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CNS Ecologia Politica, numero 1, anno 27, gennaio 2017 Alternative concrete, possibili e credibili* di Giorgio Nebbia C’era una volta la Sinistra Indipendente. A partire dalla V legislatura (1968-1972) il Partito Comunista Italiano inseriva fra i propri candidati al Senato degli indipendenti che costituivano un gruppo autonomo denominato “Sinistra Indipendente”. https://it.wikipedia.org/wiki/Sinistra_Indipendente. Nella IX legislatura il PCI candidò nelle proprie liste alla Camera dei Deputati, oltre che al Senato, come indipendenti, varie persone non iscritte al PCI, provenienti dalla scuola, dalla magistratura, dalle imprese, dai movimenti ambientalisti, che condividevano il progetto di una società più giusta. Lo stesso avvenne nella X legislatura (1987-1992), alla fine della quale il Partito Comunista Italiano fu sciolto. Nello stesso tempo si erano moltiplicate le presenze di indipendenti nelle liste del PCI o le liste di “Indipendenti di sinistra” nelle elezioni amministrative e la presenza di tali indipendenti nelle amministrazioni locali. Per testimonianza diretta posso dire che gli indipendenti di sinistra hanno sempre avuto la massima autonomia di giudizio e di voto nei confronti dei gruppi comunisti e del loro stesso gruppo. Qualche volta al punto da sollecitare l’arguta battuta di Altan. Del clima, delle speranze di quel tempo è testimone l’intervento qui riprodotto e che, pur a trent’anni di distanza, parla di progetti che forse sono ancora attuali oggi. . CNS Ecologia Politica, numero 1, anno 27, gennaio 2017 Alcuni anni fa in una vignetta Altan faceva dire a Cipputi: “Vado a naso come un indipendente di sinistra”. Forse il ruolo degli indipendenti di sinistra è proprio quello di «andare a naso», se questo significa la capacità di cogliere e interpretare sensibilità e problemi nuovi, di farne un momento della politica e, dove è possibile, un momento del governo. Pochi problemi come quelli dell'ambiente rappresentano esempi di sensibilità nuove della gente e di lentezze e ritardi della politica e del governo, anche a sinistra. D'altra parte molti di noi della Sinistra Indipendente siamo stati eletti dal PCI al Parlamento, nelle Regioni, province, comuni, proprio per la nostra militanza e provenienza dai grandi movimenti di lotta per l'ambiente, per la salute, per la pace. E ciò perché il problema dell'ambiente è un problema di sinistra. Le offese all'ambiente nascono dall'appropriazione privata di beni collettivi --- l'aria, l'acqua, il mare, le spiagge, gli animali allo stato naturale, il verde --- dall'uso privato di risorse naturali considerate senza prezzo e senza valore monetario. Prendiamo il caso dei rifiuti, un problema che assilla i Comuni, le industrie, la popolazione. Nel ciclo di produzione e di consumo delle merci e durante l'uso dei servizi si formano delle scorie, dei residui, la cui quantità è gigantesca e dipende dai processi produttivi, dalle materie prime impiegate, dalla qualità delle merci, si tratti di metalli, o benzina, o alimenti. Finora sono state approvate --- ma largamente non attuate --- delle leggi che dovrebbero regolare lo smaltimento dei rifiuti nelle acque, o nel mare, o nel suolo. Ma non si potrà mai affrontare con successo il problema se non si prende in esame l'intero ciclo, la «storia naturale» delle merci. Un ciclo che comincia dalle risorse naturali, dalle materie prime che vengono trasformate in merci nei processi di produzione. Queste, dopo essere state usate --- o, come si dice impropriamente, «consumate» --- ritornano alla natura sotto forma di scarti, residui della produzione, del consumo, rifiuti in quanto non si vuole cercare una loro migliore utilizzazione. Politica e governo dell'ambiente significano anche politica e governo delle materie prime, della produzione e della sua localizzazione, della qualità delle merci e dei servizi, dei consumi. Enrico Berlinguer, ai tempi dell'”austerità” --- l'unico grande momento, alto e perduto, di politica delle cose materiali --- scrisse che bisognava pur interrogarsi su che cosa produrre, come, dove nel territorio. Ma le offese all'ambiente non sono solo quelle legate alle attività manifatturiere, produttive: comprendono la distruzione del verde e della copertura vegetale, con CNS Ecologia Politica, numero 1, anno 27, gennaio 2017 conseguente erosione del suolo, frane, alluvioni, perdita di spazi ricreativi; la distruzione della fauna allo stato naturale per colpa di una politica troppo permissiva della caccia; la congestione del traffico urbano, con conseguente aumento dei sacrifici delle persone, del consumo di energia, dell'inquinamento assorbito dagli abitanti delle città, l'abusivismo edilizio; i pericoli, gli inquinamenti e le tensioni associati alla scelta dell’energia nucleare e ai problemi delle fonti di energia; la contaminazione delle acque per colpa dei residui industriali e urbani immessi nel terreno, degli scarichi liquidi delle fogne e delle industrie; ma anche dei pesticidi e dei concimi usati in agricoltura; la contaminazione del mare, considerato troppo spesso ricettacolo gratuito di tutti i rifiuti; l'erosione delle spiagge conseguente a moli o porti e costruzioni fatti nel posto sbaglialo in maniera sconsiderata. Il grande periodo di trionfo del privato, l'alleggerimento dell'intervento dello stato, già così poco voglioso di intervenire nei fatti privati del potere economico, la «deregulation››, come la chiamano, sono tutte occasioni per aumentare i profitti e i consumi, con conseguente aggravamento della contaminazione e del degrado dei beni ambientali collettivi. Il successo privato viene realizzato a spese dei beni che sono di tutti, il guadagno di pochi ha luogo a spese della collettività. Le precedenti considerazioni mostrano, del resto, lo stretto intreccio tra le offese al diritto civile all'ambiente sano, all'aria trasparente, alle acque pulite, e le offese al diritto civile di avere merci sane, non avvelenate o adulterate. Vi è quindi uno stretto intreccio tra contestazione ecologica e movimento dei consumatori. Non a caso la rivista «Nuova ecologia» della Lega Ambiente si presenta come mensile “dei verdi e dei consumatori”. Insomma, i problemi della difesa dell'ambiente sono una nuova pagina delle lotte per i diritti civili, una questione di giustizia sociale, di equa distribuzione dei costi e dei benefici: un tipico «tema» della sinistra indipendente. Se la soluzione di questi problemi richiede una posizione di sinistra, un prevalere dell'interesse collettivo su quelli privati, è anche vero che è centrale la nostra posizione di “indipendenti”. La difesa dei diritti civili ambientali e dei consumatori comporta il superamento di varie contraddizioni nella sinistra italiana. Non c'è dubbio che un maggior rigore contro l'inquinamento industriale può avere riflessi sull'occupazione, se si accetta la logica del ricatto occupazionale. Da secoli ogni volta che al padrone si chiedono cambiamenti ci si sente rispondere che se, per esempio, deve costruire un depuratore, è costretto a licenziare. Inquinano anche, e talvolta anche di più, i piccoli imprenditori e molti sono nostri compagni. L'automobile è anche mezzo CNS Ecologia Politica, numero 1, anno 27, gennaio 2017 di liberazione del proletariato e qualsiasi limitazione del traffico privato, qualsiasi disciplina dei trasporti o dei parcheggi nelle citta, colpisce anche le classi meno abbienti. Molti cacciatori sono operai e contadini e una politica di disciplina della caccia viene denunciata come antipopolare. L'abusivismo è sia un fatto speculativo, sia un fenomeno di massa; ma non si può, per questo, accettare che chiunque costruisca dovunque, perché la congestione e i danni ricadono poi maggiormente sulle classi popolari. La legge Galasso ha il testo che conosciamo oggi, grazie ad una grande battaglia in Parlamento delle forze laiche e di sinistra, col contributo determinante della Sinistra Indipendente: è una legge “nostra”, ma ecco che le Regioni ne contestano i vincoli anche nel nome delle autonomie regionali, usate talvolta come feticcio per coprire cose inaccettabili. Per tutti questi motivi spesso chi si batte per l'ambiente, per i consumatori, viene accusato di fare una operazione di destra, di proteggere i diritti dei ricchi, della classe medio-alta che, sazia nei bisogni essenziali, può pensare agli alberi, agli uccelli, al paesaggio. È esattamente il contrario: la perdita dei diritti ad un ambiente pulito e decente e a merci sane e sicure, e la perdita dei relativi valori, colpisce principalmente le classi meno abbienti sotto forma di perdita di salute, di ore di vita perse nelle morse del traffico, di danni dovuti alle frane e alluvioni, di costi crescenti per il vivere e l'abitare. Poveri contro poveri, qualche volta, è vero. Ma la tolleranza e le concessioni nella rapina dei beni collettivi non è un sistema per realizzare la giustizia, anzi è una strada per erodere la legge e la democrazia e la fiducia nelle istituzioni, è il trionfo della legge della giungla. Dietro i ritardi legislativi, i tentennamenti nell'applicazione della legge, c'è sempre la grande destra economica, ci sono le forze conservatrici che si sfregano le mani soddisfatte perché possono continuare a speculare, a inquinare, a produrre merci e macchine sbagliate, imposte ai ceti meno abbienti con le sottili arti della pubblicità. Ancora una volta il capitale vince, nel raffinato disegno di rendere il proletariato vittima e complice delle proprie malattie e degrado. Ma bisognerà ben interrogarsi su chi sono i nemici del popolo. Strettamente legato al tema dell'ambiente è quello della pace: la guerra, ma anche solo il pericolo della guerra, la preparazione delle armi, specialmente nucleari, le esercitazioni militari sono il primo grande attentato alla natura, alla salute, alla vita. A sua volta il più grande nemico della pace è la logica delle grandi potenze, dei blocchi contrapposti, la fedeltà alla NATO, sfortunatamente così radicata anche a sinistra. Si fa perciò strada a fatica una grande contestazione nazionale contro i missili nucleari, in Sicilia e altrove, CNS Ecologia Politica, numero 1, anno 27, gennaio 2017 contro i Tornado, a Piacenza e altrove, contro i poligoni militari, contro le spese militari. Si fa strada a fatica, quando non è vista con fastidio, la mobilitazione contro la cessazione totale delle esplosioni nucleari, contro l'obiezione al servizio militare, contro l'obiezione fiscale alle spese militari, contro la produzione e il commercio delle armi. Si verificano così diversità di comportamento, talvolta dissensi, a livello del Parlamento e delle amministrazioni locali, col PCI che pure ci ha eletti o almeno con alcuni compagni del PCI. Sembra di sentire, in molti compagni del PCI, quasi il timore, il pudore, il fastidio di correre troppo sulle strade della contestazione verde, radicale, demoproletaria. Da qui il ruolo essenziale di noi indipendenti di sinistra che siamo sicuramente di sinistra perché proveniamo dalla cultura cristiana critica o marxista, o dai movimenti di contestazione di sinistra. Un ruolo di interpreti di nuove esigenze e nuovi movimenti civili che peraltro molti compagni del PCI sembrano non riconoscere appieno o considerare con fastidio. Eppure noi indipendenti di sinistra rappresentiamo un'esperienza unica, straordinaria anche per il PCI, un grande partito che si è permesso di eleggere una consistente frazione dei suoi eietti (fra Camera e Senato il 13 percento degli eletti comunisti) come indipendenti, garantendo davvero la loro indipendenza anche grazie alla costituzione dei due gruppi parlamentari autonomi. Quale altro partito, nella storia democratica italiano, si è mai permesso una operazione simile? Centinaia, forse migliaia di indipendenti sono eletti dal PCI nelle amministrazioni locali, in qualche caso costituiti in gruppi autonomi. Eppure qualche volta ci sentiamo quasi rimproverare dai compagni comunisti la nostra diversità di comportamento nel voto --- pensiamo al caso della caccia, a quello del nucleare, per restare ai problemi ambientali --- quando invece alcuni di noi hanno sentito e anticipato dei mutamenti e hanno così facilitato la comparsa, la crescita e il superamento di alcune contraddizioni all'interno dello stesso PCI. Si respira ormai clima pre-elettorale, che le elezioni vengano tra sei o diciotto mesi. Ebbene nelle prossime elezioni i problemi dell'ambiente e dei consumatori avranno un ruolo centrale. Al di là delle conversioni strumentali nell'area delle forze moderate, al di là della comparsa di liste o di un partito verde, a me preme che la sinistra faccia, sull'ambiente, sui diritti dei consumatori e alla salute, sulla pace, una politica di sinistra, di difesa dei grandi principi progressisti, socialisti, internazionalisti, pacifisti; libertari. Quando parla di sinistra penso al PCI, naturalmente, che ci ha eletti, ma penso anche ad una grande sinistra che comprenda forze cristiane e laiche che si riconoscono in un progetto di grande società, nel recupero della speranza e della lotta. Che sia capace di riconoscere CNS Ecologia Politica, numero 1, anno 27, gennaio 2017 che non è vero che tutti amano la natura, che ci sono delle vittime e degli oppressori, che sta nascendo una nuova divisione di classe per cui compaiono nuovi poveri, nuovi malati, nuove vittime di nuove forme della violenza, quella del capitale, ma anche quella di alcuni strati sociali che prevaricano sui beni di tutti. ` Il nostro ruolo di indipendenti di sinistra è importante ed essenziale. Campagne e compagni, vi prego, continuiamo, continuate a «andare a naso». Sono certo che annusiamo il vento giusto, progressista, di sinistra. *Convegno degli amministratori regionali e locali della Sinistra Indipendente, “Ambiente: dall’Inerzia e dagli slogans al governo dei problemi”, Milano 29 novembre I986