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II. DIO
RIMSKA I KRŠĆANSKA
ARHEOLOGIJA
ARCHAEOLOGIA
ROMANA ET CHRISTIANA
UN NUOVO TIPO DI HEKATAION TARDO-ELLENISTICO DA RODI
ANTONINO DI VITA
Accademia Nazionale dei Lincei
I - Roma, Via della Lungara, 10
UDK: 730.032'02"-03/-01" (391)
Izvorni znanstveni članak
Primljeno: 15. II. 2011.
Rodi e Coo hanno restituito numerose repliche di piccolo formato di Hekataia. Gli esemplari qui presentati sono opere prodotte in serie da artigiani che
sanno sì disegnare ancora le figure con una certa eleganza ma la cui resa è fredda e decorativa. Interessanti, però, perché permettono di inserire nell’ampio
ventaglio tipologico degli Hekataia neoclassico-arcaistici di Rodi e Coo del
tardo ellenismo – utilizzati a protezione delle porte dei vivi e delle dimore dei
morti – un tipo finora non noto.
Rodi e Coo hanno restituito numerose repliche di piccolo formato di
Hekataia. Si tratta di oggetti legati tanto alle abitazioni – Hekate era protettrice dell’ingresso e a Camiro ne abbiamo anche attestazione epigrafica1
- quanto dei morti, e si comprende quindi la provenienza di questi monumentini da necropoli, essendo molteplici i campi su cui la dea tricorpore
stendeva la sua protezione.
Nel 1950-51 in occasione di un mio ormai lontanissimo lavoro di diploma in archeologia2 ho potuto schedare la maggior parte delle sculture
allora inedite nei magazzini di Rodi e Coo, e fra essi vi sono i due Hekataia
( I –II) che, fra i tanti tipi noti, sembrano derivare da un prototipo altro.
I - Si tratta della parte centrale di un Hekataion cui mancano la base e la
triplice testa della dea che lo coronava. Rinvenuto nel 1942 durante lo sca1. M. SEGRE – G. PUGLIESE CARRATELLI, in ASAtene 1949-51, p. 244, n. 116 a,
fig. 87; p. 245, n. 119, fig. 88.
2. Mi piace offrire all’illustre collega e caro amico Emilio Marin questa breve nota
specie perché tratta da un lavoro che portavo a compimento nel febbraio del 1951, proprio
quando egli veniva alla luce!
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vo di un ricovero antiaereo nelle latomie di San Giovanni a Rodi, proviene
da una tomba distrutta in quella occasione. Il frammento, alto m 0,385, di
marmo bianco a piccoli cristalli, ci ha conservato un pilastrino triangolare,
o meglio esagonale, visto che i tre spigoli sono dei listelli larghi cm 3 in
basso e 2,5 in alto, leggermente rastremantesi come le fronti, larghe cm 1213 in basso e 10,5-11,5 in alto: figg. 1-2. Il piano di appoggio appare quasi
circolare (diam. cm 17,5), ha superficie bocciardata e presenta un incavo
(diam. cm 5) poco profondo, al cui centro è un forellino per il perno metallico che, insieme con il tenone che riempiva la mortasa e di cui costituiva
la punta assicurava il pezzo ad una base rotonda. È rotto poco sopra la testa
delle figure femminili che decorano a rilievo i lati larghi del prisma. Queste
figure negli Hekataia sono generalmente identificate con le Charites e che
si leghino o meno in atteggiamento di danza occupano fronti e spigoli dei
pilastrini culminanti con l’Ecate: fig. 3.
Nel caso in specie le figurine che riempiono il campo non danzano né
si muovono intorno al fusto prismatico e sembrano ripetere nell’atteggiamento e nel panneggio elementi ancora classici: figg. 4-6. Anche se volti
e piedi delle figure presentano abrasioni e su due resistono incrostazioni
tenaci, esse sono ben leggibili. Il pilastrino finge di essere rivestito dalla
veste della Hekate attraverso la rappresentazione di un sottile drappeggio
che scende fino a cm 7 dalla base e che doveva essere ravvivato dal colore
dato che appare animato solo da poche pieghe verticali appena rilevate e,
in alto, dalla pieghe a V dell’apertura della veste sul collo delle tre teste,
mancanti, di Ekate. Su questo fondo – raro negli Hekataia del nostro tipo –
spiccano le tre figure.
La figura 1, alta cm 33,5, rilievo massimo cm 3,5, di prospetto, sta sulla
gamba sinistra, mentre la destra è leggermente flessa, portata indietro e
scartata in fuori; la testa è appena inclinata in avanti: fig. 7. Sopra un chiton poderes con manica corta, un himation l’avvolge quasi completamente
lasciando scoperto in basso poco più dei piedi e, in alto, la spalla ed il seno
destro. Il braccio sinistro pende lungo il fianco e l’avambraccio destro portato obliquo verso il pube si intravvede al di sotto dell’himation reso con
profonde pieghe che si alzano da destra verso sinistra. L’himation si chiude
poi con due grosse pieghe a rotolo che fasciano dal basso, mettendolo in risalto, il seno destro scoperto e portano la stoffa sulla spalla sinistra, mentre
dall’omero un lembo sale fino a coprire la nuca. Anche il chitone è trattato
a grosse pieghe ricche di ombre nell’area sui piedi, mentre su spalla e seno
destro le pieghe sono ravvicinate e sottilmente rilevate. Sodi i volumi del
corpo, mentre il volto, un ovale pieno dalla bocca piccola, è inquadrato dai
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capelli a grosse ciocche partiti a metà fronte ed i quali chiudono il viso con
delle corte trecce.
La figura 2 ha dimensioni identiche alla 1 ed è identica anche per impostazione e ponderazione3 epperò il volto, benché corroso, appare essere
più ampio, disteso e rotondo: fig. 8. Lo schema dell’abito è simile ma l’himation lascia libero il braccio destro, e da sotto il seno destro sale a rotolo
sulla spalla sinistra mentre il braccio corre lungo il fianco e pare che dalla
mano chiusa, perduta, ricadesse un breve lembo dello stesso himation. Anche la mano destra sembra tenere tra pollice ed indice un corto lembo del
mantello (piuttosto che un piccolo frutto) con il caratteristico gesto lezioso
di tante figure arcaistiche.
La terza figura femminile – alta cm 32, rilievo massimo cm 3 – è presentata con la metà inferiore di profilo e la metà superiore di pieno prospetto in atto di avanzare rapidamente verso la destra dello spettatore: fig. 9. È
tutta avvolta in un lungo chitone e un corto himation che le copre la testa
e le avviluppa il collo, lasciando libero il volto, con un lembo tenuto dal
braccio destro obliquo sul petto, mentre il sinistro è piegato ad angolo retto
sullo stomaco. Le braccia appaiono ben delineate al di sotto della stoffa
corposa dell’himation, di cui un lungo lembo cade dietro le spalle, chiudendo elegantemente la figura.
Il volto, di fronte o di tre quarti, è perduto, ma si indovina piuttosto
pieno e rotondo. Ben delineato sotto lo spessore delle vesti anche il volume
della gamba avanzante, sottolineato nell’himation da una serie di pieghe
che salgono oblique seguendo la coscia e poche e profonde pieghe delineano la stoffa fra collo e petto e nel lembo che ricade dietro le spalle, reso
con naturalezza. Schematica e dura, come nelle altre figure, la trattazione
in basso delle pieghe del chitone, qui oblique a seguire l’avanzare e che
sparendo sotto l’himation danno il senso della consistenza di quest’ultimo
pur senza alcun gioco di trasparenza. A leggerissimo rilievo anche qui il
drappeggio della Hekate tricefala che chiudeva il monumentino, spezzato
alla base del blocco con le tre teste della dea.
Nonostante una certa frettolosità e durezza si tratta di un’opera artigianale di buon livello, le figure sono rese con correttezza sia nel rendimento
che nell’impostazione e l’archetipo appare rispettato. L’artigiano che ha
eseguito questa scultura, infatti, non ha inventato, a mio parere, la tipologia
di questo Hekataion e proprio perciò appare singolare fra i numerosi esemplari tardo-ellenistici e proto-imperiali di Rodi e Coo. E che si tratti di una
3. La gamba destra è appena più spostata in fuori.
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replica pare attestato da un secondo Hekataion, più piccolo e di lavorazione
più andante, ma più completo, anch’esso inedito, e nel 1951 nei magazzini
del museo di Rodi.
II - Si tratta di un Hekataion a fusto prismatico del tutto simile al precedente, ma completo della testa a tre volti della dea, su plinto rotondo (diam.
cm 17). Alto m 0,32, con figure alte m 0,19, plinto cm 3; n. riscontro 234:
figg. 10-12.
Il pezzo è rotto in due frammenti perfettamente combacianti e solo la
fig. 3 è scheggiata all’altezza del bacino. Dietro le figure, sui tre lati, il fondo conserva ancora tracce del colore rosso con il quale, ritengo, era reso il
drappeggio-veste di Hekate.
Che questa scultura derivi dallo stesso originale cui si rifà il pezzo precedente mi pare provato dalle figure che decorano le tre facce larghe del
pilastrino prismatico (gli spigoli sono listelli larghi cm 1,6-1,7) e che ripetono esattamente o quasi le figure presenti nell’Hekataion già esaminato.
Come in quello anche in questo più piccolo Hekataion viene ripetuta con
impercettibili varianti su due lati la stessa immagine, qui quella ammantata avanzante verso destra. L’altra è la replica impoverita delle due figure
stanti e di prospetto del pezzo precedente. Come può vedersi dalla fig. 10
l’immagine ha identico atteggiamento frontale, identica ponderazione, lo
stesso panneggio, qui però, per fretta o inabilità, semplificato nell’himation
che, anziché lasciare scoperto omero e seno destro, copre completamente
la figura, sale sulla testa e viene chiuso avvolgendosi con due grosse pieghe
intorno al collo.4 Anche il volto ha lo stesso ovale ampio, allargato, tondeggiante, della figura 2 dell’altro Hekataion.
Le altre due figure presentano lo stesso viso della prima, e sono la replica pressoché esatta della figura 3 dell’Hekataion più grande, con l’unica
variante che il braccio destro anziché tenere chiuso l’himation all’altezza
del petto lo tiene all’altezza della gola: figg. 11-12.
In realtà rispetto alla figura corrispondente del primo pezzo queste due
appaiono rese più duramente sia nel movimento sia nella forzata presentazione frontale della metà superiore del corpo che si oppone a quella di
profilo della parte inferiore: nel riprodurre l’impostazione dell’immagine,
infatti, il marmorario tradisce l’insufficienza delle sue possibilità. Frettolosa e superficiale è anche la trattazione delle pieghe grandi nell’himation e,
in basso, le pieghe del chitone fra le gambe, a ventaglio, sono rese con fred4. Si ricordino le numerose tanagrine già del “tipo Sofocle” del G. KLEINER, Tanagrafiguren. Untersuchungen zur Hellenistischen Kunst und Geschichte, in JdI XV Ergh.,
Berlin 1942, p. 95 ss., ad esempio, tavv. 5, 1,3; tav. 9; 14.
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do decorativismo, mentre il lembo dietro le spalle dell’himation è ridotto
ad un piatto rilievo inanimato.
L’importanza di questo secondo pezzo, lavoro di bottega più piccolo e
più andante dell’altro, consiste nella sua maggiore integrità. Esso ci permette infatti di restituire di prospetto il viso della terza figura dell’Hekataion n. 1 e ci suggerisce la forma della base su cui si innalzava il pilastrino
prismatico; ci permette infine di completare l’Hekataion maggiore con le
canoniche tre teste fuse nella metà posteriore ed esibenti tre volti femminili
sui tre lati larghi decorati.
Questi volti superiori appaiono, per rendimento e fattezze, il modello
delle figure sottostanti: viso pieno, schiacciato, rotondo, bocca piccola con
labbra ben rilevate, capelli spartiti sulla fronte in due soffici masse: figg.
13-14. Due lunghe trecce “libiche”, o meglio boccoli “isiaci” – e l’assimilazione di Hekate ad Iside è fenomeno noto5 - ringrossati nella parte superiore
da altri due di identica forma ma più corti incorniciano ogni singolo viso e,
accoppiati, costituiscono l’elemento terminale degli spigoli del pilastrino.
Anche in questa testa dal triplice volto è evidente la trattazione frettolosa e priva di vigore che abbiamo già notato nelle figure sottostanti: le facce
sono inerti e piatte, i capelli e le trecce sono rese con fredde incisioni simmetriche. Per potere ricostruire il prototipo oramai un solo elemento manca
ancora: quello che sovrastava alla triplice testa di Hekate e che ci è fornito
da un frammento che avrebbe potuto appartenere ad una terza replica.
In effetti tra le parti superiori con l’Hekate tricefala su fusti prismatici
conservati a Rodi ve ne è uno che può aiutarci a ricostruire e completare il
prototipo, di sicuro un esemplare di dimensioni importanti, da cui le nostre
copie di bottega sono derivate. Si tratta di:
III - Un frammento di marmo delle isole a grossi cristalli, alto m 0,13,
inv. E 477, già brevemente segnalato da Giorgio Gualandi.6 Il frammento
conserva la triplice testa della dea coronata da un alto polos troncoconico
rastremato verso il basso,7 ricavato nello stesso pezzo di marmo: figg. 1517. L’acconciatura identica e il rendimento dei volti assai simile permettono di legare questo frammento alle teste della dea nell’Hekataion piccolo.8
5. K. SENGOKOU-HAGA, Le sculture di Camiro (S.A.I.A. tesi di specializzazione
a.a. 1997-98), pp. 94-95.
6. G. GUALANDI, Sculture di Rodi, in ASAtene LIV, 1976, p. 186, fig. 232, n. 185.
7. Così anche nell’esemplare da Cirene: E. PARIBENI, Catalogo delle sculture di
Cirene. Statue e rilievi di carattere religioso, Mon. Arch. Lib. V, Roma 1959, p. 73, n. 168,
tav. 99; TH. KRAUS, Hekate, Heidelberg 1960, p. 170, n. 8.
8. Naturalmente senza poter escludere che questo frammento appartenga ad un Hekataion di tipo xoanico, ma con pilastrino non decorato.
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In conclusione, dalla somma di questi tre esemplari si arriva a ricostruire un originale fatto di un basso plinto circolare, da un pilastrino-erma a
sezione triangolare, decorato nelle facce larghe da figure femminili e sormontato da un’immagine di Ecate ridotta alla sola testa a tre volti, mentre
il sottile panneggio che ricopriva le facce del pilastrino ne fingeva la veste.
Un originale finora non noto fra gli Hekataia di Rodi per via delle figure
che decorano le tre facce del triangolo. Queste, come già detto, non sono
le solite Charites di tipo classicheggiante o arcaistico che danzano oppure
si legano intorno al corpo, al semicorpo9 o alle tre teste di Hekate su fusto
triangolare,10 ma sembrano essere ispirate dalla scultura attica di IV secolo, mentre nelle teste di Hekate la caratteristica acconciatura a scaletta, i
boccoli “libici”, fatta da ciocche corte e rigonfie sulle tempie e dietro di
esse da lunghi boccoli che raggiungono le spalle parlano a favore di modelli alessandrini. Il confronto con alcune piccole teste femminili dall’Egitto
studiate dall’Adriani e datate nella prima metà del II secolo è stringente, ed
anche il sentimento plastico che le informa ha riscontro nei nostri esemplari
(fig. 17): “forme carnose e molli nel cui trattamento è quasi sempre viva la
tendenza allo sfumato, di un fiacco sentimento tettonico e di un altrettanto
fiacco contenuto espressivo”.11
Tornando alle figure - figure che si riducono a due giacché in entrambi
gli Hekataia un tipo è ripetuto due volte – va detto anzitutto che esse non
debordano dalle pareti larghe del pilastrino sul quale si dispongono come
sculture quasi a tutto tondo alla maniera del noto sostegno triangolare di
cerchia prassitelica della via dei Tripodi al museo nazionale di Atene.12 E
ad opere del IV secolo sembra in effetti che si sia rifatto anche per volto,
impostazione e panneggio l’autore del prototipo dei nostri Hekataia.
Il primo tipo rappresentato è costituito, come si è visto, da una figura
matronale vestita di chiton poderes a manica corta e da un ampio himation,
in veduta frontale, e nell’esemplare meglio conservato e più curato il volto
ha ancora un ovale classico (figg. 1, 7), non allargato ed appiattito, fino a
9. Intorno al corpo, ad es., nel famoso Hekataion Lamberg, o intorno al busto come
quello dal tempio di Iside a Cirene - LIMC VI, 1992, s.v., nn. 217-232 - entrambe di buona
età ellenistica (e quello Lamberg già ritenuto di IV secolo).
10. Un bell’esemplare di questo tipo da Rodi (terreno Zigouri), inedito, presenta la
triplice testa della dea con l’acconciatura “libica”, e il drappeggio copre anche in questo
caso il pilastrino; vedi oltre e figg. 3, 18, 19.
11. A. ADRIANI, Testimonianze e momenti di scultura alessandrina, Roma 1948,
specie p. 17, tavv. X-XI.
12. L. TODISCO, Scultura greca del IV secolo. Maestri e scuole di statuaria tra classicità ed ellenismo, Milano 1993, n. 288.
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divenire quasi rotondo come nella seconda figura di questo Hekataion maggiore e nelle teste delle figure e dell’Ecate di quello minore (figg. 8, 10, 12),
uno stilema che si trova in non pochi dei piccoli Hekataia tardo-ellenistici
o di età romana di Coo e Rodi.13
In effetti per il rendimento del volto la figura 1 del nostro Hekataion
maggiore richiama in maniera pertinente opere di IV secolo, come ad
esempio un busto funerario di Rodi di donna velata attribuito da Laurenzi
alla metà del secolo e così descritto: “volto tondeggiante, le guance piene,
la bocca piccola e carnosa, la fronte scoperta ad angolo, sotto la capigliatura spartita in due bande di riccioli divergenti”.14 Quanto a impostazione,
gamba destra portata di lato e leggermente indietro, e a panneggio, chitone
lungo ed himation pesante ma che lascia trasparire l’andamento delle braccia e passa a rotolo sotto il seno destro per salire sulla spalla sinistra, i precedenti nell’ambito della scultura tardo classica e di III secolo sono tanti:
dalla musa stante vicina a quella con flauto della base di Mantinea,15 alla
Piccola Ercolanese, alla Kore-Urania al Vaticano,16 per venire più vicini al
prototipo del nostro Hekataion alla Kore di primo III secolo dal santuario
di Demetra a Kyparissi di Coo .17
Per ciò che concerne la seconda figura, quella completamente ammantata in movimento, ricorderò che numerose sculture di arte attica di IV
secolo appaiono avviluppate nel mantello che modella le forme del corpo
sottostante, dalla famosa già ricordata Piccola Ercolanese a non poche delle
terracotte di Tanagra, e soprattutto alle ninfe dei numerosi rilievi votivi di
IV-III secolo dedicati a Pan, fra le quali si afferma il tipo totalmente avvolto nell’himation, tipo al quale, come ben rilevato dal Becatti “si ispira
l’arte classicheggiante di II secolo”,18 come riprovato ancora dal piccolo
Hekataion di qualità non comune dalla proprietà Zigouri a Rodi esposto nel
castello dei Cavalieri per la mostra a ricordo dei 2400 anni della fondazione
della città: figg. 3, 18, 19.
Da quanto finora detto – se la ricostruzione qui tentata coglie nel vero –
non vi è dubbio che questo nuovo Hakataion si inserisca nell’ambito della
13. GUALANDI, op. cit., p. 186, nn. 184-186, fig. 232-233.
14. L. LAURENZI, Clara Rhodos V,1, 1932, pp. 23-28, figg. 13-15, tav. III; identico il
volto di un secondo busto di donna velata in cui Laurenzi vede “l’impronta di IV secolo”:
ivi p. 28, figg. 15-16; simile il volto della Demetra di Cnido: TODISCO, op. cit., n. 221.
15. TODISCO, op. cit., n. 289.
16. G.E. RIZZO, Prassitele, Milano-Roma 1932, tav. CXXXIII; TODISCO, op. cit,
n. 287, pp. 133 s.
17. L. LAURENZI, in Clara Rhodos V,2, p. 180, fig. 5.
18. G. BECATTI, Attikà, in RIASA 1940, p. 80.
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produzione neo-classica rodia del più tardo ellenismo, quando appunto il
ciclo di Pan e le ninfe ebbe una grande diffusione. E l’acconciatura isiacoegittizzante delle tre teste della dea ci conferma che la creazione del prototipo di cui i nostri piccoli Hekataia sono un pallido riflesso va attribuita ad
un momento di stretti scambi culturali con l’Egitto alessandrino.
Concludendo, gli esemplari qui presentati sono opere prodotte in serie
da artigiani che sanno sì disegnare ancora le figure con una certa eleganza
(si vedano quelle dell’Hekataion n. 1) ma la cui resa è fredda e decorativa. Interessanti, però, perché permettono di inserire nell’ampio ventaglio
tipologico degli Hekataia neoclassico-arcaistici di Rodi e Coo del tardo
ellenismo – utilizzati a protezione delle porte dei vivi e delle dimore dei
morti – un tipo finora non noto.
SAŽETAK - SUMMARIUM
NOVI TIP KASNOHELENISTIČKOG HEKATEJA S RODA
Rod i Kos su sačuvali brojne primjerke Hekateja malih dimenzija. Oni koji
su obrađeni u ovom članku serijski su proizvod zanatlija koji ih elegantno oblikuju, doduše hladno i dekorativno. Zanimljivi su, jer ih je moguće sagledati u
širokom tipološkom spektru neoklasičko-arhaističkih Hekateja s Roda i s Kosa, iz
razdoblja kasnog helenizma. Rabljeni su kao zaštita za vrata kuća živih kao i za
počivališta mrtvih. Taj tip Hekateja s Roda dosad je bio nepoznat.
Figg. 1-2 – Primo Hekataion: evidente la frattura in alto ed il largo foro
per legare il pezzo ad una base.
Fig. 3 – Rodi, Museo. Hekataion dall’oikopedo Zigouri: una delle fronti
(vedi figg. 18-19).
Figg. 4-6 – Primo Hekataion, vedute angolari.
Fig. 7 – Primo Hekataion: la figura n. 1.
Fig. 8 – Primo Hekataion: la figura n. 2.
Fig. 9 – Primo Hekataion: la figura n. 3.
Fig. 10 – Secondo Hekataion: la figura n. 1.
Fig. 11 – Secondo Hekataion: la figura n. 2.
Fig. 12 – Secondo Hekataion: la figura n. 3.
Fig. 13 – Secondo Hekataion: veduta angolare.
Fig. 14 – Secondo Hekataion: sulle teste preparata l’inserzione del polos.
Figg. 15-17 – Terzo Hekataion: le teste con polos, vedute frontali e angolare.
Figg. 18-19 – Rodi, museo. Hekataion dall’oikopedo Zigouri: le altre due fronti
(vedi fig. 3).
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