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Volume realizzato all’interno del progetto Agricoltura d’artista realizzato da Legambiente Padova con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo nell’ambito del bando Culturalmente 2015 BeccoGiallo Direzione editoriale: Guido Ostanel e Federico Zaghis www.beccogiallo.it [email protected] Coordinamento editoriale: Andrea Ragona Storia e Disegni: Giacomo Taddeo Traini Ha collaborato: Davide Benvenuti Condividiamo la conoscenza! La storia, i disegni e i testi contenuti in questo libro sono rilasciati con licenza Creative Commons Attribuzione-Non commercialeNon opere derivate 4.0 Internazionale. Sei libero di condividere e diffondere quest’opera nella sua integrità, citandone sempre le fonti e gli autori e senza fini di lucro. www.creativecommons.it Salviamo le foreste! Questo libro è stato stampato su carta certificata FSC®. Il marchio FSC® (Forest Stewardship Council®) identifica i prodotti che contengono legno proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. verdure alla riscossa! Storia e Disegni: Giacomo Taddeo Traini BeccoGiallo Indice L’arte racconta l’agricoltura di Andrea Ragona 6 Nota per il lettore 8 Agricoltura d’artista. Verdure alla riscossa di Giacomo Taddeo Traini 13 Giuggiola dei Colli Euganei 39 Gallina di Polverara 43 Riso del Delta del Po IGP 47 Mais Biancoperla 51 Insalata di Lusia IGP 55 Miele del Delta del Po 59 Patata americana di Anguillara De. Co. 63 Pere del Medio Adige 67 Ciliegie dei Colli Euganei 71 Aglio Polesano DOP 75 Fonti consultate 78 L’arte racconta l’agricoltura Andrea Ragona Perché un fumetto sulle verdure? Se vi state ponendo questa domanda, sappiate che è assolutamente legittima. E allora diamo qualche spiegazione. Legambiente, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo nell’ambito del Bando Culturalmente 2015, ha dato vita al progetto Agricoltura d’Artista, cibo per il corpo la mente e l’ambiente, finalizzato a far conoscere e valorizzare esperienze agricole delle provincie di Padova e Rovigo che producono nel rispetto del patrimonio ambientale, sociale e culturale dei loro territori. La promozione di queste buone pratiche è avvenuta attraverso produzioni artistiche e culturali a cura di giovani artisti, che con la loro forza espressiva e comunicativa hanno permesso di raccontare alla cittadinanza le peculiarità e le potenzialità di un modello di economia sostenibile esistente che può rappresentare un importante volano per lo sviluppo del territorio. Immagini, teatro, video: la ricchezza agricola delle tipicità del nostro territorio è stata raccontata attraverso diversi linguaggi, fra cui non poteva mancare il potentissimo linguaggio del fumetto, che permette di dare vita ai prodotti del nostro territorio. O meglio, di dare loro voce: perché si tratta di eccellenze che già vivono nella nostra tradizione. Il fumetto di Giacomo Traini concorre quindi a raccontare la tradizione non tanto come un passato da ricordare e custodire: 6 ma come chiave di interpretazione del presente e come volano per il futuro. Un’agricoltura fondata su buone pratiche ambientali e sociali garantisce cibo buono e salute per i cittadini, tutela delle risorse naturali e della varietà genetica, bellezza del paesaggio, tutela dei saperi e dei sapori che rendono unico e irripetibile ogni territorio italiano. Benefici che vanno ben oltre il prezzo del prodotto venduto e in grado di innescare la miccia di una ripresa economica sostenibile che permette di guardare il futuro con fiducia. Sono dunque esempi di grande civiltà e modernità che vogliamo scoprire e raccontare, mettendo in luce in particolare gli aspetti di sostenibilità ambientale utilizzati nei metodi di produzione e gli effetti positivi che queste esperienze hanno nella tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico del territorio. Buona lettura: scoprire i propri prodotti vuol dire far vivere la propria terra. 7 Nota per il lettore I prodotti protagonisti del progetto, e della storia che state per leggere, sono stati scelti col discrimine di soddisfare almeno uno di questi tre criteri: Tutela dell’ecosistema e contrasto ai cambiamenti climatici L’agricoltura può e deve dare un contributo fondamentale alla società italiana nella tutela degli ecosistemi e nel contrasto dei cambiamenti climatici e di altre gravi emergenze ambientali del nostro Paese (desertificazione, inquinamento delle acque, erosione genetica, assetto idrogeologico). Ciò può avvenire ad esempio grazie all’adozione nei processi di coltivazione e allevamento del rispetto di alcuni dei seguenti criteri ambientali. Cibo di qualità e sicurezza alimentare Il rispetto dei criteri ambientali indicati è la premessa per produrre cibo sano, libero da residui di sostanze pericolose. Ma la nuova agricoltura è chiamata a garantire anche la sovranità e sicurezza alimentare, e il patrimonio di sapori dei nostri territori, a partire da tre principi inderogabili: 1) semi e materiale genetico delle razze animali non sono brevettabili da alcun privato 2) cibo libero da OGM (organismi geneticamente modificati) 8 3) cibo sicuro e minimo uso della chimica di sintesi negli allevamenti Valorizzazione del paesaggio e del patrimonio storico L’agricoltura è un formidabile fattore di promozione dell’identità culturale e sociale di un territorio, nonché di valorizzazione delle sue peculiarità naturalistiche e ambientali. Ciò può avvenire ad esempio mediante buone pratiche di accoglienza e tutela del paesaggio. 9 verdure alla riscossa! 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 Giuggiola dei Colli Euganei Storia e origini Il giuggiolo è un piccolo albero (4-6 m), originario della Cina meridionale da dove si è diffuso in tutti i paesi subtropicali e nel bacino del Mediterraneo. In Italia si deve la sua diffusione ai Romani che lo chiamavano “zyzyphum”, da cui deriva la forma dialettale veneta “zisoa”. Il terreno calcareo e, in particolare, il microclima dei versanti collinari del Monte Ventolone e del Monte Castello favorirono lo sviluppo della pianta delle giuggiole, rendendo le giuggiole parte della tradizione contadina locale: un tempo venivano conservate per l’inverno e consumate principalmente dalle donne a “filò” durante le lunghe veglie invernali; masticare il frutto aiutava a produrre saliva per umettare le dita e tirare il filo da avvolgere. Caratteristiche e proprietà L’albero delle giuggiole ha una corteccia rugosa e rami con spine acuminate e foglie di color verde brillante. Fiorisce in primavera con fiori bianchi e preferisce climi temperati, ma non teme il freddo né i periodi di siccità. Le giuggiole sono simili a delle olive, di colore scarlatto, dal sapore dolce, e sono ricche di vitamina C. La giuggiola di Arquà Petrarca è inserita nell’elenco Nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. 37 Il processo di produzione Il giuggiolo non necessita di cure particolari o concimazioni. I frutti iniziano a formarsi in estate, raggiungono la maturazione a settembre/ottobre, quando cambiano colore e prima che raggrinziscano vengono raccolte in modo manuale. È richiesta un’attenzione particolare per evitare forti ed ostili aculei. I frutti freschi sono poco conservabili e vengono commercializzati in piccoli sacchetti di peso variabile (2-5 kg); spesso il confezionamento avviene direttamente in campagna al momento della raccolta, avendo cura di eliminare le foglie e i frutti troppo maturi. Usi La tradizione riporta le giuggiole come simbolo di gioia e prosperità: in Cina i suoi semi, radici e frutti erano usati nella medicina popolare per il loro potere riequilibrante e distensivo; nei paesi arabi erano usati per ricavare rimedi contro il raffreddore; i Romani le usavano per adornare il tempio della Dea Prudenza; ora continuano ad essere usate come rimedio alle malattie dell’apparato respiratorio. Le giuggiole hanno proprietà diuretiche, emollienti e lassative (per questo i nobili le evitavano nei loro banchetti), si consumano fresche o secche, dalla loro lavorazione si ottengono marmellate, conserve, tisane e sono ingrediente essenziale nella produzione dei “zaèti” alle giuggiole (ricetta tipicamente locale). Molto apprezzati fin dall’antichità anche i liquori che derivano dalla fermentazione della giuggiola, in particolare il “brodo di giuggiole”, citato già nei ricettari del ‘400, col nome di sciroppo di giuggiole, e pure la conservazione delle giuggiole sotto grappa. 38 Curiosità La nota espressione “andare in brodo di giuggiole” è presente nella prima edizione del Vocabolario dell’Accademia della Crusca del 1612 e significa “godere di molto chiccessia” e quindi essere in uno stato di godimento e felicità. Deriva dal modo di dire toscano “andar in brodo di succiole”, castagna lessata in acqua con la scorza che, per somiglianza fonetica con la parola giuggiola, ha mutato l’espressione in andare in brodo di giuggiole. Reperibilità Le giuggiole sono coltivate nei Colli Euganei, situati in Provincia di Padova, in particolare in tutto o in parte del territorio dei comuni di Arquà Petrarca, Baone, Cinto Euganeo, Este, Monselice, Rovolon, Cervarese S. Croce, Abano Terme, Montegrotto Terme, Battaglia Terme, Galzignano Terme, Torreglia, Vò Euganeo, Lozzo Atestino. Manifestazioni collegate Ad Arquà Petrarca nel mese di ottobre si può godere della Festa delle Giuggiole, dove si possono degustare prodotti a base di giuggiole. 39 Gallina di Polverara Storia e origini Fin dal 1400 si hanno testimonianze della presenza della gallina di Polverara, celebrata da poeti e scrittori e raffigurata in quadri ed opere conservati nei Musei Vaticani. L’ipotesi più curiosa riporta che Giovanni Dondi dall’Orologio, astronomo e filosofo del XIV secolo, avesse portato con sé, di ritorno da un viaggio in Polonia, dei polli ciuffati. Dalla tenuta dei Dondi si ambientarono anche al circostante territorio padovano producendo nuovi incroci e tra questi la gallina di Polverara. Ipotesi più accreditata rivela che tali uccelli siano giunti nella zona con i pellegrini dell’est europeo diretti verso luoghi sacri della cristianità in Italia. La gallina, grazie alla sua bellezza, alle dimensioni e alla prelibatezza delle sue carni divenne merce preziosa per i Veneziani, specialmente nel periodo della Serenissima. Nella prima metà del 1900, le guerre compromisero la gallina di Poverara: in parte per la distruzione di allevamenti, in parte per l’incrocio di polli di Polverara con polli comuni. Solo a partire dagli anni 2000 la collaborazione di amatori ed appassionati con il Comune di Polverara, hanno consentito il ripopolamento e la valorizzazione. Caratteristiche e proprietà L’aspetto generale evidenzia un portamento elegante, un ciuffo ritto sulla testa e sporgente in avanti (ad elmo nel gallo ed 41 a spazzola nella gallina), barba (o gorgiera) ridotta, piumaggio morbido. Di questa razza, conosciuta da sempre come Schiata (o S-ciata) di Polverara, esistono due varietà, quella bianca con riflessi giallognoli e becco giallo-roseo e quella nera lucente, entrambe senza cresta e senza barbuglio. Hanno tarsi verde salice nella bianca, e tendenti al color piombo nella nera. In media i galli sono più grandi (1,8-2,2 kg) delle galline (1,3-1,8 kg). È buona ovaiola anche d’inverno (fino a 150 uova annue). Il processo di produzione La maturazione della gallina Polverara avviene in più di 12 mesi. I pulcini nascono tra febbraio e marzo; fino a maggio vengono mantenuti al riparo dal freddo e dai pericoli dell’esterno. L’estate vivono all’aperto, ricercando il cibo nelle radure, sotto gli alberi; si nutrono principalmente in modo autonomo e selvatico, anche se talvolta l’uomo integra la loro dieta con granaglie fresche, appositamente combinate. Di notte riposano sugli alberi o in pollai sollevati da terra, dove sono difese e protette da eventuali predatori notturni. I galli maturano prima delle galline; intorno a novembre e dicembre sono già pronti ma devono aspettare gennaio e febbraio per essere accoppiati alla gallina prescelta: si fanno accoppiare galli bianchi con galline bianche e galli neri con galline nere. L’allevatore seleziona le uova, affinché si raggiunga una razza perfetta. Solo le uova che hanno certe caratteristiche di forma, peso, colore, assenza di incrinature vengono fatte covare, mentre le altre sono usate per scopi alimentari. Usi Produce carne morata che data la sapidità e la coriacità si presta a diversi usi culinari, alcuni dei quali tramandati da antiche 42 tradizioni popolari, come la gallina lessa o la “Gallina di Polverara col pien” (con il ripieno). Reperibilità L’allevamento è a carattere familiare, con il pollame allevato all’aperto, perché, notoriamente, è un animale che male si adatta a vivere in spazi angusti. Può essere acquistata nel comune di Polverara o in altre zone della provincia di Padova. Manifestazioni collegate Ogni anno nel comune di Polverara viene organizzata dall’Associazione Fiera di Polverara la “Sagra della Gallina di Polverara”, in cui vengono esposte le galline e si possono gustare piatti tipici. 43 Riso del Delta del Po IGP Storia e origini La coltivazione del riso in pianura padana, sviluppatasi a metà del XV secolo, vide la colonizzazione dell’area del Delta del Po nel 1495. Molteplici testimonianze attestano la presenza di risaie seguite alle bonifiche settecentesche veneziane (prima Diedo, Contarini, Farsetti, Valier e Venier poi Sullam, Piavenna e Lattis) che portarono la colonizzazione a 4000 ettari nel 1850. La risaia rappresenta il primo stadio di valorizzazione agraria dei nuovi terreni bonificati, per accelerare il processo di utilizzazione dei terreni salsi da destinare poi alla rotazione colturale, come viene riportato in una legge del 1594 della Serenissima. Oggi le risaie del Delta del Po coprono circa 9000 ettari di territorio, dove viene coltivato un riso della varietà “Japonica”, prevalentemente del tipo Superfino, nelle varietà Carnaroli, Volano, Baldo e Arborio. Caratteristiche e proprietà Il riso del Delta del Po IGP presenta un chicco grande, cristallino, compatto, con un elevato tenore proteico e può essere bianco o integrale. La grande capacità di assorbimento, la poca perdita di amido e la buona resistenza durante la cottura, sommate alle caratteristiche organolettiche, quali aroma e sapidità particolari, lo fanno preferire per esaltare i risotti più pregiati. 45 Il riso che viene commercializzato deve avere un contenuto proteico superiore al 6,60% sulla sostanza secca, nonché un valore di collosità del riso cotto in (g/cm) superiore a: 4,5 per il Baldo, 1,5 per il Carnaroli, 3,0 per il Volano, 3,5 per l’Arborio. Il processo di produzione I terreni di coltivazione del Riso del Delta del Po IGP sono principalmente di due tipi: nell’area rodigina di origine alluvionale sono franco argillose/franco limose (Terre Bianche) mentre nell’area ferrarese sono a forte componente torbosa (Terre Nere). In entrambi i casi i terreni sono caratterizzati da una lenta capacità drenante e dotati di elevata fertilità minerale, in particolare di potassio, tanto da rendere a volte inutili gli apporti di concime minerale potassico nonché, nei terreni torbosi, di quello azotato. I terreni vengono sottoposti ad aratura a profondità di 25-30 cm, seguita almeno da un’erpicatura per poi essere livellati per consentire una gestione ottimale delle acque. La risaia non può insistere sullo stesso terreno per più di otto anni, dopodiché dovrà entrare in rotazione per almeno due anni. Per la fase di essiccazione sono ammessi essiccatoi che non lascino sulle glumelle residui di combustione od odori estranei. Il riso essiccato deve presentare una percentuale di umidità inferiore al 14%. Usi Il riso rappresenta un alimento molto versatile in quanto può essere usato per la produzione dagli antipasti ai dolci, con il riso si può preparare un pranzo intero, a patto, però, di saper scegliere il tipo giusto per ogni piatto: risotti, torte al riso, biscotti e frittelle di riso, ecc. 46 Reperibilità Nel Delta del Po è stato fondato il Consorzio di Bonifica Delta del Po, che riunisce 47 aziende per un totale di 2400 ettari. Nell’area del Delta del Po della provincia di Rovigo è attiva dal 1998 l’Associazione dei Risicoltori del Delta del Po con sede a Taglio di Po che raccoglie 16 aziende per un totale di 1628 ettari, in particolare nei comuni di Ariano del Polesine, Porto Viro, Taglio di Po, Porto Tolle, Corbola, Papozze, Rosolina e Loreo. Inoltre il riso IGP viene coltivato in alcuni comuni della provincia di Ferrara. Manifestazioni collegate La reputazione del riso del Delta del Po IGP è legata anche alle fiere e sagre tradizionali che si tengono annualmente sul territorio, come le Giornate del riso del Delta del Po a Jolanda di Savoia (FE) e alla Fiera di Porto Tolle. 47 Mais Biancoperla Storia e origini La prima testimonianza della presenza del progenitore del mais Biancoperla sul territorio veneto si riscontra nel libro “Cento e dieci ricordi che formano il buon fattor di villa”, di Giacomo Agostinetti, agronomo di Cimadolmo, che alla fine del ‘600 scriveva della presenza di un “sorgoturco bianco” nei “Quartieri della Piave”. Nella seconda metà dell’800 il mais Biancoperla risulta la varietà più diffusa dell’epoca, grazie alla sua maggiore resa. Nel 1954 il Primo Congresso Nazionale dei Mais Ibridi riportava che la diffusione del mais Biancoperla rappresentava il 23,9% del totale pari a 58.200 ha, distribuiti tra Veneto e Friuli Venezia Giulia: Treviso 35.000 ha, Padova 13.000 ha, Vicenza 4.000 ha, Venezia 3.200 ha, Udine 3.000 Il mais Biancoperla a partire dal dopoguerra ha subìto una lenta ma continua concorrenza delle sementi ibride di mais degli Stati Uniti d’America, assai più produttive delle varietà locali tradizionali. Oggigiorno la sua presenza è ridotta a limitate aree del Veneto. Negli ultimi anni si è sviluppata una maggiore sensibilità per la conservazione delle biodiversità e il recupero di prodotti agrari locali e alcuni appassionati agricoltori, riuniti nell’Associazione Conservatori Mais Biancoperla, hanno continuato a coltivarlo. 49 Caratteristiche e proprietà Le tipologie di mais ad oggi coltivate sono due: la prima (codice: ITA0340324) più precoce, sviluppa una pianta di minore dimensione, ma con una spiga con un maggiore numero di ranghi; la seconda (codice: ITA0340323) presenta una granella più vitrea, con minor numero di ranghi e maggiore lunghezza della spiga. La farina viene prodotta utilizzando unicamente seme derivante dalla varietà di “mais biancoperla” a cariosside bianca. Tale varietà presenta caratteristiche qualitative superiori per l’ottenimento di farina bianca da polenta. In particolare, la cariosside è vitrea e di colorazione bianco perlaceo da cui deriva il nome stesso della varietà. In genere le pannocchie sono affusolate, allungate, senza ingrossamento basale e misurano mediamente dai 23 ai 25 cm, con grandi chicchi bianco perlacei, brillanti e vitrei. A seconda del tipo di lavorazione la farina può essere di diverse tipologie: farina bianca, farina bianca integrale e farina bianca integrale macinata a pietra. Il processo di produzione Il Biancoperla è una varietà di mais ad impollinazione libera (auto-fecondante) e come tale non fa grandi produzioni; viene seminato alla fine di marzo o all’inizio di aprile, necessitando di un terreno ricco di sostanze organiche e ben concimato. La semina si effettua in file distanti 75 cm e ad una profondità di 2-4 cm. Le pannocchie vengono raccolte tra settembre ed ottobre a mano o mediante macchine spannocchiatrici, in modo da raccogliere le spighe intere. Queste vengono essicate all’aria e conservate tal quali fino al momento della sgranatura e della successiva macinazione della granella. Se vengono usate mietitrebbie, il mais raccolto viene direttamente macinato a granella e quindi conservato in silos. 50 Usi La “farina di mais biancoperla” viene utilizzata in diversi piatti; nelle campagne si usava consumarla con il latte freddo, ottenendo una sorta di semolino. Ideale e insuperabile il suo abbinamento come polenta, con i piatti di pesce povero di fiume e di laguna. Due piatti possono essere considerati fattori di identità culturale, specie nelle aree collinari, la polenta e “speo” e polenta e “osei”. Curiosità A differenza di quanto si possa immaginare, ingannati dal nome, la polenta ottenuta dalla farina di mais Biancoperla, anche se più gustosa, si presenta più scura rispetto alla polenta ottenuta dagli altri ibridi bianchi presenti sul mercato. Reperibilità Il mais Biancoperla è stato inserito tra i prodotti salvaguardati dal Presidio Slow Food del Veneto; oggigiorno la farina di mais Biancoperla è reperibile presso alcuni mulini e rivenditori specializzati nelle zone di produzione, collocate nelle province di Padova, Rovigo, Treviso, Venezia e Vicenza. 51 Insalata di Lusia IGP Storia e origini Alla fine dell’800 i terreni di Lusia e dei comuni limitrofi furono ricoperti da uno spesso strato di sabbia riversato dall’alluvione del fiume Adige. La formazione di un nuovo suolo molto permeabile costrinse gli abitanti ad abbandonare le colture tradizionali (grano e mais) e favorì la crescita di colture orticole di qualità. A Lusia all’inizio del ‘900 per sostenere le famiglie produttrici di insalata nacque un consorzio di produttori. Dopo la prima guerra mondiale i prodotti furono distribuiti anche ai mercati locali, poi, l’innovazione dei trasporti durante la seconda guerra mondiale favorì la distribuzione dei prodotti agricoli anche ad altri mercati. La fine della guerra fu anche per questi territori fase di ricostruzione e alcuni produttori si improvvisarono commercianti ed iniziarono a vendere i loro prodotti in altre città dell’Italia settentrionale. I dati storici fanno emergere, tra le ortocolture di rilevanza, l’insalata, denominata “latuga”o “salata”, dicitura degli anni ‘30 usata per indicare l’attuale Lattuga Cappuccia. Negli anni ‘50 le problematiche derivanti dalla poca organizzazione dei produttori, improvvisatisi commercianti e dal basso potere contrattuale, favorì la fondazione della “Centrale Ortofrutticola di Lusia”, che diventò ben presto punto di riferimento e simbolo dell’insalata. Negli anni ‘60 alcuni commercianti della zona, grazie agli scambi commerciali con il mercato ortofrutticolo di Verona, notarono la lattuga 53 Gentile. Questa insalata fu presto introdotta nelle aziende locali che, grazie alle favorevoli condizioni pedo-climatiche e alla selezione genetica varietale, hanno raggiunto ottime produzioni qualitative e quantitative. Caratteristiche del prodotto L’insalata di Lusia ha avuto il riconoscimento del marchio IGP, che garantisce la tutela della denominazione, la valorizzazione della produzione ed informazioni al consumatore. L’Indicazione Geografica Protetta (I.G.P.) riconosce due varietà di Insalata di Lusia, nome latino Lactuca sativa, appartenenti alla famiglia delle Asteracee: Capitata (comunemente Cappuccia), Crispa (Gentile). L’insalata IGP di Lusia è caratterizzata da fusto corto (2-6 cm) e molto carnoso, su cui si inseriscono foglie di numero, forma, dimensione e colore variabile in funzione dell’andamento climatico. La forma delle foglie in caso dell’insalata Cappuccia è compatta e ondulata e presenta il margine intero di un colore tendenzialmente verde medio brillante, il peso del cespo varia da 200 a 450 g; mentre l’insalata Gentile ha una foglia bollosa con margine frastagliato di colore generalmente verde chiaro brillante, il suo peso può essere leggermente inferiore (150-450 g). Il processo di produzione L’insalata di Lusia IGP viene coltivata in pieno campo, in coltura protetta, in terreni, sciolti e permeabili, opportunamente preparati ed irrigui. Periodicamente viene apportato del letame per evitare il depauperamento della sostanza organica nel terreno. Nella coltivazione vengono usate piantine con minimo 3 foglie vere, dotate di pane di terra (radici ricoperte da una zolla di terreno), e si mettono a dimora con distanza tra le fila di 54 35-40 cm e sulla fila di 30-35 cm. Nei primi periodi dal trapianto le insalate vengono irrigate due volte al giorno, poi, come le piante raggiungono una certa grandezza, l’apporto idrico sarà lasciato alla pianta che attinge autonomamente alla falda freatica. La raccolta comincia quando la varietà Gentile ha un peso non inferiore a 150 g mentre la varietà Cappuccia non inferiore a 200 g; in seguito, il cespo viene pulito, con l’eliminazione delle foglie basali, e collocato in contenitori per la vendita. I contenitori vengono poi trasportati nel centro aziendale dove verrà effettuato il lavaggio e si completerà l’operazione di imballaggio, con l’etichetta del marchio IGP. Le condizioni pedo-climatiche dell’area di produzione permettono la coltivazione dell’insalata anche durante l’estate, garantendo la presenza sul mercato per 10-11 mesi. Usi L’Insalata di Lusia IGP è apprezzata dal consumatore per la leggerezza del cespo, per la sua buona conservazione, per l’assenza di fibrosità (la pianta è composta in larga parte d’acqua), per la croccantezza delle foglie giovani, fresche e turgide e per il suo gusto, dovuto ad una naturale sapidità. Si accompagna a secondi piatti a base di carne o pesce, ma può essere un gustoso piatto unico abbinata ad altra verdura cruda, legumi, cereali, tonno, formaggi e quant’altro secondo i gusti personali. Reperibilità La zona di produzione dell’Insalata di Lusia IGP ricade all’interno di alcuni comuni della Provincia di Rovigo, quali Lusia, Badia Polesine, Lendinara, Costa di Rovigo, Fratta Polesine, Villanova del Ghebbo, Rovigo e della Provincia di Padova, quali Barbona, Vescovana e Sant’Urbano. 55 Miele del Delta del Po Storia e origini Il miele polesano è prodotto nella zona sin dai tempi dell’antica Roma. Fonti storiche ne attestano la produzione nel territorio fin dall’epoca di Plinio il Vecchio, di cui si legge: “gli apicoltori si muovevano per mesi lungo il corso del Po per sfruttare gli ambienti delle sponde del fiume lussureggianti di piante, fiori e radure”. Nel 1860 Bartolomeo Arrighi, nella “Storia di Mantova e la sua provincia”, scriveva “sulle pratiche degli apicoltori in primavera”. A partire da aprile 1998 a Ca’ Cappellino è stata allestita una mostra permanente sull’apicoltura, grazie all’Amministrazione Comunale di Porto Viro e al lavoro di persone volenterose, che ha rilanciato la cultura del miele che da sempre è tradizione della zona. Nel Museo è stata predisposta una sala di smielatura, una sala riunione e un punto vendita del miele e derivati. Caratteristiche e proprietà Il miele è un prodotto naturale che deriva dal nettare raccolto dalle api su diversi fiori che esse bottinano. Il nettare viene elaborato dalle api stesse, concentrato ed arricchito con particolari enzimi e fermenti che contribuiscono a dare al prodotto le sue caratteristiche organolettiche e salutari. Il miele si matura nei favi dell’alveare protetti dalle api con un sottile velo di cera (opercolo). Si presenta di consistenza semiliquida e vischiosa e colorazioni diverse a seconda dei fiori da cui proviene. 57 Il miele millefiori (ottenuto da piante tipiche delle zone umide - amorpha frutticosa, salvia selvatica, salcerella, salicaria, trifoglio ladino e melilotto) e quello d’acacia sono abbastanza comuni in tutta la provincia di Rovigo; tipicità del Delta del Po sono il miele di erba medica, di melone, di radicchio, di girasole; mieli di tiglio e castagno sono invece tradizione dell’entroterra polesano. Il processo di produzione I favi dopo esser stati prelevati vengono portati nella sala di smielatura e disopercolati (cioè viene tolto l’opercolo di cera prodotto dalle api a protezione del favo stesso); quindi vengono inseriti nello smielatore che serve ad estrarre il miele liquido, che viene filtrato per eliminare i residui di cera ed immagazzinato, per circa 15 giorni, in appositi contenitori di acciaio detti maturatori. Al termine il miele è pronto per essere confezionato in vasetti di vetro, secondo quanto previsto dalle norme igienico-sanitarie. I mieli confezionati devono essere conservati in locali asciutti e al riparo dalla luce, in modo da non intaccare le loro proprietà organolettiche, si consiglia il consumo entro i 2 anni dalla produzione. Usi Il miele, facilmente assimilabile dall’organismo, in quanto predigerito dalle api, è composto in gran parte da zuccheri semplici e da altre sostanze utili come vitamine e sali minerali; è un alimento adatto a tutta la famiglia, indicato per momenti di importante stress fisico e mentale. A livello storico gli scritti riportano che Ippocrate usava il miele come bevanda depurativa, mentre i Romani lo utilizzavano per 58 ottenere una bevanda alcolica (idromele) e nelle salse. Il miele trova oggi vari usi, anche in cucina, come accompagnamento a formaggi stagionati e freschi, ma anche come ingrediente per dolci, primi piatti e secondi di carne. Curiosità Sembra che il toponimo Melara, Comune dell’alto Polesine, derivi da “Mellaria a melle colendo”, una frase di Plinio il Giovane usata per indicare il luogo dove si raccoglie il miele. Reperibilità La zona di produzione comprende tutto il territorio polesano, in provincia di Rovigo. Il miele del Delta del Po è venduto nelle stesse aziende agricole produttrici, sia in loco nell’azienda sia in stand durante le sagre, fiere e feste in piazza, in questo modo ne viene garantita la tipicità locale. 59 Patata americana di Anguillara De. Co. Il Comune di Anguillara Veneta ha adottato ufficialmente in data 21 Marzo 2014 la Denominazione Comunale. I produttori hanno fondato l’Associazione Produttori della Patata Americana Anguillarese (A.P.P.A.A.). Storia e origini La patata dolce (o americana), termine botanico ipomoea batatas, fu portata nel Vecchio Mondo da Cristoforo Colombo nel Cinquecento e presentata alla regina Isabella di Castiglia, che la diffuse in Europa come convolvolo indiano (o patata di Spagna). Le prime testimonianze della patata americana in Italia sono attribuite a Federico II, granduca di Toscana, che nel 1630 iniziò a coltivarla nel giardino di Boboli a Firenze. La sua diffusione nelle tavole e negli orti anche contadini avvenne solo a partire dall’ottocento, prima veniva coltivata solo negli orti botanici. È dal 1812 che la patata americana venne conosciuta anche nel Basso Veneto grazie a Giuseppe Antonio Bonato, stimato medico e botanico padovano, che per primo riscontrò condizioni favorevoli alla sua coltivazione nelle province di Padova, Rovigo e Venezia. La prima testimonianza scritta risale al 1853, quando don Isidoro Piovan, parroco di Anguillara Veneta, iniziò la coltivazione della patata su una superficie di 3430 mq nei pressi della riva sinistra dell’Adige, ricavando 5500 libbre di prodotto e un utile di 333,75 lire. Di 61 lì a poco si diffuse la coltivazione anche tra i contadini della zona che ben presto divennero padroni della tecnica di riproduzione. Caratteristiche e proprietà Il prodotto è costituito da radici “di riserva” ingrossate e carnose che devono presentare una forma regolare da tondeggiante ad allungata e lunghezza non superiore a 35 cm e diametro medio di 5-10 cm. Presenta una buccia sottile di colore bianco-crema perlaceo e una polpa bianco-crema, carnosa e con assenza di fibrosità. La patata americana possiede un alto contenuto di zuccheri e per questo è molto nutriente. Dopo la cottura, si presenta dolce ed estremamente tenera e carnosa, rimane di ottima consistenza e non risulta eccessivamente farinosa. Ha aroma e profumo particolari dovuti agli oli volatili presenti nel prodotto fresco o che si sviluppano dopo la cottura. Tali caratteristiche sono favorite sia alla patata stessa sia alla particolare natura del terreno. I produttori della patata americana di anguillara garantiscono tre tipologie: – Varietà a pasta bianca: pasta bianca e buccia bianca – Varietà Beauregard: pasta arancione, buccia arancione – Varietà a pasta viola: pasta viola, buccia viola Il processo di produzione La patata Americana viene coltivata in terreni alluvionali dovuti alle esondazioni dei fiumi Adige e Gorzone, che hanno costituito uno strato di torbe. La tecnica di trapianto prevede l’impianto del germoglio direttamente nel terreno. Le talee da trapianto vengono ottenute da radici tuberizzate conservate in azienda, messe a dimora verso fine aprile-inizio maggio e rin- 62 calzate. La raccolta avviene a mano, previo sfalcio della parte aerea e successiva estirpazione. Tutte le operazioni di produzione della patata dolce avvengono prevalentemente a mano. Non vengono utilizzate sostanze di origine chimica, come diserbanti, antiparassitari, ecc. Il prodotto viene controllato tramite analisi chimiche periodiche (come garanzia di assenza di prodotti chimici). Viene inoltre analizzata e controllata periodicamente l’acqua di irrigazione e le caratteristiche chimico/fisiche del terreno. Usi Si adatta a diversi usi culinari, potendo venire lessata o cotta al forno, viene consumata per colazione o a fine pasto come dessert, viene anche usata nella preparazione di gnocchi, risotti, ravioli. Inoltre, il suo basso contenuto calorico e la comodità d’uso la rendono idonea anche a chi pratica sport. Curiosità Il logo della patata americana di Anguillara riproduce un cippo di confine della Veneranda Arca del Santo di Anguillara Veneta, che rappresenta l’effigie di Sant’Antonio da Padova entro una nicchia in pietra. Il Santo è raffigurato nell’iconografia con il giglio in mano. Il cippo è adagiato sull’erba e davanti al basamento sono riprodotte 4 Patate americane. L’immagine delle Patate Americane è attraversata da sinistra a destra da un racemo con foglie appuntite di colore verde chiaro e intenso. I cippi di confine (a cui fa riferimento il marchio), sono stati da poco tempo restaurati. Questi erano stati creati dall’Arca del Santo e posti nei punti di confine del Comune di Anguillara Veneta. Il logo identifica perciò il comune di Anguillara Veneta, la sua storia e il prodotto caratteristico qui coltivato. 63 Reperibilità Attualmente l’area di coltivazione è circoscritta ai comuni di Anguillara Veneta, Boara Pisani, Stanghella, Solesino e Pozzonovo e i controlli avvengono tramite l’Albo dei Produttori, tenuto presso la Camera di Commercio della provincia, mentre la corretta applicazione del disciplinare di produzione è affidata al Ministero per le Politiche Agricole. 64 Pere del Medio Adige Storia e origini Il pero (Pyrus communis) è una pianta spontanea, originaria dei boschi europei, coltivata in un gran numero di varietà da tempo immemore e diffusa oramai in tutti i continenti. La zona del medio Adige costituisce una fra le più rinomate ed antiche aree dedite alla coltivazione del pero, tradizionale fornitrice delle mense della Serenissima Repubblica di Venezia. Dal XIV al XVI secolo documenti d’archivio riferiscono sulla coltivazione e sul commercio della pera locale. Caratteristiche e proprietà La pera è un frutto zuccherino appartenente alla famiglia delle Rosaceae. È caratterizzata da una singolare forma a campana, e presenta peculiarità diverse, a seconde della varietà, per dimensioni, colore, aroma e sapore. Le varietà maggiormente coltivate sono: Precoce Morettini, Santa Maria, Dr J. Guyot, William, Max Red Bartlett, Abate Fetel, Decana del Comizio, Kaiser Alexander, Conference, Passa Crassana. La pera da un punto di vista nutrizionale è ricca di zuccheri naturali e semplici, specialmente fruttosio, ma visto il basso contenuto calorico e ideale per la dieta e i diabetici. È ricca di fibra, elemento indispensabile nella dieta umana che contribuisce a limitare il livello di zucchero nel sangue, aiuta il funzionamento dell’apparato digerente, riduce il rischio di cancro, abbassa il livello di colesterolo nel sangue. Altro elemento che 65 troviamo nella pera è il potassio pertanto e consigliata a chi pratica sport, facilita la contrazione muscolare. Contiene infine la vitamina C, la vitamina antiossidante che regola il metabolismo cellulare e la ricostruzione dei tessuti, previene i danni da radicali liberi, mantiene la pelle giovane e levigata ed aumenta le difese immunitarie contro le più comuni infezioni. Il processo di produzione Il pero è un albero che si sviluppa ottimamente in terreni a medio impasto, profondi, non troppo calcarei, umidi o sabbiosi; ha radici profonde, può raggiungere l’altezza di venti metri e presenta foglie ovali e fiori riuniti a gruppi. La coltivazione del pero si può però anche effettuare in forme obbligate o a basso fusto. Le varietà coltivate oggi in Italia, e anche nella zona del medio Adige, si possono classificare in estive, con maturazione da luglio ad inizio settembre o autunno/vernine, con maturazione da settembre a oltre dicembre. Usi Le pere possono essere consumate crude o, a seconda delle varieta, cotte. Possono essere conservate sotto spirito, usati nell’industria agroalimentare e dolciaria per la produzione di canditi, succhi, sciroppi e confetture. Curiosità Nella tradizione popolare polesana il pero è una pianta dal significato sacrale. Famoso il “pero di S.Bellino” che sarebbe germogliato dal punto in cui fu riportato alla luce il corpo del Santo, protettore della Diocesi di Rovigo, mettendo radici nella piazza dell’omonimo paese per quasi mille anni. 66 Reperibilità Viene coltivata in buona parte della Provincia di Rovigo, in particolare nel Polesine Orientale, e nei comuni della bassa padovana a Montagnana e nei comuni limitrofi. Manifestazioni collegate In settembre in località Ronco all’Adige viene annualmente organizzata la festa della mela e della pera prodotte nel Medio Adige. 67 Ciliegie dei Colli Euganei Storia e origini In Veneto la produzione delle ciliegie e molto diffusa, se ne conoscono di diverse qualità, che vanno dal durone di Cazzano a quelle di Marostica, da quelle dei Colli Asolani e Veronesi a quelle dei Colli Euganei. Queste ultime sono coltivate nei Colli Euganei ormai da diversi secoli. Fino a 30 anni fa esistevano due grossi mercati di ciliegie: il primo a Zovon di Vo, il secondo a Boccon di Vo, specializzati rispettivamente per la qualità precoci e per le tardive. Negli ultimi anni la chiusura dei mercati locali ha spinto queste realtà a promuovere una serie di manifestazioni per rilanciare la ciliegia dei Colli Euganei e i suoi produttori. Caratteristiche e proprietà Le ciliegie dei Colli Euganei hanno dimensione media e forma sferica, colore rosso scuro con il peduncolo curvo, all’interno invece la polpa ha colore rosato, consistente, ricca di succo e particolarmente dolce. Le ciliegie dei colli euganei sono ottenute da varietà bigarreau, bigarreau moreau, durona classica e precoce, durone di vignola, più altre spontanee della zona. La ciliegia è ricca di tannino e sali minerali come il calcio, il fosforo, il potassio e il ferro e contiene molte vitamine soprattutto del gruppo A e C. 69 Il processo di produzione Al termine della fioritura avviene la fecondazione e successivamente si formano le ciliegie. I ciliegi impiegano 4 o 5 anni prima di entrare in piena produzione, a questo punto arrivano a produrre da 10 a 40 kg di frutta. La raccolta avviene in tarda primavera ed è eseguita tradizionalmente a mano per evitare di danneggiare i frutti. Le ciliegie sono facilmente deperibili, pertanto si consiglia il consumo entro pochi giorni dalla raccolta, o per la distribuzione su larga scala si trasferisce il raccolto nelle celle frigorifere. Usi Le ciliegie dei Colli Euganei possono essere gustate appena raccolte al naturale o aggiunte alle macedonie, gelati e budini. Sono inoltre un ottimo ingrediente per la preparazione di dolci al cucchiaio e crostate con confettura. Essendo molto dolci, le ciliegie dei Colli vengono utilizzate in cucina per marmellate, sciroppi e liquori come il maraschino o cherry. Le ciliegie hanno anche notevoli usi terapeutici, poiché proteggono il cuore e hanno effetti antidolorifici. Inoltre aiutano a ridurre l’ipertensione, facilitano le funzioni intestinali e la diuresi. Per gli appassionati della tintarella, le ciliegie dei Colli aiutano l’abbronzatura della pelle e ne prevengono l’invecchiamento. Reperibilità La varietà di ciliegie dei colli euganei si trovano esclusivamente in provincia di Padova, in particolare nei comuni di: Abano Terme, Arquà Petrarca, Baone, Battaglia Terme, Cinto Euganeo, Galzignano Terme, Lozzo Atestino, Montegrotto Terme, Rovolon, Teolo, Torreglia, Vò Euganeo 70 Manifestazioni collegate La Festa dea Sarèsa a Vo’ Euganeo (dal dialetto veneto “Festa della Ciliegia”) è una tradizionale festa paesana dedicata alle ciliegie, offre la possibilità di comprare le buonissime ciliegie e i prodotti da esse ricavati: marmellate, bevande, torte e dolci caserecci. 71 Aglio Polesano DOP Storia e origini Lo sviluppo dei terreni adatti all’aglio si deve ai Romani, che tra il I e V secolo d.C. si insediarono nel Polesine eseguendo i primi lavori di centuriazione e bonifica che hanno influito sulla conformazione e assetto idrogeologico del territorio. Le prime pubblicazioni che attestano la presenza dell’aglio sono arrivate a noi grazie all’Accademia dei Concordi di Rovigo che nel XVI secolo scriveva:”...Le campagne di Rovigo producono soprattutto frumento, […]. Notevole importanza per la zona di Selva assumono [...] le patate e l’aglio...”. L’antica zona di Selva è rappresentata oggi dai comuni di Pontecchio Polesine, Crespino e Ceregnano, qui si creò un’attività commerciale intorno all’aglio che spinse Rovigo a diventare la piazza di riferimento. In tempi recenti l’aglio è stato riconosciuto tra i marchi D.O.P. Caratteristiche e proprietà L’Aglio Bianco Polesano DOP appartenente alla specie Allium sativum L., è caratterizzato da bulbi di colore bianco brillante uniforme, di forma regolare e compatta, leggermente appiattiti nel punto di inserimento dell’apparato radicale. Le foglie, lanceolate e strette hanno una colorazione verde/azzurra. Il bulbo ha colore bianco lucente e forma rotondeggiante con un leggero appiattimento della parte basale. 73 L’aroma risulta meno pungente e più persistente rispetto ad altre varietà, con note gradevoli di erba appena tagliata e sapore dolce e fruttato. Il processo di produzione L’Aglio Bianco Polesano DOP è una coltura annuale da rinnovo. Nell’ambito della rotazione deve seguire una coltura a semina autunnale o una coltura che permetta l’aratura e la preparazione del terreno entro la semina prevista tra l’1 ottobre il 31 dicembre. Non può ritornare sullo stesso appezzamento prima di tre anni. Ogni azienda seleziona manualmente i bulbi da utilizzare nella semina, che deve essere effettuata a mano, con macchine agevolatrici o totalmente meccanizzata. L’irrigazione dell’aglio viene completata entro il 20 giugno per permettere una migliore maturazione e non compromettere la successiva conservazione. La raccolta viene predisposta in base al grado di senescenza del fogliame e della maturità fisiologica delle piante. Il bulbo raccolto deve essere essiccato in modo naturale; può essere lasciato in pieno campo o essiccato in azienda. Usi L’Aglio Bianco Polesano DOP deve essere conservato in un luogo fresco, asciutto e ben areato. Si consiglia la consumazione a crudo e fresco per godere al meglio di tutte le caratteristiche organolettiche e proprietà benefiche. In cucina può essere usato in diversi modi: a crudo, intero o sminuzzato, secco in polvere o spremuto. È ideale per molti piatti, dagli spaghetti aglio, olio e peperoncino alle zuppe e negli stufati. 74 Curiosità In tempi recenti l’aglio è diventato un elemento di sviluppo economico tale da essere denominato “l’oro bianco del Polesine”. Reperibilità La zona di produzione dell’Aglio Bianco Polesano comprende i seguenti comuni del Polesine, situati in provincia di Rovigo: Adria, Arquà Polesine, Bosaro, Canaro, Canda, Castelguglielmo, Ceregnano, Costa di Rovigo, Crespino, Fiesso Umbertiano, Frassinelle Polesine, Fratta Polesine, Gavello, Guarda Veneta, Lendinara, Lusia, Occhiobello, Papozze, Pettorazza Grimani, Pincara, Polesella, Pontecchio, Polesine, Rovigo, San Bellino, San Martino di Venezze, Villadose, Villamarzana, Villanova del Ghebbo, Villanova Marchesana. Fin dagli anni ‘60 l’aglio bianco Polesano viene commercializzato a Cuba, Stati Uniti, Inghilterra, Germania e Francia. Manifestazioni collegate Annualmente ad Arquà Polesine viene organizzata la Sagra dell’Aglio Bianco Polesano DOP dove si possono godere piatti a base di aglio, gustare spicchi di aglio fresco e acquistarlo dai produttori. 75 Fonti consultate Patata Anguillara - http://www.venetoagricoltura.org/upload/pubblicazioni/E455%20 Atlante%20tradizionali/Patata %20americana%20di%20Anguillara%20e%20Stroppare.pdf - http://www.patataamericana.it/ - http://www.patatadolce.it/ - http://agronotizie.imagelinenetwork.com/vivaismo-esementi/2015/10/13/la-quotpatataamericanaquotdi-anguillara-alla-conquista-del-grande-pubblico/45866 - http://www.saporetipico.it/prodottotipico107/veneto/ patataamericanadianguillaraestroppare.html - http://www.eventiesagre.it/Eventi_Feste/21048413_ Festa+Della+Patata+Americana.html Riso del Delta del Po - http://www.venetoagricoltura.org/upload/pubblicazioni/E490%20 Atlante%20DOP%20IGP %20Veneto/Riso%20del%20Delta%20del%20Po%20IGP.pdf - http://www.risodeltapoigp.it/ - https://www.regione.veneto.it/c/document_library/get_ file?uuid=30d072a4-168a-4f54-a87f6d3b41620e9d&groupId=10701 Ciliegia dei Colli Euganei - http://www.euganeamente.it/ciliegie-dei-colli-euganei/ - http://www.venetoagricoltura.org/upload/pubblicazioni/E455%20 Atlante%20tradizionali/Ciliegie %20dei%20Colli%20Euganei.pdf - http://www.blivin.it/ciliegie-dei-colli-euganei/ - http://www.parcocollieuganei.com/index.php/it/ambiente-eterritorio/2012-01-19-22-2848/prodotti-tipici 76 - http://www.foodinitaly.com/prodotti/CILIEGIE_DEI_COLLI_ EUGANEI-51259.html Mais Biancoperla - http://www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/maisbiancoperla/ - http://www.molinocereser.it/index.php?area=110&menu=10 - http://www.marcadoc.com/alla-riscoperta-del-mais-biancoperla/ - http://www.venetoagricoltura.org/upload/pubblicazioni/E455%20 Atlante%20tradizionali/Farina %20di%20mais%20biancoperla.pdf - https://www.regione.veneto.it/static/www/agricoltura-eforeste/ psr_alleg_05_schede_specie_vegetali_rev20082007.pdf Giuggiole Colli Euganei - http://www.parcocollieuganei.com/index.php/it/ambiente-eterritorio/2012-01-19-22-2848/prodotti-tipici - http://www.venetoagricoltura.org/upload/pubblicazioni/E455%20 Atlante %20tradizionali/Giuggiola%20dei%20Colli%20Euganei.pdf - http://www.euganeamente.it/le-giuggiole-dei-colli-euganei/ - http://www.arquapetrarca.com/index.php?option=com_ content&id=89&Itemid=87 - http://www.itipicipadovani.it/giuggiola-dei-colli-euganei Miele del Delta del Po - http://www.venetoagricoltura.org/upload/pubblicazioni/E455%20 Atlante%20tradizionali/Miele %20del%20Delta%20del%20Po.pdf http://www.pianificazione.provincia.rovigo.it/media/turismo/ immagini/MaterialeInformativo/Broch ure-prodotti-tipici.pdf - http://www.polesineterratraduefiumi.it/pagine/scheda_pt.php?id=6 77 Aglio Polesano - http://www.agliodop.it/it/ - http://www.venetoagricoltura.org/upload/pubblicazioni/E490%20 Atlante%20DOP%20IGP %20Veneto/Aglio%20Bianco%20Polesano%20DOP.pdf - http://www.veroveneto.it/prodotti/aglio-bianco-polesano-dop/ Gallina Polverara - http://www.venetoagricoltura.org/upload/pubblicazioni/E455%20 Atlante%20tradizionali/Gallina %20Polverara.pdf - http://www.venetoagricoltura.org/upload/File/progetti_speciali/1_ polli_di_razza_polverara.pdf - http://www.venetoagricoltura.org/upload/pubblicazioni/E476%20 Avicoli%202012%20x %20web.pdf - http://www.oryctes.com/gallinapolverara.html Insalata di Lusia - http://www.venetoagricoltura.org/upload/pubblicazioni/E490%20 Atlante%20DOP%20IGP %20Veneto/Insalata%20di%20Lusia%20IGP.pdf - http://www.veroveneto.it/prodotti/insalata-di-lusia-igp/ - http://www.insalatalusia.it/ Pera del Medio Adige - http://www.venetoagricoltura.org/upload/pubblicazioni/E455%20 Atlante%20tradizionali/Pera %20del%20Medio%20Adige.pdf - http://www.venetoagricoltura.org/upload/pubblicazioni/ Atlante_P_T_E31/09_vegetali_B.pdf - http://www.cofruca.it/ 78 Finito di stampare nel dicembre 2016 da Cierre Grafica, Sommacampagna (VR)