Un allenatore profeta in patria che non si spaventa davanti a nulla
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Un allenatore profeta in patria che non si spaventa davanti a nulla
2 Lunedì 31 Maggio 2004 IL TIRRENO Un allenatore profeta in patria che non si spaventa davanti a nulla WALTER MAZZARRI D Walter Mazzarri. Allenatore. È nato l’1 ottobre 1961 a San Vincenzo. Prima di iniziare la carriera di tecnico, è stato un centrocampista di buon livello. Inizia nelle giovanili della Fiorentina, dove viene definito il «nuovo Antognoni». Curriculum da girovago con tappe Pescara, Cagliari e Reggiana, ritorno fugace a Firenze per ripartire verso Empoli dove rimane 5 anni, contribuendo (stagione 85-86) alla prima storica promozione degli azzurri in serie A. Nel 1988-89 viene ceduto al Licata, passa a Modena (vince il campionato di C1), poi Nola, Viareggio, Acireale (promozione in B) per poi l’anno successivo, allo spareggio, trasformare il rigore che decretò la retrocessione del Pisa. Il torneo seguente appende le scarpette al chiodo alla Torres. Da tecnico inizia come secondo di Ulivieri prima a Napoli e poi a Bologna. Con la società rossoblù guida anche la Primavera per poi scendere ad Acireale in C2, chiudendo al nono posto, per approdare a Pistoia in C1 (decimo). Da quest’anno a Livorno. Ha il contratto in scadenza. le e a Pistoia, ma tecnico emergente. Livorno sesto, dopo il girone d’andata, con 35 punti a due lunghezze da Messina e Piacenza. Livorno sempre tra le prime nel girone di ritorno. E attorno a Mazzarri si è scatenata un’asta incredibile: Bologna, Chievo, Siena, Lecce, Reggina, Catania tutte società ai suoi piedi. Il Livorno non ha voluto mettere pressioni al suo tecnico che a luglio aveva firmato per una sola stagione. Andrà via? Forse. Ma niente è deciso. Questo è il momento di pensare ad altre cose, come ad esempio a ciò che ha saputo fare: è vero che poteva sfruttare un potenziale offensivo notevole e invidiabile ma altrettanto vero che si è vista la sua mano, nel gioco, negli schemi e nelle scelte. Il Livorno è una delle squadre ha saputo sfoggiare il calcio migliore, se non quella in assoluto più spettacolare specialmente all’Ardenza anche se gli acuti in trasferta di Genova, Ascoli, Salerno, Terni, Como e Catania, col pareggio a Bergamo hanno fatto la differenza mostrando il volto di una squadra che giustamente aveva le carte in regola per puntare al salto di categoria. Serio, preparato, forse un po’ schivo, ma comunque aperto al dialogo Walter Mazzarri si è proposto all’attenzione del grande pubblico. Quello che non gli riuscì da calciatore gli è riuscito adesso. Un giorno andò dal suo allenatore Renzo Ulivieri e gli disse: «Mi piacerebbe fare l’allenatore». Il maestro lo mise alla prova poi si rese conto che ce l’avrebbe fatta. Aveva visto giusto Renzaccio, che permise a Walter di fare esperienze importanti tanto a Bologna quanto a Napoli. Da secondo e come osservatore e addirittura come allenatore dei portieri. Ora è il momento di raccogliere, dopo aver seminato. i Walter Mazzarri ci è rimasto impresso un episodio che ci raccontò lui stesso, qualche mese dopo che gli era accaduto. Praticamente accadde dopo l’affollatissima presentazione in una hall dello stadio dove per la prima volta presero posto anche i tifosi, stipati dappertutto, anche sulle due scale. In sostanza successe questo: mentre il neo tecnico si avviava verso la propria auto fu avvicinato da una decina di tifosi che gli dissero che doveva andarsene perché lui non era all’altezza di guidare una squadra come il Livorno, per di più in B, in una categoria che lui non conosceva. Mazzarri si mise a parlare col gruppetto, disse che lui si sentiva all’altezza del compito che gli aveva affidato il presidente Spinelli e che sarebbe andato avanti per la propria strada. Insomma, nacque in salita la strada sulla panchina amaranto per Mazzarri, che poi si sente anche livornese essendo nato a San Vincenzo. Mazzarri lo sapeva che questa è una piazza importante ma al contempo anche impegnativa, soggetta agli sbalzi di umore, che dà tanto ma pretende tanto. In estate lavoro intenso; a Volterra i primi abbozzi degli schemi: via col 3-4-3. Perché con l’arrivo di Protti si favoleggiava sul tridente. Ma a campionato iniziato le formule cambiarono spesso e prima di arrivare al 3-5-2 (con l’esclusione di Rabito) ci furono vari tentativi con Saverino staccato dietro le punte, in un ruolo che poi Passoni (acquistato a gennaio) ha svolto ad arte. Debutto strepitoso per il Livorno a Genova: subito Protti a segno. Poi via veloce la squadra di Mazzarri, man mano tecnico non più illustre sconosciuto con esperienze nell’Acirea- Mazzarri incita i suoi uomini in Livorno-Venezia Beppe Papadopulo, già tecnico del Livorno, e ora allenatore del Siena, dà i voti alla squadra. A partire da Mazzarri: «Non mi ha stupito il suo successo come allenatore. L’ho avuto come giocatore a Licata e Acireale. È sempre stato meticoloso, un lavoratore, attento alle cose. Walter è persona schiva, dotata di grandi valori morali, capace di sapersi sintonizzare bene con ogni ambiente e di capire certe sottigliezze tecniche. A Livorno ha fatto fruttare bene le sue qualità, ha costruito un gruppo forte e una squadra organizzata in ogni fase della partita. Mi sembra pronto anche per panchine di un certo pregio. Molti club di serie A lo stanno cercando: insomma Mazzarri si è costruito la fama di allenatore affidabile». LA STORIA Gli schemi? Devono adattarsi ai giocatori È nato con una spiccata propensione alla conoscenza degli schemi. Anche quando partecipava al corso di Coverciano s’imponeva all’attenzione, era uno dei più bravi e preparati. Walter Mazzarri sin dal primo giorno in cui ha preso in mano la squadra ha subito cercato di adeguare lo schema alle caratteristiche dei suoi giocatori e non viceversa come per anni hanno fatto i san- toni del calcio. Partito con il 3-4-3, ha poi provato un mediano dietro le punte (Saverino) e quando s’è trovato per mani Passoni è passato deciso al 3-5-2 incaricando l’ex del Chievo (reduce da una stagione in Russia) di giostrare tra centrocampo e difesa da dove deve fare ripartire l’azione ed è nato il Livorno capace di stare al passo con le grandi specialmente nel girone di ritorno. Calciatore a Empoli, in panchina a Pistoia Nella prima foto a sinistra Walter Mazzarri, ai tempi in cui vestiva i panni da calciatore, affronta «Nanu» Galderisi del Milan. È la stagione 1986-1987, quella in cui l’Empoli per la prima volta nella sua storia si affaccia alla serie A. Nella seconda che simboleggia la nuova carriera di allenatore, è fotografato con la sciarpa della Pistoiese, squadra guidata la scorsa stagione in C1 dopo l’ esperienza di Acireale. Nella terza, l’inizio dell’avventura in amaranto. Il tecnico di San Vincenzo viene presentato alla stampa nell’androne dello stadio Picchi gremito di tifosi. Nell’ultima, a destra, festeggia con Nunzio Papale il successo nel derby contro la Fiorentina, una delle tante vittorie di questa fantastica galoppata verso la A.