2. L`incontro che non ti aspetti

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2. L`incontro che non ti aspetti
AzioneCattolicaItaliana
2. L’incontro che non ti aspetti
areafamiglia e vita
GenitoriPer
16.2
Il Catalogo Viaggi
Quando pensiamo ai viaggi, ci vengono subito in mente le immagini della nostra ultima vacanza,
o magari di qualche meta particolare che sogniamo di visitare da tempo, pensiamo al riposo, alla
cultura, alla famiglia… Eppure in questi giorni i media ci mettono continuamente davanti a un
altro tipo di viaggio: a quello di chi lascia la sua casa, lascia tutto, spinto dalla disperazione e
dalla speranza… speranza di costruire un futuro diverso per sé e per i propri figli. Davanti a
queste immagini possiamo cedere alla tentazione di considerare il “fenomeno” come un problema politico-economico che devono risolvere gli Stati, dimenticando che “dietro il fenomeno” ci
sono persone vere, vite umane, donne, uomini, bambini, famiglie. Davanti a queste vite spezzate
ci verrebbe forse da dire “Sono forse io il custode di mio fratello?”, come disse Caino a Dio nella
Genesi. Ma forse la risposta non è così semplice, e non è quella che vorremmo sentire… Il punto
è che la vita, la fede in Gesù Cristo, ci chiamano a una responsabilità grande nei confronti dei
nostri fratelli. E ancora di più, noi genitori siamo chiamati a educarci ed educare i nostri figli
all’accoglienza dell’altro, non solo il lontano, il migrante, ma l’altro che è semplicemente “altro
da me”: può essere un compagno di scuola che tutti prendono in giro, un vicino di casa che è
sempre triste e non parla mai con nessuno, ecc.
È il momento di accogliere l’invito di Papa Francesco e “uscire”, non solo dalle nostre mura
parrocchiali, ma anche dalle nostre comode e rassicuranti mura domestiche. Non è facile… ma
le cose belle e importanti non sono mai facili.
“È difficile fare le cose difficili
parlare al sordo,
mostrare la rosa al cieco.
Bambini, imparate
a fare le cose difficili:
dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi
che si credono liberi”
Lettera ai Bambini, di Gianni Rodari
In questo primo momento introduttivo i genitori potrebbero essere invitati a pensare a una situazione di
fragilità che conoscono e all’atteggiamento che assumono nei confronti di questa. C’è qualcosa che
si può cambiare? Un impegno concreto che si potrebbe assumere? Quali sono le “scuse” che ci diamo
per dire “non è una mia responsabilità”?
La Meta del Viaggio
In questa seconda parte dell’incontro ci sembra utile soffermarci a discutere con i genitori, anche
in piccoli gruppi, su alcune situazioni concrete in cui sono chiamati a “confrontarsi” con l’inaspettato…
Prima situazione: improvvisamente nella classe di nostro figlio vengono inseriti alcuni ragazzi che
provengono da altri paesi (anche Rom)... che facciamo? Andiamo dal Preside? Chiediamo chiarimenti
ai docenti e agli altri genitori?
Seconda situazione: nostra figlia frequenta "Alì", compagno di classe, e lo invita a casa per una
merenda ... quali sono le nostre prime reazioni?
Terza situazione: nel palazzo in cui abitiamo, viene a vivere una famiglia di immigrati, qual è la
nostra reazione?
Domande per stimolare la discussione:
il nostro giudizio si basa sul "sentito dire" oppure siamo informati del perché vengono da noi?
Cerchiamo un contatto con loro per capire la loro storia?
Ci siamo mai chiesti cosa lasciano,cosa affrontano e perché scappano?
Ci rendiamo conto che nessun muro fermerà questo fiume di gente disperata?
I nostri figli stanno crescendo in un mondo globalizzato (facilità a viaggiare, progetti intercultura,
Erasmus, lavoro all'estero e la conoscenza delle lingue straniere) e ci porteranno sempre più spesso a
confrontarci con queste nuove realtà. Ci sentiamo pronti ad affrontare questa situazione?
Potremmo ricondurre tutto a un'unica domanda/riflessione: qual è il tuo atteggiamento di fronte al
nuovo che avanza? Paura? Curiosità? Chiusura? Accoglienza? Diffidenza?
AzioneCattolicaItaliana
2. L’incontro che non ti aspetti
areafamiglia e vita
GenitoriPer
16.2
Le Coordinate GPS
Potremmo proporre la visione di questo film: il sole dentro (Italia 2011 – Regia P. Bianchini)
Yaguine e Fodé, adolescenti guineani, si nascondono nel vano del carrello di un aereo diretto a
Bruxelles. Sono intenzionati a portare una lettera rivolta “ai membri e responsabili dell'Europa”. Non
arrivarono mai. Dieci anni dopo, Thabo e Rocco, vittime del mercato dei bambini calciatori, decidono un viaggio a ritroso. Dall'Italia arrivano a N'Dola, piccolo villaggio dell'Africa equatoriale, dove
c'è la famiglia di lui ma soprattutto vengono accolti da Chiara, volontaria dell'Unicef, che si occupa
del loro reinserimento.
Tratto da www.corriere.it
Grecia, migranti soccorsi da una barca di turisti italiani di ANTONIO CASTALDO
Il medaglione della luna, il silenzio del mare e il lento cullare di onde tranquille. Sono le quattro. A
bordo di un 12 metri cabinato la famiglia di Carlotta Dazzi, marito e due biondi marinaretti di 9 e
11 anni, riposa dopo una giornata di vela. Alla fonda nella rada di Ormos Vathi, a sud di Pserimos
(isoletta a uno sputo da Kos, arcipelago del Dodecaneso, Egeo orientale) ci sono una decina di
barche di varie nazionalità, gente in vacanza che a quell’ora dorme. «Sono state le urla dei bambini a svegliarci», racconta Carlotta Dazzi, giornalista ed istruttrice di vela. «Subito sono schizzata in
pozzetto perché ho capito cosa stava succedendo. Non si vedeva un cavolo, buio pesto. Solo
lamenti infantili, che sentivamo a poche decine di metri da noi, vicino agli scogli». Carlotta è scesa
in mare, su un gommoncino a remi: «Ci siamo avvicinati per farli arrivare in spiaggia in modo
sicuro, altrimenti avrebbero dovuto arrampicarsi sulla scogliera, sarebbe stato molto pericoloso,
soprattutto perché c’erano tanti bambini». Ad uno, ad uno, tutti o quasi i migranti sono stati accompagnati nella vicina spiaggetta. «Erano circa 45 siriani, tra cui 11 bambini di cui la maggior parte
molto piccoli. Un sei o sette giovani madri, un anziano signore con stampelle e un femore malconcio, sua moglie e tanti ragazzi, molti minorenni sicuramente».
«Appena sbarcati sulla spiaggia di Pserimos - continua Carlotta - abbiamo portato loro acqua, pane,
biscotti. Li ho rassicurati e gli ho spiegato dov’erano. Pensavano di essere a Kos e la prima cosa che
mi hanno chiesto è stata “dov’è il campo profughi, dov’è la polizia?”». […]
Un Aiuto per il Viaggio
Luca 2,1-20
Ripensando al giorno in cui è nato nostro figlio ci vengono ancora alla mente i volti gioiosi delle prime
persone che sono venuti a “conoscerlo”, tutti volti amici, familiari, rassicuranti. Forse una parte di noi
avrebbe voluto che questa sensazione di “sicurezza” durasse per sempre… Poi leggiamo il brano del
Vangelo e ci sembra che in questa scena niente vada “secondo i piani”. Maria non si immaginava di
certo che le prime persone che avrebbe incontrato suo figlio sarebbero stati dei pastori… e forse
nemmeno i pastori si sarebbero aspettati di adorare il Messia in un piccolo bambino indifeso. A volte
dobbiamo proprio educare le nostre aspettative e accogliere a cuore aperto ciò che la vita ci offre.
Perché è certo che non sempre i nostri figli saranno o si comporteranno “secondo i nostri piani”, così
come è certo che non sempre ciò che loro incontreranno nella loro strada sarà ciò che ci aspetteremmo o ciò che ci farà sentire sicuri. Ma nessun esempio è più adatto per noi genitori di quello di Maria
e Giuseppe, che con fiducia e stupore non possono che assistere all’incredibile novità che Gesù porta
innanzitutto nelle loro vite… Noi, come loro, non possiamo far altro che fidarci e accompagnare i
nostri figli in questo viaggio. Attenti ma trovando sempre un giusto equilibrio tra protezione e libertà,
tra guida e rispetto della novità che i nostri figli inevitabilmente vorranno sperimentare e portare nella
vita della nostra famiglia.
AzioneCattolicaItaliana
2. L’incontro che non ti aspetti
La Foto Ricordo
Signore,
quando ho fame,
dammi qualcuno che ha bisogno di cibo;
quando ho sete,
mandami qualcuno che ha bisogno di una bevanda;
quando ho freddo,
mandami qualcuno da scaldare;
quando ho un dispiacere,
offrimi qualcuno da consolare;
quando la mia croce diventa pesante,
fammi condividere la croce di un altro;
quando sono povero,
guidami da qualcuno nel bisogno;
quando non ho tempo,
dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento;
quando sono umiliato,
fa' che io abbia qualcuno da lodare;
quando sono scoraggiato,
mandami qualcuno da incoraggiare;
quando ho bisogno della comprensione degli altri,
dammi qualcuno che ha bisogno della mia;
quando ho bisogno che ci si occupi di me,
mandami qualcuno di cui occuparmi;
quando penso solo a me stesso,
attira la mia attenzione su un'altra persona.
(Madre Teresa di Calcutta)
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16.2