G. Pascoli, Nebbia

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G. Pascoli, Nebbia
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L’ O T T O C E N T O E I L
NOVECENTO
Giovanni Pascoli
Nebbia
OTTOCENTO
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La nebbia che avvolge ogni cosa giunge gradita al poeta perché gli
impedisce di vedere «cose lontane», il passato pieno di ricordi dolorosi. Egli desidera rinchiudersi nel proprio piccolo mondo, fra gli aspetti
semplici e familiari: la siepe, il muro dell’orto, i pochi alberi da frutta.
Del mondo esterno vuole solo vedere la bianca strada che porta al cimitero, quella stessa che egli un giorno dovrà percorrere.
Metro: cinque strofe di sei versi; in ogni strofa i vv. 1, 2, 3, 5 sono
novenari; il v. 4 è un ternario; il v. 6 un senario. Schema delle rime:
ABC, BCA.
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Nascondi le cose lontane,
tu nebbia impalpabile e scialba1,
tu fumo che ancora rampolli,
su l’alba,
da’ lampi notturni e da’ crolli
d’aeree frane2!
Nascondi le cose lontane,
nascondimi quello ch’è morto3!
ch’io veda soltanto la siepe
dell’orto,
la mura4 c’ha piene le crepe
di valerïane5.
Nascondi le cose lontane:
le cose son ebbre di pianto6!
Ch’io veda i due peschi, i due meli,
soltanto che dànno i soavi lor mieli
pel nero mio pane7.
1. impalpabile e scialba: immateriale e di colore grigio pallido.
2. tu fumo... frane: tu vapore («fumo») che ancora ti espandi, all’alba, come residuo dei
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lampi della notte e dei tuoni dei temporali. L’espressione «crolli d’aeree frane» allude al
fragore dei tuoni paragonati a frane rumorose che cadono dal cielo.
3. quello ch’è morto: i ricordi dolorosi del mio passato.
4. la mura: il muro di cinta dell’orto.
5. valerïane: erbe medicinali.
6. ebbre di pianto: piene, impregnate di lacrime.
7. che dànno... mio pane: che procurano le dolcissime marmellate di pesche e di mele
da mangiare con il mio pane scuro, di campagna. Simbolicamente le «piccole cose» che
circondano il poeta appaiono le uniche dolcezze nella tristezza della sua vita.
Rosetta Zordan, Il Narratore, Fabbri Editori © 2008 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education
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Nascondi le cose lontane
che vogliono ch’ami e che vada8!
Ch’io veda là solo quel bianco
di strada,
che un giorno ho da fare tra stanco
don don di campane...9
Nascondi le cose lontane,
nascondile, involale al volo
del cuore10! Ch’io veda il cipresso
là, solo,
qui, solo quest’orto, cui presso
sonnecchia il mio cane.
(da Poesie, Mondadori, Milano, 1974)
8. che vogliono... vada: che vogliono che io mi allontani, che incontri altre persone da
amare.
9. Ch’io veda... campane: Che io veda solo quel tratto della bianca strada che conduce al
cimitero, che un giorno dovrò percorrere tra il suono lento delle campane a morto.
10. involale al volo del cuore: sottraile all’inquietudine e ai desideri dell’animo.
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Proposte di lavoro
COMPRENDERE
1. Il poeta all’inizio di ogni strofa rivolge alla nebbia le seguenti parole di esortazione:
«Nascondi le cose lontane». Da quali «cose lontane» la nebbia dovrebbe proteggere,
difendere, il poeta?
2. Quali sono le «cose vicine» che il poeta desidera vedere?
NOVECENTO
ANALIZZARE
3. La nebbia, che avvolge ogni cosa, assume un valore simbolico. Sapresti dire quale?
(indica con una crocetta la risposta esatta)
Simboleggia la paura della morte
Simboleggia gli ostacoli, le difficoltà della vita
Simboleggia il desiderio di separarsi dal mondo esterno e dai ricordi pieni
di dolore e di pianto
4. Quali immagini della poesia richiamano il tema, tanto caro a Pascoli, della «casa come
rifugio, protezione» dal mondo esterno?
5. Il «bianco di strada», e il «cipresso» sono le uniche due cose del mondo esterno che il
poeta vuole vedere. Di che cosa sono il simbolo?
OTTOCENTO
Della morte
Della vita
Della speranza
6. Secondo te, l’immagine finale del cane addormentato simboleggia: (indica con una
crocetta la risposta esatta)
la pace dell’animo nel proprio piccolo mondo, fra gli aspetti semplici e familiari
l’immobilità e la rinuncia alla vita
la realtà presente molto più rassicurante delle «cose lontane»
RIFLETTERE SULLA LINGUA
7. Tutte le strofe iniziano con le stesse parole: «Nascondi le cose lontane». Secondo te, tale ripetizione, quale effetto produce?
8. Secondo te, l’oscillazione della misura del verso dal novenario al senario, al ternario, simboleggia:
lo slancio verso la vita
il desiderio di rinchiudersi in uno stretto spazio in cerca di sicurezza
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Rosetta Zordan, Il Narratore, Fabbri Editori © 2008 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education