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Novembre 2011
NUMERO II
ANNO XII
In questo numero…
Direttore
Niccolò Fiaschi
Vicedirettore
Agnese Dolis
… Addio Sic , Omosessualità,
Halloween, La Ca$$ata…
….E TANTO ALTRO !!!
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Editoriale
Novembre2011
editoriale
di Niccolò Fiaschi
Buongiorno castelnuovini. Dopo il primo appuntamento (nato per pilotare le elezioni dei rappresentanti, in modo da conquistare il potere all'interno della scuola) ci rincontriamo ad anno scolastico già inoltrato. I primini si sono già adattati, i prof interrogano e preparano compiti in classe,
gli alunni cercano posti nuovi dove fare forca e noi di quinta stiamo già battendo la testa nel muro per l'esame (“esame? che esame?!”...ah, quello della patente). Insomma il solito tran-tran di
ogni anno, lievemente modificato dal fatto che, per il poco che ho capito, non si dovrebbe occupare. Ah! E che, meraviglia tra le meraviglie, il Dilo (n.d.r. abbreviativo affettuoso riferito alla
figura del preside) permette al collettivo di riunirsi a scuola.
E che sono circa tre giorni che fisso una pagina bianca che solo ora si sta riempiendo
(quest'editoriale è un dramma).
Quando all'improvviso, girellando sul sito del fatto quotidiano mi imbatto in una agghiacciante
verità. Un "articolo" che riguarda:
Il “Piano di rinascita democratica” della loggia massonica Propaganda 2 (P2), scritto probabilmente nel 1976 dal maestro venerabile Licio Gelli insieme ad alcuni “consulenti” esterni,
fu sequestrato nel 1982 all’aeroporto di Fiumicino nel doppiofondo della valigia di Maria Grazia Gelli, la figlia, che rientrava in Italia da Nizza.
Lo ripubblichiamo (n.d.r. sul sito del Fatto quotidiano) quasi integralmente: gli unici tagli, indicati dai puntini di sospensione fra parentesi, riguardano le parti meno interessanti e più legate ai
problemi dell’Italia degli anni ’70. Le parti sottolineate (n.d.r. nel piano di rinascita democratica) e in grassetto sono commenti ai punti del Piano che sono già stati realizzati.
Dopo questa laconica introduzione si vede come Gelli avesse teorizzato e auspicato la presa del
potere di Berlusconi (tessera 1816), o di una persona con attitudini simili, per realizzare il suo
progetto di rinascita. Il testo è arricchito da numerosi commenti di Marco
Travaglio che si focalizzano sui punti
raggiunti dai tre governi Berlusconi,
anche grazie all'inesistente opposizione.
Dopo questa scoperta mi chiedo se si
può parlare ancora di Democrazia o se
devo inchinarmi al nuovo imperatore
d'Italia (unica consolazione: non è un
Savoia). Ma la domanda è questa: è
giusto delegare la possibilità di prendere decisioni riguardanti la mia vita a un
gruppo di persone di quella specie?
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Indice
Viva l’Italia, l’Italia liberata
INDICE
di Niccolò Fiaschi
I problemi dell’Italia li sappiamo tutti, è impossibile sfuggire al bombardamento mediatico. Per esempio le troie di Berlusconi (escort è
troppo volgare), la maggioranza che si regge
in piedi grazie agli scissionisti Padani capitanati dal prode Bossi, un’opposizione che scalda i banchi, e tanti altri. Poi ci sono i problemi
economici: le borse al collasso, le banche che
dettano legge, le imprese che chiudono, la disoccupazione, la Fiat (e Marchionne) che fa
quello che vuole negli stabilimenti e tanti, tanti
altri. Poi arrivano i problemi sociali come
l’aumento delle persone sotto, o vicino, la soglia della povertà (aiutati anche dall’aumento
delle tasse), i giornalisti schiavi del potere , la
giustizia che mischia i “buoni” coi “cattivi” e
tanti, tanti, tanti, altri.
Conscio di essermi dilungato anche troppo,
arrivo al punto.
Se il tunnel della Gelmini è frutto di cattiva
informazione (leggi: deficienza allo stato puro)
gli “errori” che dovevano sopportare gli alunni
della terza elementare del 1935 erano spacciati
come realtà assolute e fuori da ogni possibile
discussione.
Parlo della dottrina che veniva inculcata, fin
dalla tenera età dei giovani italiani, nel pieno
del ventennio fascista.
In questa serie di articoli mi propongo di criticare (anzi, mettere alla gogna) non i principi
del fascismo, non la sua ideologia, ma il suo
modo di uniformare le menti senza possibilità
di scelta.
Critico la sua base, cioè la volontà di annullare
la libertà di pensiero.
Critico il suo scellerato nazionalismo che ha
portato al totalitarismo che tutti conosciamo.
Critico la loro volontà di far sparire l'individuo
all'interno della società.
Critico il restringimento della libertà personale
che cominciava già dalla prima istruzione, dato che è sui banchi scolastici che l'individuo si
forma e quindi non vi è posto migliore per creare una “gioventù che spaventi il mondo”.
Ce la raccontano sempre a modo
loro
di Cosimo Ianni
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Lo spazzino mi sta derubando!
di Silvia Martini
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Volere è potere - perché si può
sempre far qualcosadi Agnese Dolis
8
Addio Sic
di Alessandro Guetta
9
Dall'Antica Grecia all'epoca contemporanea: omosessualità nella storia
10
Dialogo decor(e)ativo
di I Ragazzi della BO-FI
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Che cos’è la felicità?
di Vincenzo Dal Cortivo
16
Superstizioni
di Elena Fiore
18
Cercasi titolo disperatamente
di Beatrice Volpi
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La Grande Ca$$ata
24
Games
di Andrea Pacini
27
di Sofia Taylor
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Attualità
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Se infatti oggi lottiamo (io poco, non sono un attivista) per “un’istruzione laica, pubblica e di
qualità” e se vogliamo “riprenderci la scuola ed il nostro futuro” (come ci ripetono spesso tramite manifesti e volantini) è perché i nostri nonni non l’hanno ricevuta. Infatti, essendo consapevoli degli “orrori”, e non più errori, avvenuti durante la nostra non poco accidentata storia, abbiamo il dovere di bloccare ogni processo che ci riporti a quella aberrante d-istruzione.
E arriviamo all'evento che ha segnato la nascita di questi articoli. Dato che la cometa è già stata
usata sono ripiegato su qualcosa di più semplice e comune: un libro. Infatti in questi giorni mi è
capitato fra le mani il manuale unico della terza classe elementare, distribuito dalla libreria dello
stato, con sede a Roma, nell’anno XIII dell’era fascista. Già il fascio littore che svetta tra le
montagne, rischiarato dal sole nascente, mi fa accapponare la pelle, ma spinto da curiosità mi
addentro nella lettura. Le materie sono: letture (interessante il racconto della visita alla casa del
Duce), religione, storia, geografia ed aritmetica. In questa serie di articoli mi concentrerò sui
primi tre capitoli, con un ovvia attenzione alla parte storica. Ma analizziamo ora le letture (solo
in termini generali per mancanza di spazio).
Dopo l’introduzione, che dipinge un ameno paesaggio che saluta sorridente l’inizio della scuola,
si entra nelle avventure del giovane Sergio, uno scolaro come un altro (ma con soli amici maschi, le ragazze non sono mai nemmeno nominate) che impara le massime della vita tramite favoline e parabole degne dei peggiori miti greci. Il buon Sergio apprende ad avere pietà, coraggio
e dignità, a “essere preparato per la vittoria e forte nella sconfitta” e ad usare il suo ingegno. Insomma, quello che doveva renderlo un buon adulto fascista cresciuto sotto la grande ala protettrice del Duce. In ognuna di queste massime vi è sempre la presenza di un bersagliere (forte e
coraggioso, simbolo dell’amor di patria), del padre (simbolo della bontà d’animo e della cultura,
ovviamente fascista) e della chiesa (messa solo per mantenerla in buoni rapporti, dato che veniva vista come nemica contro l’opprimente totalitarismo fascista). Quello che trapela nei racconti
non è il desiderio di educare (nel senso più alto, non un mero passaggio di informazioni) i futuri
italiani, ma quello di uniformare la popolazione sotto gli stessi ideali. Abolire il bene ed il male,
il giusto e lo sbagliato e sostituirli con il Fascista e l’Antifascista. Anzi, con fare ancor più subdolo rispettivamente con l’italiano ed il nemico. Perché più subdolo? Perché così facendo se
vuoi essere chiamato italiano, se vuoi sentirti parte della società italiana, devi avere quegli ideali
espressi nelle letture fasciste, essere contro questi principi diventa crimine contro lo stato e la
società.
Le storie continuano creando una specie di “ricettario” di istruzioni per definire come un giovane italiano debba comportarsi in ogni situazione possibile (sia al lavoro, specialmente quello nei
campi, sia in guerra, sia a messa, sia in famiglia o a scuola).
La prima parte si conclude con una speciale dedica al maestro (“che è stato per voi, più che padre, fratello, amico, compagno” in quanto artefice della vostra lobotomia mentale) e agli autori
del libro: Grazia Deledda (nobel per la letteratura del 1926) e Pio Pullini, che l’hanno scritto
“con la speranza di fare del bene”. E si chiude con una
magistrale immagine di un giovane balilla (maschio, ovviamente) che si slancia in un perfetto saluto romano.
E io non posso che pensare:
Viva l’Italia, l’Italia liberata.
P.S.: il libro è ovviamente stampato in Italia, più precisamente a Firenze, dagli stabilimenti tipografici R. Bemporad e F. e non vi è presente nemmeno un minimo errore di
stampa che sarebbe visto come un’imperfezione ed una
debolezza, impensabile durante quel duro ventennio
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Attualità
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CE LA RACCONTANO SEMPRE A MODO LORO
di Cosimo Ianni 5A
La Repubblica titola "I black bloc devastano roma – città a ferro e fuoco, 5 ore di guerriglia. Gli
indignati si ribellano ai violenti."; da notare però che sull'articolo di Scalfari viene menzionato il
fatto che a protestare PACIFICAMENTE fossero centinaia di migliaia di giovani, mentre questi
black bloc erano solo qualche centinaia, ma sufficiente per far degenerare la situazione. È abbastanza chiaro che la massa dei black bloc era praticamente una massa indipendente dal cordone
pacifico, presente non per manifestare quanto per rovinare ogni movimento; su questo si esprime anche Scalfari dicendo che "molti manifestanti hanno tentato di isolare i facinorosi che hanno reagito picchiandoli a colpi di spranghe". I dati riportati da Repubblica sono di trecentomila
giovani che hanno manifestato pacificamente e quasi cinquecento black bloc che hanno rovinato
la festa.
Ma di preciso, cosa ci viene raccontato?
La7 conta un centinaio di teppisti. Canale 5 ne conta circa 500. Sky dice che c'erano mille black
bloc provenienti da fuori italia. Tg4 annuncia: migliaia di terroristi eversivi terrorizzano il popolo italiano. Questa è la nostra informazione.
Informazione sarebbe concentrarsi sui problemi di trecentomila persone, non solo sull'azione
estremista di cinquecento. Informazione vorrebbe dire che all'interno delle trecentomila persone
a manifestare ce n'era una piccola parte costituita da coloro i quali hanno smesso di credere che
un movimento pacifico possa risolvere qualcosa e che ha deciso di provare con l'arma della violenza. Informazione sarebbe dire che la polizia ha aspettato tre ore prima di iniziare ad intervenire sui rivoltosi violenti. Informazione vorrebbe dire che non tutti sono come quelli che ci fanno vedere in televisione, ma ci sono tante persone unite in piazza da uno scopo unico e dissociate dal filone violento dei black bloc. L' informazione porterebbe a dire che forse è arrivato il momento di ascoltare la popolazione e provare a risolvere i problemi di tutti.
Filtriamo al meglio le notizie che vengono passate per informazioni.
Pensieri
di Cosimo Lorenzetto Bologna
Io non c'ero. Non ho visto con i miei occhi ciò che è successo e non ho sentito con le mie orecchie ciò che è stato detto. Ho visto però delle immagini e dei video, ho ascoltato testimonianze: mi sono fatto un'idea.
Mi soffermerò sul genere di violenza e non sulla sua legittimazione poichè credo che ognuno
abbia le proprie idee e difficilmente si possono cambiare con un articolo.
La violenza che si è scatenata alla manifestazione di Roma non nasce certo da un sentimento
spontaneo giustificato dal periodo storico (in cui la popolazione è ormai giunta ad un livello
tale di disperazione da non vedere altra via che la violenza) ma da un desiderio , sì spontaneo, di distruzione. E pensavo...
Il gioco di guerriglia urbana non è mai stato così divertente come da quando si lotta contro
la polizia! Loro sono attrezzati: hanno i caschi, hanno gli scudi, hanno gli stivali e soprattuttto non possono (anche se la storia ci porterebbe ad usare "potrebbero") ucciderti. Inoltre i poliziotti difficilmente vengono uccisi e se succede poco male. È come giocare a softair,
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Attualità
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con la limitazione di poterlo fare solo in situazioni di folla.
Scartando l'ipotesi dell'infiltrazione dall'alto (mi piace essere ottimista), stavo vagliando tra
me e me le possibili soluzioni al problema dei violenti nelle manifestazioni pacifiche. E pensavo...
Ci vorrebbe un servizio d'ordine, che sia abbastanza attrezzato da contrastare anche un
gruppo organizzato di violenti e abbia un addestramento specifico. Un servizio d'ordine che
abbia caschi e manganelli. Persone sparse nel corteo pronte ad intervenire sempre e ovunque.
E sapete qual è il paradosso maggiore? Ci vorrebbe la polizia che non fosse polizia. Perchè
invece non sappiamo sfruttare correttamente le forze dell'ordine che abbiamo?
Poi sul web trovo video di poliziotti che calpestano persone; poi ascolto in televisione storie
di persone uccise di botte in caserma. Non posso che chiedere se mi fiderei a manifestare accanto a quegli stessi. E non posso che chiedermi se loro si fiderebbero a fare da servizio d'ordine a manifestanti che gridano A.C.A.B (all cops are bastards). E non posso che chiedermi
se preferirei manifestare in mezzo ai poliziotti o in mezzo ai violenti o non manifestare affatto.
L’unica scusa è il linguaggio
di Cosimo Ianni 5A
In questo Paese, che il Governo sta portando a fondo, dovremmo fare tutti qualcosa.
Dobbiamo cercare di essere il più possibile attivi e per fare ciò dovremmo far sì che
l'informazione sia la nostra arma migliore e l'ignoranza il nostro primo nemico.
Mi sembra inutile dire che non fare nulla non possa portare a una qualche soluzione,
quindi agire è l’unica alternativa: è nostro dovere informarsi, cercando di comprendere quale sia la reale situazione dell’Italia e allora proviamo a dire cosa non ci sta bene, qual è secondo noi il problema di fondo di una degenerazione che sta colpendo il
nostro Paese da anni.
Non è importante il fatto che una persona decida di non protestare o di non lamentarsi della situazione in cui si trova, ma almeno che quella persona sappia realmente
quale sia la situazione. Ognuno deve prendere una posizione, ma bisogna che sia
consapevole di tale posizione e delle conseguenze alle quali la propria scelta può
portare.
E' chiaro che per alcuni, me compreso, il fine della scelta presa è abbastanza utopistico, ma io ci voglio credere ugualmente, voglio cercare di cambiare qualcosa in
questo Paese, o almeno cercare di far capire che non voglio vivere in una realtà del
genere.
Qualsiasi cambiamento non può partire da un singolo, perché è destinato a morire in
partenza.
Mi illudo di un cambiamento comune, portato da una protesta comune, e mi piacerebbe veramente tanto che quest'illusione diventasse o provasse a diventare la realtà del domani. Cominciamo ad alzarci in piedi oggi se non vogliamo vivere in ginocchio domani, e facciamolo insieme.
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Attualità
Lo spazzino mi sta derubando!
di Silvia Martini 5E
Il principio della nostra storia è una grossa somma di denaro. Il denaro statale.
Quest'oggi buona parte degli italiani ha perso fiducia in quelle istituzioni a cui aveva affidato le
sue preziose monete, quelle istituzioni che avevano promesso sulla Costituzione di usarle per
migliorare la vita dei cittadini, quelle istituzioni infine che non stanno facendo ciò che avevano
promesso. La questione si presenta così: il popolo paga lo Stato, che, in teoria, si impegna a realizzare ciò che sta scritto sulla Costituzione, perché è questo il suo compito, come quello di un
dottore è di guarire i malati o quello di uno spazzino è di pulire le strade. Questo è il compito
dello Stato: assicurarsi che la Costituzione venga rispettata, che i cittadini siano protetti e che le
loro condizioni di vita migliorino. Questo gli è stato chiesto dal popolo, che secondo l'articolo 1
di quella stessa Costituzione esercita la sovranità. Il problema drammatico dei nostri tempi è
che, benché il popolo sia sovrano, esso non può governare in modo diretto, non può prendere le
decisioni in prima persona, perché è formato da milioni di uomini e donne che certo non si possono riunire in una stanza. Ma questo non implica che la popolazione non possa avere qualche
richiesta, non implica che le persone non possano chiedere o avere quello che in molti altri paesi
possiedono già. Gli italiani hanno il diritto di ottenere ciò che vogliono, hanno il diritto a un'istruzione non ottima, eccellente. Hanno il diritto di trovare lavoro appena usciti da scuola. E lo
Stato, che in questo caso intendiamo come insieme di rappresentanti eletti dal popolo, ha il dovere di rendere ciò possibile. Non è un'utopia, è lo scopo della democrazia.
Adesso è difficile credere a un governo capace di realizzare la Repubblica di cui tanto parla. Ma
la nazione è morta? “Una d'arme, di lingua, d'altare, / di memorie, di sangue e di cor.”? Essa è
presente sempre, perché, finché gli italiani esisteranno, vivrà in loro. Uniamoci in unico coro:
anche i politici, che si gingillano con le nostre monete, tremano di fronte alla potenza di una nazione incollerita. Cosa potrebbero mai fare dei poveri studenti da soli? Dei poliziotti da soli?
Dei giornalisti da soli? Dei professori, degli operai? Soli è impossibile vincere, ma uniti in una
nazione è certo impossibile perdere.
Ma non tralasciamo la crisi. Grave e distruttiva. Essa minaccia di espellerci dall'Unione Europea, minaccia l'esistenza dell'Europa stessa. Com'è possibile che siamo arrivati a tanto? È poi possibile che l'economia possa influenzare i principi della Costituzione? Non sono inderogabili?
Ogni diritto, come la libertà e l'uguaglianza, come l'istruzione e la ricerca, ogni diritto deve essere rispettato, perché altrimenti anche i doveri perdono valore portando a risultati disastrosi.
Molti trovano che questa crisi sia sorta per colpa del capitalismo e della globalizzazione: forse
che non è vero in parte? Ovvio che non ci si debba scagliare solo su un aspetto della crisi, molti
altri fattori sono intervenuti. Però, ogni volta che ci penso, mi domando: c'è una qualche connessione con il fatto che lo Stato sia governato dai capitalisti? Staranno magari usando il potere a
proprio vantaggio? Perché non si prova a cercare soluzioni lontane dai banalissimi tagli al Paese? Tagli alla Costituzione? Ma davvero quei geni dell'economia non sono riusciti a trovare una
soluzione diversa? Io non voglio dover scegliere tra un diritto e un altro. Per me non è un'opzione.
Quindi sì. Alla fine vi sto chiedendo questo: leggete la Costituzione, criticate tutto, anche me,
unitevi con l'obiettivo di far valere i vostri diritti, pretendete ciò per cui pagate, collaborate, interessatevi, create un partito se lo Stato non vi ascolta, seguite il vostro senno e non imponete le
vostre idee, rispettate quelle di tutti, senza usare la forza. Questo è il momento che dopo lunghi
anni di disorganizzazione vi si presenta per migliorare un Paese a cui tenete, un Paese di cui andare fieri nonostante tutto, di cui non lamentarsi senza prima aver provato a cambiarlo.
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Attualità
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Volere è potere
- perché si può sempre far qualcosaDi Agnese Dolis
Peppino Impastato fu ucciso dalla mafia nel 1978, è un eroe. Non perché era diverso da tutti
gli altri ragazzi della sua età. Non perché era diverso da noi.
Il suo solo , unico, grande potere era credere nel cambiamento e passare dalle parole ai fatti.
Talvolta potrà essere stato avventato, avrà azzardato fin troppo, tanto da metter a rischio la
propria vita, ma è un modello: un modello di legalità, di giustizia, di civiltà.
Parlando della sua emozionante e al contempo triste storia, molti di noi finiscono però col sentirsi impotenti; molti credono che la criminalità sarà sempre più forte. ma si sbagliano. E non
poco. È dalle piccole cose, dalle azioni in apparenza più semplici che può nascere l’impulso
verso un futuro diverso, migliore.
Cosa si può concretamente fare?
Informarsi. Interessarsi alle vicende del nostro paese. Cercare di andare giusto un poco più a
fondo per capire meglio cosa accade nel mondo che ci circonda. Usare meglio i mezzi di comunicazione di massa che abbiamo a disposizione. Provare noi per primi ad avere stili di vita
maggiormente sostenibili e volti alla salvaguardia dell’ambiente. Perché essere legali non vuol
dire solo non rubare, non uccidere, non spacciare, non essere finiti in galera, ma essere cittadini che vivono la propria libertà nei limiti di quella degli altri e nel rispetto della natura già fin
troppo e da troppo molestata.
Oppure, partecipare ai campi antimafia che numerose associazioni (Libera, Arci) organizzano
durante il periodo estivo, specialmente nel sud Italia. Potreste così rendere socialmente utili
ben due settimane delle vostre beneamate vacanze. Non sarebbe male. Io l’ho fatto e sono
ancora qui a parlarne!
Pensateci. Informatevi. Ognuno di voi ha un potenziale di cui non si rende neanche conto.
Insieme siamo più forti di tutto.
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Cronaca
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ADDIO SIC
di Alessandro Guetta
Come tutti saprete, pochi giorni fa ci ha lasciato un grande motociclista italiano, Marco Simoncelli.
“Sic”, com’è stato soprannominato dai suoi numerosissimi fans sparsi in tutta Italia e non solo, è
nato a Cattolica nel 1987, a meno di 10 km da dov’è nato il suo ben più famoso collega e amico,
Valentino Rossi. Sic si è sempre distinto per la sua foltissima chioma di capelli ricci, per il suo spiccato accento romagnolo e per la sua irrefrenabile simpatia. Ha cominciato a girare in pista giovanissimo, a 7 anni con le minimoto e da quel giorno non ha più smesso di stare in sella. Già a 14 anni
gareggiò tra i professionisti nella categoria 125, diventando poi campione europeo nel 2002. Nel
2006 passò alla categoria successiva, la 250, conquistando il campionato del mondo nel 2008. Poi,
dopo una breve esperienza in superbike, nel 2010 è approdato nella classe più ambita da tutti i motociclisti: la MotoGP.
Sic è scomparso durante il gran premio della Malesia, in un terribile incidente che ha visto coinvolto
l’incolpevole Colin Edwards e, per uno scherzo del destino davvero di pessimo gusto, anche
l’amico Valentino Rossi. L’immagine più scioccante per tutti coloro che hanno visto l’incidente,
credo sia stata quella del corpo senza vita di Sic che scivolava lungo la pista, con il casco e la moto
che invece rotolavano a qualche metro di distanza. In questo drammatico scatto non ci sono solo gli
ultimi attimi della vita di un ragazzo di appena ventiquattro anni, c’è molto di più. In tutti noi, guardando i piloti di corse automobilistiche e motociclistiche così protetti e con attrezzature così sofisticate, nasce spontanea la convinzione che siano invincibili, che nulla possa ostacolare il loro cammino e che anche un imprevisto o un incidente non possa metterli in pericolo di vita. Invece non è così, loro stessi ne sono consapevoli, infatti ogni volta che scendono in pista sanno che stanno facendo
qualcosa di pericoloso, qualcosa per cui possono rischiare la vita. Sanno tutto questo ma nonostante
ciò, vogliono provarci, vogliono gareggiare e viaggiare a velocità incredibili, semplicemente perché
al momento in cui si accendono le luci verdi dei semafori si dimenticano del rischio a cui vanno incontro e captano soltanto l’adrenalina che gli scorre nelle vene. Proprio per questo motivo Sic ha
cominciato la fatale gara di Sepang con la stessa grinta e la stessa convinzione di sempre, ma al momento della partenza non avrebbe mai potuto pensare che quella sarebbe stata l’ultima corsa della
sua vita. Lui stesso, un giorno, aveva dichiarato che “si vive di più andando 5 minuti al massimo su
una moto come questa , di quanto non faccia certa gente in una vita intera”. Se questa era la sua filosofia senza dubbio Sic ha vissuto al meglio il tempo che gli è stato concesso.
Ogni volta che muore un personaggio celebre si accende una grossa polemica: se sia giusto o meno
dare tanta importanza alla sua scomparsa, dato che ogni giorno muoiono nel mondo migliaia di persone di cui ignoriamo l’esistenza. Il caso ha voluto che proprio il giorno della scomparsa di Sic ci
sia stato un terribile terremoto in Turchia che ha causato oltre mille vittime, dando vita, appunto, a
discussioni riguardo la diversa rilevanza delle due tragedie. Oggettivamente non possiamo affatto
paragonare la strage in Turchia con la morte di Simoncelli, anche perché tutte le vittime del terremoto stavano trascorrendo la loro tranquilla vita mentre Sic, come già detto, sapeva i rischi a cui
andava incontro. Quello che conta però è il messaggio che ci ha dato, ovvero l’ennesima dimostrazione che i piloti non sono esseri invincibili, che durante le corse automobilistiche e motociclistiche
la tragedia è sempre dietro l’angolo e che la morte non guarda in faccia nessuno. Quindi noi non
dobbiamo dimenticare Sic soltanto perché è morto facendo quello che ha sempre desiderato fare e di
cui conosceva i rischi, dobbiamo piuttosto ricordarlo semplicemente perché era un ragazzo di ventiquattro anni che aveva, come tanti noi, la passione delle moto.
Un antico proverbio dice: “Muore giovane colui che è amato dagli dei”. Se è davvero così qualcuno
lassù ha dato una moto a Sic e gli ha detto di continuare a fare ciò che ha sempre amato.
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Attualità
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Madonna Comunista!
di Francesco Calamai
Quello che non ti aspetti, peggio della battuta più banale da bar, più pericolosa di un colpo di stato, più
imbarazzante di... occhei, ultimamente a cose imbarazzanti andiamo giù a palate. Però, toccare proprio
questa donna, effigiandola di un così importante, nel senso di ingombrante, titolo. Eppure sono stati proprio alcuni esponenti del partito di maggioranza. Hanno spinto la loro massima accusa persino a questa
donna, attaccando un simbolo ed una istituzione; noncuranti di tutte quelle persone -centinaia di migliaia
- che le sono devoti. Proprio lei, quella di Lourdes, quella che ha avuto una prole senza sapere chi ne
fosse il padre, è stata rimbeccata dal Vice-Ministro Giovanardi che svela che la signora "è apertamente
per le famiglie omosessuali, quindi schierata palesemente contro la nostra cultura e la nostra Costituzione che non prevedono famiglie gay".Ma proprio lei? La stessa donna così strettamente legata al concetto di verginità? Ma qualcuno abbassa il tiro, se possibile, dicendo che la donna divenuta icona è stata
palesemente "imbeccata". La deputata Carlucci del PdL afferma che la signora, anzi, Signora, in questione "non sa nulla dell'Italia","è un comportamento molto scorretto, da lei non me lo aspettavo". Addirittura è stata definita 'castrista'(nel senso che è fedele a Fidel). Capisci ora il vestito rosso...
Ora, per correttezza d'informazione (cosa?! in quale ideologica utopia mi vado ad affossare!), c'è da dire
anche cosa ha scatenato questa dura reazione. Una dichiarazione della stessa Madonna, che ha detto del
Cavaliere: "è inadatto a guidare l'Italia". Te guarda se la nostra amica Louise Veronica Ciccone, in arte
Madonna, ci stupisce così, senza crocifissioni sul palco o baci saffici in diretta, ma condividendo la posizione dell' Economist (tutt'altro che comunista) sul Premier ("L'uomo che ha fottuto un intero paese").
Pensare che è pieno di cantanti italiani che criticano la classe dirigente italiana e l'unica che ha effetto
(esilarante) sul governo è una popstar americana. Ma noi la perdoniamo, infondo "evidentemente ha un
ufficio stampa comunista che le ha detto di dire così per farla uscire meglio sui giornali comunisti." Parola di deputata PdL.
Fonti: giornalettismo.com
Dall'Antica Grecia all'epoca contemporanea:
omosessualità nella storia
di Sofia Taylor
In questo articolo vorrei trattare un problema attuale e, purtroppo, irrisolto: il modo in cui vengono
considerati e trattati gli omosessuali nella nostra società. Esistono opinioni molto varie su questo argomento. C’è chi pensa che l'omosessualità, sia fra uomini che fra donne, sia un fenomeno naturale e
non vada ostacolata, e chi ritiene l'essere gay o lesbica una malattia o un disturbo mentale.
Nella storia gli omosessuali sono passati da periodi di tolleranza, ad esempio nell'Atene classica, a
periodi di completa repressione, quando addirittura venivano condannati a morte, come durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nell'Antica Grecia e nell'Antica Roma l'omosessualità non era considerata illegale in sé per sé, ma la
sua legalità dipendeva più che altro dal rango dei diretti interessati e del ruolo che essi svolgevano
all'interno della loro relazione (attivo o passivo). I Greci vedevano l'amore come una ricerca della
perfezione e della bellezza, indipendentemente dal sesso della persona amata. Usuale era il rapporto
fra uomo (l'erastes) e ragazzo (l'eromenos), anche se una volta che quest'ultimo diventava adulto la
relazione si tramutava in amicizia. Infatti l'uomo era colui che amava il ragazzo, il quale doveva considerarsi onorato dell'amore del più anziano facendogli provare piacere; con l'età adulta al concedersi
a qualcuno seguivano l'umiliazione e la vergogna pubblica. I Romani, nel periodo antecedente alla
conquista della Grecia, giudicavano l'omosessualità un vizio degli Ellenici e la guardavano con sospetto. Invece, dopo la sua sottomissione anche loro acquisirono questo cosiddetto “vizio”, ma con
qualche differenza: il ruolo di passivo poteva essere svolto solo da uno schiavo o da un liberto, poiché
qualsiasi cittadino romano che avesse avuto un ruolo di sottomissione avrebbe perso tutto il rispetto e
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Attualità
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sarebbe stato disprezzato. Infine, durante il Basso Impero, con il codice Teodosiano, l'omosessualità
passiva divenne punibile addirittura con la pena di morte e con Giustiniano anche coloro che svolgevano il ruolo attivo non vennero più tollerati.
Si hanno testimonianze di relazioni fra persone dello stesso sesso anche durante il Medioevo, sebbene
a quel tempo, con la caduta dell'Impero Romano e l'avvento del Cristianesimo, non fossero bene accette. Nell'Alto Medioevo questa intolleranza inizialmente era gestibile, poiché né la legge né le regole della Chiesa si occupavano molto di questa questione. In Oriente invece rimase in atto il codice riformato da Giustiniano, che in Occidente era andato perduto con la fine dell'Impero Romano, nel
quale gli omosessuali erano condannati al rogo. Nel Basso Medioevo era presente un'aperta ostilità,
alimentata dalla Chiesa, e i sodomiti divennero vittime di persecuzioni. Ma anche le classi sociali che
non erano influenzate dalla Chiesa li disprezzavano e sono molti i documenti che li condannano.
Non è chiara la situazione degli omosessuali nel Rinascimento. Ufficialmente erano presenti pene severissime, ma capitava spesso che non ci si prestasse attenzione e che si chiudesse un occhio, soprattutto se gli accusati di sodomia erano personalità influenti (come Gingastone, l'ultimo dei Medici).
Poteva comunque succedere che queste accuse fossero utilizzate come pretesto per incriminare persone che avevano screzi coi potenti, come per esempio accadde a Leonardo Da Vinci, ed esistono casi
come quello del quindicenne Giovanni di Giovanni, che a causa della sua omosessualità venne prima
fatto sfilare per la città su un asino, poi castrato e infine sodomizzato con un ferro rovente.
L'idea di una sottocultura nel Rinascimento è stata avanzata recentemente da Giovanni dall'Orto, un
giornalista e storico milanese. La prima testimonianza di incontri fra omosessuali nelle città italiane
del Rinascimento risale al 1407 a Venezia: i documenti parlano di un processo che coinvolse più di
trenta persone. Un ragazzo etero accettava di avere rapporti sessuali con un altro uomo per denaro,
per attirare l'attenzione di un adulto o per l'ovvio desiderio di essere iniziato al sesso. Poteva capitare
che i genitori favorissero la prostituzione dei figli perché i soldi guadagnati erano utili al bilancio familiare. Una divertente prova dell'esistenza conosciuta degli omosessuali nella Firenze rinascimentale
è una lettera di Machiavelli a Francesco Vettori, in cui parla di Giuliano Brancacci, uscito una sera a
caccia di “uccelli”. Nonostante questi esempi, gli arresti
in massa si successero ininterrottamente per secoli. Venivano incriminate persone non solo giudicate omosessuali, ma anche i cosiddetti “ruffiani di sodomia”, cioè
coloro che procuravano i ragazzi ai ricchi sodomiti o
che semplicemente favorivano gli incontri fra omosessuali. Ben pochi hanno avuto il coraggio di ostentare la
propria diversità, come il pittore Giovanni Antonio Bazzi; la maggior parte di loro erano oppressi dalla famiglia
e dalla paura di finire sul rogo e probabilmente vivevano con un continuo senso di colpa.
Con la Rivoluzione Francese e i principi filosofici
dell'Illuminismo venne promulgato il Codice Napoleonico, dove l'omosessualità era definita un “reato immaginario”, purché i diretti interessati conservassero una
decenza pubblica. Questa scelta divise l'Europa in due
aree: una composta dai Paesi, soprattutto cattolici, che
seguivano il Codice di Napoleone e nei quali una relazione omosessuale fra due adulti non era un crimine;
un'altra i cui Paesi continuavano a considerare un reato
l'omosessualità maschile. Di conseguenza gli omosessuali che se lo potevano permettere finanziariamente
andavano a cercare i propri amanti nei Paesi in cui era
loro permesso dalla legge. Questa disparità di trattamento fu uno stimolo per i primi movimenti di liberazione
omosessuale e per le campagne contro le leggi che li
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Attualità
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contrastavano, che ebbero maggiore successo nei Paesi in cui erano considerati contro natura.
Con l'avvento del fascismo e del nazismo in Italia si creò una situazione quasi paradossale. Infatti l'inserimento degli omosessuali nei gruppi da colpire per la “tutela della razza” fu una decisione che non
ebbe quasi conseguenze reali sui gay, proprio a causa di una tradizione forse peggiore: in Italia il
mondo omosessuale non esisteva, non era considerato reale. Definire i gay una “razza”, come gli ebrei o i neri, sarebbe stato ammettere la loro esistenza e quindi ostacolare la strategia che aveva seguito il fascismo: cancellare del tutto l'omosessualità togliendole qualsiasi spazio di visibilità, anche se
questa fosse stata negativa. Per settant'anni gli italiani avevano ripetuto che l'omosessualità era un vizio da inglesi e tedeschi e non fu certo il fascismo ad ammettere che esisteva anche in Italia. L'arresto
del singolo omosessuale di cui tutti conoscevano i gusti particolari serviva a rafforzare l'immagine di
una società “normale”, mentre un arresto in massa di decine di persone che non sembravano avere
nulla di diverso da tutti gli altri avrebbe causato uno scandalo pericoloso per la società voluta dal fascismo. Quindi non ci furono leggi antiomosessuali, nonostante la polizia avesse il potere di eliminare
“discretamente” gli individui con atteggiamenti scandalosi. Comunque furono poco più di un'ottantina coloro che ne subirono mortalmente le conseguenze; la maggioranza furono vittime di pestaggi,
licenziamenti da enti pubblici o di una specie di arresto domiciliare mitigato, l'ammonizione. Queste
forme di repressione sono praticamente sconosciute: infatti non facevano parte del codice penale e
quindi erano “indolori per la società”, ma sicuramente non per coloro che ne erano colpiti. Invece, in
Germania era presente una parte di popolazione dichiaratamente gay, visibile e cosciente di sé, una
parte che era come un'alternativa per il “mondo etero”. Con Hitler e il nazismo questa parte omosessuale venne considerata come una tradimento alla società, perché i gay non potevano avere figli e non
potevano quindi contribuire al potenziamento del popolo. La comunità omosessuale fu distrutta e i
gay deportati in massa nei campi di concentramento: ne morirono tra i diecimila e i trentamila.
Dagli anni '60 in Occidente si è sviluppata una vera e propria cultura gay, alla quale appartiene il Gay
Pride, un corteo annuale che manifesta per ottenere maggiori diritti.
Con lo scoppio dell'AIDS negli anni '80, questi movimenti hanno acquistato politicamente più importanza, offrendo servizi e supporto a chi ne è colpito.
Ormai le relazioni omosessuali vengono considerate reati solamente in pochi Paesi, come in Africa o
nella Penisola araba: in alcuni Stati sono addirittura punibili con la pena morte o l'ergastolo. Comunque nella maggior parte del mondo, compresa l'Italia, non c'è alcun riconoscimento per i gay, neppure
un'unione civile (cioè una qualsiasi forma di convivenza fra due persone legate da vincoli affettivi ed
economici riconosciuta dallo Stato). Fortunatamente sempre più Paesi si stanno aprendo ai matrimoni
omosessuali: la Spagna, alcuni Stati degli Usa, il Sudafrica, il Canada. Ci sono anche Paesi dove comunque valgono matrimoni contratti in altri stati, come per la Francia.
Ho scritto questo articolo perché è un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Ho più di un amico “dell'altra sponda” ed è orribile vedere come certe persone giudichino l'omosessualità innaturale, una malattia. Ora mi chiedo perché così tanta gente insista con questa teoria, considerate le prove
scientifiche, scientifiche, che abbiamo sull'uguaglianza di amore etero e gay. Per esempio c'è un esperimento condotto presso l'University College di Londra, dai dottori Semir Zeki e John Romaya: sono
state analizzate le attività celebrali di 6 etero, 6 lesbiche e 6 gay alla vista di una foto del loro partner.
Nei risultati le mappature cerebrali erano tutte simili, nonostante le differenze di età e orientamento
sessuale. E poi siamo nel XXI secolo, non esiste più la pena di morte nell'Unione Europea, non si bruciano più le “streghe” o gli eretici sul rogo, perché dovremmo prendercela con i gay? Moltissime attività che in passato erano considerate normali, come l'assoluto disprezzo per gli ebrei nell'Inghilterra
del XII secolo, si sono evolute insieme alla scienza. Come mai per gli omosessuali ci sono ancora tutti questi pregiudizi? Siamo fermi a questo punto da troppo tempo: forse sarebbe l'ora se ci dessimo da
fare per risolvere quest'idea bigotta sull'innaturalità dei gay.
Ci sono moltissimi letterati famosi omosessuali: chi non conosce Oscar Wilde, Virginia Wolff, Federico Garcìa Lorca? Ci sarebbero tantissime altre cose da dire su queste e altre personalità, ma già il
mio articolo è chilometrico. Finisco consigliandovi, se siete interessati, un telefilm e un paio di libri
di argomento omosessuale: Queer As Folk, telefilm che, incredibilmente doppiato in italiano, si trova
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Satira&Varie
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su YouTube o Megavideo: parla di un gruppo di amici gay e della loro vita nella Liberty Avenue di
Pittsburgh; Chiamami col tuo nome, di André Aciman, un libro particolare, secondo me bellissimo,
che mi ha emozionata tantissimo: è la storia di Oliver ed Elio durante le vacanze estive di quest'ultimo nel Ponente ligure; La chimica dell'incontro, di Arthur Dreyfus, libro che si merita pienamente
tutti gli apprezzamenti che ha ricevuto dalla critica: intreccia la storia di Chris ed Ernest a quella del
nonno di quest'ultimo e la sua lotta contro il nazismo.
Il rinomato Humour inglese
1)How do you get four elephants in a car?
Two in the front and two in the back.
2)How can you tell that an elephant has
been in the refrigerator? You can see its
footprints in the butter.
3)What time is it when an elephant sits on
your car? The time to buy a new one.
4) What do you do if an elephant sneezes?
Get out of the way very quickly.
5)How do you stop an elephant going
through the eye of a needle? Tie a knot in
its tail.
6)How do you know if there is an elephant
under your bed? The ceiling is very close.
7)Why is an elephant large, grey and wrinkled? Becouse if it was small, white and smooth it
would be an aspirin.
8) How does an elephant decide to give
up his job with the circus? It was tired
of working for peanuts.
9)How does an elephant get down from
a tree? It sits on a leaf an waits for autumn.
10) Why can’t two elephants go into the
swimming pool at the same time? They
only have one pair of trunks between
them.
11) Why do elephants paint their toenails pink? So they can hide in cherry
trees!
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L’AngoloPoetico
Dialogo Decor(e)ativo
De I Ragazzi della BO-FI
“Io non coagulo bene:
schiarisce o stiamo solo scendendo?”
“Il vento porta il Sole
Il vento porta le nubi”
“Stare tra le mucche è romantico”
“È gutturalità anglofona”
“Ma la tazza no”
“L’età incombe
e tu sei l’uomo tra due fiumi “
“Però il bagno è profondo”
“Però, tu sei degli autoscatti l’esperto”
“Siamo invasi dallo spazio”
“Si sente astratto”
“È l’erba che punge”
I Ragazzi della BO-FI
Commento dei I Ragazzi della BO-FI
Sin dal primo scambio di battute possiamo individuare i due personaggi che si stanno confrontando. Il primo è un uomo in crisi, senza più certezze, non è più in grado di stare con se stesso,
si scivola via (non coagula). L’altro è in comunione con la natura, tanto da farne derivare la sua
sicurezza, non si piega agli sconforti della vita. La ricerca del primo volge verso orizzonti interni,
ma l’altro gli fa notare che è una strada chiusa e aspra. Ma vi è comunque una speranza nel
quotidiano, raffigurato dalla tazza. L’uomo sicuro delle sue certezze incoraggia il suo discepolo,
lo rassicura che per quanto passi l’inesorabile azione del tempo è pur sempre la natura il miglior rifugio. Ma vi è uno spazio troppo vasto per ritrovare la propria coscienza. Il maestro ribatte che essa è perseguibile attraverso lo studio di se stessi (l’autoscatto), di cui il discepolo
ne è già fautore. Ma lui si arrende di fronte alla totalitarietà che va oltre le sue possibilità.
L’ultima soluzione è quella di elevarsi oltre le nubi che oscurano la brillantezza del Sole. Invece
non c’è modo di distaccarsi, di raggiungere la pace dei sensi perché infondo siamo sempre su
questo prato a farci del male.
Commento di un laureato in Matematica
Sinceramente, al di là della gutturalità anglofona ci ho capito poco…
Alcuni versi sembrano fatti apposta per far dire Eh? al lettore. E' un caso?
Un momento: per forza!Siamo noi che invadiamo lo spazio, non viceversa!
E l'erba che punge è il campo, di forza, che modella lo spazio. Ne curva la struttura come
un paziente fabbro fa con le sue creazioni. Nella sua realtà, lo trovo splendidamente astratto.
Vero senza infingimenti, fin nella singolarità da cui tutto ha origine e tutto finisce: la tazza.
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Satira&Varie
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HALLOWEEN E LE SUE ORIGINI
Di Sara Fiore
Halloween o Hallowe'en, che significa ''ognissanti'', è una festa popolare di origine pre-cristiana che
viene celebrata il 31 Ottobre . Le sue antichissime origini affondano però nel più remoto passato delle
tradizioni europee .
Tutto iniziò con i Celti, che indirono una festa per celebrare la fine dell'estate chiamata inizialmente
''Samhain'' (grammaticalmente ''estate-fine''). Secondo le loro tradizioni durante il Samhain si
''aprivano'' le porte delle terre dei morti in modo che questi potessero far visita al mando dei vivi.
I Celti non avevano paura dei morti; nonostante ciò, credendo che tali spiriti fossero malvagi, e per evitare scherzi maligni o rapimenti, lasciavano loro dei piatti con dei dolci. Da qui nasce l'usanza del ''trickor-treat'' (dolcetto o scherzetto).Ed è a causa di questa credenza che cominciarono a diffondersi terribili
storie di rapimenti e scherzi maligni (attribuiti appunto agli spiriti).
Attualmente, la credenza è che si debba bussare a 13 porte, dicendo ''dolcetto o scherzetto'', per allontanare la sfortuna.
La Jack'o'lantern, più comunemente chiamata ''zucca di Halloween'', veniva invece creata con lo scopo
di ingannare i morti ed evitare di essere rapiti e portati nel loro mondo.
C'è anche una leggenda britannica che narra di un ragazzo, Jack, che faceva scherzi malvagi non solo
sulla terra ma perfino al Diavolo. Così, quando morì, divenne un fantasma destinato a vagare per sempre
con una lanterna, ricavata da una zucca, e illuminata da una candela.
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Varie
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CHE COS’E’ LA FELICITA’?
di Vincenzo Dal Cortivo
Vi è mai successo di rimanere a casa o in qualsiasi altro posto e non sapere cosa fare? Vi siete
mai sentiti a disagio nel fare o nel non fare qualcosa? Vi siete mai chiesti se siete felici? Se siete soddisfatti di quello che avete? Se vorreste cambiare qualcosa in quella che è la VOSTRA
vita? Avete mai pensato se siete contenti di condividerla con amici, genitori, con il vostro/a
ragazzo/a? Beh, a me succede spesso e ho deciso di parlarne con qualcun altro, e ho scelto il
giornalino scolastico, che da quando è stato fondato ha dato la possibilità a tanti di noi di
raccontare i propri segreti, pregi e difetti e molto altro ancora. Ad alcuni di voi potrà sembrare strano che ascoltando un po’ di musica si possa riuscire a rilassarsi, e invece a molti altri
risulterà una cosa più che normale; chi non l’ha mai fatto provi a distendersi, a mettersi delle
cuffie ed ascoltare la propria musica (possibilmente senza
addormentarsi) pensando a tutto ciò che ci circonda. Provate a rispondere alle domande che vi ho posto prima, e perché
no, fatevene delle altre e proponetele ai vostri amici, e anche
al DeGe stesso. Per come la vedo io, una persona può esser
felice accontentandosi di poco, anche solo per il sorriso di
una persona cara, oppure cercando di raggiungere degli obiettivi che si è posta col trascorrere del tempo. Se non ve li
siete mai fissati, beh, fatelo, anche solo per scoprire se raggiungendo tutto ciò possiate essere felici. Basta veramente
così poco per essere felici? Per me, ad esempio, tornare a casa e poter salutare i miei genitori,
dopo aver discusso la sera prima, può darmi la possibilità di capovolgere una giornata iniziata
male, facendola finire bene. A voi è mai successo? Ognuna di queste cose però ha una valenza individuale! A me per essere felice può bastare poter stare anche solo 5 minuti con i miei
migliori amici e ridere, e ridere ancora. Gli amici esistono proprio per questo, per cose sia superficiali e altre fondamentali: se il compito è andato male, se hai litigato con un amico, se
hai discusso con i tuoi, se una persona ti ha deluso, ti ha sorpreso in negativo, se sei stato lasciato da una persona a cui tenevi senza un motivo chiaro o comunque lontanamente comprensibile, se hai bisogno di un consiglio in amore, nelle amicizie, nella vita che continua
imperturbabile a fregarsene di tutto e di tutti. Queste sono quelle piccole-grandi cose che ti
possono aprire un nuovo mondo, intoccabile o quasi per gli altri, nel quale TU sei al centro e
sei libero di decidere cosa fare della TUA vita, se mantenerla solo TUA oppure condividerla con quelle persone
che ti fanno inconsapevolmente sentire speciale ogni
giorno, e che influiscono positivamente su di TE, sulle
TUE azioni, sul TUO essere TE STESSO. Insomma, quello
che io non sto riuscendo a fare lo propongo a voi: cercate
di trascorrere più tempo possibile con le persone che vi
vogliono bene partendo da amici cari, genitori, e non per
ultimi, anche con voi stessi perché ve lo meritate; imparate ad apprezzare tutto ciò che avete e condividetelo con
gli altri. Cercate di risolvere i problemi che vi circondano,
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sia quelli di matematica e fisica, sia quelli che avete creato voi nei rapporti con chiunque, e
anche in quei casi dove voi non ne avete alcuna colpa.
(Aprendo una piccola parentesi veloce, mi sono appena reso conto che Benedetta Parodi
non l’hanno soppressa, ma bensì, dopo esser stata sostituita a “Cotto e Mangiato” di Studio
Aperto, è passata a LA7 al programma “Menù di Benedetta”. È ancora viva; mi sembrava debito dirlo ai suoi sostenitori! Chiusa parentesi).
Cercate di realizzare i vostri sogni chiedendo tranquillamente l’appoggio a chi vi sta vicino.
Questo ve lo dico perché ho conosciuto amiche, e anche amici, col desiderio di farsi un anno
all’estero o altro: tutto programmato e approvato e…e alla fine tutto è saltato, e vederli tutti così delusi non è stato assolutamente piacevole (ovviamente per fortuna, ci sono anche
coloro che sono riusciti nel loro intento
di partire). Nonostante ciò v’invito e incito a provare e provare, e a riprovare ancora a raggiungere i vostri traguardi, perché ciò vi potrà rendere felici, e rendere
contenti molti altri che tengono a voi.
Mai arrendersi e fermarsi al primo ostacolo che vi si pone davanti.
Insomma, cos’è la felicità per ognuno di
noi? Cosa ci costa provare a raggiungerla
ed agguantarla rendendola nostra? E soprattutto non tenetevi tutto dentro come fanno tanti di voi, e dopotutto come
faccio anch’io, ma sfogatevi, apritevi
(non fisicamente) e condividete tutto
ciò che sentite di voler far sapere del vostro vero IO. Scrivendo quest’articolo potrei aver dato l’impressione di essere sicuro di me, di
aver provato a fare ciò che vi consiglio…ma in realtà non è assolutamente così, anzi io stesso
vi invito a dire la vostra e perché no, a suggerirmi qualche risposta alla domanda del titolo.
Siate sempre pronti e disposti a dare, anzi donare e aiutare in qualsiasi modo tutti come diceva e faceva sempre Lorenzo Guarnieri, una persona che era entrata nel cuore di molti, e
che resterà sempre nel mio e di tanti altri, un amico speciale.
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Superstizioni
Di Elena Fiore
Questo articolo è stato scritto partendo dal presupposto che io non sia
l 'unica ad avere un nonna (o un parente) un po ' "strana", che si mette le
mani nei capelli quando a tavola rovesci il sale o distrattamente appoggi il
cappello sul letto. Qui di seguito troverete tutte le spiegazioni a quelle superstizioni che francamente, al momento, sono fonte più di incredulità
(personalmente ci rido su) che timore (fortunatamente non sono più molti
ad inchiodare e a fare inversione con la macchina alla vista di un gatto
nero sul ciglio della strada).
Il Gatto Nero:
Navigando su Internet ho trovato
due motivazioni attendibili che
potrebbero spiegare questa credenza: La prima risale ai tempi
in cui si utilizzavano ancora le
carrozze e l' illuminazione per le
strade era scarsa. I gatti neri di
notte non si vedevano
e se un
gatto finiva sotto le ruote di una
carrozza provocava un incidente
in
quanto
i
cavalli
si
spaventavano
e
si
imbizzarrivano.
L'altra motivazione ha a che fare con i pirati turchi che erano soliti portare
a bordo delle navi dei gatti neri per cacciare i topi nella stiva (neri perchè
così erano meno visibili nel buio). Quando i pirati approdavano vicino a
una città, in attesa di saccheggiarla, i gatti potevano approfittarne per scendere a terra. Vedere in giro un gatto nero, quindi, divenne un presagio di
sventura.
La Scala:
La scala forma in genere tra pavimento e muro a cui è poggiata un triangolo.
Il triangolo è un simbolo che in genere è riferito a dio e alla trinità. Il passarvi in mezzo implica una profanazione del simbolo religioso e quindi una fonte di sfortuna.
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Il Sale:
Anche qui le motivazioni sono principalmente due: Nonostante nel Cenacolo
di Leonardo Da Vinci non si veda più, data l'usura della tela, Giuda col gomito aveva rovesciato il salino mentre parlava all'orecchio di Gesù. L'altra
motivazione risale invece a quando il sale aveva ancora un grandissimo valore (tanto che ci si pagava la gente, il "salario", appunto) per cui rovesciarlo
portava male in quanto spreco di un bene prezioso.
Ombrello aperto in casa e cappello sul letto:
Pare che nel medioevo i preti,
quando andavano a dare l' estrema unzione, portassero un'
ombrello
nero,
che
aprivano
sopra la testa del malato prossimo alla morte. Siccome quello
era l' unico ombrello che si apriva in casa, allora ecco che si
fece il collegamento tra un ombrello aperto in casa e la morte
imminente.
Lo stesso vale x il cappello : In passato, quando i sacerdoti si recavano al capezzale di un moribondo, posavano il cappello sul letto. Da allora è nata
quindi anche la superstizione che posare un copricapo sul letto porti sfortuna.
Rompere uno Specchio:
Anche
in
questo
caso
le
spiegazioni
di
questa
credenza
sono
due:
La prima ha origine presso i cinesi, e gli orientali in generale, per i quali
ogni luogo ove viene riflesso il corpo umano è sacro, misterioso e pericoloso
poiché cattura, assieme all’immagine, anche una parte dell' anima di colui
che vi si riflette.
Rompere
uno
specchio
quindi
significava
distruggere
anche
parte
dell’esistenza/spirito del riflesso, e per questo é motivo di funesto presagio.
Dall’antica Roma in poi invece, quando si diffuse questa credenza in ambito europeo, la rottura di uno specchio aveva il significato di porta-sfortuna
per motivi molto più prosaici.
Gli specchi infatti costavano moltissimo a causa del primitivo strato d’oro,
argento o rame puro (in seguito sostituiti da piombo, stagno, mercurio, alluminio) che veniva spalmato come riflettente sulla base prima del posiziona-
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mento
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Satira&Varie
della
lastra
di
vetro
sopra
(carissima
anche
quella).
Romperne uno significava quindi sempre un’infausta “perdita“, soprattutto
economica, . alla quale seguiva il dover fare almeno “7 anni di sacrifici * “
prima di riuscire a comprarne un altro. Rimedi: Porre i frammenti dello
specchio rotto in una bacinella d’acqua insieme a una pietra trasparente e
chiarissima (es. cristallo di quarzo, diamante, acquamarina), lasciarli lì
per 7 giorni e poi gettare l'acqua lontano da casa. Oppure raccattare velocemente i pezzi di specchio per poi gettarli al vicino corso d’acqua dolce corrente (fiume, torrente) e buttarveli dentro.
*Ma perché proprio 7 anni di sfortuna?
Perché il numero 7 è da sempre considerato magico, misterioso, intriso di
sacralità e con una ricchissima simbologia che lo connota fin dall'astrologia
babilonese, che riconosceva 7 pianeti e divideva il mese lunare in cicli di 7
giorni,
(da
qui
l'origine
della
Il 7 rappresentava in quel tempo il cosmo
nostra
settimana).
e la sua perfezione. Il risultato
della somma di 3 (lo spirito, il maschile) e del 4 (la materia, il femminile).
Venerdì 17:
In teoria il giorno che la tradizione vorrebbe che portasse sfortuna sarebbe
venerdì 13, perché fu di venerdì 13 ottobre che venne dato l'ordine dello
sterminio dei templari. In America infatti ancora oggi è il 13 il numero
sfortunato. Per quanto riguarda il 17 ci sono diverse teorie: alcuni sostengono che sia perché in romano 17 si scirve XVII che anagrammato diventa VIXI
e quindi VISSI, cioè vissi e ora sono morto; secondo altri si tratta del giorno
d'inizio del diluvio universale, iniziato secondo l'antico testamento nel
giorno 17 febbraio. Eppure, anche in passato, c'è chi invece considerava il
venerdì un giorno fortunato (a prescindere dalla data del calendario in cui
cadeva): Cristoforo Colombo, ad esempio, non pensava assolutamente che fare
le cose in quel giorno portasse male: partì da Porto Palos un venerdì; mise
piede sulla nuova terra di venerdì e rientrò, sempre di venerdì, a Porto Palos.
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L’ INVASIONE DEI PICCIONI
De La Redazione
ATTENZIONE: Tale articolo potrebbe provocare allarmismi, problemi cardiaci e sindrome da
panico. Gli affetti da sindrome anti piccioni, gli abitanti delle piazze, i veneziani e gli anatidaephobici,
potrebbero registrare un aumento dei loro disturbi. Non leggere in caso di ipersensibilità, amore per piccioni, animalismo e cardiopatia. La redazione si esime da qualunque responsabilità. Se i sintomi persistono consultare uno psicologo.
L'invasione dei piccioni
ovvero
non ci sono più i piccioni di una volta
La piccionofobia (parente stretta dell'Anatidaephobia), è la nuova malattia psichica dilagante.
Si è registrato un pericoloso incremento
di questo disagio mentale nelle popolazioni urbane.
Il motivo di tale disturbo è da registrarsi
nella modificata attitudine comportamentale della fauna piccionesca.
Si vedono sempre più piccioni morti
nelle strade e ciò, oltre a costituire un
reale problema per gli automobilisti,
rappresenta una minaccia per lo stomaco dei cittadini e per i cardiopatici.
Piccioni sempre meno inibiti infestano
le nostre piazze e, con sguardi minacciosi e vacui e movenze scattose, perlustrano il territorio circostante come ponderando un gesto subitaneo e losco.
Testimonianze parlano di “incroci tra nutrie e piccioni”, colombe che si scagliano sui vetri di case
dall'ambiente caloroso e sereno, feci dalle dimensioni spropositate dal plurale bersaglio ( riuscendo a
colpire piedi, teste e braccia di persone diverse nello stesso “colpo”).
Le autorità si dimostrano incompetenti nel trovare una soluzione al problema, o lo ignorano, timorosi di
creare allarmismi e palesarsi privi degli strumenti necessari per risolverlo.
Gruppi nutriti di piccioni organizzati si riuniscono sempre più frequentemente, probabilmente studiando
le mosse successive che possano garantire un'ulteriore espansione...
Il futuro è ancora incerto, l'unica cosa che possiamo fare è raccomandare alla popolazione la massima
prudenza e di tenere alta la guardia.
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CERCASI TITOLO DISPERATAMENTE
Di Beatrice Volpi
Un titolo è sempre la parte più difficile quando scrivi qualcosa. Un titolo bello, un titolo elegante, un titolo didascalico. Va trovato un titolo altrimenti ciò che scrivi sembrerà privo di significato e allo stesso tempo è la prima cosa che si legge, diventa la parte più importante. Deve racchiudere il senso di ciò che i lettori troveranno sotto di esso, deve essere la sintesi ma
anche il commento dello scritto. È ciò che colpisce i lettori, deve attrarre, deve essere semplice, sintetico, ma esauriente. Un titolo, per piacere, si potrebbe avere un titolo?! I titoli sono
come le ferie, sono merce più che rara ma senza prezzo, non vendibili, né usati né nuovi; se
esistesse un negozio di titoli io sarei la loro miglior cliente.
Come puoi racchiudere i pensieri espressi in 3 colonne in un titolo di 5 parole? E a che tipo di
titolo appellarsi?
In un libro un titolo deve essere breve, esplicativo, abbastanza chiaro da distinguere il tuo libro da qualunque altro, non deve essere troppo lungo per comodità di chi entra in libreria e
dà un’occhiata agli scaffali, di sfuggita.
In un giornale il titolo indica la natura e il contenuto dell’articolo stesso ed è posto in evidenza, lo si trova scritto con carattere diverso e molto più grande rispetto al corpo del testo. A
causa di vincoli di spazio, un requisito di editoria è la capacità di scrivere i titoli in stile compresso e telegrafico, con contrazioni e abbreviazioni. I titoli omettono spesso le forme del
verbo essere, gli articoli grammaticali, le preposizioni, possibilmente si trovano senza congiunzioni, né punteggiatura al posto giusto. Va di moda calpestare l’italiano, i giornalisti sostengono di poterselo permettere.
In una pubblicità il titolo di testa è lo slogan che sintetizza il testo correlandolo con le immagini del messaggio pubblicitario. Anche in questo caso il titolo vale o meno la vendita del prodotto.
E quando scrivi un saggio breve, con i documenti e le fonti da utilizzare, magari su un argomento che non ti preme mai abbastanza, mancano 4 minuti al suono della campanella, lo rileggi, sei vagamente soddisfatto del lavoro, vedi errori che non fai in tempo a correggere,
l’insegnante dalla cattedra ti ricorda che devi apporre un titolo: già, il titolo. E a quel punto ti
rimangono solo 50 secondi prima della consegna, in cui devi inventarti un titolo. Formularne
uno è un'operazione tutt'altro che banale in questi casi, soprattutto se il testo deve essere
argomentativo. In un saggio breve il titolo deve contenere un argomento e una tesi. Sarà la
prima cosa che la tua insegnante leggerà su quel foglio protocollo che qualche giorno dopo
avrà un segno rosso, indicante un numero e un commento. E allora ti affidi al tuo istinto, scrivi la prima cosa che ti viene in mente, riferendoti vagamente a ciò che hai scritto fino ad ora.
Un titolo, per favore, si potrebbe avere un titolo?
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Satira&Varie
Due facce di una stessa, stupida, medaglia
Di Anonima Arrabbiata
Se dovessimo cominciare a prestare ascolto alle voci di corridoio, il mondo sarebbe
pieno di "finocchi" e "donne dai facili costumi" , meglio conosciute come troie *
(la qual cosa sarebbe, tra l'altro, inverosimile).
Troppe volte, infatti, per gelosia, o semplicemente, perché si fraintende la situazione, scappano (per meglio dire, vengono sputati fuori) insulti decisamente pesanti.
La cosa che trovo più assurda è che una stessa situazione, vista da due punti di vista diversi, appare in modo COMPLETAMENTE differente.
Se una ragazza si lascia un po' andare, ad esempio in discoteca (luogo in cui il divertirsi con un ragazzo non implica poi il fatto che lo si conosca o che lo si voglia
conoscere) subito gira la voce che un atteggiamento di questo tipo sia un fatto assurdo, da troia, da ragazza facile.
Un ragazzo, nella stessa situazione, si fa invece la fama di "figo", di uno che piace,
si fa pubblicità, aprendosi la strada a nuove conquiste.
Penso che ognuno abbia un proprio modo di divertirsi: ci sono persone che si divertono facendo il loro sport preferito, altre che venderebbero il proprio fratello/
sorella per andare al concerto del loro gruppo del cuore. Ecco, sappiate che c'è chi
si diverte ad andare a ballare, col cuore che batte al ritmo di quella musica commerciale che molti disprezzano.
Sentitevi pure superiori per aver trovato modi (secondo voi "migliori”) per star bene e divertirvi, ma non giudicate, perché di persone al mondo ce ne sono tante e
non tutte sono uguali; siamo tutti diversi, impegnati nel raggiungere uno stereotipo,
raramente contenti di ciò che siamo.
Se poi non potete fare a meno di giudicare, almeno astenetevi dall'esprimere commenti tanto acidi, perchè possono ferire, soprattutto quando la persona in questione non si riconosce nell'immagine che di lei hanno dipinto le malelingue.
Riflettete, prima di dare aria ad una bocca sempre pronta ad esprimere un giudizio
affrettato e tanto restia invece a chiedere scusa, anche quando la ragione dice a
chiare lettere che sarebbe la cosa più giusta da fare.
(*) Avrei dovuto mettere l'asterisco per intendere "donne dai facili costumi", ma
per sottlineare il fatto che non è esattamente questa la parola bisbigliata dalle
labbra invidiose di una compagna di classe, ma un'altra, credo che questi siano i
termini giusti per parlare in un giornalino scolastico. D’altra parte il registro usato
in cortile a ricreazione non è certo meglio.
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Novembre2011
LaGrandeCa$$ata
La Grande Ca$$ata
De La Redazione
Salve gente! Dato che il DeGe è sempre e costantemente in ritardo vi proponiamo delle ricette halloweeniane in ricordo della lugubre festa, sperando che possiate saziarvi senza ubriacarvi.
Prima di cominciare un piccolo indovinello, qual'è la verdura più tipica di Halloween??
Forse, dico forse, lo capirete facendo le ricette!
Bon Appe!
se riuscite a intagliare un coperchio e a levare la polpa con un scavino, potrete poi usare la zucca per
fare quelle belloccissime lampade/zucca tipiche di Halloween.
RISOTTO ALLA ZUCCA E SALSICCIA
Ingredienti per 4 persone:
320 gr di riso
400 gr di zucca
200 gr di salsiccia
1 cipolla
1/2 bicchiere di vino bianco
1 lt di brodo
50 gr di burro
2 cucchiai di olio
30 gr di parmigiano
Sale
Tempo di preparazione: 10 min
Tempo di cottura: 30 min
Tempo totale: 40 min
1. Pulite la zucca, privatela dei semi e della buccia e tagliatela a pezzettini.
2. Sbucciate e tagliate a velo la cipolla quindi fatela imbiondire in una casseruola con metà del burro
e l’olio.
3. Private la salsiccia della pelle e sbriciolatela con una forchetta , aggiungetela quindi alle cipolle e
sfumate con il vino bianco
4. Aggiungete ora la zucca, mescolate e fate cuocere una decina di minuti a fiamma bassa
5. Aggiungete il riso, fatelo tostare nel condimento mescolando con un cucchiaio di legno.
6. Cuocere il risotto con la zucca e la salsiccia aggiungendo il brodo bollente un mestolo per volta
mescolando di tanto in tanto
7. A fine cottura, aggiustate di sale, spegnete il fuoco e mantecate il risotto aggiungendo il restante
burro e il parmigiano
8. Fate riposare il risotto zucca e salsiccia qualche minuto prima di servirlo nei piatti.
P.S.: se la salsiccia non vi piace (n.d.r.: e qui giù doppi sensi) o se siete vegetariani il risotto si può
fare benissimo anche senza, basta saltare il punto 3.
Tempo di preparazione: 20 min
OSSA DI HALLOWEEN
Tempo di cottura: 60 min
Ingredienti:
Tempo totale: 80 min
2 albumi a temperatura ambiente
160g di zucchero
1. Iniziare a montare gli albumi.
2. Senza smettere di montare, aggiungere lo zucchero in tre riprese, fino ad ottenere un composto ab-
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LaGrandeCa$$ata
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bastanza sodo da mantenere la forma.
3. Utilizzando una sac à poche con il beccuccio liscio, (o, se non ce l'avete, carta da forno arrotolata a
cono con la punta tagliata) disegnate le ossa su carta da forno.
4. Cuocere in forno a 70° per circa un’ora (o fino a che le ossa non saranno asciugate). Mi raccomando: non alzate la temperatura del forno per fare prima, le meringhe si ingiallirebbero!
5. Lasciar raffreddare e staccare dalla teglia.
Ed ecco le vostre ossa di Halloween.
Tempo di preparazione: 40 min
Tempo di cottura:15 min
Tempo totale: 55 min
MUFFIN ALLA ZUCCA
Ingredienti per 6 muffin:
200 gr di polpa di zucca
150 gr di farina
80 gr di zucchero di canna
1 cucchiaino di cannella
1/2 bustina di lievito per dolci
60 ml di latte
50 ml di olio di semi
1 uovo
50 gr di cioccolato
1. Tagliare la zucca a quadratini e farla cuocere in forno a 180 gradi per 30 minuti. Con l’aiuto di una
forchetta ridurre la zucca a purè e metterla da parte.
2. In una ciotola mescolare la farina, lo zucchero, la cannella e il lievito
3. A parte, mescolare il latte, l’olio e l’uovo.Versare i liquidi negl'ingredienti secchi e mescolare
4. Aggiungere ora la purea di zucca amalgamandola all’impasto dei Muffin con un cucchiaio di legno.
5. Versare il composto il 6 stampini per Muffin e aggiungere al centro di ognuno un pezzetto di cioccolato.
6. Infornare i Muffin alla zucca in forno già caldo a 180 gradi e cuocere 15 minuti.
7. Lasciar intiepidire i Muffin alla zucca prima di servirli
LA VERA ZUCCA DI HALLOWEEN
avete fatto la vostra Jack O' Lantern (zucca di halloween) e vi è avanzato l'interno?? Non vi preoccupate, ecco per voi due fantastiche ricette!! p.s.:se non avete fatto la lampada potete comprare direttamente la polpa.
Teatro
L’anno scorso la nostra scuola, oltre al laboratorio di improvvisazione teatrale, vantava
l’esistenza di altri due gruppi teatrali: il teatro della matematica e il teatro della letteratura.
Quest’anno è stata presa la decisione di far coesistere le due realtà in un unico progetto che permettesse di presentare una grande opera letteraria in chiave scientifica.
Il primo incontro è fissato per giovedì 10 novembre alle ore 15.00 nei locali della sede.
Chiunque fosse interessato può partecipare.
Per maggiori informazioni contattare i professori: Ugo Perna e Silvia Persiani.
ScatoloneFabbricone
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Cronaca Scolastica illustrata
Ovvero i prodotti de Lo Scatolone Fabbricone
RAPPRESENTANTE
D’ISTITUTO 1, MEGLIO
CONOSCIUTO COME LO
ZOLFA
LA FOXY, CONOSCIUTA
ANCHE COME VULPIX
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RAPPRESENTATE
D’ISTITUTO 2, MEGLIO
CONOSCIUTA COME CEC
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Giochi
GAMES
A cura di Andrea Pacini
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1. Drain off a fluid
5. In a higher place
9. Less distant
10. Dwelling
12. Worthless piece of cloth
13. Pry
14. Electronics letter (1-4)
15. Sliding vehicle
16. Exclamation of contempt
18. Roughly
20. Lyrical wordsmiths
22. Terrible
23. Irritate
24. Fall guy
25. Eccentric man
26. Heavens
27. Enthusiastic kiss
8. Wicked
10. Too
Down
11. Exceed in weight
16. Animal with tusks
2. Tag
17. Have confidence in
3. Terminated
18. Body of bees
4. Source of venison
19. Melody
5. Take into custody
20. Head of the Roman Catholic Church
6. horizontal structural
21. Tall plant
7. Gallery occupied by a church organ (5, 4)
22. Copies
Post Scriptum
Come cordialmente suggerito dalla prof. Stringa, per questo numero ho messo
un cruciverba in lingua inglese
Il giornalino degli studenti del Liceo Castelnuovo
Direttore:
Niccolò Fiaschi VB
Vice direttrice:
Agnese Dolis VC
Redattori:
Andrea Pacini 5B
Francesco Calamai 5B
Cosimo Lorenzetto Bologna 5B
Beatrice Volpi 4B
Lorenzo Zolfanelli 5B
Cecilia Di Loreto 5B
Sofia Baumgartl 3H
Tommaso Zolfanelli 2B
Vincenzo Dal Cortivo 5B
Serena Stucchi Prinetti 1F
Giulia Rossiferrini 4F
Alessandro Guetta 5F
Costanza Esperti 3B
Claudio Falchetti 5B
Bartolomeo Tagliaferri 5B
Sofia Taylor 3B
Brando Baumgartl 1L
Paolo Marimon 2A
Daria Bragina 1F
Ambra Corso 5C
Saverio Misuri 2A
Gli articoli per il prossimo numero
vanno consegnati entro il 23 novembre
Gli articoli vanno spediti al seguente indirizzo:
[email protected]
oppure consegnati in floppy/cd/chiavetta usb
Tutti gli studenti sono invitati a partecipare
con la loro presenza alle riunioni di Redazione che si terranno regolarmente tutti i Mercoledì dalle 14.30 in sede; con la produzione di
articoli o altri elaborati relativamente a ciò
che più gli piace o gli interessa. Il gruppo di
redazione si riserva di concordare con gli autori la pubblicazione dei lavori nei limiti dello
spazio disponibile e nella qualità rispettosa
degli stessi .
Si invitano inoltre tutti gli studenti a fare uso de
Lo Scatolone Fabbricone
Indirizzo e-mail:
[email protected]
Sito internet:
Disegnatori:
Novella Lecci 4B
Paolo Marimon 2A
“K” 6N
http://degeneratione.wordpress.com
Finito di stampare
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