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SELEZIONE NOTIZIE TRATTE DAL WORLD WIDE WEB
Soru: tornato a Tiscali perché situazione difficile - stampa
domenica 22 marzo 2009 12:11
ROMA (Reuters) - L'ex presidente della Sardegna e fondatore di Tiscali Renato Soru ha detto di
essere rientrato nel cda dell'azienda Internet solo perché la situazione è "difficile".
In un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano "Il Sole 24 Ore", Soru, 52 anni, ha detto di
essere tornato a Tiscali dopo cinque anni di assenza "per senso di responsabilità e anche
necessità".
"Non lo avrei fatto se la situazione dell'azienda non fosse stata così difficile. Credo di poter
dare una mano a superare le difficoltà del momento".
Soru è rientrato nel cda con la carica di consigliere il 19 marzo scorso. Il suo ritorno è
considerato una garanzia che l'azienda, terzo internet service provider italiano, possa
raggiungere un accordo con le banche sul debito di 500 milioni di euro.
Soru detiene attualmente poco più del 20% delle azioni Tiscali, ed è il principale azionista.
Il patron di Tiscali, che ha scelto di affidare il suo patrimonio a un blind trust quando si è
candidato nel 2004 alla presidenza della Sardegna - dove è rimasto fino alle dimissioni nel
2008, per poi essere sconfitto alcune settimane fa dal candidato del centrodestra alle elezioni
anticipate - ha detto che non si aspettava che la situazione di Tiscali fosse così grave.
"Francamente no. Tiscali è sopravvissuta allo sgonfiamento della bolla internettiana e all'11
settembre, e nel panorama europeo delle nuove aziende era innovativa e con una solida
presenza sul mercato".
Parlando del possibile conflitto d'interesse per il suo ritorno in Tiscali mentre resta comunque
in politica - è consigliere regionale in Sardegna - Soru ha detto che "in questi cinque anni ho
avuto un conflitto all'incontrario: non ho fatto gli interessi della mia famiglia e dell'azienda", e
che il problema riguarda semmai chi è titolare di concessioni statali o regionali, come non è il
caso di Tiscali.
Nell'intervista, il politico-imprenditore dice di non essersi pentito della scelta di comprare
"l'Unità", lo storico ex giornale del Pci e dei partiti suoi eredi, "anche se chiaramente oggi
soffro per quella scelta. D'altronde ho affrontato l'investimento convinto che di lì a poco avrei
venduto Tiscali".
E parlando ancora del giornale, per il quale è stato presentato un piano di forte ristrutturazione
che per qualcuno potrebbe precedere la vendita, Soru ha detto: "Diciamo che per diversi
motivi non posso più portare avanti da solo questa esperienza. Ho bisogno di altri che mi diano
una mano", aggiungendo che sta discutendo con alcuni imprenditori, ma negando di aver
chiesto aiuto a Carlo De Benedetti, patron dell'Espresso.
© Thomson Reuters 2009 Tutti i diritti assegna a Reuters.
Nell'Hampshire un affare immobiliare da
brividi
di Daniele Abbiati
Le notizie non muoiono sulla carta, né nell'etere, né in Rete. Sopravvivono altrove. Dove, non
si sa. Proviamo a immaginarlo.
La notizia. Un'aristocratica dimora nobiliare, completa di campo di cricket e 1500 acri di
terreno dove sono disseminati ventuno cottage con quaranta residenti: il tutto - sito fra le
verdi colline dello Hampshire, 75 chilometri a sud di Londra - è in vendita per 32 milioni di
dollari, con l'eccezione della chiesa di St. Peter che, spiega l'agenzia immobiliare, «appartiene
a Dio».
Il villaggio di Linkenholt sorge infatti sulla proprietà gestita da un trust benefico dopo la morte
dell'ultimo proprietario, Herbert Blagrave: il nuovo acquirente potrà - se lo vorrà - trasferirsi
nel castello ma non potrà fregiarsi di alcun titolo nobiliare, dato che non ve n'è alcuno
associato alla località; potrà inoltre diventare presidente del club di cricket, ma per bersi un
boccale di birra dovrà cercarsi un villaggio vicino, perché il pub di Linkenholt ha chiuso alcuni
anni fa.
Quanto ai residenti, dovrebbero stare tranquilli almeno per i prossimi due anni, quando
scadranno i contratti di affitto dei cottage (che vanno da 800 dollari a 7mila dollari al mese).
(fonte: Apcom, 18 marzo 2009)
Fuori dalla notizia. Erano convinti di aver messo in conto tutto, ma proprio tutto, prima della
stipula dell'atto di acquisto, i collaboratori di mister Muhammad Kekenaladze, il magnate iranogeorgiano nuovo proprietario di Linkenholt, il villaggio dello Hampshire comprensivo di dimora
nobiliare a circa 75 chilometri a ovest di Londra messo in vendita oltre vent'anni fa. Non solo,
erano certi di aver fatto un affarone. I milioni di dollari versati per i 1500 acri di terreno con 21
cottage, il campo di cricket e la villa, infatti, sono stati 30 e non 32, come chiedeva il trust
benefico che deteneva il complesso dopo la morte dell'ultimo proprietario, Herbert Blagrave.
Inoltre avevano spuntato, alla fine di serrate trattative, un'opzione sulla chiesa di St. Peter, già
destinata a diventare un fast food multietnico e multiculinario.
Ma sul contratto di acquisto ci si è dimenticati di citare qualche cosa che pure esiste, a
Linkenholt, anche se si materializza raramente. «Materializzarsi», però, non è il verbo giusto,
visto che si tratta di... un fantasma. E non un fantasma qualsiasi, bensì proprio quello di sir
Herbert Blagrave.
Gli emissari di Kekenaladze (il quale non ha ancora messo piede a Linkenholt), temono ora che
il fantasma possa rivendicare i suoi diritti pregressi sul possedimento. Indiscrezioni in tal senso
sono state raccolte dal Sun che, in una corrispondenza, riporta le voci raccolte in un pub di
Basingstoke, un villaggio vicino, secondo le quali Blagrave è intenzionato a vendere caro il
lenzuolo.