Grazie della presenza e della testimonianza
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Grazie della presenza e della testimonianza
Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi Settimanale d’informazione Impôt repriséTassa riscossa Ufficio di Jesi ANNO LV- N. 15 Euro 1 DIREZIONE E REDAZIONE: JESI - PIAZZA FEDERICO II, 8 - TEL. E FAX. 0731.208145 Editoriale Una o più attività? di Gabriele Gabrielli * L e nuove tecnologie, e la loro affascinante “produttività”, ci stanno abituando a svolgere più attività insieme, cioè contestualmente. Possiamo infatti stare al telefono contemporaneamente con un collega e continuare a scrivere una e-mail a un altro collega; e magari nel frattempo andare su Internet e decidere con lui quale ristorante prenotare per la sera; e perché no? Possiamo anche chiamare al telefono –con l’altra linea, mettendolo “a viva voce”- il terzo amico per verificare se è libero o no per la serata. Altre volte ci capita di rispondere al cellulare e continuare a scorrere la posta elettronica sul palmare che teniamo nell’altra mano per verificare se c’è qualche cosa di urgente da sbrigare. O sbrigare la posta, scrivendo e rispondendo contemporaneamente, dei nostri due o più indirizzi di posta elettronica. Tutto questo ci dà un certo senso di soddisfazione; “ci” fa ammirare in questa nostra capacità di “stare su più cose” contemporaneamente; ci rende euforici talvolta e un po’ “onnipotenti”. Nel linguaggio organizzativo questa particolare abilità di fare più attività insieme e con successo si chiama “multitasking”. Ma questa abitudine non sta prendendo piede solo nei luoghi di lavoro; anzi, forse in questi ultimi il fenomeno è meno consistente che altrove. L’attenzione su questa situazione, recentemente, è stata sollevata da uno studio del Washington Post segnalato da un articolo de La Repubblica di martedì 27 febbraio scorso. (“Arriva le generazione web: troppi stimoli e il cervello cambia”). Sembra infatti che siano soprattutto gli adolescenti a trovarsi a proprio agio nel fare più cose insieme: “una mano sull’e-mail, l’altra sul cellulare, lo sguardo su Mtv e la colonna sonora dentro con l’iPod”, scrive efficacemente la giornalista Alessandra Retico. E allora? Dove è il problema? La questione sta nel fatto che tale orientamento sembra possa cambiare il processo stesso di apprendimento e possa mettere in crisi, o comunque modificare profondamente, le abilità delle persone di focalizzare e sviluppare capacità critiche. Ce n’è abbastanza allora per monitorare bene il fenomeno e stare attenti; e magari ce n’è abbastanza per suggerirci di recuperare anche una dimensione sequenziale nel fare le cose, senza farsi prendere troppo dal gusto efficiente del fare insieme più attività. Esagerare in questa direzione può alimentare, infatti, quella “frammentazione” di cui abbiamo già discusso in un’altra occasione, pericolosa per la nostra identità e azione sociale. * Docente Università LUISS Guido Carli domenica 29 aprile 2007 Grazie della presenza e della testimonianza Invito a partecipare alla Messa di ringraziamento dopo un anno di ordinazione episcopale di Mons Gerardo Rocconi. Così, Voce della Vallesina, invitava per sabato 29 aprile dello scorso anno nella cattedrale di Senigallia tutti gli abitanti della diocesi di Jesi: “andiamo da Don Gerardo” e poi “Mons. Rocconi 73° vescovo di Jesi… e Jesi lo attende il 13 maggio”…e il vescovo Gerardo: “Vi porto tutti nel cuore” e la città e tutta la Vallesina ha risposto con “l’abbraccio della diocesi”. Ricordare, ripercorrendo le quattro settimane, dalla consacrazione episcopale all’ingresso in diocesi del vescovo Mons. Gerardo Rocconi, significa, a distanza di un anno, rivivere con più consapevolezza, esperienza ed entusiasmo quell’evento!!! Il vescovo Gerardo è venuto tra noi…”porta tutti nel suo cuore”… “ci ha abbracciati” con una dedizione che oserei definire “eccessiva”. Sempre presente quando viene chiamato, non ha smentito quanto ha detto ai giovani che lo hanno accolto davanti il Santuario delle Grazie. “Non abbiate mai paura di disturbarmi”. Oggi, domenica 29 aprile 2007, ad un anno dalla consacrazione episcopale, Giornata Mondiale della Gioventù, siamo chiamati a partecipare alla Messa che il vescovo celebrerà alle ore 19 in Cattedrale. Diremo grazie al Signore per questo anno vissuto con il vescovo Gerardo, manifesteremo a lui che ci siamo messi in ascolto seguendo la sua esortazione di quello che lo Spirito dice alla nostra Chiesa e che insieme, con rinnovata speranza ed entusiasmo, continueremo il cammino per vivere e annunciare il messaggio di Cristo Risorto! Il Vicario Generale Mons. Giuseppe Quagliani Tutti i sacerdoti e i religiosi, salvo impegni pastorali già programmati, sono invitati a celebrare Celebrazioni Diocesane per la Giornata Mondiale della Gioventù Domenica 29 aprile 18: accoglienza dei giovani in Piazza Federico II 18.30: preparazione alla celebrazione 19: Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Gerardo in Cattedrale 20: Snack per i giovani 21: serata di animazione, riflessione, musica e canto “Verso Sidney seguendo la croce del Sud” animato da Creativ in Piazza della Repubblica Due congressi d’eccezione Dalle molte difficoltà alla vera prova del fuoco P ressoché in contemporanea – e non a caso – si sono svolti a Firenze e a Roma, con migliaia di delegati, rispettivamente i congressi della Quercia e della Margherita. Un’idea geniale e azzardata, nata almeno dieci anni fa, e dopo un lungo travaglio pieno di polemiche, incertezze, decisioni, pentimenti, testardaggini, vede la sua prima concreta realizzazione dalla quale ormai è proibito tornare indietro, pena il carachiri di due grandi partiti che oggi costituiscono l’asse portante della maggioranza governativa. Il proposito dei due congressi è tanto semplice a dirsi quanto difficile a realizzarsi: due partiti che godono, in totale, oltre il 33 per cento dei voti degli italiani, intendono “cancellarsi” per fondersi, uniti, in un muovo partito - il Partito democratico - che non sia, certo, la somma dei due, ma diventi volano per dare il via alla più ampia ristrutturazione possibile del quadro politico italiano. Tan- to è vero che, sulla scorta del loro esempio, non da oggi Berlusconi, insiste per un’analoga unificazione dei partiti di centrodestra. Insomma: se i cittadini premieranno chi si unisce per godere di una maggiore forza riformista e per rivoluzionare il tram-tram degli ultimi 15 anni della vita politica italiana, i due congressi segneranno una svolta storica. Ma le difficoltà ancora sono tante e la prova del fuoco deve venire. *** Che la sinistra diessina, con Mussi, si stacchi è un fatto ormai acquisito. Per un verso semplifica il futuro politico del Pd, per altro verso indebolisce l’unione. Una scissione, l’ennesima della sinistra dai tempi di Turati e di Gramsci, che dimostra, ammesso che ce ne sia bisogno, l’immaturità della cultura politica italiana. Il futuro Pd non dovrebbe trovare difficoltà insormontabili sul piano programmatico nella misura in cui non si guarderà troppo all’indietro e non ci si chiuderà a riccio in nome di differenze e di nostalgie ideologiche. I valori vanno trovati nella Costituzione e i programmi nella concretizzazione delle pari opportunità. La prova del fuoco è legata ai prossimi due anni. Nel primo, si dovrà mettere appunto la struttura del nuovo partito. Le tentazioni e le tensioni che scaturiranno dalle ambite poltrone saranno infinite, se si continuerà con la mentalità del passato. Nel secondo anno, il 2009, avremo le prime votazioni unitarie, quelle europee: quanti voteranno il Pd? Rimane infine l’acuto problema dell’inserimento nella politica internazionale e nel parlamento europeo: nel gruppo socialista? Sì per i diessini, no per la Margherita: alleanza con i socialisti, ma non nei socialisti. Vittorio Massaccesi [email protected] 2 Cultura e società 29 aprile 2007 Del più e del meno Jesi - Convegno della Caritas Diocesana Restituiamo la politica alla gente di Giuseppe Luconi H o seguito le vicende politiche del nostro Paese dal dopoguerra ad oggi: incontri e scontri, alleanze e scissioni, apparentamenti e divorzi, compromessi storici e no, condanne e riabilitazioni, trionfi e sconfitte, sofferenze e insofferenze… fino al varo della nuova grossa formazione politica – il Partito Democratico - che sta nascendo in questi giorni dalla fusione dei Democratici di Sinistra con la Margherita. Non entro nei dettagli di quest’ultima grossa operazione: lo farà senz’altro meglio di me chi è più addentro in queste cose ed ha più familiarità con il linguaggio e le strategie dei politici. Ne parlo, anzi ne scrivo qui, perché mi pare di dover dare spazio a qualche riflessione. °°° Avremo dunque un partito al posto di due. Detta così, sembra cosa da poco, ed è invece un grosso avvenimento. In un Paese in cui crescono più partiti che bambini, un’inversione di marcia diventa un fatto storico. Nei convogli della politica italiana ogni tanto c’è qualche vagone che si stacca per dirottare su un proprio binario… Il conduttore del vagone deviato è convinto di poter creare un nuovo e più lungo convoglio, magari un transcontinentale. Di solito, il suo convoglio finisce invece per restare soltanto un vagone vagante, a rimorchio di questo o di quello, quando non finisce su un binario morto. Nessuno contesta a nessuno il diritto di uscire dal gruppo per seguire una sua strada. Ma se – specie in politica – si vuol combinare qualche cosa di buono a beneficio della comunità, non ci si può rinchiudere nel bunker delle proprie idee, per quanto giuste siano. Se si cammina da soli o in gruppi sparpagliati non si va da nessuna parte. Non si dice, da sempre, che l’unione fa la forza? °°° Cento anni fa era più difficile trovare un cittadino non iscritto ad un partito che trovarne uno iscritto. Oggi i più preferiscono invece stare alla finestra. La politica si è sempre più allontanata dalla gente. Per essere coinvolta, per partecipare, la gente ha bisogno di vederci chiaro, di capirci e, a differenza di quanto credono i paladini della moltiplicazione dei partitini, la frammentazione dei partiti è una delle cose che non la aiutano. Un riavvicinamento della gente alla vita politica potrà esserci solo se si arriverà ad avere, anche nel nostro Paese, non più due ammucchiate di partiti in continua lite fra loro, ma due grandi schieramenti omogenei che si contendono democraticamente la guida del Paese, ciascuno un solo nome, una sola bandiera, un solo programma, ma soprattutto libero dal ricatto delle minoranze. E’ giusto e doveroso dare voce a tutti, anche ai più piccoli, ma è ancora più giusto e più doveroso – come democrazia vuole - lasciare che a decidere siano sempre le maggioranze. Purtroppo in questa nostra democrazia del “fai da te”, ci sono ancora molti democratici che non sanno come funziona la democrazia. °°° Fra le tante speranze manifestate in questi giorni di rinnovamento, merita una particolare sottolineatura quella che auspica un bipolarismo “dove non ci siano nemici ma solo avversari”. Dovrebbe essere scontata e invece è una “regola” troppo spesso disattesa e forse tra le più difficili da applicare. “Quelli dell’altra sponda sempre responsabili di tutti i guai che affliggono il Paese: incompetenti, profittatori, moderni Robin Hood a rovescio perché rubano ai poveri per dare ai ricchi, gente da combattere con ogni mezzo, nemici da abbattere…”. Non più nemici, solo avversari: fosse vero, forse e finalmente non leggeremmo più certe scritte sui muri, non arriverebbero più lettere minatorie, non registreremmo più episodi di violenza contro le cose e contro le persone… Corrado Olmi al Quirinale Il calendario di quest’anno, illustrato da Corrado Olmi, è esposto al Quirinale. Il dott. Italo De Curtis, vice segretario generale del Quirinale, lo ha fatto pervenire alla signora Clio, moglie del presidente Napolitano e sua ex compagna di scuola, la quale ha ringraziato Corrado con un biglietto di particolare apprezzamento. Attendiamo ora Corrado Olmi a Jesi, dove verrà presto per presentare il suo ultimo libro “Oltre la tela”: una rivisitazione molto “sui generis” dei pittori marchigiani del Novecento. a.f.c. Il progetto di Dio: la carita’ “I l progetto di Dio: la carità” è il tema Dio che è Amore attraverso uno stile di del convegno organizzato dalla Ca- vita e scelte di reciprocità e solidarieritas Diocesana giovedì 12 aprile presso tà, che fanno di una vita ordinaria una vera testimonianza di carità. Ecco allora l’importanza di sviluppare e favorire nelle comunità cristiane la partecipazione e la corresponsabilità come ricerca del bene comune, cioè quel sentirsi responsabili di come vanno le cose, la prossimità come dono di sé, come prendersi cura dell’altro, l’attenzione al mantenimento delle relazioni primarie come quelle familiari e di vicinato. In questo modo l’intervento di aiuto verso una persona il seminario di Via Lotto a Jesi al quale in difficoltà non è un gesto filantropico ha preso parte come relatore mons. Vit- o un dovere di qualche persona di buon torio Nozza, direttore di Caritas Italia- cuore, ma diventa espressione concreta na. La prima parte della giornata è sta- del Vangelo che la comunità cristiana ta dedicata ai sacerdoti, ai religiosi e ai ascolta costantemente. In questo modo diaconi, mentre nel tardo pomeriggio il il povero evangelizza, perché induce a convegno si è rivolto agli animatori Ca- credere nel Vangelo. Nozza ha più volritas, ai gruppi e alle associazioni per te ribadito lo stretto legame esistente sottolineare il ruolo particolare del vo- tra la carità e la giustizia sottolineando lontariato e delle Caritas parrocchiali. la necessità di “non dare per carità ciò Dopo il saluto del Vescovo Gerardo che è dovuto per giustizia” e il ruolo di e una breve introduzione del diretto- stimolo e orientamento che la Caritas re della Caritas Diocesana don Nello può avere verso i servizi pubblici, senBarboni, mons. Nozza ha sottolineato za per questo sostituirsi alla loro funcome il fenomeno della povertà, con zione. Attraverso la riflessione, è stato cui molte comunità cristiane vengo- riportato alla luce il primo compito no a contatto, si manifesta in maniera della Caritas, spesso dimenticato tra multiforme e richiede per questo delle le urgenze quotidiane e che mette querisposte differenziate, soprattutto di sto ufficio pastorale a servizio prima fronte a quelle povertà relazionali e di di tutto dell’animazione al senso della valori che caratterizzano molte situa- carità e della giustizia. L’operatore Cazioni di vita. ritas anima l’intera comunità perché sia Più volte Nozza si è riferito all’encicli- soggetto dell’aiuto che offre e infatti la ca “Deus Caritas Est” di Papa Benedet- Caritas fin dai suoi albori nasce come to XVI per indicare che al centro della organismo con un ruolo pedagogico ed Caritas non c’è solo l’attenzione e la educativo essenziale. corsa al soddisfacimento dei bisogni Numerosi sono stati gli interventi dei del povero, ma prima di tutto l’educa- sacerdoti dopo la relazione di Mons. zione alla testimonianza della carità, Nozza, a sottolineare quanto gli argocompito primario di ogni comunità menti trattati tocchino da vicino le cocristiana che non può essere delegato munità cristiane della Diocesi. ad un gruppo di persone e che parte Come scritto nel depliant del convegno dall’incontro della comunità stessa con “…da qui inizia un percorso destinato a la Parola e l’Eucaristia. È la comunità rinnovare la Caritas Diocesana e le Cae le singole persone al suo interno che ritas Parrocchiali..”. devono rendere testimonianza di un Stefania Vico Coro “Regina della Pace” F ine settimana in trasferta per il Coro “Regina della Pace”, impegnato sabato prossimo a Manziana, la cittadina laziale a pochi chilometri dal lago di Bracciano. I “ragazzi” del M° Diego Pucci saranno ospiti del “Cantiere dell’Arte”, una associazione culturale all’interno della quale opera il St. John Singers Spiritual – Gospel Choir, formazione, questa, che a Jesi si è fatta apprezzare per il bel concerto tenuto nella chiesa di S. Giovanni Battista e per la performance che l’ha vista protagonista alle Messa domenicale nella chiesa Regina della Pace. Il coro jesino raggiungerà Manziana nel primo pomeriggio di sabato qui, dopo la sistemazione alberghiera, si unirà la St. John per mettere a punto “La preghiera della Pace”, un brano composto da Stelvio Cipriani, arrangiato da Pier Michele Bertaina sul testo di una preghiera scritta da Papa Giovanni Paolo II. L’esecuzione a cori riuniti di questa “Preghiera” chiuderà il concerto in programma nella chiesa di S. Giovanni Battista a Manziana; concerto che impegnerà il Regina della Pace in un programma in cui, a parte i due brani profani di apertura, predominano composizioni religiose. Tra queste ultime ci piace evidenziare lo “Stabat Mater” di G.B. Pergolesi e “Panis Angelicus” di C. Franck che saranno eseguite dal coro e dalle due soliste (Elisabetta Amici e Valeria Pastore) per la prima volta in assoluto. Nella giornata successiva, domenica, i coristi ed i loro accompagnatori, dopo una visita al castello Orsini Odescalchi di Bracciano, rientreranno a Manziana per essere ricevuti dal primo cittadino, Generoso Mancini, al quale il coro jesino porterà in dono alcune pubblicazioni messe a disposizione dall’assessore alla cultura, Leonardo Animali, l’immancabile biglietto da visita della nostra terra, Verdicchio dei Castelli di Jesi, generosamente offerto dall’Assivip, ed una pubblicazione sull’Arte Medievale in Vallesina a cura di Alvise Cherubini. Sedulio Brazzini 3 Cultura Castelbellino e gli “Incisori marchigiani” SCUSATE IL BISTICCI O Raimondo Rossi in mostra (ghiribizzi lessicali) I Peter Pun (con la u) www.peterpun.it DEFINIZIONI BALZANE RAMPOGNA: strumento musicale a fiato dal suono particolarmente sgradevole. AVALLO: equino maremmano di pura pronuncia razza toscana. ATOLLO: un’ isola a forma di asola. CANOVACCIO: scalpellino men che mediocre che si ostina a scimmiottare il celebre scultore di Possagno. EDILI EDULI: comitiva di operatori dell’edilizia in safari, catturati e valutati (positivamente) da una tribù di cannibali. (Più alla buona: costruttori commestibili, muratori mangerecci). MAGRI RISULTATI. Come dire: esiti esili. FUORIUSCITI COSTRETTI A CINGHIA. Come dire: esuli esili. TIRARE LA VESCOVI ALLONTANATI A FORZA DALLE PROPRIE DIOCESI: Come dire: presuli esuli. E’ 29 aprile 2007 l comune di Castelbellino, da sabato 21 aprile e fino al 1° maggio, ritorna con la quarta edizione di “Incisori Marchigiani”, la kermesse artistica che ogni anno esalta questa forma d’arte, l’incisione appunto, proponendo una mostra delle opere degli artisti marchigiani più importanti che la applicano. Q u e s t ’a n n o l’autore delle opere, che si potranno visitare tutti i giorni dalle 17.30 alle 19.30, con apertura speciale domenica 6 maggio dalle 16.30 alle 19.30, presso il Museo Civico di Villa Coppetti, è Raimondo Rossi, classe 1939, operante ad Urbania, l’antica Casteldurante, dove è anche nato e vive. Raimondo Rossi oltre la sua passione per l’incisione, che l’ha portato ad essere famoso in tutto il mondo, è anche un noto ceramista, la sua arte nasce e cresce proprio diventando allievo del ceramista Federico Melis e iniziando la sua carriera nel 1958 con le prime ceramiche; è anche un appassionato di musica, letteratura e giornalismo, nonchè un ottimo disegnatore. Una personalità poliedrica, quindi, un artista a 360 gradi, che nell’incisione e nell’ac- queforti, trasporta i suoi temi più cari e a lungo studiati nelle ceramiche: i volti femminili, i temi religiosi, in particolare la serie degli angeli ed i paesaggi. Il tutto reso nella lastra con tratto lieve ed accennato, rendendo una sensazione di estrema pacatezza e tranquillità, oppure con tratto forte e deciso, per trasmettere emozioni intense. Nel creare le acqueforti il nostro fa proprie le lezioni degli altri incisori, che ben dimostra di conoscere nella sua abilità tecnica, come il grande Bartolini o quelli della Scuola del Libro di Urbino, ambiente in cui culturalmente si è formato. Un personaggio di grande spessore, che ha collaborato anche con grandi editori, come Brenno Bucciarelli e Fabrizio Mugnaini e che ha tenuto mostre dagli anni ’60 ad oggi in tutto il mondo. Per citarne alcune ricordiamo quella del 1966 a Linchtestein, del 1979 nella Città del Vaticano e quella più recente del 1995 a Klagenfurt. Cristiana Simoncini SUI “100 CHIODI” DI ERMANNO OLMI “Un amico molto affidabile” l’ultimo film narrativo di messa in grandi libri e i grandi pensieri, per cui scena per Ermanno Olmi che con noi, rinunciamo a quella libertà d’essere questa pellicola raggiunge il senso più noi stessi per aderire profondo della sua vita o, se non altro, a un grande pensiedella sua ricerca per dedicarsi d’ora in ro. Ma, recita il proavanti ai documentari, verso i quali sente tagonista: “Qualsiasi d’aver maturato un crescente interesse. grande pensiero non E’ un film che racconta la vita di Gesù, vale un caffè con un dice il regista “come alla fine della scuo- amico”. la, voglio raccontare la storia del mio C’è un altro dialogo migliore amico, e pensando alle grandi chiave in cui si dice; figure della storia dell’umanità, Cristo mi “la verità è che la repare un amico molto affidabile”. E’ una ligione non salva il metafora questa storia, è il senso del- mondo. Non ne fa la vita di Cristo nel nostro tempo come un luogo migliore. Si potrebbe essere in qualunque tempo e in guardi intorno, siaqualunque uomo. mo circondati dal La “crocifissione del verbo” avviene attra- sapere universale, verso la “crocifissione dei libri”, della pa- quanta verità è stata rola scritta e oltre che, verso la dottrina, proclamata in quesembra essere un gesto di protesta verso sti libri! A cosa sono la cultura che toglie, in qualche modo, serviti? Ad inganla vita alle parole. A questo proposito, narci gli uni con gli spiega Olmi, che quando la vita scritta altri”. A tal proposito nei libri, ci toglie la possibilità di vivere si muove la constatala vita che si vive con gli altri, è perchè zione di Mon Signor ci sono spesso delle soggezioni verso i Ravasi, quando dice che l’Olmi ha compiuto con questo film, una “desacralizzazione del libro” laddove dissacrare significa profanare, “100 chiodi” desacralizza, ovverosia toglie quella crosta d’idolatria che noi mettiamo alle cose, che nel caso specifico del film significa scegliere Cristo anziché Dio, guardando al primo come uomo realizzato al massimo delle sue potenzialità di uomo. La fine di questo lungo processo del protagonista (di cui non s’apprenderà mai il nome), è concentrato in una sintesi estrema, altissima, dove dice a proposito di Dio: “Nel giorno del giudizio sarà lui a dover rendere conto della sof- Piano Industriale della Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana ferenza dell’umanità”, frase coraggiosa e rivoluzionaria. A proposito di questa il regista spiega: “Quando nelle scritture si racconta come Dio metta in moto tutto l’universo, cominciando col separare la luce dal buio e così via, quello che Dio non è riuscito a fare, è stato di separare il bene dal male (probabilmente ha fatto l’uomo perché gli desse una mano in questo), ma noterete come nella storia, molti personaggi che si sono sentiti Dio, hanno poi causato le più grandi tragedie della storia. Allora c’è un Dio del male che dovrà rendere conto di tutto nel giorno del giudizio. Molto spesso invece noi lasciamo questa idea di Dio al di sopra del dolore umano”. Il rischio che si corre, umanizzando Dio, protestando contro la dottrina, è di rimanere troppo legati al contingente, ma anche a questo il regista risponde con fermezza: “Non possa un uomo che desidera credere, pensare al trascendente, se non ha un’idea di sacralità dell’immanente”, dunque cominciamo a volerci bene tra noi, sembra voler dire questo film. Valentina Piccioni porre in atto una massiccia crescita dei clienti operativi, ovvero titolari di almeno un conto corrente. Per quanto concerne la raccolta globale il Piano Industriale recentemente approvato dal Consiglio di Amministrazione prevede una crescita del 13,71% nel 2007 ed un più 39,59% nel triennio in oggetto. Una crescita del 10% nel 2007 e del 31,89% nel triennio è invece stimata per gli Un triennio di ambiziosi traguardi per essere impieghi a clientela. sempre più protagonisti del panorama bancario La previsione economico-patrimoniale contenuta del Centro Italia e punto di riferimento per le nel documento prevede una crescita dell’utile dinamiche economiche e sociali delle Corridoio netto del 55,61% nel 2007, del 25,80% nel 2008 e Adriatico che si snoda dalle Marche sino a Roma. del 23,69% nel 2009, per una crescita stimata in + E’ quanto delineato dal Piano Industriale 2007- 142,12% nel triennio. 2009 messo a punto dal management Carifac Ipotizzato anche un incremento del 20% annuo del con la partnership del professor Paolo Mottura, dividendo distribuito: dato che rappresenta una docente presso l’Università Bocconi. interessante remunerazione per gli azionisti e, nel Valore cardine della Cassa fabrianese continuerà contempo, un adeguato presidio del patrimonio ad essere il carattere di “banca del territorio e con un equilibrato autofinanziamento. di territorio”, che valorizza le persone che con la “La Carifac intende mantenere e accrescere la Cassa hanno rapporti e coloro che vi lavorano fattiva vicinanza alle esigenze dei suoi clienti, dalle esaltando la coesione e l’integrità sociale e imprese ai più piccoli, attraverso l’approfondita ambientale. conoscenza del territorio - spiegano dalla Nei programmi dell’istituto di credito l’apertura direzione dell’istituto -. Esportando questo stile in di 20 nuove filiali e agenzie da qui alla fine del tutti i territori che la Cassa presidia, qualificandosi 2009: già individuati per l’anno in corso i nuovi tramite il concetto di “banca di prossimità”. sportelli di Pesaro, Macerata, Recanati, Deruta, Il nostro, ancorché di dimensioni medio-piccole, Montefalco e Roma 4. sarà sempre più un istituto grande per livello dei Nell’arco dei prossimi dieci anni la Carifac intende servizi offerti a tutti i segmenti di clientela”. La Carifac che sarà 4 Attualità 29 aprile 2007 NIGERIA - La testimonianza di un ingegnere jesino ex dipendente Saipem Interessi petroliferi. Un paese in conflitto Nuove location di Riccardo Ceccarelli G ran daffare nei giorni scorsi nel panorama dei partiti italiani. Lo ha caratterizzato una ricca stagione di congressi destinata a segnare la vicenda del Paese. Prima il congresso del Partito Repubblicano Italiano, poi quello dello SDI che ha provato a risuscitare il Partito Socialista Italiano ed infine i due congressi dei Democratici di Sinistra e della Margherita. Questi ultimi due si sono svolti all’insegna dello scioglimento delle rispettive formazioni per dar vita attraverso una costituente al Partito Democratico. Una “fusione fredda” come è stata descritta. Movimenti a tutto campo dunque con esiti diversi e controversi. Ai socialisti di sempre, come a Gennaro Acquaviva ex braccio destro di Bettino Craxi, non piace la deriva anticlericale dello SDI di Enrico Boselli, che da tempo si caratterizza per questi aspetti tardo ottocenteschi, da quando cioè socialisti e radicali hanno dato vita alla Rosa nel Pugno. Dice Acquaviva: “Un forte retroterra anticlericale e laicista nel PSI c’è sempre stato. Bettino Craxi, però, non mancava mai di ricordare che nel PSI l’anima anticlericale ha sempre convissuto con quella cattolica. Craxi, poi aveva capito che in Italia la Chiesa non era più clericale e separatista ma che era la vera anima del Paese e senza di essa il Paese non sarebbe stato in piedi. Anche ora, nei fatti, è l’anima cattolica a tenere insieme l’Italia. E poi, fare dell’anticlericalismo una militanza, con questa Chiesa da tutti considerata maestra di umanità, mi sembra fuori dal mondo” (“Avvenire”, 18 aprile). Boselli e tutto il suo anticlericalismo nonostante abbiano sempre spazi generosi sui media sono veramente “fuori dal mondo”, e Boselli sbaglia pure paternità quando, nella sua foga anticlericale, conferma il suo “Addio al Partito Democratico figlio del Vaticano”(“La Stampa”, 14 aprile). Cosa bisogna fare e dire per trovare ascolto e per ritagliarsi una idonea location tra i partiti?! Diventerà calda la fusione fredda tra i Democratici di Sinistra e la Margherita? Si sono dati del tempo per riscaldarsi e per ricoprire le dovute ristrette poltrone alle quali nessuno sembra tenere, generando invece una silenziosa (ma non troppo) lotta ai fianchi. Per i due partiti, scioltisi in uno, non sarà facile rinunciare alle proprie identità e ai personaggi-riferimento, al cosiddetto Pantheon, che hanno fatto la loro storia sia del Partito Comunista sia di parte della Democrazia Cristiana, dove non pochi degli attuali protagonisti hanno militato. Non saranno sufficienti due congressi svolti per “dimenticare” queste identità. Se le parole lo avranno detto, rimarranno le anime. Oppure anche queste saranno fuse insieme in una sorta di ircocervo fantastico, generato solo in funzione della gestione del potere? Oppure, tagliati i rapporti con i padri, ci si organizzerà in maniera pragmatica guardando più alle cose che alle idee? I congressi non hanno del tutto risposto ad ogni domanda. A quanti hanno optato per la fusione, altri hanno risposto con la separazione o la scissione. Non si possono del resto cancellare decenni di militanza ideologica e fortemente radicata. L’abbraccio è all’insegna dello “sbianchettamento” funzionale sia del passato nei confronti del quale ciascuno si sente libero e lontano, sia del presente per rigenerarsi e rinascere come “nuova entità”. “Sbianchettato” quanto si vuole, tutto è possibile, ma tutto non avverrà senza difficoltà. Lasciate le declinazioni al passato, non so se le declinazioni al futuro avranno le stesse conclamate unanimità. Le anime si possono non ascoltare o far tacere, ma non cancellare. Nel momento in cui la politica va alla ricerca di un’anima, quelle consolidate – seppure a volte disattese – vengono abbandonate per “sintesi” ulteriori. Interrogativi insomma più numerosi che certezze più chiare. L a Nigeria è sicuramente il più che facevano delle rivolte sugli im“L’obiettivo dichiarato del Mend popoloso stato dell’Africa. Conta pianti dell’ENI. Questi gruppi non circa 130 milioni di abitanti ma oltre accettano di non trarre alcun vanè una redistribuzione la metà della popolazione vive con taggio dalle ricchezze che vengono meno di un dollaro al giorno. estratte dal loro territorio. Alcuni di dei redditi petroliferi a favore della In questa situazione si colloca il coquesti gruppi erano galvanizzati da poverissima comunità Ijaw, losso dell’ENI (ente nazionale idrodroghe e alcol.” carburi) che si occupa di estrarre Eravate e vi sentivate protetti? che conta circa 14 milioni greggio, olio, gas, di distribuire ener“Nella sede dove io lavoravo eravadi persone” gia elettrica. A Port Harcourt c’è la mo circa 300 europei ed eravamo sede centrale della SAIPEM, società scortati. Si, ci sentivamo protetti.” dell’Eni, che si occupa di costruire gli I militanti hanno raccolto forti impianti a terra e a mare per l’estraconsensi tra la popolazione. La zione di questi materiali. maggior parte della quale vive in Questo è stato il teatro del sequestro uno stato di totale povertà e degradi Francesco Arena e Cosma Russo, do nonostante le enormi ricchezze rapiti lo scorso 7 dicembre, vicino una del sottosuolo. Le popolazioni nistazione petrolifera Agip nei pressi di geriane beneficiano della presenza Port Harcourt. dell’ENI? Il sequestro, fortunatamente con esito “Queste comunità lavorano con positivo, era stato rivendicato dal Mol’ENI, vengono assunte delle persovimento per l’indipendenza del Delta ne ma le città e i villaggi sono molti del Niger (Mend), in lotta contro il gopiù popolosi di quanto l’ENI può verno federale nigeriano accusato di permettersi di farne lavorare.” privare la popolazione locale, gli Ijaw, Secondo il MEND, il popolo del degli ingenti proventi del petrolio. delta del Niger ha subito un grave Il MEND, nato nel 2006, è venuto alla deterioramento delle condizioni ribalta con rapimenti, sabotaggi di ambientali della regione, a causa oleodotti e attacchi alle piattaforme dell’inquinamento provocato daldi Agip, Chevron e Shell, le principale industrie petrolifere tanto che li compagnie petrolifere che operano sono rese impossibili attività vitali nella regione. Le comunità locali, secon- nella parte costiera, città come Abuja. come la pesca e l’agricoltura. La predo i guerriglieri, non riceverebbero che Nel bosco ci sono villaggi con case di senza dell’ENI influenza la vita delle una minima parte dei fondi provenienti terra e mattoni, tende e capanne di le- popolazione nigeriana? dallo sfruttamento del greggio. gno. Esistono poi villaggi ancora più “Si, la realtà circostante è molto inL’ambito dove è attivo il Mend infatti è indigeni nella parte interna della fore- fluenzata da questa presenza c’è un un territorio estremamente povero, che sta, capanne e abitanti che nemmeno mondo che viaggia parallelo a quello galleggia su un lago di petrolio (stimato la tv ha mai visto.” dell’ ENI, che tuttavia cerca di venire in 34,5 miliardi di barili) e gas (circa 2,7 Hai avuto dei rapporti con il MEND? incontro a questi problemi con lo scomiliardi di miliardi di metri cubi). “No, quando ero io in Nigeria, cioè nel po di risolverli.” La ricchezza del petrolio nelle regioni del maggio del 2002, il problema era quel- In un’intervista alla Bbc, uno dei leader Delta del Niger resta per lo più confinata lo delle comunità, aggregati di persone del movimento ha dichiarato: “il MEND nelle mani delle multinazionali del combatte per il controllo totale del petrolio, che ne sfruttano i giacimenti, “A causa dell’inquinamento provocato petrolio in tutto il delta del Niger in e del governo centrale di Abuja. quanto la popolazione locale non ha dalle industrie petrolifere Parliamo di questa situazione con mai ottenuto alcun vantaggio dalle l’ingegnere Roberto Grassoni, che notevoli ricchezze del sottosuolo”. sono impossibili attività vitali come a maggio 2002 per quasi un anno è Il movimento ha inoltre annunciala pesca e l’agricoltura. stato capo cantiere per la SAIPEM, to che in futuro prenderà in ostaggio società del gruppo ENI di Port Haraltri stranieri e che continuerà i suoi Il delta del Niger ha subito court.. attacchi agli impianti petroliferi, soPer quello che hai potuto vedere prattutto contro quelli gestiti dalun grave deterioramento come vive il popolo Nigeriano? l’ENI. delle condizioni ambientali” “Vivono in villaggi nel bosco e città Eleonora Dottori Jesi - Orientamento e formazione in Economia La BPU ha premiato gli studenti del Liceo Classico I l 27 marzo, presso la sede Esagono della BPU di Jesi, si è concluso il progetto promosso, per il secondo anno consecutivo, dagli insegnanti del Liceo Vittorio Emanuele II dal titolo: “Orientarsi in economia-questioni di macroeconomia nell’era del mercato globale”. Questo progetto, si è svolto in quattro diverse fasi ed ha coinvolto gli studenti dell’ultimo anno del Liceo Classico, del Liceo socio psico-pedagogico e del Liceo delle scienze sociali, per un totale di centoquaranta ragazzi ben motivati ad apprendere le prime basi di economia e finanza, affrontando un problema di attualità quale è quello della globalizzazione. Le prime due fasi del progetto, sponsorizzato dalla BPU Ancona, hanno avuto come obbiettivo la sensibilizzazione a tematiche economiche, in un primo momento attraverso la consegna di materiale informativo, ed, in seguito, attraverso tre giornate di formazione. Il 17, 18 e 19 Novembre 2006, infatti, gli studenti coinvolti nel progetto, coordinato dalla professoressa Maura Brambilla, hanno avuto la possibilità di assistere, presso le sale della Biblioteca Petrucciana, messe a disposizione gentilmente da Mons. Attilio Pastori, a conferenze e a seminari su tematiche economiche e processi che governano la storia del nostro secolo, come la globalizzazione, anche allo scopo di meglio orientarsi nella scelta della Facoltà universitaria. I seminari sono stati condotti sia dai docenti del Liceo Cronaca spicciola Ti picchio o non ti picchio? Visiere in plexiglass, scudi di latta, bastoni e giubbotti imbottiti. Con questo ambaradam sono apparsi più volte in televisione i poliziotti antisommossa impegnati a sedare tumulti negli stadi e sulle piazze. Qualcuno, inorridito, ha subito pensato a picchiatori fascisti; qualche altro, più argutamente, ai paladini del teatro dei pupi, o ai burattini del teatro delle marionette, o a dei replicanti Don Chisciotte, o magari agli sbandati di una jesino: Marcuccini, Valentini, Sassaroli, Savini, Pozzi e Lecchi; sia da ex alunni laureati in Economia: Scaturro e Romagnoli; mentre le lezioni sono state tenute dai docenti dell’Università Politecnica delle Marche: Giuliano Conti ed Alberto Niccoli. La terza fase del progetto si è conclusa il 15 gennaio con lo svolgimento di un tema in classe su tematiche economiche, simulando la prima prova dell’Esame di Stato. L’ultima fase del progetto ha avuto termine con la premiazione dei tre migliori temi svolti: i vincitori sono risultati Lucia Arcaleni, prima classificata, mentre al secondo e terzo posto si sono rispettivamente collocati Giada Gardini e Giuseppina Coscia. La cerimonia conclusiva, che moderna armata Brancaleone. Certo è che un simile equipaggiamento appare o inutile o improprio. Specie dei bastoni, che cosa volete che ne facciano i tutori dell’ordine? Perché, se li usano, c’è subito chi si strappa i capelli, grida al ludibrio e torna ad evocare tempi bui. Giù, di conseguenza, rimostranze e denunce. Se non li usano invece, è da chiedersi a che pro vengano assegnati loro in dotazione. Sarebbe di sicuro più sensato fornire questi poliziotti, che devono assolvere un non semplice e non invidiabile compito e che sono probabilmente incerti del si è svolta nelle sale del Centro Direzionale Esagono della Banca Popolare di Jesi, ha visto la presenza dei ragazzi del Liceo Classico, del Dirigente scolastico Prof. Giuliana Petta, del Dott. Giuliano Fioretti e del Dott. Campo della Banca BPU; dei Professori Alberto Niccoli e Giuliano Conti della facoltà di Economia dell’ateneo dorico. Illustre madrina della manifestazione è stata la signora Erika Rosenthal Fuà. Gli alunni premiati, hanno ascoltato con interesse le motivazioni e le riflessioni dei docenti, inoltre hanno ricevuto un premio in buoni libro che sarà utile per un ulteriore approfondimento in questa importante fase della vita nella quale si sta scegliendo la facoltà e la professione. Sara Palmolella comportamento da tenere in situazioni d’emergenza o di pericolo, di mezzi più idonei, più efficaci e più sicuri di difesa. Già solo idranti e abbondanti innaffiature andrebbero meglio: ma sono stato inventati pure nuovi, anche semplicissimi accorgimenti; come spray al peperoncino e invisibili barriere elettriche. Diciamolo dunque a chiare note: nessuno vuole vedere facinorosi e botte da orbi in piazza, ma nessuno vuole pure che le nostre forze dell’ordine facciano, non solo ai nostri occhi, una risibile figura. Augusta Franco Cardinali 5 Cultura 29 aprile 2007 storia della tradizione teatrale musicale a jesi di Gianni Gualdoni Festival Internazionale dell’Opera da camera A ttiva fin dal 1945, l’Impresa lirica “Casavola Danese” prima del suo arrivo a Jesi per la Stagione settembrina del ‘56 aveva agito in molti prestigiosi teatri: dal “Regio” di Parma al “Malibran” di Venezia, dal “Municipale” di Reggio Emilia al “Sociale” di Mantova, “Ponchielli” di Cremona, “Coccia” di Novara; e poi “Verdi” di Padova, “Comunale” di Treviso, “Sociale” di Rovigo e altri, sempre senza sovvenzioni e con spettacoli di prim’ordine, per oltre 850 recite effettuate. Aveva anche organizzato tournées in Cecoslovacchia, Spagna, Francia, Belgio. Nella pur breve carriera da organizzatore teatrale, Franco Casavola Danese (nella foto) aveva già ottenuto encomi e pubblici riconoscimenti ufficiali, come il Cavalierato. Omonimo, ma neanche parente del compositore Casavola, l’impresario aveva assunto anche il cognome materno proprio per tale distinzione. LA SVOLTA DI CASAVOLA DANESE Il presupposto del suo arrivo a Jesi è “l’intenzione del Sindaco di dare un tono tutto diverso agli spettacoli lirici, sacrificando cioè il fattore quantitativo in favore di quello qualitativo”, come annota il giornale Momento Sera. Si tocca in tal modo il minimo storico del numero di appuntamenti, ma secondo Carotti è meglio “un’opera e due serate fatte veramente bene” piuttosto che più opere e più serate “fatte in economia e senza la possibilità di ascoltare finalmente una diva del bel canto”. E questa sarà una costante della gestione Casavola, che dura fino a tutto il 1960: nel suo primo anno, in Boheme, si avranno grandi artisti come Vera Montanari, Angelo Marchiandi e altri di livello primario, per uno “spettacolo curato nei minimi particolari, degno dell’Opera di Roma, della Scala di Milano, del Regio di Parma”, come riporta la stampa. Né saranno da meno i successivi, con artisti del calibro di Antonio Annaloro, Maria Dalla Spezia, Gino Sinimberghi, Luisa De Sett, Teresa Berganza, Antonio Galiè, direttori di fama come Manno Wolf-Ferrari e Ottavio Ziino, messe in scena importanti e validi registi, come quella nel ‘58 di Gioacchino Forzano, scrittore, commediografo e librettista di grande prestigio (per opere di Leoncavallo, Mascagni, Puccini, Giordano, ecc.). Niente di nuovo nel repertorio, dai capolatori romantici a quelli del verismo, fino a Puccini: ma sempre con un tratto di qualità altissima. Elevati anche i costi, con uno sforzo del Comune che arriva ad investire fino a 1 milione e mezzo di lire sui 6 e mezzo di bilancio: a ciò si assomma la ripresa della sovvenzione statale -che contribuisce normalmente per un minimo di L. 500.000 a serata, ma arriva per quelle stagioni jesine ad un totale di ben 3.000.000 all’anno- e si creano così le condizioni favorevoli per un assetto produttivo ormai forte ed anche dai contorni prestigiosi. Eppure, non sempre il pubblico risponde: lo stesso Casavola, a proposito della stagione ‘57, sottolinea una “scarsissima affluenza di pubblico” che ha provocato deficit. Non fa esauriti neanche il ‘58, tanto che l’anno dopo si programmano solo due serate –una Traviata e una Lucia– visto che i fatti dimostrano come a Jesi non sia possibile “almeno per ora, registrare più di CESARI due buoni teatri come pubblico”: nonostante i big del bel canto che convergono al “Pergolesi” dai maggiori teatri lirici italiani e internazionali. NASCE CON CLAMORE IL FESTIVAL INTERNAZIONALE L’impronta Carotti-Casavola, comunque, segna anche un’altra svolta: dalla diffusa e un po’ estemporanea attività che ancora all’inzio degli anni ‘50 vede aperture del Teatro in vari momenti dell’anno secondo le richieste, il nuovo assetto porta a concentrare l’attività lirica a settembre, appuntamento annuo ormai unico ed esclusivo con l’opera. Ma altro è il fiore all’occhiello del “periodo Casavola”, forse anche uno dei momenti più significativi dell’intera parabola storica del “Pergolesi”: il Primo Festival Internazionale dell’Opera da Camera, dall’1 al 19 settembre del 1960, cui segue in coda una prestigiosissima edizione della tradizionale Stagione lirica, con quattro serate per due titoli, Turandot e Boheme. Da appena due anni aveva alzato il sipario il Festival dei Due Mondi di Spoleto (1958) e Jesi si faceva ora forza del suo incommensurabile patrimonio storico e culturale che è il nome di Pergolesi, per affacciarsi in grandissimo stile sulla scena internazionale giusto nel 250° anniversario della sua nascita: “il Festival è un esempio tipico della ricettività che le piccole città di provincia hanno ancora nei confronti delle iniziative culturali”, scrive il 2 settembre “Il Giornale d’Italia”. Certamente non gli è estraneo “il motivo della valorizzazione turistica della città e della zona sulle quali si vuole attirare l’interesse del turismo nazionale e straniero”, come annota “Il Tempo” del 20 agosto, ma la spinta prettamente culturale e ai massimi gradi. Basti vedere i nomi degli artisti presenti e le stesse istituzioni che partecipano direttamente con i propri complessi: dal Mozarteum di Salisburgo all’Opera di Parigi, al Festival di Aix-en-Provence, fino alla Scala di Milano. Nei cast, cantanti di valore e di cartello, affermati ed emergenti: Teresa Berganza, Jeanne Barbier, Fiorenza Cossotto, Vera Montanari, Italo Tajo, Paolo Montarsolo, Antonio Galiè e tanti altri; direttori di prestigio come Wolfgang von Karajan, Pierre Dervaux, Bruno Bartoletti, Ottavio Ziino… Il programma è ricco AGENZIA IMMOBILIARE Associata FIAIP INTEMEDIAZIONI PER VENDITA E LOCAZIONI, VALUTAZIONI, CONSULENZE, RICERCA DI FINANZIAMENTI Via Risorgimento, 23 MOIE Tel 0731 702564 - 347 5355258 www.agenziacesari.it e raffinato: l’Orchestra del Mozarteum inaugura il Festival con un concerto che vede in scena anche l’organo monumentale della Camerata Accademica, appositamente arrivato da Salisburgo; segue il primo degli appuntamenti operistici, Dido and Aeneas di Purcell in dittico con La Senna festeggiante di Vivaldi, quindi Don Pasquale di Donizetti e Lo frate ‘nnamorato di Pergolesi per la regia di Franco Zeffirelli. Un Cartellone denso di stimoli e di qualità, a cui “hanno risposto stranieri e connazionali”, in un tripudio artistico e con una risonanza di critica da far davvero pensare che “si dovrà fare di Jesi la Salisburgo d’Italia”, come titola beneaugurante “Voce Adriatica” il 20 agosto: l’attenzione internazionale sul Festival è talmente di rilievo che tra i tanti intervenuti, ad esempio, c’è perfino il sovrintendene dell’Opera di Tokio. LA STAMPA SALUTA JESI “SALISBURGO D’ITALIA” Jesi - via Ugo La Malfa, 24 tel. e fax. : 0731.202894 - 202893 Da oltre 40 anni propone corsi permanenti, professionali e progressivi, lezioni a carattere individuale con sistema didattico esclusivo. Le iscrizioni ai corsi di hobbistica uso familiare, modellista, sarta – fashion designer sono aperte durante tutto l’anno L’evento è grande, il programma ricco, gli artisti di valore: il progetto culturale stesso di altissimo profilo. E la risposta non manca: “pubblico da grande teatro, per competenza ed eleganza”, scrive Il Tempo sottolineando come “un eccezionale complesso di cantanti a Jesi ha lanciato il Festival dell’opera da camera”; “una schiera di bravissimi interpreti”, evidenzia Il Resto del Carlino, e “teatro gremito in ogni ordine di posti”. “Scenario bellissimo e suggestivo” e “musica meravigliosa”, per il dittico d’opera barocca prodotto dal Festival francese di Aix, con gli organici artistici dell’Opera di Parigi “tutti bravissimi, più volte applauditi a scena aperta e ripetutamente evocati in proscenio alla fine”. “Larghi consensi e vivissimi” a Don Pasquale, scrive ancora Il Tempo, e “pubblico d’eccezione”. “Straordinario spettacolo”, per L’Unità, è Lo frate ‘nnamorato (produzione del Teatro alla Scala), con la “regia che ha valorizzato tutti i personaggi” e lode “alla bravura dei singoli e al mirabile affiatamento di tutto l’insieme”. Fu il canto del cigno di Casavola-Danese, che morirà qualche mese dopo, lasciando il segno del suo passaggio ma anche un vuoto propulsivo nel quale il Festival –evidentemente creatura sua, nonostante le molte collaborazioni– non seppe trovare la via per continuare quel cammino promettente che gli si era prospettato. Al Festival avevano dato sostegno il Comune (retto dal Commissario Straordinario dott. Monarca), l’Amministrazione Provinciale di Ancona, la Cassa di Risparmio di Jesi e alcuni industriali locali. I fasti della sua prima –e ultima- edizione erano stati recepiti, creando apprezzamento e conseguente attesa. E il vuoto si sente: “Come mai quest’anno non si farà il Festival Internazionale dell’Opera da Camera, mentre nel Bilancio di previsione per il 1961 è stanziata per il suddetto Festival la somma di 1 milione?”, chiede Il Messaggero. Interrotto quel percorso, continua invece la stagione lirica settembrina, forte ormai del contributo statale che si ripete: con altri impresari e collaboratori artistici, ma sempre sulla scia produttiva –e di qualità– disegnata e stabilizzata in quegli anni da Casavola. (26.continua) [email protected] FOCARELLI OTTICA 6 Vita Ecclesiale 29 aprile 2007 Parola di Dio di don Mariano Piccotti [email protected] 29 aprile 2007 - quarta domenica di pasqua Commento Il vangelo di domenica dall’evangelista Giovanni Il vangelo di domenica dall’evangelista Giovanni In quel tempo, Gesù disse: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”. Parola del Signore. (Giovanni 10, 27-30) CHIESA dell’ADORAZIONE Piazza della Repubblica, 3 - Jesi Dal lunedì al venerdì (eccetto i giorni festivi infrasettimanali), dalle ore 16 alle 19.30, un sacerdote è a disposizione nella Chiesa dell’Adorazione per le confessioni e il colloquio spirituale. Questo servizio, offerto a tutti, vuol essere in modo particolare una opportunità data ai giovani. Viene di seguito indicato il sacerdote presente per ciascun giorno: Mercol.2 maggio: D. Gianfranco Ceci Giovedì3 maggio: P. Valentino Natalini Venerdì4 maggio: P. Umberto Bastianelli Primo maggio con il Ferrini Domenica Primo Maggio, dopo la S. Messa delle ore10 in cattedrale promossa dalle Acli e celebrata dal nostro vescovo Gerardo, iscritti e simpatizzanti del Ferrini si ritroveranno – ore 11 circa - , per la prevista gita, in via Mura Occidentali, nei pressi dell’ufficio anagrafe dove li attenderà un pullman per raggiungere insieme il ristorante dell’Acquasanta: convenevoli e pranzo. Alle ore 15,30 partenza per S. Marcello: visita, presso il palazzo gentilizio Marcelli, del museo del telefono e del teatro. Ore 17: Ostra per una preghiera presso il santuario della Madonna della Rosa. Ore 19: ritorno a Jesi. Agenda Pastorale del Vescovo Venerdì 27 aprile ore 10: Riunione della Commissioni economica Diocesana ore 21: S. Messa al Santuario di S. Maria Goretti a Corinaldo per il 60° anniversario della beatificazione Sabato 28 aprile ore 11.30: Scuola Media di San Marcello ore 18 Incontro di preghiera Vocazionale a San Pietro Martire ore 21: Chiesa dell’Adorazione: Veglia di preghiera in preparazione alla Giornata Mondiale di preghiera per le Vocazioni Domenica 29 aprile ore 9.30: Parrocchia del S. Cuore-Coppetella: Amministrazione del Sacramento della Cresima ore 11: Parrocchia di San Giuseppe: Amministrazione del Sacramento della Cresima ore 18: Incontro dei Giovani della Diocesi in occasione della GMG ore 19: S. Messa in Cattedrale per il primo anniversario della Ordinazione Episcopale ore 20: Continua l’attività dei Giovani Martedì 1° maggio Ore 10: S. Messa in Cattedrale Giovedì 3 maggio ore 9.30- 12: Riunione del Consiglio Presbiterale ore 18:Parrocchia di San Francesco d’Assisi: Incontro di Preghiera per le Vocazioni ore 21: Parrocchia S. Antonio Abate: Incontro con i genitori Sabato 5 maggio Pomeriggio: Celebrazioni per la Festa di San Floriano Domenica 6 maggio ore 9.30: Parrocchia di Pantiere: Amministrazione del Sacramento della Cresima ore 11.30: Parrocchia di San Massimiliano K. Amministrazione del Sacramento della Cresima ore 15-20: Convegno Regionale sulla Pastorale Vocazionale presso il Seminario di Ancona. Le mie pecore ascoltano la mia voce». Chi cerca la relazione col Signore, prima di tutto “ascolta” . Anche quando ci avviciniamo al prossimo , prima viene sempre l’ascolto. Chi ama si mette in ascolto. Chi vuole l’esistenza dell’altro, dell’Altro, prima di tutto si ferma davanti a lui e lo accoglie. Riconoscere la voce del Signore è oggi sempre più difficile, immersi come siamo nelle miriadi di chiacchiere. Bisogna fare come Maria – tra poco è il mese a lei dedicato – che conservava quanto ascoltava e perciò era pronta all’obbedienza. In molti dialetti non esiste neppure il verbo ubbidire, sostituito dal verbo ascoltare. Quante volte il lamento dei genitori ripete: quel figliolo non ascolta; quel ragazzo ormai non ascolta più nessuno. E intendono dire: non ubbidisce più a nessuno. È lo stesso lamento di Dio che riempie la bibbia: ascolta, Israele! Ascoltare significa ubbidire. Eppure Lui per noi fa molto; fa tutto. “dà la vita per noi”. Come un seme egli getta continuamente la sua vita – morendo – nella nostra terra, perché fruttifichi. Come un seme, coinvolge lentamente la nostra terra, la nostra umanità, perché diventi una con Lui. «Nessuno ti rapirà dalla mia mano». Nessuno, né angeli né uomini, né vita né morte, né presente né futuro, nulla potrà mai separarci dall’amore di Cristo (Rom 8,38). La forza e la consolazione di questa parola assoluta: «nessuno». Subito raddoppiata: «ti rapirà mai». C’ è un verbo non al presente, ma al futuro a indicare un’intera storia, lunga quanto il tempo di Dio. L’uomo è, per Dio, una passione in grado di attraversare l’eternità. «Nessuno mai, dalla mia mano»: mani che hanno dispiegato i cieli e gettato le fondamenta della terra, mani di vasaio sull’argilla dell’Eden, mani di creatore su Adamo addormentato e nasce - estasi dell’uomo - Eva; mani inchiodate alla croce per un abbraccio che non può più terminare. Nessuno ti separerà da queste mani: sono parole per darci coraggio. Come passeri abbiamo il nido nella sua mano. Come bambini ci aggrappiamo forte a quella mano che non ci lascerà cadere. Come crocifissi ripetiamo: nelle tue mani affido la mia vita. Movimento spirituale di preghiera Vocazioni sacerdotali E’ trascorsa da poco la Pasqua e ancora risuona nei nostri cuori l’annuncio gioioso di Cristo Risorto. L’alleluia pasquale è per tutti i cristiani segno inconfondibile di speranza e di vita eterna. Abbiamo bisogno di renderlo vivo ogni giorno questo annuncio fra i tanti frastuoni del mondo e gli scampoli di felicità che ci propinano, a basso costo, i mercanti di oggi. Le solenni liturgie a cui abbiamo partecipato sono state veramente cascate d’acqua limpida che dissetano nel profondo la sete spirituale , che danno soprattutto la certezza che Dio è vicino, con la sua misericordia, ad ogni uomo, dovunque egli si trovi. Dio ha bisogno degli uomini per salvare altri uomini… Lui ha bisogno dei sacerdoti per farsi Pane, Vino, Parola, annuncio di Salvezza. Se possiamo gioire quotidianamente per tutto ciò, è per il servizio ministeriale che questi nostri fratelli maggiori ci offrono seguendo instancabilmente le orme del Maestro. Quanta gratitudine dobbiamo dimostrare a loro… Aiutiamoli soprattutto con la nostra preghiera fatta con amore e in silenzio. Facciamo nostro l’invito di Gesù di pregare il padrone della messe che mandi operai alla sua messe. Nella parrocchia di San Francesco D’Assisi è nato nel (Tonino Bello) Solo quando avremo taciuto noi, Dio potrà parlare. Comunicherà a noi solo sulle sabbie del deserto. Nel silenzio maturano le grandi cose della vita: la conversione, l’amore, il sacrificio. Quando il sole si eclissa pure per noi, e il Cielo non risponde al nostro grido, e la terra rimbomba cava sotto i passi, e la paura dell’abbandono rischia di farci disperare, rimanici accanto. In quel momento, rompi pure il silenzio: per dirci parole d’amore! E sentiremo i brividi della Pasqua. Rosora Festa al Crocifisso 1996 un Movimento Spirituale di preghiera per le vocazioni e la santificazione dei sacerdoti. Gli aderenti ogni giovedì si impegnano a dedicare un’ora di preghiera, personale o comunitaria per la santificazione dei sacerdoti e per le vocazioni sacerdotali. Il giorno scelto è il giovedì perché si ricorda il giorno in cui Gesù ha istituito il sacerdozio cristiano. Il primo giovedì del mese alle 18 si svolge l’adorazione seguita dalla S. Messa in suffragio dei sacerdoti defunti. Nella ricorrenza degli anniversari di ordinazione sacerdotale ci impegniamo a mandare ad ogni sacerdote un biglietto augurale. Anche la Parrocchia di S. Pietro Martire ha accolto con gioia questa iniziativa di preghiera e ogni secondo giovedì del mese alle 17,30 organizza un’ora di Adorazione Eucaristica. Sarebbe utile se questa importante iniziativa fosse accolta anche da tante altre devote persone che intendono unirsi in queste occasioni di preghiera per i sacerdoti e le vocazioni sacerdotali. Nella gioia del Cristo Risorto uniamo le nostre preghiere a Gesù eterno Sacerdote perché benedica la chiesa jesina e quella di tutto il mondo. IL MOVIMENTO MARIA S.S. DELLA MISERICORDIA. Settimanale di ispirazione cattolica fondato nel 1953 Solo quando avremo taciuto La parrocchia San Michele Arcangelo di Rosora invita a partecipare alla tradizionale Festa al Crocifisso. Domenica 29 aprile alle ore 11,15 nella chiesetta di Tassanare, il parroco don Giuliano Gigli celebrerà la Santa Messa con il battesimo di Elisa Petrellini e la benedizione dei rami di ulivo e delle campagne. Il 3 maggio, festa della Santa Croce, nella chiesa parrocchiale, alle ore 8 si pregherà con le Lodi e alle 17 con il Rosario a cui seguirà la Messa. Venerdì 4 maggio alle ore 16 i ragazzi del catechismo animano l’incontro con gli anziani. Sabato 5 maggio alle ore 17, festa al prato di Sandro Paolucci con una Santa Messa e l’agape fraterna con i parrocchiani e i volontari dell’Unitalsi diocesana. Domenica 6 maggio celebrazioni delle Messe alle ore 8 e alle 10 con l’accoglienza dei pellegrini al prato. Nel pomeriggio, dalle ore 16, rosario, processione e benedizione con esibizione musicale della banda “L’Esina” di Moie. Oggi sposi 28 aprile: Mirco Fioretti e Stefania Cucchi a San Marcello; 29 aprile: Emanuele Pierpaoli e Giovanna Maria Ingrassia a Castelbellino - Fabrizio Ferretti e Ewa Sylwia Piernicka a Moie. Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An Telefono 0731.208145 Fax 0731.208145 email: [email protected] Internet: www.vocedellavallesina.it c/c postale 13334602 Direttore responsabile Beatrice Testadiferro • Proprietà Diocesi di Jesi • Registrazione Tribunale di Ancona n. 143 del 10.1.1953 • Stampa Galeati Industrie Grafiche, Imola www.galeati.it • Spedizione in abbonamento postale • Abbonamento annuo 35 euro - quadrimestrale 12 euro - di amicizia 50 euro - sostenitore 100 euro • Tutti i diritti riservati • Esce ogni mercoledì • Associato alla Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003 (Codice privacy) si comunica che i dati dei destinatari del giornale, forniti all’atto della sottoscrizione dell’abbonamento o diversamente acquisiti sono contenuti in un archivio informatico idoneo a garantire la sicurezza e la riservatezza. Tali dati saranno utilizzati, salvo divieto espresso per iscritto dagli interessati, oltre che per il rispetto al rapporto di abbonamento, anche per proprie attività istituzionali nonchè per conformarsi ad obblighi di legge. Vita ecclesiale 29 aprile 2007 7 Intervista alla prof.ssa Fernanda Degano L’io, la ragione, la fede… Riprendiamo il dialogo con i lettori sul tema dell’Etica, trattato dalla prof. Fernanda Degano al Meic di Jesi il 29 marzo. La relazione della prima parte della conferenza è stata pubblicata sul n.14 di “Voce” con il titolo “ Le sfide dell’etica”. Sulle problematiche filosofiche della cultura post-moderna e sui rapporti fra ragione, etica, scienza e fede, abbiamo intervistato la professoressa, che ha risposto volentieri alle nostre domande. l’asterisco Recise le radici del pensiero greco e cristiano, che cosa rimane? In realtà noi pensiamo ancora con le modalità fissate dalla Logica aristotelica, che sono anche la struttura portante del pensiero cristiano. E’ possibile liberarsene e parlare con un linguaggio nuovo all’uomo di oggi? Ritengo molto difficile recidere le proprie radici, ma non escludo la necessità di un esame critico del nostro passato, soprattutto per quanto riguarda le grandi costruzioni metafisiche. Ciò non vuol dire rinuncia alla forza costruttiva della ragione, ma piuttosto vuol suggerire la ricerca di costruzioni più rispondenti alle esigenze della realtà presente per una comunicazione più adeguata. Un esempio viene dal romanzo contemporaneo che esclude la struttura logica e lascia fluire la ricchezza del mondo interiore…(vedi J. Joyce). Il tema dell’autonomia è al centro del dibattito odierno sull’etica. Secondo Giorello, la minaccia alla libertà verrebbe dalla tentazione della infallibilità. E’ così? L’autonomia è la condizione più rispondente alle esigenze dell’azione morale. Bisogna però vedere come l’autonomia viene intesa: per Giorello, come per il filosofo Leocaldano, la legge che l’uomo dà a se stesso non ha altra base che la nostra realtà naturale; pertanto regole di natura religiosa e culturale sono autorità che calano dall’alto e distrug- gono la libertà. Non è questo il concetto di autonomia proposto da Kant che vedeva nella legge della ragione universale la legge che l’uomo dà a se stesso. Se le regole etiche di natura religiosa e culturale, vengono accolte con l’adesione totale della coscienza che in esse riconosce la legge che la sua umanità richiede, si può dire che seguirle è un atto di libertà e non di sottomissione. Questa è autonomia. Se tutta la realtà, compreso l’io, non è altro che un molteplice eterogeneo e frammentato, come possiamo parlare di un “io pensante”, libero e responsabile? Se la ragione concepisce l’indagine come “dubbio”, “sospetto”, pensare non significa più cogliere l’ordine unitario dell’essere né il significato di quell’ordine. Ciò che risulta allora è molteplicità frammentata. Quando poi questo tipo di ricerca affronta l’io, scopre anche qui una molteplicità di stati e moti interni, “un pul- viscolo di stati di coscienza”, senza ordine né centro. L’io allora non può presentarsi più come “soggetto”, unità originaria, centro dinamico di organizzazione, ma solo come il risultato di meccanismi psicologici. In questa realtà non ha senso parlare di libertà e responsabilità, insomma di morale. Se la filosofia è in crisi, la ricerca scientifica, affidandosi all’esperienza, raggiunge traguardi straordinari di conoscenza, senza pretendere l’assolutezza delle sue teorie. La teoria darwiniana può spiegare l’uomo e l’etica come un prodotto dell’evoluzione naturale senza bisogno di ricorrere ad un principio trascendente… Tutto questo è accettabile alla luce del pensiero cristiano e del finalismo della storia? Da parte del pensiero cristiano non c’è il rifiuto dei risultati della scienza. Si ritiene anzi che possa conciliarsi l’azione creatrice di Dio con il processo di evoluzione. Dio, per realizzare il suo disegno di salvezza e di amore, può servirsi delle leggi della fisica come mezzi per il suo fine. In più il finalismo cristiano può offrire un significato a questo meraviglioso dinamismo che muove l’universo. La scienza ci spiega il ”come”, la visione cristiana indica il “perché”. L’incompatibilità fra creazione ed evoluzione è invece sostenuta dai filosofi della scienza (vedi Giorello) che, in tal caso, vengono meno all’assunto che una teoria scientifica è sempre fallibile. (continua) Maria Crisafulli Pianello Vallesina - Ultimo incontro con don Corrado Nel rispetto reciproco delle religioni.. di Giacomo Galeazzi il bavarese per eccellenza Per la principessa Alessandra Borghese quello in Baviera è stato il più bel viaggio della sua vita: un itinerario-pellegrinaggio alla scoperta dei luoghi di Benedetto XVI. Un’esperienza narrata dall’autrice in un volume che è un diario di viaggio in cui sono state condensate la cronaca della recente visita papale (agosto 2006), la storia dei luoghi in cui Ratzinger è nato e cresciuto, la narrazione degli incontri con le persone che lo hanno conosciuto, la descrizione dei paesaggi, dei paesini e dei santuari bavaresi in cui ha vissuto o sostato in preghiera. Un viaggio attraverso la natura, il clima, le atmosfere spirituali della Baviera, per trovare l’impronta che questa terra e la sua gente ha impresso su Joseph Ratzinger, definito da Alessandra Borghese «il bavarese per eccellenza». Subito dopo la sua elezione al soglio pontificio, sulla scia dell’entusiasmo, i bavaresi hanno dato vita al «Cammino di Benedetto», un itinerario di circa 300 chilometri che aiuta ad entrare nei luoghi cari al Papa. Borghese - che è particolarmente legata alla Baviera, ove nel 1998 avvenne il suo ritorno alla fede cristiana - indaga e descrive una fede gioiosa, espressione di un popolo che ama le proprie tradizioni culturali e nei secoli ha elaborato un’arte rigogliosa. Lo spirito bavarese è attento alla vita in ogni suo aspetto, racconta: dalla musica, alla sana convivialità. E sono proprio questi i sentimenti che sono radicati nell’anima del Papa fin dall’infanzia, dove ha ricevuto una forte testimonianza di fede e d’amore dalla famiglia, il padre gendarme, la mamma casalinga, il fratello maggiore Georg e la amata sorella Maria scomparsa agli inizi degli anni Novanta. “L a reciprocità non è evangelica - - spiega don Corrado Magnani tutto quello che Gesù ha fatto e detto dimostra che la reciprocità a noi cristiani non ci appartiene. La sua era un’accoglienza incondizionata. Diceva infatti: “Amate i vostri nemici, pregate per loro”. Questa è la riflessione rivolta alla comunità cristiana locale e non solo, per concludere il ciclo di incontri, che don Corrado ha presieduto presso la parrocchia di Pianello Vallesina. “Viviamo in un mondo secolarizzato, dove spesso si espelle Dio e si disprezza il cristianesimo. Alcuni vogliono escludere i cristiani dalla vita pubblica, ma la natura della fede cristiana si esprime nella vita pratica, con gesti e parole importanti verso gli altri. Non possiamo chiudere Dio dentro le nostre opinioni personali, anzi, dobbiamo annunciare la nostra gioia. La fede non l’ha dobbiamo scagliare come un sasso verso gli altri, ma cercare di aprire una strada di speranza, nella quale capire dove andare relazionandoci con gli altri ed ascoltandoli”. Don Corrado sottolinea come il cammino del cristiano è avventuroso: ogni giorno, a fatica, deve trovare il sentiero giusto. La Chiesa è stata sempre perseguitata, Gesù diceva: ”Beati i perseguitati”, come condizione di felicità. E’ normale incontrare difficoltà lungo il cammino, anzi è l’ostilità che ci fa capire la nostra libertà e questa consapevolezza non ci fa scendere a compromessi. Di fronte all’aggressività non dobbiamo cedere alla tentazione di rispondere con la stessa moneta”. Se non ci si comporta così la comunità cristiana, per don Corrado, si priva di un’opportunità di servizio nei confronti dell’umanità. Il cristiano deve essere pronto a ri- In ricordo di Paolo Ciarloni “Grazie, amico prof” I l professor Ciarloni, entrava in classe sempre con il flauto in una mano e nell’altra dei libri di psicologia, qualche volta anche in lingua straniera; aspettava il nostro silenzio seduto sulla sedia vicino alla cattedra. Solo allora iniziava la lezione. Durante le sue ore si suonava il flauto e dedicava molto tempo a chi aveva difficoltà. Quanti film e opere liriche abbiamo visto e ascoltato parlandone insieme!! Richiamava l’attenzione degli alunni con battute spiritose e spesso ci prendeva in giro con grande simpatia e ironia e fingeva di strangolarci scherzosamente. I momenti con lui erano spensierati, piacevoli e...musicali!!!! Quando lo incontravamo per il corridoio ci prendeva sotto braccio portandoci in giro! Grazie, amico- prof!!! Gli alunni della scuola media Savoia Jesi, ad un mese dalla sua scomparsa Maria Maddalena Ceppi, Valentina Bevilacqua, Maria Letizia Brunacci Scisciano Via Crucis a Villa Jolanda U nunciare a certi “privilegi” del passato e seguire la via di Gesù, la via della croce, del farsi servo di tutti fino alla morte. Quando si parla di “nuova evangelizzazione” significa ascoltare il mondo, amarlo così com’è e trovare un linguaggio che risponda alle sue attese e le completi con l’ annuncio dell’amore di Dio, che salva. La Chiesa diventerà seducente e credibile quando sarà “scuola e luogo di senso della vita”, svolgendo il suo vero servizio di stare in compagnia degli uomini, camminare con loro e svelare il senso ultimo dell’esistenza, come Gesù che incontra i discepoli di Emmaus (Luca 24, 13-35). Questa è l’unica via perché la Chiesa torni a donare gioia e speranza, quelle cose che le fabbriche non possono produrre e vendere. Giulia Benigni na Via Crucis particolarmente sentita si è svolta nel pomeriggio del Venerdì santo, 6 aprile, per le vie del caratteristico centro storico di Scisciano: i pazienti della clinica Villa Jolanda hanno drammatizzato le quattordici stazioni della via dolorosa rievocando il percorso di Gesù fino al Calvario. La Via Crucis, così, è divenuta uno strumento attraverso il quale creare un clima di solidarietà e di condivisione: nel lungo lavoro di preparazione, infatti, i pazienti si sono ritrovati a rappresentare i momenti più dolorosi della vita di Gesù e ad affidare a lui ed a sua Madre le loro sofferenze. Le riflessioni sono state guidate da don Aldo Anderlucci, responsabile dio- cesano della pastorale della Sanità e dal parroco don Fabio Belelli. La sacra rievocazione che si è conclusa davanti all’altare della reposizione preparato nella chiesa di San Rocco è stata occasione di condivisione e meditazione sulla Passione e Resurrezione di Gesù che riempie di significato la nostra vita. Per l’Università Cattolica La domenica 22 aprile nelle parrocchie è stata la Giornata pro Università Cattolica Di seguito le offerte raccolte dalle parrocchie della Diocesi nella Giornata dell’anno scorso Castelplanio, S. Maria del Cammino euro 100, S. Sebastiano 50; Cupramontana, S. Leonardo 160, SS. Salvatore 20; Jesi, Cattedrale-S. Pietro Ap. 50; DivinoAmore 32,64; Ospedale Civile 92; Regina della Pace 130; S. Antonio Ab. 25; S. Francesco di Paola 50; S. Giovanni Battista 98; S. Giuseppe 135; S. Maria del Colle 50; S. Maria del Piano 50; S. Massimiliano Kolbe – Tabano 150; S. Pietro Martire 50, S. Sebastiano 300, Vicariato Colle Paradiso 14; Maiolati, S. Maria delle Moje 45; S. Stefano-S. Rocco 10; Monsano, S. Maria 30; S. Pietro Ap. 90, Montecarotto, SS. Annunziata 450; Monte Roberto S. Silvestro Papa 12; Poggio S. Marcello 50; Rosora, S. Maria degli Angeli 110, S. Michele Arcangelo 70; S. Marcello 80; S. Maria Nuova, S. Antonio di Pad. 78, S. Famiglia 50; San Paolo di Jesi 55. Totale 2. 686, 64 8 In diocesi 29 aprile 2007 Loreto 22 Aprile – 24ma Giornata di spiritualità francescana Il carisma dell’amore di Paolo Marcozzi S. Chiara (Vicolo, da Vicolo S. Nicolò a Via Vicenza) (Assisi, 1194-1253). Canonizzata da Alessandro IV nel 1255, fu poi proclamata dalla Chiesa patrona d’Italia. L’esempio e la direzione spirituale di San Francesco la indussero ad abbracciarne il modo di vivere. La notte seguente alla domenica delle Palme del 1212 fuggì di casa e, accolta dal santo, fu da lui rivestita del saio e condotta nel vicino monastero delle Benedettine di San Paolo. Fondò l’ordine delle Clarisse (il secondo ordine francescano) creando il primo monastero a San Damiano (1219). La regola dell’ordine, incentrata sulla povertà assoluta, venne approvata dal papa Innocenzo IV nel 1253. S. Domenico Guzman (Costa, da Vicolo Ripanti a Via Petrucci) Domingo de Guzmán, Fondatore dei frati predicatori che da lui presero il nome di Domenicani (Calaruega, Vecchia Castiglia, 1170 - Bologna, 1222). Dopo gli studi universitari compiuti a Palencia, entrò fra i canonici della cattedrale di Osma. Nel 1203, di passaggio per il Languedoc, ebbe modo di conoscere da vicino l’eresia degli albigesi. Intuì che la lotta contro i catari poteva essere condotta solo accogliendo alcuni dei fermenti nuovi di cui gli eretici si facevano portatori, portando all’interno della chiesa quella pratica di povertà, quella completa dedizione alla vita religiosa da cui essa si era troppo spesso allontanata. Per rendere più efficace e continua la sua opera apostolica fondò a Tolosa (città da poco conquistata dai crociati) l’Ordine dei Domenicani, approvato da Onorio III nel 1216; Domenico scelse la regola di S. Agostino, integrandola con costituzioni relative all’osservanza della povertà evangelica e a un serio impegno nello studio. Nel 1217 Domenico sciolse la comunità di Tolosa e si trasferì a Roma e, negli ultimi anni di vita, organizzò l’Ordine nel Nord Italia. Venne canonizzato dal papa Gregorio IX nel 1234, e nel 1267 il suo corpo fu traslato nella famosa arca di Nicolò Pisano nel convento bolognese che poi ebbe dal santo il suo nome. (continua al prossimo numero) Veglia per le vocazioni Sabato 28 aprile alle ore 21,15 presso la chiesa dell’Adorazione il vescovo Gerardo presiede la veglia diocesana di preghiera per le vocazioni “La tua vita nella sinfonia del sì”. IMPIANTI IDRAULICI ASSISTENZA TECNICA MATERIALI E ACCESSORI PER BAGNI TERMOIDRO di GIANFRANCO MUZI Via Giuseppe Guerri, 17 JESI Tel. 0731 200337 - 335.247108 A Loreto, nell’auditorium della Basilica, la mattina del 22 aprile sono confluiti più di quattrocento persone delle “fraternità” marchigiane per partecipare alla 24° Giornata di spiritualità dell’Ordine Francescano Secolare delle Marche, organizzata con impegno e cristiana letizia dall’OFS regionale presieduto da Emilio Capogrossi, sul tema “Il Vangelo della carità”. Protagonista della Giornata una donna: la santa patrona dell’OFS, Elisabetta d’Ungheria, giovane principessa che sulla via di Francesco d’Assisi, seguì le orme di Cristo “povero ed umile” donando amore e assistenza materiale e spirituale ai poveri, agli ammalati, agli emarginati, da laica, sposa, madre di tre figli, vedova. Morta a 24 anni, nel 1231, fu canonizzata nel 1235. Non una fiaba, ma storia vera.. Al tavolo di presidenza: il provinciale dei Frati Minori, p. Ferdinando Campana; la segretaria nazionale OFS Annamaria Franzato; la presidente nazionale della Gioventù Francescana (GiFra) Maura Murgia; padri cappuccini, conventuali, minori, padri francescani del T.O.R, tutti appartenenti alla grande famiglia di Francesco d’Assisi e con diversi incarichi di responsabilità nell’OFS. Dopo la celebrazione delle Lodi e l’accoglienza fraterna da parte del Rettore della Basilica di Loreto e del Ministro regionale, ha preso la parola padre Valentino Natalini OfM illustrando il tema “Una santa nel cuore della spiritualità francescana” con un’analisi ben documentata (sulla base di testimonianze del padre spirituale e delle compagne della santa) e articolata in quattro nuclei: una vita breve ma ric- ca di opere; una santa agli inizi dell’avventura francescana; una santa nella vocazione dei ”fratelli e delle sorelle della penitenza” (oggi OFS); “C’è una sola tristezza: quella di non essere santi” (L. Bloy). Dal testo evangelico sul “giorno del Giudizio” (Mt 25,31), che in forma allegorica rivela nel fratello bisognoso il volto di Cristo, emerge la figura di Elisabetta in tutta la sua mistica bellezza. Lei ha vissuto fino in fondo con gioia il carisma francescano mettendo in pratica il Vangelo “sine glossa” (= alla lettera), e il venerdì santo del 1228 ha fatto la sua professione “nell’ordine della penitenza”. P.Valentino con Giovanni Paolo II afferma che “additare la santità è priorità pastorale. Non ci si può accontentare di una vita mediocre, vissuta all’insegna di un’etica minimalista…”. Con un’appassionata riflessione sul tema “Consacrata alla carità” Annamaria Franzato ha ripercorso la drammatica avventura umana di Elisabetta, non “religiosa” e tuttavia “consacrata” perché ha scelto di “credere all’Amore” e con il suo “sì” totale è divenuta “strumento del Signore per far giungere alle donne e agli uomini del suo tempo l’amore di Dio”. Infine una sorpresa per tutti: la presenza, non annunciata, del Consiglio GiFra, un bel gruppo di ragazze e ragazzi francescani, scovati in platea dallo sguardo della giovane presidente Maura, la quale ha detto fra l’altro: “Siamo qui per una chiamata che viene dallo Spirito; ognuno è chiamato con le sue ferite e le sue gioie. Il giovane deve conoscere e scoprire il progetto di Dio. Vi chiedo di aiutarci ma anche di darci fiducia”. Maria Crisafulli Don Giovanni Paccapelo a cinquant’anni dal ritorno alla Casa del Padre Educatore e musicista Il 20 agosto di cinquant’anni fa tornava alla casa del Padre don Giovanni Paccapelo. Il Fuoco da Campo che si spegneva sui prati della terra continuava nel mistero delle stelle del cielo “che sembra un prato e le stelle tanti fior”. Anche se gli anni sono tanti e alla mente mi tornano volti legati a don Giovanni educatore e musicista che non sono più, penso che ancora siano molti coloro che lo ricordano con affetto. Ritengo perciò che valga la pena commemorarlo e come musicista e come educatore e mi permetto di suggerire alcune proposte, delle quali ho parlato anche con la sua nipote Maddalena. Innanzitutto costituire nella Biblioteca Diocesana P.M. Petrucci Quando il Palio è scout Gli scout di Jesi 6 alla Taverna del Drago Tra le varie iniziative e taverne che caratterizzeranno l’edizio- Castelplanio - 60032 (An) - Via Roma, 117 - Tel. 0731.813444 r.a. - Fax 814149 www.fazibattaglia.com un fondo musicale che raccolga tutti gli spartiti manoscritti delle musiche composte da don Giovanni per consentirne a tempo opportuno una catalogazione. All’atto della costituzione del Fondo si potrebbe ricordarne l’impegno musicale per la Cattedrale di Jesi ed eseguire con la Corale Pergolesiana, sotto la direzione di Mons. Roberto Vigo, qualche brano musicale di don Giovanni. Il cinquantesimo della morte coincide con il centenario della fondazione dello scoutismo che don Giovanni amò e visse intensamente. So per certo che a metà di settembre, la data mi è ignota, una mostra itinerante nazionale sullo scoutismo appro- ne 2007 del Palio di San Floriano un occhio di attenzione merita la “Taverna del Drago” organizzata dagli scout del neonato gruppo Jesi 6, Parrocchia di San Massimiliano Kolbe. La taverna, che verrà allestita nel Chiostro di Sant’Agostino, situato nel “corridoio” che congiunge Piazza dell’Indipendenza e Piazza Colocci, offrirà ai propri clienti, oltre a panini, piadine e zuppe, anche un interessante happy hour a base di prodotti del Commercio Equo e Solidale e di intrattenimento. Il tutto organizzato e gestito dai ragazzi del Clan e del Noviziato. derà nella nostra città. In tale circostanza una S. Messa di ricordo e di suffragio potrà essere celebrata invitando i vecchi e i nuovi scouts, mentre nulla vieta che alla Mostra un angolo venga destinato a vecchie foto che ricordino gli anni lontani e gloriosi della rinascita a Jesi dello scoutismo, dopo la pausa della soppressione fascista. Infine S. Maria del Colle, nello spazio campeggistico educativo dedicato particolarmente agli scouts ed esattamente nella figuretta recentemente costruita con la antica immagine della Madonna, inserire le due foto di don Giovanni e Arnaldo Bellagamba in una sera nella quale invitare tutti gli scouts di ieri e di oggi che vogliano partecipare, ad un fuoco da campo con i canti cari della memoria. In questo modo penso che si possa ricordare degnamente l’educatore e il musicista Don Attilio Pastori Cultura e società 29 aprile 2007 9 Jesi - Inaugurato il Centro di Aiuto alla Vita “Aiutateci ad aiutare” S abato scorso, presso la biblioteca lanciato un appello ai presenti e alla Petrucci, è stato inaugurato il Cen- cittadinanza: “Aiutateci ad aiutare”. E tro di Aiuto alla Vita di Jesi. Presente ha dato qualche cifra: nella città di Feil vescovo, mons. Gerardo Rocconi, derico il numero egli aborti, negli ulche ha espresso il suo compiacimento timi anni, è raddoppiato, fino a toccaper questa nuova opera in difesa della re la cifra di 263 aborti nel 2005. E rivita. Moderatore del dibattito, Nino corrono alla pratica dell’aborto anche Lucarelli, presidente Cav di Ancona: donne che hanno i mezzi di sostenta“Il centro di Aiuto alla Vita – ha detto mento per vivere e crescere un figlio. - deve essere ‘la locanda del buon sa- “La vita va promossa in ogni sua fase maritano’, sempre pronto ad accoglie- – ha continuato - Punteremo a fare re, in ogni momento. Perché parliamo sistema con gli altri enti presenti sul di vite umane”. territorio. Per prima cosa rioccupereIl sindaco di Poggio San Marcello, Ti- mo della formazione dei volontari”. Il ziano Consoli, presidente Cav Jesi ha vicesindaco Paolo Cingolani ha por- tato i saluti del sindaco Fabiano Belcecchi, e ricordato, commosso, la figura di Savino Antenori, medico primo presidente del Cav di Jesi scomparso pochi mesi fa: “ è stato un uomo forte – ha detto – che aveva un grande rispetto per la vita. Dobbiamo essere prossimi alla vita sempre con molta discrezione, farci guidare dall’amore”. Presente Giorgio Guidi, presidente dei giovani industriali di Ancona, che, lo scorso anno, hanno devoluto il ricavato della vendita di un loro calendario al Centro di Jesi. L’intervento principale è stato dell’on. Carlo Casini, presidente nazionale del Movimento per la Vita. Nel 2006, grazie ai Cav, sono stati aiutati a nascere più di 5000 bambini. “La funzione dei Cav – ha detto Casini - è salvare le vite, e quando si salva la vita del bambino, si salva anche la vita della mamma, la sua giovinezza, la sua capacità di coraggio e di speranza. Inoltre, riuscire a vedere la nobiltà e la dignità dell’uomo quando quell’uomo comincia ad esistere, è la base per una nuova civiltà”. Presente anche il senatore Luca Marconi che ha condiviso con l’assemblea la sua esperienza di paternità, e sottolineato l’importanza della battaglia per i diritti degli embrioni. È stata consegnata una targa intitolata a Savino Antenori, alla sorella. Dopo il dibattito, si è svolto nei locali del Cav, in via Costa Baldassini 10, il consueto taglio del nastro. Lucia Romiti Le avventure di un originale collezionista L’esercito di Federico II S alendo le scalette di S. Pietro, cartello: non con un semplice quasi in prossimità di Piazza ‘torno subito’, ma con l’indicaFederico II, chissà quanti avran- zione precisa del luogo in cui si no notato una bottega, o piutto- trova in quel momento. sto uno scantinato, stracolmo di Sempre in gara con l’orologio, di ninnoli, soprammobili, chinca- corsa avevo gettato là solo uno glierie di ogni genere. E forse a sguardo. Una mattina però non qualcuno sarà capitato anche di posso fare a meno di fermarmi vedere esposti accanto alla porta, ad osservare. Sul tavolo, disposu un tavolo zoppo rabberciato sto in file regolari, c’è un esercito alla meglio con stecche di legno, di soldatini in armature mediediversi oggetti di quel pittoresco vali argentee accuratamente, fibric-à-brac. ‘Il localetto della cu- nemente decorate. Mi avvicino e riosità’, sta scritto in un’insegna guardo meglio. Bellissimi davvefiorita dipinta a mano appesa ro; e non ce n’è uno uguale all’alal muro. Non sempre capita di tro. Il proprietario, sulla porta, trovarlo aperto. Gli orari sono a sorride come un ragazzino alla discrezione del proprietario; che, mia meraviglia. se ha da fare, non si fa scrupo- “Ma quanti sono?” chiedo. lo di chiudere e di appendere un “Ne ho 120: tutti diversi e in taglie diverse. Sono i soldati di Federico II”. Resto ancora più di stucco. Poi la curiosità ha il sopravvento. “Possiamo fare quattro chiacchiere?”. “Come no!”. Prende due sgabelli dall’interno della bottega. Lì ci sediamo accanto alla porta. Ogni tanto qualcuno passa, lo saluta, scambia qualche parola. Lo conoscono in molti, e v identemente. Ebbene, io no. Per questo è una scheda di dati anagrafici che gli chiedo subito. Non potevo immaginare il seguito. Avevo pensavo di esaurire il dialogo Dopo un anno con poche domande e invece mi rientra a Jesi sono trovata di fronte un perso- per rimettersi naggio incredibile. Impossibile in salute. Riparriportare tutto quello che in più te di nuovo per di un’ora mi ha raccontato. La Stoccarda e fisua vita sembra la trama di un nalmente trova film neorealista; di un romanzo un vero lavoro di C. Dickens o di Mark Twain. presso una ditNon ho purtroppo la loro penna, ta costruttrice ma proverò lo stesso per sommi di radiatori per capi a riassumerla. E’ una lunga, macchine. Svolstraordinaria avventura. ge attività d’ufAttilio Anconetani – così si ficio perché ha chiama – nasce a Jesi nel quar- imparato bene tiere Prato quasi settant’anni il tedesco. Sinfa. Non ha un’infanzia felice. A dacalista, riesce quattro anni perde sua madre: a far assumeuna matrigna non saprà sosti- re 1800 italiatuirla. Sembra che nessuno si ni. Trova amici, curi di lui fino a 13 anni, quando affetto. Si sposa scappa di casa. Arriva a Roma. con una polacca Solo, senza risorse, si rifugia al e ha due figlie. Colosseo. Dorme all’aperto lì Lo interrompo: “E i soldatini?” nasce è come il primo amore. Non dove conosce un gruppo di al- “Un momento, ora ci arrivo”. Ri- si scorda mai!”. tri ragazzi sbandati con i quali, prende a raccontare. Tutto na- Torno ad insistere: “Ma questi di notte, va a Fontana di Trevi sce da un incontro con un ami- soldatini, da dove vengono?”. per ripescare le monetine get- co conosciuto nel ’74. E’ allora “Dall’Inghilterra. Li ho ordinati a tate dai turisti. Cerca intanto in gravi condizioni di salute. diversi fornitori. Ho chiesto che un lavoro e casualmente lo tro- Dopo 35 anni di lavoro ha do- li fabbricassero sul modello delle va. A Roma, nei primi anni ’50, vuto smettere ogni attività per illustrazioni di un libro che avevo si incominciavano a costruire affrontare otto interventi chi- su Federico II. Tramite mia figlia, le case popolari. E’ ingaggiato rurgici. L’amico in questione è che ha un grande negozio in Gercome imbianchino per 500 lire un mercante d’antiquariato. Gli mania, sono riuscito a procuraral giorno. Un abbondante piatto chiede se vuole aiutarlo a vende- meli”. di spaghetti gli viene quotidia- re scacchiere artistiche presso le Ormai siamo arrivati alla fine namente offerto da una genero- basi Nato, numerosissime allora della storia. Mi allontano frasa vecchietta ottantacinquenne, in Europa e in America, nelle stornata, come se avessi letto proprietaria di una piccola trat- quali settimanalmente vengo- tutto d’un fiato un avvincente toria dove canta, per intratte- no allestiti degli stand. Accetta, libro d’avventure. In piazza vedo nere i clienti, una giovanissima chiedendo in cambio non dena- un gruppo di turisti con il naso Gabriella Ferri. ro, ma scacchiere provenienti da in aria di fronte alla lapide che Dopo sei mesi (‘purtroppo’, ag- tutto il mondo. ricorda la nascita di Federico II. giunge) viene rintracciato a “Così ho incominciato a collezio- Se scendessero di poco le scaPiazza Esedra e riportato a casa. narle – aggiunge – Nel 2003 le ho lette incontrerebbero anche il Ma le avventure continuano. anche presentate in una mostra, favoloso esercito del grande ImNel ’58 emigra in Germania ed al Palazzo dei Convegni. Poi da peratore. è un’esperienza terribile. Dorme cosa nasce cosa. Sono però voluto Fotoservizio di in un tugurio, in mezzo ai topi. ritornare a Jesi. Il paese dove si Augusta Franco Cardinali 10 Cultura e società 29 aprile 2007 Il pedagogista Paolo Cingolani al Federico II T Genitori e figli: una relazione d’amore anti, tantissimi genitori hanno incontrato il dott. Paolo Cingolani, assessore ai servizi educativi, presso l’aula magna dell’Istituto Comprensivo “Federico II” nella serata di venerdì 13 aprile, per una conversazione sul tema “Come recuperare un rapporto di autorevolezza coi propri figli”. Una problematica “molto dibattuta oggi- ha puntualizzato il pedagogista e logopedista- ma poco oggetto di riflessione.” Una serie di domande e risposte ha fatto breccia nella fitta nebulosa di dubbi e incertezze. Cos’è la relazione genitoriale? La relazione genitoriale è la relazione tra genitori e figli, quindi tra persone, regolata dalla capacità reciproca di amarsi e di rispettarsi. È dunque una relazione d’amore. Uno scambio di grandi emozioni, di grande vivibilità. Amore e sculacciate possono conciliarsi? Se c’è una relazione emotiva forte e il genitore picchia il figlio, il canale comunicativo si interrompe. La cultura della pedagogia della sculacciata, che si concretizzava nel proverbio “Le piante bisogna ncannà quann’è piccole perché così vengono su dritte”, faceva parte della cultura dell’allevamento, dove il bambino non era considerato come una persona ma piuttosto come una piantina da tirare su, da allevare. Fino agli anni sessanta, il modello culturale educativo era il modello dell’allevamento. “I miei genitori- si diceva- mi hanno allevato con amore”. Allora era molto facile passare alle mani. Erano diversi anche i ruoli. La mamma dispensava affetto, il padre dispensava botte - con le mani, con la cintura, con la roccia - se questa riferiva un comportamento non adeguato del figlio. A qualche padre bastava solo rivolgere uno sguardo penetrante. Questo fino agli anni sessanta, quando i genitori “sapevano cosa fare”, non avevano dubbi come noi che ci tormentiamo sulle reazioni del figlio davanti ai nostri “no”. Dopo gli anni sessanta c’è stata una rivoluzione culturale per cui si è cominciato a pensare ai bambini , agli anziani, ai disabili, come a persone con capacità e potenzialità diverse. E allora è cambiato anche il modello educativo, e con esso i ruoli. Ma per avere un modello culturale definito devono tuttavia passare cento anni, per cui dal ’68 ad oggi siamo a metà strada. Ecco perché non sappiamo con precisione come dobbiamo comportarci come genitori. Tuttavia cominciamo ad avere qualche certezza. Per esempio, sappiamo con certezza che non si può picchiare. E se succede? Se succede, bisogna chiedere scusa, cioè bisogna ricucire la relazione. “M’e l’hai levate dalle mani…te l’hai volute…” si dice. In realtà non c’è mai nessun monello che te le chiede. In una relazione d’amore si cercano i baci, gli abbracci, le carezze, non gli schiaffi. Un padre che sa chiedere scusa al figlio, aiuta, dà al figlio la speranza, la fiducia di poter diventare grande… perché se il padre non chiede mai scusa, comanda sempre lui, il bambino pensa di non farcela a diventare grande. Inoltre, quando il bambino è piccolo, non è difficile prevaricare… ma quando comincia a crescere la cosa diventa difficile. Pertanto, è bene restare sempre su un piano di correttezza relazionale. Cos’altro si deve evitare? Un altro atteggiamento da evitare è quello di generalizzare, fare le profezie, lanciare epiteti: “Tanto tu cosa combinerai nella vita?” Mai dire “sei stupido”, ma piutto- Monsano – decennale del circolo Sant’Ubaldo A servizio di tutti D ieci anni di vita, dieci anni al servizio di Monsano. L’assemblea dei soci del Circolo S. Ubaldo, l’associazione che gestisce la struttura comunale di via Veneto, svoltasi domenica scorso, ha festeggiato anche questa felice ricorrenza. Una associazione che tanto ha fatto, e continuerà a fare, per il paese. Un gruppo affiatato, amici prima di tutto, i quali, animati da puro spirito di volontariato, permettono a tanti concittadini, ma anche a tante persone residenti nella Vallesina, di poter passar tante ore serene, all’insegna del divertimento e dello svago, con una serie di attività, riservate ai loro soci (oltre 300) e aperte al pubblico, che danno vita alla struttura, gestita attraverso una convenzione con il Comune. Attività di intrattenimento e di carattere sportivo amatoriale. Dalle bocce al fitness, dalle carte al ballo, il Circolo S. Ubaldo è un concentrato di energia, animato dal presidente, Coreana Bersaglia, dall’inesauribile Maria Luisa Barchiesi (ultima sua ‘creatura’, la creazione della banda cittadina) e da tutti gli altri componenti del Consiglio Direttivo, riconfermato per acclamazione. Anche per quest’anno, le attività non si fermano. Iscrizioni sempre aperte, per tutti coloro intenzionati a frequentare una grande, vitale famiglia… sto “il tuo comportamento è stupido”. Il bambino concluderà “È il mio comportamento che non gli piace, ma a me vuole bene…”: ha così la speranza, la possibilità di recuperare. Quindi, evitare di stigmatizzare, e ancor più di colpevolizzare. E allora, cosa si può fare? Si può “sgaggià”! Ma con un certo stile, nel senso che ci sono delle tecniche ben ponderate, come quelle messe a punto da un famoso psicoterapeuta, in cui giocano un ruolo determinante la fermezza del tono che diviene via via sempre più basso ogni volta che si interviene, e la forza delle proprie emozioni che devono essere comunque espresse. Importante lo sguardo, sapersi guardare negli occhi. Diceva un filosofo “Una persona esiste perché l’altra lo guarda”. Altrettanto importante è sapersi dire “ti voglio bene”. Esistono genitori “bravi? No, non esistono “genitori bravi”. Esistono genitori suf f icientemente bravi, ossia persone che cercano di fare quello che possono al meglio delle loro possibilità, sulla scorta delle esperienze educative che hanno avuto con i loro genitori, e sulla scorta delle esperienze quotidiane. Per cui potremmo dire che ci sono genitori con la patente, e genitori col foglio rosa. Far famiglia è un’esperienza complessa: non è facile essere sempre attenti a non menà, a non sgaggià , ad essere bravi, comprensivi. Però, se ci proviamo, siamo famiglie sufficientemente adeguate. Se ci fosse un tribunale, un magistrato dell’educazione, questi ci chiederebbe solo due cose: se abbiamo voluto bene ai nostri figli, e se siamo stati credibili, cioè esempi veri, concreti. Ossia, genitori con la patente. Chi sono i genitori col foglio rosa? Poche mamme, più papà. C’è quello che io chiamo il “papà soprammobile” che non partecipa, si ritiene “dispensato” dalla quotidianità familiare; il “papà amicone”, che si veste come il figlio, parla come lui, si fa chiamare per nome. I genitori si devono far chiamare “mamma” o “papà”: non c’è altro modo, perché in un rapporto educativo genitoriale bisogna essere sempre in posizione asimmetrica; alla fine, a dire l’ultima parola dev’essere sempre il genitore. Diversamente, quando ci si mette su uno stesso piano, si fa in un attimo ad arrivare a terra. In realtà il genitore che si mette sullo stesso piano, cerca di risarcire il figlio di una sua incapacità di amare; e lo fa anche con i regali, finchè la situazione gli sfugge di mano. Poi c’è il “papà fotocopia”, che vuole i figli a sua immagine e somiglianza per cui gli sceglie l’amico, la scuola, ecc. Il padre con la patente… chi è? È quello che comunque dentro casa è in grado, in situazioni di emergenza o in assenza della moglie, di gestire la famiglia, rendendo meno pesante la sua assenza. Un altro è il “papà salmone”, quello che nuota controcorrente. Essere controcorrente oggi significa per esempio non avere in cucina, e quindi nel momento in cui la famiglia è riunita per il pasto, quell’intruso che chiamiamo televisore: un maestro subdolo che orienta le coscienze, orienta i costumi, ecc. È il papà che dice no al telefonino. Fino a tredici anni, infatti, i figli non devono avere il telefonino perchè non serve. È un papà che non è omologato, che ha le idee chiare, che sa dire al figlio: queste cose si possono fare, queste altre cose non si possono fare. Oggi purtroppo noi non diciamo né sì, né no: diciamo ni, cioè offriamo ai ragazzi l’ambiguità… L’altro papà importante, il più importante, è il “papà affettuoso”. Il papà che piange anche davanti ai figli, a differenza di altri che sembrano invulnerabili; che sa chiedere scusa…Se il bambino sa che per diventare grandi si piange anche, si chiede scusa, si sente capace di farlo, conclude che è bello diventare grandi. È il papà che sfodera entusiasmo, gioia per la vita, anche nell’andare incontro ad un nuovo giorno fatto di lavoro, di gioie e pure di dolori. Fotoservizio Paola Cocola Cupramontana - Leggere il ‘900 Convegno di studi su Giovanni Zuccarini a capitale del Verdicchio ricorda un al- della prof.ssa Costanza Geddes da Filicaia, che L tro suo eccellente figlio, grazie al Proget- ha parlato di “Zuccarini critico”. Nel pomerigto “Leggere il ‘900” della Provincia di Ancona, gio, coordinati dalla prof.ssa Paola Magnarelli, come già aveva fatto con Giorgio Umani lo sono intervenuti il prof. Maurizio Fiaschini che scorso anno e con Luigi Bartolini nel 2005. Il ha trattato le divagazioni musicali ne “Il Mago”, figlio illustre che è stato riscoperto è Giovan- il prof. Ruggero Morresi, con “Il linguaggio de ni Zuccarini, nato a Cupramontana nel 1876 e “Il Mago”: antropologia e politica”, la dott.ssa nipote di Oliverio Zuccarini, importante uomo Eleonora Ercolani su “Spigolature letterarie politico, a livello nazionale, degli inizi del ‘900. da Il Mago” e il dott. Riccardo Ceccarelli che Giovanni, pur essendo vissuto pochi anni, è ha chiuso la kermesse parlando di “Giovanni morto all’età di 47 anni si è fatto conoscere al Zuccarini: un cuprense nella cultura italiana”. mondo culturale e politico per aver creato e Una bella giornata che ha visto, purtroppo, una diretto due apprezzabili riviste, nei primi de- modesta affluenza di gente, soprattutto appascenni del ‘900, “Il Mago” e “La Nuova Gironda”. sionati e intellettuali universitari. La speranza, Inoltre ha mantenuto contatti epistolari con i come ha sottolineato Ceccarelli nel suo intergrandi autori ed intellettuali del ‘900: Pascoli, vento, è che si possano riscoprire e recuperare D’Annunzio, Papini e molti altri ancora. i tanti personaggi della Vallesina che sono riuQuesto omaggio è avvenuto con il convegno di sciti ad inserirsi nel panorama culturale naziostudi “Giovanni Zuccarini (1876-1923) – Un nale facendo conoscere la grandezza e la belintellettuale italiano tra XIX e XX secolo”, te- lezza delle Marche. nutosi nella giornata del 14 aprile, presso la Cristiana Simoncini Sala consiliare del Comune di Cupramontana, fortemente voluto dall’Amministrazione e patrocinata dall’Università di Macerata. Dopo il saluto del sindaco Fabio Fazi e dell’assessore Gianna Latini, l’introduzione del Rettore dell’Università di Macerata, il prof. Roberto Sani, che ha fatto anche da moderatore, e del preside della Facoltà di Lettere, il prof. Gianfranco Paci, la giornata ha visto il susseguirsi degli interventi della prof.ssa Paola Magnarelli, sulla “Vita e fermenti intellettuali in un contesto locale a cavallo tra i due secoli, del prof. Marcello Verdenelli, sui “Temi e percorsi della produzione letteraria di Zuccarini”, del prof. Roberto Cresti, che ha discusso di “Zuccarini e l’Arte” e Jesi 29 aprile 2007 11 Integrazione: dalle parole ai fatti – Alla scuola media Federico II cristianesimo e islam a confronto “Apprezziamo la bellezza di ciò che siamo” Nella mattinata di sabato 21 aprile i ragazzi della scuola media Federico II hanno avuto l’opportunità di riflettere, assieme al vescovo don Gerardo Rocconi e alla rappresentante islamica dott.ssa Asmae Dachan, sui fondamentali valori umani. Un incontro significativo, vivace, emozionante. Il primo di una serie che il dirigente Francescantonio Pezzimenti si propone di realizzare. Davanti alla giovane platea, i due espo- nenti religiosi hanno affrontato la tematica esaminandone i vari aspetti ognuno dal proprio punto di vista religioso, riuscendo a far emergere, nonostante “l’involucro” diverso, la sostanziale comunanza. “È importante cercare innanzitutto di umanizzare l’altra persona- ha esordito la dottoressa- Probabilmente, quando sentite parlare del musulmano nella vostra testa vi formate un’immagine fantasiosa. In realtà è un individuo come tutti gli altri. La persona, al di là di quello in cui crede, è un essere umano e come tale va rispettata. Sono qui proprio per parlare con voi in maniera costruttiva dell’altro, ascoltare le vostre curiosità, i vostri dubbi.” Vivere in armonia senza “ cambiarsi” “Al di là di quello che diremo noi- ha sottolineato il vescovo- ci interessano di più le vostre osservazioni. Ma è possibile andare d’accordo? È possibile vivere in armonia senza perdere la propria identità? Certamente lo è perché, anche se io e lei parliamo così amichevolmente, non è che alla fine io sono un po’ più musulmano e lei un po’ più cristiana. Andrà a casa con le sue idee, con la sua convinzione profonda, con la sua fede. Magari rafforzata ancora. In realtà, proprio partendo dalla nostra fede – io dalla mia, cristiana; lei dalla sua, islamica- avremo tanti motivi per volerci più bene tutti, rispettarci, tollerarci, stimarci. che, etniche. Quando ha aggiunto la dottoressaAnzi, più andiamo in profondità alla no- si parla di guerra fra è che l’integrazione non stra fede, e più capiamo che ogni persona le religioni, a me dà dipende dall’eliminazione è il frutto di un meraviglioso progetto divi- una sofferenza enordel velo, del crocifisso, e no, ha un valore immenso proprio perché me perché prima di altro, perché ci sono delle è una persona. Poi le altre sono scelte del- tutto non è guerra tra cose che non si possono la coscienza, di grandissimo valore perché religioni, ma sono gli eliminare, come il colore danno un senso alla nostra vita, ma non è uomini che si fanno la della pelle e i tratti somatidetto che io devo odiare un altro perché guerra non le religioni. ci. Questa è l’integrazione non è come me. Ogni giorno in televisione Anzi, uno più ha capiche qualcuno vuole inculvediamo tante immagini che ci fanno capi- to la propria religione care. In realtà abbiamo re l’odio che ci sta tra gli uomini. Ecco, oggi e più sa che la guerra non può essere: non paura di guardarci serenamente così come è importante che voi capiate che proprio si può ammazzare in nome di Dio, non si siamo per non scoprire che ciascuno di questo nostro parlare insieme stamattina può fare del male in nome di Dio. Questo noi, pur appartenendo ad un credo diverso, dimostra che è possibile stimarci a vicenda. significa che chi ammazza, chi fa il male, lo è portatore di immense ricchezze.” E quindi che anche tra di voi è possibile la fa lui, non in nome di Dio. Anzi, Dio pro- Quando cerco di stare nel gruppo dei miei stessa cosa.” prio non lo vuole. Gesù arriva al punto di compagni di classe, mi dicono di andare Una cultura condivisa dire che il male è meglio riceverlo piutto- via perché ho la pelle scura…ha ribattuto La formazione di ognuno di noi – ha con- sto che farlo.” Nourhen, I A. tinuato la dottoressa- avviene in spazi non Vivere nella gratuità “Ognuno di noi bisogna che impari ad apcomuni, come la famiglia, l’edificio reli- “Dio ha tanto amato il mondo da fargli un prezzare la bellezza di quello che è - ha gioso; ma anche in spazi comuni come dono: Gesù.” Il criterio di fondo è proprio raccomandato il vescovo- Soltanto se noi la scuola, un campo di calcio. E’ lì che questa mentalità del dono. Del vivere nella porteremo con dignità le nostre caratteavviene l’incontro, l’unione, il momento gratuità: come un dono. Allora prevalgono ristiche, prima o poi ci faremo conoscere di condivisione. Ecco, la sfida della scuo- valori universali come l’accoglienza, il ri- ed apprezzare per le nostre qualità umala pubblica è proprio quella di consentire spetto, la pazienza, il dono di sé stessi, la ne. Certo, questa differenza può essere una cultura accessibile a tutti, una cultura fiducia, il superamento di tante paure. Io percepita da bambini e ragazzi in maniera i cui valori siano condivisibili da tutti. Io non sono più cristiano quando ho messo drammatica e a volte ad essa si finisce per sono un frutto di questo percorso perché i sotto l’altro. Io sono più cristiano quando attribuire le diverse difficoltà che la promiei genitori sono di origine siriana, ma io ogni persona sono stato capace di amarla pria persona incontra nel suo percorso di sono nata in Ancona, ho vissuto a Jesi per come un dono: di servirla di più, di aiutarla sviluppo” cui la mia formazione è al tempo stesso di più, di rispettarla di più. Ogni persona. “Mi pare di aver capito che diverse relimusulmana e fortemente italiana, perchè Non soltanto chi la pensa come noi. Sa- gioni hanno in comune la figura della Maradicata in questa cultura fatta di concetti rebbe un grave errore se noi rivolgessimo donna. Questo può essere un primo passo letterari, storici, artistici…che sono ormai il nostro amore soltanto alle persone della per venirci incontro sul terreno di ciò che parte integrante di me. Il compito del- nostra religione o che la pensano come noi. abbiamo in comune” ha osservato il dirila scuola è proprio Il vero cristiano gente. questo: formare l’uoè misericordioso, “Sì, un capitolo del Corano è dedicato alla mo e la donna del cioè ha un grande figura di Maria, che si accompagna all’ardomani, al di là delle cuore. Questo è cangelo Gabriele – ha spiegato la dottoresdifferenze del colore l’unico modo per sa. della pelle, religioessere convinto Nella vostra religione si parla anche di se, di provenienza. della propria re- Gesù…allora dov’è la differenza? Ha doDare gli strumenti a ligione: imparare mandato Yassin. tutte le persone per ad avere un gran- “Nella nostra religione – ha continuato la sviluppare la propria de cuore.” dottoressa- c’è anche la figura di Gesù che crescita formativa e “Ci sono alcune per noi però non è il figlio di Dio ma un lavorativa. persone che non profeta. Anche quando si parla della sua Rispetto a quando ci accettano per crocifissione, la differenza sta nel fatto che andavo io a scuola, quello che siamo Gesù alla fine non muore. Per volere di Dioche ero l’unica strae questo mi fa in arabo Allah-, che non poteva permetniera assieme a mia male”, ha prote- tere che egli morisse in quel modo, ad un sorella, stamattina stato Soukaina, certo momento Gesù dà le sue sembianze constato che c’è una della II D. ad un’altra persona. Sulla croce viene a troscuola diversa, mol“Ogni persona varsi dunque Giuda mentre Gesù viene rito più colorata e vavale per quello chiamato in cielo: non muore ma ascende. riegata.” che è, perché è Il suo operato proseguirà poi con il profeta No al male in nome una persona; non Muhammad, in italiano Maometto.” della religione per quello che ha. Nessuno è così ricco da Il Vescovo brevemente chiarisce la visio“La persona umana- ha ripreso il vescovo non avere bisogno degli altri; e neppure ne cristiana della morte e resurrezione di dopo la breve spiegazione della dottoressa così povero da non avere qualcosa dall’al- Gesù sottolineando che la bellezza delsu che cos’è l’Islam- è una figura sacra in tro. Ognuno di noi ha bisogno degli altri e l’incontro va oltre le cose dette: proprio il tutto e per tutto, che esige rispetto e carità. ognuno di noi può donare qualcosa agli al- parlarsi serenamente insieme, con profonPer cui non si giustifica alcun atto di vio- tri. Se sapremo vivere con quest’idea, sarà da stima reciproca è un forte messaggio di lenza e prevaricazione sull’altro compiuto naturale volersi bene e andare d’accordo.” questa giornata. in nome delle differenze religiose, linguisti- “Un’altra cosa importante su cui riflettereFotoservizio Paola Cocola Per la tua pubblicità rivolgiti a Voce della Vallesina Cresima a Pianello Vallesina T rentuno ragazzi hanno celebrato la Cresima nella chiesa di Pianello Vallesina, lunedì 9 aprile. All’inizio della celebrazione i ragazzi hanno letto alcune riflessioni al Vescovo, sul perché hanno deciso di chiedere il dono dello Spirito che è sceso su di loro. “Don Gerardo, questo giorno per ciascuno di noi e per tutta la comunità è un grande momento di festa. Siamo contenti di averla tra noi oggi e di poter ricevere, tramite lei, il dono dello Spirito Santo. Il nostro cammino di fede, trova oggi col sacramento della Cresima, il suo momento più importante. Lo Spirito Santo ricevuto nel battesimo, celebrato per scelta dei nostri genitori, scende di nuovo su noi assicurandoci quella forza, quel coraggio per renderci perfetti cristiani capaci di testimonia- re con parole ed azioni Gesù Risorto. Sappiamo bene che non è facile tutto questo, che la strada che porta a Gesù è in salita perché le tentazioni sono molte. Ma sappiamo anche di poter confidare sull’aiuto misericordioso di Dio e di tutti quegli adulti che con l’esempio ci “parlano” di Lui, di quanto è bello seguirlo, invogliandoci a “riaprire le porte del cuore” ogni volta che l’egoismo, l’indifferenza, la pigrizia ce lo chiudono. La sua preghiera ci sostenga in questo cammino. Grazie, don Gerardo”. Foto Ubaldi 12 Jesi e Vallesina 29 aprile 2007 Convegno Internazionale di Studi su lorenzo lotto V Rivelazioni ed enigmi i sono artisti che, se pure a lungo indagati, restano un enigma. Così Lorenzo Lotto. Già oltre venticinque anni fa in un convegno tenuto ad Asolo più di trenta studiosi si erano dichiarati interessati a lui. Continuano ancora oggi, in numero crescente, a rivolgergli un’attenzione ravvicinata, ma certo non ancora tutto di questo artista è stato detto e decifrato. Sono tuttavia riusciti a gettare nuova luce su Lorenzo Lotto i relatori del Convegno Internazionale tenuto a Jesi il 15 aprile. Con “Storie del vissuto cittadino: identità e rappresentazione” Augusto Gentile (nella foto), ritenuto ‘padre iniziatore’ di molti cultori di storia dell’arte, ha considerato due temi strettamente relazionati: la committenza della ritrattistica del Lotto e l’identificazione dei personaggi rappresentati attraverso l’interpretazione di particolari simbolici che appaiono nel ritratto stesso. Si è ritenuto a lungo – ha ammesso il relatore – che fossero sufficienti ricerche d’archivio per decifrare compiutamente l’immagine. Non è del tutto vero. In archivio è possibile rintracciare informazioni spesso solo generiche e formali sulla storia del personaggio, non una sua identità psicologica di cui invece Lorenzo Lotto, proprio attraverso l’inserimento di dettagli rivelatori, si fa interprete e offre perspicacemente una lettura. Il relatore ha mostrato in diapositive diversi esempi a sostegno del suo enunciato: a soluzione pure di alcuni incerti ‘perché’ che inquietano l’osservatore. Non sempre però un attento esame può riuscire a spiegare compiutamente ciò che l’autore intendeva rappresentare. Elena Filippi ne ha parlato con “Una voce fuori campi: il disegno di Lucrezia, il paragone fra le arti e gli amici veneziani di Lorenzo Lotto”. Il ritratto in questione, famoso e a lungo studiato, presenta diversi complessi livelli di lettura e non a tutti è possibile trovare una razionale, esplicita giustificazione. Chi è la signora misteriosa del quadro? Una ricca dama? Una cortigiana? Un allegorico modello di castità, spesso rappresentato in opere di carattere nuziale? Si riconoscono segni di contrapposizioni: adorno-disadorno; nudità-panneggio sontuoso; allusioni di morte-vita. Richiami aristotelici, implicazioni filosofiche ed estetico-critiche, argomentazioni morali ugualmente sono suggeriti, ma prevalgono forse i riferimenti a una disputa, dibattuta allora a Venezia in ambienti colti, su quale fra tutte le arti fosse meritevole di un primato. Probabilmente è, appunto, la pittura: ma l’enigma resta, giustificando proprio ‘l’ambiguità’ come carattere maggiormente evidente dell’opera. Altro tema ha preso in esame un giovane studioso, Alessandro Delpriori, in “Tempo e spazio nel sistema narrativo della Pala di Santa Lucia”. Rifacendosi alla ‘Leggenda aurea’ di Jacopo da Varazze Lorenzo Lotto non volle qui presentare la storia della Santa come una semplice serie di illustrazioni. Scompose invece e ricompose la leggenda secondo sequenze simili a quelle di un testo drammatico, ricorrendo ad espedienti teatrali che aveva appreso attraverso l’arte di scenografi allora attivi a Venezia. Due le ambientazioni, Catania a Siracusa: due anche gli impianti ideologici a confronto: il mondo pagano contrapposto a quello cristiano. Una visione a tutto campo e vivacemente descrittiva di secoli di storia dell’arte ha preliminarmente presentato Vittorio Sgarbi con “Lorenzo Lotto e Simone de Magistris”. Passando a spiegare che il motivo della relativa considerazione di cui ha goduto Lorenzo Lotto è giustificabile dal fatto che le sue committenze provenivano non da classi nobili, ma generalmente dalla ricca borghesia, ha fermato l’attenzione sui rapporti non solo artistici intercorsi fra Lorenzo Lotto e uno dei suoi più valenti allievi. Non proprio tranquilla dovette essere la dipendenza dal maestro che certo non aveva facile carattere. Pochissimo tempo Simone de Magistris restò alla sua scuola, poi se ne andò, prefiggendosi di fare tutto il contrario di quello che Lorenzo Lotto gli aveva insegnato. Il confronto fra i due stili lo dimostra chiaramente. Non ne risulta sminuita, ma esaltata, la validità dell’uno e dell’altro pittore. Se vi furono in ogni modo fra i due contrasti d’idee non meraviglia. Non hanno mai avuto temperamento facile e conciliante gli artisti, consapevoli di essere depositari, con la loro arte, di un bene preziosissimo, da difendere tenacemente e incondizionatamente. Fotoservizio di Majolati Riaperto il Museo Spontini D opo la sosta invernale, con le festività pasquali è stato riaperto l’Archivio, Biblioteca, Museo Gaspare Spontini di Majolati, ospitato nella casa del Musicista dove si spense il 24 Gennaio 1851. Come ogni anno, in un’azione progressiva di riqualificazione, sono stati realizzati nuovi investimenti e apportate delle migliorie, salutate da un afflusso veramente straordinario di visitatori. Infatti, a Majolati si è soliti ricevere specialmente appassionati di Musica, quindi piccoli numeri, mentre il grande pubblico è attratto specialmente da luoghi meno specialistici; invece grazie all’attenzione e ai servizi realizzati anche dalla sede Rai regionale c’è stata un’affluenza notevole di visitatori motivati. I lavori di maggiore rilievo hanno riguardato l’impianto di sicurezza, completamente rinnovato; ma anche le nuove teche verticali per l’esposizione e la protezione delle opere più significative: i ritratti di Gaspare Spontini, Celeste Erard e i bozzetti delle opere del periodo francese. Sono stati delineati i nuovi percorsi che permettono intanto di rinnovare la fruizione da parte del pubblico, nello stesso tempo sono stati delineati i grandi centri d’interes- se che caratterizzano il nuovo allestimento. Al piano terra continueranno i lavori con l’apertura al pubblico di altre due sale ricavate nelle ex cucine di Casa Spontini. Con la sistemazione dei mobili della ex Farmacia sarà allestita la sala della Biblioteca, dove sarà possibile esporre le edizioni più interessanti e coreografiche, aumentando così anche la metratura dell’area destinata al visitatore. Nel primo piano, una grande sala sarà riservata agli Erard, famiglia a cui si dedica grande attenzione non solo per la presenza di due importantissimi strumenti, ma anche perché Spontini, oramai trentasettenne, aveva sposato la splendida Marie Celeste Erard, di ben sedici anni più giovane, con cui strinse un sodalizio di grande ed intenso amore. L’altra sala grande è destinata alla biografia spontiniana, raccontata attraverso documenti, molti autografi, che segnano le cesure di questa vita così ricca di eventi e allo stesso tempo scandita da luoghi e da grandi azioni artistiche. Le tre sale più piccole, ma più dense, ricordano l’arte spontiniana attraverso i quattro dipinti delle opere francesi, ma anche at- traverso le partiture, i bozzetti dei costumi e le immagini dei cantanti. Il secondo piano si è arricchito dagl’ultimi tessuti di Gaspare Spontini, attraverso ritrovamenti causali, con alcune tele che ancora riportano le cifre del Maestro. Notevoli le porcellane, alcune illustrano finemente la storia della musica, bella la divisa. Pensando che nei primi anni del Novecento erano presenti oltre sessanta onorificenze del Musicista ora rattrista un po’ vedere solo il titolo di conferimento della Legione d’onore, ma ci sono speranze per incrementare ulteriormente la dotazione già ricca e specialistica. Accanto a questa opportunità turistica esiste l’attività di studio e di consulenza che parte dalle scuole, prosegue con le Università della Terza Età e si consolida che studenti universitari o del Conservatorio. Quest’anno si celebra il bicentenario de La Vestale e, grazie ad alcune opportunità offerte dalla legislazione sul lavoro, sarà possibile fruire del Museo sia nei pomeriggi dei fine settimana, sia nelle mattinate delle giornate lavorative. Marco Palmolella “La panchina” di Longhi “La panchina” è il libro di poesie dialettali di Lucio Longhi che sarà presentato sabato 28 aprile alle ore 17 nella sala della seconda circoscrizione in largo San Francesco a Jesi. Il libro delle edizioni Gei raccoglie sonetti in dialetto jesino che l’autore ha scritto per diverse situazioni della vita quotidiana, descrivendo con semplicità e piacevolezza momenti che riguardano tutti. Il libro sarà presentato da Augusta Franco Cardinali con una introduzione del direttore di Jesi e la sua Valle, Dino Mogianesi e la lettura, da parte dell’autore, di alcuni sonetti. A Lucio, che da tempo collabora con Voce, gli auguri di continuare ad essere, grazie alla poesia dialettale, strumento che aiuta a non dimenticare e che invita a tenere gli occhi ed il cuore aperti nelle diverse situazioni della vita. b.t. Il gruppo Rinnovamento nello Spirito organizza un pullman per partecipare il 12 maggio, a Roma, al Family Day. La famiglia ci sta a cuore, e crediamo che difenderla non sia un impegno da delegare ma da assumere personalmente. Essere presenti a Roma vuole esserne testimonianza. La partenza sarà alle ore 8 della mattina da Porta Valle, Jesi. La manifestazione si svolgerà nel pomeriggio in piazza S. Giovanni in Laterano e terminerà intorno alle ore 19. La quota di partecipazione è di € 15. Le prenotazioni si possono effettuare presso tutte le Parrocchie entro il 5 maggio. A Roma per il Family Day In collaborazione con Voce della Vallesina I sacerdoti aiutano tutti. Aiuta tutti i sacerdoti. Ogni giorno 39 mila sacerdoti diocesani annunciano il Vangelo nelle parrocchie tra la gente, offrendo a tutti carità, conforto e speranza. Per continuare la loro missione, hanno bisogno anche del tuo aiuto concreto: di un’offerta per il sostentamento dei sacerdoti. Queste offerte arrivano all’Istituto Centrale Sostentamento Clero e vengono distribuite tra tutti i sacerdoti, specialmente a quelli delle comunità più bisognose, che possono contare così sulla generosità di tutti. Offerte per i nostri sacerdoti. Un sostegno a molti per il bene di tutti. Per offrire il tuo contributo hai a disposizione 4 modalità: L’offerta è deducibile: • Conto corrente postale n° 57803009 Per chi vuole, le offerte versate a favore dell’Istituto Centrale Sostentamento • Carte di credito: circuito CartaSi chiamando il numero verde 800.82.50.00 Clero sono deducibili fino ad un massimo di 1032,91 euro annui dal proprio • Bonifico bancario presso le principali banche italiane reddito complessivo ai fini del calcolo dell’Irpef e delle relative addizionali. • Direttamente presso l’Istituto Sostentamento Clero della tua diocesi. Per maggiori informazioni consulta il sito www.offertesacerdoti.it C H I E S A C AT TO L I C A - C. E . I . C o n f e r e n z a E p i s c o p a l e I t a l i a n a 14 In dialogo 29 aprile 2007 Jesi – Amministrative: ormai si corre in cinque Farmacie di turno a Jesi Farmacie di turno a Jesi Venerdì 27 aprile Martini, sabato 28 Calcatelli, domenica 29 Grazie, lunedì 30 Comunale 1, martedì 1° maggio Cerni, mercoledì 2 Comunale 2, giovedì 3 Grammercato, venerdì 4 Coppi, Sabato 5 Moretti, domenica 6 Barba. Farmacie di turno in Vallesina Venerdì 27 aprile Angeli, sabato 28 Poggio San Marcello, domenica 29 Castelbellino, lunedì 30 Moie (Lucarelli), martedì 1° maggio Montecarotto, mercoledì 2 Pianello Vallesina, giovedì 3 Moie (Angelico), venerdì 4 Macine, sabato 5 Moie (Lucarelli), domenica 6 Angeli. In ricordo 13-9-1917 25-3-2007 Anniversario 16-4-2006 16-4-2007 Arrivano altre due importanti novità Unità socialista e Psdi presentano un candidato sindaco; Quercia e Margherita uniti nell’Ulivo con una sola lista. Sono le ultime novità del travagliato cammino di Jesi verso le elezioni amministrative. I socialisti, italiani o jesini che siano, confermano la loro ultra divisione al punto che non tutti se la sentono, nella nostra città, di convergere con l’Sdi che appoggia Melappioni, ma decidono di mettere in piedi una nuova lista con tanto di candidato sindaco nella persona di Vincenzo Sorana. Così gli aspiranti alla prima poltrona della città ora sono cinque. Per la verità gli ultimi arrivati si rendono ben conto che non andranno molto lontano con i voti: nessuna aspirazione al ballottaggio, sanno che le loro forze sono modeste, molto modeste. E tuttavia lasciarsi assorbire fin dal primo mo- mento da “compagni” con i quali non sempre hanno condiviso scelte e programmi, non se la sentono. Si tratta di una separazione provvisoria o definitiva? Insomma nel ballottaggio tra Belcecchi e Melappioni si ritroveranno insieme o permarranno le distinzioni? Si tratta di vedere dove punta Serrini o chi per lui. *** L’altra rilevante novità è la decisione del partito di maggioranza relativa, la Quercia, e della Margherita, di presentarsi con una sola lista: l’Ulivo. Due partiti che passano per la maggiore e che hanno costituito il nerbo dell’amministrazione scioltasi pochi giorni fa, fanno esattamente il contrario dei partitini che, minimi che siano, presentano le loro trenta candidature a consiglieri. E’ che diessini e Margherita vogliono dar la prova in anteprima della “rivoluzione” avvenuta in questi giorni in sede nazionale: si sono sciolti Quercia e Margherita per dar luogo ad un unico partito: il Partito democratico. C’è chi ancora va verso le divisioni: questi due grandi partiti hanno il coraggio della fusione. L’esperimento reggerà alla prova dei fatti? Reggerà di fronte al voto di fiducia dei cittadini? Lo sforzo di unificarsi sarà premiato o punito? A Jesi la fusione nell’Ulivo limita i candidati da 60 a 30: una forte riduzione nell’impegno di conquistare il voto. Si punta sull’intelligenza dell’elettore che dovrebbe premiare chi ricerca ampi punti di convergenza e di unione, compresa quella della semplificazione del quadro partitico locale. Chi ha ragione lo deciderà l’elettorato. v.m. Jesi – Aperta la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Comunale Che occasione persa, ingegner Pieralisi! O Jolanda Fossi ved. Fioravanti Rimanga nel cuore di chi la conobbe il ricordo della sua vita onesta e laboriosa. I figli, la nuora, i generi, i nipoti, i pronipoti ad un mese dalla sua scomparsa con affetto e gratitudine. Ing. Giuseppe Lenti Se ne è andato lasciando un vuoto grande ma anche una indicibile traccia di bontà, coraggio e cultura. Ha dedicato la sua vita alla famiglia e alla comunità civile ed ecclesiale che lo ricordano con stima e riconoscenza. rmai che i giochi sono chiusi e tutti gli schieramenti hanno ormai fatto le proprie scelte e presentato i loro candidati a sindaco, è possibile, senza tema di essere tacciati di partigianeria, fare qualche commento su cosa (o chi) poteva essere ed, invece, non è stato. Ad un certo punto, fra i tanti richiami lanciati, ami buttati e nomi civetta, qualcuno (non ricordo chi) aveva fatto il nome dell’Ingegner Gennaro Pieralisi. A qualcuno (compreso il sottoscritto) si era aperto il cuore (e la mente) alla speranza. Vuoi vedere, pensavamo, che, finalmente, possiamo sperare nella candidatura del massimo rappresentante cittadino di quella classe sociale, piccoli e medi industriali, artigiani, imprenditori, che hanno forgiato il mito della “piccola Milano delle Marche”? Vuoi vedere che questa è la volta buona che il campione cittadino del “modello marchigiano” esporta nel governo della città tutte le sue capacità imprenditoriali per metterle al servizio della cittadinanza? Grande (almeno per i “bempensanti”) è stata la delusione nel comprendere che il nome dell’Ingegnere era soltanto una boutade preelettorale, una candidatura di un giorno, solo per sviare temporaneamente l’attenzione da argomenti più scottanti e dalle modeste soluzioni che, poi, ci sono state proposte. Ma ancora più grande è stata la delusione per la reazione dell’Ingegner Pieralisi alla sua possibile candidatura, liquidata con il commento che lui fa l’imprenditore, non il politico. Mettetela come vi pare, ma è triste pensare che all’esponente della più antica famiglia industriale cittadina, allo jesino più jesino di tutti i nostri industriali, non passi neanche per l’anticamera del cervello l’opportunità di prendere per mano la città dei suoi vecchi, la città dove vive e lavora, la città dove vivono e lavorano i suoi operai, la città nella quale ha dimostrato tutte le sue capacità, per farla risorgere dalle sue ceneri e farla crescere e prosperare, così come fecero gli Olivetti a Ivrea, gli Agnelli a Torino, i Merloni a Fabriano … Che occasione persa, Ingegnere! Ci pensi, fra cinque anni. Paolo Marcozzi 15 Non solo sport 29 aprile 2007 BASKET Ai play-off promozione contro Caserta Legalita’, sicurezza ed integrazione L a Confartigianato della provincia di Ancona ha promosso, lo scorso 20 aprile, presso la sala polivalente di Pianello Vallesina, un convegno di enorme attualità, dal titolo “Legalità, sicurezza ed integrazione: condizioni di sviluppo”. La tematica è stata affrontata in seguito ai problemi sulla sicurezza rilevati dalle imprese artigiane che operano nella Vallesina. E che l’argomento fosse di grande interesse lo ha dimostrato l’affluenza, visto che la sala era gremita di gente: artigiani della zona, rappresentanti della Confartigianato e degli enti sindacali, sindaci della Vallesina, forze dell’ordine e giornalisti. Al dibattito, dopo i saluti e le testimonianze in merito al tema, dei vari presidenti di categoria degli artigiani di Jesi (Ubaldo Benigni), di Pianello (Katia Sdrubolini) e di Cupramontana (Alfiero Capogrossi), sono intervenuti: il dott. Giovanni D’Onofrio, Prefetto di Ancona, il dott. Roberto Oreficini, Capo dipartimento Protezione civile, Giancarlo Sagramola, vice – presidente Ente Provincia, il prof. Ennio Pattarin, dell’Università politecnica delle Marche e Giuseppe Carancini, della Confartigianato di Jesi ed organizzatore della manifestazione. Ha moderato e concluso il convegno Giorgio Cataldi, segretario provinciale Confartigianato. Quello che è emerso dai vari relatori è che nella nostra Regione, rispetto alle altre italiane, ancora vi è un buon rapporto tra qualità della vita e sicurezza, anche se, nel particolare, l’incremento dei furti a danno di imprese e di privati è aumentato a dismisura negli ultimi anni, insieme alla crescita della contraffazione, dell’abusivismo, dell’illegalità e dell’immigrazione. La Confartigianato spiega come nell’ultimo anno, le aziende di proprietà di extra-comunitari siamo aumentate del 20%, cioè su mille aziende circa, 200 sono di stranieri. Sagramola ha sottolineato come si stia vivendo un divario tra realtà e percezione della sicurezza: in realtà le Marche sono una delle Regioni più sicure in Italia, ma la percezione molto forte dei cittadini che ci vivono è che, qualcosa, nel nostro territorio, stia cambiando in senso negativo. Allora da parte di tutti gli interlocutori è emersa la necessità, per far sì che la qualità della vita sia sempre al top, di rafforzare l’ordine pubblico (carabinieri, polizia, vigili urbani, protezione civile), di attuare una collaborazione tra privati ed enti pubblici, ma soprattutto di creare quell’aggregazione, quell’integrazione con lo straniero che è necessaria per rendere il territorio più sicuro. In conclusione Cataldi, tirando le somme di tutti gli interventi fatti, ha ricordato come sia importante non far radicare nel territorio questa delinquenza fatta di furti ed illegalità, che sempre più sta iniziando a prendere campo nelle nostre zone, producendo un senso di insicurezza. L’arma vincente allora è: educazione, integrazione e repressione. Cristiana Simoncin Foto Candolfi Centro sportivo Italiano Campionati provinciali CALCIO A 5 Allievi Nella prima giornata di andata del CSI Cup 2007 il CSI Champion ha clamorosamente battuto per 15-1 la Clementina guadagnandosi i suoi primi tre punti della classifica. Juniores Nella prima giornata di andata del CSI Cup 2007 per questa categoria l’Oratorio San Gaspare del Bufalo ha battuto 7-3 il CSI Champion. Il Centro 2Yuo ha avuto la meglio per 12-5 sul Barcalù/Oratorio Montedago. Il CSI Gaudio, primo in classifica con tre punti, al pari delle altre due squadre vincitrici, ha battuto 13-1 la Clemen- tina. Open Nella sesta giornata di andata del Girone Top, dopo un pareggio di 4-4 la Rossi Telecom, prima in classifica con 14 punti, batte ai rigori per 8-6 la sua diretta inseguitrice a pari punti A.S. Real Chiaravalle c/5. La San Pietrina, seconda in classifica con 12 punti, ha la meglio di gran carriera per 5-0 sulla Push Pull. Dopo un pareggio di 5-5, l’Ati Trasporti C5 batte ai rigori 4-2 l’ASC Casenuove. Nella sesta giornata del Girone Over, la Termoidraulica Mosca, prima in classifica assoluta con 15 punti, ha la meglio per 4-3 sull’Anspi Agugliano Fileni Bpa, il sogno continua U na grande Fileni Bpa compie quella che due mesi fa era considerata un’impresa impossibile: raggiungere i play-off promozione. Domenica scorsa gli jesini hanno piegato al PalaTriccoli la tenace resistenza del Ferrara (91-80). Decisiva però, è stata la contemporanea sconfitta di Fabriano ad Imola (80-73), che ha così permesso agli uomini di Capobianco (nella foto di Candolfi) di allungare la stagione. La classifica finale della stagione regolare: Rieti, Rimini e Caserta 44 punti; Soresina 38; Pesaro 36; Ferrara 34; Pavia 30; Fileni Bpa Jesi e Casale M. 28; Fabriano 26; Montecatini, Castelletto T. e Sassari 24; Reggio Calabria 22; Imola 20; Novara 14 punti. I verdetti: Rieti promossa in serie A; Il tabellone di play-off promozione Quarti di finale: Rimini (2°) – Casale (9°); Pesaro (5°) – Ferrara (6°); Caserta (3°) – Fileni Bpa Jesi (8°); Soresina (4°) – Pavia (7°). Le date: domenica 29 aprile (gara 1), martedì 1° maggio (gara 2), venerdì 4 (gara 3), domenica 6 (eventuale gara 4), mercoledì 9 (eventuale gara 5). Gara uno, due e l’eventuale bella si giocano in casa della meglio piazzata. Imola e Novara retrocesse in B. Oggi, domenica 29 aprile, scattano i play-off, che mettono in palio l’altro biglietto per la serie A. La Fileni Bpa se la vedrà con Caserta, dell’esperto tecnico Marcelletti e del duo americano TylerMcKie. All’andata finì 81-66 per i casertani, mentre al ritorno 72-58 per gli jesini. Giuseppe Papadia Calcio Eccellenza Speranze inaridite A Caldarola la Jesina si inceppa (0-0). Il Real cede tutto con la Biagio (0-1). Real Vallesina A Moie i nostri son partiti a tutto gas, mettendo alle corde i pur blasonati biagiotti di Chiaravalle e costringendo il loro portiere ad un paio di interventi fuori ordinanza: era il guizzo delle speranze residue, perché poi gli ospiti rispondono decisamente. Per diverse altre occasioni il su e giù delle due squadre fa onore ai contendenti: i nostri appesi grintosamente al filo ed i biagiotti protesi a realizzare i tre punti per la salvezza. Questa arriva con un perfetto bolide di Ciabattoni, che … smentisce il cognome e sigla lo zero a uno, vincente. Il Real abbassa bandiera e amaramente retrocede in categoria inferiore. Dopo cinque anni di ottime prestazioni in Eccellenza, il Real Vallesina scende. No- nostante tutto, il bilancio del quinquennio presenta motivi di rimpianto, ma anche gratificanti. Jesina mo stampando. Arriverete prima voi! Forza, Leù! Vir Promozione Il Castelplanio, nella sua tana, perde per la prima volta nel 2007, dopo una striscia di 14 risultati positivi. I pesaresi della Vis, pur avendo incassato un gol alla mezzora da Topa, non si sono arresi, raggiungendo e superando i nostri con una doppietta di Giovanelli ed è l’1-2 amarissimo. A Caldarola, i locali, opposti alla nostra Jesina, temevano il peggio, data la situazione pericolante dei loro portacolori e la gran sete di punti, necessari ai leoncelli per agganciare i playoff. Questi timori hanno indebolito i nostri e spinto i caldarolesi a giocarsi tutto. Di conseguenza, la nostra ben solida difesa ha retto, mentre, Prima categoria come spesso è accaduto in Cupramontana vince con questo campionato, il gol la Passatempese (1-0) e non è arrivato. E malinco- la sorpassa al terzo ponicamente siamo arrivati sto. San Marcello perde al fischio finale con lo … ad Albacina (1-0). Monzero a zero! serra batte la Spes (2-1). Prospettive per i playoff? E’ necessaria la vittoria Seconda categoria nel prossimo incontro al Alla Aesina il derby con Comunale jesino contro il Castelbellino (2-1). Al quotato Piano San Laz- Monsano quello con zaro e, accanto a questo l’Aurora (0-1). Borgo Mirisultato, vedremo cosa ci nonna batte Candìa (3-0). regala lo svolgimento delle La Sampaolese impatta altre partite: speranze an- con l’Agugliano-Polvericora accese, mentre stia- gi (0-0). Senior. Il Montecarotto batte 4-2 la S.S. Virtus Moie. L’Anspi Agugliano Junior invece viene battuto 2-3 dall’MMS. VOLLEY Sabato alle 15, differita Rai Tre CORRINSIEME Domenica prossima alle ore 9 presso Montignano di Senigallia avrà luogo la quarta edizione del CORRINSIEME 2007, una giornata di amicizia, solidarietà e sport all’aria aperta. Consisterà in 9 Km di gara podistica competitiva, 4,5 Km di camminata e 1,5 Km di passeggiata con caccia al tesoro per bambini e ragazzi. A tutti i partecipanti verrà donato un ricco pacco gara, e molti premi per tutte le categorie. p.s. nella tana delle venete è finita 3-0 (parziali: 25-23, 25-16, 25-13) per le jesine, che hanno dovuto faticare solo nella prima frazione. Buona prova di tutta la squadra, comprese Calloni e Cella entrate a partita in corso. Mercoledì 25 le “prilline” hanno disputato al PalaTriccoli l’attesissimo scontro diretto con la capolista Novara. La classifica dopo l’ottava giornata di ritorno: Novara 51 punti; Monte Schiavo Banca Marche Jesi 46; Bergamo e Pesaro 42; Perugia 39; Vicenza 24; Padova 23; Chieri 22; Altamura 19; Santeramo 17; Piacenza 12; Forlì 5 punti. Monte Schiavo, occhio alla trappola Chieri a Monte Schiavo Banca Marche vin- Oggi, sabato 28 aprile, Togut e comL cendo a Vicenza ha consolidato il pagne sono ospiti del Chieri (ore 15), suo secondo posto. Domenica scorsa altra formazione in cerca di un buon piazzamento nei play-off. La gara sarà ripresa dalle telecamere di Rai Tre, che trasmetterà una sintesi dell’incontro nel corso del programma “Sabato Sport”. Quella piemontese è una compagine che ha cambiato molto la sua rosa. Alla corte del tecnico Guidetti è arrivata la forte opposta azera Mammadova, che ha trascinato le torinesi dalla zona salvezza a quella play-off. Completano la rosa, la brasiliana Erika e la giovane azzurra Fiorin. All’andata finì 3-0 per le rossoblu. Ex di turno è la regista jesina Marinova per due anni a Chieri. Gip WWWBPAIT Pianello Vallesina – incontro promosso dalla Confartigianato