Progetto Rifugio Diffuso
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Progetto Rifugio Diffuso
Progetto Rifugio Diffuso E dall’estate 2013 anche nella nostra diocesi è stato attivato un progetto per l’accoglienza di profughi all’interno di famiglie. L’esperimento “Rifugio diffuso” ha coinvolto 11 diocesi in tutta Italia e 32 profughi, uno dei quali anche in Trentino. È un gesto forte di accoglienza, in netto contrasto con la chiusura delle porte e dei confini che stiamo vedendo. Certo non tutti forse se lo possono permettere, ma chi ha tempo e spazio disponibili può/deve avere coraggio, mosso da uno spirito di attenzione verso il prossimo, anche se il prossimo è così diverso. La famiglia che decide di compiere questo importante passo non viene assolutamente lasciata sola, c’è un operatore di progetto della Caritas diocesana con il compito di accompagnare e monitorare l’inserimento e l’accoglienza in tutti gli aspetti. La famiglia trentina che ha deciso di aprire le porte di casa è una coppia di pensionati di Volano. Sensibili a queste problematiche, si sono chiesti come poter concretamente offrire il proprio aiuto come cristiani in una situazione di crisi come quella attuale. Con i figli fuori casa hanno avuto la possibilità di ospitare un’altra persona ed hanno subito colto l’occasione per dare un’opportunità a chi spesso se la vede negata. Il ragazzo fortunato è Mpaly, ha 21 anni e viene dal Mali. È sbarcato in Italia nel maggio del 2011, a seguito della guerra in Libia dove si trovava per lavoro. È un ragazzo serio, maturo, che ha già la testa sulle spalle. Si era dato parecchio da fare dal suo arrivo qui, aveva avviato un positivo percorso di integrazione nel territorio, ma dopo due anni non aveva ancora trovato una stabilità e una completa autonomia. L’accoglienza è iniziata a fine giugno. La coppia si è dimostrata subito entusiasta, con grande voglia di fare. Sono rimasti piacevolmente colpiti da Mpaly, gentile, ordinato e riservato. Lui dal canto suo ha pure iniziato un tirocinio lavorativo presso il panificio di Volano. Vuoi per gli orari notturni di questo suo lavoro, vuoi per il suo essere timido e taciturno, soprattutto per il primo periodo è stato quasi come se non ci fosse in casa. Con il passare delle settimane si è instaurato un ottimo rapporto, di stima e di fiducia, e anche ovviamente da un punto di vista affettivo. Uno dei momenti più belli di questa accoglienza è avvenuto al computer, davanti al quale Mpaly passa gran parte del suo tempo libero. Una sera infatti è riuscito a mettersi in contatto con la propria madre ed ha voluto farla conoscere alla propria famiglia “adottiva”. L’accoglienza è proceduta benissimo: è stato accolto in casa come un familiare e ha subito ripagato la fiducia dimostratagli. A settembre il panificio ha ottenuto un importante appalto, quindi si è ritrovato nella condizione eccezionale di poter assumere nuovo personale e Mpaly è stato assunto stabilmente. Ad oggi lavora quindi ogni notte al panificio, dove si è fatto ben volere da tutti per il suo lavorare molto e parlare poco. Si è quindi superato presto e brillantemente il difficile scoglio del lavoro, il che dimostra la validità di questo progetto di accoglienza. Il progetto iniziale prevedeva un’accoglienza di sei mesi, ma la coppia si è resa disponibile a prolungare la loro ospitalità. Quindi anche oggi che il progetto della Caritas è finito, Mpaly continua a vivere con loro a Volano. Oltre che per il ragazzo, che è riuscito a trovare un lavoro stabile e a proseguire il suo percorso verso l’autonomia, è stato un percorso positivo anche per la famiglia ospitante, che si è trovata a vivere, attraverso la convivenza con una persona proveniente da un contesto e una cultura diversa, un’esperienza di solidarietà e condivisione. Giacomo Postinghel - volontario in servizio civile e referente per la Caritas diocesana di Trento del progetto Rifugio Diffuso