persefone - Centro Internazionale di Studi sul Mito

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PERSEFONE
Limpido era il cielo, dolce l’aria,
amabile il vento piegava gli steli dei fiori al suo passare.
Una fanciulla rideva e giocava con la compagna
felice cogliendo rose, anemoni ed il rosso papavero
su ciglio del lago dalle acque immobili.
Un grido improvviso si alzò,
un grido di fanciulla strappata con violenza alla vita felice.
Quattro cavalli neri le furono addosso improvvisi.
Fu afferrata, trascinata su un carro dorato.
Cosa poteva essere accaduto?
Un dio era apparso sulla terra,
uscito dal profondo del lago.
Bella, troppo bella perché io non la voglia - si era detto.
Era un dio, poteva tutto.
I neri cavalli sprofondarono verso l’abisso.
Tutto si fece buio, le grida di Persefone non si udirono più,
né l’abbraccio mortale del dio poteva più sciogliersi.
I cavalli continuarono la loro corsa veloce,
attraverso grandi buie caverne,
passarono fiumi sotterranei dal corso impetuoso
mentre ombre evanescenti vagavano lontane
senza scopo e senza fine.
Ma la fanciulla era una dea, bella ed immortale,
guardò il suo rapitore, anch’egli bello ed immortale.
Cosa poteva temere?
I loro occhi si guardarono, si compresero.
Il dio, fino ad allora muto, parlò:
Sarai la mia sposa.
Mentre una madre disperata piangeva
e la terra prima felice
si copriva di un nero velo,
giù nell’abisso trionfava Amore.
Gaia Guérison
Febbraio 2010