Diritto penale del lavoro

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Diritto penale del lavoro
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Rivista Scientifica Giuslavoristica
Periodico di informazione giuridica
ISSN 1974-4269 il diritto dei lavori
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VICEDIRETTORE:
Tommaso Germano
COORDINATORE SCIENTIFICO:
Antonio Belsito
COMITATO SCIENTIFICO:
Gaetano Veneto, Fernando Fita Ortega, Vito Gallotta, Giuseppe Pellacani, Giuseppe Tucci, Ugo
Villani, Tommaso Germano, Luis Enriquez Nores Torres, Sara Alcàzar Ortiz, Giuseppe Pardini,
Nicola De Marinis, Cataldo Balducci, Giuseppe Losappio, Giovanni Mummolo, Antonella Pasculli,
Francesco Fischetti, Antonio Belsito.
RESPONSABILE DI REDAZIONE:
Daniela Cervellera
REDAZIONE:
Mario Assennato, Maria Basile, Valerio Antonio Belsito, Clarenza Binetti, Ezio Bonanni, Fabio
Cardanobile, Marilena Cortese, Silvia Ardua D’Alesio, Mario Di Corato, Domenico Di Pierro, Nicola
Gasparro, Francesco Gismondi, Maria Mangiatordi, Felicia Papagni, Emanuela Sborgia, Romeo
Tigre, Francesco Verdebello, Pietro Zamparese.
Autorizzazione del Tribunale di Bari n. 62/2006
Sede Comitato Scientifico: C.so Italia, 123 – Bari
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L’editore
Gli abstract degli articoli sono curati da Valerio A. Belsito
La redazione della rivista il diritto dei lavori - www.dirittodeilavori.it - attesta che gli articoli
pubblicati sono preventivamente esaminati da almeno due componenti del comitato scientifico
o del collegio dei pari, nonché dallo stesso direttore responsabile della rivista mediante anonima
procedura di referaggio (criteri per identificare la scientificità delle pubblicazioni, secondo quanto
stabilito nell’anno 2010 dal CUN – Consiglio Universitario Nazionale).
Conforme a D.M. 7/6/2012 n. 76. Rivista Scientifica riconosciuta e classificata dall’ANVUR.
Accreditata presso l’Università degli Studi “Aldo Moro” Bari.
COLLEGIO DEI PARI (Peer review)
Simonetta Rubino, Fernando Antonucci, Vincenzo Pio Baldi, Mauro Brescia, Francesco
Ciriolo, Umberto G. Castellano, Maria Dell’Olio, Cristina De Toni, Mario Di Corato,
Maurantonio Di Gioia, Piero Di Fino, Marco Fontana, Antonio Lacerenza, Maria
Antonietta La Notte Chirone, Iolanda Lanucara, Vito Lomoro, Francesco Miscioscia,
Stefano Rossi, Mario Togo, Vincenzo Tritto, Serena Zitti.
Spedizione in abbonamento postale (annuale 3 copie: Euro 45,00 compresa spedizione)
QUESTA RIVISTA SARÀ INTERAMENTE CONSULTABILE DAL 15 LUGLIO 2016 SU
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SOMMARIO
EDITORIALE
Ricordate l’art. 18? Malgrado il Jobs Act il lavoro riprende
e diventa “intelligente”
di Gaetano VENETO 7
DOSSIER
Riforme del lavoro
L’offerta di conciliazione
di Antonio Belsito
15
Le ferie solidali
di Silvia Torsella
21
Le novità per la dirigenza pubblica nella riforma
della Pubblica Amministrazione
di Ines De Mario
29
Controversie di lavoro
L’Attività arbitrale svolta dai funzionari delle Direzioni Territoriali del lavoro
di Silvia Ardua d’Alesio
Le risoluzioni alternative delle controversie di lavoro
e dei contenziosi civili tra obbligatorietà e discrezionalità
(a cura di) Pietro Zamparese
Licenziamento per assenteismo tattico
di Claudia Krystle DI BIASE
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Diritto penale del lavoro
Stress lavoro correlato e diritto penale
di Maria Antonella Pasculli
69
L’ispettorato nazionale del lavoro
di Francesco Di Bono
79
Lavoro e tutele
I fondi di solidarietà nel nuovo regime normativo degli
ammortizzatori sociali
di Mario Di Corato e Antonio Nunzi
87
Costituzione di rendita vitalizia
di Giovanni DI MONDE
93
Immissioni e tutela della salute
di Umberto R. Fiumefreddo
103
RASSEGNA GIURISPRUDENZIALE
Giurisprudenza di Legittimità
Contratto a termine nel lavoro pubblico contrattualizzato
di Daniela CERVELLERA
117
Part-time orizzontale ed indennità di mobilità
di Maria Basile
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Autori 143
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Editoriale
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Con l’editoriale che segue, questa Rivista, anche per conto del CSDDL, intende ulteriormente significare le ragioni della scelta del termine “Lavori”, in definitiva sostituzione
del tradizionale “Lavoro” come riferimento al campo di interessi e di studi ormai indifferibilmente da seguire in sintonia con l’evoluzione della società moderna.
RICORDATE L’ART. 18?
MALGRADO IL JOBS ACT
IL LAVORO RIPRENDE E DIVENTA
“INTELLIGENTE”
di Gaetano VENETO
L’intero Occidente sembra travolto da una sorda e sanguinosa fase bellica, prima strisciante e poi via via sempre più palese, con tragedie ed attentati che minano alle basi le
poche certezze di un sistema capitalistico, almeno finora, incontestabilmente unico modello di riferimento per le economie, i sistemi di produzione e le stesse Istituzioni, statali e
sovranazionali, mentre i pochi appelli, -uno fra tutti, il più profondo e coinvolgente, quello
di Papa Francesco-, alla pace e alla preservazione degli equilibri dell’intero ecosistema,
appaiono inascoltati. Nel frattempo il nostro Paese, con i suoi cantori, i giuristi tra tutti, ha
continuato a baloccarsi prima in diatribe e poi in avventurose previsioni statistiche in decimali in un mondo, quello del lavoro, che in Italia continua a lasciare ben poche speranze
di un radicale mutamento in meglio.
Ricordate i fiumi di parole, di articoli, tra il goliardico ed il parascientifico, sull’esigenza di eliminare “lacci e lacciuoli” per le aziende (e, a ruota, anche per le amministrazioni
pubbliche e parapubbliche) perché -con una piena libertà di iniziativa, con incontrollati ed
incontrollabili poteri di organizzazione del lavoro, con i connessi poteri disciplinari, fino
al riconoscimento di una sfrenata libertà di recesso, solo economicamente limitabile con
modeste forme risarcitorie in caso di abusi-, si potesse prevedere, a breve e a lungo termine, una piena ed imponente ripresa occupazionale? Seppellito il famigerato articolo di una
legge, la 300/1970 (lo Statuto dei Lavoratori), a sua volta pronta ad essere celebrata con
anticipati de profundis, i profeti di una società prefigurata come il “secondo Rinascimento
capitalistico” avevano (invero, sempre in numero più ridotto, con pochi e mediocri epigoni
cantori) lanciato cifre ben diverse dai modestissimi decimali sui quali oggi appare dilettarsi, via via restando quasi solo, l’Esecutivo (con il suo Capo), preconizzando, in barba
“ai gufi” un “Paese di Bengodi” dove piena occupazione e Welfare avrebbero celebrato un
matrimonio coi fiocchi, alla cui tavola tutti, i giovani e le donne, in particolare del Mezzogiorno, avrebbero potuto sedersi, banchettando e lavorando (magari poco).
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Le cose sono andate ben diversamente, così da indurre i nostri Governanti prima alla distribuzione di un “buono pasto” di 80 euro e poi, con spirito molto più … “illuminato” e con
una visione a “longo braço”, a braccio lungo, malgrado la recente crisi conflittuale, cioè
con uno sguardo rivolto al futuro di grande respiro (come veniva definita, e si è rivelata nel
tempo, politica del Brasile del Dopo-colonnelli), con l’introduzione di una, pur interessante
quanto discutibile e confusa, “Novella” legislativa presuntuosamente definita, con gratuito
ed inutile anglicismo, Jobs Act, legge-quadro poi articolata in una serie di decreti legislativi attuativi che hanno inciso su tutto il mondo del lavoro, e non.
Il valzer dei numeri decimali concernente l’incremento, transitorio o stabile, drogato
o meno da benefici economici transitori contributivi e fiscali, già in via di rapida riduzione
per le notorie difficoltà di quadrare bilanci e spesa pubblica, sempre sfuggenti a controlli
e guide capaci di rendere ambedue virtuosi e rispettosi dei vincoli europei, nasconde soprattutto l’incontestato ed incontestabile aggravamento del divario tra due Italie, quella
del Nord (e di buona parte del Centro del Paese) e quella del Sud e delle Isole. Queste ultime aree sembrano affondare in un Mediterraneo, oggi amaro e tragico teatro di dolente
e disperata immigrazione, ed insieme restano sempre più svuotate di fiducia e speranze,
visto il depauperamento di risorse economiche, di investimenti, di scuole e di università
che chiudono le loro facoltà, riducendo gli iscritti, mentre l’occupazione, ancor più che …
tardare a venire, langue, anzi diminuisce sempre più.
Eppure…. se questo è il quadro qualcosa sta cambiando, senza nessun intervento legislativo, anzi in controtendenza rispetto alla miope ed alla strabica politica economica del
Governo e gli stessi suoi interventi legislativi per il mercato del lavoro. Leggiamo perché.
1 – Il nuovo capitalismo e le forme nuove di reddito di cittadinanza
Da molti anni, anche nel nostro Paese, forse più tardi del dovuto rispetto ad un dibattito, da tempo approfondito, in quelli viciniori dell’Unione, oltre che in quelli a capitalismo
più maturo, è in atto una discussione sulla possibilità di attribuire a tutti un reddito, sia
pur solo di base, a tutti come fattore determinante per l’equilibrio globale delle economie
dei diversi Paesi (magari armonizzando il tutto nella prospettiva di una Unione Europea
politicamente sempre più articolata e strutturata davvero unitariamente). Attraverso l’introduzione di questa leva, che è insieme funzionale sul piano economico e sociale, potrebbe cominciare l’auspicato, da tutti, superamento dell’instabilità strutturale provocata
dalla sempre maggiore precarietà del lavoro in tutti i sistemi capitalistici, per la parallela,
almeno apparentemente incontrastabile, pressione di una finanza internazionale incontrollabile e di una esponenziale crescita dell’automazione, dell’informatizzazione e della
comunicazione a distanza, tutte sempre più nuove e rapide nelle forme e nei contenuti.
È noto a tutti che questa constatata ed endemica precarietà è fonte dell’aumento delle
diseguaglianze ed del conseguente ampliarsi del fenomeno del neopauperismo e del più
generale svuotamento, insieme all’impoverimento economico-sociale, di valori ed interessi
nella comunità internazionale, specialmente tra i giovani.
La discussione sul reddito di cittadinanza sta, oggi, prendendo sempre più piede anche
nella società statunitense, impegnata sempre più nello sforzo di rendere, attraverso la
concretizzazione di questa proposta, meno spaventosa la precarietà della gig economy,
quell’economia dei lavoretti che negli States (e, pian piano, sempre più anche da noi) si
sta diffondendo, non più solo come forma meramente sussidiaria di sostentamento. Ormai,
si scrive, che trascorrere qualche ora facendo l’autista per Uber, la nuova forma di concorrenza ai taxi tradizionali, potrebbe essere non solo un hobby, ma un’attività che, ogni
tanto, rendendo qualcosa, integra salari bassi, pur quando esistenti.
In parallelo a questo discorso di funzione sociale e di ostacolo all’aggravarsi di tensioni
di difficile previsione nelle loro soluzioni gestibili ed insieme controllabili, si sta sviluppando un altro dibattito volto a leggere, nell’attuale società moderna e post-moderna, forme
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e finalità del “capitalismo cognitivo” che tende a dar peso sempre più al lavoro cognitivo,
appunto, rispetto alle precedenti e/o coesistenti forme di produzione materiale. Già in Italia alcuni economisti, come Vercellone, Fumagalli e Lucarelli, stanno pesando, ed insieme
valutando, il reddito di cittadinanza come un valore non solo in termini sociali e morali,
ma anche in quelli economici, nel passaggio inarrestabile verso l’intero sistema del capitalismo cognitivo, cioè quello della conoscenza, informazione e sviluppo di scienze, ricerche
e costruzione di modelli (si pensi alla robotizzazione come nuova realtà applicativa). In
proposito è sempre più necessario creare modelli economici capaci di evitare l’instabilità
strutturale provocata e provocabile dalla sempre maggiore obsolescenza e precarietà di
ogni forma di lavoro “materiale” così come ieri ed ancor oggi attuata, senza fare i conti
con i risultati e le strade del capitalismo cognitivo, così che non si trova adeguatamente
risposta all’aumento delle diseguaglianze economiche e sociali, mentre di contro ed in
parallelo aumenta la circolazione di idee, immagini, e conseguenti modelli di vita, svuotati
di valori precedenti e non adeguatamente riempiti di nuovi.
Così senza un programma ponderato e task oriented di reddito di cittadinanza, mentre
da un lato si finirebbe col cadere in un “reddito di sopravvivenza”, erogato senza adeguata
valutazione politica ed economica, si svilupperebbe una società di persone, non tanto libere di lavorare o collaborare, quanto invece di persone emarginate che non possono e non
devono più lavorare, in parallelo a quelle esperienze di platform capitalism che, come si
studia e si sperimenta nei Paesi cui prima si è fatto cenno, vogliono ipocritamente e forzatamente trasformare chiunque in un imprenditore precario (come da noi si descrivono, e
talvolta si esaltano le … partite IVA, con assoluta ipocrisia).
L’attento studio e l’attuazione “mirata” del reddito di cittadinanza possono e devono
diventare un volano per rendere meno acefalo e più funzionale quel capitalismo cognitivo
che sta diventando sempre più base per un nuovo modo di vivere e, conseguentemente,
di lavorare per tutti, i giovani in particolare che più respirano, magari non ancora in modo
completamente cosciente, questa realtà che li circonda, sempre più ricca di conoscenze,
di visioni, di messaggi ed informazioni di facile e generale acquisizione e diffusione e, pertanto, sempre più democratica, salvo a definirne esattamente valori e finalità.
2 – Il lavoro: più “intelligente” degli studiosi e dei “legislatori”
All’inizio di questo editoriale si è accennato al baloccamento di “studiosi” ed addetti
ai lavori nel campo della politica legislativa, in primis i legislatori d’abord dell’ultimo
decennio, sempre presi dallo sforzo, dopo letture affrettate e senza alcuna capacità di
approfondimento anche sul piano comparativo di esperienze di altri Paesi, nel proporre,
distruggere e ricostruire, spremendosi, con alterni risultati, in “novelle legislative”, ultima
ed insieme prima fra tutte, il Jobs Act.
Questo “gioco al massacro” degli operatori del mondo del diritto, incuranti delle preoccupazioni, delle sofferenze, delle delusioni ed insieme delle flebili aspettative di giovani
e vecchi, ognuno per la sua parte, per la speranza di un lavoro o di un appena tranquillo
tramonto di vita per una pensione meritata quando non ridotta o addirittura sottratta, si
consumava e continua a consumarsi, magari per rallentare un ineludibile, e forse anticipato, processo di senescenza, non solo delle Istituzioni governative ma di tutte le strutture
del nostro Paese, mettendone a serio rischio le fondamenta. Viceversa, la società moderna
e, per essa, imprese pubbliche e private, perfino la Pubblica Amministrazione, in Italia e
nel mondo, e tutto il sistema produttivo, sensibile a quanto si è scritto nel paragrafo precedente, nel frattempo cercavano e cominciavano a rendere concrete nuove esperienze,
del tutto diverse dalle precedenti, di lavorare, cioè di collaborare ad un mondo migliore,
rendendo il lavoro stesso sempre meno “penoso”, finalmente cercando risposte diverse alla
biblica condanna di Adamo, attraverso la messa a pratico profitto della “società cognitiva”
e dei suoi prodotti.
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Si è cominciato così a parlare e scrivere di addio al posto fisso, soprattutto a quello
della scrivania. L’incubo del cartellino, l’obbligo di andare ogni giorno a prendere lavoro
nella fabbrica o nell’ufficio dove megadirigenti strapagati si incrociano, calpestandoli, con
tanti modesti operatori fantozziani, tutto questo comincia a ridursi, anzi progressivamente
a scomparire. Lo “smart working”, figlio e insieme coautore di quanto prima si è scritto
in ordine al “capitalismo cognitivo”, nelle sue applicazioni concrete, sta profondamente cambiando modi e contenuti del lavoro, nello stesso tempo modificando radicalmente
abitudini di vita, stili della stessa e, soprattutto, qualità, ponendo le basi per ridisegnare
sistemi sociali e regole, anche giuridiche, nella disciplina del “lavoro intelligente”.
Tante sono in Italia le forme di sperimentazione del “lavoro intelligente” che trovano
applicazione in aziende, manifatturiere e di servizi e, finalmente ed in parallelo e concorrenza, anche in qualche sensibile articolazione della Pubblica Amministrazione. Solo per
citare alcuni esempi, senza alcuna presunzione di completezza di informazione, si segnala
il caso della Barilla che già oggi coinvolge, in un progetto di lavoro con meno tavoli e sedie,
meno obblighi di presenza in sede, già il 20% dei suoi dipendenti e che ha in programma,
alla fine di questo decennio, di interessare tutti i suoi 8.000 collaboratori, anche attraverso
il teleworking, così da portare tutti i suoi, dirigenti e dipendenti, a processi di lavoro che,
mescolando sedi openspace e lavoro diffuso, potranno permettersi di autogestire tempi
e modi di lavoro, senza cartellino e con l’autocertificazione di presenze, ferie, assenze e
straordinari.
Così proseguendo fra i casi più interessanti, nel sistema bancario, Unicredit Banca risponde alla crisi del settore, e alla propria, con forme nuove di part-time, e dal 2014
coinvolge migliaia di dipendenti in altrettante migliaia di giornate in smartworking. E così
ancora casi, questa volta nella Pubblica Amministrazione, come il Comune di Genova con
la rivoluzione del sistema dei rapporti con la cittadinanza, attraverso un Ufficio notifiche
totalmente rimodulato su tempi ed esigenze dei lavoratori addetti e die cittadini destinatari, coinvolgendo, nel “lavoro agile”, già 95 dipendenti in un progetto, da sviluppare, di
integrazione fra esigenze di diritto pubblico e ruolo e parallele esigenze dei dipendenti
addetti all’erogazione di servizi per la collettività.
E allora? Che fare?
Dai due paragrafi innanzi riferiti può, in queste pagine, proporsi, da questo numero
e per tutti quelli prossimi, un grande dibattito: non sarà un “Porta a porta”, non sarà un
“Virus” di soporifera memoria televisiva. Sarà, più semplicemente e modestamente, la
proposta a tutti i lettori di contribuire a riflettere insieme su quanto sopra scritto e sulla
inanità, caducità, quando non miseria e falsità delle percentuali di nuova occupazione o
delle … minori pensioni. Ancor più semplicemente, il nostro sarà un invito a rileggere criticamente quello che sta avvenendo attorno a noi, così da contribuire a ricostruire regole
e modelli di vita profondamente che, come si è letto sopra, positivamente, per fortuna
stanno cambiando nella nostra società. Potremo così cominciare a riproporre un po’ di
ottimismo, altrimenti frustrato dai governanti inadeguati ed incolti, nonchè da tradizionali forme di rappresentanza politica e di interessi collettivi sindacali finora, anch’essi,
incapaci di leggere ed operare in sintonia con quanto attorno a noi sta mutando in modo
finalmente “intelligente”.
Riusciranno i nostri prodi ad essere altrettanto “intelligenti”? Riusciremo noi a fare
altrettanto?
Proviamoci, sfidiamo e sposiamo il nostro futuro.
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Autori
- in ordine alfabetico -
ABBRACCIAVENTO Giuseppe – Avvocato, Dottore di ricerca Politecnico di Bari.
ALCÁZAR ORTIZ Sara - Profesora de Derecho del Trabajo y de la Seguridad Social.
Departamento de Derecho de la Empresa. Area de Derecho del Trabajo y de la Seguridad Social. Facultad de Derecho, Universidad de Zaragoza.
BASILE Maria – Avvocato.
BALDUCCI Aldo - Titolare di Diritto del Lavoro, Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi del Salento.
BELLARDI Lauralba – Ordinario di Diritto del Lavoro, Università degli Studi di Bari.
BELSITO Antonio - Avvocato giuslavorista, cassazionista e docente presso la Scuola
di Specializzazione per le professioni legali e presso il Master di II livello sul Mobbing,
Università degli Studi di Bari, Direttore del Centro Studi Diritto dei Lavori.
BELSITO Valerio Antonio – Avvocato giuslavorista.
BINETTI Clarenza – Avvocato giuslavorista.
BONANNI Ezio – Avvocato penalista.
BONGERMINO Vitalba - Avvocato.
BRINDICCI Gaetano – Avvocato giuslavorista.
BRUNO Roberta – Dottore di ricerca PhD, Cultore della materia di Diritto del Lavoro,
Università degli Studi di Bari.
CARDANOBILE Fabio - Dottore di ricerca, Avvocato, Cultore della materia di Diritto
del Lavoro, Università degli Studi di Bari.
CARONE Arturo - Dottore di ricerca, Università degli Studi di Siena.
CASTELLANO Umberto Antonio – Avvocato.
CERVELLERA Daniela - Dottore di ricerca PhD, Avvocato penalista, Cultore della materia di Diritto del Lavoro, Università degli Studi di Bari, Responsabile di redazione
del Centro Studi Diritto dei Lavori, della rivista scientifica Il diritto dei lavori e delle
riviste la bilancia e il lavorista.
CORTESE Marilena - Avvocato penalista.
COSTANTINO Nicola – Professore di Ingegneria economico-gestionale, già Rettore
del Politecnico di Bari.
D’ABRAMO Mariangela – Avvocato.
D’ALESIO Silvia Ardua - Coordinatore Amministrativo del Ministero del Lavoro D.T.L.
Bari, Responsabile dell’U.O. “Relazioni Sindacali e Conflitti di Lavoro” D.T.L. Bari,
Componente Commissione di Certificazione dei Contratti di Lavoro.
DE MARINIS Nicola – Consigliere della S.C. di Cassazione, già Titolare di Diritto del
lavoro, Facoltà di Economia, Università del Molise.
DE SIMONE Antonio – Avvocato giuslavorista.
de Val Tena Angel Luis - Profesor de Derecho del Trabajo y de la Seguridad Social.
Departamento de Derecho de la Empresa. Area de Derecho del Trabajo y de la Seguridad Social. Facultad de Derecho, Universidad de Zaragoza.
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DE VIRGILIO Tiziana Valeriana - Dottore di ricerca PhD, Avvocato.
DI BIASE Incoronata Marika - Dottore di ricerca PhD, Avvocato.
DI BONO Francesco - Funzionario direzione territoriale lavoro - Bari.
DI CORATO Mario – Direttore regionale I.N.P.S. Bari in congedo.
DI MARIA Giovanna – Cultore della materia di diritto del lavoro, Università del Molise.
DI MONDE Giovanni – Direttore regionale Puglia I.N.P.S.
DI PIERRO Domenico – Avvocato, Segretario del Centro Studi Diritto dei Lavori.
FARALDO CABANA Cristina – Professore titolare di Diritto del Lavoro, Università de
A Coruña - Spagna.
FITA ORTEGA Fernando – Professore ordinario di diritto del lavoro, Università di
Valencia - Spagna.
GALLOTTA Vito – Professore ordinario di Storia Contemporanea, Università degli Studi di Bari.
GASPARRO Nicola – Avvocato giuslavorista, Docente a contratto di diritto del lavoro.
GERMANO Tommaso - Professore Titolare di Diritto del Lavoro e di Previdenza Sociale, Università degli Studi di Bari, Direttore del Master di II livello sul Mobbing,
Università degli Studi di Bari.
GISMONDI Francesco - Avvocato giuslavorista, Cultore di Diritto del Lavoro (prima
Cattedra Prof. Veneto) Facoltà di Giurisprudenza – Università degli Studi di Bari.
GUAGLIONE Luciano - Consigliere della Corte di Appello di Bari, esperto in diritto
processuale civile.
LACATENA Anna Paola – Sociologa presso il Dipartimento Dipendenze Patologiche ASL/TA
e Docente di Sociologia Generale presso l’Università degli Studi di Bari – Polo di Taranto.
LA NOTTE CHIRONE Maria Antonietta - Magistrato del Lavoro, Tribunale di Trani.
LAURINO Luca – Cultore della materia Previdenza Sociale, Università di Bari.
LOSAPPIO Giuseppe – Avvocato, Professore titolare di Diritto Penale, Università degli Studi di Bari.
MANCUSO Raffaele – Dottorando di ricerca Università “Cà Foscari” Venezia.
MANGIATORDI Maria - Avvocato.
MARALFA Giuseppe - Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica del
Tribunale di Trani.
MARRONE Laura – Assegnista di ricerca all’Università degli Studi di Bari.
MATTESI Elena – Dottore commercialista e revisore contabile.
MITE Francesca – Avvocato, docente di Diritto del Lavoro, Università Telematica Pegaso.
MISCIONE Michele – Professore ordinario di Diritto del Lavoro presso l’Università
degli Studi di Trieste.
MUMMOLO Giovanni – Professore ordinario di impianti industriali meccanici, Politecnico di Bari.
NORES TORRES Luis Enrique – Professore ordinario di diritto del lavoro, Università
di Valencia - Spagna.
NUNZI Antonio - Funzionario regionale I.N.P.S. Bari.
PAPAGNI Felicia - Avvocato.
PALMIERI Annamaria – Direttore amministrativo Ministero della Giustizia.
PARDINI Giuseppe – Professore di storia contemporanea - Università del Molise.
PASCULLI M. Antonella – Professore titolare di Diritto penale del Lavoro - Università
degli Studi di Bari.
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PELLACANI Giuseppe – Professore ordinario di diritto del lavoro, Università di Modena e Reggio Emilia.
ROMANO Raffaella - Avvocato.
SBORGIA Maria Emanuela - Avvocato.
TAGLIAFERRO Mario - Giurista, esperto in diritto dell’immigrazione.
TIGRE Romeo – Avvocato giuslavorista.
TIRABOSCHI Michele - Professore ordinario di Diritto del Lavoro Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Direttore del Centro Studi “Marco Biagi”.
TORSELLA Silvia – Avvocato.
TUCCI Giuseppe – Professore ordinario di Diritto Privato, Università degli Studi di Bari.
TURI Giancarlo – Segretario provinciale UIL Taranto.
VENETO Gaetano – Professore di Diritto del Lavoro, Università degli Studi di Bari,
Presidente e Direttore scientifico del Centro Studi Diritto dei Lavori di Bari.
VERDEBELLO Francesco – Avvocato, Dottorando di ricerca.
ZAMPARESE Pietro – Cultore della materia di diritto del lavoro, Università del
Molise.
COLLEGIO DEI PARI
(Peer review)
Simonetta Rubino
Fernando Antonucci
Vincenzo Pio Baldi
Mauro Brescia
Francesco Ciriolo Umberto G. Castellano Daniele C. Colucci
Maria Dell’Olio Cristina De Toni
Maurantonio Di Gioia
Piero Di Fino
Marco Fontana
Antonio Lacerenza Maria Antonietta La Notte Chirone Iolanda Lanucara Vito Lomoro
Francesco Miscioscia Antonio Nunzi
Stefano Rossi Mario Togo Vincenzo Tritto
Serena Zitti
Magistrato del Lavoro Corte Appello Bari
Avvocato del Foro di Foggia
Magistrato del lavoro Tribunale di Pesaro
Giurista esperto su mobbing
Avvocato I.N.P.S.
Avvocato lavorista
Magistrato del lavoro, Tribunale di Bari
Psicologa del lavoro
Giudice di Pace Andria
Avvocato Foro di Trani
Ispettore del lavoro Bari
Avvocato amministrativista
Avvocato giuslavorista Foro di Trani
Magistrato del Lavoro Tribunale di Trani
Giudice di Pace coordinatore Andria
Ingegnere, dottore di ricerca
Avvocato I.N.A.I.L.
Funzionario regionale I.N.P.S. Bari
Ispettore del lavoro Bari
Dottore, esperto su mobbing
Dottore esperto in comunicazioni
Titolare Diritto del Lavoro c/o DEA - Unich
Anno
il diritto
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diritto
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X n. 1deimarzo
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Anno ilVIII
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Finito di stampare nel mese di marzo 2016
presso l’Industria Grafica Editoriale
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