Guerra per l`acqua: pura fantasia?
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Guerra per l`acqua: pura fantasia?
DIALOGO SUD - NORD Guerra per l’acqua: pura fantasia? Secondo le cifre dell’ONU esistono 263 bacini internazionali che attraversano le frontiere politiche di due o più paesi. Questi bacini, sulle rive dei quali vive il 40% della popolazione mondiale, coprono circa la metà della superficie terrestre e costituiscono il 60% dell’acqua dolce del globo. Thalif Deen e Carole Vann / InfoSud-IPS* Secondo gli esperti riunitisi alla settimana mondiale dell’acqua organizzata a Stoccolma a fine agosto 2006 il “mito” di una guerra mondiale per l’acqua veicolata da diversi ambienti politici (CIA e Banca mondiale compresi), non ha nulla a che vedere con la realtà. Uno dei negoziatori israeliani del processo di pace in Medio Oriente, Uri Shamir, professore di idrologia dichiara: «L’acqua non è un ostacolo per la pace, ma può fornire pretesti a colui che cerca delle ragioni per combattere». «Una guerra mondiale a causa dell’acqua! L’idea, anche se intrigante, è senza fondamento. In realtà sono stati firmati numerosi accordi tra nazioni sulla ripartizione delle acque. Ma questa versione dei fatti non interessa ai giornali…». Arunabha Ghosh è coautore del rapporto 2006 del PNUD (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo) pubblicato nel dicembre 2006, e ha deplorato a Stoccolma, assieme ad altri ricercatori, la campagna mediatica lanciata su questa ‘guerra fantasmagorica’. Gli esperti riconoscono che effettivamente esiste una crisi dell’acqua. «Ciononostante non è la scarsità che deve preoccupare quanto la cattiva gestione», precisa il ricercatore canadese Asit Biswas, vincitore del premio dell’acqua di Stoccolma 2006. Inquinamento, dighe, canali di deviazione…ecco i problemi che dividono agricoltori, industriali e cittadini, ci ricorda Steve Lonergan del Programma dell’ONU per l’ambiente. Abbondantemente sfruttati, i corsi d’acqua si prosciugano con conseguenze drammatiche per gli ecosistemi. Anche fiumi molto importanti, come il Gange o il Colorado, in certi periodi dell’anno non arrivano più fino al mare. Malgrado ciò, da migliaia di anni, nessuna nazione è partita in guerra a causa dell’acqua. Le dispute su questa risorsa trovano generalmente delle soluzioni diplomatiche. Negli ultimi 50 anni solo 37 vecchi litigi sono degenerati - 27 dei quali riguardavano Israele e la Siria a proposito del Giordano e del Yarmuk - mentre 150 trattati sono stati firmati, precisa un esperto dell’Istituto internazionale dell’acqua di Stoccolma, e ci ricorda che durante l’Intifada in Cisgiordania e a Gaza, le due parti in conflitto hanno continuato a cooperare sulla ripartizione delle acque. «Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, anche tra nemici giurati sono stati negoziati accordi giuridici e sono restati validi, mentre il conflitto persisteva su altre questioni» precisa Lonergan «La Cambogia, il Laos, la Tailandia e il Vietnam cooperano dal 1957 nel quadro della Commissione del Mekong e hanno mantenuto scambi tecnici durante tutto il conflitto del Vietnam». Altri esempi significativi: la Commissione dell’Indo, stabilita con l’aiuto della Banca mondiale, è sopravvissuta ai confronti tra India e Pakistan, e un accordo per il bacino del Nilo, che ospita 160 milioni di persone in comune a 10 paesi, è stato concluso nel febbraio del 1999. «I procedimenti sono lenti perché bisogna instaurare la fiducia tra i paesi», spiega Lonergan. «Per l’accordo sull’Indo sono stati necessari 10 anni, per quello sul Gange 30 e 40 per il Giordano. Ma bisogna essere realisti: la scarsità dell’acqua dominerà l’ordine del giorno internazionale negli anni a venire» ci ricorda l’esperto. * Traduzione Simone Fassora il dialogo 2/07 5