le guide tecniche made - Studio Tecnico Francesco Giannelli
Transcript
le guide tecniche made - Studio Tecnico Francesco Giannelli
12 le guide tecniche made Cemento e calcestruzzo FATTI PER CHI COSTRUISCE 12 le guide tecniche made Cemento e calcestruzzo Costruire a regola d’arte strutture solide e durevoli 2 Il cemento 4 I componenti 4 La norma UNI EN 197-1 5 I principali tipi di cemento 7 I requisiti 8 Particolari tipi di cemento 9 Il calcestruzzo 12 La norma UNI EN 206-1 sul calcestruzzo 13 Il cemento, gli inerti e l’acqua 13 Il pericolo nelle aggiunte incontrollate d’acqua 15 Gli additivi fluidificanti 16 Le classi di esposizione della norma UNI EN 206-1 18 I calcestruzzi auto compattanti 20 La posa e la stagionatura sul cantiere 20 I calcestruzzi leggeri strutturali 21 le guide tecniche made 1 12 Cemento e calcestruzzo COSTRUIRE A REGOLA D’ARTE STRUTTURE SOLIDE E DUREVOLI Il cemento e gli impasti a base cementizia sono gli elementi fondamentali della tecnica costruttiva moderna. Il calcestruzzo, in particolare, è un materiale relativamente “giovane” ma che si è velocemente imposto su quelli più tradizionali come legno e pietra per le sue caratteristiche straordinarie di resistenza meccanica, adattabilità formale e facilità di posa in opera. Il rapido successo di questo materiale ne ha però celato per diverso tempo alcuni difetti quali durabilità e fragilità nei confronti delle aggressioni ambientali che negli ultimi anni, però, l’industria delle costruzioni ha imparato a conoscere, approntando tecniche e accorgimenti migliorativi del processo che porta una semplice polvere miscelata con acqua a trasformarsi in solide e durevoli strutture in cemento armato. Nella costruzione edilizia, il cemento rappresenta il legante idraulico più impiegato per le sue proprietà che consentono di 2 le guide tecniche made realizzare miscele con acqua, sabbia oppure inerti grossolani per ricavare un impasto idraulico con caratteristiche aggreganti e adesive, capace di rimanere stabile, fare presa e indurirsi anche quando viene realizzato un manufatto immerso in acqua. Il cemento è un materiale inorganico e deriva da processi produttivi che impiegano materie prime provenienti dal mondo minerale e che sono miscelate tra loro in proporzioni precise per ottenere dopo la posa in opera le specifiche reazioni chimiche di presa e indurimento derivate dall’idratazione del legante. Le reazioni chimiche derivano dalla presenza nel cemento di una serie di composti (silicati, alluminati, e ferriti di calcio) capaci di reagire con l’acqua dando luogo a prodotti idrati insolubili o scarsamente solubili e dotati di proprietà cementanti, che sono responsabili della compattezza e delle elevate resistenze meccaniche finali dei componenti della costruzione. Il cemento è disponibile in più varianti con caratteristiche diverse e adatte a ogni campo di applicazione e viene commercializzato sotto forma di polvere finissima sfusa o in sacchi, ottenuta mediante macinazione e completa omogeneizzazione dei componenti. Quando il legante viene mescolato con sola acqua per ottenere un impasto più o meno fluido in genere si parla di boiacca di cemento, mentre le miscele con sabbia fine, media oppure di granulometria rilevante, quasi sempre con pezzatura mista, vengono chiamate malte cementizie. Il calcestruzzo è una miscela di cemento e inerti di varia granulometria, formati da sabbia, ghiaietto, ghiaia o pietrisco in un assortimento granulometrico studiato secondo proporzioni ben precise per ottenere il massimo della distribuzione nell’impasto. Calcestruzzo armato, cemento armato o conglomerato cementizio armato sono le diverse definizioni per un calcestruzzo accoppiato con un’armatura costituita da tondini di acciaio annegati nell’impasto, disposti in una posizione ben precisa all’interno della struttura per ottenere un materiale composito a più componenti con una forte resistenza sia a compressione che a flessione. Il cemento sfuso o in sacchi viene utilizzato in cantiere per realizzare impasti di ogni tipo, con sabbia o con inerte formato da elementi più o meno grossolani, confezionati in opera con tecniche manuali se in piccole quantità o con betoniere di vario tipo che assicurano un’ottima omogeneità agli impasti anche se di volume rilevante. Il cemento è presente come legante anche nei calcestruzzi preconfezionati in centrale di betonaggio che sono trasportati sul luogo di impiego mediante autobetoniere e scaricati nelle casseforme tramite scivoli o sistemi di pompaggio quando il materiale viene utilizzato nelle strutture. Il cemento diviene il componente aggregante di molteplici malte premiscelate in stabilimento che assicurano un’elevata uniformità nelle caratteristiche tecniche tra le diverse produzioni e vengono impiegate nelle opere murarie, nei massetti, negli intonaci, nei rivestimenti e in tutte le applicazioni che richiedono una forte resistenza a condizioni di impiego anche estreme. le guide tecniche made 3 12 Cemento e calcestruzzo IL CEMENTO Il cemento, se lo consideriamo come il prodotto finale dell’evoluzione dei leganti, ha una storia millenaria, ma solo nella seconda metà dell’Ottocento assume caratteristiche simili a quelle che oggi riscontriamo in questa polvere finissima e pesante utilizzata sui cantieri di tutto il mondo per realizzare opere di ogni tipo in qualunque condizione climatica di impiego. Nei sistemi strutturali residenziali, pubblici, industriali o commerciali, nelle opere idrauliche, nei manufatti legati alle infrastrutture, la qualità e la durata di un manufatto realizzato in cemento o in calcestruzzo è strettamente legata, tra le altre condizioni, alle proprietà del legante idraulico impiegato nel confezionamento dell’impasto di base. La composizione del cemento determina in buona parte le doti tecniche dell’opera finita e se questo viene prodotto con caratteristiche costanti ben definite il progetto dell’opera può 4 le guide tecniche made essere attuato in piena sicurezza. Soltanto attraverso la conoscenza delle proprietà di resistenza a tutte le sollecitazioni meccaniche e fisico-chimiche del legante diviene possibile scegliere in via preliminare il tipo di cemento più idoneo a garantire una lunga vita utile d’esercizio al manufatto. Nella produzione di malte e calcestruzzi, in combinazione con inerti di varia granulometria, il cemento conserva la sua lavorabilità per un tempo determinato e successivamente fa presa e indurisce fino a raggiungere i valori di resistenza meccanica prestabilita. La somma delle percentuali dei componenti reattivi principali del cemento a norma, ossido di calcio e ossido di silicio, deve in ogni caso essere superiore al 50 % della massa. I componenti Il componente principale del cemento è il clinker Portland derivato da materie prime contenenti principalmente ossido di calcio, La norma UNI EN 197-1 LE TIPOLOGIE DI CEMENTI I cementi comuni conformi alla UNI EN 197-1 sono suddivisi in 5 tipi principali. Tipi di cemento Denominazione Sigla I Cemento Portland II Cemento Portland alla loppa II-A/S Cemento Portland alla microsilice II-A/D Cemento Portland alla pozzolana II-A/P I II-B/S Cemento Potland alla cenere volante Cemento Portland allo scisto calcinato Cemento Portland al calcare Cemento Portland composito III Cemento d’altoforno IV Cemento pozzolanico V Cemento composito II-B/P II-A/Q II-B/Q II-A/V II-B/V II-A/W II-B/W II-A/T II-B/T II-A/L II-B/L II-A/M II-B/M III-A III-B III-C IV-A IV-B V-A V-B La norma UNI EN 197-1:2007 “Cemento - Parte 1: Composizione, specificazioni e criteri di conformità per cementi comuni” è la versione ufficiale della norma europea EN 197-1 (edizione giugno 2000), dell’aggiornamento A1 (edizione aprile 2004) e dell’aggiornamento A3 (edizione luglio 2007). La norma è stata redatta con il criterio di rendere chiara la composizione del cemento attraverso la creazione di classi tipologiche di appartenenza e di garantire la regolarità delle caratteristiche del legante fissando sia la natura e le percentuali limite dei componenti che le soglie di variazione delle resistenze meccaniche. La norma definisce e specifica 27 distinti prodotti di cemento comune e i loro costituenti. La definizione di ogni cemento comprende le proporzioni di combinazione dei costituenti per ottenere questi diversi prodotti in una gamma di sei classi di resistenza meccanica. La definizione comprende anche i requisiti che i costituenti devono rispettare e i requisiti meccanici, fisici e chimici dei 27 prodotti, le classi di resistenza e una classe di calore d’idratazione. La norma definisce anche i criteri di conformità e le rispettive regole. La conformità alla norma permette al produttore di apporre il marchio CE sui cementi che possono così essere commercializzati liberamente nei paesi della Comunità Europea. le guide tecniche made 5 12 Cemento e calcestruzzo ossido di silicio e ossido di alluminio che sono sottoposte a cottura fino a sinterizzazione in appositi forni. L’alta temperatura (14001500°C) produce una serie di composti idraulici reattivi con un rapporto in massa tra ossido di calcio e ossido di silicio mai inferiore a 2 e con un contenuto di ossido di magnesio al di sotto del 5 %. Nel clinker i composti idraulici ottenuti mediante il processo di sinterizzazione sono sotto forma di silicato bicalcico, di silicato tricalcico, di alluminato tricalcico e di allumino ferrito tetracalcico. Il clinker Portland è presente in proporzioni elevate solo nel cemento di Tipo I, mentre nelle altre versioni viene utilizzato in percentuali minori, variabili secondo la composizione. Gli altri componenti reattivi del cemento, inseriti nelle miscele in diverse proporzioni, 6 le guide tecniche made sono materiali con proprietà idrauliche latenti o a comportamento idraulico che nell’impasto si sviluppano con maggiore o minore prontezza. Le loppe granulate d’altoforno sono costituite da scorie di composizione appropriata che derivano dalla fusione in altoforno di minerali di ferro. I materiali pozzolanici sia naturali che artificiali reagiscono con l’idrato di calcio prodotto durante l’idratazione del cemento e danno origine a composti che induriscono e sviluppano una certa resistenza meccanica. Le ceneri volanti, di natura silicea o silicocalcarea, si ottengono per separazione dai gas di scarico di centrali alimentate a polverino di carbone. Lo scisto calcinato prodotto in forno contiene talune fasi del clinker insieme a piccole quantità di calce viva e di ossidi ad attività pozzolanica. I calcari, utilizzati anche in alcuni cementi bianchi, sono in grado di migliorare le caratteristiche reologiche del cemento, ma devono possedere un grado di purezza elevato e non contenere argilla o composti organici superiori a una determinata soglia. Il fumo di silice o microsilice, formato da particelle sferiche costituite da silice amorfa in proporzioni molto alte, è utilizzato con tenori ridotti per l’elevata richiesta d’acqua che conferisce al cemento. I principali tipi di cemento Secondo la composizione il cemento viene suddiviso dalla norma in cinque tipi con costituenti principali e secondari presenti secondo specifiche proporzioni: • Tipo I Cemento Portland ottenuto quasi esclusivamente da clinker Portland finemente macinato con un tenore di 95-100%. • Tipo II Cemento Portland Composito ricavato con percentuali variabili di clinker Portland in combinazione con uno degli altri materiali a comportamento idraulico come la loppa di altoforno, il fumo di silice, la pozzolana, la cenere volante, lo scisto calcinato o il calcare. Il clinker Portland può anche essere unito con tutti i componenti idraulici. • Tipo III Cemento d’Altoforno ricavato dalla miscelazione tra il clinker Portland e la loppa basica di altoforno che viene impiegata anche in proporzioni molto elevate. • Tipo IV Cemento Pozzolanico costituito da una miscela di clinker Portland con pozzolane naturali o artificiali, fumo di silice e ceneri volanti silicee. Il legante deve sempre dare esito positivo al saggio di pozzolanicità. • Tipo V Cemento Composito ottenuto da clinker Portland con altri componenti idraulici quali la loppa di altoforno, la pozzolana naturale e industriale e la cenere volante di natura silicea. I principali componenti idraulici reattivi formano il nucleo del cemento, determinano le caratteristiche e l’appartenenza a una tipologia e sono responsabili delle reazioni e dei processi di presa e indurimento quando il legante viene miscelato con acqua. Le proporzioni tra i componenti determinano l’appartenenza del legante alle sottocategorie individuate dalla norma che, per i vari tipi, indicano soltanto una differenza nel tenore dei componenti e non una gradualità nei valori delle caratteristiche tecniche. Tutti i tipi di cemento sono preparati con una percentuale non superiore al 5 % di costituenti secondari che in genere sono formati da filler inorganici naturali o artificiali, inerti o con proprietà idrauliche più o meno spiccate. Il cemento contiene inoltre piccoli quantitativi di solfato di calcio utilizzato per il controllo della presa ed eventuali additivi, con tenore inferiore all’1 %, che servono per migliorare la produzione o talune caratteristiche del legante. le guide tecniche made 7 12 Cemento e calcestruzzo I requisiti La classe di resistenza del cemento dipende dalla finezza di macinazione della polvere legante e dal tenore di silicato tricalcico rispetto a quello bicacalcico: maggiore è la finezza di macinazione del cemento e maggiore è il tenore di silicato tricalcico, più rapido è lo sviluppo della resistenza meccanica. Le tecniche di impasto manuale del cemento: con secchio 1. versare legante e inerti 2. miscelare i componenti 3. aggiungere l’acqua 4. miscelare l’impasto 8 1 2 3 4 le guide tecniche made LE CLASSI DI RESISTENZA DEI CEMENTI Le norme UNI EN 197/1 definiscono le classi di resistenza del cemento. Ogni tipo di cemento è potenzialmente disponibile in sei diverse classi di resistenza normalizzata (a 28 gg). Per ogni classe di resistenza normalizzata si definiscono due classi di resistenza iniziale (2-7 gg): la prima con resistenza iniziale ordinaria contrassegnata con la lettera N; la seconda con resistenza iniziale elevata contrassegnata con la lettera R. Classe di resistenza Resistenza a compressione (N/mm2) minima garantita a: 2 giorni 7 giorni 28 giorni 32.5 N - 16 32,5 32.5 R 10 - 32,5 42.5 N 10 - 42,5 42.5 R 20 - 42,5 52.5 N 20 - 52,5 52.5 R 30 - 52,5 Ogni tipo di cemento è potenzialmente disponibile in sei diverse classi di resistenza normalizzata che viene determinata mediante le prove indicate dalla norma Uni En 196-1 ed è la resistenza a compressione portata fino a rottura di un campione cubico standard (con rapporto acqua/cemento pari a 0,5 e rapporto sabbia/cemento pari a 3) dopo una stagionatura a 28 giorni. In base a questo requisito meccanico il cemento viene suddiviso nelle tre classi 32.5, 42.5 e 52.5 che rispettivamente devono possedere una resistenza normalizzata compresa tra 32,5 e 52,5 MPa, compresa tra 42,5 e 62,5 MPa e superiore a 52,5 MPa. Le tecniche di impasto manuale del cemento: nella cariola Didascalia La Uni En 197-1 introduce altre tre sottoclassi indicate con la lettera R a seguire la sigla del cemento, 32.5 R, 42.5 R e 52.5 R, che individuano leganti ad alte prestazioni iniziali caratterizzati da una maggiore rapidità di indurimento. Per la versione 32.5 il valore di resistenza iniziale viene misurato a 7 giorni dalla preparazione del provino, mentre per le altre classi la prova viene effettuata a 2 giorni. Mediante le prove indicate dalla norma En 196-3 devono essere determinati il tempo di inizio presa, maggiore o pari a 60 minuti per le classi 32.5 e 42.5 e a 45 minuti per il tipo 52.5, mentre per quanto riguarda l’espansione tutte le varianti devono dare valori inferiori o uguali a 10 mm. Altre prove normate permettono al produttore di dichiarare i requisiti chimici del cemento che riguardano la perdita al fuoco, il residuo insolubile, il contenuto in solfati e in cloruri e la pozzolanicità. I requisiti chimici caratteristici del tipo e della classe di resistenza devono in ogni caso rispettare i valori espressi dalla norma e vanno sempre riportati dal produttore nelle schede tecniche di accompagnamento del cemento. Particolari tipi di cemento Il cemento bianco viene ottenuto mediante procedimenti che devono assicurare il mantenimento nel tempo delle caratteristiche meccaniche e delle doti cromatiche. Come materia prima vengono utilizzati calcare e caolino purissimi ed esenti 1 2 3 4 1. versare legante e inerti 2. miscelare i componenti 3. aggiungere l’acqua 4. miscelare l’impasto da particelle ferrose. Il cemento bianco può essere impiegato come un normale legante idraulico per realizzare manufatti di colore candido costante nelle diverse produzioni o per confezionare prodotti di pregio quali intonaci, collanti, stucchi e sigillanti. Miscelato con pigmenti resistenti all’azione basica del legante e agli effetti dei raggi UV oppure in combinazione con inerti bianchi o colorati viene utilizzato per confezionare manufatti di grande pregio architettonico, prefabbricati e non, da impiegare nei sistemi strutturali, nei rivestimenti a grandi pannelli, nella pavimentazione di strade e piazze e nell’arredo urbano. Ad alcune varianti di cemento bianco per le guide tecniche made 9 12 Cemento e calcestruzzo Le tecniche di impasto manuale del cemento: cumulo a terra 1. versare legante e inerti 2. miscelare i componenti 3. aggiungere l’acqua 4. miscelare l’impasto 1 2 3 4 opere faccia a vista vengono additivate, in fase di produzione, sostanze ad attività fotocatalitica non contemplate dalla norma che consentono di realizzare manufatti di ogni tipo, elementi strutturali, per pavimentazioni o per rivestimenti verticali e orizzontali, sui quali l’azione della luce del sole o artificiale produce un forte processo di ossidazione trasformando le 10 le guide tecniche made sostanze organiche e inorganiche derivate dall’inquinamento atmosferico e indoor in prodotti inerti e innocui. Da prove effettuate, un irraggiamento di soli tre minuti permette di ottenere un abbattimento degli agenti inquinanti di oltre il 75 %. Il cemento ad alta e ad altissima resistenza ai solfati appartiene in genere al tipo pozzolanico con un basso tenore di alluminato tricalcico che è il responsabile della formazione di composti di alterazione in presenza di gesso. Altre versioni ad altissima resistenza ai solfati sono completamente prive di alluminato tricalcico e possiedono un basso contenuto di alcali che riduce il rischio di reazioni indesiderate tra il legante e gli eventuali aggregati a base di silice amorfa. I cementi ad alta e ad altissima resistenza ai solfati permettono di aumentare la compattezza del calcestruzzo indurito, di limitare sulle opere il dilavamento da parte di acque correnti e di ridurre eventuali fenomeni di degrado dovuti alla presenza di composti aggressivi. I cementi di questo tipo possiedono un calore di idratazione abbastanza basso e possono essere impiegati per getti di grandi dimensioni senza pericolo che avvengano deformazioni per l’aumento di temperatura. Il cemento a presa rapida è una modificazione del Portland e consente di ottenere, anche con la completa immersione in acqua, resistenze iniziali molto alte già nell’arco di poche decine di minuti, connotato che permette di realizzare ripristini, fissaggi o piccole impermeabilizzazioni anche su componenti da reimpiegare immediatamente, come le pavimentazioni industriali, o da sottoporre a carichi subito dopo l’intervento. Le resistenze sono destinate a incrementarsi nel tempo, anche se non con la stessa velocità, durante il normale periodo di stagionatura della malta. In fase di presa e di indurimento la malta rapida sviluppa un forte calore di idratazione che però non incide sulla stabilità dimensionale della parte riparata e non influisce nel collegamento al supporto persino quando l’area di contatto è molto estesa. Il cemento alluminoso o fuso deve possedere caratteristiche di elevata resistenza. Il prodotto non è più riconducibile a un classico Portland, non è inserito nelle varianti contemplate dalla norma e proviene dalla macinazione e dalla cottura di una mescolanza omogenea di calcare e bauxite. Il clinker che si ricava deriva da una massa completamente fusa e deve contenere almeno il 35% di allumina. L’idratazione dei componenti avviene con grande sviluppo di calore concentrato in breve tempo che lo fa preferire per lavori in climi freddi quando sussiste il pericolo del congelamento dell’acqua di impasto. Il rapido indurimento e la inattaccabilità da parte delle acque aggressive sono le doti principali di questo cemento che viene utilizzato in genere per calcestruzzi resistenti al calore e con doti refrattarie oppure per gettate di modeste dimensioni, ma destinate a resistere all’abrasione come viene richiesto per taluni pavimenti industriali, le canalizzazioni o le opere idrauliche. Le tecniche di impasto manuale del cemento: con betoniera a bicchiere 1 2 3 4 1. versare legante e inerti 2. miscelare i componenti 3. aggiungere l’acqua 4. miscelare l’impasto le guide tecniche made 11 12 Cemento e calcestruzzo IL CALCESTRUZZO Il calcestruzzo è un materiale composito formato da cemento, inerti e acqua, che deve essere preparato mediante regole ben precise e codificate per ottenere in opera le prestazioni e le resistenze richieste dal progetto. Queste regole riguardano sia il livello qualitativo e quantitativo dei materiali componenti che i sistemi di confezionamento e di messa in opera del calcestruzzo. Per qualunque tipo di conglomerato cementizio i requisiti specifici finali sono il risultato del lavoro del prescrittore che definisce le caratteristiche del calcestruzzo, del produttore che garantisce la conformità e il controllo sui componenti e sulla miscela finale e dell’utilizzatore al quale è affidato il compito di gettare in opera il materiale per realizzare le strutture. Talvolta si tratta di un’unica figura professionale che si assume tutte le responsabilità dell’intero ciclo di lavorazione, dal progetto alla messa in opera, ma sovente la realizzazione di una struttura in calcestruzzo vede il coinvolgimento di più tecnici che devono operare con un continuo scambio di informazioni per ottenere le prestazioni richieste dal tipo di manufatto. 12 le guide tecniche made Le indicazioni fornite dalla norma UNI EN 206-1 sul calcestruzzo consentono di ottenere il massimo dei risultati quando, all’interno di una medesima produzione, il calcestruzzo individuato come il più idoneo dal progettista è uguale o con minime variazioni rispetto all’impasto fornito dal produttore e al conglomerato che viene gettato dall’impresa di costruzioni e messo in esercizio sotto forma di aggregato indurito. Tutto ciò non solo come prestazioni tecniche, ma anche nei riguardi della durabilità intesa come capacità del materiale di mantenere nel tempo le caratteristiche tecniche resistendo alle aggressioni chimiche e fisiche dell’ambiente di permanenza. La piena sicurezza nell’impiego del conglomerato cementizio si raggiunge solo con la conformità del materiale alla norma e alle altre leggi e linee guida in vigore, sia per il calcestruzzo a prestazione garantita che per il calcestruzzo a composizione per i quali, in fase di progetto e di richiesta, devono sempre essere indicati in modo completo i requisiti di base e gli eventuali requisiti aggiuntivi. La norma UNI EN 206-1 La norma UNI EN 206-1, “Calcestruzzo - Parte 1: Specificazione, prestazione, produzione e conformità”, è la versione ufficiale in lingua italiana della norma europea EN 206-1 (edizione dicembre 2000), dell’aggiornamento A1 (edizione luglio 2004) e dell’aggiornamento A2 (edizione giugno 2005). La norma si applica al calcestruzzo per strutture gettate in sito, strutture prefabbricate e componenti strutturali prefabbricati per edifici e strutture di ingegneria civile. Il calcestruzzo può essere miscelato in cantiere, preconfezionato o prodotto in un impianto per componenti di calcestruzzo prefabbricato. La norma specifica i requisiti per: • i materiali componenti del calcestruzzo; • le proprietà del calcestruzzo fresco ed indurito e la loro verifica; • le limitazioni per la composizione del calcestruzzo; • la specifica del calcestruzzo; • la consegna del calcestruzzo fresco; • le procedure per il controllo di produzione; • i criteri di conformità e la valutazione della conformità. LE CLASSI DI RESISTENZA A COMPRESSIONE La norma UNI EN 206-1 definisce i valori delle classi di resistenza a compressione e caratteristica del calcestruzzo, individuandone le tipologie applicative. Resistenza Classe caratteristica di resistenza a cilindrica Rck compressione (N/mm2) Il cemento, gli inerti e l’acqua Un calcestruzzo ordinario, realizzato senza additivi e senza aggiunte minerali, è composto da cemento, da inerti di varia granulometria e dall’acqua di impasto che consente al legante di fare presa e di indurire creando un aggregato più o meno compatto. La scelta di tipo di cemento più idoneo è influenzata da diversi fattori, tra i quali le resistenze finali e in tempi brevi richieste al calcestruzzo, le condizioni di maturazione, le dimensioni della struttura e la classe di esposizione del manufatto. La norma EN 197-1 definisce le tipologie di cementi comuni utilizzabili nei calcestruzzi Resistenza caratteristica cubica fck (N/mm2) C8/10 8 15 C12/15 12 15 C16/20 16 20 C20/25 20 25 C25/30 C30/37 C35/45 C40/50 C45/55 C50/60 C55/67 C60/75 C70/85 C80/95 C90/105 C100/115 25 30 35 40 45 50 55 60 70 80 90 100 30 37 45 50 55 60 67 75 85 95 105 115 Tipo di calcestruzzo NON STRUTTURALE ORDINARIO ALTE PRESTAZIONI ALTE RESISTENZE e fissa sia la natura e le percentuali limite dei componenti che le soglie di variazione delle resistenze meccaniche. In base alla resistenza a compressione finale da raggiungere nel manufatto è possibile scegliere il cemento più idoneo in una delle tre classi di resistenza normalizzata 32.5, 42.5 e 52.5 o in una delle tre sottoclassi indicate con la lettera R a seguire la sigla del cemento, che individuano leganti ad alte prestazioni iniziali caratterizzati da una maggiore rapidità di indurimento, condizione che permette di disarmare i getti in tempi più brevi rispetto alle altre versioni. La scelta su una delle altre categorie commerciali le guide tecniche made 13 12 Cemento e calcestruzzo di cemento permette di aumentare la compattezza del calcestruzzo indurito, di limitare sulle opere il dilavamento da parte di acque correnti e di ridurre eventuali fenomeni di degrado dovuti alla presenza di composti aggressivi quali i solfati. La gamma di cementi si estende alle varianti con un basso calore di idratazione che possono essere impiegati per getti di grandi dimensioni senza pericolo di deformazioni per aumento della temperatura. I diversi materiali inerti impiegati nel calcestruzzo hanno la funzione di ripartire le diverse sollecitazioni alle quali è sottoposto il conglomerato, comprese quelle derivate dal ritiro, e di realizzare una massa il più possibile frazionata con vuoti ben distribuiti che vengono riempiti dalla pasta di cemento al momento della preparazione dell’impasto. L’inerte è composto da un misto di sabbia con granulometria fino a 4-5 mm e di 14 le guide tecniche made ghiaia o pietrisco con pezzature fino a oltre 20 mm e deriva da giacimenti alluvionali naturali oppure da rocce inviate in impianti di frantumazione. Gli inerti possono avere una forma arrotondata, come avviene per molti prodotti naturali, oppure sono conformati a spigoli vivi se derivano dalla frantumazione di rocce a pezzatura più grossolana. L’inerte, che deve essere ben assortito nelle frazioni granulometriche secondo una precisa curva di riferimento, va scelto tra le qualità compatte e non assorbenti per evitare che al momento della preparazione del calcestruzzo impoverisca la miscela di parte dell’acqua di impasto limitando l’idratazione del cemento. Gli aggregati più idonei a realizzare un calcestruzzo durevole e di qualità, sono non gelivi e privi di cloruri, di solfati, di silice alcalireattiva, di frazioni argillose e di sostanze organiche. La compattezza, la resistenza allo schiacciamento, la dimensione minima e la Il pericolo nelle aggiunte incontrollate d’acqua forma dell’inerte, arrotondata o spigolosa, influenzano le doti finali del calcestruzzo ad alte prestazioni e ad alta resistenza. Per il calcestruzzo ordinario, l’aggregato deve essere scelto con misure massime che tengano conto anche dello spessore del copriferro, della larghezza tra le armature e della sezione minima di passaggio dell’impasto al momento del getto. Per ottenere il livello di prestazioni, di qualità e di durabilità richieste dall’opera, negli impasti occorre utilizzare solo acqua priva di sostanze estranee e con una percentuale rispetto al cemento tale da garantire sia la lavorabilità della miscela cementizia che il raggiungimento delle resistenze di progetto. Quando per ragioni economiche o di approvvigionamento non è possibile utilizzare l’acqua della rete cittadina, bisogna verificare che l’acqua di impasto sia priva di sostanze capaci di alterare i tempi di presa del calcestruzzo, di provocare efflorescenze sui facciavista oppure di innescare fenomeni di corrosione sulle armature. La percentuale di acqua impiegata rispetto al quantitativo di cemento è molto importante per le prestazioni del calcestruzzo in ogni fase del lavoro, in quanto determina la lavorabilità e la consistenza della miscela e influisce sulle caratteristiche di resistenza e di durabilità finali. A parità di classe di consistenza, da valutare in base alla misura dell’abbassamento o slump al cono di Abrams, maggiore è il diametro massimo dell’aggregato inerte, Utilizzare l’acqua come un agente fluidificante e migliorativo della lavorabilità del conglomerato cementizio, senza un conseguente e calcolato incremento nel tenore di cemento, permette di gettare più in fretta gli impasti e di aumentare a costi irrisori il volume del calcestruzzo, ma impoverisce la miscela nella sua frazione principale cioè quella legante che determina le resistenze meccaniche. Il caso tipico è l’aggiunta di acqua sul cantiere al calcestruzzo preconfezionato, pratica abbastanza diffusa che causa sulla compagine indurita una diminuzione incontrollata delle resistenze meccaniche e rende meno compatto il calcestruzzo con una maggiore propensione all’attacco del degrado che provoca la corrosione anticipata dei ferri di armatura. Anche la realizzazione in cantiere di calcestruzzo non dosato e con un tenore d’acqua eccessivo per facilitare il getto ha le stesse conseguenze finali che possono essere accompagnate da altri fenomeni negativi. Un rapporto acqua/cemento troppo alto, unito a errori nella messa in opera e nella compattazione del calcestruzzo, può provocare la formazione di zone con un’elevata percentuale d’acqua all’interno della massa del conglomerato, soprattutto nell’interfaccia tra gli inerti e la pasta cementizia e tra questa e i ferri di armatura. Per effetto della stagionatura, dell’evaporazione dell’acqua residua non legata al cemento e del ritiro igrometrico del calcestruzzo, si riduce la collaborazione meccanica tra i componenti del calcestruzzo, armature comprese, con una netta diminuzione della resistenza a trazione e a taglio del materiale in esercizio. le guide tecniche made 15 12 Cemento e calcestruzzo minore è la richiesta d’acqua, mentre la resistenza meccanica a una determinata stagionatura aumenta al diminuire del rapporto acqua/cemento. Da questi principi è possibile risalire a tutti gli altri parametri per identificare un calcestruzzo partendo dal tipo di cemento, dal diametro massimo 1. Preparazione del cono 2. riempimento con cls 3. misurazione consistenza (slump) 4. schema dello slump test Test di consistenza con il cono di Abrams 1 2 3 4 16 le guide tecniche made dell’inerte e dalla classe di consistenza della miscela, scelta in fase progettuale tra una di quelle normate: • S1 con slump da 0 a 40 mm (consistenza a terra umida) • S2 con slump da 50 a 90 mm (consistenza plastica) • S3 con slump da 100 a 150 mm (consistenza semifluida) • S4 con slump da 160 a 200 mm (consistenza fluida) • S5 con slump di oltre 210 mm (consistenza superfluida) Gli additivi fluidificanti La lavorabilità e la scorrevolezza del calcestruzzo possono essere migliorate utilizzando inerti con reologia più favorevole o impiegando un miglior dosaggio di acqua e cemento, ma in genere è meglio ricorrere all’impiego di additivi fluidificanti con azione più o meno spinta e da miscelare insieme ai componenti base del calcestruzzo. A parte taluni tipi di strutture che, per le modalità di costruzione, richiedono impasti con consistenza a terra umida (S1) o plastica (S2), come avviene nelle pavimentazioni messe in opera con vibrofinitrice o in molte strutture verticali composte con casseri rampanti, gli altri manufatti richiedono in genere impasti con consistenza semifluida (S3), fluida (S4) e superfluida (S5). Il calcestruzzo deve essere tanto più lavorabile e scorrevole se si impiegano macchine pompanti per trasportare l’impasto a lunghe distanze o a notevoli altezze e dove è maggiore la densità dei ferri di armatura oppure quando le strutture sono di ridotta sezione e di geometria complessa. L’uso di additivi fluidificanti aumenta i costi del calcestruzzo, che però sono compensati abbondantemente dai molteplici vantaggi derivati dalla maggiore lavorabilità dell’impasto: getti più rapidi con incrementi significativi della produttività, tempi ridotti anche del 60 % per la compattazione finale mediante aghi vibranti, minori errori da parte di manodopera non specializzata o poco esperta in fase di getto e in fase di compattazione, maggiore affidabilità nell’opera finita in quanto effettuata con calcestruzzi che non richiedono aggiunte di acqua prima del getto, riduzione delle responsabilità e delle contestazioni considerato che viene impiegato tale e quale il materiale a prestazione garantita proveniente dalla centrale di betonaggio. Gli additivi fluidificanti sono forse i componenti ausiliari maggiormente impiegati per il confezionamento dei conglomerati cementizi di impiego normale o derivati da formulazioni particolari come i calcestruzzi ad alte prestazioni e ad alta resistenza oppure i calcestruzzi proiettati e quelli fibrorinforzati. La capacità fluidificante dell’additivo esercita un’azione disperdente sulle particelle di legante a vari livelli secondo la composizione e, per alcuni tipi, il dosaggio. Questa condizione favorisce in maggiore o minore misura la bagnabilità del cemento e quindi riduce la richiesta d’acqua con un incremento della lavorabilità, della scorrevolezza e della pompabilità della malta. Gli additivi fluidificanti rendono rapida la preparazione del calcestruzzo, tanto sul cantiere quanto nella centrale di betonaggio, e l’effetto disperdente aumenta la velocità di posa in considerazione della scorrevolezza del materiale. Il calcestruzzo fluidificato possiede una notevole aderenza ai ferri di armatura, che consente di eseguire persino getti di sezione ridotta e fortemente armati con il calcestruzzo che avvolge le superfici degli inerti e degli elementi metallici senza lasciare cavità. Anche su platee di impianti industriali pesanti e con geometria complessa dei ferri, una volta effettuata la posa dell’impasto, sono richiesti tempi minimi di compattazione mediante sistemi a vibrazione, mentre in situazioni più usuali la scorrevolezza, unita all’assenza di segregazioni e a una notevole le guide tecniche made 17 12 Cemento e calcestruzzo Le classi di esposizione della norma UNI EN 206-1 omogeneità nell’impasto, permette di realizzare manufatti con una finitura faccia a vista senza cavità e dall’aspetto continuo sia sul cantiere che negli stabilimenti di prefabbricazione. La capacità di ridurre l’acqua di impasto degli additivi fluidificanti e la possibilità di realizzare impasti molto omogenei e difficilmente segregabili, producono conseguenze positive sulle resistenze meccaniche, sulla durabilità dell’opera e sulla resistenza alle aggressioni chimiche ambientali. Il conglomerato cementizio risulta molto più compatto, con un ritiro idraulico inferiore rispetto a una miscela non additiva e a pari lavorabilità e con doti superiori di impermeabilità derivate dalla limitata presenza di pori, discontinuità e microfessurazioni. L’uso dell’additivo consente di realizzare impasti che, una volta induriti, presentano limitate deformazioni elastiche sotto i carichi statici e dinamici e un minore scorrimento viscoso (fluage) provocato dai carichi permanenti. Con il prodotto più adeguato, si possono ottenere elevate prestazioni anche in presenza di calcestruzzi con bassi contenuti di cemento oppure con inerti di forma non favorevole a rendere scorrevole il getto, come avviene quando gli aggregati si presentano con una pezzatura a spigoli vivi. In altri casi la presenza di un fluidificante adatto è in grado di sopperire alla carenza di materiali fini nell’impasto garantendo sempre un ottimo mantenimento della lavorabilità del calcestruzzo. 18 le guide tecniche made In merito alla durabilità delle opere in calcestruzzo, la norma UNI EN 206-1 individua diverse classi di esposizione basate sulla maggiore o minore aggressività dell’ambiente di permanenza del manufatto e sul potenziale livello di corrosione e di attacco per i ferri di armatura e per il calcestruzzo: Classe XO: assenza di rischio di corrosione o attacco come negli interni di edifici con umidità relativa molto bassa (1 sottoclasse per strutture armate e non armate) Classe XC: corrosione delle armature indotta dalla carbonatazione (4 sottoclassi per strutture armate) Classe XD: corrosione delle armature indotta da cloruri esclusi quelli provenienti dall’acqua di mare (3 sottoclassi per strutture armate) Classe XS: corrosione delle armature indotta da cloruri presenti nell’acqua di mare (3 sottoclassi per strutture armate) Classe XF: attacco del calcestruzzo per cicli di gelo/disgelo con o senza sali disgelanti (4 sottoclassi per strutture armate e non armate) Classe XA: attacco chimico del calcestruzzo incluso quello indotto dalla presenza di acqua di mare (3 sottoclassi per strutture armate e non armate) Per ciascuna classe e sottoclasse, la norma impone il rispetto di più vincoli che riguardano il rapporto massimo acqua/cemento variabile da 0,65 per le esposizioni meno problematiche fino a 0,45 per le situazioni a forte aggressività, la classe di resistenza minima che si estende da C12/15 fino a C35/45 nella ipotesi di impiego di un cemento di classe 32.5 e il dosaggio di cemento che, tra gli estremi delle sottoclassi, varia da 260 kg a 360 kg per metro cubo di inerte. La norma definisce anche il contenuto minimo d’aria (4 %) per i manufatti nella classe di esposizione agli effetti del gelo, l’uso di aggregati ingelivi per la medesima situazione e l’impiego di cementi ad alta resistenza ai solfati con classi di esposizione a rischio di attacco chimico del calcestruzzo. LE CLASSI DI ESPOSIZIONE AMBIENTALE DEL CALCESTRUZZO La durabilità del calcestruzzo è la capacità di durare nel tempo, resistendo alle azioni aggressive dell’ambiente, agli attacchi chimici, all’abrasione o ad ogni altro processo di degrado che coinvolga oltre alla pasta cementizia anche le eventuali armature metalliche. Le norme UNI EN 206:2006 e UNI 11104:2004 introducono 6 classi di esposizione per il calcestruzzo strutturale (dove oltre al massimo rapporto a/c e al minimo contenuti di cemento viene indicata anche la minima classe di resistenza tutto per garantire la durabilità del materiale). Tali classi sono state riportate anche nelle Linee Guida sul calcestruzzo strutturale edite dal Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei LL.PP. Alle norme UNI e alle Linee Guida sopra citata fanno esplicito rimando le Norme Tecniche per le Costruzioni per quanto riguarda la classificazione di esposizione ambientale del calcestruzzo. Classe esposizione Descrizione dell’ambiente Massimo Minima classe rapporto a/c di resistenza Contenuto minimo di cemento (kg/m3) X0 - Assenza di rischio di corrosione o attacco X0 Molto asciutto - C12/15 - C25/30 C25/30 C28/35 C32/40 300 300 320 340 C28/35 C32/40 C35/45 320 340 360 C32/40 340 C35/45 C35/45 360 360 C32/40 320 C25/30 340 C25/30 340 C28/35 360 C28/35 C32/40 C35/45 320 340 360 XC - Corrosione delle armature indotta da carbonatazione XC1 Asciutto o permanentemente bagnato 0,60 XC2 Bagnato, raramente asciutto 0,60 XC3 Umidità moderata 0,55 XC4 Ciclicamente asciutto e bagnato 0,50 XD – Corrosione indotta da cloruri esclusi quelli provenienti dall’acqua di mare XD1 Umidità moderata 0,55 XD2 Bagnato, raramente asciutto 0,50 XD3 Ciclicamente asciutto e bagnato 0,45 XS – Corrosione indotta da cloruri presenti nell’acqua di mare Esposizione alla salsedine marina XS1 0,50 non direttamente in contatto con l’acqua di mare XS2 Permanentemente sommerso 0,45 XS3 Zone esposte agli spruzzi oppure alla marea 0,45 XF – Attacco dei cicli gelo/disgelo con o senza disgelanti Grado moderato di saturazione in assenza XF1 0,50 di sali disgelanti Grado moderato di saturazione in presenza XF2 0,50 di sali disgelanti Grado elevato di saturazione in assenza XF3 0,50 di sali disgelanti Grado elevato di saturazione in presenza XF4 0,45 di sali disgelanti XA – Attacco chimico del calcestruzzo XA1 Aggressività chimica debole 0,55 XA2 Aggressività chimica moderata 0,50 XA3 Aggressività chimica forte 0,45 le guide tecniche made 19 12 Cemento e calcestruzzo I calcestruzzi autocompattanti La diffusione dei calcestruzzi autocompattanti SCC (Self Compacting Concrete), deriva dalle molteplici doti dell’impasto cementizio che è confezionato con specifici additivi iperfluidificanti e antisegregazione a bassa perdita di lavorabilità. Il calcestruzzo SCC, di tipo preconfezionato o realizzato in opera, possiede la capacità di essere gettato all’interno di casseri con qualunque forma colmando ogni interstizio senza bisogno di vibrare il getto con aghi o con dispositivi esterni. Il forte scorrimento del calcestruzzo SCC è dovuto alla notevole deformabilità dell’impasto allo stato fresco e alla capacità di raggiungere porzioni della cassaforma anche distanti diversi metri solo grazie all’energia impressa dal peso proprio del materiale. La scorrevolezza dell’impasto è sempre accompagnata da notevoli doti di resistenza alla segregazione e dal potere di conservare un’omogenea distribuzione dei componenti in ogni fase del lavoro: al momento della caduta del getto nel cassero, quando il flusso del materiale scorre e incontra restringimenti di sezione o le gabbie delle armature e al termine del riempimento durante il quale non avvengono stratificazioni tra materiali grossolani che migrano verso il basso e aggregati fini e finissimi, insieme all’acqua di impasto, che si dispongono verso le parti più alte del getto. L’impiego di un calcestruzzo autocompattante, può ridurre i tempi di realizzazione di grandi opere fino al 20-25 % con un deciso miglioramento del faccia a vista del getto grazie alla minore viscosità del materiale che non trattiene bolle d’aria lungo le pareti del cassero e non forma nidi di ghiaia. Tutto ciò grazie alla capacità dell’impasto di scorrere senza arrestarsi e senza perdite di flusso anche in prossimità di ostacoli rappresentati da restringimenti di sezione dovuti alla forma del cassero o dalla presenza dei ferri e persino quando i manufatti sono realizzati con getto pompato dal basso. Insieme al tradizionale Cono di Abrams, un’apposita attrezzatura permette di effettuare il controllo di accettazione del calcestruzzo autocompattante sul cantiere. La posa e la stagionatura sul cantiere Il calcestruzzo viene gettato in casseforme approntate in modo da resistere alle pressioni in gioco senza perdite lungo le giunzioni e con paramenti preferibilmente non assorbenti, non surriscaldati e bagnati 20 le guide tecniche made I calcestruzzi leggeri strutturali I calcestruzzi leggeri strutturali sono calcestruzzi leggeri ad alta resistenza a compressione, che si ottengono tramite una scelta oculata degli inerti e del relativo assortimento granulometrico. La principale caratteristica dei calcestruzzi leggeri è il basso peso specifico. Tale caratteristiche di leggerezza, cui si accompagnano altri requisiti (buon isolamento termico, ecc.) rende questo materiale idoneo per diverse applicazioni in campo edile e ingegneristico. Con i calcestruzzi leggeri strutturali si possono realizzare manufatti quali pilastri, travi, ecc., gettate in opera o prefabbricate, con un risparmio di peso proprio, infatti si possono ottenere calcestruzzi con un peso specifico compreso fra 1.400 kg/m³ e 2.000 kg/m³. Secondo la normativa italiana il calcestruzzo leggero strutturale, è definito come un calcestruzzo a struttura chiusa ottenuto sostituendo tutto o in parte l’inerte ordinario (ghiaia, pietrischetto e sabbia) con aggregato leggero, minerale, naturale o artificiale (argilla espansa, vermiculite, perlite, scisti argillosi espansi, scisti calcinati). In questi casi infatti l’inerte leggero, costituito dai granuli non frantumati più resistenti di argilla espansa o scisti calcinati, va a formare frazione o le frazioni grossolane, mentre quella fine è costituita o da inerte leggero macinato oppure da normale sabbia. Modulando opportunamente le proprietà meccaniche dell’inerte leggero e la percentuale di sostituzione dell’aggregato ordinario, è possibile ottenere calcestruzzi con resistenze a partire da 15 MPa fino a 70 MPa. Per i calcestruzzi leggeri strutturali non è ammesso l’utilizzo di altri inerti leggeri di origine naturale o artificiale (polistirolo, lapillo, pomice o altro) in sostituzione dell’argilla espansa e degli scisti calcinati. Oltre ai calcestruzzi leggeri strutturali, con gli inerti leggeri si possono ottenere anche conglomerati non strutturali per la realizzazioni ad esempio di massi a pendio (strati di pendenza di coperture piane) o strati isolanti come betoncini leggeri isolanti a struttura aperta o conglomerati cementizi a struttura chiusa. fino a saturazione se nella versione tradizionale realizzata con tavole di legno. Il copriferro va progettato in fase preliminare e deve essere realizzato con uno spessore minimo di 15 mm fino a oltre 40 mm, da mantenere per tutta l’opera mediante appositi distanziali, in ragione dell’aggressività dell’ambiente di permanenza del manufatto. Lo strato copriferro non può essere considerato una barriera che impedisce per un tempo indeterminato di proteggere il manufatto dalle sostanze aggressive, ma va sempre approntato, come materiale, getto e spessore, in modo che il tempo impiegato dalle sostanze aggressive per iniziare a corrodere le armature sia almeno pari al periodo di vita utile dell’opera. Per conservare l’omogeneità del calcestruzzo ed evitare la segregazione degli inerti più grossolani durante la posa, occorre trasportare gli impasti sul cantiere con adeguate attrezzature quali le benne o in nastri, evitando l’uso di recipienti che si muovono su ruote non gommate e su percorsi accidentati. Il getto va effettuato da un’altezza non superiore a 50-70 cm, utilizzando delle tubazioni flessibili di guida per la caduta verticale e dei rompitratta che impediscono la separazione tra le parti fini e quelle grossolane quando la posa viene effettuata mediante scivoli. L’impasto non deve essere versato sulla superficie del getto precedente, in quanto le guide tecniche made 21 12 Cemento e calcestruzzo la frazione più grossa degli inerti può cadere e accumularsi alla base del mucchio con formazione di nidi di ghiaia. Nella compattazione successiva al getto, non bisogna considerare gli aghi vibranti come attrezzi per spostare e fare scorrere la massa del calcestruzzo gettata a mucchio. Con questa pratica si producono dei risultati pessimi per quanto riguarda il livello di omogeneità e il grado di compattazione, mentre gli effetti migliori sono ottenuti su strati di calcestruzzo con spessore uniforme e non troppo elevato (massimo 50 cm) mantenendo verticale e sempre in movimento l’ago vibrante. La compattazione procede fino a immergere nell’impasto tutta la parte metallica dell’ago e a far penetrare la punta del cilindro nello strato sottostante di calcestruzzo già costipato per rendere uniformi i diversi livelli lungo la ripresa del getto. La vibrazione deve permettere all’aria inglobata di fuoriuscire, non deve essere effettuata a contatto con i ferri di armatura o con le pareti del cassero e cessa al momento della comparso di un velo di pasta cementizia sulle superfici. Quando l’ago vibrante viene estratto dall’impasto, si deve procedere con lentezza in modo da permettere al calcestruzzo di riempire completamente il vuoto lasciato dall’attrezzo. La distanza tra due punti di vibrazione è stabilita sempre mediante prove preliminari e non deve essere superiore al diametro dell’area di influenza caratteristica di ogni tipo di ago vibrante. Per evitare il rischio di congelamento del getto con temperature al di sotto di 0° C, occorre 22 le guide tecniche made impiegare additivi antigelo o acceleranti e in tal caso è sempre meglio effettuare il getto nelle ore intermedie più calde della giornata, riscaldare i casserei se possibile, prolungare i tempi di disarmo della cassaforma e non effettuare comunque i lavori di messa in opera se la temperatura del calcestruzzo è inferiore a 3° C. Con una temperatura compresa tra 0° e 5° C, la resistenza a tre giorni di un calcestruzzo realizzato con cemento Portland si riduce del 50 % e a 90 giorni rimane ridotta del 10 %, mentre al di sotto di 0° C l’indurimento è completamente bloccato. In condizioni normali e con temperature ambientali elevate, il calcestruzzo è sempre sensibile al calore che accelera presa e indurimento e fa evaporare l’acqua di impasto limitando i fenomeni legati all’idratazione del legante. Sul cantiere l’evaporazione dell’acqua di impasto va sempre contrastata mantenendo il getto bagnato per alcuni giorni dopo il disarmo oppure coprendolo con teli di polietilene. Le superfici esterne disidratate in fase di presa e indurimento, tendono nel tempo a sfarinare con formazione di piccoli distacchi che diminuiscono la resistenza del materiale agli attacchi aggressivi dell’ambiente. Appunti e progetti le guide tecniche made 23 le guide tecniche made 1 Costruire con il calcestruzzo cellulare 2 Il recupero delle strutture in cemento armato 3 L’isolamento termico degli edifici 4 L’isolamento acustico degli edifici 5 La realizzazione di massetti e sottofondi 6 L’impermeabilizzazione delle coperture 7 Le murature faccia a vista 8 Il rifacimento di balconi e terrazzi 9 Il rifacimento delle coperture a falde 10 La sicurezza in cantiere: DPI e sistemi anticaduta 11 I sistemi di fissaggio in edilizia 12 Cemento e calcestruzzo di prossima pubblicazione Il risanamento degli edifici dall’umidità La posa dei rivestimenti ceramici Le pavimentazioni autobloccanti Le attrezzature elettriche in cantiere La posa dei rivestimenti lapidei Il recupero delle strutture lignee Gli intonaci di facciata e i sistemi di tinteggiatura La posa dei rivestimenti in legno e resilienti Costruire con i blocchi termici portanti FATTI PER CHI COSTRUISCE Le Guide Tecniche del Gruppo Made sono realizzate dalla Direzione Marketing e Comunicazione di Casa In S.p.A. Si ringraziano le Aziende: Holcim (Italia), Italcementi, Laterlite, Sika, Winkler, per la cortese disponibilità e concessione delle immaginie dei disegni pubblicati all’interno della Guida. Gruppo Made è un Marchio registrato di Casa In S.p.A. Via Roma, 85 – 40075 Granarolo dell’Emilia (BO) Tel. 051760041 – fax 0516056789 www.gruppomade.com FATTI PER CHI COSTRUISCE