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Giovedì 2 Agosto 2012 Corriere del Mezzogiorno
NA
Sport
La tecnica
L’evoluzione dell’attaccante azzurro dal Foggia di Zeman ad oggi. L’importanza della scuola italiana
di MONICA SCOZZAFAVA
La terza puntata della nostra
«Insigne story» punta l’attenzione sulle doti tecniche e fisiche dell’attaccante. I suoi gol, il rigore
tattico e le differenze con Lavezzi
NAPOLI - Due centimetri in meno di Diego Armando Maradona, sotto di sei rispetto a Lionel Messi. Non che l’astro nascente
del Napoli, Lorenzo Insigne, possa essere
paragonato a fenomeni del calcio mondiale
che fu e che è. Ma il parallelismo regge, per
ora, solo sull’assioma (che in determinati
ruoli del calcio vale) che la classe ed il talento non possono misurarsi in centimetri. Insigne ha fisico e tecnica, rispetto ai campioni di cui sopra dovrà dimostrare continuità
negli anni. Dovrà reggere le pressioni e crescere. La statura, che per alcuni da piccolo
era un problema, è diventata il suo punto
di forza, infatti il baricentro basso che metaforicamente lo colloca nel subbuteo, lo rende spesso imprendibile agli avversari. Altra
caratteristica: le sue giocate non sono mai
l’una uguale all’altra. E’ imprevedibile, eppure non indisciplinato. Forse è questa la
principale differenza con Lavezzi. Mazzarri
Rigore tattico e fiuto del gol:
la seconda vita di Insigne
Scatti e dribbling, potenza e fisicità: ecco le perle più belle
Le differenze con Lavezzi e i cambiamenti con Mazzarri
deve spiegargli i meccanismi, non la posizione in mezzo al campo. Qualcuno ha definito Insigne l’erede di Lavezzi. Effettivamente è geniale quanto il pocho, ma è più
potente ed ha maggiore fiuto del gol.
Il Pocho si muove più da seconda punta,
è anarchico. Quasi rifiutasse lo schema,
mentre Insigne tende ad assecondarlo. Lavezzi non proviene dal settore giovanile italiano. E’ cresciuto calcisticamente senza
educazione, senza rigore. Non a caso, con
Mazzarri (maestro del rigore tattico) in due
anni ha avuto una evoluzione. Probabilmente affinerà la sua tattica con Carlo Ancelotti, altro educatore italianista. Insigne, al
contrario, si è nutrito di tattica, ha imparato. Si è sacrificato, ha ben chiaro il perimetro di campo entro quale muoversi. I suoi
gol sempre un concentrato di tecnica e potenza. Qualche esempio: la doppietta col Pescara firmata nel 6-0 rifilato all'imbarazza-
to Padova in casa fu uno show. Il primo
gol: destro a giro dal limite, dal vertice destro dell'area, alla Del Piero. Il secondo: controllo a seguire in velocità, quasi a centrocampo e tutto defilato sulla fascia sinistra,
con finta e dribbling volante sul difensore,
scatto da Bolt verso l’area e tocco morbido
di destro in porta. Come se il pallone fosse
il boccino del biliardo. E ancora, stop di velluto e destro dinamite in area, con il Sassuolo; e poi, una magia simile a quella regalata
con il Bayer al San Paolo, ma conclusa in
gol: scatto bruciante, dribbling e conclusione alla Careca. Era contro il Torino, così Insigne salutò il Pescara.
La sua nuova vita è cominciata il 10 luglio, a Dimaro, e proseguirà attraverso l’iniziazione ad un altro calcio, quello di Walter
Mazzarri, che certo si gioverà di ciò che il
talento di Frattamaggiore ha imparato nel
❜❜
Grande potenza e
tecnica, come dissi
qualche tempo fa ad
Ancelotti, è un calciatore
che fa sempre la cosa
giusta al momento giusto
Arrigo Sacchi
biennio passato e che comunque prevederà
esercitazioni e movimenti diversi, in ossequio ad una strategia tattica differente. L’Insigne che è esploso nel calcio è l’esterno naturale del 4-3-3 di Zeman, il maestro del calcio offensivo, l’uomo dei tagli, delle diagonali, dei sette uomini al di là della linea della palla. Insigne nasce trequartista o secondo punta e con Zeman, prima a Foggia e
poi a Pescara, si evolve e viene mutato geneticamente nell’esterno (alto) del tridente,
avendo sensibilità con entrambi i piedi. Lui
I due maestri
Dal calcio offensivista agli schemi
del Napoli dove la fase passiva
diventa fondamentale nell’equilibrio
e nello sviluppo del gioco
è destro, ma gioca indifferentemente a destra o a sinistra. E, comunque, come da codice zemaniano, a lui viene chiesto di appoggiarsi sulla sponda del centrale e poi
cercare la porta dalla distanza o attraverso
l’inserimento.
La crescita tattica di Lorenzo Insigne è
stata evidente soprattutto nell’ultima stagione, caratterizzata da una concretezza a
tutto campo, dalla capacità di andare a coprire (sino a scalare alla propria area per
accompagnare la fase difensiva) e dunque
di assicurare alla squadra gli equilibri necessari: merito di un fisico esplosivo e anche di una condizione atletica rilevante.
Con Zeman, la porta viene attaccata in massa, è vero, ma - lo dicono pure le statistiche - sono gli esponenti del fronte offensivo a godere dei maggiori vantaggi: merito
della pressione nei sedici metri, che favori-
Foggia, Pescara e Napoli: le esultanze
sce i tre terminali sulle percussioni degli
esterni. L’Insigne dei due anni trascorsi alla corte del boemo ha avuto modo di giocare con colleghi rapidi, strutturalmente normali - Immobile, ad esempio; o anche Sansovini; e prima ancora Farias - oppure a lui
simili, come Sau. Calciatori dediti all’uno-due, alla spinta centrale per andare a
chiudere dopo il dialogo nello stretto con
la mezzala che corre a sostegno o con lo
stesso fluidificante che ha spinto.
Diciannove reti in serie C, diciotto in serie B: alcune prodezze a campo largo, dove
le doti anche da contropiedista si staccano
dalla media; oppure giochini da maghetto
estrapolati dal caos dell’area di rigore.
Insigne ha dimostrato di saper divertire
sia di qua che di là, di essere sufficientemente altruista e però anche un pizzico
egoista, caratteristica che non si può estirpare ad alcun attaccante che sia tale. Si può
ma ha la stessa bravura di quello precedente. Aveva già avuto modo di conoscere i
meccanismi di Walter Mazzarri nei sei mesi precedenti al trasferimento (in prestito)
alla Cavese, quando il tecnico toscano ebbe
anche il tempo di farlo esordire in prima
squadra. I ritiri stagionali fatti a Dimaro prima di raggiungere Zeman a Foggia e poi a
Pescara sono fotografie comunque fisse
nella memoria di chi come lui era consapevole di dover farsi le ossa prima di rientrare alla base. Ha ritrovato Mazzarri e ne è
felice. Sta acquisendo i suoi schemi, si è
messo al servizio della causa con umiltà
ma forte personalità. Lorenzo Insigne è già
un idolo del San Paolo, la gara col Bayer Leverkusen gli ha detto che ad ogni tocco di
palla, c’è un pubblico che lo incita, lo applaude. Vuole il massimo da lui.
(3-continua)
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sicuramente mitigare e Walter Mazzarri è
già lì a lavorarci, a chiedere di non cercare
la giocata a tutti i costi se c’è un compagno
libero in area.
Con Mazzarri, nel 3-5-1-1, chi sta a supporto del centravanti ha un campo teoricamente più ampio, ma si ritrova con un riferimento più verticale. La fase passiva include una copertura (probabilmente) sul regista basso avversario, quella attiva invita a
scegliere i tempi giusti per l’inserimento,
un’attenzione maggiore per chi è vertice alto (al cui servizio si è dediti), che può utilizzare le seconde palle o anche il movimento
oscillante dell’uomo-boa. Aperture centrali sugli spostamenti dell’avversario attraverso la circolazione della sfera e il cambio
gioco, con palla dentro per chi viene a rimorchio.
Un altro Lorenzo Insigne sta per arrivare
❜❜
Lorenzo abbina
la corsa a grandi
doti tecniche
Ha dimostrato di avere
qualità enormi e il
giusto temperamento
Pampa Sosa