Grazie della presenza e della testimonianza

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Grazie della presenza e della testimonianza
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Editoriale
Una o più attività?
di Gabriele Gabrielli *
L
e nuove tecnologie, e la loro
affascinante “produttività”,
ci stanno abituando a svolgere
più attività insieme, cioè
contestualmente. Possiamo
infatti stare al telefono
contemporaneamente con un
collega e continuare a scrivere
una e-mail a un altro collega;
e magari nel frattempo andare
su Internet e decidere con lui
quale ristorante prenotare
per la sera; e perché no?
Possiamo anche chiamare
al telefono –con l’altra linea,
mettendolo “a viva voce”- il
terzo amico per verificare se è
libero o no per la serata. Altre
volte ci capita di rispondere
al cellulare e continuare a
scorrere la posta elettronica
sul palmare che teniamo
nell’altra mano per verificare
se c’è qualche cosa di urgente
da sbrigare. O sbrigare la
posta, scrivendo e rispondendo
contemporaneamente, dei
nostri due o più indirizzi
di posta elettronica. Tutto
questo ci dà un certo senso
di soddisfazione; “ci” fa
ammirare in questa nostra
capacità di “stare su più cose”
contemporaneamente; ci
rende euforici talvolta e un po’
“onnipotenti”.
Nel linguaggio organizzativo
questa particolare abilità
di fare più attività insieme
e con successo si chiama
“multitasking”. Ma questa
abitudine non sta prendendo
piede solo nei luoghi di lavoro;
anzi, forse in questi ultimi il
fenomeno è meno consistente
che altrove. L’attenzione
su questa situazione,
recentemente, è stata sollevata
da uno studio del Washington
Post segnalato da un articolo
de La Repubblica di martedì
27 febbraio scorso. (“Arriva le
generazione web: troppi stimoli
e il cervello cambia”). Sembra
infatti che siano soprattutto gli
adolescenti a trovarsi a proprio
agio nel fare più cose insieme:
“una mano sull’e-mail, l’altra sul
cellulare, lo sguardo su Mtv e
la colonna sonora dentro con
l’iPod”, scrive efficacemente la
giornalista Alessandra Retico.
E allora? Dove è il problema?
La questione sta nel fatto che
tale orientamento sembra possa
cambiare il processo stesso di
apprendimento e possa mettere
in crisi, o comunque modificare
profondamente, le abilità
delle persone di focalizzare e
sviluppare capacità critiche.
Ce n’è abbastanza allora per
monitorare bene il fenomeno
e stare attenti; e magari ce
n’è abbastanza per suggerirci
di recuperare anche una
dimensione sequenziale
nel fare le cose, senza farsi
prendere troppo dal gusto
efficiente del fare insieme più
attività. Esagerare in questa
direzione può alimentare,
infatti, quella “frammentazione”
di cui abbiamo già discusso in
un’altra occasione, pericolosa
per la nostra identità e azione
sociale.
* Docente Università
LUISS Guido Carli
domenica 29 aprile 2007
Grazie della presenza
e della testimonianza
Invito a partecipare alla Messa di ringraziamento dopo un anno di ordinazione episcopale di Mons Gerardo Rocconi.
Così, Voce della Vallesina, invitava per sabato
29 aprile dello scorso anno nella cattedrale
di Senigallia tutti gli abitanti della diocesi
di Jesi: “andiamo da Don Gerardo” e poi
“Mons. Rocconi 73° vescovo di Jesi… e Jesi lo
attende il 13 maggio”…e il vescovo Gerardo:
“Vi porto tutti nel cuore” e la città e tutta la
Vallesina ha risposto con “l’abbraccio della
diocesi”.
Ricordare, ripercorrendo le quattro settimane,
dalla consacrazione episcopale all’ingresso in
diocesi del vescovo Mons. Gerardo Rocconi,
significa, a distanza di un anno, rivivere con
più consapevolezza, esperienza ed entusiasmo
quell’evento!!!
Il vescovo Gerardo è venuto tra noi…”porta
tutti nel suo cuore”… “ci ha abbracciati” con
una dedizione che oserei definire “eccessiva”.
Sempre presente quando viene chiamato, non
ha smentito quanto ha detto ai giovani che lo
hanno accolto davanti il Santuario delle Grazie. “Non abbiate mai paura di disturbarmi”.
Oggi, domenica 29 aprile 2007, ad un anno
dalla consacrazione episcopale, Giornata
Mondiale della Gioventù, siamo chiamati a
partecipare alla Messa che il vescovo celebrerà
alle ore 19 in Cattedrale.
Diremo grazie al Signore per questo anno vissuto con il vescovo Gerardo, manifesteremo a
lui che ci siamo messi in ascolto seguendo la
sua esortazione di quello che lo Spirito dice
alla nostra Chiesa e che insieme, con rinnovata speranza ed entusiasmo, continueremo il
cammino per vivere e annunciare il messaggio di Cristo Risorto!
Il Vicario Generale
Mons. Giuseppe Quagliani
Tutti i sacerdoti e i religiosi, salvo impegni
pastorali già programmati, sono invitati a
celebrare
Celebrazioni
Diocesane
per la
Giornata Mondiale
della Gioventù
Domenica 29 aprile
18: accoglienza dei giovani
in Piazza Federico II
18.30: preparazione alla
celebrazione
19: Celebrazione
Eucaristica presieduta
dal Vescovo Gerardo
in Cattedrale
20: Snack per i giovani
21: serata di animazione,
riflessione, musica e canto
“Verso Sidney seguendo
la croce del Sud” animato
da Creativ in Piazza della
Repubblica
Due congressi d’eccezione
Dalle molte difficoltà alla vera prova del fuoco
P
ressoché in contemporanea – e non a
caso – si sono svolti a Firenze e a Roma,
con migliaia di delegati, rispettivamente i
congressi della Quercia e della Margherita. Un’idea geniale e azzardata, nata almeno dieci anni fa, e dopo un lungo travaglio
pieno di polemiche, incertezze, decisioni,
pentimenti, testardaggini, vede la sua prima
concreta realizzazione dalla quale ormai è
proibito tornare indietro, pena il carachiri
di due grandi partiti che oggi costituiscono
l’asse portante della maggioranza governativa.
Il proposito dei due congressi è tanto semplice a dirsi quanto difficile a realizzarsi: due
partiti che godono, in totale, oltre il 33 per
cento dei voti degli italiani, intendono “cancellarsi” per fondersi, uniti, in un muovo
partito - il Partito democratico - che non sia,
certo, la somma dei due, ma diventi volano
per dare il via alla più ampia ristrutturazione
possibile del quadro politico italiano. Tan-
to è vero che, sulla scorta del loro esempio,
non da oggi Berlusconi, insiste per un’analoga unificazione dei partiti di centrodestra.
Insomma: se i cittadini premieranno chi
si unisce per godere di una maggiore forza
riformista e per rivoluzionare il tram-tram
degli ultimi 15 anni della vita politica italiana, i due congressi segneranno una svolta
storica. Ma le difficoltà ancora sono tante e
la prova del fuoco deve venire.
***
Che la sinistra diessina, con Mussi, si stacchi è un fatto ormai acquisito. Per un verso
semplifica il futuro politico del Pd, per altro
verso indebolisce l’unione. Una scissione,
l’ennesima della sinistra dai tempi di Turati
e di Gramsci, che dimostra, ammesso che
ce ne sia bisogno, l’immaturità della cultura
politica italiana.
Il futuro Pd non dovrebbe trovare difficoltà insormontabili sul piano programmatico
nella misura in cui non si guarderà troppo
all’indietro e non ci si chiuderà a riccio in
nome di differenze e di nostalgie ideologiche. I valori vanno trovati nella Costituzione
e i programmi nella concretizzazione delle
pari opportunità.
La prova del fuoco è legata ai prossimi due
anni. Nel primo, si dovrà mettere appunto
la struttura del nuovo partito. Le tentazioni
e le tensioni che scaturiranno dalle ambite
poltrone saranno infinite, se si continuerà
con la mentalità del passato. Nel secondo
anno, il 2009, avremo le prime votazioni
unitarie, quelle europee: quanti voteranno
il Pd?
Rimane infine l’acuto problema dell’inserimento nella politica internazionale e nel
parlamento europeo: nel gruppo socialista?
Sì per i diessini, no per la Margherita: alleanza con i socialisti, ma non nei socialisti.
Vittorio Massaccesi
[email protected]
2
Cultura e società
29 aprile 2007
Del più e del meno
Jesi - Convegno della Caritas Diocesana
Restituiamo la politica alla gente
di Giuseppe Luconi
H
o seguito le vicende politiche del nostro Paese dal dopoguerra ad oggi:
incontri e scontri, alleanze e scissioni, apparentamenti e divorzi, compromessi storici e
no, condanne e riabilitazioni, trionfi e sconfitte, sofferenze e insofferenze… fino al varo
della nuova grossa formazione politica – il
Partito Democratico - che sta nascendo in
questi giorni dalla fusione dei Democratici
di Sinistra con la Margherita.
Non entro nei dettagli di quest’ultima
grossa operazione: lo
farà senz’altro meglio
di me chi è più addentro in queste cose ed ha
più familiarità con il
linguaggio e le strategie
dei politici. Ne parlo,
anzi ne scrivo qui, perché mi pare di dover
dare spazio a qualche
riflessione.
°°°
Avremo dunque un
partito al posto di due.
Detta così, sembra cosa
da poco, ed è invece un
grosso avvenimento. In
un Paese in cui crescono più partiti che bambini, un’inversione di
marcia diventa un fatto storico. Nei convogli della politica italiana ogni tanto c’è qualche vagone che si stacca per dirottare su un
proprio binario… Il conduttore del vagone
deviato è convinto di poter creare un nuovo
e più lungo convoglio, magari un transcontinentale. Di solito, il suo convoglio finisce
invece per restare soltanto un vagone vagante, a rimorchio di questo o di quello, quando
non finisce su un binario morto.
Nessuno contesta a nessuno il diritto di
uscire dal gruppo per seguire una sua strada. Ma se – specie in politica – si vuol combinare qualche cosa di buono a beneficio
della comunità, non ci si può rinchiudere
nel bunker delle proprie idee, per quanto giuste siano. Se si cammina da soli o in
gruppi sparpagliati non si va da nessuna
parte. Non si dice, da sempre, che l’unione fa
la forza?
°°°
Cento anni fa era più difficile trovare
un cittadino non iscritto ad un partito che
trovarne uno iscritto. Oggi i più preferiscono invece stare alla finestra. La politica si
è sempre più allontanata dalla gente. Per
essere coinvolta, per partecipare, la gente ha bisogno di vederci chiaro, di capirci
e, a differenza di quanto credono i paladini della moltiplicazione dei partitini, la
frammentazione dei partiti è una delle
cose che non la aiutano.
Un riavvicinamento della gente alla
vita politica potrà esserci solo se si arriverà
ad avere, anche nel nostro Paese, non più
due ammucchiate di
partiti in continua
lite fra loro, ma due
grandi schieramenti
omogenei che si contendono democraticamente la guida
del Paese, ciascuno
un solo nome, una
sola bandiera, un
solo
programma,
ma soprattutto libero dal ricatto delle
minoranze.
E’ giusto e doveroso dare voce a
tutti, anche ai più
piccoli, ma è ancora più giusto e più
doveroso – come democrazia vuole - lasciare che a decidere
siano sempre le maggioranze. Purtroppo
in questa nostra democrazia del “fai da te”,
ci sono ancora molti democratici che non
sanno come funziona la democrazia.
°°°
Fra le tante speranze manifestate in
questi giorni di rinnovamento, merita una
particolare sottolineatura quella che auspica un bipolarismo “dove non ci siano
nemici ma solo avversari”. Dovrebbe essere scontata e invece è una “regola” troppo
spesso disattesa e forse tra le più difficili
da applicare. “Quelli dell’altra sponda
sempre responsabili di tutti i guai che affliggono il Paese: incompetenti, profittatori, moderni Robin Hood a rovescio perché
rubano ai poveri per dare ai ricchi, gente
da combattere con ogni mezzo, nemici da
abbattere…”.
Non più nemici, solo avversari: fosse
vero, forse e finalmente non leggeremmo
più certe scritte sui muri, non arriverebbero più lettere minatorie, non registreremmo più episodi di violenza contro le cose e
contro le persone…
Corrado Olmi al Quirinale
Il calendario di quest’anno,
illustrato da Corrado
Olmi, è esposto al
Quirinale. Il dott. Italo
De Curtis, vice segretario
generale del Quirinale, lo
ha fatto pervenire alla
signora Clio, moglie del
presidente Napolitano e
sua ex compagna di scuola,
la quale ha ringraziato
Corrado con un biglietto di
particolare apprezzamento.
Attendiamo ora Corrado
Olmi a Jesi, dove verrà
presto per presentare il suo
ultimo libro “Oltre la tela”:
una rivisitazione molto
“sui generis” dei pittori
marchigiani del Novecento.
a.f.c.
Il progetto di Dio: la carita’
“I
l progetto di Dio: la carità” è il tema Dio che è Amore attraverso uno stile di
del convegno organizzato dalla Ca- vita e scelte di reciprocità e solidarieritas Diocesana giovedì 12 aprile presso tà, che fanno di una vita ordinaria una
vera testimonianza di
carità. Ecco allora l’importanza di sviluppare e
favorire nelle comunità
cristiane la partecipazione e la corresponsabilità come ricerca del
bene comune, cioè quel
sentirsi responsabili di
come vanno le cose, la
prossimità come dono
di sé, come prendersi
cura dell’altro, l’attenzione al mantenimento
delle relazioni primarie
come quelle familiari
e di vicinato. In questo
modo l’intervento di
aiuto verso una persona
il seminario di Via Lotto a Jesi al quale in difficoltà non è un gesto filantropico
ha preso parte come relatore mons. Vit- o un dovere di qualche persona di buon
torio Nozza, direttore di Caritas Italia- cuore, ma diventa espressione concreta
na. La prima parte della giornata è sta- del Vangelo che la comunità cristiana
ta dedicata ai sacerdoti, ai religiosi e ai ascolta costantemente. In questo modo
diaconi, mentre nel tardo pomeriggio il il povero evangelizza, perché induce a
convegno si è rivolto agli animatori Ca- credere nel Vangelo. Nozza ha più volritas, ai gruppi e alle associazioni per te ribadito lo stretto legame esistente
sottolineare il ruolo particolare del vo- tra la carità e la giustizia sottolineando
lontariato e delle Caritas parrocchiali.
la necessità di “non dare per carità ciò
Dopo il saluto del Vescovo Gerardo che è dovuto per giustizia” e il ruolo di
e una breve introduzione del diretto- stimolo e orientamento che la Caritas
re della Caritas Diocesana don Nello può avere verso i servizi pubblici, senBarboni, mons. Nozza ha sottolineato za per questo sostituirsi alla loro funcome il fenomeno della povertà, con zione. Attraverso la riflessione, è stato
cui molte comunità cristiane vengo- riportato alla luce il primo compito
no a contatto, si manifesta in maniera della Caritas, spesso dimenticato tra
multiforme e richiede per questo delle le urgenze quotidiane e che mette querisposte differenziate, soprattutto di sto ufficio pastorale a servizio prima
fronte a quelle povertà relazionali e di di tutto dell’animazione al senso della
valori che caratterizzano molte situa- carità e della giustizia. L’operatore Cazioni di vita.
ritas anima l’intera comunità perché sia
Più volte Nozza si è riferito all’encicli- soggetto dell’aiuto che offre e infatti la
ca “Deus Caritas Est” di Papa Benedet- Caritas fin dai suoi albori nasce come
to XVI per indicare che al centro della organismo con un ruolo pedagogico ed
Caritas non c’è solo l’attenzione e la educativo essenziale.
corsa al soddisfacimento dei bisogni Numerosi sono stati gli interventi dei
del povero, ma prima di tutto l’educa- sacerdoti dopo la relazione di Mons.
zione alla testimonianza della carità, Nozza, a sottolineare quanto gli argocompito primario di ogni comunità menti trattati tocchino da vicino le cocristiana che non può essere delegato munità cristiane della Diocesi.
ad un gruppo di persone e che parte Come scritto nel depliant del convegno
dall’incontro della comunità stessa con “…da qui inizia un percorso destinato a
la Parola e l’Eucaristia. È la comunità rinnovare la Caritas Diocesana e le Cae le singole persone al suo interno che ritas Parrocchiali..”.
devono rendere testimonianza di un
Stefania Vico
Coro “Regina della Pace”
F
ine settimana in trasferta
per il Coro “Regina della Pace”, impegnato sabato
prossimo a Manziana, la cittadina laziale a pochi chilometri dal lago di Bracciano. I
“ragazzi” del M° Diego Pucci
saranno ospiti del “Cantiere
dell’Arte”, una associazione
culturale all’interno della
quale opera il St. John Singers Spiritual – Gospel Choir,
formazione, questa, che a
Jesi si è fatta apprezzare per
il bel concerto tenuto nella
chiesa di S. Giovanni Battista e per la performance
che l’ha vista protagonista
alle Messa domenicale nella
chiesa Regina della Pace.
Il coro jesino raggiungerà
Manziana nel primo pomeriggio di sabato qui, dopo la
sistemazione alberghiera, si
unirà la St. John per mettere
a punto “La preghiera della
Pace”, un brano composto
da Stelvio Cipriani, arrangiato da Pier Michele Bertaina sul testo di una preghiera scritta da Papa Giovanni
Paolo II. L’esecuzione a cori
riuniti di questa “Preghiera” chiuderà il concerto in
programma nella chiesa di
S. Giovanni Battista a Manziana; concerto che impegnerà il Regina della Pace
in un programma in cui, a
parte i due brani profani
di apertura, predominano
composizioni religiose. Tra
queste ultime ci piace evidenziare lo “Stabat Mater”
di G.B. Pergolesi e “Panis
Angelicus” di C. Franck che
saranno eseguite dal coro e
dalle due soliste (Elisabetta
Amici e Valeria Pastore) per
la prima volta in assoluto.
Nella giornata successiva, domenica, i coristi ed i
loro accompagnatori, dopo
una visita al castello Orsini Odescalchi di Bracciano,
rientreranno a Manziana
per essere ricevuti dal primo cittadino, Generoso
Mancini, al quale il coro
jesino porterà in dono alcune pubblicazioni messe a
disposizione dall’assessore
alla cultura, Leonardo Animali, l’immancabile biglietto da visita della nostra terra, Verdicchio dei Castelli di
Jesi, generosamente offerto
dall’Assivip, ed una pubblicazione sull’Arte Medievale
in Vallesina a cura di Alvise
Cherubini.
Sedulio Brazzini
3
Cultura
Castelbellino e gli “Incisori marchigiani”
SCUSATE IL BISTICCI O
Raimondo Rossi in mostra
(ghiribizzi lessicali)
I
Peter Pun (con la u)
www.peterpun.it
DEFINIZIONI BALZANE
RAMPOGNA: strumento musicale a fiato dal
suono particolarmente sgradevole.
AVALLO: equino maremmano di pura pronuncia
razza toscana.
ATOLLO: un’ isola a forma di asola.
CANOVACCIO: scalpellino men che mediocre
che si ostina a scimmiottare il celebre scultore di
Possagno.
EDILI EDULI: comitiva di operatori dell’edilizia in
safari, catturati e valutati (positivamente) da una
tribù di cannibali.
(Più alla buona: costruttori commestibili, muratori
mangerecci).
MAGRI RISULTATI. Come dire: esiti esili.
FUORIUSCITI COSTRETTI A
CINGHIA. Come dire: esuli esili.
TIRARE LA
VESCOVI ALLONTANATI A FORZA DALLE
PROPRIE DIOCESI: Come dire: presuli esuli.
E’
29 aprile 2007
l comune di Castelbellino, da
sabato 21 aprile e fino al 1°
maggio, ritorna con la quarta
edizione di “Incisori Marchigiani”, la kermesse artistica che ogni
anno esalta questa forma d’arte, l’incisione
appunto, proponendo una
mostra delle
opere
degli
artisti marchigiani più importanti che
la applicano.
Q u e s t ’a n n o
l’autore delle
opere, che si
potranno visitare tutti i giorni dalle 17.30
alle 19.30, con
apertura speciale domenica
6 maggio dalle
16.30 alle 19.30,
presso il Museo Civico di
Villa Coppetti,
è Raimondo Rossi, classe 1939,
operante ad Urbania, l’antica Casteldurante, dove è anche nato
e vive. Raimondo Rossi oltre la
sua passione per l’incisione, che
l’ha portato ad essere famoso in
tutto il mondo, è anche un noto
ceramista, la
sua arte nasce
e cresce proprio
diventando allievo
del ceramista
Federico Melis e iniziando
la sua carriera nel 1958
con le prime
ceramiche; è
anche un appassionato di
musica, letteratura e giornalismo, nonchè un ottimo
disegnatore.
Una personalità poliedrica, quindi, un
artista a 360
gradi, che nell’incisione e nell’ac-
queforti, trasporta i suoi temi più
cari e a lungo studiati nelle ceramiche: i volti femminili, i temi
religiosi, in particolare la serie
degli angeli ed i paesaggi. Il tutto
reso nella lastra con tratto lieve ed accennato, rendendo una
sensazione di estrema pacatezza
e tranquillità, oppure con tratto
forte e deciso, per trasmettere
emozioni intense. Nel creare le
acqueforti il nostro fa proprie
le lezioni degli altri incisori, che
ben dimostra di conoscere nella
sua abilità tecnica, come il grande Bartolini o quelli della Scuola
del Libro di Urbino, ambiente in
cui culturalmente si è formato.
Un personaggio di grande spessore, che ha collaborato anche
con grandi editori, come Brenno
Bucciarelli e Fabrizio Mugnaini e
che ha tenuto mostre dagli anni
’60 ad oggi in tutto il mondo. Per
citarne alcune ricordiamo quella
del 1966 a Linchtestein, del 1979
nella Città del Vaticano e quella
più recente del 1995 a Klagenfurt.
Cristiana Simoncini
SUI “100 CHIODI” DI ERMANNO OLMI
“Un amico molto affidabile”
l’ultimo film narrativo di messa in grandi libri e i grandi pensieri, per cui
scena per Ermanno Olmi che con noi, rinunciamo a quella libertà d’essere
questa pellicola raggiunge il senso più noi stessi per aderire
profondo della sua vita o, se non altro, a un grande pensiedella sua ricerca per dedicarsi d’ora in ro. Ma, recita il proavanti ai documentari, verso i quali sente tagonista: “Qualsiasi
d’aver maturato un crescente interesse.
grande pensiero non
E’ un film che racconta la vita di Gesù, vale un caffè con un
dice il regista “come alla fine della scuo- amico”.
la, voglio raccontare la storia del mio C’è un altro dialogo
migliore amico, e pensando alle grandi chiave in cui si dice;
figure della storia dell’umanità, Cristo mi “la verità è che la repare un amico molto affidabile”. E’ una ligione non salva il
metafora questa storia, è il senso del- mondo. Non ne fa
la vita di Cristo nel nostro tempo come un luogo migliore. Si
potrebbe essere in qualunque tempo e in guardi intorno, siaqualunque uomo.
mo circondati dal
La “crocifissione del verbo” avviene attra- sapere
universale,
verso la “crocifissione dei libri”, della pa- quanta verità è stata
rola scritta e oltre che, verso la dottrina, proclamata in quesembra essere un gesto di protesta verso sti libri! A cosa sono
la cultura che toglie, in qualche modo, serviti? Ad inganla vita alle parole. A questo proposito, narci gli uni con gli
spiega Olmi, che quando la vita scritta altri”. A tal proposito
nei libri, ci toglie la possibilità di vivere si muove la constatala vita che si vive con gli altri, è perchè zione di Mon Signor
ci sono spesso delle soggezioni verso i Ravasi, quando dice
che l’Olmi ha compiuto con questo film,
una “desacralizzazione del libro” laddove dissacrare significa profanare, “100
chiodi” desacralizza,
ovverosia toglie quella crosta d’idolatria
che noi mettiamo
alle cose, che nel caso
specifico del film significa scegliere Cristo anziché Dio, guardando al primo come
uomo realizzato al
massimo delle sue
potenzialità di uomo.
La fine di questo lungo processo del protagonista (di cui non
s’apprenderà mai il
nome), è concentrato
in una sintesi estrema,
altissima, dove dice a
proposito di Dio: “Nel
giorno del giudizio
sarà lui a dover rendere conto della sof-
Piano Industriale della
Cassa di Risparmio di
Fabriano e Cupramontana
ferenza dell’umanità”, frase coraggiosa e
rivoluzionaria. A proposito di questa il
regista spiega: “Quando nelle scritture si
racconta come Dio metta in moto tutto
l’universo, cominciando col separare la
luce dal buio e così via, quello che Dio
non è riuscito a fare, è stato di separare
il bene dal male (probabilmente ha fatto l’uomo perché gli desse una mano in
questo), ma noterete come nella storia,
molti personaggi che si sono sentiti Dio,
hanno poi causato le più grandi tragedie
della storia. Allora c’è un Dio del male
che dovrà rendere conto di tutto nel
giorno del giudizio. Molto spesso invece
noi lasciamo questa idea di Dio al di sopra del dolore umano”.
Il rischio che si corre, umanizzando Dio,
protestando contro la dottrina, è di rimanere troppo legati al contingente, ma
anche a questo il regista risponde con
fermezza: “Non possa un uomo che desidera credere, pensare al trascendente, se
non ha un’idea di sacralità dell’immanente”, dunque cominciamo a volerci bene
tra noi, sembra voler dire questo film.
Valentina Piccioni
porre in atto una massiccia crescita dei clienti
operativi, ovvero titolari di almeno un conto
corrente. Per quanto concerne la raccolta globale
il Piano Industriale recentemente approvato
dal Consiglio di Amministrazione prevede una
crescita del 13,71% nel 2007 ed un più 39,59% nel
triennio in oggetto. Una crescita del 10% nel 2007
e del 31,89% nel triennio è invece stimata per gli
Un triennio di ambiziosi traguardi per essere impieghi a clientela.
sempre più protagonisti del panorama bancario La previsione economico-patrimoniale contenuta
del Centro Italia e punto di riferimento per le nel documento prevede una crescita dell’utile
dinamiche economiche e sociali delle Corridoio netto del 55,61% nel 2007, del 25,80% nel 2008 e
Adriatico che si snoda dalle Marche sino a Roma. del 23,69% nel 2009, per una crescita stimata in +
E’ quanto delineato dal Piano Industriale 2007- 142,12% nel triennio.
2009 messo a punto dal management Carifac Ipotizzato anche un incremento del 20% annuo del
con la partnership del professor Paolo Mottura, dividendo distribuito: dato che rappresenta una
docente presso l’Università Bocconi.
interessante remunerazione per gli azionisti e, nel
Valore cardine della Cassa fabrianese continuerà contempo, un adeguato presidio del patrimonio
ad essere il carattere di “banca del territorio e con un equilibrato autofinanziamento.
di territorio”, che valorizza le persone che con la “La Carifac intende mantenere e accrescere la
Cassa hanno rapporti e coloro che vi lavorano fattiva vicinanza alle esigenze dei suoi clienti, dalle
esaltando la coesione e l’integrità sociale e imprese ai più piccoli, attraverso l’approfondita
ambientale.
conoscenza del territorio - spiegano dalla
Nei programmi dell’istituto di credito l’apertura direzione dell’istituto -. Esportando questo stile in
di 20 nuove filiali e agenzie da qui alla fine del tutti i territori che la Cassa presidia, qualificandosi
2009: già individuati per l’anno in corso i nuovi tramite il concetto di “banca di prossimità”.
sportelli di Pesaro, Macerata, Recanati, Deruta, Il nostro, ancorché di dimensioni medio-piccole,
Montefalco e Roma 4.
sarà sempre più un istituto grande per livello dei
Nell’arco dei prossimi dieci anni la Carifac intende servizi offerti a tutti i segmenti di clientela”.
La Carifac che sarà
4
Attualità
29 aprile 2007
NIGERIA - La testimonianza di un ingegnere jesino ex dipendente Saipem
Interessi petroliferi. Un paese in conflitto
Nuove location
di Riccardo Ceccarelli
G
ran daffare nei giorni scorsi nel panorama dei partiti italiani. Lo ha
caratterizzato una ricca stagione di congressi destinata a segnare la vicenda del
Paese. Prima il congresso del Partito Repubblicano Italiano, poi quello dello SDI
che ha provato a risuscitare il Partito
Socialista Italiano ed infine i due congressi dei Democratici di Sinistra e della Margherita. Questi ultimi due si sono
svolti all’insegna dello scioglimento delle
rispettive formazioni per dar vita attraverso una costituente al Partito Democratico. Una “fusione fredda” come è
stata descritta. Movimenti a tutto campo dunque con esiti diversi e controversi.
Ai socialisti di sempre, come a Gennaro
Acquaviva ex braccio destro di Bettino
Craxi, non piace la deriva anticlericale
dello SDI di Enrico Boselli, che da tempo si caratterizza per questi aspetti tardo
ottocenteschi, da quando cioè socialisti e
radicali hanno dato vita alla Rosa nel Pugno. Dice Acquaviva: “Un forte retroterra
anticlericale e laicista nel PSI c’è sempre
stato. Bettino Craxi, però, non mancava
mai di ricordare che nel PSI l’anima anticlericale ha sempre convissuto con quella cattolica. Craxi, poi aveva capito che
in Italia la Chiesa non era più clericale e
separatista ma che era la vera anima del
Paese e senza di essa il Paese non sarebbe stato in piedi. Anche ora, nei fatti, è
l’anima cattolica a tenere insieme l’Italia.
E poi, fare dell’anticlericalismo una militanza, con questa Chiesa da tutti considerata maestra di umanità, mi sembra
fuori dal mondo” (“Avvenire”, 18 aprile).
Boselli e tutto il suo anticlericalismo nonostante abbiano sempre spazi generosi sui media sono veramente “fuori dal
mondo”, e Boselli sbaglia pure paternità
quando, nella sua foga anticlericale, conferma il suo “Addio al Partito Democratico figlio del Vaticano”(“La Stampa”, 14
aprile). Cosa bisogna fare e dire per trovare ascolto e per ritagliarsi una idonea
location tra i partiti?! Diventerà calda la
fusione fredda tra i Democratici di Sinistra e la Margherita? Si sono dati del
tempo per riscaldarsi e per ricoprire le
dovute ristrette poltrone alle quali nessuno sembra tenere, generando invece
una silenziosa (ma non troppo) lotta ai
fianchi. Per i due partiti, scioltisi in uno,
non sarà facile rinunciare alle proprie
identità e ai personaggi-riferimento, al
cosiddetto Pantheon, che hanno fatto
la loro storia sia del Partito Comunista
sia di parte della Democrazia Cristiana,
dove non pochi degli attuali protagonisti
hanno militato. Non saranno sufficienti due congressi svolti per “dimenticare”
queste identità. Se le parole lo avranno
detto, rimarranno le anime. Oppure anche queste saranno fuse insieme in una
sorta di ircocervo fantastico, generato
solo in funzione della gestione del potere? Oppure, tagliati i rapporti con i padri,
ci si organizzerà in maniera pragmatica
guardando più alle cose che alle idee? I
congressi non hanno del tutto risposto
ad ogni domanda. A quanti hanno optato per la fusione, altri hanno risposto
con la separazione o la scissione. Non
si possono del resto cancellare decenni di militanza ideologica e fortemente
radicata. L’abbraccio è all’insegna dello
“sbianchettamento” funzionale sia del
passato nei confronti del quale ciascuno
si sente libero e lontano, sia del presente
per rigenerarsi e rinascere come “nuova
entità”. “Sbianchettato” quanto si vuole,
tutto è possibile, ma tutto non avverrà
senza difficoltà. Lasciate le declinazioni al passato, non so se le declinazioni
al futuro avranno le stesse conclamate unanimità. Le anime si possono non
ascoltare o far tacere, ma non cancellare. Nel momento in cui la politica va alla
ricerca di un’anima, quelle consolidate
– seppure a volte disattese – vengono
abbandonate per “sintesi” ulteriori. Interrogativi insomma più numerosi che
certezze più chiare.
L
a Nigeria è sicuramente il più
che facevano delle rivolte sugli im“L’obiettivo dichiarato del Mend
popoloso stato dell’Africa. Conta
pianti dell’ENI. Questi gruppi non
circa 130 milioni di abitanti ma oltre
accettano di non trarre alcun vanè una redistribuzione
la metà della popolazione vive con
taggio dalle ricchezze che vengono
meno di un dollaro al giorno.
estratte dal loro territorio. Alcuni di
dei redditi petroliferi a favore della
In questa situazione si colloca il coquesti gruppi erano galvanizzati da
poverissima comunità Ijaw,
losso dell’ENI (ente nazionale idrodroghe e alcol.”
carburi) che si occupa di estrarre
Eravate e vi sentivate protetti?
che
conta
circa
14
milioni
greggio, olio, gas, di distribuire ener“Nella sede dove io lavoravo eravadi persone”
gia elettrica. A Port Harcourt c’è la
mo circa 300 europei ed eravamo
sede centrale della SAIPEM, società
scortati. Si, ci sentivamo protetti.”
dell’Eni, che si occupa di costruire gli
I militanti hanno raccolto forti
impianti a terra e a mare per l’estraconsensi tra la popolazione. La
zione di questi materiali.
maggior parte della quale vive in
Questo è stato il teatro del sequestro
uno stato di totale povertà e degradi Francesco Arena e Cosma Russo,
do nonostante le enormi ricchezze
rapiti lo scorso 7 dicembre, vicino una
del sottosuolo. Le popolazioni nistazione petrolifera Agip nei pressi di
geriane beneficiano della presenza
Port Harcourt.
dell’ENI?
Il sequestro, fortunatamente con esito
“Queste comunità lavorano con
positivo, era stato rivendicato dal Mol’ENI, vengono assunte delle persovimento per l’indipendenza del Delta
ne ma le città e i villaggi sono molti
del Niger (Mend), in lotta contro il gopiù popolosi di quanto l’ENI può
verno federale nigeriano accusato di
permettersi di farne lavorare.”
privare la popolazione locale, gli Ijaw,
Secondo il MEND, il popolo del
degli ingenti proventi del petrolio.
delta del Niger ha subito un grave
Il MEND, nato nel 2006, è venuto alla
deterioramento delle condizioni
ribalta con rapimenti, sabotaggi di
ambientali della regione, a causa
oleodotti e attacchi alle piattaforme
dell’inquinamento provocato daldi Agip, Chevron e Shell, le principale industrie petrolifere tanto che
li compagnie petrolifere che operano
sono rese impossibili attività vitali
nella regione. Le comunità locali, secon- nella parte costiera, città come Abuja. come la pesca e l’agricoltura. La predo i guerriglieri, non riceverebbero che Nel bosco ci sono villaggi con case di senza dell’ENI influenza la vita delle
una minima parte dei fondi provenienti terra e mattoni, tende e capanne di le- popolazione nigeriana?
dallo sfruttamento del greggio.
gno. Esistono poi villaggi ancora più “Si, la realtà circostante è molto inL’ambito dove è attivo il Mend infatti è indigeni nella parte interna della fore- fluenzata da questa presenza c’è un
un territorio estremamente povero, che sta, capanne e abitanti che nemmeno mondo che viaggia parallelo a quello
galleggia su un lago di petrolio (stimato la tv ha mai visto.”
dell’ ENI, che tuttavia cerca di venire
in 34,5 miliardi di barili) e gas (circa 2,7 Hai avuto dei rapporti con il MEND?
incontro a questi problemi con lo scomiliardi di miliardi di metri cubi).
“No, quando ero io in Nigeria, cioè nel po di risolverli.”
La ricchezza del petrolio nelle regioni del maggio del 2002, il problema era quel- In un’intervista alla Bbc, uno dei leader
Delta del Niger resta per lo più confinata lo delle comunità, aggregati di persone del movimento ha dichiarato: “il MEND
nelle mani delle multinazionali del
combatte per il controllo totale del
petrolio, che ne sfruttano i giacimenti, “A causa dell’inquinamento provocato
petrolio in tutto il delta del Niger in
e del governo centrale di Abuja.
quanto la popolazione locale non ha
dalle industrie petrolifere
Parliamo di questa situazione con
mai ottenuto alcun vantaggio dalle
l’ingegnere Roberto Grassoni, che
notevoli ricchezze del sottosuolo”.
sono impossibili attività vitali come
a maggio 2002 per quasi un anno è
Il movimento ha inoltre annunciala pesca e l’agricoltura.
stato capo cantiere per la SAIPEM,
to che in futuro prenderà in ostaggio
società del gruppo ENI di Port Haraltri stranieri e che continuerà i suoi
Il delta del Niger ha subito
court..
attacchi agli impianti petroliferi, soPer quello che hai potuto vedere
prattutto contro quelli gestiti dalun grave deterioramento
come vive il popolo Nigeriano?
l’ENI.
delle condizioni ambientali”
“Vivono in villaggi nel bosco e città
Eleonora Dottori
Jesi - Orientamento e formazione in Economia
La BPU ha premiato gli studenti del Liceo Classico
I
l 27 marzo, presso la sede
Esagono della BPU di Jesi,
si è concluso il progetto promosso, per il secondo anno
consecutivo, dagli insegnanti
del Liceo Vittorio Emanuele
II dal titolo: “Orientarsi in
economia-questioni di macroeconomia nell’era del mercato globale”.
Questo progetto, si è svolto
in quattro diverse fasi ed ha
coinvolto gli studenti dell’ultimo anno del Liceo Classico,
del Liceo socio psico-pedagogico e del Liceo delle scienze
sociali, per un totale di centoquaranta ragazzi ben motivati ad apprendere le prime
basi di economia e finanza,
affrontando un problema di
attualità quale è quello della
globalizzazione.
Le prime due fasi del progetto, sponsorizzato dalla BPU
Ancona, hanno avuto come
obbiettivo la sensibilizzazione a tematiche economiche,
in un primo momento attraverso la consegna di materiale informativo, ed, in seguito,
attraverso tre giornate di formazione.
Il 17, 18 e 19 Novembre 2006,
infatti, gli studenti coinvolti
nel progetto, coordinato dalla
professoressa Maura Brambilla, hanno avuto la possibilità di assistere, presso le sale
della Biblioteca Petrucciana,
messe a disposizione gentilmente da Mons. Attilio Pastori, a conferenze e a seminari
su tematiche economiche
e processi che governano la
storia del nostro secolo, come
la globalizzazione, anche allo
scopo di meglio orientarsi
nella scelta della Facoltà universitaria.
I seminari sono stati condotti sia dai docenti del Liceo
Cronaca spicciola
Ti picchio o non ti picchio?
Visiere in plexiglass, scudi di latta,
bastoni e giubbotti imbottiti. Con questo
ambaradam sono apparsi più volte in
televisione i poliziotti antisommossa
impegnati a sedare tumulti negli stadi e
sulle piazze. Qualcuno, inorridito, ha subito
pensato a picchiatori fascisti; qualche
altro, più argutamente, ai paladini del
teatro dei pupi, o ai burattini del teatro
delle marionette, o a dei replicanti Don
Chisciotte, o magari agli sbandati di una
jesino: Marcuccini, Valentini, Sassaroli, Savini, Pozzi e
Lecchi; sia da ex alunni laureati in Economia: Scaturro e
Romagnoli; mentre le lezioni
sono state tenute dai docenti dell’Università Politecnica
delle Marche: Giuliano Conti
ed Alberto Niccoli.
La terza fase del progetto si
è conclusa il 15 gennaio con
lo svolgimento di un tema in
classe su tematiche economiche, simulando la prima prova dell’Esame di Stato.
L’ultima fase del progetto ha
avuto termine con la premiazione dei tre migliori temi
svolti:
i vincitori sono risultati Lucia
Arcaleni, prima classificata,
mentre al secondo e terzo
posto si sono rispettivamente collocati Giada Gardini e
Giuseppina Coscia.
La cerimonia conclusiva, che
moderna armata Brancaleone. Certo è
che un simile equipaggiamento appare
o inutile o improprio. Specie dei bastoni,
che cosa volete che ne facciano i tutori
dell’ordine? Perché, se li usano, c’è subito
chi si strappa i capelli, grida al ludibrio
e torna ad evocare tempi bui. Giù, di
conseguenza, rimostranze e denunce. Se
non li usano invece, è da chiedersi a che
pro vengano assegnati loro in dotazione.
Sarebbe di sicuro più sensato fornire
questi poliziotti, che devono assolvere un
non semplice e non invidiabile compito
e che sono probabilmente incerti del
si è svolta nelle sale del Centro Direzionale Esagono della
Banca Popolare di Jesi, ha visto la presenza dei ragazzi del
Liceo Classico, del Dirigente
scolastico Prof. Giuliana Petta, del Dott. Giuliano Fioretti
e del Dott. Campo della Banca BPU; dei Professori Alberto Niccoli e Giuliano Conti
della facoltà di Economia dell’ateneo dorico.
Illustre madrina della manifestazione è stata la signora
Erika Rosenthal Fuà.
Gli alunni premiati, hanno
ascoltato con interesse le motivazioni e le riflessioni dei
docenti, inoltre hanno ricevuto un premio in buoni libro
che sarà utile per un ulteriore
approfondimento in questa
importante fase della vita nella quale si sta scegliendo la
facoltà e la professione.
Sara Palmolella
comportamento da tenere in situazioni
d’emergenza o di pericolo, di mezzi più
idonei, più efficaci e più sicuri di difesa.
Già solo idranti e abbondanti innaffiature
andrebbero meglio: ma sono stato
inventati pure nuovi, anche semplicissimi
accorgimenti; come spray al peperoncino
e invisibili barriere elettriche. Diciamolo
dunque a chiare note: nessuno vuole
vedere facinorosi e botte da orbi in piazza,
ma nessuno vuole pure che le nostre forze
dell’ordine facciano, non solo ai nostri
occhi, una risibile figura.
Augusta Franco Cardinali
5
Cultura
29 aprile 2007
storia della tradizione teatrale musicale a jesi
di Gianni Gualdoni
Festival Internazionale
dell’Opera da camera
A
ttiva fin dal 1945, l’Impresa lirica
“Casavola Danese” prima del suo arrivo a Jesi per la Stagione settembrina
del ‘56 aveva agito in molti prestigiosi
teatri: dal “Regio” di Parma al “Malibran”
di Venezia, dal “Municipale” di Reggio
Emilia al “Sociale” di Mantova, “Ponchielli” di Cremona, “Coccia” di Novara;
e poi “Verdi” di Padova, “Comunale” di
Treviso, “Sociale” di Rovigo e altri, sempre senza sovvenzioni e con spettacoli di
prim’ordine, per oltre 850 recite effettuate. Aveva anche organizzato tournées
in Cecoslovacchia, Spagna, Francia, Belgio. Nella pur breve carriera da organizzatore teatrale, Franco Casavola Danese
(nella foto) aveva già ottenuto encomi e
pubblici riconoscimenti ufficiali, come il
Cavalierato. Omonimo, ma neanche parente del compositore Casavola, l’impresario aveva assunto anche il cognome
materno proprio per tale distinzione.
LA SVOLTA DI
CASAVOLA DANESE
Il presupposto del suo arrivo a Jesi è
“l’intenzione del Sindaco di dare un tono
tutto diverso agli spettacoli lirici, sacrificando cioè il fattore quantitativo in favore di quello qualitativo”, come annota il giornale Momento Sera. Si tocca in
tal modo il minimo storico del numero
di appuntamenti, ma secondo Carotti è
meglio “un’opera e due serate fatte veramente bene” piuttosto che più opere
e più serate “fatte in economia e senza
la possibilità di ascoltare finalmente una
diva del bel canto”. E questa sarà una
costante della gestione Casavola, che
dura fino a tutto il 1960: nel suo primo
anno, in Boheme, si avranno grandi artisti come Vera Montanari, Angelo Marchiandi e altri di livello primario, per
uno “spettacolo curato nei minimi particolari, degno dell’Opera di Roma, della Scala di Milano, del Regio di Parma”,
come riporta la stampa. Né saranno da
meno i successivi, con artisti del calibro
di Antonio Annaloro, Maria Dalla Spezia,
Gino Sinimberghi, Luisa De Sett, Teresa Berganza, Antonio Galiè, direttori di
fama come Manno Wolf-Ferrari e Ottavio
Ziino, messe in scena importanti e validi
registi, come quella nel ‘58 di Gioacchino Forzano, scrittore, commediografo e
librettista di grande prestigio (per opere
di Leoncavallo, Mascagni, Puccini, Giordano, ecc.). Niente di nuovo nel repertorio, dai capolatori romantici a quelli del
verismo, fino a Puccini: ma sempre con
un tratto di qualità altissima. Elevati anche i costi, con uno sforzo del Comune
che arriva ad investire fino a 1 milione
e mezzo di lire sui 6 e mezzo di bilancio:
a ciò si assomma la ripresa della sovvenzione statale -che contribuisce normalmente per un minimo di L. 500.000 a serata, ma arriva per quelle stagioni jesine
ad un totale di ben 3.000.000 all’anno- e
si creano così le condizioni favorevoli per
un assetto produttivo ormai forte ed anche dai contorni prestigiosi. Eppure, non
sempre il pubblico risponde: lo stesso
Casavola, a proposito della stagione ‘57,
sottolinea una “scarsissima affluenza di
pubblico” che ha provocato deficit. Non
fa esauriti neanche il ‘58, tanto che l’anno dopo si programmano solo due serate –una Traviata e una Lucia– visto che i
fatti dimostrano come a Jesi non sia possibile “almeno per ora, registrare più di
CESARI
due buoni teatri come pubblico”: nonostante i big del bel canto che convergono al “Pergolesi” dai maggiori teatri lirici
italiani e internazionali.
NASCE CON CLAMORE IL
FESTIVAL INTERNAZIONALE
L’impronta Carotti-Casavola, comunque,
segna anche un’altra svolta: dalla diffusa
e un po’ estemporanea attività che ancora all’inzio degli anni ‘50 vede aperture
del Teatro in vari momenti dell’anno secondo le richieste, il nuovo assetto porta
a concentrare l’attività lirica a settembre,
appuntamento annuo ormai unico ed
esclusivo con l’opera. Ma altro è il fiore
all’occhiello del “periodo Casavola”, forse anche uno dei momenti più significativi dell’intera parabola storica del “Pergolesi”: il Primo Festival Internazionale
dell’Opera da Camera, dall’1 al 19 settembre del 1960, cui segue in coda una
prestigiosissima edizione della tradizionale Stagione lirica, con quattro serate
per due titoli, Turandot e Boheme.
Da appena due anni aveva alzato il sipario il Festival dei Due Mondi di Spoleto
(1958) e Jesi si faceva ora forza del suo
incommensurabile patrimonio storico
e culturale che è il nome di Pergolesi,
per affacciarsi in grandissimo stile sulla
scena internazionale giusto nel 250° anniversario della sua nascita: “il Festival è
un esempio tipico della ricettività che le
piccole città di provincia hanno ancora
nei confronti delle iniziative culturali”,
scrive il 2 settembre “Il Giornale d’Italia”.
Certamente non gli è estraneo “il motivo
della valorizzazione turistica della città
e della zona sulle quali si vuole attirare
l’interesse del turismo nazionale e straniero”, come annota “Il Tempo” del 20
agosto, ma la spinta prettamente culturale e ai massimi gradi. Basti vedere
i nomi degli artisti presenti e le stesse
istituzioni che partecipano direttamente
con i propri complessi: dal Mozarteum
di Salisburgo all’Opera di Parigi, al Festival di Aix-en-Provence, fino alla Scala di
Milano. Nei cast, cantanti di valore e di
cartello, affermati ed emergenti: Teresa
Berganza, Jeanne Barbier, Fiorenza Cossotto, Vera Montanari, Italo Tajo, Paolo
Montarsolo, Antonio Galiè e tanti altri;
direttori di prestigio come Wolfgang von
Karajan, Pierre Dervaux, Bruno Bartoletti, Ottavio Ziino… Il programma è ricco
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e raffinato: l’Orchestra del Mozarteum
inaugura il Festival con un concerto che
vede in scena anche l’organo monumentale della Camerata Accademica, appositamente arrivato da Salisburgo; segue
il primo degli appuntamenti operistici,
Dido and Aeneas di Purcell in dittico con
La Senna festeggiante di Vivaldi, quindi Don Pasquale di Donizetti e Lo frate
‘nnamorato di Pergolesi per la regia di
Franco Zeffirelli. Un Cartellone denso di
stimoli e di qualità, a cui “hanno risposto stranieri e connazionali”, in un tripudio artistico e con una risonanza di critica da far davvero pensare che “si dovrà
fare di Jesi la Salisburgo d’Italia”, come
titola beneaugurante “Voce Adriatica” il
20 agosto: l’attenzione internazionale
sul Festival è talmente di rilievo che tra i
tanti intervenuti, ad esempio, c’è perfino
il sovrintendene dell’Opera di Tokio.
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L’evento è grande, il programma ricco,
gli artisti di valore: il progetto culturale
stesso di altissimo profilo. E la risposta
non manca: “pubblico da grande teatro,
per competenza ed eleganza”, scrive Il
Tempo sottolineando come “un eccezionale complesso di cantanti a Jesi ha lanciato il Festival dell’opera da camera”;
“una schiera di bravissimi interpreti”, evidenzia Il Resto del Carlino, e “teatro gremito in ogni ordine di posti”. “Scenario
bellissimo e suggestivo” e “musica meravigliosa”, per il dittico d’opera barocca
prodotto dal Festival francese di Aix, con
gli organici artistici dell’Opera di Parigi “tutti bravissimi, più volte applauditi
a scena aperta e ripetutamente evocati
in proscenio alla fine”. “Larghi consensi
e vivissimi” a Don Pasquale, scrive ancora Il Tempo, e “pubblico d’eccezione”.
“Straordinario spettacolo”, per L’Unità, è
Lo frate ‘nnamorato (produzione del Teatro alla Scala), con la “regia che ha valorizzato tutti i personaggi” e lode “alla
bravura dei singoli e al mirabile affiatamento di tutto l’insieme”.
Fu il canto del cigno di Casavola-Danese,
che morirà qualche mese dopo, lasciando il segno del suo passaggio ma anche
un vuoto propulsivo nel quale il Festival
–evidentemente creatura sua, nonostante le molte collaborazioni– non seppe
trovare la via per continuare quel cammino promettente che gli si era prospettato. Al Festival avevano dato sostegno il
Comune (retto dal Commissario Straordinario dott. Monarca), l’Amministrazione
Provinciale di Ancona, la Cassa di Risparmio di Jesi e alcuni industriali locali. I
fasti della sua prima –e ultima- edizione
erano stati recepiti, creando apprezzamento e conseguente attesa. E il vuoto si
sente: “Come mai quest’anno non si farà
il Festival Internazionale dell’Opera da
Camera, mentre nel Bilancio di previsione per il 1961 è stanziata per il suddetto
Festival la somma di 1 milione?”, chiede
Il Messaggero.
Interrotto quel percorso, continua invece
la stagione lirica settembrina, forte ormai del contributo statale che si ripete:
con altri impresari e collaboratori artistici, ma sempre sulla scia produttiva –e di
qualità– disegnata e stabilizzata in quegli anni da Casavola.
(26.continua)
[email protected]
FOCARELLI
OTTICA
6
Vita Ecclesiale
29 aprile 2007
Parola di Dio
di don Mariano Piccotti
[email protected]
29 aprile 2007 - quarta domenica di pasqua
Commento
Il vangelo di domenica dall’evangelista Giovanni
Il vangelo di domenica dall’evangelista Giovanni
In quel tempo, Gesù disse: “Le mie pecore ascoltano la mia voce
e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non
andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre
mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle
dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”.
Parola del Signore. (Giovanni 10, 27-30)
CHIESA dell’ADORAZIONE
Piazza della Repubblica, 3 - Jesi
Dal lunedì al venerdì (eccetto i giorni festivi infrasettimanali),
dalle ore 16 alle 19.30, un sacerdote è a disposizione nella
Chiesa dell’Adorazione per le confessioni e il colloquio
spirituale.
Questo servizio, offerto a tutti, vuol essere in modo
particolare una opportunità data ai giovani. Viene di
seguito indicato il sacerdote presente per ciascun giorno:
Mercol.2 maggio: D. Gianfranco Ceci
Giovedì3 maggio: P. Valentino Natalini
Venerdì4 maggio: P. Umberto Bastianelli
Primo maggio con il Ferrini
Domenica Primo Maggio, dopo la S. Messa delle ore10 in cattedrale promossa dalle Acli e celebrata dal nostro vescovo Gerardo, iscritti e simpatizzanti del Ferrini si ritroveranno – ore 11
circa - , per la prevista gita, in via Mura Occidentali, nei pressi
dell’ufficio anagrafe dove li attenderà un pullman per raggiungere insieme il ristorante dell’Acquasanta: convenevoli e pranzo.
Alle ore 15,30 partenza per S. Marcello: visita, presso il palazzo
gentilizio Marcelli, del museo del telefono e del teatro. Ore 17:
Ostra per una preghiera presso il santuario della Madonna della
Rosa. Ore 19: ritorno a Jesi.
Agenda
Pastorale
del Vescovo
Venerdì 27 aprile
ore 10: Riunione della Commissioni economica
Diocesana
ore 21: S. Messa al Santuario di S. Maria Goretti
a Corinaldo per il 60° anniversario della beatificazione
Sabato 28 aprile
ore 11.30: Scuola Media di San Marcello
ore 18 Incontro di preghiera Vocazionale a San
Pietro Martire
ore 21: Chiesa dell’Adorazione: Veglia di preghiera in preparazione alla Giornata Mondiale di preghiera per le Vocazioni
Domenica 29 aprile
ore 9.30: Parrocchia del S. Cuore-Coppetella: Amministrazione del Sacramento della Cresima
ore 11: Parrocchia di San Giuseppe: Amministrazione del Sacramento della Cresima
ore 18: Incontro dei Giovani della Diocesi in occasione della GMG
ore 19: S. Messa in Cattedrale per il primo anniversario della Ordinazione Episcopale
ore 20: Continua l’attività dei Giovani
Martedì 1° maggio
Ore 10: S. Messa in Cattedrale
Giovedì 3 maggio
ore 9.30- 12: Riunione del Consiglio Presbiterale
ore 18:Parrocchia di San Francesco d’Assisi: Incontro di Preghiera per le Vocazioni
ore 21: Parrocchia S. Antonio Abate: Incontro con
i genitori
Sabato 5 maggio
Pomeriggio: Celebrazioni per la Festa di San Floriano
Domenica 6 maggio
ore 9.30: Parrocchia di Pantiere: Amministrazione
del Sacramento della Cresima
ore 11.30: Parrocchia di San Massimiliano K. Amministrazione del Sacramento della Cresima
ore 15-20: Convegno Regionale sulla Pastorale
Vocazionale presso il Seminario di Ancona.
Le mie pecore ascoltano
la mia voce». Chi cerca
la relazione col Signore,
prima di tutto “ascolta”
. Anche quando
ci avviciniamo al
prossimo , prima viene
sempre l’ascolto. Chi
ama si mette in ascolto.
Chi vuole l’esistenza
dell’altro, dell’Altro,
prima di tutto si ferma
davanti a lui e lo accoglie.
Riconoscere la voce del Signore è
oggi sempre più difficile, immersi
come siamo nelle miriadi di
chiacchiere. Bisogna fare come
Maria – tra poco è il mese a lei
dedicato – che conservava quanto
ascoltava e perciò era pronta
all’obbedienza. In molti dialetti non
esiste neppure il verbo ubbidire,
sostituito dal verbo ascoltare.
Quante volte il lamento dei genitori
ripete: quel figliolo non ascolta;
quel ragazzo ormai non ascolta
più nessuno. E intendono dire:
non ubbidisce più a nessuno. È lo
stesso lamento di Dio che riempie
la bibbia: ascolta, Israele! Ascoltare
significa ubbidire.
Eppure Lui per noi fa molto; fa tutto.
“dà la vita per noi”. Come un seme
egli getta continuamente la sua
vita – morendo – nella nostra terra,
perché fruttifichi. Come un seme,
coinvolge lentamente
la nostra terra, la
nostra umanità, perché
diventi una con Lui.
«Nessuno ti rapirà
dalla mia mano».
Nessuno, né angeli
né uomini, né vita né
morte, né presente né
futuro, nulla potrà mai
separarci dall’amore
di Cristo (Rom
8,38). La forza e la
consolazione di questa
parola assoluta: «nessuno». Subito
raddoppiata: «ti rapirà mai». C’ è un
verbo non al presente, ma al futuro
a indicare un’intera storia, lunga
quanto il tempo di Dio. L’uomo è,
per Dio, una passione in grado di
attraversare l’eternità.
«Nessuno mai, dalla mia mano»:
mani che hanno dispiegato i cieli e
gettato le fondamenta della terra,
mani di vasaio sull’argilla dell’Eden,
mani di creatore su Adamo
addormentato e nasce - estasi
dell’uomo - Eva; mani inchiodate
alla croce per un abbraccio che
non può più terminare. Nessuno
ti separerà da queste mani: sono
parole per darci coraggio. Come
passeri abbiamo il nido nella
sua mano. Come bambini ci
aggrappiamo forte a quella mano
che non ci lascerà cadere. Come
crocifissi ripetiamo: nelle tue mani
affido la mia vita.
Movimento spirituale di preghiera
Vocazioni sacerdotali
E’
trascorsa da poco la Pasqua
e ancora risuona nei nostri
cuori l’annuncio gioioso di Cristo Risorto. L’alleluia pasquale
è per tutti i cristiani segno inconfondibile di speranza e di
vita eterna. Abbiamo bisogno di
renderlo vivo ogni giorno questo annuncio fra i tanti frastuoni del mondo e gli scampoli di
felicità che ci propinano, a basso costo, i mercanti di oggi. Le
solenni liturgie a cui abbiamo
partecipato sono state veramente cascate d’acqua limpida che
dissetano nel profondo la sete
spirituale , che danno soprattutto la certezza che Dio è vicino,
con la sua misericordia, ad ogni
uomo, dovunque egli si trovi.
Dio ha bisogno degli uomini per
salvare altri uomini…
Lui ha bisogno dei sacerdoti per
farsi Pane, Vino, Parola, annuncio di Salvezza. Se possiamo
gioire
quotidianamente per
tutto ciò, è per il servizio ministeriale che questi nostri fratelli
maggiori ci offrono seguendo
instancabilmente le orme del
Maestro. Quanta gratitudine
dobbiamo dimostrare a loro…
Aiutiamoli soprattutto con la
nostra preghiera fatta con amore e in silenzio.
Facciamo nostro l’invito di Gesù
di pregare il padrone della messe che mandi operai alla sua
messe. Nella parrocchia di San
Francesco D’Assisi è nato nel
(Tonino Bello)
Solo quando
avremo taciuto noi,
Dio potrà parlare.
Comunicherà a noi
solo sulle sabbie del
deserto.
Nel silenzio
maturano
le grandi cose della
vita:
la conversione,
l’amore, il sacrificio.
Quando il sole si
eclissa
pure per noi,
e il Cielo non
risponde
al nostro grido, e la
terra
rimbomba cava sotto
i passi,
e la paura
dell’abbandono
rischia di farci
disperare,
rimanici accanto.
In quel momento,
rompi pure il
silenzio:
per dirci parole
d’amore!
E sentiremo i brividi
della Pasqua.
Rosora
Festa al Crocifisso
1996 un Movimento Spirituale
di preghiera per le vocazioni e
la santificazione dei sacerdoti. Gli aderenti ogni giovedì si
impegnano a dedicare un’ora di
preghiera, personale o comunitaria per la santificazione dei
sacerdoti e per le vocazioni sacerdotali.
Il giorno scelto è il giovedì perché si ricorda il giorno in cui
Gesù ha istituito il sacerdozio
cristiano.
Il primo giovedì del mese alle
18 si svolge l’adorazione seguita dalla S. Messa in suffragio
dei sacerdoti defunti. Nella ricorrenza degli anniversari di
ordinazione sacerdotale ci impegniamo a mandare ad ogni
sacerdote un biglietto augurale.
Anche la Parrocchia di S. Pietro Martire ha accolto con gioia
questa iniziativa di preghiera e
ogni secondo giovedì del mese
alle 17,30 organizza un’ora di
Adorazione Eucaristica.
Sarebbe utile se questa importante iniziativa fosse accolta
anche da tante altre devote persone che intendono unirsi in
queste occasioni di preghiera
per i sacerdoti e le vocazioni sacerdotali. Nella gioia del Cristo
Risorto uniamo le nostre preghiere a Gesù eterno Sacerdote
perché benedica la chiesa jesina
e quella di tutto il mondo.
IL MOVIMENTO MARIA S.S.
DELLA MISERICORDIA.
Settimanale di ispirazione cattolica fondato nel 1953
Solo quando
avremo taciuto
La parrocchia San Michele Arcangelo di Rosora invita a partecipare
alla tradizionale Festa al Crocifisso.
Domenica 29 aprile alle ore 11,15
nella chiesetta di Tassanare, il parroco don Giuliano Gigli celebrerà la
Santa Messa con il battesimo di Elisa
Petrellini e la benedizione dei rami di
ulivo e delle campagne. Il 3 maggio,
festa della Santa Croce, nella chiesa
parrocchiale, alle ore 8 si pregherà con le Lodi e alle 17 con il Rosario a cui seguirà la Messa. Venerdì 4
maggio alle ore 16 i ragazzi del catechismo animano l’incontro con gli
anziani. Sabato 5 maggio alle ore 17,
festa al prato di Sandro Paolucci con
una Santa Messa e l’agape fraterna
con i parrocchiani e i volontari dell’Unitalsi diocesana.
Domenica 6 maggio celebrazioni
delle Messe alle ore 8 e alle 10 con
l’accoglienza dei pellegrini al prato.
Nel pomeriggio, dalle ore 16, rosario,
processione e benedizione con esibizione musicale della banda “L’Esina”
di Moie.
Oggi sposi
28 aprile: Mirco Fioretti
e Stefania Cucchi a San
Marcello; 29 aprile:
Emanuele Pierpaoli
e Giovanna Maria
Ingrassia a Castelbellino
- Fabrizio Ferretti e Ewa
Sylwia Piernicka a Moie.
Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An
Telefono 0731.208145 Fax 0731.208145
email: [email protected]
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Vita ecclesiale
29 aprile 2007
7
Intervista alla prof.ssa Fernanda Degano
L’io, la ragione, la fede…
Riprendiamo il dialogo con i lettori
sul tema dell’Etica, trattato dalla
prof. Fernanda Degano al Meic
di Jesi il 29 marzo. La relazione
della prima parte della conferenza è stata pubblicata sul n.14 di
“Voce” con il titolo “ Le sfide dell’etica”. Sulle problematiche filosofiche
della cultura post-moderna e sui
rapporti fra ragione, etica, scienza e fede, abbiamo intervistato la
professoressa, che ha risposto volentieri alle nostre domande.
l’asterisco
Recise le radici del pensiero greco e cristiano, che cosa rimane?
In realtà noi pensiamo ancora
con le modalità fissate dalla Logica aristotelica, che sono anche
la struttura portante del pensiero cristiano. E’ possibile liberarsene e parlare con un linguaggio
nuovo all’uomo di oggi?
Ritengo molto difficile recidere
le proprie radici, ma non escludo la necessità di un esame critico del nostro passato, soprattutto per quanto riguarda le grandi
costruzioni metafisiche. Ciò non
vuol dire rinuncia alla forza costruttiva della ragione, ma piuttosto vuol suggerire la ricerca
di costruzioni più rispondenti
alle esigenze della realtà presente per una comunicazione più
adeguata. Un esempio viene dal
romanzo contemporaneo che
esclude la struttura logica e lascia fluire la ricchezza del mondo interiore…(vedi J. Joyce).
Il tema dell’autonomia è al centro del dibattito odierno sull’etica. Secondo Giorello, la minaccia alla libertà verrebbe dalla
tentazione della infallibilità. E’
così?
L’autonomia è la condizione più
rispondente alle esigenze dell’azione morale. Bisogna però
vedere come l’autonomia viene
intesa: per Giorello, come per il
filosofo Leocaldano, la legge che
l’uomo dà a se stesso non ha altra base che la nostra realtà naturale; pertanto regole di natura
religiosa e culturale sono autorità che calano dall’alto e distrug-
gono la libertà. Non è questo il
concetto di autonomia proposto
da Kant che vedeva nella legge
della ragione universale la legge
che l’uomo dà a se stesso. Se le
regole etiche di natura religiosa
e culturale, vengono accolte con
l’adesione totale della coscienza che in esse riconosce la legge
che la sua umanità richiede, si
può dire che seguirle è un atto
di libertà e non di sottomissione.
Questa è autonomia.
Se tutta la realtà, compreso l’io,
non è altro che un molteplice eterogeneo e frammentato,
come possiamo parlare di un “io
pensante”, libero e responsabile?
Se la ragione concepisce l’indagine come “dubbio”, “sospetto”,
pensare non significa più cogliere l’ordine unitario dell’essere né
il significato di quell’ordine. Ciò
che risulta allora è molteplicità
frammentata. Quando poi questo tipo di ricerca affronta l’io,
scopre anche qui una molteplicità di stati e moti interni, “un pul-
viscolo di stati di coscienza”,
senza ordine né centro.
L’io allora non può presentarsi più come “soggetto”, unità
originaria, centro dinamico
di organizzazione, ma solo
come il risultato di meccanismi psicologici. In questa
realtà non ha senso parlare di
libertà e responsabilità, insomma di morale.
Se la filosofia è in crisi, la ricerca
scientifica, affidandosi all’esperienza, raggiunge traguardi
straordinari di conoscenza, senza pretendere l’assolutezza delle
sue teorie. La teoria darwiniana può spiegare l’uomo e l’etica
come un prodotto dell’evoluzione naturale senza bisogno
di ricorrere ad un principio
trascendente… Tutto questo è
accettabile alla luce del pensiero cristiano e del finalismo della
storia?
Da parte del pensiero cristiano non c’è il rifiuto dei risultati
della scienza. Si ritiene anzi che
possa conciliarsi l’azione creatrice di Dio con il processo di evoluzione. Dio, per realizzare il suo
disegno di salvezza e di amore,
può servirsi delle leggi della fisica come mezzi per il suo fine.
In più il finalismo cristiano può
offrire un significato a questo
meraviglioso dinamismo che
muove l’universo. La scienza ci
spiega il ”come”, la visione cristiana indica il “perché”.
L’incompatibilità fra creazione
ed evoluzione è invece sostenuta dai filosofi della scienza (vedi
Giorello) che, in tal caso, vengono meno all’assunto che una teoria scientifica è sempre fallibile.
(continua)
Maria Crisafulli
Pianello Vallesina - Ultimo incontro con don Corrado
Nel rispetto reciproco delle religioni..
di Giacomo Galeazzi
il bavarese per eccellenza
Per la principessa Alessandra Borghese quello in Baviera è stato il
più bel viaggio della sua vita: un
itinerario-pellegrinaggio alla scoperta
dei luoghi di Benedetto XVI. Un’esperienza narrata dall’autrice in un volume
che è un diario di viaggio in cui sono
state condensate la cronaca della recente visita papale (agosto 2006), la storia
dei luoghi in cui Ratzinger è nato e cresciuto, la narrazione degli incontri con
le persone che lo hanno conosciuto, la
descrizione dei paesaggi, dei paesini e
dei santuari bavaresi in cui ha vissuto o
sostato in preghiera. Un viaggio attraverso la natura, il clima, le atmosfere
spirituali della Baviera, per trovare l’impronta che questa terra e la sua gente
ha impresso su Joseph Ratzinger, definito da Alessandra Borghese «il bavarese per eccellenza». Subito dopo la sua
elezione al soglio pontificio, sulla scia
dell’entusiasmo, i bavaresi hanno
dato vita al «Cammino di Benedetto», un itinerario di circa 300 chilometri che aiuta ad entrare nei luoghi
cari al Papa. Borghese - che è particolarmente legata alla Baviera, ove
nel 1998 avvenne il suo ritorno alla fede
cristiana - indaga e descrive una fede
gioiosa, espressione di un popolo che
ama le proprie tradizioni culturali e nei
secoli ha elaborato un’arte rigogliosa.
Lo spirito bavarese è attento alla vita in
ogni suo aspetto, racconta: dalla musica, alla sana convivialità. E sono proprio
questi i sentimenti che sono radicati nell’anima del Papa fin dall’infanzia, dove
ha ricevuto una forte testimonianza
di fede e d’amore dalla famiglia, il padre
gendarme, la mamma casalinga, il fratello maggiore Georg e la amata sorella Maria scomparsa agli inizi degli anni
Novanta.
“L
a reciprocità non è evangelica
- - spiega don Corrado Magnani tutto quello che Gesù ha fatto e detto
dimostra che la reciprocità a noi
cristiani non ci appartiene. La sua
era un’accoglienza incondizionata.
Diceva infatti: “Amate i vostri nemici,
pregate per loro”. Questa è la riflessione rivolta alla comunità cristiana
locale e non solo, per concludere il
ciclo di incontri, che don Corrado
ha presieduto presso la parrocchia
di Pianello Vallesina. “Viviamo in un
mondo secolarizzato, dove spesso si
espelle Dio e si disprezza il cristianesimo. Alcuni vogliono escludere
i cristiani dalla vita pubblica, ma la
natura della fede cristiana si esprime
nella vita pratica, con gesti e parole
importanti verso gli altri. Non possiamo chiudere Dio dentro le nostre
opinioni personali, anzi, dobbiamo
annunciare la nostra gioia. La fede
non l’ha dobbiamo scagliare come
un sasso verso gli altri, ma cercare di
aprire una strada di speranza, nella
quale capire dove andare relazionandoci con gli altri ed ascoltandoli”.
Don Corrado sottolinea come il
cammino del cristiano è avventuroso: ogni giorno, a fatica, deve trovare
il sentiero giusto. La Chiesa è stata
sempre perseguitata, Gesù diceva:
”Beati i perseguitati”, come condizione di felicità. E’ normale incontrare
difficoltà lungo il cammino, anzi è
l’ostilità che ci fa capire la nostra libertà e questa consapevolezza non ci
fa scendere a compromessi. Di fronte
all’aggressività non dobbiamo cedere
alla tentazione di rispondere con la
stessa moneta”. Se non ci si comporta
così la comunità cristiana, per don
Corrado, si priva di un’opportunità
di servizio nei confronti dell’umanità.
Il cristiano deve essere pronto a ri-
In ricordo di Paolo Ciarloni
“Grazie, amico prof”
I
l professor Ciarloni, entrava in classe sempre con il
flauto in una mano e nell’altra
dei libri di psicologia, qualche
volta anche in lingua straniera; aspettava il nostro silenzio
seduto sulla sedia vicino alla
cattedra. Solo allora iniziava
la lezione.
Durante le sue ore si suonava il
flauto e dedicava molto tempo
a chi aveva difficoltà. Quanti
film e opere liriche abbiamo
visto e ascoltato parlandone
insieme!!
Richiamava l’attenzione degli
alunni con battute spiritose e
spesso ci prendeva in giro con
grande simpatia e ironia e fingeva di strangolarci scherzosamente.
I momenti con lui erano spensierati, piacevoli e...musicali!!!!
Quando lo incontravamo per
il corridoio ci prendeva sotto
braccio portandoci in giro!
Grazie, amico- prof!!!
Gli alunni della scuola media
Savoia Jesi, ad un mese dalla
sua scomparsa
Maria Maddalena Ceppi,
Valentina Bevilacqua, Maria
Letizia Brunacci
Scisciano
Via Crucis a Villa Jolanda
U
nunciare a certi “privilegi” del passato e seguire la via di Gesù, la via della
croce, del farsi servo di tutti fino alla
morte.
Quando si parla di “nuova evangelizzazione” significa ascoltare il
mondo, amarlo così com’è e trovare
un linguaggio che risponda alle sue
attese e le completi con l’ annuncio
dell’amore di Dio, che salva.
La Chiesa diventerà seducente e credibile quando sarà “scuola e luogo
di senso della vita”, svolgendo il suo
vero servizio di stare in compagnia
degli uomini, camminare con loro e
svelare il senso ultimo dell’esistenza,
come Gesù che incontra i discepoli
di Emmaus (Luca 24, 13-35). Questa
è l’unica via perché la Chiesa torni a
donare gioia e speranza, quelle cose
che le fabbriche non possono produrre e vendere.
Giulia Benigni
na Via Crucis particolarmente sentita si
è svolta nel pomeriggio
del Venerdì santo, 6 aprile,
per le vie del caratteristico
centro storico di Scisciano: i pazienti della clinica
Villa Jolanda hanno drammatizzato le quattordici
stazioni della via dolorosa
rievocando il percorso di
Gesù fino al Calvario. La
Via Crucis, così, è divenuta
uno strumento attraverso
il quale creare un clima di
solidarietà e di condivisione: nel lungo lavoro di preparazione, infatti, i pazienti si sono ritrovati a rappresentare i momenti più
dolorosi della vita di Gesù
e ad affidare a lui ed a sua
Madre le loro sofferenze.
Le riflessioni sono state
guidate da don Aldo Anderlucci, responsabile dio-
cesano della pastorale della
Sanità e dal parroco don
Fabio Belelli.
La sacra rievocazione che
si è conclusa davanti all’altare della reposizione preparato nella chiesa di San
Rocco è stata occasione di
condivisione e meditazione sulla Passione e Resurrezione di Gesù che riempie di significato la nostra
vita.
Per l’Università
Cattolica
La domenica 22 aprile nelle
parrocchie è stata la Giornata
pro Università Cattolica
Di seguito le offerte raccolte
dalle parrocchie della Diocesi
nella Giornata dell’anno scorso
Castelplanio, S. Maria del
Cammino euro 100, S. Sebastiano 50; Cupramontana, S.
Leonardo 160, SS. Salvatore 20;
Jesi, Cattedrale-S. Pietro Ap.
50; DivinoAmore 32,64; Ospedale Civile 92; Regina della
Pace 130; S. Antonio Ab. 25; S.
Francesco di Paola 50; S. Giovanni Battista 98; S. Giuseppe
135; S. Maria del Colle 50; S.
Maria del Piano 50; S. Massimiliano Kolbe – Tabano 150; S.
Pietro Martire 50, S. Sebastiano 300, Vicariato Colle Paradiso 14; Maiolati, S. Maria delle
Moje 45; S. Stefano-S. Rocco
10; Monsano, S. Maria 30; S.
Pietro Ap. 90, Montecarotto,
SS. Annunziata 450; Monte
Roberto S. Silvestro Papa 12;
Poggio S. Marcello 50; Rosora, S. Maria degli Angeli 110, S.
Michele Arcangelo 70; S. Marcello 80; S. Maria Nuova, S.
Antonio di Pad. 78, S. Famiglia
50; San Paolo di Jesi 55.
Totale 2. 686, 64
8
In diocesi
29 aprile 2007
Loreto 22 Aprile – 24ma Giornata di spiritualità francescana
Il carisma dell’amore
di
Paolo
Marcozzi
S. Chiara (Vicolo, da Vicolo S. Nicolò a Via
Vicenza) (Assisi, 1194-1253). Canonizzata da
Alessandro IV nel 1255, fu poi proclamata dalla
Chiesa patrona d’Italia. L’esempio e la direzione
spirituale di San Francesco la indussero ad
abbracciarne il modo di vivere. La notte seguente
alla domenica delle Palme del 1212 fuggì di casa
e, accolta dal santo, fu da lui rivestita del saio e
condotta nel vicino monastero delle Benedettine
di San Paolo. Fondò l’ordine delle Clarisse (il
secondo ordine francescano) creando il primo
monastero a San Damiano (1219). La regola
dell’ordine, incentrata sulla povertà assoluta,
venne approvata dal papa Innocenzo IV nel
1253.
S. Domenico Guzman (Costa, da Vicolo Ripanti
a Via Petrucci) Domingo de Guzmán, Fondatore
dei frati predicatori che da lui presero il nome di
Domenicani (Calaruega, Vecchia Castiglia, 1170
- Bologna, 1222). Dopo gli studi universitari
compiuti a Palencia, entrò fra i canonici della
cattedrale di Osma. Nel 1203, di passaggio per
il Languedoc, ebbe modo di conoscere da vicino
l’eresia degli albigesi. Intuì che la lotta contro i
catari poteva essere condotta solo accogliendo
alcuni dei fermenti nuovi di cui gli eretici si
facevano portatori, portando all’interno della
chiesa quella pratica di povertà, quella completa
dedizione alla vita religiosa da cui essa si era
troppo spesso allontanata. Per rendere più
efficace e continua la sua opera apostolica fondò
a Tolosa (città da poco conquistata dai crociati)
l’Ordine dei Domenicani, approvato da Onorio
III nel 1216; Domenico scelse la regola di S.
Agostino, integrandola con costituzioni relative
all’osservanza della povertà evangelica e a un
serio impegno nello studio. Nel 1217 Domenico
sciolse la comunità di Tolosa e si trasferì a Roma
e, negli ultimi anni di vita, organizzò l’Ordine
nel Nord Italia. Venne canonizzato dal papa
Gregorio IX nel 1234, e nel 1267 il suo corpo fu
traslato nella famosa arca di Nicolò Pisano nel
convento bolognese che poi ebbe dal santo il
suo nome.
(continua al prossimo numero)
Veglia per le vocazioni
Sabato 28 aprile alle ore 21,15 presso la
chiesa dell’Adorazione il vescovo Gerardo presiede la veglia diocesana di preghiera per le vocazioni “La tua vita nella
sinfonia del sì”.
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A
Loreto, nell’auditorium della Basilica, la
mattina del 22 aprile sono
confluiti più di quattrocento persone delle “fraternità” marchigiane per
partecipare alla 24° Giornata di spiritualità dell’Ordine Francescano Secolare
delle Marche, organizzata
con impegno e cristiana
letizia dall’OFS regionale
presieduto da Emilio Capogrossi, sul tema “Il Vangelo della carità”.
Protagonista della Giornata una donna: la santa
patrona dell’OFS, Elisabetta d’Ungheria, giovane
principessa che sulla via di
Francesco d’Assisi, seguì
le orme di Cristo “povero
ed umile” donando amore
e assistenza materiale e
spirituale ai poveri, agli
ammalati, agli emarginati,
da laica, sposa, madre di
tre figli, vedova. Morta a
24 anni, nel 1231, fu canonizzata nel 1235.
Non una fiaba, ma storia
vera..
Al tavolo di presidenza:
il provinciale dei Frati
Minori, p. Ferdinando
Campana; la segretaria
nazionale OFS Annamaria
Franzato; la presidente
nazionale della Gioventù Francescana (GiFra)
Maura Murgia; padri
cappuccini, conventuali,
minori, padri francescani
del T.O.R, tutti appartenenti alla grande famiglia
di Francesco d’Assisi e
con diversi incarichi di responsabilità nell’OFS.
Dopo la celebrazione delle
Lodi e l’accoglienza fraterna da parte del Rettore
della Basilica di Loreto e
del Ministro regionale, ha
preso la parola padre Valentino Natalini OfM illustrando il tema “Una santa
nel cuore della spiritualità
francescana” con un’analisi ben documentata (sulla
base di testimonianze del
padre spirituale e delle
compagne della santa) e
articolata in quattro nuclei: una vita breve ma ric-
ca di opere; una santa agli
inizi dell’avventura francescana; una santa nella vocazione dei ”fratelli e delle
sorelle della penitenza”
(oggi OFS); “C’è una sola
tristezza: quella di non essere santi” (L. Bloy).
Dal testo evangelico sul
“giorno del Giudizio” (Mt
25,31), che in forma allegorica rivela nel fratello
bisognoso il volto di Cristo, emerge la figura di
Elisabetta in tutta la sua
mistica bellezza. Lei ha
vissuto fino in fondo con
gioia il carisma francescano mettendo in pratica
il Vangelo “sine glossa” (=
alla lettera), e il venerdì
santo del 1228 ha fatto
la sua professione “nell’ordine della penitenza”.
P.Valentino con Giovanni
Paolo II afferma che “additare la santità è priorità
pastorale. Non ci si può
accontentare di una vita
mediocre, vissuta all’insegna di un’etica minimalista…”.
Con un’appassionata riflessione sul tema “Consacrata alla carità” Annamaria Franzato ha ripercorso
la drammatica avventura
umana di Elisabetta, non
“religiosa” e tuttavia “consacrata” perché ha scelto
di “credere all’Amore” e
con il suo “sì” totale è divenuta “strumento del Signore per far giungere alle
donne e agli uomini del
suo tempo l’amore di Dio”.
Infine una sorpresa per
tutti: la presenza, non
annunciata, del Consiglio
GiFra, un bel gruppo di
ragazze e ragazzi francescani, scovati in platea
dallo sguardo della giovane presidente Maura, la
quale ha detto fra l’altro:
“Siamo qui per una chiamata che viene dallo Spirito; ognuno è chiamato con
le sue ferite e le sue gioie.
Il giovane deve conoscere
e scoprire il progetto di
Dio. Vi chiedo di aiutarci
ma anche di darci fiducia”.
Maria Crisafulli
Don Giovanni Paccapelo a cinquant’anni dal ritorno alla Casa del Padre
Educatore e musicista
Il 20 agosto di cinquant’anni fa tornava alla casa del
Padre don Giovanni
Paccapelo. Il Fuoco da Campo che si
spegneva sui prati
della terra continuava nel mistero delle
stelle del cielo “che
sembra un prato e le
stelle tanti fior”.
Anche se gli anni
sono tanti e alla
mente mi tornano
volti legati a don Giovanni educatore e musicista che non sono
più, penso che ancora siano molti coloro che lo ricordano con affetto.
Ritengo perciò che valga la pena
commemorarlo e come musicista
e come educatore e mi permetto
di suggerire alcune proposte, delle quali ho parlato anche con la
sua nipote Maddalena.
Innanzitutto costituire nella Biblioteca Diocesana P.M. Petrucci
Quando il Palio è scout
Gli scout di Jesi 6 alla
Taverna del Drago
Tra le varie iniziative e taverne
che caratterizzeranno l’edizio-
Castelplanio - 60032 (An) - Via Roma, 117 - Tel. 0731.813444 r.a. - Fax 814149
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un fondo musicale che raccolga
tutti gli spartiti
manoscritti delle
musiche composte da don Giovanni per consentirne a tempo
opportuno una
catalogazione.
All’atto della costituzione
del
Fondo si potrebbe
ricordarne
l’impegno musicale per la Cattedrale di Jesi ed
eseguire con la Corale Pergolesiana, sotto la direzione di Mons.
Roberto Vigo, qualche brano musicale di don Giovanni.
Il cinquantesimo della morte
coincide con il centenario della fondazione dello scoutismo
che don Giovanni amò e visse
intensamente. So per certo che
a metà di settembre, la data mi
è ignota, una mostra itinerante
nazionale sullo scoutismo appro-
ne 2007 del Palio di San Floriano un occhio di attenzione
merita la “Taverna del Drago”
organizzata dagli scout del
neonato gruppo Jesi 6, Parrocchia di San Massimiliano Kolbe. La taverna, che verrà allestita nel Chiostro di Sant’Agostino, situato nel “corridoio”
che congiunge Piazza dell’Indipendenza e Piazza Colocci,
offrirà ai propri clienti, oltre
a panini, piadine e zuppe,
anche un interessante happy
hour a base di prodotti del
Commercio Equo e Solidale e
di intrattenimento. Il tutto organizzato e gestito dai ragazzi
del Clan e del Noviziato.
derà nella nostra città. In tale circostanza una S. Messa di ricordo
e di suffragio potrà essere celebrata invitando i vecchi e i nuovi scouts, mentre nulla vieta che
alla Mostra un angolo venga destinato a vecchie foto che ricordino gli anni lontani e gloriosi della
rinascita a Jesi dello scoutismo,
dopo la pausa della soppressione
fascista.
Infine S. Maria del Colle, nello
spazio campeggistico educativo
dedicato particolarmente agli
scouts ed esattamente nella figuretta recentemente costruita
con la antica immagine della Madonna, inserire le due foto di don
Giovanni e Arnaldo Bellagamba
in una sera nella quale invitare
tutti gli scouts di ieri e di oggi
che vogliano partecipare, ad un
fuoco da campo con i canti cari
della memoria. In questo modo
penso che si possa ricordare degnamente l’educatore e il musicista
Don Attilio Pastori
Cultura e società
29 aprile 2007
9
Jesi - Inaugurato il Centro di Aiuto alla Vita
“Aiutateci ad aiutare”
S
abato scorso, presso la biblioteca lanciato un appello ai presenti e alla
Petrucci, è stato inaugurato il Cen- cittadinanza: “Aiutateci ad aiutare”. E
tro di Aiuto alla Vita di Jesi. Presente ha dato qualche cifra: nella città di Feil vescovo, mons. Gerardo Rocconi, derico il numero egli aborti, negli ulche ha espresso il suo compiacimento timi anni, è raddoppiato, fino a toccaper questa nuova opera in difesa della re la cifra di 263 aborti nel 2005. E rivita. Moderatore del dibattito, Nino corrono alla pratica dell’aborto anche
Lucarelli, presidente Cav di Ancona: donne che hanno i mezzi di sostenta“Il centro di Aiuto alla Vita – ha detto mento per vivere e crescere un figlio.
- deve essere ‘la locanda del buon sa- “La vita va promossa in ogni sua fase
maritano’, sempre pronto ad accoglie- – ha continuato - Punteremo a fare
re, in ogni momento. Perché parliamo sistema con gli altri enti presenti sul
di vite umane”.
territorio. Per prima cosa rioccupereIl sindaco di Poggio San Marcello, Ti- mo della formazione dei volontari”. Il
ziano Consoli, presidente Cav Jesi ha vicesindaco Paolo Cingolani ha por-
tato i saluti del sindaco Fabiano
Belcecchi, e ricordato, commosso, la figura di Savino Antenori,
medico primo presidente del Cav
di Jesi scomparso pochi mesi fa: “
è stato un uomo forte – ha detto
– che aveva un grande rispetto per
la vita. Dobbiamo essere prossimi
alla vita sempre con molta discrezione, farci guidare dall’amore”.
Presente Giorgio Guidi, presidente
dei giovani industriali di Ancona,
che, lo scorso anno, hanno devoluto il ricavato della vendita di un
loro calendario al Centro di Jesi.
L’intervento principale è stato dell’on. Carlo Casini, presidente nazionale del Movimento per la Vita.
Nel 2006, grazie ai Cav, sono stati
aiutati a nascere più di 5000 bambini.
“La funzione dei Cav – ha detto
Casini - è salvare le vite, e quando si salva la vita del bambino, si
salva anche la vita della mamma,
la sua giovinezza, la sua capacità
di coraggio e di speranza. Inoltre,
riuscire a vedere la nobiltà e la dignità
dell’uomo quando quell’uomo comincia ad esistere, è la base per una nuova civiltà”.
Presente anche il senatore Luca Marconi che ha condiviso con l’assemblea
la sua esperienza di paternità, e sottolineato l’importanza della battaglia
per i diritti degli embrioni.
È stata consegnata una targa intitolata
a Savino Antenori, alla sorella. Dopo
il dibattito, si è svolto nei locali del
Cav, in via Costa Baldassini 10, il consueto taglio del nastro.
Lucia Romiti
Le avventure di un originale collezionista
L’esercito di Federico II
S
alendo le scalette di S. Pietro, cartello: non con un semplice
quasi in prossimità di Piazza ‘torno subito’, ma con l’indicaFederico II, chissà quanti avran- zione precisa del luogo in cui si
no notato una bottega, o piutto- trova in quel momento.
sto uno scantinato, stracolmo di Sempre in gara con l’orologio, di
ninnoli, soprammobili, chinca- corsa avevo gettato là solo uno
glierie di ogni genere. E forse a sguardo. Una mattina però non
qualcuno sarà capitato anche di posso fare a meno di fermarmi
vedere esposti accanto alla porta, ad osservare. Sul tavolo, disposu un tavolo zoppo rabberciato sto in file regolari, c’è un esercito
alla meglio con stecche di legno, di soldatini in armature mediediversi oggetti di quel pittoresco vali argentee accuratamente, fibric-à-brac. ‘Il localetto della cu- nemente decorate. Mi avvicino e
riosità’, sta scritto in un’insegna guardo meglio. Bellissimi davvefiorita dipinta a mano appesa ro; e non ce n’è uno uguale all’alal muro. Non sempre capita di tro. Il proprietario, sulla porta,
trovarlo aperto. Gli orari sono a sorride come un ragazzino alla
discrezione del proprietario; che, mia meraviglia.
se ha da fare, non si fa scrupo- “Ma quanti sono?” chiedo.
lo di chiudere e di appendere un “Ne ho 120: tutti diversi e in taglie
diverse. Sono i soldati di Federico II”.
Resto ancora più
di stucco. Poi la
curiosità ha il sopravvento.
“Possiamo
fare
quattro chiacchiere?”.
“Come no!”. Prende due sgabelli
dall’interno della
bottega. Lì ci sediamo
accanto
alla porta. Ogni
tanto qualcuno
passa, lo saluta,
scambia qualche
parola. Lo conoscono in molti,
e v identemente.
Ebbene, io no.
Per questo è una
scheda di dati
anagrafici che gli
chiedo subito.
Non potevo immaginare il seguito.
Avevo
pensavo di esaurire il dialogo Dopo un anno
con poche domande e invece mi rientra a Jesi
sono trovata di fronte un perso- per rimettersi
naggio incredibile. Impossibile in salute. Riparriportare tutto quello che in più te di nuovo per
di un’ora mi ha raccontato. La Stoccarda e fisua vita sembra la trama di un nalmente trova
film neorealista; di un romanzo un vero lavoro
di C. Dickens o di Mark Twain. presso una ditNon ho purtroppo la loro penna, ta costruttrice
ma proverò lo stesso per sommi di radiatori per
capi a riassumerla. E’ una lunga, macchine. Svolstraordinaria avventura.
ge attività d’ufAttilio Anconetani – così si ficio perché ha
chiama – nasce a Jesi nel quar- imparato bene
tiere Prato quasi settant’anni il tedesco. Sinfa. Non ha un’infanzia felice. A dacalista, riesce
quattro anni perde sua madre: a far assumeuna matrigna non saprà sosti- re 1800 italiatuirla. Sembra che nessuno si ni. Trova amici,
curi di lui fino a 13 anni, quando affetto. Si sposa
scappa di casa. Arriva a Roma. con una polacca
Solo, senza risorse, si rifugia al e ha due figlie.
Colosseo. Dorme all’aperto lì Lo interrompo: “E i soldatini?”
nasce è come il primo amore. Non
dove conosce un gruppo di al- “Un momento, ora ci arrivo”. Ri- si scorda mai!”.
tri ragazzi sbandati con i quali, prende a raccontare. Tutto na- Torno ad insistere: “Ma questi
di notte, va a Fontana di Trevi sce da un incontro con un ami- soldatini, da dove vengono?”.
per ripescare le monetine get- co conosciuto nel ’74. E’ allora “Dall’Inghilterra. Li ho ordinati a
tate dai turisti. Cerca intanto in gravi condizioni di salute. diversi fornitori. Ho chiesto che
un lavoro e casualmente lo tro- Dopo 35 anni di lavoro ha do- li fabbricassero sul modello delle
va. A Roma, nei primi anni ’50, vuto smettere ogni attività per illustrazioni di un libro che avevo
si incominciavano a costruire affrontare otto interventi chi- su Federico II. Tramite mia figlia,
le case popolari. E’ ingaggiato rurgici. L’amico in questione è che ha un grande negozio in Gercome imbianchino per 500 lire un mercante d’antiquariato. Gli mania, sono riuscito a procuraral giorno. Un abbondante piatto chiede se vuole aiutarlo a vende- meli”.
di spaghetti gli viene quotidia- re scacchiere artistiche presso le Ormai siamo arrivati alla fine
namente offerto da una genero- basi Nato, numerosissime allora della storia. Mi allontano frasa vecchietta ottantacinquenne, in Europa e in America, nelle stornata, come se avessi letto
proprietaria di una piccola trat- quali settimanalmente vengo- tutto d’un fiato un avvincente
toria dove canta, per intratte- no allestiti degli stand. Accetta, libro d’avventure. In piazza vedo
nere i clienti, una giovanissima chiedendo in cambio non dena- un gruppo di turisti con il naso
Gabriella Ferri.
ro, ma scacchiere provenienti da in aria di fronte alla lapide che
Dopo sei mesi (‘purtroppo’, ag- tutto il mondo.
ricorda la nascita di Federico II.
giunge) viene rintracciato a “Così ho incominciato a collezio- Se scendessero di poco le scaPiazza Esedra e riportato a casa. narle – aggiunge – Nel 2003 le ho lette incontrerebbero anche il
Ma le avventure continuano. anche presentate in una mostra, favoloso esercito del grande ImNel ’58 emigra in Germania ed al Palazzo dei Convegni. Poi da peratore.
è un’esperienza terribile. Dorme cosa nasce cosa. Sono però voluto
Fotoservizio di
in un tugurio, in mezzo ai topi. ritornare a Jesi. Il paese dove si
Augusta Franco Cardinali
10
Cultura e società
29 aprile 2007
Il pedagogista Paolo Cingolani al Federico II
T
Genitori e figli: una relazione d’amore
anti, tantissimi genitori hanno incontrato il dott. Paolo
Cingolani, assessore ai servizi
educativi, presso l’aula magna
dell’Istituto Comprensivo “Federico II” nella serata di venerdì 13
aprile, per una conversazione sul
tema “Come recuperare un rapporto di autorevolezza coi propri
figli”. Una problematica “molto
dibattuta oggi- ha puntualizzato
il pedagogista e logopedista- ma
poco oggetto di riflessione.”
Una serie di domande e risposte
ha fatto breccia nella fitta nebulosa di dubbi e incertezze.
Cos’è la relazione genitoriale?
La relazione genitoriale è la relazione tra genitori e figli, quindi
tra persone, regolata dalla capacità reciproca di amarsi e di rispettarsi. È dunque una relazione
d’amore. Uno scambio di grandi
emozioni, di grande vivibilità.
Amore e sculacciate possono conciliarsi?
Se c’è una relazione emotiva forte
e il genitore picchia il figlio, il canale comunicativo si interrompe.
La cultura della pedagogia della
sculacciata, che si concretizzava
nel proverbio “Le piante bisogna
ncannà quann’è piccole perché così
vengono su dritte”, faceva parte della cultura dell’allevamento, dove
il bambino non era considerato
come una persona ma piuttosto
come una piantina da tirare su, da
allevare. Fino agli anni sessanta, il
modello culturale educativo era il
modello dell’allevamento. “I miei
genitori- si diceva- mi hanno allevato con amore”. Allora era molto
facile passare alle mani. Erano
diversi anche i ruoli. La mamma
dispensava affetto, il padre dispensava botte - con le mani, con
la cintura, con la roccia - se questa riferiva un comportamento
non adeguato del figlio. A qualche padre bastava solo rivolgere
uno sguardo penetrante. Questo
fino agli anni sessanta, quando i
genitori “sapevano cosa fare”, non
avevano dubbi come noi che ci
tormentiamo sulle reazioni del
figlio davanti ai nostri “no”.
Dopo gli anni sessanta c’è stata una
rivoluzione culturale per cui si è cominciato a pensare
ai bambini , agli
anziani, ai disabili,
come a persone con
capacità e potenzialità diverse. E allora
è cambiato anche il
modello educativo,
e con esso i ruoli. Ma per avere un
modello culturale
definito devono tuttavia passare cento
anni, per cui dal
’68 ad oggi siamo a
metà strada. Ecco
perché non sappiamo con precisione come dobbiamo comportarci come genitori.
Tuttavia cominciamo ad avere
qualche certezza. Per esempio, sappiamo con certezza
che non si può picchiare.
E se succede?
Se succede, bisogna chiedere
scusa, cioè bisogna ricucire
la relazione. “M’e l’hai levate
dalle mani…te l’hai volute…”
si dice. In realtà non c’è mai
nessun monello che te le chiede. In una relazione d’amore
si cercano i baci, gli abbracci,
le carezze, non gli schiaffi.
Un padre che sa chiedere
scusa al figlio, aiuta, dà al figlio la speranza, la fiducia di
poter diventare grande… perché
se il padre non chiede mai scusa,
comanda sempre lui, il bambino
pensa di non farcela a diventare
grande.
Inoltre, quando il bambino è piccolo, non è difficile prevaricare…
ma quando comincia a crescere
la cosa diventa difficile. Pertanto,
è bene restare sempre su un piano di correttezza relazionale.
Cos’altro si deve evitare?
Un altro atteggiamento da evitare
è quello di generalizzare, fare le
profezie, lanciare epiteti: “Tanto
tu cosa combinerai nella vita?”
Mai dire “sei stupido”, ma piutto-
Monsano – decennale del circolo Sant’Ubaldo
A servizio di tutti
D
ieci anni di vita, dieci anni al servizio di Monsano. L’assemblea dei soci del Circolo S. Ubaldo, l’associazione che gestisce la struttura comunale di via Veneto, svoltasi domenica scorso,
ha festeggiato anche questa felice ricorrenza. Una associazione
che tanto ha fatto, e continuerà a fare, per il paese. Un gruppo affiatato, amici prima di tutto, i quali, animati da puro spirito di volontariato, permettono a tanti
concittadini, ma
anche a tante
persone residenti nella Vallesina,
di poter passar
tante ore serene,
all’insegna del
divertimento e
dello svago, con
una serie di attività, riservate ai
loro soci (oltre
300) e aperte al
pubblico,
che
danno vita alla
struttura, gestita
attraverso una
convenzione
con il Comune.
Attività di intrattenimento e di carattere sportivo amatoriale. Dalle bocce al
fitness, dalle carte al ballo, il Circolo S. Ubaldo è un concentrato
di energia, animato dal presidente, Coreana Bersaglia, dall’inesauribile Maria Luisa Barchiesi (ultima sua ‘creatura’, la creazione
della banda cittadina) e da tutti gli altri componenti del Consiglio
Direttivo, riconfermato per acclamazione. Anche per quest’anno,
le attività non si fermano. Iscrizioni sempre aperte, per tutti coloro intenzionati a frequentare una grande, vitale famiglia…
sto “il tuo comportamento è stupido”. Il bambino concluderà “È
il mio comportamento che non
gli piace, ma a me vuole bene…”:
ha così la speranza, la possibilità
di recuperare.
Quindi, evitare di stigmatizzare,
e ancor più di colpevolizzare.
E allora, cosa si può fare?
Si può “sgaggià”! Ma con un certo
stile, nel senso che ci sono delle
tecniche ben ponderate, come
quelle messe a punto da un famoso psicoterapeuta, in cui giocano
un ruolo determinante la fermezza del tono che diviene via via
sempre più basso ogni volta che
si interviene, e la forza delle proprie emozioni che devono essere
comunque espresse. Importante
lo sguardo, sapersi
guardare negli occhi.
Diceva un filosofo
“Una persona esiste perché l’altra lo
guarda”. Altrettanto
importante è sapersi
dire “ti voglio bene”.
Esistono
genitori
“bravi?
No, non esistono “genitori bravi”.
Esistono
genitori
suf f icientemente
bravi, ossia persone
che cercano di fare
quello che possono
al meglio delle loro
possibilità,
sulla
scorta delle esperienze educative che
hanno avuto con i loro genitori, e
sulla scorta delle esperienze quotidiane. Per cui potremmo dire
che ci sono genitori con la
patente, e genitori col foglio
rosa. Far famiglia è un’esperienza complessa: non è facile
essere sempre attenti a non
menà, a non sgaggià , ad essere bravi, comprensivi. Però, se
ci proviamo, siamo famiglie
sufficientemente adeguate. Se
ci fosse un tribunale, un magistrato dell’educazione, questi ci chiederebbe solo due
cose: se abbiamo voluto bene
ai nostri figli, e se siamo stati credibili, cioè esempi veri,
concreti. Ossia, genitori con
la patente.
Chi sono i genitori col foglio
rosa?
Poche mamme, più papà. C’è
quello che io chiamo il “papà
soprammobile” che non partecipa, si ritiene “dispensato” dalla
quotidianità familiare; il “papà
amicone”, che si veste come il figlio, parla come lui, si fa chiamare per nome. I genitori si devono
far chiamare “mamma” o “papà”:
non c’è altro modo, perché in un
rapporto educativo genitoriale
bisogna essere sempre in posizione asimmetrica; alla fine, a dire
l’ultima parola dev’essere sempre
il genitore. Diversamente, quando ci si mette su uno stesso piano, si fa in un attimo ad arrivare
a terra. In realtà il genitore che si
mette sullo stesso piano, cerca di
risarcire il figlio di una sua incapacità di amare; e lo fa anche con
i regali, finchè la situazione gli
sfugge di mano.
Poi c’è il “papà fotocopia”, che
vuole i figli a sua immagine e
somiglianza per cui gli sceglie
l’amico, la scuola, ecc.
Il padre con la patente… chi è?
È quello che comunque dentro
casa è in grado, in situazioni di
emergenza o in assenza della moglie, di gestire la famiglia,
rendendo meno pesante la sua
assenza.
Un altro è il “papà salmone”,
quello che nuota controcorrente.
Essere controcorrente oggi significa per esempio non avere in
cucina, e quindi nel momento in
cui la famiglia è riunita per il pasto, quell’intruso che chiamiamo
televisore: un maestro subdolo
che orienta le coscienze, orienta i costumi, ecc. È il papà che
dice no al telefonino. Fino a tredici anni, infatti, i figli non devono avere il telefonino perchè
non serve. È un papà che non è
omologato, che ha le idee chiare,
che sa dire al figlio: queste cose
si possono fare, queste altre cose
non si possono fare.
Oggi purtroppo noi non diciamo
né sì, né no: diciamo ni, cioè offriamo ai ragazzi l’ambiguità…
L’altro papà importante, il più
importante, è il “papà affettuoso”.
Il papà che piange anche davanti ai figli, a differenza di altri che
sembrano invulnerabili; che sa
chiedere scusa…Se il bambino sa
che per diventare grandi si piange anche, si chiede scusa, si sente
capace di farlo, conclude che è
bello diventare grandi.
È il papà che sfodera entusiasmo,
gioia per la vita, anche nell’andare incontro ad un nuovo giorno
fatto di lavoro, di gioie e pure di
dolori.
Fotoservizio Paola Cocola
Cupramontana - Leggere il ‘900
Convegno di studi su Giovanni Zuccarini
a capitale del Verdicchio ricorda un al- della prof.ssa Costanza Geddes da Filicaia, che
L
tro suo eccellente figlio, grazie al Proget- ha parlato di “Zuccarini critico”. Nel pomerigto “Leggere il ‘900” della Provincia di Ancona, gio, coordinati dalla prof.ssa Paola Magnarelli,
come già aveva fatto con Giorgio Umani lo sono intervenuti il prof. Maurizio Fiaschini che
scorso anno e con Luigi Bartolini nel 2005. Il ha trattato le divagazioni musicali ne “Il Mago”,
figlio illustre che è stato riscoperto è Giovan- il prof. Ruggero Morresi, con “Il linguaggio de
ni Zuccarini, nato a Cupramontana nel 1876 e “Il Mago”: antropologia e politica”, la dott.ssa
nipote di Oliverio Zuccarini, importante uomo Eleonora Ercolani su “Spigolature letterarie
politico, a livello nazionale, degli inizi del ‘900. da Il Mago” e il dott. Riccardo Ceccarelli che
Giovanni, pur essendo vissuto pochi anni, è ha chiuso la kermesse parlando di “Giovanni
morto all’età di 47 anni si è fatto conoscere al Zuccarini: un cuprense nella cultura italiana”.
mondo culturale e politico per aver creato e Una bella giornata che ha visto, purtroppo, una
diretto due apprezzabili riviste, nei primi de- modesta affluenza di gente, soprattutto appascenni del ‘900, “Il Mago” e “La Nuova Gironda”. sionati e intellettuali universitari. La speranza,
Inoltre ha mantenuto contatti epistolari con i come ha sottolineato Ceccarelli nel suo intergrandi autori ed intellettuali del ‘900: Pascoli, vento, è che si possano riscoprire e recuperare
D’Annunzio, Papini e molti altri ancora.
i tanti personaggi della Vallesina che sono riuQuesto omaggio è avvenuto con il convegno di sciti ad inserirsi nel panorama culturale naziostudi “Giovanni Zuccarini (1876-1923) – Un nale facendo conoscere la grandezza e la belintellettuale italiano tra XIX e XX secolo”, te- lezza delle Marche.
nutosi nella giornata del 14 aprile, presso la
Cristiana Simoncini
Sala consiliare del Comune di Cupramontana, fortemente voluto dall’Amministrazione e patrocinata dall’Università
di Macerata. Dopo il saluto del sindaco
Fabio Fazi e dell’assessore Gianna Latini,
l’introduzione del Rettore dell’Università
di Macerata, il prof. Roberto Sani, che ha
fatto anche da moderatore, e del preside
della Facoltà di Lettere, il prof. Gianfranco Paci, la giornata ha visto il susseguirsi
degli interventi della prof.ssa Paola Magnarelli, sulla “Vita e fermenti intellettuali in un contesto locale a cavallo tra i due
secoli, del prof. Marcello Verdenelli, sui
“Temi e percorsi della produzione letteraria di Zuccarini”, del prof. Roberto Cresti,
che ha discusso di “Zuccarini e l’Arte” e
Jesi
29 aprile 2007
11
Integrazione: dalle parole ai fatti – Alla scuola media Federico II cristianesimo e islam a confronto
“Apprezziamo la bellezza di ciò che siamo”
Nella mattinata di sabato 21 aprile i ragazzi
della scuola media Federico II hanno avuto
l’opportunità di riflettere, assieme al vescovo don Gerardo Rocconi e alla rappresentante islamica dott.ssa Asmae Dachan, sui
fondamentali valori umani. Un incontro
significativo, vivace, emozionante. Il primo
di una serie che il dirigente Francescantonio Pezzimenti si propone di realizzare.
Davanti alla giovane platea, i due espo-
nenti religiosi hanno affrontato la tematica esaminandone i vari aspetti ognuno dal
proprio punto di vista religioso, riuscendo
a far emergere, nonostante “l’involucro” diverso, la sostanziale comunanza.
“È importante cercare innanzitutto di
umanizzare l’altra persona- ha esordito la
dottoressa- Probabilmente, quando sentite parlare del musulmano nella vostra testa vi formate un’immagine fantasiosa. In
realtà è un individuo come tutti gli altri.
La persona, al di là di quello in cui crede,
è un essere umano e come tale va rispettata. Sono qui proprio per parlare con voi in
maniera costruttiva dell’altro, ascoltare le
vostre curiosità, i vostri dubbi.”
Vivere in armonia senza “ cambiarsi”
“Al di là di quello che diremo noi- ha sottolineato il vescovo- ci interessano di più le
vostre osservazioni. Ma è possibile andare
d’accordo? È possibile vivere in armonia
senza perdere la propria identità? Certamente lo è perché, anche se io e lei parliamo così amichevolmente, non è che alla
fine io sono un po’ più musulmano e lei un
po’ più cristiana. Andrà a casa con le sue
idee, con la sua convinzione profonda, con
la sua fede. Magari rafforzata ancora. In
realtà, proprio partendo dalla nostra fede
– io dalla mia, cristiana; lei dalla sua, islamica- avremo tanti motivi per volerci più
bene tutti, rispettarci, tollerarci, stimarci. che, etniche. Quando
ha aggiunto la dottoressaAnzi, più andiamo in profondità alla no- si parla di guerra fra
è che l’integrazione non
stra fede, e più capiamo che ogni persona le religioni, a me dà
dipende dall’eliminazione
è il frutto di un meraviglioso progetto divi- una sofferenza enordel velo, del crocifisso, e
no, ha un valore immenso proprio perché me perché prima di
altro, perché ci sono delle
è una persona. Poi le altre sono scelte del- tutto non è guerra tra
cose che non si possono
la coscienza, di grandissimo valore perché religioni, ma sono gli
eliminare, come il colore
danno un senso alla nostra vita, ma non è uomini che si fanno la
della pelle e i tratti somatidetto che io devo odiare un altro perché guerra non le religioni.
ci. Questa è l’integrazione
non è come me. Ogni giorno in televisione Anzi, uno più ha capiche qualcuno vuole inculvediamo tante immagini che ci fanno capi- to la propria religione
care. In realtà abbiamo
re l’odio che ci sta tra gli uomini. Ecco, oggi e più sa che la guerra non può essere: non paura di guardarci serenamente così come
è importante che voi capiate che proprio si può ammazzare in nome di Dio, non si siamo per non scoprire che ciascuno di
questo nostro parlare insieme stamattina può fare del male in nome di Dio. Questo noi, pur appartenendo ad un credo diverso,
dimostra che è possibile stimarci a vicenda. significa che chi ammazza, chi fa il male, lo è portatore di immense ricchezze.”
E quindi che anche tra di voi è possibile la fa lui, non in nome di Dio. Anzi, Dio pro- Quando cerco di stare nel gruppo dei miei
stessa cosa.”
prio non lo vuole. Gesù arriva al punto di compagni di classe, mi dicono di andare
Una cultura condivisa
dire che il male è meglio riceverlo piutto- via perché ho la pelle scura…ha ribattuto
La formazione di ognuno di noi – ha con- sto che farlo.”
Nourhen, I A.
tinuato la dottoressa- avviene in spazi non Vivere nella gratuità
“Ognuno di noi bisogna che impari ad apcomuni, come la famiglia, l’edificio reli- “Dio ha tanto amato il mondo da fargli un prezzare la bellezza di quello che è - ha
gioso; ma anche in spazi comuni come dono: Gesù.” Il criterio di fondo è proprio raccomandato il vescovo- Soltanto se noi
la scuola, un campo di calcio. E’ lì che questa mentalità del dono. Del vivere nella porteremo con dignità le nostre caratteavviene l’incontro, l’unione, il momento gratuità: come un dono. Allora prevalgono ristiche, prima o poi ci faremo conoscere
di condivisione. Ecco, la sfida della scuo- valori universali come l’accoglienza, il ri- ed apprezzare per le nostre qualità umala pubblica è proprio quella di consentire spetto, la pazienza, il dono di sé stessi, la ne. Certo, questa differenza può essere
una cultura accessibile a tutti, una cultura fiducia, il superamento di tante paure. Io percepita da bambini e ragazzi in maniera
i cui valori siano condivisibili da tutti. Io non sono più cristiano quando ho messo drammatica e a volte ad essa si finisce per
sono un frutto di questo percorso perché i sotto l’altro. Io sono più cristiano quando attribuire le diverse difficoltà che la promiei genitori sono di origine siriana, ma io ogni persona sono stato capace di amarla pria persona incontra nel suo percorso di
sono nata in Ancona, ho vissuto a Jesi per come un dono: di servirla di più, di aiutarla sviluppo”
cui la mia formazione è al tempo stesso di più, di rispettarla di più. Ogni persona.
“Mi pare di aver capito che diverse relimusulmana e fortemente italiana, perchè Non soltanto chi la pensa come noi. Sa- gioni hanno in comune la figura della Maradicata in questa cultura fatta di concetti rebbe un grave errore se noi rivolgessimo donna. Questo può essere un primo passo
letterari, storici, artistici…che sono ormai il nostro amore soltanto alle persone della per venirci incontro sul terreno di ciò che
parte integrante di me. Il compito del- nostra religione o che la pensano come noi. abbiamo in comune” ha osservato il dirila scuola è proprio
Il vero cristiano gente.
questo: formare l’uoè misericordioso, “Sì, un capitolo del Corano è dedicato alla
mo e la donna del
cioè ha un grande figura di Maria, che si accompagna all’ardomani, al di là delle
cuore. Questo è cangelo Gabriele – ha spiegato la dottoresdifferenze del colore
l’unico modo per sa.
della pelle, religioessere convinto
Nella vostra religione si parla anche di
se, di provenienza.
della propria re- Gesù…allora dov’è la differenza? Ha doDare gli strumenti a
ligione: imparare mandato Yassin.
tutte le persone per
ad avere un gran- “Nella nostra religione – ha continuato la
sviluppare la propria
de cuore.”
dottoressa- c’è anche la figura di Gesù che
crescita formativa e
“Ci sono alcune per noi però non è il figlio di Dio ma un
lavorativa.
persone che non profeta. Anche quando si parla della sua
Rispetto a quando
ci accettano per crocifissione, la differenza sta nel fatto che
andavo io a scuola,
quello che siamo Gesù alla fine non muore. Per volere di Dioche ero l’unica strae questo mi fa in arabo Allah-, che non poteva permetniera assieme a mia
male”, ha prote- tere che egli morisse in quel modo, ad un
sorella, stamattina
stato Soukaina, certo momento Gesù dà le sue sembianze
constato che c’è una
della II D.
ad un’altra persona. Sulla croce viene a troscuola diversa, mol“Ogni
persona varsi dunque Giuda mentre Gesù viene rito più colorata e vavale per quello chiamato in cielo: non muore ma ascende.
riegata.”
che è, perché è Il suo operato proseguirà poi con il profeta
No al male in nome
una persona; non Muhammad, in italiano Maometto.”
della religione
per quello che ha. Nessuno è così ricco da Il Vescovo brevemente chiarisce la visio“La persona umana- ha ripreso il vescovo non avere bisogno degli altri; e neppure ne cristiana della morte e resurrezione di
dopo la breve spiegazione della dottoressa così povero da non avere qualcosa dall’al- Gesù sottolineando che la bellezza delsu che cos’è l’Islam- è una figura sacra in tro. Ognuno di noi ha bisogno degli altri e l’incontro va oltre le cose dette: proprio il
tutto e per tutto, che esige rispetto e carità. ognuno di noi può donare qualcosa agli al- parlarsi serenamente insieme, con profonPer cui non si giustifica alcun atto di vio- tri. Se sapremo vivere con quest’idea, sarà da stima reciproca è un forte messaggio di
lenza e prevaricazione sull’altro compiuto naturale volersi bene e andare d’accordo.”
questa giornata.
in nome delle differenze religiose, linguisti- “Un’altra cosa importante su cui riflettereFotoservizio Paola Cocola
Per la tua pubblicità
rivolgiti a
Voce della Vallesina
Cresima
a Pianello Vallesina
T
rentuno ragazzi hanno celebrato
la Cresima nella chiesa di Pianello Vallesina, lunedì 9 aprile. All’inizio
della celebrazione i ragazzi hanno letto
alcune riflessioni al Vescovo, sul perché
hanno deciso di chiedere il dono dello
Spirito che è sceso su di loro.
“Don Gerardo, questo giorno per ciascuno di noi e per tutta la comunità è
un grande momento di festa. Siamo
contenti di averla tra noi oggi e di poter
ricevere, tramite lei,
il dono dello Spirito
Santo. Il nostro cammino di fede, trova
oggi col sacramento
della Cresima, il suo
momento più importante. Lo Spirito Santo ricevuto nel battesimo, celebrato per
scelta dei nostri genitori, scende di nuovo
su noi assicurandoci
quella forza, quel coraggio per renderci
perfetti cristiani capaci di testimonia-
re con parole ed azioni Gesù Risorto.
Sappiamo bene che non è facile tutto
questo, che la strada che porta a Gesù è
in salita perché le tentazioni sono molte. Ma sappiamo anche di poter confidare sull’aiuto misericordioso di Dio e
di tutti quegli adulti che con l’esempio
ci “parlano” di Lui, di quanto è bello seguirlo, invogliandoci a “riaprire le porte del cuore” ogni volta che l’egoismo,
l’indifferenza, la pigrizia ce lo chiudono.
La sua preghiera ci sostenga in questo
cammino. Grazie, don Gerardo”.
Foto Ubaldi
12
Jesi e Vallesina
29 aprile 2007
Convegno Internazionale di Studi su lorenzo lotto
V
Rivelazioni ed enigmi
i sono artisti che, se pure a
lungo indagati, restano un
enigma. Così Lorenzo Lotto. Già
oltre venticinque anni fa in un
convegno tenuto ad Asolo più di
trenta studiosi si erano dichiarati
interessati a lui. Continuano
ancora oggi, in numero crescente,
a rivolgergli un’attenzione
ravvicinata, ma certo non ancora
tutto di questo artista è stato detto
e decifrato.
Sono tuttavia riusciti a gettare
nuova luce su Lorenzo Lotto i
relatori del Convegno Internazionale tenuto a Jesi il 15 aprile. Con
“Storie del vissuto cittadino: identità
e rappresentazione” Augusto Gentile (nella foto), ritenuto ‘padre
iniziatore’ di molti cultori di storia
dell’arte, ha considerato due temi
strettamente relazionati: la committenza della ritrattistica del Lotto e l’identificazione dei personaggi rappresentati attraverso l’interpretazione di particolari simbolici
che appaiono nel ritratto stesso. Si
è ritenuto a lungo – ha ammesso
il relatore – che fossero sufficienti
ricerche d’archivio per decifrare
compiutamente l’immagine. Non
è del tutto vero. In archivio è possibile rintracciare informazioni
spesso solo generiche e formali
sulla storia del personaggio, non
una sua identità psicologica di
cui invece Lorenzo Lotto, proprio
attraverso l’inserimento di dettagli
rivelatori, si fa interprete e offre
perspicacemente una lettura. Il
relatore ha mostrato in diapositive
diversi esempi a sostegno del suo
enunciato: a soluzione pure di
alcuni incerti ‘perché’ che inquietano l’osservatore.
Non sempre però un attento
esame può riuscire a spiegare
compiutamente ciò che l’autore
intendeva rappresentare. Elena
Filippi ne ha parlato con “Una
voce fuori campi: il disegno di Lucrezia, il paragone fra le arti e gli
amici veneziani di Lorenzo Lotto”. Il
ritratto in questione, famoso e a
lungo studiato, presenta diversi
complessi livelli di lettura e non a
tutti è possibile trovare una razionale, esplicita giustificazione. Chi
è la signora misteriosa del quadro?
Una ricca dama? Una cortigiana?
Un allegorico modello di castità,
spesso rappresentato in opere di
carattere nuziale? Si riconoscono
segni di contrapposizioni: adorno-disadorno; nudità-panneggio
sontuoso; allusioni di morte-vita.
Richiami aristotelici, implicazioni
filosofiche ed estetico-critiche, argomentazioni morali ugualmente
sono suggeriti, ma prevalgono
forse i riferimenti a una disputa,
dibattuta allora a Venezia in ambienti colti, su quale fra tutte le
arti fosse meritevole di un primato. Probabilmente è, appunto, la
pittura: ma l’enigma resta, giustificando proprio ‘l’ambiguità’ come
carattere maggiormente evidente
dell’opera.
Altro tema ha preso in esame un
giovane studioso, Alessandro
Delpriori, in “Tempo e spazio nel
sistema narrativo della Pala di
Santa Lucia”. Rifacendosi alla ‘Leggenda aurea’ di Jacopo da Varazze
Lorenzo Lotto non volle qui presentare la storia della Santa come
una semplice serie di illustrazioni.
Scompose invece e ricompose la
leggenda secondo sequenze simili
a quelle di un testo
drammatico, ricorrendo ad espedienti
teatrali che aveva
appreso attraverso
l’arte di scenografi
allora attivi a Venezia. Due le ambientazioni, Catania a
Siracusa: due anche
gli impianti ideologici a confronto: il mondo pagano
contrapposto a quello cristiano.
Una visione a tutto campo e vivacemente descrittiva di secoli di
storia dell’arte ha preliminarmente
presentato Vittorio Sgarbi con
“Lorenzo Lotto e Simone de Magistris”.
Passando a spiegare che il motivo
della relativa considerazione di
cui ha goduto Lorenzo Lotto è
giustificabile dal fatto che le sue
committenze provenivano non
da classi nobili, ma generalmente
dalla ricca borghesia, ha fermato
l’attenzione sui rapporti non solo
artistici intercorsi fra Lorenzo Lotto e uno dei suoi più valenti allievi.
Non proprio tranquilla dovette
essere la dipendenza dal maestro
che certo non aveva facile carattere. Pochissimo tempo Simone
de Magistris restò alla sua scuola,
poi se ne andò, prefiggendosi di
fare tutto il contrario di quello che
Lorenzo Lotto gli aveva insegnato.
Il confronto fra i due stili lo dimostra chiaramente. Non ne risulta
sminuita, ma esaltata, la validità
dell’uno e dell’altro pittore.
Se vi furono in ogni modo fra i due
contrasti d’idee non meraviglia.
Non hanno mai avuto temperamento facile e conciliante gli artisti,
consapevoli di essere depositari,
con la loro arte, di un bene preziosissimo, da difendere tenacemente
e incondizionatamente.
Fotoservizio di
Majolati
Riaperto il Museo Spontini
D
opo la sosta invernale, con le festività
pasquali è stato riaperto l’Archivio, Biblioteca, Museo Gaspare Spontini di Majolati, ospitato nella casa del Musicista dove
si spense il 24 Gennaio 1851.
Come ogni anno, in un’azione progressiva di riqualificazione, sono stati realizzati
nuovi investimenti e apportate delle migliorie, salutate da un afflusso veramente
straordinario di visitatori. Infatti, a Majolati
si è soliti ricevere specialmente appassionati di Musica, quindi piccoli numeri, mentre
il grande pubblico è attratto specialmente
da luoghi meno specialistici; invece grazie
all’attenzione e ai servizi realizzati anche
dalla sede Rai regionale c’è stata un’affluenza notevole di visitatori motivati.
I lavori di maggiore rilievo hanno riguardato l’impianto di sicurezza, completamente
rinnovato; ma anche le nuove teche verticali per l’esposizione e la protezione delle
opere più significative: i ritratti di Gaspare
Spontini, Celeste Erard e i bozzetti delle
opere del periodo francese.
Sono stati delineati i nuovi percorsi che
permettono intanto di rinnovare la fruizione da parte del pubblico, nello stesso tempo
sono stati delineati i grandi centri d’interes-
se che caratterizzano il nuovo allestimento.
Al piano terra continueranno i lavori con
l’apertura al pubblico di altre due sale ricavate nelle ex cucine di Casa Spontini. Con
la sistemazione dei mobili della ex Farmacia sarà allestita la sala della Biblioteca,
dove sarà possibile esporre le edizioni più
interessanti e coreografiche, aumentando
così anche la metratura dell’area destinata
al visitatore.
Nel primo piano, una grande sala sarà riservata agli Erard, famiglia a cui si dedica
grande attenzione non solo per la presenza di due importantissimi strumenti, ma
anche perché Spontini, oramai trentasettenne, aveva sposato la splendida Marie
Celeste Erard, di ben sedici anni più giovane, con cui strinse un sodalizio di grande
ed intenso amore.
L’altra sala grande è destinata alla biografia spontiniana, raccontata attraverso documenti, molti autografi, che segnano le
cesure di questa vita così ricca di eventi e
allo stesso tempo scandita da luoghi e da
grandi azioni artistiche.
Le tre sale più piccole, ma più dense, ricordano l’arte spontiniana attraverso i quattro
dipinti delle opere francesi, ma anche at-
traverso le partiture, i bozzetti dei costumi e le immagini dei cantanti. Il secondo
piano si è arricchito dagl’ultimi tessuti di
Gaspare Spontini, attraverso ritrovamenti
causali, con alcune tele che ancora riportano le cifre del Maestro.
Notevoli le porcellane, alcune illustrano
finemente la storia della musica, bella la
divisa.
Pensando che nei primi anni del Novecento erano presenti oltre sessanta onorificenze del Musicista ora rattrista un po’
vedere solo il titolo di conferimento della
Legione d’onore, ma ci sono speranze per
incrementare ulteriormente la dotazione
già ricca e specialistica. Accanto a questa
opportunità turistica esiste l’attività di studio e di consulenza che parte dalle scuole,
prosegue con le Università della Terza Età
e si consolida che studenti universitari o
del Conservatorio.
Quest’anno si celebra il bicentenario de La
Vestale e, grazie ad alcune opportunità offerte dalla legislazione sul lavoro, sarà possibile fruire del Museo sia nei pomeriggi
dei fine settimana, sia nelle mattinate delle
giornate lavorative.
Marco Palmolella
“La panchina”
di Longhi
“La panchina” è il libro di poesie
dialettali di Lucio Longhi che sarà
presentato sabato 28 aprile alle
ore 17 nella sala della seconda
circoscrizione in largo San Francesco a Jesi. Il libro delle edizioni
Gei raccoglie sonetti in dialetto
jesino che l’autore ha scritto per
diverse situazioni della vita quotidiana, descrivendo con semplicità e piacevolezza momenti
che riguardano tutti. Il libro sarà
presentato da Augusta Franco
Cardinali con una introduzione
del direttore di Jesi e la sua Valle, Dino Mogianesi e la lettura, da
parte dell’autore, di alcuni sonetti.
A Lucio, che da tempo collabora
con Voce, gli auguri di continuare ad essere, grazie alla poesia
dialettale, strumento che aiuta
a non dimenticare e che invita a
tenere gli occhi ed il cuore aperti
nelle diverse situazioni della vita.
b.t.
Il gruppo Rinnovamento nello Spirito organizza un pullman per partecipare il 12 maggio, a Roma, al Family Day. La famiglia ci
sta a cuore, e crediamo che difenderla non sia un impegno da delegare ma da assumere personalmente. Essere presenti a Roma
vuole esserne testimonianza. La partenza sarà alle ore 8 della mattina da Porta Valle, Jesi. La manifestazione si svolgerà nel pomeriggio in piazza S. Giovanni in Laterano e terminerà intorno alle ore 19. La quota di partecipazione è di € 15. Le prenotazioni si
possono effettuare presso tutte le Parrocchie entro il 5 maggio.
A Roma per il Family Day
In collaborazione con
Voce della Vallesina
I sacerdoti aiutano tutti.
Aiuta tutti i sacerdoti.
Ogni giorno 39 mila sacerdoti diocesani annunciano il Vangelo nelle parrocchie tra la gente, offrendo a tutti carità, conforto e speranza. Per continuare la loro
missione, hanno bisogno anche del tuo aiuto concreto: di un’offerta per il sostentamento dei sacerdoti. Queste offerte arrivano all’Istituto Centrale Sostentamento
Clero e vengono distribuite tra tutti i sacerdoti, specialmente a quelli delle comunità più bisognose, che possono contare così sulla generosità di tutti.
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L’offerta è deducibile:
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CartaSi chiamando il numero verde 800.82.50.00
Clero sono deducibili fino ad un massimo di 1032,91 euro annui dal proprio
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C H I E S A C AT TO L I C A - C. E . I . C o n f e r e n z a E p i s c o p a l e I t a l i a n a
14
In dialogo
29 aprile 2007
Jesi – Amministrative: ormai si corre in cinque
Farmacie di turno a Jesi
Farmacie di turno a Jesi
Venerdì 27 aprile Martini, sabato 28 Calcatelli, domenica 29 Grazie, lunedì 30 Comunale 1, martedì 1° maggio Cerni, mercoledì 2 Comunale 2, giovedì 3 Grammercato, venerdì 4 Coppi, Sabato 5 Moretti,
domenica 6 Barba.
Farmacie di turno in Vallesina
Venerdì 27 aprile Angeli, sabato 28 Poggio
San Marcello, domenica 29 Castelbellino, lunedì 30 Moie (Lucarelli), martedì 1°
maggio Montecarotto, mercoledì 2 Pianello Vallesina, giovedì 3 Moie (Angelico),
venerdì 4 Macine, sabato 5 Moie (Lucarelli), domenica 6 Angeli.
In ricordo
13-9-1917 25-3-2007
Anniversario
16-4-2006 16-4-2007
Arrivano altre due importanti novità
Unità socialista e Psdi presentano un
candidato sindaco; Quercia e Margherita uniti nell’Ulivo con una sola lista.
Sono le ultime novità del travagliato
cammino di Jesi verso le elezioni amministrative.
I socialisti, italiani o jesini che siano,
confermano la loro ultra divisione al
punto che non tutti se la sentono, nella nostra città, di convergere con l’Sdi
che appoggia Melappioni, ma decidono di mettere in piedi una nuova lista
con tanto di candidato sindaco nella
persona di Vincenzo Sorana. Così gli
aspiranti alla prima poltrona della
città ora sono cinque. Per la verità gli
ultimi arrivati si rendono ben conto
che non andranno molto lontano con
i voti: nessuna aspirazione al ballottaggio, sanno che le loro forze sono
modeste, molto modeste. E tuttavia
lasciarsi assorbire fin dal primo mo-
mento da “compagni” con i quali non
sempre hanno condiviso scelte e programmi, non se la sentono. Si tratta di
una separazione provvisoria o definitiva? Insomma nel ballottaggio tra Belcecchi e Melappioni si ritroveranno
insieme o permarranno le distinzioni?
Si tratta di vedere dove punta Serrini o
chi per lui.
***
L’altra rilevante novità è la decisione
del partito di maggioranza relativa, la
Quercia, e della Margherita, di presentarsi con una sola lista: l’Ulivo. Due
partiti che passano per la maggiore e
che hanno costituito il nerbo dell’amministrazione scioltasi pochi giorni
fa, fanno esattamente il contrario dei
partitini che, minimi che siano, presentano le loro trenta candidature a
consiglieri.
E’ che diessini e Margherita vogliono
dar la prova in anteprima della “rivoluzione” avvenuta in questi giorni in
sede nazionale: si sono sciolti Quercia
e Margherita per dar luogo ad un unico partito: il Partito democratico. C’è
chi ancora va verso le divisioni: questi
due grandi partiti hanno il coraggio
della fusione. L’esperimento reggerà
alla prova dei fatti? Reggerà di fronte al
voto di fiducia dei cittadini? Lo sforzo
di unificarsi sarà premiato o punito?
A Jesi la fusione nell’Ulivo limita i candidati da 60 a 30: una forte riduzione
nell’impegno di conquistare il voto.
Si punta sull’intelligenza dell’elettore che dovrebbe premiare chi ricerca
ampi punti di convergenza e di unione,
compresa quella della semplificazione
del quadro partitico locale.
Chi ha ragione lo deciderà l’elettorato.
v.m.
Jesi – Aperta la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Comunale
Che occasione persa, ingegner Pieralisi!
O
Jolanda Fossi
ved. Fioravanti
Rimanga nel cuore di
chi la conobbe il ricordo della sua vita
onesta e laboriosa.
I figli, la nuora, i generi,
i nipoti, i pronipoti
ad un mese dalla sua
scomparsa con affetto e
gratitudine.
Ing. Giuseppe Lenti
Se ne è andato lasciando un vuoto
grande ma anche una
indicibile traccia di
bontà, coraggio e cultura. Ha dedicato la
sua vita alla famiglia
e alla comunità civile
ed ecclesiale che lo
ricordano con stima e
riconoscenza.
rmai che i giochi sono chiusi e tutti gli schieramenti hanno ormai fatto le proprie scelte e presentato i
loro candidati a sindaco, è possibile, senza tema di essere
tacciati di partigianeria, fare qualche commento su cosa
(o chi) poteva essere ed, invece, non è stato.
Ad un certo punto, fra i tanti richiami lanciati, ami buttati
e nomi civetta, qualcuno (non ricordo chi) aveva fatto il
nome dell’Ingegner Gennaro Pieralisi. A qualcuno (compreso il sottoscritto) si era aperto il cuore (e la mente) alla
speranza.
Vuoi vedere, pensavamo, che, finalmente, possiamo sperare nella candidatura del massimo rappresentante cittadino di quella classe sociale, piccoli e medi industriali,
artigiani, imprenditori, che hanno forgiato il mito della
“piccola Milano delle Marche”? Vuoi vedere che questa
è la volta buona che il campione cittadino del “modello
marchigiano” esporta nel governo della città tutte le sue
capacità imprenditoriali per metterle al servizio della cittadinanza?
Grande (almeno per i “bempensanti”) è stata la delusione
nel comprendere che il nome dell’Ingegnere era soltanto
una boutade preelettorale, una candidatura di un giorno, solo per sviare temporaneamente l’attenzione da argomenti più scottanti e dalle modeste soluzioni che, poi,
ci sono state proposte. Ma ancora più grande è stata la
delusione per la reazione dell’Ingegner Pieralisi alla sua
possibile candidatura, liquidata con il commento che lui
fa l’imprenditore, non il politico.
Mettetela come vi pare, ma è triste pensare che all’esponente della più antica famiglia industriale cittadina, allo
jesino più jesino di tutti i nostri industriali, non passi
neanche per l’anticamera del cervello l’opportunità di
prendere per mano la città dei suoi vecchi, la città dove
vive e lavora, la città dove vivono e lavorano i suoi operai,
la città nella quale ha dimostrato tutte le sue capacità, per
farla risorgere dalle sue ceneri e farla crescere e prosperare, così come fecero gli Olivetti a Ivrea, gli Agnelli a Torino, i Merloni a Fabriano …
Che occasione persa, Ingegnere! Ci pensi, fra cinque anni.
Paolo Marcozzi
15
Non solo sport
29 aprile 2007
BASKET Ai play-off promozione contro Caserta
Legalita’, sicurezza ed integrazione
L
a Confartigianato della provincia di
Ancona ha promosso, lo scorso 20
aprile, presso la sala polivalente di Pianello
Vallesina, un convegno di enorme attualità,
dal titolo “Legalità, sicurezza ed integrazione: condizioni di sviluppo”. La tematica
è stata affrontata in seguito ai problemi
sulla sicurezza rilevati dalle imprese artigiane che operano nella Vallesina. E che
l’argomento fosse di grande interesse lo ha
dimostrato l’affluenza, visto che la sala era
gremita di gente: artigiani della zona, rappresentanti della Confartigianato e degli
enti sindacali, sindaci della Vallesina, forze
dell’ordine e giornalisti. Al dibattito, dopo
i saluti e le testimonianze in merito al
tema, dei vari presidenti di categoria degli
artigiani di Jesi (Ubaldo Benigni), di Pianello (Katia Sdrubolini) e di Cupramontana (Alfiero Capogrossi), sono intervenuti:
il dott. Giovanni D’Onofrio, Prefetto di
Ancona, il dott. Roberto Oreficini, Capo
dipartimento Protezione civile, Giancarlo
Sagramola, vice – presidente Ente Provincia, il prof. Ennio Pattarin, dell’Università
politecnica delle Marche e Giuseppe Carancini, della Confartigianato di Jesi ed organizzatore della manifestazione. Ha moderato e concluso il convegno Giorgio Cataldi, segretario provinciale Confartigianato. Quello che è emerso dai vari relatori
è che nella nostra Regione, rispetto alle
altre italiane, ancora vi è un buon rapporto tra qualità della vita e sicurezza, anche
se, nel particolare, l’incremento dei furti a
danno di imprese e di privati è aumentato
a dismisura negli ultimi anni, insieme alla
crescita della contraffazione, dell’abusivismo, dell’illegalità e dell’immigrazione. La
Confartigianato spiega come nell’ultimo
anno, le aziende di proprietà di extra-comunitari siamo aumentate del 20%, cioè
su mille aziende
circa, 200 sono
di stranieri. Sagramola ha sottolineato come
si stia vivendo
un divario tra
realtà e percezione della sicurezza: in realtà
le Marche sono
una delle Regioni più sicure in
Italia, ma la percezione molto
forte dei cittadini che ci vivono
è che, qualcosa,
nel nostro territorio, stia cambiando in senso
negativo. Allora
da parte di tutti gli interlocutori è emersa
la necessità, per far sì che la qualità della
vita sia sempre al top, di rafforzare l’ordine pubblico (carabinieri, polizia, vigili
urbani, protezione civile), di attuare una
collaborazione tra privati ed enti pubblici,
ma soprattutto di creare quell’aggregazione, quell’integrazione con lo straniero che
è necessaria per rendere il territorio più
sicuro. In conclusione Cataldi, tirando le
somme di tutti gli interventi fatti, ha ricordato come sia importante non far radicare nel territorio questa delinquenza fatta di furti ed illegalità, che sempre più sta
iniziando a prendere campo nelle nostre
zone, producendo un senso di insicurezza.
L’arma vincente allora è: educazione, integrazione e repressione.
Cristiana Simoncin
Foto Candolfi
Centro sportivo Italiano
Campionati provinciali
CALCIO A 5
Allievi
Nella prima giornata di
andata del CSI Cup 2007
il CSI Champion ha clamorosamente
battuto
per 15-1 la Clementina
guadagnandosi i suoi
primi tre punti della
classifica.
Juniores
Nella prima giornata di
andata del CSI Cup 2007
per questa categoria
l’Oratorio San Gaspare del Bufalo ha battuto
7-3 il CSI Champion. Il
Centro 2Yuo ha avuto la
meglio per 12-5 sul Barcalù/Oratorio Montedago. Il CSI Gaudio, primo
in classifica con tre punti, al pari delle altre due
squadre vincitrici, ha
battuto 13-1 la Clemen-
tina.
Open
Nella sesta giornata di
andata del Girone Top,
dopo un pareggio di 4-4
la Rossi Telecom, prima in classifica con 14
punti, batte ai rigori per
8-6 la sua diretta inseguitrice a pari punti A.S.
Real Chiaravalle c/5. La
San Pietrina, seconda in
classifica con 12 punti,
ha la meglio di gran carriera per 5-0 sulla Push
Pull. Dopo un pareggio
di 5-5, l’Ati Trasporti C5
batte ai rigori 4-2 l’ASC
Casenuove.
Nella sesta giornata del
Girone Over, la Termoidraulica Mosca, prima in
classifica assoluta con 15
punti, ha la meglio per
4-3 sull’Anspi Agugliano
Fileni Bpa, il sogno continua
U
na grande Fileni Bpa compie quella che due mesi fa era considerata
un’impresa impossibile: raggiungere i
play-off promozione. Domenica scorsa gli jesini hanno piegato al PalaTriccoli la tenace resistenza del Ferrara
(91-80). Decisiva però, è stata la contemporanea sconfitta di Fabriano ad
Imola (80-73), che ha così permesso
agli uomini di Capobianco (nella foto
di Candolfi) di allungare la stagione.
La classifica finale della stagione regolare: Rieti, Rimini e Caserta 44
punti; Soresina 38;
Pesaro 36; Ferrara
34; Pavia 30; Fileni Bpa Jesi e Casale
M. 28; Fabriano 26;
Montecatini, Castelletto T. e Sassari 24;
Reggio Calabria 22;
Imola 20; Novara 14
punti.
I verdetti: Rieti promossa in serie A;
Il tabellone di play-off promozione
Quarti di finale: Rimini (2°) – Casale (9°);
Pesaro (5°) – Ferrara (6°); Caserta (3°)
– Fileni Bpa Jesi (8°); Soresina (4°) – Pavia (7°).
Le date: domenica 29 aprile (gara 1), martedì 1° maggio (gara 2), venerdì 4 (gara 3),
domenica 6 (eventuale gara 4), mercoledì 9 (eventuale gara 5). Gara uno, due e
l’eventuale bella si giocano in casa della
meglio piazzata.
Imola e Novara retrocesse in B.
Oggi, domenica 29 aprile, scattano i
play-off, che mettono in palio l’altro biglietto per la serie A. La Fileni Bpa se la
vedrà con Caserta, dell’esperto tecnico
Marcelletti e del duo americano TylerMcKie. All’andata finì 81-66 per i casertani, mentre al ritorno 72-58 per gli
jesini.
Giuseppe Papadia
Calcio
Eccellenza
Speranze inaridite
A Caldarola la Jesina si
inceppa (0-0). Il Real cede
tutto con la Biagio (0-1).
Real Vallesina
A Moie i nostri son partiti
a tutto gas, mettendo alle
corde i pur blasonati biagiotti di Chiaravalle e costringendo il loro portiere
ad un paio di interventi
fuori ordinanza: era il
guizzo delle speranze residue, perché poi gli ospiti
rispondono decisamente.
Per diverse altre occasioni
il su e giù delle due squadre fa onore ai contendenti: i nostri appesi grintosamente al filo ed i biagiotti protesi a realizzare
i tre punti per la salvezza.
Questa arriva con un perfetto bolide di Ciabattoni,
che … smentisce il cognome e sigla lo zero a uno,
vincente.
Il Real abbassa bandiera e
amaramente retrocede in
categoria inferiore. Dopo
cinque anni di ottime prestazioni in Eccellenza, il
Real Vallesina scende. No-
nostante tutto, il bilancio
del quinquennio presenta
motivi di rimpianto, ma
anche gratificanti.
Jesina
mo stampando. Arriverete
prima voi! Forza, Leù!
Vir
Promozione
Il Castelplanio, nella sua
tana, perde per la prima
volta nel 2007, dopo una
striscia di 14 risultati positivi. I pesaresi della Vis,
pur avendo incassato un
gol alla mezzora da Topa,
non si sono arresi, raggiungendo e superando i
nostri con una doppietta
di Giovanelli ed è l’1-2
amarissimo.
A Caldarola, i locali, opposti alla nostra Jesina, temevano il peggio, data la
situazione pericolante dei
loro portacolori e la gran
sete di punti, necessari ai
leoncelli per agganciare
i playoff. Questi timori
hanno indebolito i nostri
e spinto i caldarolesi a
giocarsi tutto. Di conseguenza, la nostra ben solida difesa ha retto, mentre, Prima categoria
come spesso è accaduto in Cupramontana vince con
questo campionato, il gol la Passatempese (1-0) e
non è arrivato. E malinco- la sorpassa al terzo ponicamente siamo arrivati sto. San Marcello perde
al fischio finale con lo … ad Albacina (1-0). Monzero a zero!
serra batte la Spes (2-1).
Prospettive per i playoff?
E’ necessaria la vittoria Seconda categoria
nel prossimo incontro al Alla Aesina il derby con
Comunale jesino contro il Castelbellino (2-1). Al
quotato Piano San Laz- Monsano quello con
zaro e, accanto a questo l’Aurora (0-1). Borgo Mirisultato, vedremo cosa ci nonna batte Candìa (3-0).
regala lo svolgimento delle La Sampaolese impatta
altre partite: speranze an- con l’Agugliano-Polvericora accese, mentre stia- gi (0-0).
Senior. Il Montecarotto
batte 4-2 la S.S. Virtus
Moie. L’Anspi Agugliano
Junior invece viene battuto 2-3 dall’MMS.
VOLLEY Sabato alle 15, differita Rai Tre
CORRINSIEME
Domenica prossima alle
ore 9 presso Montignano di Senigallia avrà luogo la quarta edizione del
CORRINSIEME 2007,
una giornata di amicizia,
solidarietà e sport all’aria aperta. Consisterà
in 9 Km di gara podistica competitiva, 4,5 Km
di camminata e 1,5 Km
di passeggiata con caccia al tesoro per bambini
e ragazzi.
A tutti i partecipanti verrà donato un ricco pacco
gara, e molti premi per
tutte le categorie.
p.s.
nella tana delle venete è finita 3-0 (parziali: 25-23, 25-16, 25-13) per le jesine,
che hanno dovuto faticare solo nella
prima frazione. Buona prova di tutta la
squadra, comprese Calloni e Cella entrate a partita in corso. Mercoledì 25 le
“prilline” hanno disputato al PalaTriccoli l’attesissimo scontro diretto con la
capolista Novara.
La classifica dopo l’ottava giornata di ritorno: Novara 51 punti; Monte Schiavo
Banca Marche Jesi 46; Bergamo e Pesaro 42; Perugia 39; Vicenza 24; Padova
23; Chieri 22; Altamura 19; Santeramo
17; Piacenza 12; Forlì 5 punti.
Monte Schiavo, occhio alla trappola Chieri
a Monte Schiavo Banca Marche vin- Oggi, sabato 28 aprile, Togut e comL
cendo a Vicenza ha consolidato il pagne sono ospiti del Chieri (ore 15),
suo secondo posto. Domenica scorsa altra formazione in cerca di un buon
piazzamento nei play-off. La gara sarà
ripresa dalle telecamere di Rai Tre, che
trasmetterà una sintesi dell’incontro nel
corso del programma “Sabato Sport”.
Quella piemontese è una compagine
che ha cambiato molto la sua rosa. Alla
corte del tecnico Guidetti è arrivata la
forte opposta azera Mammadova, che
ha trascinato le torinesi dalla zona salvezza a quella play-off. Completano la
rosa, la brasiliana Erika e la giovane azzurra Fiorin. All’andata finì 3-0 per le
rossoblu. Ex di turno è la regista jesina
Marinova per due anni a Chieri.
Gip
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Pianello Vallesina – incontro promosso dalla Confartigianato