01-Copertina-GMA-2
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Villaggio in azione Un forno per la vita: esperienze eco-sostenibili in Eritrea Mentre in Italia si sta sviluppando una cultura attenta alla sostenibilità ambientale, in Eritrea, diventa fondamentale scegliere nuove tecnologie ecocompatibili per facilitare la vita delle famiglie, e in particolare delle donne. Partendo da un elemento tradizionale e fondamentale per la vita di un eritreo, il Mogogo, che è il forno tradizionale, cerchiamo di migliorare la vita della gente, dal punto di vista della salute, e con un basso impatto ambientale. 14 Problemi nell’area di intervento Il territorio eritreo è stato soggetto negli ultimi anni a un continuo degrado per cause naturali e umane: condizioni climatiche avverse, deforestazione, coltivazioni e pascoli intensivi, erosione del suolo e riduzione della fertilità. Rispetto a 100 anni fa, quando circa il 30% del territorio era coperto di foreste, oggi ne rimane meno dell’1%. Il paese inoltre è soggetto a frequenti carestie, dovute al ciclo imprevedibile delle piogge che, soprattutto negli ultimi anni, sono state molto scarse. Nel 2009 le limitate precipitazioni hanno ridotto drasticamente i raccolti; a questo si è aggiunto l’aumento spropositato di tutti i generi alimentari, i cui costi sono insostenibili per una famiglia media il cui reddito non arriva a 30 Euro/mese. La popolazione è stata quindi colpita da carestia e da una pesante crisi di fame. A farne maggiormente le spese sono stati i bambini, che per i loro bisogni di crescita necessitano di una alimentazione bilanciata di macro e micro nutrienti. Attualmente il problema della conservazione del territorio si fa più che mai urgente, con interventi anche a livello governativo. Le attività previste da questo progetto intendono operare a livello locale inserendo nelle case dei villaggi target i nuovi forni tradizionali, mogogò, per ridurre non solo i problemi di salute legati a un forno che produce molto fumo all’interno della cucina, ma anche il problema della desertificazione, essendo i nuovi forni a basso consumo energetico oltre che a più alto rendimento. Il mogogò è il forno tradizionale eritreo dove si cucina principalmente l’engera, la focaccia spugnosa a base di ce- reali misti che rappresenta l’alimento giornaliero di gran parte della popolazione, non solo rurale, oltre alla hembascia e alla ketchà (focacce lievitate e non). In Eritrea il 90% della popolazione rurale e il 20% di quella urbana non hanno accesso all’elettricità e la biomassa (legna, sterco essiccato e scarti agricoli) rappresenta ancora il 95% del combustibile nei villaggi. Nell’area si registra inoltre un grave deficit nelle basilari conoscenze igienico-sanitarie delle madri di famiglia, che soffrono per una disparità di istruzione rispetto ai maschi già a livello nazionale. In Eritrea molte donne sono i soli punti di riferimento delle famiglie, perché rimaste vedove o con i mariti impegnati nel servizio militare permanente. Le prospettive di vita di queste donne sono fortemente penalizzate dalle situazioni critiche in cui si trovano a vivere. Rimaste le sole referenti per tutta la famiglia, spesso numerosa, le donne sono costantemente impegnate fuori casa per procurarsi i mezzi di sopravvivenza. Ecco che la cura della casa, l’igiene personale e dei figli e la cura soprattutto dei neonati vengono trascurate, con conseguenze molto gravi sulla vita delle famiglie stesse. Le donne spesso non sanno riconoscere la gravità delle malattie loro o dei propri figli e chiedono aiuto quando ormai è troppo tardi. Le attività previste da questo progetto intendono sopperire al deficit informativo delle donne in merito ai principi basilari di igiene, cura dei neonati, pulizia della casa per migliorare sensibilmente la qualità della vita del nucleo familiare e di riflesso della comunità intera. Villaggio in azione Bisogni della popolazione target Nei villaggi target si registrano le seguenti problematiche: • in materia di igiene e salute: l’uso di mogogò di vecchio tipo comporta un’elevata presenza di fumo nelle cucine, che provoca malattie all’apparato respiratorio e agli occhi. All’interno della casa non esistono sistemi di captazione dei fumi. Esiste inoltre un elevato pericolo di scottature per i bambini piccoli, dato che la fiamma libera è a livello del pavimento e non è protetta. Inoltre le donne della popolazione target hanno scarse conoscenze di igiene, cura dei neonati, gestione malattie infantili. • Problema ambientale: il vecchio forno consuma il 50% della legna eritrea, già scarsa nel paese e ha un rendimento inferiore molto basso. • Problema sociale: donne e bambine sono impegnate costantemente nella raccolta di combustibile (legna e sterco essiccato) costrette a percorrere lunghe distanze a causa della deforestazione e a trascurare le une la gestione della casa e della famiglia, le altre la frequenza a scuola. • Problema economico: il vecchio forno mogogò ha difficoltà nell’accensione, pertanto si ricorre spesso al costoso kerosene. La realizzazione del mogogò è affidata ad un gruppo di donne del villaggio, le lavoranti, riunite in cooperativa ed addestrate dalle suore esperte. Esse svolgono il lavoro di costruzione insieme alle padrone di casa. Queste ultime devono procurare l’argilla, le pietre, l’acqua, la sabbia, tutti materiali reperibili in loco, fabbricare i mattoni (quando c’è materiale refrattario disponibile in loco) e aiutare nel lavoro manuale. Il gruppo delle lavoranti deve prendere le misure, sistemare gli stampi, fabbricare le pareti, installare le griglie, il camino, la serranda e le portine, oltre che finire e lisciare le superfici. Il tempo di costruzione di un mogogò è di 3 giorni per un gruppo di 3 lavoranti coadiuvate dalla padrona di casa. Al termine dei lavori la padrona di casa viene istruita sul modo di utilizzo del mogogò e sugli eventuali interventi di manutenzione per mantenerlo sempre efficiente. Il comitato del villaggio si assume poi l’impegno di controllare nei mesi successivi che le padrone di casa usino il forno in modo appropriato, tenendolo pulito, con le portine chiuse e la legna in pezzatura piccola, e con la serranda regolata per un tiraggio giusto. La maggior parte dei materiali viene approvvigionata localmente, come contributo delle famiglie: i lavori iniziano solo dopo che le famiglie hanno raccolto tutto il materiale necessario. Restano da acquistare all’esterno gli accessori in ferro (portine, coperchi delle piastre di cottura, serranda e cerniere), quelli in materiale refrattario (piastre di cottura, due griglie grandi e una piccola, mattoni) e i tubi in cemento per il camino. Le lavoranti ricevono un compenso di 150 Nkf (7,00 € circa) ciascuna per ogni mogogò costruito. Mogogo: come cambiano i forni tradizionali e diventano più salutari VECCHIO FORNO MOGOGÒ NUOVO FORNO MOGOGÒ Elevata presenza di fumo nelle cucine Fumi convogliati all’esterno Rischio elevato di malattie respiratorie e degli occhi Rischio malattie ridotto del 90% Pericolo scottature perché fiamma libera e bassa Focolaio chiuso posto a 70 cm dal terreno Utilizzo forno solo al mattino presto (a causa dei fumi) Utilizzo del forno a qualsiasi ora della giornata (maggiore flessibilità per la donna di casa) Una sola postazione di cottura per engera o per ketcha e fornello a carbone a parte per scaldare acqua Possibilità di cuocere engera, ketcha e scaldare acqua contemporaneamente Alto consumo di legna Consumo di legna ridotto del 60% Va utilizzato con legna in grossa pezzatura (difficile da trovare) Si può utilizzare con legna in piccola pezzatura Rendimento termico inferiore al 10% Rendimento termico superiore al 50% Tempo di cottura della quantità di engera giornaliera di circa un’ora e mezza Tempo di cottura più che dimezzato Donne e bambini costretti a spendere molto tempo per raccolta legna Riduzione dei tempi di raccolta legna del 70% Bambini facilmente esposti a rischio scottature (fiamma aperta) Il mogogò ecologico è molto più sicuro perché ha una piccola porta ed è rialzat da terra Uso di kerosene per accensione Kerosene non necessario per accensione 15