temo di sì,” ammise Flora con riluttanza. “Però posso
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aspettare: farò un tentativo con loro solo se fallisce tutto il
resto. Potrei mandare una lettera a tutti i parenti che ho
menzionato, spiegando la situazione e chiedendo se vogliono ospitarmi in cambio dei miei begli occhi e di cento sterline all’anno.”
“Flora, è una follia!” esclamò Mrs Smiling; “devi essere pazza. Moriresti dopo la prima settimana. Sai benissimo
che nessuna di noi due è mai stata in grado di sopportare i
parenti. Devi restare qui con me e imparare dattilografia e
stenografia, così potrai diventare la segretaria di qualcuno
e avere un delizioso appartamentino, e poi potremo dare
delle feste meravigliose…”
“Mary, sai che odio le feste. La mia idea di inferno è una
grande festa, in una stanza fredda, dove tutti devono saper
giocare a hockey in modo adeguato. Ma mi hai distolto da
quello che stavo dicendo. Quando avrò trovato un parente
desideroso di prendermi con sé, lo prenderò per mano e ne
trasformerò il carattere e il modo di vivere secondo i miei
gusti. Poi, quando mi farà piacere, mi sposerò.”
“E con chi, di grazia?” domandò Mrs Smiling bruscamente, era molto turbata.
“Con qualcuno di mia scelta. Sai bene che ho idee molto precise riguardo al matrimonio. Mi è sempre piaciuto
il suono della frase ‘è stato combinato un matrimonio’.
Quindi, dovrà essere combinato! Non è forse il passo più
importante che possa intraprendere una creatura mortale?
Preferisco l’idea di un accordo all’affermazione che i matrimoni nascono in Paradiso. Il mio matrimonio, Mary, sarà
combinato per diventare il Paradiso.”
Mrs Smiling rabbrividì all’irresistibile cinismo di stampo
quasi francese del discorso di Flora. Lei credeva infatti che
i matrimoni dovessero nascere spontaneamente dall’unio-
ne di due anime innamorate, e che dovessero celebrarsi in
chiesa con la consueta pompa: così era nato il suo matrimonio e così era stato celebrato.
“Ma quello che volevo chiederti è questo,” proseguì Flora. “Pensi che una lettera circolare a tutti questi parenti
sarebbe una buona idea? Rimarrebbero colpiti dalla mia
efficienza?”
“No,” rispose freddamente Mrs Smiling. “Non penso
proprio. Sarebbe troppo sconcertante. Certo, devi scrivere
(una lettera completamente diversa per ciascuno) spiegando
la tua situazione – sempre che tu sia davvero così pazza da
perseguire questa idea.”
“Non fare tante storie, Mary. Scriverò le lettere domani, prima di pranzo. Le scriverei stasera, ma penso che dovremmo cenare fuori, non credi? Per celebrare l’inizio della
mia carriera di parassita. Ho dieci sterline e ti porterò al
New River Club, un posto paradisiaco!”
“Non essere sciocca. Sai benissimo che abbiamo bisogno che ci siano degli uomini.”
“Allora trovali. C’è in giro qualcuno dei Pionieri-Oh?”
Il viso di Mrs Smiling assunse quell’aria meditabonda
e materna che nella mente dei suoi amici era associata al
pensiero dei Pionieri-Oh.
“C’è Biscottino,” disse. (Tutti i Pionieri-Oh avevano soprannomi rozzi e sbrigativi come versi di strani animali,
cosa peraltro piuttosto naturale giacché provenivano tutti
da paesi pieni di strani animali.)
“Ed è in città anche quel tuo cugino di secondo grado,
Charles Fairford,” proseguì Mrs Smiling. “Quello alto, serio e scuro.”
“Lui va bene,” disse Flora con approvazione. “Ha un
naso così piccolo e buffo.”
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Quella sera, dunque, verso le nove meno venti l’auto di
Mrs Smiling partì da Mouse Place con a bordo le due signore, vestite di bianco con assurde coroncine di fiori in
testa, insieme a Biscottino e Charles, che Flora aveva incontrato solo poche volte prima di allora.
Biscottino, che soffriva di una terribile balbuzie, parlava
moltissimo come solo le persone balbuzienti amano fare.
Scialbo e sulla trentina, era in licenza dal Kenya. Li deliziò confermando tutte le cose orrende che avevano sentito
dire su quel posto. Charles, che stava molto bene in frac,
parlò pochissimo. Di tanto in tanto emetteva un profondo
“Ah, ah!”, sonoro e musicale, quando qualcosa lo divertiva.
Aveva ventitré anni e stava per diventare pastore. Per lo più
fissava fuori del finestrino e raramente guardava Flora.
“Non credo che Sneller approvi questa escursione,” osservò Mrs Smiling mentre si allontanavano. “Aveva un’espressione scura e preoccupata. Hai notato?”
“Quanto a me, mi approva perché ho un’aria seria,” disse
Flora. “Un naso dritto aiuta molto se si vuole apparire seri.”
“Io non voglio apparire seria,” disse freddamente Mrs
Smiling. “Ci sarà tempo a sufficienza per esserlo quando
dovrò venire a salvarti in qualche luogo sperduto da un parente impossibile di cui non ne potrai più. Hai raccontato a
Charles i tuoi programmi?”
“Santo cielo, no! Charles è un parente. Potrebbe pensare che voglio andare a vivere con lui e la cugina Helen
nell’Hertfordshire e che sto sollecitando un invito.”
“Beh, puoi venire se lo desideri,” disse Charles, distogliendosi dalla sua indagine delle strade scintillanti che scivolavano via oltre il finestrino. “C’è un’altalena in giardino
e fiori di tabacco d’estate, ed è molto probabile che a me e
a mia madre farebbe piacere.”
“Non essere sciocco,” disse Mrs Smiling. “Ecco, siamo
arrivati. Sei riuscito a prenotare un tavolo vicino al fiume,
Biscottino?”
Biscottino c’era riuscito, e una volta seduti davanti ai
fiori e alle luci sul loro tavolo, poterono guardare attraverso
il pavimento di vetro il fiume in movimento e continuare
a osservarlo sotto i piedi mentre ballavano. Attraverso le
vetrate vedevano scivolare via le chiatte con le loro romantiche luci rosse e verdi. Fuori aveva cominciato a piovere e
il soffitto di vetro divenne presto una colata d’argento.
Durante la cena Flora raccontò a Charles i suoi progetti. All’inizio rimase zitto, e lei pensò che fosse scioccato.
Perché, sebbene Charles non avesse un naso dritto, di lui
si poteva dire, come Shelley aveva detto di se stesso nella
Prefazione a Julian e Maddalo, “Julian è molto serio”.
Ma alla fine disse, con espressione divertita:
“Bene, se mai dovessi davvero stufarti, ovunque sarai,
chiamami e verrò a salvarti con il mio aereo”.
“Hai un aereo, Charles? Penso che un aspirante pastore
non dovrebbe avere un aereo. Di che razza è?”
“Un Twin Belisha Bat. Si chiama Speed Cop II.”
“Ma davvero, Charles, pensi che un pastore debba avere
un aereo?” insistette Flora che era di umore balordo.
“Che cosa c’entra questo?” disse Charles con calma.
“Comunque, tu avvertimi e io arrivo.”
Flora promise che l’avrebbe fatto, perché Charles le piaceva, e poi ballarono insieme; e tutti e quattro trascorsero
molto tempo a bere il caffè, poi si fecero le tre e pensarono
che era tempo di far ritorno a casa.
Charles aiutò Flora con il suo cappotto verde, e Biscottino aiutò Mrs Smiling a indossare quello nero, e presto
furono in strada verso casa attraverso le vie bagnate di Lam-
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beth, dove ogni abitazione aveva le finestre illuminate di
rosa, arancio o oro, dietro le quali si svolgevano feste in cui
si giocava a carte, si ascoltava musica o, semplicemente, ci
si divertiva; e le vetrine illuminate dei negozi esponevano
alla pioggia un abito a pezzo unico o un cavallo del periodo
Tang.
“Ecco l’Old Diplomacy,” disse Mrs Smiling con aria interessata quando passarono davanti a quella ridicola scatola con vasi di fiori in metallo che quasi cadevano dagli
stretti davanzali delle finestre, e musica proveniente dalle
stanze superiori. “Come sono contenta che il povero Tod
me l’abbia lasciato. Porta un sacco di denaro.” Mrs Smiling,
come tutte le persone che sono state spiacevolmente povere
e che sono diventate deliziosamente ricche, non si era mai
abituata al suo denaro, e mentalmente se lo rigirava sempre tra le mani, godendo davvero al pensiero di quanto ne
possedeva. E questo rallegrava gli amici che la guardavano
con la benevolenza con cui avrebbero guardato una bella
bambina alle prese con il suo giocattolo.
Charles e Biscottino si congedarono sulla porta, perché
Mrs Smiling ebbe troppo timore di Sneller per invitarli a
bere un ultimo bicchiere, e Flora borbottò che era assurdo; allo stesso tempo, però, si sentiva stanca salendo con
l’amica le strette scale coperte da un tappeto nero verso le
camere da letto.
“Domani scriverò le lettere,” disse Flora sbadigliando e
appoggiandosi con una mano alla sottile balaustra bianca.
“Buonanotte, Mary.”
“Buonanotte, tesoro,” rispose Mrs Smiling, aggiungendo che l’indomani Flora avrebbe avuto modo di cambiare
idea.
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