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Phlegraios
L’ultimo segreto di San Paolo
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foto di copertina
Anfiteatro flavio, Pozzuoli 1992
Mimmo Jodice
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illustrazioni
Giuseppe Esposito ‘Sirio’
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grafica
Attilio Sommella
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stampa
Tavolario Stampa
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impaginazione
Gianni Ascione
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prima edizione ebook: gennaio 2015
ISBN 978-88-6950-012-4
stampato in italia
© copyright 2014
rogiosi editore
www.rogiosi.it
tutti i diritti riservati
Marco Perillo
PHLEGRAIOS
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L’ultimo segreto di San Paolo
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Romanzo
rogiosi editore
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… giungemmo a Pozzuoli.
Ivi trovammo dei fratelli e avemmo
la consolazione di rimanere con loro.
At. 28,13-14
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Storie antiche passate ’e mano,
i’ ce credo e che fa.
Dance of Baia, Pino Daniele
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Quando il mattino guardai la luce
sentii in un attimo
che non ero uno straniero in questo mondo,
che l’ imperscrutabile senza nome né forma
mi aveva accolto fra le braccia
nelle sembianze di mia madre.
Così pure nella morte lo stesso sconosciuto
mi apparirà da sempre conosciuto.
E poiché amo questa vita,
so che amerò anche la morte.
Rabindranath Tagore
In memoria di Michele Sovente, irripetibile poeta
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INDICE
Parte Prima LA SCOPERTA. . ................................................ 9
Parte Seconda LAODICEA................................................ 29
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Parte Terza PASSATO PRESENTE. . .................................... 47
Parte Quarta ICHTHYS.................................................... 57
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Parte Quinta LO SBARCO................................................. 80
Parte Sesta AVERNO......................................................... 94
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Parte Settima CUMA...................................................... 111
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Parte Ottava IL MISTERO.............................................. 137
Parte Nona LA VEGGENTE........................................... 150
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Parte Decima BAIA.. ........................................................ 160
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Parte Undicesima L’INCONTRO. . .................................... 169
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Parte Dodicesima RIONE TERRA.................................... 178
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Parte Tredicesima TRIBOLAZIONE.. ............................... 193
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Parte Quattordicesima IL VOLTO DI DIO...................... 207
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Parte Quindicesima CENTUM CELLAE.......................... 227
Parte Sedicesima LA MISSIONE...................................... 250
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Parte Prima
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LA SCOPERTA
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Sotto il fuoco del cielo, come satiri ubriachi, i colpi dei
picconi ritornarono a cantare. Avevano smesso mezz’ora e
adesso erano riapparsi nella sinfonia frenetica dello scavo. Prima lenti, poi quasi impazziti, avevano riempito ogni angolo
di silenzio, mentre il sole tramontava in quella piazzetta dove
gli archeologi continuavano a darsi da fare.
Davanti al profilo di Monte di Procida, giù al rovinare di
vigne e di alberi, si apriva uno slargo in mezzo alle case. L’ombra indugiava sulle palazzine accanto alle antichità e il pulviscolo era filtrato dall’umidità del mare.
Coi gomiti appoggiati sulle transenne, ai bordi della voragine, lui, Procolo, se ne stava in disparte a mordersi le unghie.
Dinanzi ai suoi occhi i manovali specializzati non la smettevano di andare su e giù, intenti alla messa in sicurezza dell’area.
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Avevano disossato, scrostato fango. E lui, impassibile, era rimasto a guardare. Sapeva bene che avrebbe dovuto catalogare
i reperti trovati il giorno prima; ordinarli, schedarli, produrre
una relazione. Invece se ne stava come intontito; un po’ per
l’emozione e un po’ per paura di non essere all’altezza di quel
suo primo compito ufficiale per la Soprintendenza.
Decise di togliersi la giubba di pelle, rimanendo con la logora camicia di flanella per cui in tanti, nel tempo, lo avevano
deriso. No, non poteva fare così. Non poteva adesso che era
stato scelto come assistente dopo anni di sacrifici, di cui gli
ultimi tre chino sui libri della specializzazione.
Sospirò, pensando che lo scavo in fondo era cominciato
da poche settimane; c’era tempo per dare il meglio di sé, e
poi un paio di schede per le analisi ambientali le aveva già
redatte. Eppure non bastava, occorreva fare meglio e più degli altri per affermarsi. Finalmente – in tempi record, a soli
venticinque anni e mezzo – il volontariato sembrava essere
finito e non poteva giocarsi ingenuamente la sua prima opportunità.
Aggrottò le sopracciglia e fece arcuare involontariamente
la cicatrice che solcava quella di destra. Lungo tutto il perimetro del fossato, la gente continuava ad accalcarsi. Ormai
la notizia s’era sparsa in tutto il territorio, fino a Napoli. In
tanti, incuriositi, erano venuti dalle vicine Torregaveta, Bacoli, Licola. Erano uomini con le barbe incolte, vecchi con
dita annerite, adolescenti coi cappellini di lana e madri in
vestaglia. Si era affacciato da quelle parti anche un noto poeta della zona, che abitava in una palazzina a ridosso della
piazza sventrata dagli scavi. Lui, timidamente, era andato a
stringergli la mano, riconoscendo nella sua faccia riflessiva e
sorridente tutta la profondità dei Campi Flegrei, la stessa che
riversava in versi apprezzati in tutta Italia.
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