messaggio mensile maria ci invita a ritornare a dio e alla preghiera

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messaggio mensile maria ci invita a ritornare a dio e alla preghiera
MESSAGGIO
MENSILE
n. 5 — 2016
Torino - Valdocco 24 maggio
MARIA CI INVITA A RITORNARE A DIO E ALLA PREGHIERA
Maria nella sua sollecitudine materna vede come spesso noi
siamo nel peccato e viviamo nel peccato. Noi siamo nel peccato
e tante volte non ce ne rendiamo conto, ci scusiamo e diciamo
che non è peccato quello che è peccato e questa è la cosa
ancora più dolorosa. Dio vuole la nostra felicità nel tempo e
nell’eterna e ciò che ci ruba la gioia della vita e la speranza
del paradiso è il peccato, soprattutto quando giustificato e
diffuso. Se siamo nel peccato e abbiamo delle abitudini
peccaminose, dobbiamo venirne fuori con la conversione, con
la confessione e anche con il proposito di non peccare più.
Dobbiamo prendere coscienza che vivere nel peccato significa
vivere nel male e anche nell’infelicità e il primo passo da fare è
quello della confessione.
La Madonna è viva con noi e cammina con noi per invitarci e
per guidarci ammonendoci che, se siamo nel peccato, siamo
nella tristezza, siamo nella perdizione, non soltanto dell’anima
ma anche del corpo. Lei ci esorta a ritornare a Dio e alla
preghiera, affinché siamo felici sulla terra e poi nell’eternità. La
Madonna non vuole la nostra tristezza, ma vuole la nostra
felicità. Purtroppo oggi l’uomo moderno si concentra su sé stesso: io, io, io. La Madonna ci richiama
insistentemente a mettere a mettere Dio al primo posto nella nostra vita”.
La vita è breve dobbiamo approfittare di questo tempo per fare il bene, perché, facendo del bene agli
altri, facciamo del bene anche a noi; Occorre essere fedeli alla preghiera perché la preghiera ci porta
ad essere più santi, più buoni e più vicini a Dio. C’è come un segreto e questo segreto è la preghiera che
ci avvicina a Dio, alla Madonna. Vivere bene, testimoniare il bene, trasmettere il bene e questo bene è
pace, serenità, gioia e speranza. Noi stiamo bene quando siamo con Dio.
Dobbiamo con la nostra vita, con il nostro esempio con la nostra testimonianza essere figli di Maria,
essere la sua gioia. Ma per essere la sua gioia dobbiamo ritornare alla preghiera, ritornare a Dio,
perché la felicità e la gioia possano regnare su questa terra. Prendiamo la Madonna come esempio,
imitiamola, guardiamola. Lei in ogni momento della vita ha avuto speranza, ha avuto coraggio, anche
quando era sotto la Croce e suo Figlio era morto. Lei ha cercato gli apostoli che erano fuggiti, disperati,
spaventati, li ha chiamati a pregare insieme ed è arrivata la Pentecoste. Oggi la Madonna ci richiama
alla preghiera e a donare una nuova Pentecoste all’uomo di oggi che è stanco, affranto, perso,
disperato, ammalato, non soltanto spiritualmente, ma materialmente; è confuso da tante ideologie che lo
stanno portando sulla strada cattiva.
Come nella pala di Valdocco anche noi mettiamoci intorno a Maria Ausiliatrice, rifugiatomi sotto la sua
protezione per essere testimoni coraggiosi del vangelo. Viviamo nella nostra Associazione una vera
Pentecoste. Facciamo dei nostri gruppi e delle nostre famiglie dei piccoli cenacoli nell’ascolto della
Parola e nella preghiera assidua e concorde del rosario.
A ciascuno dei soci e gruppi ADMA un grande ricordo nella festa della nostra Madre e Aiuto il 24
maggio.
Sig. Lucca Tullio, Presidente
Don Pierluigi Cameroni SDB, Animatore spirituale
Con Maria e come Maria
Rigenerati nella Sua Misericordia
9. La misericordia di Dio si estende attraverso
le nostre opere
Suor Linda Pocher FMA
Riscoprire le opere di misericordia
È desiderio di Papa Francesco, che, in questo Anno Santo, i cristiani possano riscoprire le opere di misericordia corporale e spirituale, per risvegliare la coscienza troppe volte «assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina».
Non dobbiamo pensare che si tratti di opere difficili, che richiedono molto tempo o una particolare disponibilità
economica. Si tratta, invece, di gesti molto semplici, quotidiani e alla portata di tutti. Di questi gesti d’amore concreto, il Signore Gesù ci ha dato per primo l’esempio e, nella sua predicazione, ci ha offerto addirittura una
«lista» di opere, perchè «possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli» (Cfr Mt 25,31). In base a queste
opere saremo giudicati alla fine della vita: «se avremo dato da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete.
Se avremo accolto il forestiero e vestito chi è nudo. Se avremo avuto tempo per stare con chi è malato e prigioniero. Ugualmente ci sarà chiesto se avremo aiutato ad uscire dal dubbio che fa cadere nella paura e che spesso è fonte di solitudine; se saremo stati capaci di vincere l’ignoranza in cui vivono milioni di persone, soprattutto
bambini privati dell’aiuto necessario per essere riscattati dalla povertà; se saremo stati vicini a chi è solo e afflitto; se avremo perdonato chi ci offende e respinto ogni forma di rancore e di odio che porta alla violenza; se
avremo avuto pazienza sull’esempio di Dio che è tanto paziente con noi; se, infine, avremo affidato al Signore
nella preghiera i nostri fratelli e sorelle. In ognuno di questi “più piccoli” è presente Cristo stesso. La sua carne
diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura» (MV 15).
Per incontrare questi poveri, questi sofferenti, non serve affatto andare lontano. Essi abitano una periferia che non è geografica, ma esistenziale, come ama ripetere il Papa. Per prima cosa, allora, è necessario aprire
gli occhi, per riconoscere Gesù abbandonato in un familiare o in un parente lasciato a se stesso; nell’immigrato
che chiede l’elemosina sotto casa o fuori dal solito supermercato; nei vicini, disoccupati, che non arrivano a fine
mese; nel ragazzino rompiscatole che è preso di mira da tutti non è aiutato da nessuno; nella coppia di amici in
crisi matrimoniale; nel parroco frustrato dagli insuccessi pastorali, sovraccarico di lavoro e di preoccupazioni.
«Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi!...Non cadiamo nell’indifferenza
che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge.
Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e
sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto…Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo
spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo» (MV 15).
Prendo il tempo per fare un primo «esame della vista»: i
miei occhi riconoscono la presenza di Gesù in chi è povero, sofferente, abbandonato?
Amare nei fatti, non a parole
Nella sua esortazione apostolica sull’amore nella famiglia, commentando l’inno alla Carità di San Paolo (1 Cor 13), il
Papa scrive che «Paolo vuole insistere sul fatto che l’amore non
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è solo un sentimento, ma che si deve intendere nel senso che il verbo “amare” ha in ebraico, vale a dire: “fare il
bene”. Come diceva sant’Ignazio di Loyola, “l’amore si deve porre più nelle opere che nelle parole”. In questo
modo può mostrare tutta la sua fecondità, e ci permette di sperimentare la felicità di dare, la nobiltà e la grandezza di donarsi in modo sovrabbondante, senza misurare, senza esigere ricompense, per il solo gusto di dare
e di servire» (Amoris Laetitia 94). Nel momento in cui apriamo i nostri occhi a contemplare la misericordia di Dio
verso di noi e a riconoscere la presenza di Gesù che ci attende nei fratelli e nelle sorelle più piccoli e più poveri, allora iniziamo anche a sentire crescere in noi il desiderio di amare non «a parole né con la lingua, ma coi
fatti e nella verità» (1Gv 3,18). Se poi facciamo seguire a questo buon desiderio, che ci viene ispirato da Dio, la
ferma decisione della volontà di non tirarci mai indietro di fronte a chi aspetta il nostro aiuto, allora crescerà a
poco a poco in noi l’abitudine alla carità: amare il prossimo ci sarà dolce qui in terra, anche nel sacrificio, ed
otterremo un grande premio in Cielo!
Dev’essere stata questa l’esperienza di Maria. Anche se i vangeli non ce la raccontano nei dettagli, la
sua vita è stata certamente costellata da una moltitudine di piccoli e grandi gesti di carità. A cominciare dall’attenzione alla sua famiglia di origine, di cui testimonia il suo partire in tutta fretta per assistere la cugina Elisabetta
nel tempo della gravidanza. Proprio in quella occasione la Vergine, aprendoci il suo cuore nel canto del Magnificat, ci rivela come fosse consapevole di essere uno strumento della misericordia di Dio, che «di generazione in
generazione…si stende su quelli che lo temono» (Lc 1,50). Possiamo immaginare inoltre, la sua tenera cura di madre e di sposa nei confronti di Gesù e di Giuseppe negli anni felici di Nazaret. Nutrire, vestire, consolare, sono
tutte azioni ben note ad una donna che ha famiglia: piccole cose, che tuttavia segnano il futuro dei figli, che imprimono uno stile di vita, che pongono, nel segreto della vita domestica, le fondamenta di un futuro migliore, di
una società più attenta e solidale. Come non riconoscere nella delicatezza di Gesù il tratto di sua Madre? Come non riconoscere Maria nella donna che impasta il pane, nascondendo un po’ di lievito in «tre staia di farina» (Lc 13,21)? Come non pensare alle mani di Maria, che ogni giorno con pazienza e amore lavano e asciugano i piccoli piedi di Gesù, di fronte al Maestro che si china a lavare i piedi dei discepoli (Gv 13)?
Ma la carità di Maria non si è fermata all’interno delle mura domestiche. L’episodio delle nozze a Cana
ce ne dà un indizio. Gli occhi di Maria erano bene aperti a riconoscere le esigenze dei vicini ed ella era sempre pronta a portare il suo aiuto o, dove necessario, ad invitare Gesù stesso ad intervenire. Non bisogna dimenticare, infatti, che anche la preghiera di intercessione è un’opera di misericordia! Maria, insomma, era da sempre abituata a prendersi cura del prossimo, era naturale, perciò, che proprio a lei Gesù affidasse la Chiesa nascente: i sui discepoli smarriti e spaventati, ancora fragili nella fede, a Pentecoste sono rinati dallo Spirito e dalla
cura materna di Maria. Proprio come capita anche oggi a noi: siamo affidati al grembo di Maria e della Chiesa,
dove veniamo custoditi e nutriti di Parola ed Eucarestia, fino a raggiungere la pienezza della conformazione a
Cristo, la pienezza della carità.
Questa precedenza di Gesù e Maria, che ci aprono la strada e ci mostrano che è possibile fare della
misericordia il perno della nostra vita, è ciò a cui si riferisce San Paolo, quando scrive che siamo salvati «per
grazia» e «mediante la fede». Le opere buone, le opere di misericordia, che ci rendono attivamente partecipi
dell’azione di Dio a favore dei poveri e dei sofferenti, non vengono da noi, ma sono dono di Dio, «perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo» (Ef 2,8-10). Le opere di misericordia sono già pronte, per ognuno di noi, sono già
lì a portata di mano, nelle vicende della vita quotidiana di ognuno: si tratta soltanto di metterle in pratica!
Mi chiedo: quali opere di misericordia, in questo momento della mia vita, sono per me a portata di mano?
Sono capace di cogliere le occasioni per metterle in pratica, o mi lascio vincere dalla pigrizia, dall’indifferenza,
dalle cattive abitudini?
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Perseverare nell’amore, anche nel sacrificio
Margherita, la mamma santa di Don Bosco, ha camminato per tutta la vita sulle
orme di Maria. Come Maria, anche Margherita ha disseminato la sua vita di piccoli e grandi gesti di carità, verso i suoi cari e verso tutti. A partire dalla scelta di
accettare la proposta di matrimonio di un giovane vedovo, Francesco Bosco che
significò per lei, che allora aveva 24 anni, farsi carico della suocera paralizzata e
del piccolo Antonio, figlio del precedente matrimonio. Alla morte del marito, solo
cinque anni più tardi, si ritrova in miseria, sola, con tre figli e la suocera. Nonostante
la situazione drammatica, Margherita è per i suoi figli presenza viva di Maria: tenera madre, educatrice attenta e ferma, dotata di volontà risoluta e grande senso
pratico, esperta soprattutto nell’arte di introdurre i suoi figli nella giusta relazione
con Dio Padre, Creatore provvidente e misericordioso. L’estrema povertà in cui
versava, non le impediva di soccorrere chi era ancora più povero. Alla sera lasciava una ciotola di minestra sulla finestra, perché un vagabondo che girovagava nei dintorni potesse togliersi la
fame e non rifiutava mai un po’ di polenta a chi veniva a bussare alla sua porta.
La sua vita giunge ad una svolta decisiva nel 1846, quando Don Bosco la invita a Valdocco, a «fare da mamma» ai ragazzi del nascente Oratorio. Margherita allora aveva 58 anni e ai Becchi, tra figli e nipoti, era una
regina. Sostenuta dalla certezza che nell’invito del figlio le si rivela la volontà del Signore, Margherita accetta.
Giunta a Valdocco, si trova davanti una casa povera e spoglia, unita a tante bocche da sfamare, cuori da consolare e biancheria da rattoppare. Allo scoppiare dei moti rivoluzionari del 1848, anche i giovani dell’Oratorio
non farebbero altro che giocare alla guerra. Don Bosco cavalca l’onda e, per evitare che si facciano male, invita all’Oratorio un amico, che era stato bersagliere, chiedendogli di formare tra i ragazzi un reggimento in miniatura che possa esercitarsi nelle manovre militari. Nel pomeriggio di una domenica, tuttavia, l’esercito finisce
nell’orto di Mamma Margherita. I ragazzi distruggono tutto. La povera donna non può credere ai suoi occhi, è la
goccia che fa traboccare il vaso.
Alla sera, dopo che i ragazzi sono andati a letto, Margherita si ferma come al solito in cucina a riassettare la
biancheria, mentre Don Bosco, seduto allo stesso tavolo, aggiusta le scarpe rotte. A un certo punto, la mamma si
lascia andare e chiede a Giovanni di ritornare ai Becchi: «Sono una povera vecchia – dice –, lavoro da mattino
a sera e quei ragazzacci mi rovinano sempre tutto». Don Bosco non racconta una barzelletta per tirarla su, non
dice neppure una parola. Fa solo un gesto: le indica il crocifisso appeso alla parete. Margherita capisce e, in
quel momento, la sua maternità si allarga, come quella di Maria ai piedi della croce. China il capo sulle calze
bucate e sulle camice strappate e continua a cucire. Non chiederà più di tornare ai Becchi. Consumerà i suoi
ultimi anni tra quei ragazzi fracassoni e maleducati, ma che avevano bisogno di una mamma. Alzerà solo qualche in volta in più lo sguardo al crocefisso per prendere la forza, continuando a donare gli insegnamenti della
sua fede semplice e profonda, il suo buon senso pratico e la bontà dolce della mamma.
Se vogliamo amare come Gesù e Maria, è normale raccogliere rose e spine. I poveri, di cui ci facciamo prossimi, non corrispondono alle nostre aspettative e questo fa parte della loro povertà. Tuttavia, proprio l’esperienza
dell’ingratitudine, del fallimento apparente, del sacrificio vano, può allargare a poco a poco il nostro cuore, alla
misura della pazienza e della misericordia di Dio.
Mi chiedo: sono capace di perseverare nell’amore, anche quando questo mi richiede sacrificio?
Il foglio può essere letto al seguente sito:
www.admadonbosco.org/index.php?lang=it
e sul sito: www.donbosco-torino.it/
Per ogni comunicazione ci si può rivolgere al seguente indirizzo
di posta elettronica: [email protected]
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CRONACA DI FAMIGLIA
Roma – Primo seminario promozione delle cause di beatificazione e canonizzazione della Famiglia Salesiana.
Un seminario speciale: una Grazia da condividere - Santità salesiana: “Contempliamo e riconosciamo l’azione dello Spirito che compie meraviglie”
Si è svolto a Roma, presso
il Salesianum, dal 6 al 10
aprile il primo seminario
per la promozione delle
cause di beatificazione e
canonizzazione nella Famiglia Salesiana che ha
visto la partecipazione di
ben 120 persone (fra le
quali anche un nutrito
gruppo di laici) provenienti da tutti i continenti.
Il corso - coordinato dal
Postulatore Generale,
don Pierluigi Cameroni – si
è rivelato ricco di contenuti e denso di spunti di
riflessione per i partecipanti: fra gli obiettivi del
seminario infatti vi era
proprio quello di valorizzare il patrimonio spirituale, pastorale ed educativo
della santità salesiana.
Molti sono stati gli aspetti
della santità sottolineati
dai relatori: il Card. Angelo Amato (Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi) ha evidenziato
la rilevanza pastorale e spirituale dei santi nella Chiesa, Mons. Sarno (Officiale della Congregazione
delle Cause dei Santi) ha approfondito l’argomento del miracolo fra scienza e teologia; altri esperti
hanno sviluppato molte tematiche che hanno riscosso grande interesse.
Arricchente è stata anche la condivisione di alcune esperienze di promozione delle cause di beatificazione: sono infatti stati presentati dei casi di miracolo (pure da parte di altri postulatori generali fra i
quali i domenicani ed i cappuccini).
Si è dunque trattato di un vero e proprio momento di fratellanza fra i partecipanti: degne di nota – ed
allo stesso tempo “tipicamente salesiane” – sono state anche la presenza e la partecipazione di Madre
Yvonne e del Rettor Maggiore don Angel: quest’ultimo ha invitato a percorrere insieme l’avventura dello
Spirito in compagnia dei nostri santi, ha esortato a conoscere e far conoscere questi campioni della fede e della carità, pregandoli e facendoli pregare, soprattutto imitandoli nel voler essere santi.
Tanto stimolanti sono stati pure i lavori di gruppo e le condivisioni di esperienze e iniziative fra i vari
partecipanti: si è trattato di un bel momento di scambio costruttivo che ha permesso a tutti di far poi ritorno alle proprie case con un bel bagaglio di esperienza senz’altro più ricco.
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È stata delineata la figura del santo come di colui che con fede cammina per le strade (anche buie) del
mondo, perché egli stesso è la luce, affrontando con amore (pensando più a far bene che a star bene)
le cose ordinarie della vita, con la testardaggine nel compiere la volontà di Dio, nonostante qualsiasi
difficoltà e scegliendo sempre la speranza: il “vero” miracolo non è quindi (solo) una malattia che inspiegabilmente guarisce, ma un cuore che cambia, a dimostrazione della grandezza e della potenza della
grazia divina.
Chi scrive durante il viaggio del rientro a casa è capitato accanto al finestrino ed ha avuto – mentre
l’aereo sorvolava le nuvole – un inedito sguardo al Cielo, meditando sulla “comunione dei santi” e sorridendo pensando alle tante belle figure di santità che lo popolano, anche alla luce delle tante e belle
provocazioni - per un cambiamento interiore personale – emerse durante il seminario.
(Alessio Sodano, socio ADMA partecipante al Seminario)
Sicilia – Pellegrinaggio Regionale
Domenica 17 Aprile
2016 si è svolto il 10° Pellegrinaggio Regionale
dell’ADMA, nella cittadina etnea di Adrano dove
sorge il Santuario dedicato a Maria Ausiliatrice,
che custodisce una preziosa Statua della Madonna donata dal Beato
Michel Rua, primo successore di Don Bosco.
I Centri coinvolti erano:
Adrano, Barcellona Pozzo di Gotto, Calatabiano,
Canicatti, Capaci, Casteltermini, Catania San Francesco, Catania Maria Ausiliatrice, Catania Canalicchio, Floridia, Gela,
Marsala, Messina, Misilmeri, Modica Alta, Palagonia, Palermo, San Cataldo e Siracusa, con un totale di 470 Associati.
Dopo il saluto del Presidente Regionale, Giuseppe Auteri, la giornata è iniziata con la preghiera
“Maria Madre di Misericordia e di Tenerezza”, animata dall’Animatrice Ispettoriale Sr. Carmelina Cappello. A seguire, la relazione curata dall’Ispettrore dei Salesiani, Don Pippo Ruta, sulla Misericordia di
Maria, ispirata all’opera di don Bosco “Le Meraviglie della Madre di Dio” e alla luce del Regolamento
ADMA. Molto gradito è stato poi il saluto dell'Arcivescovo di Catania Mons. Gristina.
Nel Pomeriggio il Rettore del Santuario, con il gruppo locale dell’ADMA, ha organizzato un momento
di preghiera con la recita del Santo Rosario per la via principale di Adrano, portando in processione,
dopo 13 anni, la statua di Maria Ausiliatrice dal Santuario alla Chiesa Madre di Adrano. Al termine è
stata celebrata l’Eucarestia presieduta dall'Animatore ispettoriale Don Angelo Grasso.
Alla fine della Celebrazione Eucaristica, i Gruppi hanno riaccompagnato la Madonna al Santuario,
sventolando fazzoletti bianchi e blu in segno di saluto a Maria Ausiliatrice, seguito dai fuochi pirotecnici. Tutti siamo tornati a casa arricchiti e contenti, con la consapevolezza sempre più viva di avere con
noi una Madre che ci ama tanto!.. (Giuseppe Auteri, Presidente Regionale).
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Filippine Nord – Incontro consiglio ispettoriale
Il 24 aprile 2016 i membri ADMA delle Filippine hanno avuto l’incontro del Consiglio Ispettoriale presso la St. John Bosco Hall, Don Bosco Technical Institute di Makati City. Al Consiglio hanno partecipato
rappresentanti da 13 capitoli dal distretto di Metro Manila, Pasay, Laguna e Pampanga. Questo è l’incontro annuale di tutti i membri dei consigli locali, durante il quale viene riferito circa la situazione del
gruppo, le attività più importanti, la situazione dei soci. Inoltre, la Presidente Nazionale, la signora Maria
Juniper Maliglig, presenta un aggiornamento per quanto riguarda l’ADMA Filippine.
Questa è stata anche l'occasione per commemorare e celebrare il 147° di fondazione dell’ADMA e
per ricordare durante la Santa Messa i soci ammalati e quelli già defunti. La Santa Messa è stata presieduta dal P. Nestor Impelido, SDB, animatore spirituale ispettoriale. Dopo la Santa Messa, i membri
hanno rinnovato il loro impegno ADMA.
Rovigo (Itlia) - in comunione l’Associazione Beata Vergine Addolorata
Il carisma delle Serve di Maria Riparatrici, Congregazione della Famiglia servitana, è un dono dello
Spirito alla Chiesa che va condiviso con i laici nella loro vita familiare, di lavoro, di relazioni, d’impegno
sociale e pastorale. Anche attraverso di loro, il carisma, iniziato da Madre M. Elisa e le prime sorelle, si
rinnova e diffonde, raggiunge sempre nuovi spazi di condivisione ed evangelizzazione nelle realtà ecclesiali e sociali dove sono presenti. Numerosi sono i laici appartenenti all’Associazione «Beata Vergine
Addolorata», forma rinnovata, secondo lo spirito del Concilio Vaticano II. L’ Associazione Beata Vergine
Addolorata ha avuto l’approvazione del Dicastero per la Vita Consacrata e le Società di vita apostolica come Opera della congregazione il 3 marzo 2014, e nei giorni 31 marzo-3 aprile 2016 ha celebrato la 2^ Consulta internazionale dell’Associazione a Rovigo, eleggendo il nuovo consiglio. L’internazionalità è stata una conquista...ora l’impegno è di rafforzare e consolidare... In comunione con voi perché la Vergine Madre sia riconosciuta, amata e lodata! (Sr Maria Grazia Comparini, Assistente generale).
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Ispettoria Campogrande (Brasile) – visita don Cameroni
L’Animatore spirituale
mondiale dell’ADMA e
Postulatore Generale
per le Cause dei Santi
della Congregazione
salesiana, don Pierluigi
Cameroni, è stato accolto il 25 aprile nell’ispettoria salesiana di Campo Grande / Missione
Salesiana del Mato
Grosso per conoscere la
storia e l'identità di questa ispettoria missionaria
e per incontrare gli 11
gruppi ADMA e gli altri
gruppi della Famiglia
Salesiana.
All’aeroporto di Campo
Grande è stato ricevuto
dai presidenti locali
dell’ADMA, da un gruppo di postnovizi salesiani, accompagnati dal Vice Provinciale P. Adalberto
Alves de Jesus e dal direttore del post-noviziato, P. Elias Roberto.
P. Cameroni visiterà Campo Grande, Cuiabá, Bar Aironi, Meruri, Araguaiana, Poxoréu e Primavera
do Leste.
Testimonianza di santità salesiana
Ricordiamo il Servo di Don Carlo Crespi (1891-1982), missionario in Ecuador. Imitò Cristo nel suo amore preferenziale per i poveri, nell’avvicinarsi ai
piccoli, nella sua preoccupazione per i peccatori, nel disinteresse per se stesso e tutto con grande umiltà, riflessa nella semplicità dei suoi atti. Scrive in
una lettera del 1929: “Rev. Don Ricaldone sono pronto al lavoro, al sacrifizio, a tutto: ogni giorno però il Signore mi manifesta le tenerezze del suo
amore e mi guida al sacrifizio. Volesse il cielo che potessi corrispondere, e
lavoro sempre per la sua gloria”.
Intenzione missionaria
Per le comunità salesiane in tutta l'Oceania (Australia, New Zealand, Samoa, Fiji, Papua New Guinea e Isole Solomon) affinché' la preghiera comune del Rosario porti la gioia del Vangelo nelle nostre opere, tra i nostri giovani e laici collaboratori