nella mente dell`architetto
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nella mente dell`architetto
L’ampia piazza Roma, cuore della cittadina di Carbonia, nel Sulcis. È una spianata dove risaltano la parrocchiale di San Ponziano, con un’interessante cappella votiva dedicata a Santa Barbara, e il lungo edificio municipale. Le città di fondazione Inventate dal fascismo negli anni Venti e Trenta in zone minerarie o terre di bonifica, Carbonia, Arborea e Fertilia sono tre originali esempi di “città nuove” DI WALTER FALGIO Giancarlo Deidda NELLA MENTE DELL’ARCHITETTO Dalla cima del monolite trachitico, ex torre littoria sulla piazza centrale, si coglie come in un’istantanea l’idea della “città nuova”. Inventata dal fascismo nel 1937 e inaugurata l’anno dopo, Carbonia era un ventaglio di tetti bassi, vicini e ordinati. Un accampamento di pietra sulla miniera, steso su un declivio di medesima pietra davanti al mare. Un alveare di bianco calcare e rosso trachite riempito di lavoratori spaesati e annichiliti dalla fatica. Oggi, l’ultima città di fondazione del regime è PIANIFICAZIONE divenuta un centro attivo e URBANISTICA moderno che riesce ad arA destra: veduta sui monizzare lo spessore traquartieri periferici di Carbonia dall’alto vagliato della storia minedel colle Rosmarino. raria con la spinta propulRisalta bene l’uniformità siva dello sviluppo turisticostruttiva nell’ambito delle diverse tipologie co. Una visita a Carbonia abitative. Pagina seguente, riserva molte gradevoli in basso: l’elegante sorprese, perché proprio e geometrico porticato della costruzione adesso la città sulcitana viche ospita gli uffici ve una stagione di rinascipubblici (a sinistra) ; l’imponente torre civica ta senza precedenti. in bugnato rustico, Con sensibilità e rigore i prospiciente su piazza nuclei principali del regolaRoma, è uno dei tanti edifici presi a simbolo re progetto urbanistico sono della cittadina (a destra). stati riportati alla loro bellezza essenziale e severa. A cominciare proprio dalla torre civica nella piazza Roma, l’ex casa del Fascio, sede degli uffici comunali e visitabile su richiesta (0781/6.17.54). Il tetto del rude edificio di bugnato rustico è un ottimo punto d’osservazione da raggiungere con l’ascensore panoramico. All’ingresso troneggia un bassorilievo di Venanzio Crocetti con allegorie fasciste, riscoperto casualmente durante un restauro. Al primo piano, in quella che era la sala del direttorio perfettamente recuperata, ben si combina il dipinto dell’aeropittore futurista Corrado Forlin. L’abbagliante granito della piazza Roma, riportata alla sua prima conformazione l’anno scorso, esalta l’utopia razionalista dell’ex Dopolavoro centrale, ora sala consiliare. Progettato da Giuseppe Pulitzer-Finali, l’edificio contrappone sobrie colonne alla robustezza della torre e si connette orizzontalmente con il Teatro Centrale (0781/67.16.19, rassegna Cedac, www.cedacsarde gna.it) e del Teatro Lirico di Cagliari (070/4.08.22.30, www.teatroliricodicagliari.it). Dalla parte opposta della piazza, abbellita con sculture di Giò Pomodoro e di Pinuccio Sciola, il municipio. Chiude il lato est il complesso parrocchiale di San Ponziano, progettisti Cesare Valle e Ignazio Guidi. La monumentalità della costru- 126 Fotografie di Giancarlo Deidda Carbonia zione, e in particolare l’abside, ricordano i profili di una fortificazione. All’interno, splendida Via Crucis lignea di Eugenio Tavolara. Dalla piazza, spianata dominante della città affacciata verso il mare, si diramano i principali assi viari che mettono in comunicazione con le periferie. Nella vicinissima via Napoli, l’ex casa del direttore della miniera ora Museo Archeologico Villa Sulcis (in restauro, 0781/69.11.31) e altre ville un tempo destinate ai responsabili aziendali. Nella parallela via Campania si trova il Museo di Paleontologia Martel (9-13, 16-20, 0781/69.10.06, chiuso il lunedì). Man mano che ci si allontana dal centro, la tipologia costruttiva gerarchicamente si impoverisce sino ad arrivare all’altra faccia della Carbonia che fu. Quella popolare e operaia. Percorrendo la commerciale via Gramsci, proseguendo e risalendo via Satta che abbraccia i giardini pubblici del colle Rosmarino, si giunge al quartiere Lotto B. I cameroni che ancora resistono nella zona di via Fiume ospitavano fino a 60 minatori per stanza. Diversi sono stati ristrutturati, altri saranno recuperati dal Comune come quello trasformato in chiesetta operaia al numero 23 di via Sicilia. Le derelitte e povere residenze sono un passaggio obbligato se si vuol capire Carbonia: i cuori e le braccia che hanno tenuto in piedi questa città vivevano qui. Dalla terra del carbone il viaggio alla ricerca delle città di fondazione novecentesche prosegue verso nord, sempre sulla costa occidentale, sino ad Arborea, 17 chilometri da Oristano. Impareggiabile l’itinerario che dalla statale 126, che collega Iglesias con Carbonia, prosegue per Fontanamare, Nebida, Ma- sua. Da qui la stradina si inerpica, costeggia le miniere di Aquaresi e Montecani per poi ridiscendere al mare di Buggerru. Ci si ricongiunge alla 126 in direzione Arbus, Guspini, Terralba e quindi Arborea. Il percorso tra panorami, spiagge come Nebida e Cala Domestica, faraglioni e archeologia industriale si completa in una giornata, preferibilmente in primavera e, date le condizioni delle strade, senza fretta. L’altra Carbonia: mare, archeologia e miniere Carbonia, oltre che città-museo dell’architettura moderna, significa anche mare. A pochi minuti dalla città si trovano le spiagge di Sant’Antioco e di Porto Pino. Significa archeologia, con il parco di Monte Sirai e l’insediamento fenicio-punico (0781/67.39.66), le Domus de Janas e le necropoli preistoriche di Monte Crobu e di Cannas di Sotto. Ma soprattutto Carbonia vuol dire miniera. Il 2 giugno, dalle ceneri degli impianti di Serbariu aperti nel 1939 e chiusi nel 1964, sorgerà il Centro italiano della cultura del carbone. La mascotte Crabò, gioco di parole tra capra e carbone in lingua sarda, accompagnerà i visitatori in un mondo a parte: la miniera rinata. La vecchia lampisteria, dove un tempo c’erano i macchinari per la ricarica delle lampade Edison e i locali di servizio dei minatori, diventa un museo. Nell’area tutt’intorno tornano a vivere i luoghi di lavoro e di lotta. Ecco la rimessa delle biciclette, inizio e fine della giornata del minatore, ecco i locali della grande caldaia che forniva l’acqua alle docce. Nei padiglioni della torneria e delle forge oggi c’è una sede dell’Università di Cagliari dove si svolge il master in Recupero e conservazione dell’architettura moderna. Nelle ex officine ci sono il Museo Paleontologico e, nel magazzino materiali, il Centro di ricerca per l’energia pulita. Confluiranno a Serbariu esperti di fama mondiale. E sottoterra, nelle gallerie, si potrà ammirare una ricostruzione perfetta delle tecniche estrattive dagli anni Quaranta a oggi. Il mega-progetto di recupero dell’area industriale coordinato dal Comune prevede anche un vicino centro intermodale. NEL CUORE DELLA BONIFICA Fotografie di Gianmario Marras A sinistra: suggestivo scorcio dell’idrovora di Sassu che si eleva nella campagna a nord di Arborea, vicino allo stagno di S’Ena Arrubia. L’imponente edificio, in purissimo stile modernista, è una “macchina futurista”, opera di Flavio Scano. Pagina seguente: la parrocchiale del Cristo Redentore sulla centrale piazza Maria Ausiliatrice di Arborea. Accanto, un alto campanile, al cui interno è collocato un grande serbatoio che può contenere una riserva d’acqua di 40 metri cubi. Arborea Il piccolo centro vicino a Oristano, una delle prime città di fondazione del fascismo, venne inaugurato il 29 ottobre nel 1928 col nome di Villaggio Mussolini. Nel 1930 diverrà comune e si chiamerà Mussolinia di Sardegna. Era un borgo per mille persone, pianificato al centro dell’area di bonifica terralbese, vicino ad altre corti coloniche dove vivevano immigrati veneti, friulani e dell’Emilia Romagna. L’incontro di stili diversi – da una sorta di Neomedievale eclettico di Carlo Avanzini al Razionalismo di Giovanni Battista Ceas, a ciò che è stato definito “macchinismo futurista” di Flavio Scano – fanno di Arborea un esempio straordinario nello scenario urbanistico delle “città nuove”. Sulla piazza principale Maria Ausiliatrice, un rettangolo con un prato d’erba (così lo descrisse Elio Vittorini in Sardegna come un’infanzia) si affacciano la chiesa, il dopolavoro, la scuola, la villa del presidente delle Bonifiche 128 Sarde e del direttore dei lavori, il municipio (Museo Archeologico, 0783/86.71.82) e la locanda. In questi edifici, primi fabbricati del centro, si coglie non senza sorpresa la vistosa commistione tra Liberty e Neoromanico, tra stile lombardo e accenni di Modernismo. Nell’abside della chiesa del Cristo Redentore, una pala di Filippo Figari. A pochi passi dal nucleo originario, a costituire il nuovo polo urbano della cittadina verso Alabirdis, si presentano le creazioni razionaliste di Ceas: l’ex casa del Fascio con la torre littoria e l’ex casa del Balilla, entrambe del 1935. Due episodi tanto rilevanti quanto poco conosciuti dell’architettura italiana del Novecento. A corredo finale del catalogo dei linguaggi costruttivi espressi nella città della bonifica, sta la “macchina futurista” di Scano, quell’idrovora di Sassu che ancora suggestiona davanti allo stagno di S’Ena Arrubia: poco fuori Arborea, verso nord. DOVE DORMIRE E MANGIARE CARBONIA Agriturismo San Giorgio, località Flumentepido Terra Niedda, 0781/67.59.48-328/8.73.15.91 Casa rurale in pietra ristrutturata a pochi chilometri dalle spiagge. Doppia, mezza pensione, alta stagione: 55 euro. Ristorante Tanit, località Sirai, 0781/67.37.93. Menù a base di pesce: 30 euro. Ristorante Bovo da Tonino, via Costituente 18, 0781/6.22.17 Specialità: tonno al Cannonau, spaghettini ai ricci di mare. Menù: massimo 40 euro. ARBOREA Locanda del Gallo Bianco, piazza Maria Ausiliatrice 10, 0783/ 80.02.41, www.locandadelgallo bianco.it. Suggestivo alberghetto del 1929 al centro della città, con piacevoli arredi d’epoca. Doppia e prima colazione: 45 euro. Fotografie di Gianmario Marras FERTILIA Hotel Bellavista, piazza Venezia Giulia 1, 079/93.01.24. Semplice albergo affacciato sul mare, nel nucleo storico della cittadina. Doppia e prima colazione, alta stagione: 64 euro. Fertilia Sopra: uno degli edifici abitativi di Fertilia, realizzati secondo i dettami del piano regolatore definitivo del 1939. In alto, a destra: la semplice facciata della parrocchiale di San Marco, il santo patrono, e la sua torre campanaria. 130 Da Oristano si imbocca la statale 131 direzione Sassari, poi Alghero e a 7 chilometri si incontra Fertilia, una frazione con porticciolo turistico (079/93.05.65). L’originario centro rurale funzionale alla bonifica della Nurra, la cui prima pietra fu posta nel marzo del 1936, mantiene ancora una spiccata identità. Caso raro in Italia. L’ampia piazza San Marco, sul mare, è circondata dagli uffici della rappresentanza comunale, con la vicina torre, da abitazioni, albergo, teatro e dall’ex casa del Fascio. Dalla porticata via Pola si giunge alla chiesa di San Marco, con mosaici di Giuseppe Biasi. Nel parco adiacente si trova la dinamica e futurista scuola elementare di Arturo Miraglia, primo progettista di Fertilia. In questo piccolo borgo si insediarono inizialmente contadini ferraresi; a questi si aggiunsero, nel dopoguerra, profughi giuliani. In tempi più recenti ha perso la sua connotazione rurale e ha sviluppato, grazie alla sua bella posizione sul litorale, una vocazione turistica. 131