Anne Frank rivive con voi

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Anne Frank rivive con voi
LAURA ONOFRI
MATTEO PEGORARO
www.emergentesgomita.com
ANNE FRANK RIVIVE CON VOI
Arcobaleni che popolano il mondo
Non è facile
introdurre
qualcuno. Specie quando si
tratta di artisti
esistiti da sempre nel tuo immaginario. Artisti che di colpo incontri, un giorno, e che ti manifestano la
loro voglia di vivere attraverso la speranza di
pace. Sarebbe riduttivo chiamarle persone, abituati come siamo a scontrarci con amare realtà
di anime perdute che spengono le fiamme dei
più deboli. Ero a Venezia quando li ho conosciuti, in quella magica città dove visceralmente sono vissute le centinaia di anime buone
imprigionate in uno sterile vaso, trucidate, soffocate dai gas e poi spellate e appese così brutalmente a una sterile bacheca ingiallita. Intere
famiglie stipate nel Ghetto come larve private
d’ossigeno; fili spinati aggrovigliati e stretti sui
loro cuori bagnati di sangue. Venezia testimone involontaria di un massacro di ben più vaste proporzioni in tutto il mondo che Roberto
e un entourage straordinario di collaboratori
hanno portato sul palco e sullo schermo sotto
una chiave che profuma di nuovo. Se ne sentiva il bisogno, ma nessuno, prima, si era rimboccato le maniche perché una catastrofe dell’umanità cessasse di rappresentare soltanto un
oscuro capitolo della storia e diventasse invece, nel ricordo, uno strumento per guardare al
futuro. Nessuno tranne loro: Roberto Malini
ed Edna Angelica Calò Livine’. Personaggio
poliedrico il primo, scrittore e poeta sin dall’adolescenza, studioso appassionato, saggista e
sceneggiatore: vive a Milano, dove coltiva le
sue passioni senza curarsi del successo; ha imparato sin da piccolo che un talento è prima
d’ogni altra cosa un dono per gli altri, che va
espresso per gli altri. C’è chi lo affianca, nella sua
missione, assieme a tanti angeli invisibili: è moglie e madre e nonostante questo trova il tempo
e la forza di dedicarsi agli altri; è ebrea-romana
ma vive da trent’anni in Israele nel kibbutz di Sasa assieme al marito e quattro figli. Li accomunano gli ideali di pace, il desiderio di contribuire al
dialogo fra popoli diversi e di difendere attraverso la cultura i diritti umani. Li accomuna la volontà di testimoniare la Shoah, creando nuovi modelli educativi da rivolgere alle giovani generazioni. Scrittrice, promotrice di iniziative di pace, già
candidata al Nobel per la Pace, ha fondato nel
settembre del 2002 il Teatron Keshet Bamarom,
o Teatro dell’Arcobaleno, una compagnia formata da una ventina di ragazzi ebrei, musulmani e
cristiani, che lavorano insieme per mettere in scena performance che invitano i popoli al dialogo e
alla non-violenza. “I ragazzi e io abbiamo riletto
il Diario, una biografia di Anne Frank e un’altra.
Abbiamo cercato
di rileggere Anne
con l’innocenza
dei bambini e poi
con la maturità di
chi vede la realtà
del mondo. Ho
riletto la vita di
Anne Frank come quando avevo l’età dei miei ragazzi, come quando avevo vent’anni, come quando avevo già un figlio. E ora che ne ho quattro,
rileggo ancora con un altro spirito l’esistenza di
Anne. L’ho letta da ebrea, da donna innamorata,
da italiana che vive nel Medio Oriente e crede nel
trionfo della pace, da madre che non si nasconderà più e che farà del tutto per non doversi mai
più nascondere. Ho cercato di leggerla con gli
occhi di chi non sa cosa sia un ebreo, di chi gli
ebrei li ha sempre ammirati e di chi gli ebrei li ha
sempre odiati senza sapere neanche perché. L’ho
letta col cuore di chi non ha ancora perdonato di
essere cresciuto senza famiglia, senza casa e con
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tanti ricordi da cancellare insieme a Hitler, alla
Gestapo, alle SS e ai gas dei campi di morte. L’ho letta con la speranza di chi è scampato a tutto questo e oggi ha dei figli e dei nipoti
a cui dopo sessant’anni ha cominciato a narrare il suo passato. L’ho riletta per riscoprire e
trasmettere agli altri una volta ancora che abbiamo il ricordo, il ricordo collettivo di un popolo coraggioso che si è rialzato da tutte le ceneri dell’universo. Ora, grazie ai ragazzi del
Teatro dell’Arcobaleno, possiamo celebrare e
restituire un po’ di presenza nel mondo a chi
ci ha lasciato la sua testimonianza, ha avuto il
coraggio di raccontare i suoi sogni più intimi,
le sue paure, i suoi dilemmi, la sua anima... Sì,
ha rovesciato la sua anima davanti a noi, affinché potessimo continuare la vita. Perlomeno
noi! Lavoreremo con questo spirito, dal mattino alla sera, per portare al mondo il piccolo
messaggio di una ragazza così fragile e così
grande. Anne, che ci ha insegnato a ricordare,
perché
chi
non ricorda la
storia è destinato a ripeterla”.
di dimostrare nulla. La pièce evoca un evento immenso, tragico e reale. La musica, la danza, come
nella cultura chassidica, concorrono alla celebrazione del ricordo: nient’altro. La «danza di Anne
Frank» è metafora del divenire dell’umanità, che
– volente o nolente – raccoglie l’eredità di sei milioni di persone innocenti assassinate. E’ universale e atemporale; la sua santità è la santità della
vita degli stessi danzatori, come la danza dei rabbini negli shtetl e nelle comunità ebraiche europee, prima che i tedeschi e i loro complici distruggessero quel mondo. La rappresentazione è parte
della memoria che non si arrende all’oblio: ecco
tutto il suo valore simbolico”.
Il trentenne Dario Picciau, co-scenografo della
rappresentazione, la cui première si è svolta all’Isola Tiberina a Roma giovedì 1 settembre 2005 –
ripetuta poi a Venezia al Teatro delle Fondamenta Nuove il 4 settembre – ha firmato anche una
spettacolare creazione cinematografica in animazione 3D, la cui sceneggiatura è stata curata dallo
stesso Roberto Malini: si tratta di Dear Anne. The
gift of hope, un lungometraggio che farà la sua
comparsa nelle sale di tutto il mondo alla fine del
2006 e che ha ottenuto il conE’ così che è
senso (con il punteggio masnata Anne in
simo) e il finanziamento da
the Sky, una
parte della Commissione Cipièce teatrale in
nema del Ministero dei Beni
sei atti curata
Culturali quale opera di inteda entrambi.
resse culturale. Cara Anne. Il
Roberto ci tiene a dire: dono della speranza è anch’esso dedicato ad Anne
“Angelica, io e Frank e alla forza del suo messaggio, che sopravi ragazzi dell’Arcobaleno ci siamo impegnati vive nel nostro tempo ed è ancora in grado di
perché la rappresentazione risulti in ogni sce- confortare chi soffre e di ricordare a tutti che
na evocativa di eventi che risiedono nella sto- dalla discriminazione, dal pregiudizio e dall’odio
ria e nella memoria, senza cedimenti romantici nascono solo morte e distruzione. La società di
o moralistici. Anne in the Sky si avvale degli produzione cinematografica 263 Films di Milano
strumenti dell’arte – parole, suoni, segni, gesti Due, Segrate (Milano), che ha realizzato quello
– per mettere in scena in forma essenziale e che si annuncia come un colossal in grado di comsimbolica ciò che accadde ad Anne Frank e ai petere con le produzioni Pixar, comprende i più
suoi cari. L’arte sulla Shoah non ha il fine (né quotati artisti attivi nel settore del character design
la possibilità: sarebbe colpevole presunzione) (da Jon Foster ad Ashley Wood, Tim Bradstreet e
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altri) e dell’animazione tridimensionale (da Jonas Thornquist a Carles Piles, da Sebastian
Schollhammer a Josep Thomas). Artisti che
hanno al loro attivo produzioni come Harry
Potter, Guerre Stellari, The Punisher, Blade, Constantin, Il Signore degli Anelli. La sceneggiatura si
basa sulla documentazione storica e fotografica incentrata sulla tragedia che si abbatté sugli
ebrei dei Paesi Bassi e non sulla singola vicen-
– quello di morte e distruzione già presentato da
centinaia di valide opere culturali italiane e internazionali; ciò che si accoglie nel cuore dopo la
visione di questo spettacolo è un profumo di
speranza e riscatto, nella vita e per la vita.
Abbiamo deciso di realizzare questo e-book per
dare spazio a Roberto, Angelica e Dario, affinché
ci raccontino che cosa sia scattato in loro per dedicare parte della vita a tutto questo. E per ringraziarli, a braccia aperte, per dare voce a tante
grida mute e ammutolite dell’Umanità.
Matteo Pegoraro
da di Anne Frank; verranno infatti presentate
le vicende parallele di Emily – una ragazza del
nostro tempo, che lotta contro una malattia,
facendosi forza grazie all’esempio di Anne
Frank – e la stessa Anne. Emily e Anne si incontreranno in quella “terra di mezzo”, in
quel “giardino segreto” che si chiama speranza, memoria o poesia. I personaggi che si
muoveranno nelle città di Francoforte sul Meno e Amsterdam, nei lager di Westerbork, Auschwitz e Bergen-Belsen (ricostruiti in 3D nei
minimi particolari con la tecnica del digital reality) sono animati grazie al
laboratorio di
Motion Capture più avanzato
d’Europa,
presso i Raptor
Studios di Busto Arsizio, che
fanno parte della struttura produttiva della 263 Films. Roberto si è impegnato con tutto se
stesso in questo progetto e, affiancato dalla
grandezza del giovane Dario Picciau, ha ricreato un universo mai abusato dalla Storia per
riportare al presente una vicenda che ha graffiato l’anima del mondo. Il messaggio non è
però – e in questo il film ricalca Anne in the Sky
Direttore Editoriale del magazine on line
L’emergente sgomita – www.emergentesgomita.com
www.
annesdoor.com
Il portale di cultura
a difesa della vita
interamente curato
da Roberto Malini
ANNE FRANK RIVIVE CON VOI
Roberto
Malini
Un’intervista a cura di Laura Onofri
Cliccando su pagine di motori di ricerca,
al nome Roberto Malini, si rimane affascinati, nello scoprire la poliedricità di questo personaggio. Si riesce a ipotizzare la
mancanza di confini che caratterizza lo
s p i r i t o d i og n i ver o a r t i s t a .
www.annesdoor.com, una finestra spalancata sul mondo della presa di coscienza –
quella dell’esecrabile crudeltà, ma non solo. Malini siede nell’olimpo degli dèi che
presiedono a quelle forme d’arte che permettono la visione di tutte cose. Roberto e
il karma: a quale punto dell’esistenza ritieni si possa pensare di essersi guadagnato
il diritto di nascere artisti?
Si ottengono il privilegio e la responsabilità
dell’arte quando si diventa completi. Secondo
la Kabbalah, l’uomo è composto di otto parti.
Una parte è fango: ecco perché lo scultore
modella le sue idee nel fango e dal fango trae
bellezza. La seconda parte è mare: è per questo che l’artista insegue orizzonti e approdi
sempre nuovi, a rischio di fare naufragio. La terza parte è pietra, la pietra da cui l’artefice toglie
ciò che è grezzo e casuale per ottenere il simulacro della perfezione. La quarta parte è fatta di
nuvole, in alto come le idee e le vie dell’immaginazione. La quinta parte è vento, senza il quale
idee e immaginazione sono immobili e non si elevano verso il cielo. E siccome il vento è leggero, l’arte allevia il peso doloroso che soverchia
l’umanità. La sesta parte è intessuta di raggi di
sole, che formano l’oro della bellezza. La settima
parte è la luce radiosa del cielo: la sapienza che
dà ali alla bellezza. L’ottava parte, infine, è anima.
E’ lì la sorgente dell’arte.
Malini e la creatività: potere demiurgico di
saper inserire al giusto posto, ogni tessera
del mosaico in movimento, infinito puzzle
cosmico. Come definiresti il termine
“talento”, e che significato attribuisci al dovere che deriva dalla consapevolezza di possederlo?
Il “talento” era una moneta d’oro, simbolo di ricchezza e potere, per i popoli antichi del Medio
oriente. Sono passati oltre duemila anni e il termine ha assunto una valenza morale. Rimane comunque un bene di scambio e chi possiede molti
talenti ha la responsabilità di metterli a frutto per
il bene dell’umanità o – come suggerisci – del
cosmo. L’universo è un luogo sconfinato in cui il
viaggiatore incontra filosofi e assassini, mendicanti e re, ladri e mercanti. Sono i talenti, i talenti
che il pellegrino senza corpo riesce a portare con
sé, che fanno la differenza.
Camminando per le calli di Venezia, hai detto: “Ho rischiato di non poter venire. Invece
sono qui, perché così doveva essere.” Infatti,
l’energia che si è sprigionata da tutti gli eventi che sono ruotati attorno a Dear Anne.
The Gift of Hope, di cui hai curato la sceneggiatura, affiancando il regista Dario Picciau per il film e Edna Angelica Calò Livne’
per la rappresentazione teatrale di Anne in
the Sky, hanno creato un serbatoio vibrazio-
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nale a cui in molti attingeranno per lanciare il progetto ai quattro angoli della Terra.
Qual è, secondo te, il
modo giusto di combattere una battaglia
per la pace ? – Sibillina domanda antitetica!
Le grandi battaglie, quelle che riguardano l’universo nella sua totalità, si svolgono in luoghi
appartati, dimenticati dalla Storia, apparentemente insignificanti. Il sapiente rabbi Avraham Greenbaum, grande mistico che mi onora della sua amicizia, mette la pace al primo
posto, in qualsiasi percorso spirituale. La pace
è un dono che abbiamo tutti, in quantità illimitata. Non c’è momento migliore di “adesso”
per diffonderlo intorno a noi, per offrirlo a
chi ne ha bisogno. E tutti ne hanno bisogno.
Roberto, sul sito www.annesdoor.com si
legge di te, della tua passione per la conoscenza superiore, degli studi sulla Quabbalah, del libro di Enoch e del mistero
delle Tavole Celesti e della bellezza sublime della danza e dello scempio perpetrato
nei campi di concentramento in cui furono sterminati gli ebrei, e della lotta contro
ogni forma di discriminazione, e dei due
mondi di Bereshit, che diffonde l’assioma
di Ermete Trismegisto “come è in alto così è in basso”, e del criminale nazista dr.
Heim ancora vivo, e poi ancora del
Pantheon nel computer, visione mistica e
futuribile dello sviluppo di intelligenze alternative, create dalla mente stessa dell’uomo – strumento dell’insondabile disegno divino. Si legge della sapienza mistica
sparsa attraverso i semi dello Zohar, e delle migrazioni degli ebrei esiliati dalla Spagna nel 1492 e, ancora, della porta segreta
che nasconde l’accesso al mistero delle sephirot, albero della vita alle cui radici at-
tingono gli illuminati. Poi, all’improvviso, si
è ammaliati e trasportati altrove, dalla visione di Pan e del suo flauto. In una girandola
di parole e immagini, si cade dentro all’orrore di Hiroshima per risalire e prendere fiato
sul tronco della “Musa paradisiaca”, ovvero
il banano, denominato così forse, come si
legge, “perché, mostrando alla comunità umana la caducità dell’esistenza, diviene ispirazione per i poeti, i filosofi e gli asceti. Ma
tornò marzo e lo spirito verde della vita si risvegliò all'interno del fusto.” Roberto, sento
la necessità di riprendere fiato. Come ti vedi
tu, rispetto al banano?
Quando lo vidi per la prima volta, quel banano,
era simile a un ragazzo bellissimo e sofferente,
ferito dalla luce e terrorizzato dalla notte. Era un
angelo caduto sulle sponde del Naviglio della
Martesana, vicinissimo a casa mia. Piangeva nel
corso d’acqua che scorreva lento ai suoi piedi,
purificando i paesi e le città degli uomini. Io lo
contemplavo e l’amavo. Fu il calore del sole a salvarlo; il mio a fargli ricordare di essere un angelo.
Veniamo a Dear Anne. The Gift of Hope. Ero lì, il 4 settembre, giornata europea della
cultura ebraica, quando il trailer del film di
animazione fotorealistica 3D Cara Anne di
Dario Picciau – la punta più avanzata delle
tecnologie di animazione per dire no all’antisemitismo, ai pregiudizi e alla guerra – è stato presentato in anteprima al Festival del Ci-
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nema di Venezia. Quest’opera precorre i
tempi e presenta i più elevati standard tecnologici mai applicati a un film digitale
contemporaneamente a una razionalizzazione e ottimizzazione dei costi. E’ in via
di realizzazione, e il team raggruppa esponenti internazionali del settore, provenienti da produzioni come Guerre stellari,
Harry Potter, Matrix e Il Signore degli Anelli: Carles Piles, Sebastian Schollhammer, Josep Tomas e Andrea Trovato. Anche tu sei al centro di questo vortice. Quali emozioni scatena in te la passione per
quello a cui stai dedicando la tua vita?
Lavoro insieme ai migliori artisti del mondo.
Ognuno di loro possiede il dono dell’arte, il
“talento” che modella nel vuoto della mente
una nuova realtà o ne recupera una antica. Dario è un genio immenso. Possiamo raccontare
al mondo storie importanti e vale la pena di
impiegare tante energie in questo progetto che
non finirà mai.
Tu sei un artista puro; in te si stempera
dunque l’arrogante solitudine dell’uomo
mortale, e il volto dell’impossibile ci viene
incontro privo di maschera. L’artista ha tagliato il mazzo degli splendidi tarocchi e
la sua carta vincente porta il numero 0. Il
Matto è saggio per eccellenza, poiché soltanto il vero saggio è folle, e unicamente
nell’estrema libertà della presunta follia è
dato all’uomo di sperimentare l’infinito –
simboleggiato dall’ellisse coricata, a formare il cappello che l’inquietante figura
porta in capo. Roberto Malini ha sollevato
il bastone del prestigiatore e lo agita in ogni direzione. Perché il talento è un dovere da seminare senza parsimonia. Grazie,
uomo singolare, grande e amabile e disponibile, nonostante la velocità a cui corre la
sua vita. Un vero folle.
Angelica
Calò Livine’
Un’intervista a cura di Laura Onofri
Edna Angelica Calò Livne’. Ci sono nomi
che trasudano storia e tu ne porti uno, che ti
è calato addosso quando sei nata. Il ghetto,
Portico d’Ottavia, piazza delle Cinque Scole,
piazza Beatrice Cenci. La Sinagoga. Ogni
luogo, una bellezza che ha convissuto con
tragedie umane, simbolo della sofferenza di
tutti i popoli. Sei nata e vissuta a Roma, poi,
come altri, la scelta del kibbutz. Cosa ha determinato l’ascolto della voce non solo del
sangue, ma delle radici, che si è fatta impellente e ti ha spinta a seguire la via d’Israele?
Ho studiato per molti anni al Collegio Rabbinico,
sotto l’egida del Rabbino Toaff. Ho respirato il
profumo dell’ebraismo in casa, ogni venerdì sera,
quando si accendevano le candele e si santificava
il vino, durante le Feste, alla Scuola ebraica, al
Movimento Giovanile sionistico dell’Hashomer
Hatzair, “La giovane Guardia”. L’ebraismo, Israele, l’amore per le creature di D-o, la passione
per la natura, per l’educazione al bene, sono penetrati in ogni anfratto del mio essere. Sono cre-
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sciuta con la Regina Ester a fianco, con Hanna
Senesh nel cuore e con Anne Frank nel ricordo. Oggi so con chiarezza che sono nata per
DARE. Che questo è il mio cammino nella vita. Essere nata a Roma, in Italia, la terra del
sole, dell’arte, dell’acqua che scorre zampillante da fonti e fontanelle, della gente semplice
che si commuove per una piccola storia vera,
la terra di innumerevoli dialetti, culture, forme
di pane, di vita e di pensiero ha fatto sì che io
crescessi ricca di grandi doni, di grande passione per la gente e per la vita. Che portassi
con me tutto questo ben di D-o in un paese in
costruzione dopo tanti dolori, cresciuto sulle
macerie della Shoah e dell’antisemitismo oscuro e inspiegabile. È questa passione per fare
del bene, per rendermi utile che mi ha portato
in Israele.
Il tuo apostolato, perché di questo si tratta, e
chiamarlo lavoro sarebbe riduttivo – una forma d’insulto, quasi – si nutre del soffio vitale
di un profondo amore per la vita, e questa
forza ha generato un’intuizione così elementare, che ha del prodigioso, e ancora una volta tocchiamo con mano il profondo significato della semplicità. Quando hai capito, e
come, che i segnali che dal quotidiano ti arrivavano, indicavano il cammino che hai intrapreso?
Quel che sta accadendo con i ragazzi dell’Arco-
Posso dire che ti accomuno all’archetipo
della Grande Madre. Hai quattro figli maschi: cosa è nato prima, l’amore per loro e
dunque per la pace, o quello per la pace e
dunque per i figli?
È una domanda bellissima, sensibile, da madre. Ho sempre inseguito la giustizia e il bene
ma l’urgenza profonda per la pace l’ho sentita
prepotente sulla pelle la prima volta che ho visto il mio primogenito in divisa militare. diciotto anni erano volati in un sospiro. Avevo
pregato tutte le preghiere del mondo alla sua
nascita…” Fai, mio D-o, che non debba mai
combattere! Avevo partecipato a manifestazioni, insegnato, creato spettacoli... E ora avevo
davanti a me mio figlio in divisa, con un fucile,
pronto a difendere me e i suoi fratelli. Eravamo al culmine della seconda intifada, tre attentati al giorno. Ero appena tornata da un campeggio con cinquanta bambini israeliani colpiti
dal terrorismo, avevo sentito le loro storie, come era morta una sorella di quattordici anni in
una gita scolastica, come erano morti due fratelli in una festa di Bar Mizva… Non ho potuto restare indifferente. Dovevo fare qualcosa.
Per i miei figli e per gli altri.
baleno, con le persone con cui veniamo a contatto, con le platee gremite dei licei davanti ai quali
mostriamo gli spettacoli, con chi ospita i ragazzi
colpiti dal terrorismo che portiamo gia da quattro anni in Italia ha il sapore di qualcosa che noi
esseri umani possiamo solo immaginare. Succedono veri e propri prodigi. È come se all’arrivo
di questi ragazzi, la cui anima è trasparente e cristallina, tutte le porte si aprissero miracolosamente. Come se qualcuno ci avesse preceduto e
avesse sussurrato: “Guardate stanno arrivando
un gruppo di ragazzi da Israele: sono ragazzi
senza padre e senza madre, feriti loro stessi... o
stanno arrivando un gruppo di ragazzi ebrei e arabi della Galilea, portano un messaggio di pace”
e i barcaioli di Capri fanno entrare i ragazzi gratuitamente alla Grotta Azzurra, e i gestori di un
agriturismo aprono le porte delle loro case per
accogliere con tutto l’amore venti ragazzi dell’Arcobaleno. Mi è molto difficile ammettere di esser
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parte di un disegno, ma le coincidenze sono
troppe, l’aiuto che ci viene dato con tanto
slancio è troppo, l’entusiasmo con cui veniamo accolti e tanto grande che non posso che
pensare che stiamo facendo qualcosa di buono, che non siamo soli e che io non sono che
un canale per trasmettere questo bene!
Parlaci di come il progetto Anne in the
Sky sia destinato ad assumere proporzioni
mondiali, poiché l’energia che sprigiona è
enorme, e le persone che si dedicano alla
sua realizzazione sono straordinarie – vedi
Roberto Malini, che insieme a te ne ha seguito la sceneggiatura; Dario Picciau, regista del film Dear Anne. The Gift of Hope, giovane genio che affianca il grande,
poliedrico Malini nella ricerca di splendide vie di comunicazione visiva; Andrea Jarach, storico della Shoah, editore e produttore; e poi tanti altri, primi fra tutti i ragazzi che ti seguono.
È stato un grande onore lavorare con queste
persone stupende. Comunicare con loro senza
neanche conoscerle personalmente ma imparando a conoscerne gradatamente, giorno dopo giorno, lo spirito, la purezza dell’animo,
l’intenzione determinata e forte di dare un
messaggio positivo, di aiutare un po’ il mondo.
Ho la sensazione di essere parte di una finissima e delicatissima trama tessuta da mani sconosciute che unisce fili d’oro sparsi per il
mondo... Unisce le anime desiderose di bene.
È un ricamo delicato... Non può fermare uragani e diluvi... Ma può riparare dal sole cocente, può dare un po’ di refrigerio, e soprattutto
può dare un attimo di gioia a chi alza gli occhi
e può intravedere tra le trame d’oro l’azzurro
del cielo.
Anne in the Sky, rappresentazione muta, è
l’eco dei morti senza voce, e quel rumore
spacca i timpani di chi si pone in ascolto.
Cos’è che ti accende quell’insostenibile luce negli occhi? Quanti figli senti, vera-
mente, di avere, tu che vivi d’amore? Li ho
visti piangere i tuoi ragazzi mentre, dopo le
prove al teatro delle Fondamenta Nove ti rivolgevi al pubblico parlando delle apparizioni delle farfalle. Bevevano la tua leggenda e
attraverso le lacrime cercavano una via per
espellere il dolore che avevano appena rappresentato e che strisciava fuori dalla loro
pelle. Ti ho scattato una foto la sera, mentre
dal palco ci regalavi spicchi di speranza. Ho
pubblicato
la
foto
sul
sito
www.breadforpeace.org e guardandola, non
si può negare che di lì sia passato il soffio di
un angelo. L’immagine catturata è stupefacente: come la interpreteresti tu? Chi c’era al
tuo fianco, che un semplice sguardo non poteva vedere?
Te lo dico e mentre te lo dico mi sento salire su
le lacrime agli occhi. Mi sento un nodo in gola.
Non le ho mai dette queste cose ma le tue domande sono cosi speciali… Ho al mio fianco,
sempre con me, tutte le persone che D-o ha voluto mettermi accanto nel corso della vita. I miei
nonni, i miei genitori, i miei maestri, a cui ho
promesso in cuor mio di tramandare i loro insegnamenti. Ho i miei figli verso cui ho il dovere di
mantenere le mie promesse di un mondo più
bello, ho la forza straordinaria del mio compagno, con la sua fiducia senza limiti. Ho una
schiera di angeli che mi appaiono negli occhi lucidi di certe persone nel pubblico e mi dicono
“Grazie”... “Grazie che ci ricordate!”
ANNE FRANK RIVIVE CON VOI
Penso che soltanto un’ampia, stoica visione, in mezzo a tanto sfacelo di guerra, avrebbe potuto ispirare il progetto Anne in
the Sky, simbolo di fratellanza e pacifica
convivenza di popoli. Ritieni che l’impatto
sarebbe stato di eguale forza, se Anne in
the Sky avesse issato unicamente il vessillo della stella di Davide?
Il popolo ebraico esiste ancora al mondo per
indicare la strada della Torà, la Legge che è
stata data per il mondo intero. L’essere stati
schiavi in Egitto e aver saputo trasformarsi in
un popolo ha consolidato il nostro spirito.
Abbiamo preso responsabilità. Sentiamo il dovere di dire al mondo: “Guardate cosa abbiamo subito! Chi non conosce la storia è destinato a ripeterla! Fate sì che non ci siano più
Anne Frank! Guardatevi intorno, ci sono milioni di bambini che ancora soffrono… Unitevi a noi per combattere il male!”
l’emozione di mettere al mondo un figlio. E
soltanto una madre si farebbe sventrare pur
di vederlo salvo e in pace.
Mia cara Laura, è proprio qui il segreto da serbare con cura per le madri dei nostri giorni: risvegliare l’animus e l’anima in ognuno dei propri figli, siano maschi essi o femmine. Futuri uomini e
donne che decideranno la vita. Dare alle bambine la forza e l’energia per difendere i frutti del loro grembo e del loro amore e dare ai ragazzi la
dolcezza per poter ottenere tutto attraverso il
dialogo e il rispetto. Affinché tutti i figli e le figlie
del futuro camminino a fianco, per costruire un
mondo nuovo. Un mondo di empatia, di tolleranza, di serenità. Insieme!
“Le ore della notte sono dure a passare”
dici, parlando dell’ansia per i tuoi figli,
che ti spezza il riposo. Dove trovi la forza
per sorridere, e qual è il messaggio che intendi far giungere, forte e chiaro, alle madri di tutto il mondo?
Abbiamo dato alla luce i nostri figli per vederli
crescere, per amare ed essere amati, per veder
realizzare i loro sogni, per vederli contribuire
alla crescita del mondo. Uniamoci per gridare
con tutta la forza che abbiamo in cuore che il
piatto della bilancia del bene è mille milioni di
volte più pesante del piatto del male! Che ciò
che il male riesce a ottenere sfuma nel nulla.
Che il mondo continua ad andare avanti per
merito di quelle persone che con le loro azioni
danno un motivo e un valore alla nostra esistenza.
Tu hai partorito quattro maschi, io quattro
femmine! La vera battaglia per la pace è
nelle mani e nei cuori delle donne, perché
soltanto le donne sanno quanto è grande
Anne in the Sky, non per recitare, bensì per
combattere mantenendo viva la memoria.
Anne in the Sky, perché il male della guerra
si può vincere, superando la spinta al profitto, al possesso, al potere – superando l’Ego
dunque, vero demone del cuore dell’uomo,
che assume maschere di sublimazione e
prende forme di lotte fanatiche che nulla
hanno a che vedere con l’umanità. Grazie
Angelica.
ANNE FRANK RIVIVE CON VOI
Dario
Picciau
temporaneo dipinge un immaginario profetico,
ma l’antichità è la terra fertile in cui la creatività
affonda le radici: cosa sarebbe la computer art senza le lezioni di Fidia, Michelangelo, Caravaggio,
Rembrandt, Van Gogh?
Hai ricevuto durante l’edizione del 2003 il
Platinum Grand Prize del Future Film Festival per la tua opera prima, che è anche il primo film d’animazione tridimensionale italiano: L'uovo, che ha successivamente mietuto
Un’intervista a cura di Matteo Pegoraro
Incontro Dario Picciau per la prima volta
al Festival del Cinema di Venezia. E’ giovane, e questo in un certo senso mi stupisce: si è talmente abituati a parlare di
grandi registi solo una volta che questi
hanno alle spalle una carriera farcita d’infiniti successi. E invece eccolo lì, un trentenne dall’aria spensierata che dentro di sé
serba idee geniali destinate a diventare
Storia. Il cinema è il suo mondo, e scopro
da subito che si trova perfettamente a suo
agio in mezzo agli artisti migliori del Pianeta. Perché lui è uno di loro. Da dove nasce la sua passione? Chiediamoglielo.
Ti ringrazio. Amo l’arte da quand’ero bambino. Prima di avvicinarmi al computer, mi sono
dedicato al disegno, alla pittura, all’incisione,
alla scultura, alla fotografia. Il teatro e il cinema mi hanno sempre affascinato. Il computer è
l’alchimia che unisce le diverse forme d'arte,
sperimentandone potenzialità inesplorate. Il
futuro è una tela bianca su cui l’artista con-
riconoscimenti in tutto il mondo. Due anni
dopo, è ancora il Future Film Festival ad aver ottenuto in anteprima esclusiva il teasertrailer del tuo nuovo film: Cara Anne. Il dono
della speranza. Si tratta di un’opera di cui si
parla e si scrive molto, sia perché racconta
una storia indimenticabile, sia perché si avvale del più prestigioso team di artisti digitali che abbia mai lavorato insieme. Perché
delle produzioni d’animazione tridimensionale per raccontare Storie (la maiuscola è voluta)?
Giulietta, organizzatrice del Future Film Festival,
è molto attenta ai cambiamenti che si verificano
nell’ambito del nuovo cinema. Ha apprezzato e
valorizzato prima di ogni altro l’impressionismo
digitale e la poesia estrema del mio primo film e
ha scelto di seguirci anche in questa nuova impresa. L’argomento del film Dear Anne e la sua
importanza educativa toccano inoltre sua sensibilità umana: le daremo sempre qualcosa in
ANNE FRANK RIVIVE CON VOI
“anteprima”. Per quanto riguarda la tua domanda, l’età classica e il Rinascimento ci hanno rivelato l’importanza della “bottega”, in cui
i maestri radunavano gli artisti di maggior talento per creare opere complesse e monumentali . Lavorare insieme agli artisti più dotati,
avvalersi dei differenti aspetti del genio consente di intraprendere strade nuove e difficili,
verso la vetta di quella “montagna sacra” che è
l’arte.
Le opere che tu e
Roberto Malini avete realizzato insieme finora, dal
l u n g o m e t r a gg i o
L’uovo (parabola
che esalta il valore
assoluto della vita)
alla
cineinstallazione Binario 21 (celebrazione visiva della
deportazione degli ebrei italiani, interpretata da Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz) hanno sollevato un importante
dibattito internazionale. Che funzione ha,
per te, il tuo cinema?
Se la creatività è un dono naturale, l’arte è una
missione. In questo tempo in cui le Muse sembrano tacere, devono essere gli ideali il motore
dell’arte. Il cinema è in grado di raccontare
storie importanti, di toccare il cuore delle persone, di celebrare la verità, di tracciare una via.
La vita di ogni essere umano è un miracolo.
Ognuno può gettare un piccolo seme nel solco della storia, ma spesso vede intorno a sé
solo un mondo buio. Il cinema può portare un
po’ di luce. Il nostro cinema cerca di portare
un po’ di luce.
Su svariati articoli che trattano di Dear
Anne. The gift of hope si parla in particolare della scelta non facile che c’è stata per
l’interprete che darà la voce ad Anne
Frank. Alla fine ti sei affidato per l’edizione italiana a Valentina Mari, conosciuta e
apprezzata da tutti per aver prestato la voce a
Natalie Portman, Claire Danes, Anna Paquin, Jennifer Love Hewitt e molte altre attrici, e per la versione internazionale a Jennifer Crystal Foley, figlia del celebre Billy
Crystal, attore (interprete di oltre trenta film,
da Harry ti presento Sally a Terapia e pallottole), sceneggiatore, regista e produttore.
Perché la voce di Anne è così importante?
E’ fondamentale che la voce di Anne sia piena di
vita e abbia un’eco spirituale, perché durante il
film parlerà di qualcosa che riguarda tutti, ma che
molti desiderano dimenticare. Valentina regala
all’autrice del Diario la voce di una ragazza con
tante contraddizioni, ma anche tanta forza d’animo. La sua è una voce ricca di sfumature, in cui i
giovani riconosceranno un tono familiare, amichevole. Jennifer parla
con l’anima sulle labbra,
dal buio di un tunnel
che attraversa la storia,
dal chiuso di una casa
assediata, aspettando la
luce di un miracolo che
non accadrà.
Come ti poni di fronte all’indifferenza che anima spesso le menti della gente? Ritieni che
l’arte, quella che dimostri di saper interpretare meravigliosamente bene, sia in grado di
cambiare la visione del mondo?
Il linguaggio più
profondo e universale dell’arte è simile a una preghiera, a un incantesimo che vorrebbe
trasformare il dolore e le grida del
mondo in un canto
di armonia e di pace. Ecco perché lavoro spesso con Roberto Malini: inseguiamo lo stesso incantesimo, anche se
siamo consapevoli che le orecchie del mondo
ANNE FRANK RIVIVE CON VOI
Le foto contenute in questo e-book provengono da
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Le interviste possono essere riprodotte chiedendone
autorizzazione ai curatori
Laura Onofri e Matteo Pegoraro.
non sono tese ad ascoltare quel canto, ma percepiscono altre seduzioni. Però continuiamo a
coltivare il sogno di un'arte libera e coraggiosa, capace di rivolgersi al cuore della gente.
L’uovo, Binario 21 e Quando Bartolomeo sorride
parlano agli spettatori del significato meraviglioso e fragile della vita, attraverso una parabola, una poesia e una testimonianza. Dear
Anne e il documentario In viaggio con Anne
Frank (scritto sempre da Roberto) si spingeranno ancora oltre e inviteranno la gente a
viaggiare nel tempo per accompagnare Anne
Frank nella sua vicenda storica e umana, con
la guida di un angelo di nome Emily.
“Un augurio a
tutti voi
affinché
continuiate a
mantenere
viva la cultura e il
ricordo nella
memoria
dell’umanità”
Laura Onofri e Matteo Pegoraro