Bioenergetica - Filosofia Teoretica
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Bioenergetica - Filosofia Teoretica
Alexander Lowen Bioenergetica Feltrinelli Editore Milano Titolo dell'opera originale; Bioenergetics Copyright © 1975 by Alexander Lowen (Coward, McCann & Geoghegan, Inc., New York) Traduzione dall'inglese di Lucia Cornalba Supervisione di Luigi De Marchi Prima edizione italiana: ottobre 1983 Decima edizione: febbraio 1996 Copyright by © Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano ISBN 88-07-60076-5 Indice Pag. 7 Nota introduttiva all'edizione italiana di Luigi de Marchi Capitolo primo 9 Da Reich alla bioenergetica Teoria reichianil, 1940·1945, 9. - 1945-1953: lavoro come !era pista reichiano, 19. - Sviluppo della bioenergetica, 28 Capitolo secondo 37 Il concetto di energia Carica, scarica, flusso e movimento, 37. - Siete il vostro corpo, 44. Mente, spirito e anima, 51. -La vita del corpo: l'esercizio bioenergetico, 58 - Capitolo terzo 70 Il linguaggio del corpo Il cuore della vita: il cuore della faccenda, 70. la vita, 75. - Segni ed espressioni del corpo, 84 - Interagire con Capitolo quarto 90 Terapia bioenergetica Viaggio alla scoperta di se stessi, 90. -Il nocciolo della terapia, 101. Ansia, 107 - Capitolo quinto 116 Il piacere: un orientamento primario Il principio del piacere, 116. -L'io e il corpo, 122. - Una carat teriologia, 130. - La struttura del carattere schizoide, 131. - La struttura del carattere orale, 135. -La struttura del carattere psi- 5 Bioenergetica copatico� 138. - La struttura del carattere masochistico� 142. - La struttura del carattere rigido, 145. - Gerarchia dei tipi caratte riali e dichiarazione di diritti� 148 Capitolo sesto 153 Realtà: un orientamento secondario Realtà e illusione, 153. - Hang-ups (fissazioni), 160. - Il radica mento (grounding), 169 Capitolo settimo 175 Ansia di cadere La paura dell'altezza, 175. - L'esercitazione a cadere, 179.- Le cau se dell'ansia di cadere, 188. - Innamoramento (falling in lave), 192 Capitolo ottavo 199 Stress e sesso Gravità: una visione generale dello stress, 199. - Dolore alla bassa schiena, 205. - La scarica sessuale, 216 Capitolo nono 231 Autoespressione e sopravvivenza Autoespressione e spontaneità, 231. - Suono e personalità, 238. Gli occhi sono lo specchio dell'anima, 247. - Mal di testa, 265 Capitolo decimo 270 Coscienza: unità e dualità Espansione della coscienza, 270. - Parole e accrescimento della coscienza, 284. - Principi e carattere, 293 307 6 Indice analitico Nota introduttiva all'edizione italiana Bioenergetica, una delle opere più importanti di Alexander Lowen, viene oggi ad aggiungersi alle altre già tradotte e disponi bili in Italia: Amore e orgasmo, Il linguaggio del corpo, Il tradi mento del corpo, La depressione e il corpo, Paura di vivere. È ormai evidente che il mondo editoriale e il pubblico italiano hanno dimostrato di apprezzare molto questo grande studioso e terapista delle dinamiche psico-corporee che, muovendo dalle ge niali intuizioni di Wilhelm Reich, ha saputo sempre mantenere la sua piena indipendenza intellettuale e scientifica e sviluppare, sul la base della propria esperienza professionale, una teoria e una me todologia di grande efficacia clinica. Nel corso dell'ultimo decennio l'analisi bioenergetica ha riscos so in Europa un consenso crescente: e di tale consenso il successo delle opere di Lowen è stato al tempo stesso causa e risultato. La rapida diffusione della bioenergetica ha avuto anche i suoi inconvenienti, perché una quantità di sedicenti terapisti bioener geti sono fioriti un po' dovunque. Per questo è stato importante che in vari Paesi europei (Gran Bretagna, Francia, Germania Federale, Belgio, Svizzera, Italia) si formassero gruppi di analisti bioenergetici seriamente addestrati e sorgessero scuole post-universitarie, riconosciute da Alexander Lowen e dal suo International Institute far Bioenergetic Analysis di New York, per la formazione professionale dei futuri analisti. In Italia l'organizzazione che cura l'albo professionale e il train ing personale e tecnico degli analisti bioenergetici è la Società Ita liana di Analisi Bioenergetica (SIAB, Via Morgagni 2 b, Roma) , diretta dal dr. Tommaso Traetta e da me presieduta. Confidiamo che la diffusione delle opere di Alexander Lowen 7 Bioenergetica e il lavoro metodico della SIAB assicureranno anche in Italia uno sviluppo creativo e professionalmente serio dell'analisi bioener getica. Luglio 8 1983 Luigi de Marchi Capitolo primo Da Reich alla bioenergetica Terapia reichiana, 1940-1945 La bioenergetica si basa sull'opera di Wilhelm Reich, che fu mio maestro dal 1940 al 1952 e mio analista dal 1942 al 1945. Conobbi Reich nel 1940 alla New School far Soda! Research di New York, dove teneva un corso di analisi del carattere. Mi colpl il programma del corso, che verteva sull'identità funzionale fra il carattere di una persona e iL suo atteggiamento corporeo, o arma tura muscolare. Il termine " armatura " o " corazza " indica lo sche ma globale delle tensioni muscolari croniche del corpo. Vengono definite cosl perché servono a proteggere l'individuo contro le espe rienze emotive dolorose e minacciose. Fungono da scherma tura con tro gli impulsi pericolosi della sua stessa personalità e contro gli attacchi da parte degli altri. Era già qualche anno, ancor prima di conoscere Reich, che mi occupavo del rapporto fra mente e corpo, un interesse che era na to dall'esperienza personale nell'ambito dell'attività fisica, nello sport e nella ginnastica ritmica. Nel decennio fra il 1 9 30 e il 1940 ero stato direttore atletico di vari campi estivi e avevo notato che un programma regolare di attività fisica non solo migliorava la mia salute fisica, ma aveva anche un effetto positivo sul mio stato men tale. Nel corso delle mie indagini studiai l'euritmica di Émile Jac ques Dalcroze e gli scritti di Edmund Jacobson sul rilassamento progressivo e sullo yoga. Questi studi confermarono la mia idea che fosse possibile influenzare gli atteggiamenti mentali lavorando sul corpo: ma il loro approccio non mi soddisfaceva fino in fondo. Già alla prima lezione Reich mi affascinò. Introdusse il corso con una discussione del problema dell'isteria. La psicoanalisi, os servò, era riuscita a mettere in luce il fattore storico nella sindro9 Bioenergetica me della conversione isterica: un trauma sessuale vissuto dal sog getto nella prima infanzia e in seguito completamente rimosso e dimenticato. La rimozione e la successiva conversione delle idee e delle emozioni rimosse nel sintomo costituiva il fattore dinamico della malattia. Benché a quel tempo i concetti di rimozione e di conversione fossero ormai dei punti fermi della teoria psicoanali tica, non era affatto chiaro il processo con cui un'idea repressa veniva convertita in un sintomo fisico. Secondo Reich, quello che mancava alla teoria analitica era la comprensione del fattore tem porale. " Perché ", domandava Reich, "il sintomo si sviluppava in quel dato momento, e non prima o dopo ? " Per rispondere a que sta domanda occorreva sapere che cosa fosse successo nella vita del paziente in questi anni di transizione. Come egli si poneva in questo periodo nei confronti dei suoi sentimenti sessuali? Reich riteneva che la rimozione del trauma originario venisse mantenuta dalla repressione delle emozioni sessuali. Questa repressione co stituiva la predisposizione al sintomo isterico, che veniva scatena to da un successivo incidente sessuale. Secondo Reich la repressio ne delle emozioni sessuali unita all'atteggiamento caratterologico che l'accompagnava costituiva la vera nevrosi; il sintomo ne era solo l'espressione evidente. La considerazione di questo elemento - cioè del comportamento e dell'atteggiamento del paziente nei confronti della sessualità - introduceva nel problema della ne vrosi un fattore " economico " . Il termine " economico " si riferisce alle forze che predispongono un individuo a sviluppare sintomi nevrotici. L'acume di Reich mi aveva molto colpito. Avendo letto un cer to numero di testi di Freud, avevo una certa familiarità con il pen siero psicoanalitico, ma mi pareva che da nessuna parte si trattasse di questo fattore. Sentivo che Reich mi stava introducendo a un nuovo modo di pensare i problemi umani: ne fui subito entusiasta. Il pieno significato di questo nuovo approccio mi divenne chiaro per gradi, a mano a mano che, durante il corso, Reich ampliava l'esposizione delle sue idee: Mi resi conto che il fattore economico era un'importante chiave di comprensione della personalità, per ché riguardava il modo. in cui una persona manovra la propria energia sessuale o la propria energia in generale. Quanta energia ha una persona, e quanta ne scarica nell'attività sessuale? L'eco nomia energetica o sessuale di un individuo riguarda l'equilibrio che egli mantiene fra carica e scarica energetica o fra eccitamento e scarica sessuale. Il sintomo della conversione isterica si svilupIO Da Reich alla bioenergetica pa solo quando questa economia o questo equilibrio vengono scon volti. L'armatura muscolare - le tensioni muscolari croniche serve a mantenere l'equilibrio vincolando l'energia che non può es sere scaricata. Il mio interesse per Reich continuava a crescere, via via che egli esponeva il suo pensiero e le sue osservazioni. La differenza fra un'economia sessuale sana e una nevrotica non stava nella que· stione dell'equilibrio. A quei tempi Reich parlava, più che di eco nomia energetica, di economia sessuale; ma nella sua mente i due termini erano sinonimi. Un individuo nevrotico mantiene un certo equilibrio vincolando la propria energia mediante le tensioni musco lari e limitando il proprio eccitamento sessuale. Un individuo sano non ha limitazioni e la sua energia non è vincolata in un'armatura muscolare. Perciò tutta la sua energia è disponibile per il piacere sessuale o per qualsiasi altra espressione creativa. La sua economia energetica funziona a un alto livello. Molta gente è caratterizzata da un'economia energetica di basso livello, che è responsabile della tendenza alla depressione, male endemico della nostra cultura.' Benché Reich presentasse le sue idee in modo chiaro e logico, per la prima metà del corso rimasi leggermente scettico. Da allora ho imparato che è un mio atteggiamento tipico. fl ad esso che devo in gran parte la mia capacità di pensare autonomamente. Il mio scetticismo riguardava soprattutto l'importanza, a mio parere ec cessiva, che Reich attribuiva al ruolo del sesso nei problemi emo tivi. Il sesso non è l'unica risposta, pensavo. Poi, senza che me ne rendessi conto, all'improvviso questo scetticismo svanl. Per il resto del corso fui pienamente convinto della validità della posi zione reichiana. La ragione di questo cambiamento mi divenne chiara circa due anni dopo mentre ero, da non molto tempo, in terapia con Reich. Mi venne in mente che non avevo finito di leggere uno dei testi che Reich citava nella bibliografia del corso : i Tre saggi sulla teoria della sessualità di Freud. Ero arrivato a metà del secondo saggio, intitolato Sessualità infantile, poi mi ero fermato. Solo allora mi resi conto che questo saggio aveva toccato la mia ansia inconscia rispetto alla mia stessa sessualità infantile e che, finché non ero preparato ad affrontare questa ansia, non potevo continuare a man tenermi scettico sull'importanza della sessualità. · 1 ALEXANDER LowEN, Depression and tbe Body, Coward-McCann & Geoghegan Inc., New York, 1972. Il Bioenergetica Il corso di Reich sull'analisi del carattere finì nel gennaio 1 9 4 1 . Nell'intervallo fra l a fine del corso e il momento in cui entrai in terapia mi tenni in contatto con lui. Partecipai a una serie di in contri nella sua casa di Forest Hills, dove parlammo delle implica zioni sociali delle sue idee sull'economia sessuale e sviluppammo un progetto che si proponeva di metterle in pratica in un program ma di salute mentale sul territorio. In questo campo, in Europa, Reich era stato un pioniere. (Parlerò in modo più particolareggiato di questo aspetto del suo lavoro e del mio rapporto con lui in un prossimo libro su Reich.) Cominciai la terapia personale con Reich nella primavera del 1942 . Nell'anno precedente avevo frequentato con una certa assi duità il suo laboratorio. Mi mostrò alcuni dei lavori che stava svol gendo sui biopreparati e sui tessuti cancerosi. Poi, un giorno, mi disse: "Lowen, se ti interessa questo lavoro c'è un solo modo di entrarci: iniziare la terapia" . Rimasi sorpreso: era una mossa che non avevo previsto. Gli dissi: "Mi interessa, ma quello che voglio è diventare famoso " . Reich mi prese sul serio, perché rispose : "Ti renderò famoso " . L'ho sempre considerata una profezia. Era la spinta di cui avevo bisogno per superare la mia resistenza e !andarmi nel lavoro che avrebbe segnato tutta la mia vita. La mia prima seduta terapeutica con Reich fu un'esperienza indimenticabile. Vi andai dando ingenuamente per scontato che in me non ci fosse niente che non andava. Sarebbe stata solo un'analisi didattica. Mi sdraiai sul letto con indosso un paio di pantaloncini da bagno. Reich non usava il lettino, perché la sua era una terapia orientata sul corpo. Mi disse di flettere le ginoc chia, rilassarmi e respirare con la bocca aperta e la mandibola rilas sata. Seguii le istruzioni e rimasi ad aspettare quello che sarebbe successo. Dopo un po', Reich disse: "Lowen, lei non sta respi rando " . "Ma certo che sto respirando " , risposi, "se no sarei morto " . " Il petto non si muove " , disse. "Senta il mio . " Gli misi la mano sul petto e notai che saliva e scendeva ad ogni respiro. Era evidente che il mio non faceva altrettanto. Mi adagiai di nuovo all'indietro e ripresi a respirare, questa volta mandando il petto in fuori quando inspiravo e tirandolo in dentro quando espiravo. Non accadde niente. Il respiro continua va, facile e profondo. Dopo un po' Reich disse: "Lowen, lasci ca dere la testa all'indietro e spalanchi gli occhi " . Feci come mi di ceva e ... dalla gola mi esplose un grido. Era uno splendido giorno di primavera e le finestre erano aper12 Da Reich alla bioenergetica te sulla strada. Per evitare problemi coi vicini, Reich mi disse di raddrizzare il capo: il grido cessò. Ripresi a respirare profonda mente. Stranamente, il grido non mi aveva disturbato. Non vi ero legato emotivamente. Non avevo affatto paura. Dopo un po' che respiravo, Reich mi invitò a ripetere la procedura: manda re il capo all'indietro e spalancare gli occhi. Di nuovo usd il grido. Esito a dire che gridai perché non mi pareva di farlo. Era una cosa che mi succedeva. Anche questa volta me ne sentivo distaccato. Ma lasciai la seduta con la sensazione di non essere a posto come pensavo. Nella mia personalità c'erano delle "cose" (immagini, emozioni) che erano nascoste alla coscienza: sapevo che dovevano venir fuori. A quei tempi Reich chiamava la sua terapia Vegetoterapia ana litica del carattere. L'analisi del carattere era stata il suo grande contributo alla teoria psicoanalitica, con cui si era meritato la con siderazione di tutti gli analisti. La vegetoterapia era la mobilita zione delle sensazioni attraverso la respirazione ed altre tecniche corporee che attivavano i centri vegetativi (i gangli del sistema nervoso autonomo) e liberavano energie " vegetative". La vegetoterapia rappresentava una rottura, un passaggio dal l'analisi puramente verbale al lavoro diretto sul corpo. Questo pas saggio si era verificato circa nove anni prima nel corso di una seduta analitica. Ecco come ne parla Reich: " A Copenaghen, nel 1933, trattai un uomo che aveva svilup pato una resistenza particolarmente forte a svelare le proprie fan tasie di omosessualità passiva. La resistenza si manifestava in un atteggiamento di estrema rigidità del collo ('collo rigido'). Dopo un energico attacco la resistenza d'improvviso cedette, ma in ma niera allarmante. Il colore del suo viso continuava a cambiare rapi damente dal bianco al giallo o al blu; la pelle era a chiazze di varie tinte; aveva forti dolori al collo e all'occipite; aveva diarrea, si sentiva sfatto e pareva aver perso la presa. " 2 L"'energico attacco" era solo verbale, ma era diretto contro l'atteggiamento a "collo rigido " del paziente. "Gli affetti erano usciti con violenza a livello somatico dopo che il paziente aveva abbandonato un atteggiamento psichico di difesa. " Reich allora si rese conto che " l'energia può essere vincolata da una tensione mu scolare cronica " .' A partire da quel momento studiò gli atteggia2 WILHELM REICH, The Function oj the Orgasm, Orgone Institute Press, New York, 1942, pp. 239-40; trad. it.: LA funzione dell'orgasmo, Milano, Sugarco, 19773. 3 Ibid., p. 240. 13 Bioenergetica menti corporei dei suoi pazienti. Osservò: "Non c'è individuo ne vrotico che non presenti una tensione all'addome " .4 Notò la ten denza comune a trattenere il respiro e a inibire l'espirazione come mezzo per controllare i propri sentimenti. Concluse che il tratte nere il respiro serviva a diminuire l'energia dell'organismo ridu cendone le attività metaboliche, il che, a sua volta, riduceva la pro duzione di ansia. Per Reich, allora, il primo passo della procedura terapeutica consisteva nel far sl che il paziente respirasse con facilità e a fondo. Poi si doveva mobilitare l'espressione emotiva, qualunque essa fos se, che era più evidente nel viso o nel modo di fare del paziente. Nel mio caso quest'espressione era la paura. Abbiamo visto che potente effetto ebbe la tecnica su di me. Le sedute successive seguirono lo stesso schema generale. Mi sdraiavo sul letto e respiravo più liberamente che potevo, cercando di lasciar avvenire una profonda espirazione. Le istruzioni erano di abbandonarmi al mio corpo senza controllare le espressioni o gli impulsi che potevano emergere. Accaddero una serie di cose, che gradualmente mi portarono a contatto con ricordi ed esperienze precoci. Da principio la respirazione più profonda, a cui non ero abituato, mi diede forti sensazioni di formicolio alle mani che, in due occasioni, si trasformarono in un forte spasmo carpopedale, che mi procurò un crampo alle mani. Quando il mio corpo si adattò alla maggiore energia prodotta dalla respirazione profonda, questa reazione scomparve. A volte, quando avvicinavo e scostavo lenta mente le ginocchia, mi tremavano le gambe, ed avevo un tremito alle labbra quando seguivo l'impulso di mandarle in fuori. Più volte emersero sentimenti e ricordi ad essi associati. Una volta, mentre giacevo sul letto respirando, il mio corpo cominciò involontariamente a dondolare. Il dondolio continuò ad aumen tare, finché mi misi a sedere. Poi, senza quasi rendermene conto, scesi dal letto, mi girai in modo da averlo di fronte e cominciai a batterci sopra con tutti e due i pugni. Mentre lo facevo, sul len zuolo comparve il viso di mio padre: d'un tratto seppi che lo stavo picchiando per uno schiaffo che mi aveva dato da ragazzino. Qual che anno dopo domandai a mio padre di quell'incidente. Disse che era l'unico schiaffo che mi avesse mai dato. Mi spiegò che quel giorno ero tornato a casa molto tardi; mia madre era arrabbiata e preoccupata. Mi aveva dato uno schiaffo perché non lo facessi più. 4 14 Ibid., p. 273. Da Reich alta bioenergetica Il lato interessante di questa esperienza, come del resto di quella del grido, era la sua natura completamente spontanea e involon taria. Quello che mi aveva spinto a battere i pugni sul letto e a gridare non era stato un pensiero cosciente, ma una forza interiore che si era impossessata di me. Un'altra volta, mentre respiravo steso sul letto, cominciai ad avere un'erezione. Ebbi l'impulso di toccarmi il pene, ma lo re pressi. Poi ricordai un interessante episodio della mia infanzia. Vidi me stesso a cinque anni : camminavo per casa orinando sul pavimento. I miei genitori erano fuori. Sapevo che lo facevo per ripicca nei confronti di mio padre, che il giorno prima mi aveva sgridato perché mi toccavo il pene. Ci vollero circa nove mesi di terapia perché scoprissi che cosa aveva provocato il grido della prima seduta. A mano a mano che passava il tempo, mi pareva di avere la netta impressione che ci fosse un'immagine che mi faceva paura. Contemplando il soffitto dalla mia posizione sul letto, sentivo che un giorno questa imma gine sarebbe apparsa. Finalmente apparve: era il viso di mia ma dre che abbassava gli occhi su di me con un'espressione fortemente irata. Seppi immediatamente che era questo il viso che mi aveva spaventato. Rivissi l'esperienza come se stesse accadendo nel pre sente. Avevo circa nove mesi, ero nella carrozzina fuori dalla porta di casa. Piangevo forte, volevo mia madre. Evidentemente lei ave va da fare in casa e il mio pianto insistente l'aveva infastidita. Uscì: era furiosa. Steso sul letto dello studio di Reich all'età di trentatré anni, guardai la sua immagine e, usando parole che a nove mesi non potevo conoscere, dissi: "Perché sei cosi arrabbiata con me? Piango solo perché ti voglio " . A quei tempi Reich adottava una tecnica terapeutica diversa. All'inizio di ogni seduta chiedeva ai pazienti di dirgli tutti i loro pensieri negativi nei suoi confronti. Riteneva che tutti i pazienti avessero un transfert negativo oltre a quello positivo e non si fida va di quest'ultimo se prima tutte le idee e i pensieri negativi non venivano espressi. Essendomi impegnato nei confronti di Reich e della terapia, avevo bandito dalla mia mente tutti i pensieri nega tivi. Mi pareva di non avere niente di cui lamentarmi. Reich era stato molto generoso con me e io non avevo dubbi sulla sua since rità e integrità, né sulla validità delle sue idee. Ero fermamente deciso a far riuscire la terapia: solo quando quasi fallii mi aprii e svelai a Reich i miei sentimenti. Dopo l'esperienza paurosa in cui avevo visto il viso di mia 15 Bioenergetica madre, per un periodo di parecchi mesi non feci progressi. Vedevo Reich tre volte alla settimana, ma ero bloccato perché non riuscivo a esprimergli i miei sentimenti nei suoi confronti. Volevo che aves se per me un interesse paterno, non solo terapeutico ma, sapendo che era una richiesta irragionevole, non riuscivo ad esprimerla. Arrovellandomi tra me e me non arrivavo a niente. Reich sem brava non rendersi conto del mio conflitto. Per quanto mi sfor zassi di ottenere una respirazione profonda e piena, le cose non funzionavano. Ero ormai in terapia da quasi un anno, quando l'impasse co minciò ad avviarsi a una soluzione. Pareva che le cose dovessero continuare cosl all'infinito: Reich mi suggerì di smettere. " Lowen ", disse, " sei incapace di abbandonarti ai tuoi sentimenti. Perché non ,, rinunci? Per me era come una sentenza di morte. Una rinuncia sarebbe equivalsa al fallimento di tutti i miei sogni. Crollai: piansi amaramente. Era la prima volta da quando ero bambino. Non po tevo più trattenere i miei sentimenti. Dissi a Reich cosa volevo da lui: mi ascoltò con comprensione. Non so se Reich intendesse veramente por fine alla terapia o se la sua proposta fosse una manovra per spezzare la mia resisten za, ma avevo la netta impressione che facesse sul serio. Comunque sia, il suo gesto produsse il risultato voluto. Ricominciai a fare progressi nella terapia. Per Reich l'obiettivo della terapia era che il paziente svilup passe la capacità di abbandonarsi completamente ai movimenti spontanei e involontari del corpo, che facevano parte del processo respiratorio. Perciò dava particolare importanza alla necessità di lasciare che la respirazione avvenisse piena e profonda. Facendo questo, le onde respiratorie producevano un movimento ondula torio del corpo, che Reich chiamava riflesso orgasmico. Nei primi tempi del suo lavoro psicoanalitico Reich era giunto alla conclusione che la salute emotiva fosse legata alla capacità di abbandono totale nell'atto sessuale: quella che lui chiamava po tenza orgasmica. Reich aveva notato che non esisteva individuo ne vrotico che avesse questa capacità. La nevrosi non solo bloccava la capacità di abbandonarsi ma, vincolando l'energia in tensioni muscolari croniche, impediva che fosse disponibile per la scarica sessuale. Reich aveva anche scoperto che, quando raggiungevano la capacità di un soddisfacimento orgasmico completo, i pazienti si liberavano, e rimanevano liberi, da tutti gli atteggiamenti e com portamenti nevrotici. Secondo Reich l'orgasmo completo scaricava 16 Da Reich alla bioenergetica tutta l'energia in eccesso dell'organismo: di conseguenza non c'era più energia per sostenere o mantenere il sintomo o il comporta mento nevrotico. È importante capire che la definizione reichiana di orgasmo era diversa da quella di eiaculazione o di climax. L'orgasmo rap presenta una risposta involontaria della totalità del corpo, che si manifesta in movimenti ritmici e convulsi. Lo stesso tipo di movi mento può verificarsi anche quando la respirazione è compléta mente libera e ci si abbandona al proprio corpo. In questo caso non c'è climax né scarica dell'eccitamento sessuale, perché il pro cesso dell'eccitamento non c'è stato. Succede questo: ad ogni espi razione la pelvi si muove spontaneamente in ·avanti, e ad ogni inspi razione si sposta all'indietro. Questi movimenti sono prodotti dal l'onda respiratoria che, nell'espirazione e nell'inspirazione, percorre il corpo verso il basso e verso l'alto. Nello stesso tempo il capo esegue dei movimenti simili a quelli della pelvi, solo che nella fase dell'espirazione si sposta all'indietro e in quella dell'inspirazione in avanti. In teoria, un paziente il cui corpo sia abbastanza libero da avere questo riflesso durante la seduta terapeutica dovrebbe an che essere in grado di provare l'orgasmo completo nell'atto ses suale. Lo si potrebbe considerare emotivamente sano. È probabile che, leggendo La funzione dell'orgasmo 5 di Reich, molti abbiano pensato che queste idee fossero fantasie di una mente ossessionata dal sesso. Tuttavia, quando le espresse per la prima volta, Reich era già uno stimatissimo psicoanalista didatta e la sua formulazione della teoria e della tecnica dell'analisi del carattere veniva considerata uno dei maggiori contributi alla teoria analitica. La maggior parte degli psicoanalisti però non accettavano queste idee e ancor oggi gli studiosi di problemi sessuali per lo più le ignorano. Ma le idee di Reich diventano una realtà convincente quando, come me, se ne sperimenta la validità sul proprio corpo. Questa convinzione basata sull'esperienza personale spiega come molti psichiatri e non psichiatri che lavorarono con Reich diven nero, almeno per un certo tempo, suoi entusiasti seguaci. In seguito allo scoppio di pianto e alla rivelazione dei miei sentimenti per Reich, la mia respirazione divenne più facile e li bera, la mia capacità di risposta sessuale più profonda e piena. Nella mia vita si verificarono una serie di cambiamenti. Sposai la ' Queste idee vennero pubblicate per la prima volta in un libro precedente, Die Funktion des Orgasmus, lnternationaler Psychoanalytischer Verlag, 1927. 17 Bioenergetica ragazza di cui ero innamorato. Per me l'impegno del matrimonio era un grosso passo. Mi stavo anche preparando per diventare un terapista reichiano. In quell'anno frequentai un seminario clinico sull'analisi del carattere, condotto dal dott. Theodore P. Wolfe, che era il più stretto collaboratore di Reich in America ed aveva tradotto le sue prime pubblicazioni in lingua inglese. Avevo da poco terminato gli studi preparatori di medicina e, per la seconda volta, stavo facendo domanda di ammissione presso una serie di scuole mediche. La mia terapia faceva progressi continui ma lenti. Benché nelle sedute non emergessero all'improvviso sentimenti o ricordi particolarmente significativi, sentivo che non era lontano il momento in cui avrei conquistato la capacità di abbandonarmi alle sensazioni sessuali. Mi sentivo anche più vicino a Reich. Era estate: Reich prese un lungo periodo di vacanza. Smise di lavorare in giugno e riprese a metà settembre. Per quell'anno la terapia stava per concludersi: Reich mi propose di interromperla per un anno. Sapevo tuttav!a che non era ancora finita: benché sapessi di esservi molto vicino, il riflesso orgasmico non si svilup pava in modo chiaro. Ci avevo messo molto impegno, ma era pro prio questo sforzo che impediva il successo. L'idea di prendermi un po' di vacanza mi parve buona e accettai la proposta di Reich. Avevo anche dei motivi personali per prendere questa decisione. Non riuscendo a. entrare in una scuola di medicina, nell'autunno del 1944 mi iscrissi a un corso di anatomia umana generale alla New York University. Ripresi la terapia con Reich nell'autunno del 1945, con la fre quenza di una seduta alla settimana. Nel giro di breve tempo il riflesso orgasmico emerse con una certa continuità. I motivi di que sto sviluppo positivo erano molti. Nell'anno in cui mi ero concesso una vacanza dalla terapia avevo sospeso gli sforzi di compiacere Reich e di conquistare la salute sessuale: avevo così potuto assi milare e integrare il lavoro fatto in precedenza. Sempre in quel l'epoca ebbi in terapia il mio primo paziente, e questo rappresentò per me uno stimolo enorme. Avevo la sensazione di avercela fatta ed ero consapevole di avere acquistato una grande sicurezza riguar do alla mia vita. Abbandonarmi al mio corpo - che significava an che abbandonarmi a Reich - divenne molto facile. Nel giro di pochi mesi fu chiaro a entrambi che, in base ai criteri reichiani, la mia terapia si era ormai conclusa con successo. Alcuni anni più tardi, tuttavia, mi resi conto di non aver risolto molti dei problemi principali della mia personalità. Non avevamo discusso fino in fon18 Da Reich alla bioenergetica do la mia paura - spesso irragionevole - di chiedere quello che volevo. Non avevamo elaborato appieno la mia paura del falli mento e il mio bisogno di riuscire. Non avevamo analizzato la mia incapacità di piangere, a meno che non fossi messo alle strette. Risolsi questi problemi molti anni dopo grazie alla bioenergetica. Non intendo dire che la terapia con Reich fu inefficace. Non risolse fino in fondo tutti i miei problemi, d'accordo, ma me ne rese più consapevole. E, quello che più conta, mi apri la strada della realizzazione di me stesso e mi aiutò ad avanzare verso que sto obiettivo. Rinforzò e approfondì il mio impegno nei confronti del corpo, che è la base della personalità. Infine, mi permise di identificarmi positivamente con la mia sessualità, che si è rivelata poi essere il punto nodale della mia vita. 1945-1953: lavoro come terapista reichiano Nell'autunno del 1945 ebbi il mio primo paziente. Non avevo ancora frequentato la scuola medica, ma Reich caldeggiò l'inizia tiva: avrei così completato la mia preparazione e il training svolto con lui, che comprendeva la terapia personale. Questo training comportava l'assidua frequenza di seminari clinici sulla vegetote rapia, che si svolgevano sotto la direzione del dott. Theodore Wolfe, e di seminari che Reich teneva a casa sua, in cui esponeva le basi teoriche del suo approccio, ponendo l'accento sulle conce zioni biologiche ed energetiche che spiegavano il suo lavoro sul corpo. A mano a mano che le idee reichiane venivano divulgate l'in teresse per la sua terapia cresceva. Questo processo era stato acce lerato dalla pubblicazione nel 1941 della Funzione dell'orgasmo (che tuttavia non era stato accolto con favore dalla critica e non aveva avuto un'ampia diffusione) . Reich aveva creato una propria casa editrice, la Orgone Institute Press, che non aveva venditori e non faceva pubblicità, per cui la promozione delle sue idee e del libro era affidata unicamente alla segnalazione dei singoli lettori. Cionondimeno le sue idee, benché lentamente, si diffusero e la richiesta di terapia reichiana aumentò. Ma gli analisti preparati a praticare l'analisi del carattere erano pochi e fu questo, insieme al fatto che mi sentivo ormai pronto, a determinare l'inizio della mia attività di terapista. Praticai la terapia reichiana per due anni, prima di partire per 19 Bioenergetica la Svizzera. Nel settembre del 1947 lasciai New York insieme a mia moglie per entrare nella scuola medica dell'Università di Gine vra, dove mi laureai in medicina nel giugno del 1 9 5 1 . Mentre mi trovavo in Svizzera continuai, sebbene in misura limitata, a pra ticare la terapia reichiana con pazienti svizzeri che avevano sentito parlare del lavoro di Reich e speravano di trarre vantaggio dal suo nuovo approccio terapeutico. Come molti giovani terapisti, partii dando ingenuamente per scontato di sapere qualcosa dei problemi emotivi della gente, con una sicurezza che si basava più sull'entu siasmo che sull'esperienza. Ripensando a quegli anni mi rendo con to dei limiti della mia capacità di comprensione e della mia tecnica. Ritengo comunque di aver aiutato qualcuno. Il mio entusiasmo era una forza positiva e quella di insistere sulla respirazione e sul l'" abbandono" era una direttiva buona. Prima della mia partenza per la Svizzera la terapia reichiana aveva subito un importante sviluppo : il contatto diretto con il corpo del paziente, che doveva servire a scaricare le tensioni mu scolari che bloccavano la sua capacità di abbandonarsi alle sensa zioni e di lasciar avvenire il riflesso orgasmico. Anche con me, a volte, Reich aveva applicato una certa pressione delle mani su alcuni muscoli tesi per aiutarli a rilassarsi. Di solito, sia con me che con altri, faceva pressione sulla mascella. La maggior parte delle persone ha i muscoli della mascella estremamente tesi: si tie ne la mascella contratta in un atteggiamento di determinazione spesso quasi arcigno, oppure spinta in avanti a mo' di sfida, o ec cessivamente ritratta. In tutti questi casi la mandibola non è per fettamente mobile e questa posizione fissa denota un atteggiamento strutturato. Sotto pressione, i muscoli della mandibola si affaticano e "mollano " . Risultato, la respirazione diventa più libera e profon da e spesso nel corpo e nelle gambe compaiono dei tremiti invo lontari. Fra le altre zone di tensione muscolare a cui veniva ap plicata la pressione c'erano la nuca, la bassa schiena e i muscoli adduttori delle cosce. Sempre, comunque, la pressione veniva ap plicata in modo selettivo solo nei punti in cui tastando si rilevava la presenza di uno spasmo muscolare cronico. L'imposizione delle mani costituiva una grossa deviazione dal la pratica analitica tradizionale. Nell'analisi freudiana qualsiasi con tatto fisico fra analista e paziente era rigorosamente proibito. L'ana lista sedeva dietro al paziente, senza che questi lo vedesse, e fun geva da schermo, su cui il paziente proiettava i propri pensieri. Il terapista non era del tutto inattivo, perché i suoni che emetteva 20 Da Reich alla bioenergetica e le interpretazioni delle idee espresse dal paziente influivano no tevolmente sul processo di pensiero. Con Reich l'analista divenne una forza attiva nel processo terapeutico: sedeva di fronte al pa ziente, che dunque lo poteva vedere e, quando lo riteneva neces sario o opportuno, non evitava il contatto fisico con lui. Il ricordo che ho di Reich nelle sedute è quello di un uomo massiccio con dolci occhi marrone e delle mani forti e calde. Oggi non ci rendiamo conto del progresso rivoluzionario che rappresentò a quei tempi la sua terapia e dell'ostilità e dei sospetti che suscitò . A causa del forte accento posto sulla sessualità e del l 'impiego del contatto fisico fra terapista e paziente, i terapisti rei chiani vennero accusati di ricorrere alla stimolazione sessuale per favorire la potenza orgasmica. Fu detto che Reich masturbava i suoi pazienti. Niente di più lontano dal vero. Ma questa calunnia rivela quanto erano temute a quei tempi la sessualità e il contatto fisico. Fortunatamente negli ultimi trent'anni le cose sono molto cambiate. Si comincia a rico noscere l'importanza del toccare come forma primaria di contatto 6 e il suo valore nella situazione terapeutica è fuori questione. Natu ralmente il contatto fisico col paziente comporta una forte respon sabilità per il terapista, che deve rispettare il rapporto terapeutico ed evitare qualsiasi forma di coinvolgimento sessuale. Vorrei aggiungere che nella bioenergetica i terapisti vengono preparati a usare le mani per palpare e sentire le spasticità o bloc chi muscolari, ad applicare la pressione necessaria a scaricare o ri durre la contrazione dei muscoli (essendo però sensibili alla tolle ranza del dolore da parte del paziente) e a stabilire un contatto me diante un tocco dolce e rassicurante che dia appoggio e calore. E difficile oggi rendersi conto del grande passo fatto da Reich nel 1943. L'uso della pressione fisica facilitava la fuoriuscita dei senti menti e il corrispondente emergere dei ricordi. Serviva inoltre ad accelerare il processo terapeutico : questo si rese necessario quando le sedute vennero ridotte a una alla settimana. A quell'epoca Reich aveva ormai sviluppato una grande abilità nel leggere il corpo : sapeva come applicare una pressione tale da scaricare le tensioni muscolari, facendo nascere nel corpo il flusso di sensazioni che chiamava streamings [sensazioni di corrente ] . Già nel 1947, 6 AsHLEY MoNTAGU, Touching: The Human Significance of the Skin, Columbia Uni vetsity Press, New York, 197L 21 Bioenergetica con alcuni pazienti Reich fu in grado di provocare il riflesso del l'orgasmo in sei mesi di terapia. Per comprendere l'importanza di questo risultato si pensi che, prima di raggiungere stabilmente il riflesso dell'orgasmo, io ero stato in terapia per quasi tre anni, con una frequenza di tre sedute alla settimana. Mi sia consentito sottolineare che il riflesso dell'orgasmo non è un orgasmo. L'apparato genitale non vi è implicato. Non c'è ec citamento e, dunque, nessuna scarica dell'eccitamento sessuale. La presenza di questo riflesso indica che il paziente è pronto per questa scarica, se è in grado di trasportare l'abbandono nella situazione sessuale. Ma non necessariamente questo trasferimento avviene. Le due situazioni, quella sessuale e quella terapeutica, sono diver se; la prima è molto più carica, dal punto di vista sia emotivo che energetico. Nella situazione terapeutica il paziente ha inoltre il vantaggio di essere appoggiato dal terapista : se questi è un indi viduo dalla forte personalità come Reich, tale appoggio può essere un fatto potente. Comunque in assenza del riflesso dell'orgasmo è improbabile che un individuo consenta i movimenti involontari della pelvi che si verificano al culmine dell'atto sessuale. Questi movimenti sono la base di una risposta orgasmica completa. Non dimentichiamo che nella teoria reichiana il criterio della salute emotiva è la risposta orgasmica nell'atto sessuale, e non il riflesso dell'orgasmo. Ciò non toglie che il riflesso dell'orgasmo abbia di fatto alcuni effetti positivi sulla personalità. Anche se si verifica nell'atmosfera rassicurante della situazione terapeutica, viene vissuto come una esperienza rinvigorente e liberatoria. L'individuo ha la percezione di ciò che si prova ad essere liberi dalle inibizioni. Al tempo stesso si sente collegato e integrato con il proprio corpo e, attraverso di esso, con l'ambiente. Prova un senso di benessere e di pace inte riore. Comprende che la vita del corpo sta nel suo aspetto involon tario. Posso testimoniare di questa reazione in base alla mia espe rienza personale e ai commenti raccolti dai pazienti in tanti anni. Purtroppo gli stress quotidiani a cui siamo sottoposti nella no stra civiltà non sempre permettono che queste belle sensazioni du rino. Il ritmo e la filosofia dei nostri tempi sono una negazione del la vita. Troppo spesso accade che il riflesso dell'orgasmo si perda, se il paziente non ha imparato a far fronte agli stress della vita senza ricorrere a schemi nevrotici di comportamento. Ìl quanto accadde a due pazienti che Reich a quel tempo aveva in terapia. Alcuni mesi dopo aver concluso il trattamento - apparentemente 22 Da Reich alla bioenergetica con s.uccesso - vennero a chiedermi di riprendere la terapia, per ché non erano stati in grado di mantenere i benefici acquisiti con Reich. Mi resi conto allora che non poteva esistere una scorciatoia per la conquista della salute emotiva e che l'elaborazione continua di tutti i problemi di un individuo era l'unica strada per garantire l'optimum del funzionamento. Tuttavia ero ancora convinto che la sessualità fosse la chiave per la soluzione dei problemi nevrotici dell'individuo. Sarebbe facile criticare Reich per l'accento posto sulla centra lità del sesso, ma personalmente non intendo farlo. La sessualità era ed è la chiave di tutti i problemi emotivi; ma i disturbi del funzionamento sessuale possono essere compresi solo nel contesto globale della personalità da un lato e, dall'altro, delle condizioni sociali in cui vive. Nel corso di questi anni, se pure con riluttanza, sono giunto alla conclusione che non esiste una chiave unica in grado di aprire le porte del mistero della condizione umana. La mia riluttanza nasceva dal profondo desiderio di credere che esi stesse una risposta unica. Oggi penso in termini di polarità, con gli inevitabili conflitti e le soluzioni temporanee che essa comporta. Una concezione della personalità che consideri il sesso l'unica chia ve di comprensione è troppo limitata, ma ignorare il ruolo svolto dalla pulsione sessuale nel dar forma alla personalità individuale significa ignorare una delle più importanti forze esistenti in natura. In una delle sue prime formulazioni, prima di enunciare il con cetto dell'istinto di morte, Freud aveva postulato l'esistenza di un'antitesi fra istinti dell'io e istinto sessuale. Il primo ricerca la conservazione dell'individuo, il secondo mira alla conservazione della specie. Questo implica che fra individuo e società vi sia un conflitto, che di fatto nella nostra civiltà esiste. Un altro conflitto inerente a questa antitesi è quello fra ricerca del potere (che è una pulsione dell'io) e ricerca del piacere (pulsione sessuale). Nella no stra civiltà, l'eccessiva accentuazione del potere mette l'io contro il corpo e la sessualità, e crea un antagonismo fra impulsi che, in linea ideale, dovrebbero sostenersi e rinforzarsi a vicenda. Tuttavia non si può giungere all'estremo opposto dando importanza alla sola sessualità. E quanto mi divenne chiaro dopo che per un certo tempo avevo perseguito, senza successo, l'unico obiettivo della rea lizzazione sessuale dei miei pazienti, adeguandomi dunque a Reich. Nell'uomo occidentale l'io è una forza potente che non può essere liquidata o negata. L'obiettivo terapeutico è di integrare l'io con il corpo e la sua ricerca del piacere e della realizzazione sessuale. 23 Bioenergetica Sono arrivato a comprendere questa verità dopo anni di duro lavoro e non senza aver fatto la mia parte di sbagli. Nessuno sfugge alla regola che l'apprendimento avviene attraverso il riconoscimen to dei propri errori. Se non avessi perseguito con decisione l'obiet tivo del soddisfacimento sessuale e della potenza orgasmica, però, non avrei capito la dinamica energetica della personalità. E senza il criterio del riflesso orgasmico è impossibile comprendere i movi menti e le reazioni involontarie dell'organismo umano. Nel comportamento e nel funzionamento dell'uomo vi sono ancora molti elementi misteriosi che la ragione non riesce ad affer rare. Prima di lasciare New York, per esempio, per circa un anno ebbi in trattamento un giovane che aveva molti gravi problemi. Provava una fortissima ansia ogni volta che si avvicinava a una ragazza. Si sentiva inferiore, inadeguato e aveva parecchie tendenze masochistiche. A volte aveva l'allucinazione che il diavolo lo spias se da un angolo. Nel corso della terapia i suoi sintomi fecero qual che progresso, ma non si poteva assolutamente dire che fossero risolti. Aveva sviluppato un rapporto stabile con una ragazza, ma nel climax sessuale provava poco piacere. Lo rividi cinque anni più tardi, dopo il mio ritorno in America. Mi narrò una storia affascinante. Dopo la mia partenza era rimasto senza terapista, per cui aveva deciso di continuare la terapia da· solo, svolgendo fra l'altro gli esercizi fondamentali di respirazione che avevamo usato nel corso della terapia. Ogni giorno, tornato a casa dal lavoro, si sdraiava sul letto e si abbandonava, come aveva fatto con me, a una respirazione profonda e rilassata. Un giorno era accaduto il miracolo : l'ansia era scomparsa. Si sentiva sicuro di sé, la tendenza all'autosvalutazione era scomparsa. Ma, fatto an cora più importante, nell'atto sessuale raggiunse un pieno grado di potenza orgasmica. Aveva orgasmi completi e soddisfacenti. Era una persona diversa. "Durò solo un mese ", mi confessò con rammarico. All'improv viso, come si era verificato, il cambiamento· era svanito e si era ritrovato di nuovo immerso nella vecchia sofferenza. Iniziò allora una terapia con un altro terapista reichiano; andò avanti per pa recchi anni ma, di nuovo, con scarso successo. Quando ripresi a praticare tornò in terapia da me. Lavorai con lui per altri tre anni circa e lo aiutai a superare molti dei suoi problemi. Ma il miracolo non accadde più. Non raggiunse mai, nel sesso o in altri settori, i livelli del breve periodo successivo alla mia partenza. Come spiegare lo scoppio inaspettato di salute che pareva av- 24 Da Reich alla bioenergetica venire da sé, e la sua successiva scomparsa? L'esperienza del mio paziente mi fece venire in mente Lost Horizon di James Hilton, che a quell'epoca era molto in voga. L'eroe della storia, Conway, viene sequestrato insieme ad altri passeggeri su di un aereo e por tato in una valle nascosta entro una remota fortezza situata nella catena dell'Himalaya. Il nome della fortezza è Shangri-La, che let teralmente significa " fuori dal mondo " . Per coloro che vivono in questa valle pare che la vecchiaia e la morte siano rimandate o sospese. Il principio che li governa è la moderazione, anch'essa una cosa che non è ·"di questo mondo " . Conway è tentato di re stare a Shangri-La; trova estremamente piacevole questo modo di vivere sereno e ragionevole. Benché gli offrano di governare la co munità della vallata, si lascia convincere dal fratello che è tutta una fantasia. Il fratello, che si è innamorato di una ragazza cinese, induce Conway a fuggire e a tornare nella " realtà" . Partono; ma appena fuori dalla valle Conway assiste con orrore alla trasforma zione della giovane cinese, che diventa una vecchia e muore. Quale delle due realtà è più valida? Conway decide di tornare a Shangri La, ma, alla fine del racconto, lo troviamo che erra per le montagne alla ricerca del suo "lost horizon" [orizzonte perduto]. Si può spiegare la trasformazione improvvisa verificatasi nel mio paziente supponendo che ci fosse stato un cambiamento nel suo senso della realtà. Per un mese anche il mio paziente era uscito " fuori dal mondo " e, facendolo, si era lasciato dietro le spalle tutte le ansie, i sensi di colpa e le inibizioni legate al fatto di vivere in questo mondo. Indubbiamente molti fattori. avevano contribuito a produrre questo effetto. A quei tempi fra coloro che erano coinvolti con il lavoro di Reich, che fossero studenti o pazienti, era diffuso un senso di euforia e di eccitazione. Si aveva la sensazione che Reich avesse enunciato una verità fondamentale sugli esseri umani e la loro sessualità. Le sue idee avevano un fascino rivoluzionario. Sono certo che il mio paziente aveva assorbito questa atmosfera che, insieme alla respirazione più profonda, poteva aver prodotto il notevole effetto descritto sopra. L'uscita dal proprio mondo o dal proprio sé abituale è una esperienza trascendentale. Molti hanno avuto esperienze simili, di durata più o meno breve. Comune a tutti è un senso di libera zione, di sollievo e la scoperta di un sé pienamente vivo e capace di una risposta spontanea. Ma queste trasformazioni appaiono in modo inaspettato e non possono essere pianificate. Purtroppo il processo inverso avviene spesso con altrettanta rapidità e nel giro 25 Bioenergetica di una notte il cocchio scintillante torna ad essere la zucca che era in origine. Ci rimane allora un senso di stupore: qual è la vera realtà del nostro essere? Perché non possiamo restare in quello stato liberato? La maggior parte dei miei pazienti ha avuto alcune esperienze trascendentali nel corso della terapia. Ciascuna di esse dischiude un orizzonte che prima era oscurato da una fitta nebbia e che, d'improvviso, viene scorto con chiarezza. Anche se la nebbia cala di nuovo, il ricordo resta e motiva l'individuo a continuare nell'im pegno del cambiamento e della crescita. Se cerchiamo la trascendenza può accaderci di avere molte vi sioni, ma è certo che alla fine torneremo al punto da cui eravamo partiti. Se optiamo per la crescita, invece, possiamo anche avere i nostri momenti di trascendenza, che però saranno le esperienze estreme lungo la via che con costanza ci porta verso un'individua lità più ricca e sicura. La vita stessa è un processo di crescita che comincia con la crescita del corpo e dei suoi organi, passa per lo sviluppo delle abilità motorie, l 'acquisizione delle conoscenze, l'estensione dei rapporti e finisce nella somma di esperienze che chiamiamo sag gezza. Questi aspetti della crescita si sovrappongono, perché la vita e la crescita avvengono in un ambiente naturale, culturale e sociale. E questo processo, pur essendo continuo, non è mai uniforme. Ci sono periodi di livellamento in cui si assimilano le esperienze e l'organismo si prepara per una nuova ascesa. Ogni ascesa porta a un nuovo culmine e crea quella che chiamiamo esperienza estrema. Ogni esperienza estrema, a sua volta, deve essere integrata nella personalità: solo cosl potrà esserci una nuova crescita e l'individuo giungerà alla fine a una condizione di saggezza. Una volta dissi a Reich che avevo una definizione della felicità. Sollevò le sopracci glia e, guardandomi con aria interrogativa, mi domandò quale fos se. " La felicità è la consapevolezza della crescita " , risposi. Il suo viso si spianò: "Non male ", fu il commento. Se la mia definizione ha una sua validità, allora possiamo dire che la maggior parte della gente che viene in terapia lo fa perché ha la sensazione che il processo di crescita si sia arrestato e spera di poterlo reinstaurare. La terapia può farlo se fornisce nuove espe rienze e aiuta a rimuovere o a ridurre i blocchi e gli ostacoli che ne impediscono l'assimilazione. Questi blocchi sono schemi strut turati di comportamento che rappresentano una soluzione insoddi sfacente, di compromesso, di conflitti infantili. Creano il sé nevro- 26 Da Reich alla bioenergetica tico e limitato da cui il soggetto cerca di sfuggire, di liberarsi. Ripercorrendo il suo passato, nella terapia il paziente porta allo scoperto i conflitti originari e trova nuovi modi di affrontare le situazioni che negavano o minacciavano la vita costringendolo, per sopravvivere, a crearsi una "corazza " . Solo facendo rivivere il pas sato di una persona se ne favorisce un'autentica crescita nel pre sente. Se il passato viene escluso, il futuro non esiste. La crescita è un processo naturale; non possiamo costringerla a verificarsi. La sua legge è comune a tutti gli esseri viventi. Un albero, per esempio, cresce verso l'alto solo se le sue radici scen dono sempre più in profondità nella terra. Impariamo studiando il passato. Allo stesso modo una persona può crescere solo raffor zando le proprie radici nel suo stesso passato. E il passato di una persona è il suo corpo. Riandando col pensiero a quegli anni entusiasmanti mi rendo conto di quanto fosse ingenua la mia fiducia in una tecnica che fosse in grado di risolvere con facilità i problemi profondamente strutturati dell'individuo moderno. Non voglio con questo dire che Reich si facesse delle illusioni sull'immenso compito che lo aspet tava. Era perfettamente consapevole della situazione. La sua ricerca di mezzi più efficaci per trattare questi problemi derivava proprio da questa consapevolezza. Gli rimaneva da indagare la natura dell'energia che opera negli organismi viventi. Come è noto, sosteneva di aver scoperto una nuova energia che chiamò orgone, termine che derivava da orga nico e organismo. Inventò un apparecchio che poteva accumulare questa energia e caricarne il corpo di chiunque vi si sedesse dentro. lo stesso ho costruito di questi " accumulatori" e li ho usati perso nalmente. In alcuni casi si sono rivelati utili, ma non hanno nessun effetto sui problemi della personalità. A livello individuale, per risolvere questi problemi occorre ancora una combinazione di ac curato lavoro analitico e di un approccio fisico che aiuti l'individuo a scaricare le spasticità muscolari croniche che inibiscono la sua libertà e creano delle costrizioni alla sua vita. A livello sociale è necessario che cambino e si evolvano gli atteggiamenti dell'uomo verso se stesso, verso l'ambiente e verso il genere umano nel suo complesso. Reich portò grossi contributi a entrambi i livelli. Il suo ap porto alla spiegazione della struttura del carattere e la sua dimo strazione dell'identità funzionale di quest'ultima con l'atteggia mento corporeo rappresentarono degli importanti passi avanti nella 27 Bioenergetica comprensione del comportamento umano. Introdusse il concetto di potenza orgasmica come criterio di salute emotiva (e certamente lo è) e mostrò che la sua base fisica era il riflesso orgasmico del corpo. Ampliò la nostra conoscenza dei processi corporei scoprendo il significato e l'importanza delle reazioni involontarie del corpo. E sviluppò una tecnica relativamente efficace per trattare i disturbi della vita emotiva (involontaria) dell'individuo. Reich sottolineò con chiarezza come la struttura della società si rifletta nella struttura caratteriale dei suoi membri, intuizione questa che contribuì a chiarire gli aspetti irrazionali della politica. Vide la possibilità di un'esistenza libera dalle inibizioni e dalle re· pressioni che strangolano l'impulso vitale. Se mai questa visione dovrà realizzarsi, credo che lo farà seguendo la direzione indicataci da Reich. Per il nostro scopo presente, il più grande contributo di Reich è stata la sua definizione del ruolo centrale che deve svolgere il corpo in una teoria della personalità. Il suo lavoro ha fornito le basi su cui è stato costruito l'edificio della bioenergetica. Sviluppo della bioenergetica Spesso mi sento chiedere: " Che differenza c'è fra la bioenerge tica e la terapia reichiana? " Il modo migliore di rispondere a que sta domanda è di continuare a tracciare la storia dello sviluppo del la bioenergetica . Nel 1952, un anno dopo il mio ritorno dall'Europa, terminai il periodo di internato. Venni a sapere allora che nell'atteggiamento di Reich e dei suoi seguaci si era verificata una serie di cambia menti. L'entusiasmo e l'eccitazione, così evidenti negli anni dal 1945 al 1947, avevano ceduto il posto allo scoraggiamento e a un senso di persecuzione. Reich aveva smesso ogni terapia personale e si era trasferito a Rangeley, nel Maine, dove si dedicava intera mente alla fisica organica. Il termine " vegetoterapia analitica del carattere " era stato abbandonato a favore di un altro, " terapia organica " . Ne era risultata una diminuzione dell'interesse per l'arte dell'analisi del carattere e una maggiore accentuazione dell'applica zione dell'energia organica mediante l'impiego dell'accumulatore. Il senso di persecuzione era generato in parte dall'atteggia· mento cdtico assunto dall'ambiente medico-scientifico nei confronti delle idee di Reich, in parte dall'aperta ostilità di molti psicoanalisti 28 Da Reich alla bioenergetica e in parte da angosce endogene di Reich e dei suoi seguaci. Lo scoraggiamento derivava dal fallimento di un esperimento condotto da Reich nel suo laboratorio del Maine, che riguardava l'interazione fra energia organica e radioattività. L'esperimento ebbe un effetto negativo: Reich e i suoi assistenti si ammalarono e dovettero ab bandonare il laboratorio per un certo periodo. Contribuiva inoltre a creare scoraggiamento il fatto che fosse crollata la speranza di trovare una terapia relativamente rapida ed efficace per la cura delle nevrosi. Io non condividevo questi sentimenti. Il fatto di essere rimasto per cinque anni lontano da Reich e dai suoi problemi mi consen tiva di conservare l'eccitazione e l'entusiasmo dei primi anni. Inol tre gli studi fatti alla scuola medica e l'esperienza dell'internato mi avevano più che mai convinto della validità generale delle idee di Reich. Per questo motivo ero riluttante a identificarmi interamente con il gruppo dei terapisti organici : una riluttanza ulteriormente aumentata dalla consapevolezza che i seguaci di Reich avevano or mai una devozione fanatica per lui e per la sua opera. Si riteneva che fosse presuntuoso, se non eretico, mettere in dubbio qualcuna delle sue affermazioni o modificare le sue idee alla luce dell'espe rienza personale. Mi era chiaro che un atteggiamento del genere avrebbe soffocato qualsiasi lavoro originale e creativo. Furono que ste le considerazioni che mi indussero a mantenere una posizione indipendente. Ero in questa disposizione di spirito quando una discussione con un altro terapista reichiano, il dott. Pelletier, che era all'esterno degli ambienti ufficiali, mi fece intravedere la possibilità di modifi care e di ampliare i procedimenti della tecnica reichiana. Per tutta la durata del mio lavoro con lui, Reich aveva sottolineato che la mia mandibola doveva cadere, sciolta, in un atteggiamento di ab bandono o di resa al corpo. Anch'io negli anni in cui avevo pra ticato come terapista reichiano avevo dato importanza a questa po sizione. Il dott. Louis G. Pelletier osservò che aveva trovato van taggioso indurre i pazienti a protendere la mandibola in avanti in atteggiamento di sfida. Il fatto di mobilitare questa espressione ag gressiva rilasciava parte della tensione dei muscoli contratti della mandibola. Naturalmente, pensai, può funzionare in tutti e due i modi: d'un tratto mi sentii libero di mettere in dubbio e di cam biare quello che aveva fatto Reich. Risultò che entrambe le posi zioni funzionavano meglio se venivano alternate. Mobilitare e inco raggiare l'aggressività del paziente favorisce il suo " abbandono " 29 Bioenergetica o la sua resa a tènere sensazioni sessuali. D'altra parte, se si inizia con un atteggiamento di " abbandono" spesso accade che il dolore e la frustrazione provati a livello corporeo diano origine a senti menti ed espressioni di tristezza e di rabbia. Nel 1953 ebbe inizio la mia collaborazione con il dott. John C. Pierrakos, che aveva appena terminato il tirocinio psichiatrico al Kings County Hospital. Anche il dott. Pierrakos era stato in terapia reichiana ed era un seguace di Reich. A quell'epoca ci con sideravamo ancora dei terapisti reichiani, benché non fossimo più collegati ufficialmente all'associazione. Un anno dopo si unì a noi il dott. William B. Walling, che aveva una formazione simile a quella del dott. Pierrakos. Avevano frequentato insieme la scuola medica. Il risultato iniziale di questa collaborazione fu un pro gramma di seminari clinici in cui avremmo presentato personal mente i nostri pazienti con l'obiettivo di comprendere più a fondo i loro problemi e, al tempo stesso, di insegnare ad altri terapisti le concezioni fondamentali del sistema basato sul corpo. A questo sco po nel 1956 venne fondato l'Institute for Bioenergetic Analysis, sotto forma di associazione senza fini di lucro. Nel frattempo Reich aveva dei fastidi con la legge. Quasi a sancire la sua sensazione di essere perseguitato, la Food and Drug Administration gli aveva fatto causa alla Corte Federale accusan· dolo di vendere e di spedire nei diversi Stati gli accumulatori orgo nici: l'imputazione, partendo dall'assunto che l'energia orgonica non esisteva, concludeva che la vendita degli accumulatori era una frode. Reich si rifiutò di contestare l'accusa e di difendersi, affer mando che le sue teorie scientifiche non potevano essere discusse in un tribunale. L'FDA vinse la causa per mancata comparizione dell'imputato. Vi fu chi consigliò a Reich di ignorare l'ingiunzione e presto gli agenti dell'FDA scoprirono che ne aveva violato i ter mini. Reich venne processato per " disprezzo della Corte ", giudi cato colpevole e condannato a scontare due anni in un penitenziario federale. Morì nella prigione di Lewisburg nel novembre del 1957. La tragedia della morte di Reich valse a dimostrarmi che non è possibile salvare un uomo contro la sua stessa volontà. Ma se un individuo si impegna seriamente per la propria salvezza? Se per " salvezza" si intende la libertà dalle inibizioni e dalle costrizioni imposte dall'educazione, non potevo affermare di avere raggiunto questo stato di grazia. Benché avessi concluso con successo la te rapia reichiana, sapevo che nel mio corpo permanevano molte ten· sioni muscolari che mi impedivano di provare la pienezza di gioia 30 Da Reich alla bioenergetica che desideravo. Ne sentivo l'influenza limitante sulla mia persona lità. Inoltre volevo un'esperienza sessuale ancora più ricca e piena - e sapevo che era possibile. Decisi di riprendere la terapia. Ma non potevo tornare da Reich e non avevo fiducia negli altri terapisti reichiani. Ero con vinto che dovesse essere una terapia basata sul corpo, per cui decisi di lavorare con il mio socio John Pierrakos, di cui ero maggiore sia per anni che per esperienza. Fu da questo lavoro comune sul mio stesso corpo che nacque la bioenergetica. Gli esercizi di base che usiamo oggi vennero prima provati e verificati su di me: sapevo dunque per esperienza personale come. funzionavano e che effetti potevano produrre. Da allora ho sempre adottato il sistema di pro vare prima su di me tutto quello che facevo fare ai miei pazienti: non credo infatti che si abbia il diritto di pretendere da altri quello che non si è disposti a chiedere a se stessi. E, d'altra parte, non credo che si possa fare per altri quello che non si può fare per se stessi. La mia terapia con Pierrakos durò circa tre anni. Era di qualità totalmente diversa da quella svolta con Reich. C'erano meno espe rienze spontanee del tipo descritto sopra, in gran parte perché io stesso dirigevo il lavoro, ma in parte anche perché ci concentra vamo più sulla scarica della tensione muscolare che sull'abbandono alle sensazioni sessuali. Mi rendevo conto di non voler continuare a provare. Volevo che qualcuno prendesse il mio posto e lo facesse per me. Provare e controllare sono aspetti del mio carattere nevro tico, cosicché non mi era facile abbandonarmi. Ero riuscito a farlo con Reich perché provavo grande rispetto per le sue conoscenze e per la sua autorità, ma il mio abbandono era limitato a quel rap porto. Risolvemmo il conflitto con un compromesso. Nella prima metà della seduta lavoravo su me stesso, descrivendo a Pierrakos le sensazioni che provava il mio corpo. Nella seconda metà egli mi lavorava i muscoli contratti con le mani calde e forti, massaggian doli e rilassandoli per far sl che si sviluppassero le " sensazioni di corrente " . Lavorando su me stesso, sviluppai le posizioni e gli esercizi di base che oggi sono quelli classici della bioenergetica. Sentivo il bi sogno di un lavoro più radicale sulle gambe : cominciai ad adottare la posizione in piedi invece di quella sdraiata usata da Reich. Allar gavo le gambe, voltavo le punte dei piedi verso l'interno, piegavo le ginocchia e arcuavo la schiena, nel tentativo di mobilitare la metà inferiore del corpo. Mantenevo per parecchi minuti questa posi- 31 Bioenergetica zione che mi consentiva di sentirmi più v1cmo al suolo: inoltre essa aveva l'effetto di rendere più profonda la respirazione addo minale. Poiché questa posizione produceva una certa tensione nella parte inferiore della schiena, pensai di invertirla piegandomi in avanti e sfiorando il pavimento con la punta delle dita, sempre te nendo le ginocchia leggermente flesse. La sensazione che provavo nelle gambe crebbe; le gambe cominciarono a vibrare. Questi due semplici esercizi vennero a formare il concetto di grounding [radicamento], concetto che appartiene esclusivamen te alla bioenergetica. Si sviluppò lentamente negli anni, via via che risultava evidente che a tutti i pazienti mancava il senso di avere i piedi saldamente piantati a terra. Questa mancanza corri spondeva al fatto che fossero " tra le nuvole " , privi di contatto con la realtà. Mettere il paziente in contatto con la realtà, con il suolo che lo sostiene, con il suo corpo e la sua sessualità è diventato uno degli elementi essenziali della bioenergetica. Nel capitolo sesto svolgerò un'elaborazione completa del concetto di grounding ponendolo in relazione con la realtà e l'illusione. Sempre nel capitolo sesto sono descritti molti degli esercizi impiegati per ottenere il grounding. Un'altra innovazione sviluppata nel corso di questo lavoro fu l'impiego di uno sgabello per la respirazione. La respirazione è es senziale per la bioenergetica come lo è per la terapia reichiana, ma è sempre stato un problema ottenere che i pazienti respirassero in modo profondo e pieno. È ancora più difficile fare in modo che la respirazione diventi libera e spontanea. Ebbi l'idea dello sgabello respiratorio osservando la tendenza comune ad arcuare la schiena all'indietro sulla spalliera della sedia quando, dopo essere stati se duti a una scrivania per un certo tempo, si sente il bisogno di sti rarsi e di respirare. Io stesso, quando lavoravo con i miei pazienti, avevo l'abitudine di farlo. Lo stare seduto in poltrona tendeva a deprimere la mia respirazione ed ero solito arcuarmi all'indietro e stirarmi in modo che la respirazione ridiventasse più profonda. Il nostro primo sgabello fu una scala a libro in legno, alta circa ses santa centimetri, con legata sopra una coperta strettamente arroto lata.' Star sdraiati con la schiena su questo sgabello ebbe su tutti i pazienti l'effetto di stimolare la respirazione senza bisogno di fare gli esercizi appositi. Durante la mia terapia con Pierrakos verificai 1 32 ALEXANDER LoWEN, Pleasure, Coward-McCann, Inc., New York, 1970. Da Reich alla bioenergetica personalmente l'utilità dello sgabello e da allora ho continuato a usarlo regolarmente. I risultati del mio secondo periodo di terapia furono notevol mente diversi. Entrai in contatto con una tristezza e una rabbia maggiori di quelle che avevo provato in precedenza, soprattutto riguardo a mia madre. La scarica di questi sentimenti ebbe un ef fetto liberatorio. A volte mi si apriva il cuore e mi sentivo rag giante e pieno di entusiasmo. Ma il fatto più significativo era il mio frequente e persistente senso di benessere. Gradualmente il mio corpo divenne più rilassato e più forte. Ricordo che persi la sensa zione di fragilità. Sentivo che, se anche potevo essere ferito, non mi sarei spezzato. Scomparve anche la mia paura irrazionale del dolore. Il dolore, imparai, era tensione e scoprii che quando cedevo al dolore ero in grado di capire la tensione che lo produceva e pro vavo invariabilmente sollievo. Durante questa terapia il riflesso dell'orgasmo comparve solo occasionalmente. Ma il fatto non mi preoccupava, perché mi stavo concentrando sulle tensioni muscolari e questo lavoro intensivo di stoglieva l'attenzione dall'abbandono alle sensazioni sessuali. Di minuì considerevolmente la mia tendenza all'eiaculazione precoce che, malgrado l'apparente successo della terapia con Reich, non era scomparsa e la mia risposta orgasmica divenne più soddisfa cente. Questo sviluppo mi portò a capire che l'approccio più effi cace alle difficoltà sessuali di un paziente consiste nell'elaborazione dei problemi della personalità, che comprendono necessariamente l'ansia e i sensi di colpa legati al sesso. La posizione di Reich, che assegnava alla sessualità un posto centrale, pur essendo valida in teoria, in genere dava risultati che nelle condizioni di vita moderne era impossibile mantenere. Reich, come analista, aveva sottolineato l'importanza dell'ana lisi del carattere. Nella mia terapia questo aspetto era stato un po' ridotto e venne ulteriormente diminuito quando la vegetoterapia analitica del carattere divenne terapia organica. L'analisi del carat tere, benché richieda molto tempo e pazienza, mi pareva indispen sabile per ottenere un risultato stabile. Decisi allora che, indipen dentemente dall'importanza che davamo al lavoro sulle tensioni muscolari, l'analisi accurata del modo di essere e del comporta mento abituale di una persona meritava uguale attenzione. Feci uno studio approfondito sui tipi caratteriali, mettendo in relazione le dinamiche psicologiche e le dinamiche fisiche degli schemi di comportamento. I risultati di questo studio vennero pubblicati nel 33 Bioenergetica 1958 in un libro intitolato The Physical Dynamics of Character Structure [Dinamiche fisiche della struttura del carattere l 8 Benché come compendio dei tipi caratteriali non sia del tutto completo, è la base di tutto il lavoro sul carattere svolto nella bioenergetica. Alcuni anni prima avevo concluso la terapia con Pierrakos ed ero molto soddisfatto dei risultati raggiunti. Ma se qualcuno mi avesse domandato: "hai risolto tutti i tuoi problemi, completato la tua crescita, realizzato il tuo pieno potenziale di individuo, scari cato tutte le tensioni muscolari? " , la mia risposta sarebbe ancora stata: "No',. Arriva un momento in cui non si ritiene più neces sario o desiderabile continuare la terapia, e si smette. Se la terapia è riuscita, ci si sente in grado di prendersi carico della responsa bilità del proprio benessere e della propria crescita. Qualcosa della mia personalità mi ha sempre fatto propendere, comunque, per questa direzione. Smettere la terapia non significava abbandonare il lavoro sul mio corpo. Ho continuato, da solo o in gruppo, a fare gli esercizi bioenergetici che uso con i miei pazienti. Sono convinto che a questo impegno rispetto al mio corpo sia dovuto in parte il fatto che nella mia personalità hanno continuato a verificarsi molti cambiamenti positivi. In genere questi cambiamenti sono stati pre ceduti da una più profonda comprensione di me stesso, del mio passato e del mio corpo. Sono ormai passati più di trentaquattro anni da quando conobbi Reich e più di trentadue dal giorno in cui iniziai la terapia con lui. Ho alle spalle più di ventisette anni di lavoro con i pazienti. Lavo rando, pensando e scrivendo sulle mie esperienze personali e su quelle dei miei pazienti, sono giunto a una conclusione: La vita di un individuo è la vita del suo corpo. Poiché il corpo vivente com prende la mente, lo spirito e l'anima, vivere la vita del corpo si gnifica avere una vita mentale, spirituale e sentimentale piena. Se questi aspetti della nostra natura sono carenti, è perché non viviamo interamente dentro o con il nostro corpo. Lo trattiamo come uno strumento o come una macchina. Sappiamo che, se si guasta, siamo nei guai: ma potremmo dire lo stesso dell'automobile, da cui siamo tanto dipendenti. Non ci identifichiamo con il nostro corpo, anzi, come ho già sottolineato in un libro precedente,' lo tradiamo. Tutte le nostre difficoltà personali derivano da questo tradimento e sono 8 ALEXANDER LOWEN, The Physical Dynamics of Character Structure, Grone & Strat· ton, New York, 1958. Disponibile in paperback con il titolo The Language of the Body, Macmillan, New York, 1971. 9 ALEXANDER LowEN, The Betrayal of the Body, Macmillan, New York, 1967. 34 Da Reich alla bioenergetica anche convinto che la maggior parte dei nostri problemi sociali ab biano un'origine analoga. La bioenergetica è una tecnica terapeutica che si propone di aiutare l'individuo a tornare ad essere con ìl proprio corpo e a goderne la vita con quanta pienezza possibile. Questo risalto dato al corpo comprende la sessualità, che ne è una delle funzioni fon damentali. Ma comprende anche funzioni ancor più basilari come quelle di respirare, muoversi, sentire ed esprimere se stessi. Una persona che non respira a fondo riduce la vita del corpo. Se non si muove liberamente, limita la vita del corpo. Se non sente piena mente, restringe la vita del corpo. E se reprime la propria autò espressione, limita la vita del corpo. È vero, queste restrizioni alla nostra vita non ce le autoimpo niamo volontariamente: si sviluppano come strumenti di sopravvi venza in un ambiente e in una cultura che negano i valori del corpo a favore del potere, del prestigio e del possesso. Tuttavia non con testando queste restrizioni le accettiamo e così tradiamo il nostro corpo. In questo processo sovvertiamo anche l'ambiente naturale da cui il benessere del nostro corpo dipende. È vero anche che la gente in genere è inconsapevole degli handicap còrporei che la tor mentano - che per loro sono diventati una seconda natura, sono ormai parte del loro modo abituale di essere nel mondo. In realtà molta gente attraversa la vita con un budget di energie e di sensa zioni limitato. La bioenergetica si propone l'obiettivo di aiutare la gente a riconquistare la sua natura primaria - la condizione di libertà, lo stato di grazia e la qualità della bellezza. Libertà, grazia e bellezza sono gli attributi naturali di ogni organismo animale. La libertà è l'assenza di repressione interiore del flusso delle sensazioni, la grazia è l'espressione di questo flusso nel movimento e la bellezza è una manifestazione dell'armonia interiore generata dal flusso. Sono in dice di un corpo sano e, perciò, di una mente sana. La natura primaria di tutti gli esseri umani è di essere aperti alla vita e all'amore. Nella nostra cultura l'atteggiamento di difesa, la corazza, la diffidenza e la chiusura sono diventati una seconda natura. Sono i mezzi che adottiamo per proteggerei dalle offese; ma, quando diventano caratteriologici o strutturati nella personalità, questi atteggiamenti costituiscono un'offesa più grave e una muti lazione maggiore di quelle sofferte in origine. La bioenergetica vuole aiutare gìi individui ad aprire il cuore alla vita e all'amore. Non è un compito facile. Il cuore è ben pro- 35 Bioenergetica tetto nella sua gabbia di ossa e le vie di accesso sono guardate da potenti difese fisiologiche e fisiche. Per raggiungere il nostro obiet tivo bisogna capire ed elaborare queste difese. Ma se non si rag giunge lo scopo, il risultato è tragico. Attraversare la vita con il cuore chiuso è come fare un viaggio attraverso l'oceano chiusi nella prigione della nave. Il senso, l'avventura, l'eccitazione e la gloria della vita non possono essere visti, sono fuori portata. La bioenergetica è l'avventura della scoperta di se stessi. Diffe risce da forme analoghe di esplorazione della propria natura perché cerca di capire la personalità umana dal punto di vista del corpo. La maggior parte dei metodi precedenti hanno centrato l 'attenzione sulla mente; ci hanno portato molte informazioni preziose, ma mi pare che non abbiano toccato il settore più importante della per sonalità, la sua base, che si situa nei processi corporei. Non esi tiamo a riconoscere che quello che succede nel corpo influenza ne cessariamente la mente: ma in questa affermazione non c'è niente di nuovo. La mia convinzione è che i processi energetici del corpo determinino ciò che succede nella mente esattamente come deter minano ciò che succede nel corpo. 36 Capitolo secondo Il concetto di energia Carica, scarica, flusso e movimento Come ho già sottolineato, la bioenergetica è lo studio della per sonalità umana dal punto di vista dei processi energetici del corpo. Questo termine viene impiegato anche in biochimica per definire un settore di ricerca che si occupa dei processi energetici a livello molecolare e submolecolare. Come ha notato Albert Szent Gyorgyi/ per muovere la macchina della vita occorre energia. L'energia, in fatti, entra in gioco nel movimento di tutte le cose viventi e inani mate. La scienza odierna ritiene che questa energia sia di natura elettrica. Ma a questo riguardo, specialmente rispetto agli organismi viventi, ci sono anche altri punti di vista. Reich postulò l'esistenza di un'energia cosmica di base, che chiamò orgone, la cui natura non era elettrica. La filosofia cinese postula l'esistenza di due energie, lo yin e lo yang, che hanno un rapporto reciproco di polarità. Que ste energie stanno alla base dell'agopuntura cinese, che spesso ha sbalordito i medici occidentali con i suoi risultati. Non ritengo che ai fini di questo studio sia importante deter minare che cosa sia in realtà l'energia della vita. Tutti questi punti di vista hanno una loro parte di validità e confesso di non essere riuscito a conciliarne le differenze. Possiamo però accettare la pro posizione fondamentale secondo cui l'energia è implicata in tutti i processi della vita - nel movimento, nel sentire e nel pensare e che questi processi si arresterebbero se ci fosse una grossa interru zione nel rifornimento di energia all'organismo. La mancanza di cibo, per esempio, esaurirebbe a tal punto l'energia dell'organismo che sopraggiungerebbe la morte; lo stesso accadrebbe privando l'or ganismo dell'ossigeno necessario alla respirazione o somministran1 ALBERT SzENT-GYORGYI, Bioenergetics, Academic Press, New York, 1957. 37 Bioenergetica dogli dei veleni che bloccano le attività metaboliche del corpo, ridu cendone l'energia. E comunemente riconosciuto che l'energia dell'organismo ani male deriva dalla combustione del cibo. Le piante, per i loro pro cessi vitali, hanno la capacità di catturare e di utilizzare l'energia del sole, che legano e trasformano nei tessuti, rendendola così di sponibile come cibo per gli animali erbivori. La ritrasformazione del cibo in energia libera che l'animale può utilizzare per i propri bisogni vitali è un complesso processo chimico che richiede l'utiliz zazione di ossigeno. La combustione del cibo non è diversa dalla combustione del legno : in entrambe, per mantenere il processo, oc corre ossigeno. In tutti e due i casi il ritmo della combustione è legato alla quantità di ossigeno disponibile. Questa semplice analogia non spiega il complicato fenomeno della vita. Quando il combustibile è esaurito, un semplice fuoco si esaurisce; inoltre il fuoco brucia in modo indiscriminato, indi pendentemente dall'energia liberata dalla combustione. L'organi smo vivente invece è un fuoco che si autocontiene, si autoregola e si autoperpetua. Come possa compiere questo miracolo - cioè bru ciare senza divampare e senza esaurirsi - è ancora un grande mi stero. Se non siamo ancora in grado di risolvere l'enigma, è però importante cercare di capire alcuni dei fattori che entrano in gioco, perché tutti noi vogliamo far sì che la fiamma della vita, in noi, sia vivace e continui a bruciare. Non siamo abituati a pensare alla personalità in termini di ener gia: ma le due cose non possono essere disgiunte. La quantità di energia che un individuo impiega e il modo in cui la impiega deter mina necessariamente la sua personalità e si riflette in essa. Alcuni hanno più energia di altri; altri ancora sono controllati. Una per sona impulsiva, per esempio, non è in grado di controllare un aumento del proprio livello di eccitamento o di energia; deve scari care il più rapidamente possibile la maggiore eccitazione. L'osses sivo impiega la sua energia in modo diverso; anch'egli deve scari care l'eccitamento, ma lo fa secondo schemi motori e di comporta mento rigidamente strutturati. Il rapporto esistente fra energia e personalità si manifesta con estrema chiarezza nel depresso. La reazione depressiva e la ten denza alla depressione risultano dal gioco di complessi fattori psico logici e fisici.' Ma una cosa è ben chiara: l'individuo depresso è 2 38 ALEXANDER LOWEN, Depression and the Body, cit. Il concetto di energia depresso a livello energetico. Studi cinematici dimostrano che fa solo la metà dei movimenti spontanei eseguiti normalmente dall'in dividuo non depresso. Nei casi gravi può starsene seduto tranquillo, quasi senza muoversi, come se non avesse l'energia di muoversi in modo attivo. Il suo stato soggettivo spesso corrisponde all'imma gine oggettiva che dà. In genere ha la sensazione che gli manchi l'energia per muoversi. Spesso si lamenta di sentirsi privo di forze senza tuttavia essere stanco. La depressione del suo livello di ener gia si manifesta nella diminuzione di tutte le funzioni energetiche. Sono depressi la respirazione, l'appetito, la pulsione sessuale. In questo stato, è impossibile che risponda positivamente all'esorta zione di interessarsi a qualcosa: non ha, letteralmente, l'energia per sviluppare un interesse. Ho trattato molti pazienti depressi: è proprio questo, infatti, uno dei problemi più comuni che spingono la gente a iniziare una terapia. Dopo aver ascoltato il racconto del paziente, esaminato la sua storia precedente e valutato la sua condizione, cerco di aiutarlo a crearsi la propria energia. Il sistema più immediato per raggiun gere questo scopo è quello di far aumentare l'assunzione di ossi geno - farlo cioè respirare più a fondo e con maggiore pienezza. Ci sono molti modi per aiutare una persona a mobilitare la respi razione; li descriverò nei capitoli successivi. Parto dal presupposto che il paziente non possa farlo da sé: altrimenti non avrebbe cer cato il mio aiuto. Questo significa che per farlo partire devo usare la mia energia. Lo guido a svolgere alcune semplici attività che pian piano lo portano a respirare più a fondo e, per stimolarlo, uso la pressione e il contatto fisico. Il dato importante è che a mano a mano che la respirazione diventa più attiva, il livello di energia aumenta. Quando un individuo è carico, nelle gambe può compa rire una vibrazione o un tremore leggero e involontario. È il segno che nel corpo, e più precisamente nella parte inferiore, c'è una qualche corrente di eccitazione. Può accadere che la voce diventi più sonora, perché attraverso la laringe passa più aria; a volte il viso diventa più luminoso. A volte, perché si verifichi questo cam biamento e il paziente si senta " più su", bastano venti o trenta minuti. Di fatto è stato temporaneamente tirato fuori dallo stato depressivo. Ma l'effetto della respirazione più profonda e più piena, pur essendo immediatamente evidente e sentito, non è la cura della condizione depressiva. Inoltre tale effetto non è destinato a durare, perché il paziente non è in grado di mantenere spontaneamente la 39 Bioenergetica respirazione più profonda. Proprio questa incapacità è il problema centrale della depressione, che può essere elaborato solo attraverso un'analisi approfondita di tutti i fattori che hanno contribuito a produrre un corpo relativamente morto e una personalità depressa. Ma l'analisi da sola non può essere di grande aiuto se non è ac compagnata da uno sforzo coerente inteso ad aumentare il livello energetico del soggetto caricando il suo corpo di energia. Non si può parlare di carica energetica senza considerare anche la scarica di energia. L'organismo vivente può funzionare solo se fra carica e scarica energetica c'è equilibrio. Mantiene un livello di energia adeguato ai propri bisogni e alle proprie condizioni. Nel periodo dello sviluppo un bambino assume più energia di quanta ne scarica, e quella in sovrappiù la impiega per crescere. Lo stesso vale per la convalescenza e per la crescita della personalità. La cre scita richiede energia. A parte questo, è generalmente vero che la quantità di energia che un individuo assume corrisponde alla quan tità che può scaricare attraverso l'attività. Ogni tipo di attività richiede e impiega energia - dal battito cardiaco ai movimenti peristaltici dell'intestino, al camminare, par lare, lavorare e al rapporto sessuale. Ma nessun organismo vivente è una macchina. Le attività fondamentali non vengono svolte in maniera meccanica, ma sono espressione della natura di chi le svol ge. Una persona si esprime nelle azioni e nei movimenti; quando l'espressione di sé è libera e adeguata alla realtà della situazione, il fatto di scaricare la propria energia gli procura un senso di sod disfazione e di piacere. A loro volta, questa soddisfazione e questo piacere stimolano nell'organismo una maggiore attività metabolica, che si riflette immediatamente in una respirazione più profonda e piena: Quando c'è piacere, le attività ritmiche e involontarie della vita funzionano a livello ottimale. Come ho già detto, il piacere e la soddisfazione sono il vissuto immediato delle attività di autoespressione. Limitando il diritto a esprimersi si limitano le possibilità di provare piacere e di vivere in modo creativo. Per la stessa ragione, se la capacità di una per sona di esprimere se stessa, le sue idee e sensazioni è limitata da forze interne (inibizioni o tensioni muscolari croniche) , la sua ca pacità di provare piacere è ridotta. In questo caso l'individuo ridur rà (ovviamente a livello inconscio) la propria assunzione di energia per mantenere l'equilibrio energetico del corpo. Non è possibile aumentare il livello energetico di un individuo solo caricandolo attraverso la respirazione. Bisogna aprire le vie 40 Il concetto di energia dell'autoespressione, che sono il movimento, la voce e gli occhi: potrà così esserci "una maggiore scarica energetica. Non è infrequen te che questo avvenga spontaneamente mentre il paziente viene cari cato. Può accadere che, mentre è sdraiato sullo sgabello da respira zione, cominci spontaneamente a respirare più a fondo. Improvvi samente, senza intenzione cosciente, può cominciare a piangere. Magari in quel momento non sa perché piange. La respirazione più profonda ha aperto la sua gola, caricato il suo corpo e attivato emo zioni represse, con il risultato di far erompere e scorrer fuori un senso di tristezza. A volte si tratta di uno scoppio di rabbia. Ma spesso non succede niente perché il paziente ha troppa paura di aprirsi e di lasciar emergere i sentimenti. In questo caso, tuttavia, si renderà conto del fatto di "trattenersi" e delle tensioni muscolari del collo e del petto che bloccano l'espressione dei sentimenti. Può rendersi necessario, allora, svolgere un lavoro fisico diretto sulla tensione muscolare cronica per far sì che questa costrizione si sciolga. Poiché la carica e la scarica funzionano come unità, la bioener getica lavora simultaneamente su entrambi i membri dell'equazione per elevare il livello energetico, aprire la strada all'autoespressione e reinstaurare nel corpo il flusso delle sensazioni. L'accento dunque viene sempre posto sulla respirazione, sulle sensazioni e sul movi mento; al tempo stesso si cerca di collegare il funzionamento ener getico attuale dell'individuo con la sua storia precedente. Questo approccio combinato mette gradualmente a nudo le forze interiori (conflitti) che impediscono all'individuo di funzionare con il suo pieno potenziale energetico. Ogni volta che uno di questi conflitti interiori si risolve, il livello dell'energia aumenta. Questo significa che l'individuo assume più energia e ne scarica di più in attività creative, che sono fonte di piacere e di soddisfazione. Non voglio si creda che la bioenergetica possa risolvere tutti i conflitti sepolti, rimuovere tutte le tensioni croniche e reinstaurare nel corpo di un individuo il fluire pieno e libero delle sensazioni. Può accadere che questo obiettivo non venga raggiunto fino in fon do; comunque, si instaura un processo di crescita che porta in que sta direzione. Qualsiasi tipo di terapia è ostacolato dalla cultura in cui viviamo, che non è orientata verso il piacere e l'attività creativa. Come ho già notato altrove,' questa società non è sintonizzata sui valori e sui ritmi del corpo vivente, ma su quelli delle macchine e 3 ALEXANDER LowEN, The Physical Dynamics o/ Character Structure, cit. 41 Bioenergetica della produttività materiale. Ìl inevitabile concludere che le forze che inibiscono l'autoespressione, riducendo cosi il nostro funziona mento energetico, derivano da questa cultura e ne sono parte. Tutti gli individui sensibili sanno quante energie accorrano per evitare di lasciarsi trascinare dal ritmo frenetico della vita moderna, con le sue pressioni e le sue tensioni, la sua violenza e le sue incertezze. Il concetto di flusso necessita di una certa elaborazione. Il ter mine flusso indica un movimento all'interno dell'organismo, il cui esempio migliore è il flusso del sangue. Scorrendo per il corpo, il sangue porta metaboliti e ossigeno ai tessuti fornendo loro energia e porta via i prodotti di scarto della combustione. Ma il sangue è qualcosa di più di un semplice mezzo; è il fluido carico di energia che percorre il corpo. Quando giunge in un qualsiasi punto del corpo vi porta vita, calore ed eccitamento. Ìl il rappresentante e il corriere di Eros. Consideriamo quello che succede nelle zone ero gene: labbra, capezzoli e genitali. Quando vi aumenta l'irrorazione di sangue (ciascuno di questi organi possiede una fitta rete vasco late), ci eccitiamo, ci sentiamo caldi e pieni d'amore e cerchiamo il contatto con un'altra persona. L'eccitamento sessuale avviene in sin cronia con l'aumento del flusso sanguigno alla periferia del corpo, specialmente nelle zone erogene. Se sia l'eccitamento che porta il sangue o il sangue che trasporta l'eccitamento è irrilevante. Sono due cose che vanno sempre insieme. Oltre al sangue, nel corpo vi sono altri fluidi carichi di ener gia - linfa, fluidi interstiziali e fluidi intracellulari. Il flusso del l'eccitamento non è limitato al sangue, ma viaggia attraverso tutti i fluidi corporei. Dal punto di vista energetico tutto il corpo può essere considerato come un'unica cellula, la cui membrana è la pelle. All'interno di questa cellula l'eccitazione può diffondersi in tutte le direzioni oppure fluire in direzioni specifiche, a seconda della natura della reazione a uno stimolo. Questa visione del corpo come una singola cellula non nega il fatto che al suo interno vi siano mol tissimi tessuti specializzati, nervi, vasi sanguigni, mucose, muscoli, ghiandole, ecc. che collaborano tutti, come parti, a promuovere la vita del tutto. Il flusso dell'eccitazione può essere vissuto come un sentimento o una sensazione che spesso sfida i limiti anatomici. Chi non ha mai provato un'ondata di rabbia alla parte superiore del corpo, che ca rica braccia, viso e occhi? La sensazione può variare: dal sentirsi ribollire di rabbia alla congestione apoplettica del capo e della nuca. Ritengo che, quando una persona è tanto arrabbiata da vedere ros- 42 Il concetto di energia so, questo significhi che la retina degli occhi è stata inondata dal sangue. La sensazione di rabbia, d'altra parte, può avere aspetto e qualità bianca, fredda, a causa di una vasocostrizione periferica che impedisce al sangue di raggiungere la superficie. C'è anche una rab bia nera, avvolta da una scura nube di odio. Il flusso verso l'alto di sangue e di eccitazione può produrre emozioni totalmente diverse a seconda dei canali che segue e degli organi che eccita. Il flusso di eccitazione che scorre lungo la parte anteriore del corpo, dal cuore alla bocca, agli occhi e alle mani dà origine a un sentimento di desiderio, che si esprime in un atteggia mento di apertura e aspirazione a qualcosa. Il flusso della collera scorre prevalentemente lungo la parte posteriore del corpo. Il flusso di sangue e di eccitazione diretto verso il basso produce alcune sen sazioni degne di nota, simili a quelle che si provano sulle montagne russe o su di un ascensore molto veloce, sensazioni che ai bambini piacciono molto: si pensi all'altalena. Il massimo di intensità e di piacere lo raggiungono quando compaiono come uno " sciogliersi" nell'addome, che accompagna una forte carica sessuale. Lo stesso flusso, però, può comparire unito all'ansia: in questo caso viene percepito come una sensazione di vuoto allo stomaco. Se pensiamo che il 99 per cento del corpo è composto di acqua, in parte strutturata, ma per lo più allo stato fluido, possiamo descri vere le sensazioni, i sentimenti e le emozioni come correnti od onde che scorrono per questo corpo liquido. Le sensazioni, i sentimenti e le emozioni sono la percezione di movimenti che avvengono all'in terno di un corpo relativamente fluido. I nervi mediano queste per cezioni e coordinano le reazioni, ma gli impulsi e i movimenti che le sottendono sono inerenti alla carica energetica del corpo, ai suoi ritmi e pulsazioni naturali. Questi movimenti interni rappresentano la motilità del corpo, in quanto distinta dai moti volontari che sono soggetti al controllo cosciente. Sono evidentissimi nei neonati. Guardando il corpo di un bambino si può vedere il gioco continuo dei movimenti: sono simili alle onde di un lago, solo che sono pro dotti da forze interiori. Con la vecchiaia la motilità tende a dimi nuire. Si diventa più strutturati e rigidi finché, con la morte, ogni movimento cessa. In tutti i nostri movimenti volontari c'è anche una componente involontaria, che rappresenta la motilità essenziale dell'organismo. Questa componente involontaria, che si integra con l'azione volon taria, rende conto della vivacità e della spontaneità delle nostre azioni e movimenti. Quando è assente o ridotta, i movimenti del 43 Bioenergetica corpo suscitano, oltre a quella del senso cinestetico di spostamento nello spazio, poche altre sensazioni. Il tono affettivo del movimento espressivo proviene dalla componente involontaria - la compo nente non soggetta a controllo cosciente. La fusione di elementi consci e inconsci o di componenti volontarie e involontarie dà ori gine a movimenti dotati di una risonanza emotiva, e che tuttavia sono azioni coordinate ed efficaci. La vita emotiva di una persona dipende dalla motilità del corpo, che a sua volta è funzione del flusso di eccitazione che lo pervade. I disturbi di questo flusso compaiono come dei blocchi che si mani festano in zone in cui la motilità del corpo è ridotta. In queste zone si può anche facilmente palpare o sentire con le dita la spasticità della muscolatura. I termini "blocco " , " inanimato " e " tensione mu scqlare cronica " si riferiscono allo stesso fenomeno. In generale si può individuare la presenza di un blocco vedendo una zona inani mata e sentendo o palpando la contrazione muscolare che la man tiene tale. Il corpo, essendo un sistema energetico, è in costante intera zione energetica con l'ambiente che lo circonda. A parte l'energia che deriva dalla combustione del cibo, l'individuo si eccita o si ca rica a contatto con forze positive. Un giorno chiaro e luminoso, un bel paesaggio, una persona felice hanno un effetto stimolante. I gior ni brutti e bui, il brutto e le persone depresse hanno un impatto negativo sulle nostre energie, pare che esercitino un'influenza depri mente. Siamo tutti sensibili alle forze o energie che ci circondano: ma queste forze non hanno su tutti lo stesso effetto. Una persona più carica è più resistente alle influenze negative e, allo stesso tem po, ha un'influenza positiva sugli altri, specialmente quando il flus so di eccitazione che percorre il suo corpo è libero e pieno. Tutti lo sentono intuitivamente e stare con questi individui è una gioia. Siete il vostro corpo La bioenergetica si basa sulla semplice propos!zwne che ogni persona è il proprio corpo. Nessuno è nulla al di là del corpo vi vente in cui ha la propria esistenza e attraverso il quale si esprime e si pone in relazione con il mondo che lo circonda. Sarebbe assurdo negare la verità di questa affermazione : sfido chiunque a citare una parte di se stesso che non faccia parte del suo corpo. La mente, lo spirito e l'anima sono aspetti di ogni corpo vivente. Un corpo morto 44 Il concetto di energia non ha mente, ha perduto lo spirito ed è stato abbandonato dal l'anima. Se voi siete il vostro corpo e il vostro corpo è voi, allora il corpo esprime chi voi siete. Ìl il vostro modo di essere nel mondo. Più il vostro corpo è vivo, più siete nel mondo. Quando il corpo perde parte della sua vivacità, ad esempio quando siete esausti, tendete a ritirarvi dal mondo. La malattia ha lo stesso effetto, induce l'indi viduo a ritrarsi in se stesso. Può persino accadervi di sentire il mondo lontano o di vederlo come attraverso un velo di foschia. D'altra parte, ci sono giorni in cui siete raggianti e vitali e il mondo intorno a voi sembra più luminoso, più vicino, più reale. Tutti vor remmo essere e sentirei più vivi : la bioenergetica ci aiuta a realiz zare questo obiettivo. Poiché il corpo esprime chi siete, imprime negli altri l'imma gine di quanto siete nel mondo. Non è un caso che usiamo l'espres sione " non è nessuno " per indicare una persona la cui presenza non lascia un'impronta e l'espressione " è qualcuno " per indicare una forte impressione. Questo è linguaggio del corpo. Nemmeno quando siete lontani dal mondo il vostro stato passa inosservato. Gli altri lo sentono, come sentono in voi la stanchezza o la malattia. La vo stra stanchezza si esprime in molti segni percepibili mediante la vi sta o l'udito - le spalle incurvate, una certa lentezza o pesantezza di movimenti, la pelle del viso afflosciata, gli occhi privi di luce, la voce piatta o priva di risonanza. Perfìno lo sforzo di mascherare questa condizione ci tradisce, perché rivela la tensione derivante dalla forzatura. I sentimenti e le sensazioni di una persona possono anche es sere letti nell'espressione del corpo. Le emozioni sono avvenimenti corporei; letteralmente, sono movimenti o moti interni del corpo che in genere sfociano in un'azione esterna. L'ira produce tensione e, come abbiamo già visto, genera una carica nella metà superiore del corpo, dove si trovano gli organi principali dell'attacco: i denti e le braccia. Riconosciamo l'individuo adirato dal viso arrossato, dai pugni serrati e dalla bocca ringhiosa. In alcuni animali questa emozione si manifesta anche col rizzarsi dei peli del dorso e della nuca. L'affetto e l'amore ammorbidiscono i tratti e pervadono la pelle e gli occhi di un calore diffuso. La tristezza ha un aspetto li quido, come se si stesse per scoppiare in lacrime. Ma il corpo rivela molto più di questo. L'atteggiamento di una persona verso la vita o il suo stile personale si riflettono nel modo in cui si tiene, nel portamento e nel modo di muoversi. L'individuo 45 Bioenergetica con un portamento " nobile" o " regale " si distingue da un indi viduo in cui la schiena curva, le spalle cadenti e il capo leggermente inclinato indicano la rassegnazione a sopportare i gravi fardelli della vita. Qualche tempo fa ebbi in terapia un giovane dal corpo grosso, grasso e informe. Confessò di vergognarsene talmente da non osare esporlo in piscina o sulla spiaggia. Si sentiva anche sessualmente ina deguato. Lottò per molti anni per superare questi handicap fisici, stando a dieta e correndo : ma senza successo. Nel corso della te rapia si rese conto che l'aspetto fisico esprimeva un lato della sua personalità che prima era incapace di accettare - cioè che una parte di lui si identificava con un individuo rozzo e grasso , più bam bino che uomo. Questo aspetto si esprimeva anche nel modo in cui stava sprofondato in poltrona e nella trasandatezza dell'abbiglia mento. Poi capì che quello del bambino grosso, grasso e trasandato era un atteggiamento inconscio che aveva adottato per opporsi ai genitori che continuavano a chiedergli di crescere, di diventare un uomo e di eccellere. In realtà i suoi conflitti erano più profondi, ma si riassumevano tutti in questo atteggiamento del corpo. A livello cosciente, sul piano dell'io, accettava le richieste dei genitori, ma la resistenza inconscia, o corporea, non era dovuta a nessuno sforzo volontario. Non si può riuscire nella vita combattendo se stessi. Lo sforzo di superare il corpo è votato al fallimento. È necessario individuare sia l'identità dell'individuo che la dif ferenza fra processi psichici e fisici. Il mio paziente non era solo uno zoticone grosso, grasso e infantile. Era anche un uomo che si sforzava seriamente di funzionare a questo livello. Ma non era del tutto un uomo, perché il suo inconscio e il suo corpo lo tenevano fissato a un livello infantile. Era un uomo che cercava di realizzare il proprio potenziale senza riuscirei. Il corpo rivelava drammatica mente entrambi questi suoi lati, perché era grande come quello di un uomo ma pieno di rotoli di grasso che gli davano un aspetto infantile. Molte persone sono handicappate da un conflitto inconscio fra diversi aspetti della loro personalità. Il conflitto più comune è quel lo fra i bisogni e le esigenze non realizzate del bambino che c'è in loro e i bisogni e le aspirazioni dell'adulto. Per essere adulti bisogna essere indipendenti {stare in piedi da soli) ed assumersi la respon sabilità della realizzazione dei propri bisogni e desideri. Ma, negli individui che presentano questo conflitto, lo sforzo di essere indi pendenti e responsabili è insidiato da desideri inconsci di avere qualcuno che li appoggi e si prenda cura di loro. Il risultato, dal 46 Il concetto di energia punto di vista sia psicologico sia fisico, è un quadro misto. Nel com portamento una persona di questo genere può manifestare un'indi pendenza esagerata, unita alla paura della solitudine e all'incapacità di prendere decisioni. La stessa immagine mista può essere indivi duata nel corpo. Gli aspetti infantili della personalità possono ma nifestarsi nella piccolezza dei piedi e delle mani, nelle gambe lunghe e magre, che danno l'impressione di essere supporti inadeguati o in un sistema muscolare poco sviluppato, privo del potenziale aggres sivo per prendere quello che si vuole o di cui si ha bisogno. In altri casi c'è un conflitto fra la giocosità del bambino e il rea lismo della parte adulta della personalità. Alla superficie la persona appare seria, spesso severa, rigida, dedita al lavoro e moralistica. Poi, quando cerca di lasciarsi andare, diventa infantile. La cosa è particolarmente evidente quando una persona di questo tipo beve. Il bambino emerge anche in birichinate o scherzi fuori luogo. Il viso e il corpo di questo individuo hanno una qualità stretta, dura e con tratta che lo fanno sembrare vecchio. Ma spesso si scorge sul viso un'espressione da ragazzo, accompagnata da un sorriso o una smor� fia che palesa un senso di immaturità. Questo conflitto sorge quando non si consente allà naturale gio cosità del bambino di esprimersi appieno e liberamente. La repres sione della curiosità sessuale del bambino e della sua propensione al gioco amoroso non elimina queste tendenze. Vengono sepolte e allontanate dalla coscienza, ma rimangono vive negli strati sotter ranei della personalità per emergere, quando una persona si lascia andare, come perversioni delle tendenze naturali. Le qualità del bam bino non sono state integrate nella personalità: ne sono staccate, incapsulate come corpi estranei all'io. Una persona è la somma delle sue esperienze di vita, ciascuna delle quali è registrata nella personalità e strutturata nel corpo. Come il boscaiolo può leggere la storia della vita di un albero dalla sezione trasversale del tronco, in cui sono evidenti gli anelli della crescita annuale, così il terapista bioenergetico può leggere la storia della vita di una persona dal suo corpo . Entrambe le cose richiedono parecchie nozioni ed esperienza, ma si basano sugli stessi princìpi. A mano a mano che cresce, l'organismo umano aggiunge strati di personalità, ciascuno dei quali continua a vivere e a funzionare nell'adulto. Quando lo stesso soggetto può accedere a questi strati, essi formano una personalità integrata e scevra da conflitti. Se qual che strato o esperienza è represso e non accessibile, la personalità 41 Bioenergetica è in conflitto e perciò limitata. La figura che segue mostra un dia gramma schematico di questa stratificazione : Possiamo riassumere come segue le qualità che ogni strato ag giunge alla vita: - amore e piacere Neonato creatività e immaginazione Bambino giocosità e divertimento Ragazzo o ragazza storia d'amore e avventura Giovane adulto realtà e responsabilità Adulto Sarebbe forse meglio dire, parlando di qualità, che la crescita che stiamo considerando è lo sviluppo e l'espansione della coscien za. Ogni strato, allora, rappresenta un nuovo senso del sé e delle su.e potenzialità, una nuova consapevolezza del sé e della sua rela zione con il mondo. La coscienza, tuttavia, non è un elemento stac� cato o isolato della personalità. È una funzione dell'organismo, un aspetto del corpo vivente. Si sviluppa, dal punto di vista fisico, emotivo e psicologico, in rapporto con la crescita del corpo. Dipende dall'esperienza; acquista profondità attraverso l'acquisizione di nuo ve abilità; si conferma nell'attività. 48 Il concetto di energia Ponendo gli strati come equivalenti alle qualità della coscienza non intendo dire che ogni nuova dimensione del sé nasca, già pie namente formata, con ogni nuova età della vita. E vero che il gioco comincia nell'infanzia, ma giunge a pieno sviluppo quando quest'età è già passata. La consapevolezza del gioco e la gioia sono, ritengo, caratteristiche del ragazzo e della ragazza piuttosto che del bambino. Un'esposizione più completa delle qualità e degli strati corrispon denti renderà più significativa l'equivalenza postulata fra di essi: Il neonato è caratterizzato dal desiderio di contatto, soprattutto con la madre. Vuole essere tenuto, accarezzato, accolto con gioia e accettato. L'amore, come ho già sottolineato in un libro precedente, può essere definito come desiderio di vicinanza e di intimità. Quan do il desiderio di contatto è soddisfatto il bambino si trova in uno stato di piacere. La deprivazione della vicinanza, di cui ha bisogno, genera uno stato di sofferenza. Ogni sentimento di amore dell'adulto ha origine in questo strato della personalità. Benché possa variare la forma in cui si esprime, la natura del sentimento d'amore, nell'adulto e nel bambino, non è diversa. Alla base di tutti i sentimenti amorosi vi è il desiderio di contatto e di intimità. L'individuo che è ancora in contatto con il bambino che è stato - e che fa ancora parte di lui - conosce il sentimento dell'amore. E in contatto anche con il proprio cuore. Quanto più una persona è staccata dal proprio cuore o dalla propria infanzia, tanto più è bloccata la sua capacità di provare la pienezza dell'amore. L'infanzia aggiunge alla vita una nuova dimensione e una nuova qualità. Il bisogno continuo di contatto cede il posto al nuovo bi sogno di esplorare il mondo - bisogno la cui espressione viene favorita dalla maggiore coordinazione motoria. Attraverso questa esplorazione delle persone e delle cose, dello spazio e del tempo, il bambino crea il mondo nella propria mente. Non essendo ancora impedita da un senso strutturato della realtà, la sua immaginazione è libera. Durante questa fase il bambino crea anche il proprio senso di se stesso a livello cosciente : nel corso di questo processo esplora con l'immaginazione la possibilità di essere altri individui, ad esem pio la madre. Credo si possa affermare che l'infanzia finisce quando il sog getto giunge ad avere un'immagine coerente del suo mondo e del suo sé personale. Terminata questa fase, il ragazzo e la ragazza sfi dano, nel gioco, il loro mondo personale. La maggiore padronanza della capacità motoria e i giochi con gli altri danno vita a una forma 49 Bioenergetica di gioco che è gwwso perché libero e altamente gratificante. Nel gioco dei ragazzi e delle ragazze c'è un grado di eccitamento mag giore che non in quello dei bambini più piccoli: questo spiega an che i sentimenti di gioia che si provano in questa fase della vita. C'è anche un maggiore senso di libertà, che deriva dal possedere un'indipendenza non ancora gravata dalla responsabilità. La giovinezza è contrassegnata da un ulteriore aumento del li vello possibile di eccitamento, legato all'emergere dell'interesse per il sesso opposto e alla crescente intensità dell'istinto sessuale. Ideal mente la giovinezza è l'epoca delle storie d'amore e dell'avventura, in cui il piacere profondo dell'intimità si combina a un altro, quello dell'immaginazione e della creatività mentale del bambino e quello della sfida e della giocosità dell'adolescente. Quando le possibili conseguenze di tutto questo rappresentano una seria realtà di cui l'individuo si assume la responsabilità, ecco raggiunto lo stadio adulto . L'adulto è consapevole delle conseguenze del suo comport; mento e se ne assume le responsabilità. Ma se perde il contatto con i sentimenti di amore e di intimità che conosceva da piccolo, con l'immaginazione creativa del bambino, con la giocosità e la gioia del ragazzo e con lo spirito d'avventura e di romanticismo che han no caratterizzato la sua adolescenza, sarà una persona sterile, gretta e rigida. L'adulto sano è un neonato, un bambino, un ragazzo o una ragazza - e un adolescente. Il suo senso della realtà e della responsabilità comprende il bisogno e il desiderio di intimità e di amore, la capacità di essere creativo, la libertà di essere gioioso e Io spirito di avventura. E un essere umano integrato e pienamente cosciente. Per comprendere il corpo vivente dobbiamo scartare le idee di tipo meccanico. I meccanismi sono importanti, ma non spiegano il funzionamento del corpo. Un occhio, per esempio, non è solo un apparecchio fotografico: è un organo dei sensi atto a percepire e un organo espressivo atto a reagire. Il cuore non è solo una pompa: è un organo capace di sentire (cosa che una pompa non può fare) . Siamo esseri dotati di sensibilità, il che significa che abbiamo la ca pacità di sentire o percepire e di provare sensazioni e sentimenti. La percezione è una funzione della mente, che a sua volta è un aspetto del corpo. Il corpo vivente ha una mente, possiede uno spi rito e contiene un'anima. Come vengono intesi questi concetti dal punto di vista bioenergetico? 50 Il concetto di energia Mènte, spirito e anima Oggi piace dire che la dicotomia fra mente e corpo è un prodotto del pensiero umano e che in realtà mente e corpo sono tutt'uno. Troppo a lungo li abbiamo considerati due entità separate, che si influenzano a vicenda ma non sono direttamente collegate. Questo atteggiamento non è cambiato del tutto. L'istruzione è ancora spac cata in due: l'educazione della mente da un lato e l'educazione fisica dall'altro, senza nessun rapporto fra loro. Sono pochi gli insegnanti di educazione fisica che credono di poter modificare con la ginna stica o con i programmi atletici la capacità di apprendimento del ragazzo. E, di fatto, è raro che lo facciano. Ma se mente e corpo sono tutt'uno, un'autentica educazione fisica dovrebbe essere al tempo stesso un'adeguata educazione mentale, e viceversa. Il problema sta, credo, nel fatto che riconosciamo a parole il concetto di unità, ma non lo applichiamo nella vita quotidiana. As sumiamo che si possa educare la mente di un ragazzo senza preoc cuparsi del corpo. Con la minaccia della bocciatura o della punizione riusciamo a inculcargli nella testa qualche informazione. Purtroppo, · però, se non è rilevante in rapporto all'esperienza l'informazione non diventa conoscenza. Trascuriamo costantemente il fatto che l'esperienza è un fenomeno corporeo. Si fa esperienza solo di ciò che avviene nel corpo e l'esperienza è vivida o spenta a seconda della vitalità del corpo . Quando gli eventi esterni influenzano il cor po, ne facciamo esperienza: ma ciò di cui effettivamente facciamo esperienza è il loro effetto sul corpo. Il punto debole della tecnica psicoanalitica sta nel fatto che il suo tentativo di aiutare il paziente a elaborare i conflitti emotivi ignora il corpo. Non fornisce esperienze corporee significative, e dunque le idee che emergono nel corso del trattamento restano im potenti a produrre cambiamenti di rilievo nella personalità. Ho co nosciuto pazienti che in anni di psicoanalisi avevano acquisito molte informazioni e una certa conoscenza della propria condizione, ma i cui problemi di fondo erano rimasti tali e quali. La conoscenza di venta comprensione quando si unisce al sentimento. Solo una com prensione profonda, dotata di una forte carica affettiva, è in grado di modificare gli schemi strutturati di comportamento. Nei miei libri precedenti ho svolto un esame abbastanza appro fondito del problema mente-corpo. Qui vorrei evidenziare alcune funzioni mentali che hanno notevole attinenza con la bioenergetica. In primo luogo, rispetto al corpo la mente ha una funzione direttiva. 51 Bioenergetica Attraverso la mente l'individuo può dirigere l'attenzione su diverse parti del corpo, mettendo a fuoco certe zone. Vorrei proporre un semplice esperimento. Tendete la mano dritta davanti a voi, col braccio rilassato, e focalizzate l'attenzione sulla mano. Mantenetela così per circa un minuto, respirando tranquillamente: è possibile che sentiate la mano in modo diverso. Sarà percorsa da una cor rente, la sentirete carica e formicolante. Magari comincerà a vibrare o a tremare leggermente. Se provate queste sensazioni vi accorgerete di aver diretto sulla mano una corrente di eccitazione e di energia. Nelle esercitazioni di bioenergetica utilizzo una variante di que sto esperimento per ottenere un'eSperienza più intensa. Invito il paziente a premere le dita allargate di una mano contro quelle dell'altra, tenendo le palme il più possibile scostate, poi fac cio voltare le mani all'interno, sempre mantenendo il contatto, in modo da puntare le dita al petto e, sempre senza staccarle, le faccio 52 Il concetto di energia spostare in avanti. Devono essere tenute in questa posizione di iper tensione per un minuto, mentre il soggetto respira tranquillamente. Alla fine del minuto si rilassano e si stendono con scioltezza le mani. Anche in questo caso può succedere di provare la corrente, la carica, il formicolio e la vibrazione. Se fate questo esercizio di esperienza corporea, potete anche notare che la vostra attenzione è focalizzata sulle mani, perché sono più cariche. Le vostre mani sono in uno stato di maggior tensione o carica. Se le avvicinate lentamente fino ad avere le palme distanti cinque o sei centimetri (sono completa mente rilassate ma ancora cariche), potrete sentir passare fra di esse una carica, che parrà quasi avere sostanza e corpo. La mente può dirigere l'attenzione sia verso l'interno che verso l'esterno, sul corpo e sugli oggetti. L'energia viene focalizzata su se stessi o sugli oggetti esterni. Un individuo sano può alternare con rapidità e facilità questi due punti di messa a fuoco, in modo da essere consapevole quasi contemporaneamente del proprio sé cor poreo e dell'ambiente. Questo individuo ha la mente attenta a ciò che accade sia a se stesso sia agli altri. Ma non tutti hanno questa capacità. Alcune persone sono troppo attente, troppo presenti a se stesse, fino ad esserne quasi imbarazzate e inibite. Altre sono tal mente attente a quello che accade intorno da perdere la consape volezza di sé, come accade di frequente agli individui ipersensibili. Por mente al corpo : ecco uno dei cardini della bioenergetica: solo così possiamo sapere chi siamo - cioè conoscere la nostra stes sa mente. In connessione col corpo la mente funziona come organo percettivo e riflessivo, che sente e definisce gli umori, i sentimenti, i desideri del soggetto. Conoscere davvero la propria mente significa sapere quello che si vuole e quello che si sente. Se una persona non ha sentimenti, non ha niente a cui por mente (a cui fare attenzione), dunque non ha una mente. Chi si lascia influenzare nelle sue azioni dagli altri e non dai suoi stessi sentimenti non ha una mente propria. Quando una persona non riesce a prendere una decisione (make up his mind), significa che è consapevole di due sentimenti opposti, entrambi ugualmente forti. In genere in questi casi è impossibile decidere, fino a che uno dei due sentimenti diventa più forte e pre vale. Perdere la testa (mind) - nella pazzia per esempio - è non sapere quello che si sente. Questo succede quando la mente è som mersa da sentimenti che non può accettare e non osa mettere a fuoco. Allora l'individuo stacca o dissocia dal corpo la percezione cosciente. Può diventare spersonalizzato oppure cadere in preda alla 53 Bioenergetica follia, abbandonando tutti i tentativi di riprendere la padronanza di sé. Se una persona non è attenta (mindful) al proprio corpo, è per ché ha paura di percepire o sentire i propri sentimenti. Quando i sentimenti hanno una qualità minacciosa, in genere vengono sop pressi: per far questo si sviluppano delle tensioni muscolari cro niche che non consentono lo sviluppo di nessun flusso di eccitazione e di nessun movimento spontaneo nelle zone interessate. Spesso si reprime la paura perché ha un effetto paralizzante, la collera perché è troppo pericolosa e la disperazione perché è troppo demoraliz zante. Si sopprime anche la coscienza del dolore, ad esempio quello causato dalla mancata realizzazione di un desiderio, perché non si è in grado di sopportarlo. La soppressione dei sentimenti diminuisce lo stato di eccitazione del corpo e la capacità della mente di mettere a fuoco determinati aspetti. È la causa primaria della perdita di po tere mentale. In genere la nostra mente è tutta presa dal bisogno di controllarsi, a spese dell'esigenza di essere e sentirsi più viva. Mente e spirito sono anch'essi collegati. Una persona ha tanto più spirito quanto più è viva e vibrante: letteralmente, insomma, quanta più energia possiede. Il legame fra energia e spirito è im mediato. Quando una persona si eccita, quando la sua energia au menta, il suo morale (spirits) si alza. In questo senso gli inglesi parlano di spirited person o di spirited horse [ persona impetuosa, cavallo focoso ] . Perciò definirei lo spirito come la forza vitale del l'organismo, che si manifesta nell'autoespressione dell'individuo.' La qualità dello spirito caratterizza l'individuo in quanto tale: quan do lo spirito è vigoroso l'individuo emerge sui propri simili. La forza vitale - o spirito - di un individuo è stata spesso associata con il respiro. La Bibbia dice che Dio soffiò il suo spirito in un pezzo di creta, dandogli la vita. In teologia lo spirito di Dio o dello Spirito Santo viene chiamato pneuma, che il dizionario defi nisce come "l'anima vitale dello spirito " . Pneuma è un termine greco che significa vento, respiro o spirito: è affine all'altro termine greco phein, che significa soffiare, respirare. Molte religioni orientali danno particolare importanza alla respirazione come mezzo per rag giungere la comunione con l'universo. La respirazione svolge un ruolo importante anche in bioenergetica; perché solo una respira4 Per una più completa esposizione di questo concetto vedi ALEXANDER LowEN, De pression and the Body, cit. 54 Il concetto di energia zione piena e profonda permette di trovare le energie per una vita più ricca e spirituale. Il concetto di anima è più difficile da definire . Il suo significato primario è quello di " principio vitale, per cui gli uomini sentono, pensano e operano, visto come entità distinta e separata dal corpo" .5 Il concetto di anima è associato con l'idea di una vita dopo la morte, con il paradiso e l'inferno : tutte idee che gli individui sofisticati oggi rifiutano. Ad alcuni . anzi può dare fastidio il solo fatto che in un libro come questo, che pretende di avere una validità oggettiva, si citi la parola anima. Non riescono a conciliare l'idea di un'entità separata dal corpo con il concetto di unità sostenuto dalla bioener getica. A dire il vero neanch'io sono in grado di conciliare le due cose. Fortunatamente tutti pensano che l'anima stia nel corpo fino alla morte. Quello che le succede al momento della morte e dopo, non lo so. Né il problema mi turba, perché il mio interesse princi pale va al corpo durante la vita, insomma al corpo vivente. Il corpo vivente ha un'anima? Dipende da come si definisce il termine " anima " . Il Random House Dictionary ne dà anche un al tro significato : " La parte emotiva della natura umana: sede delle sensazioni e dei sentimenti)). I sinonimi sono spirito e cuore. Non che aiuti molto, perché allora potremmo semplicemente tralasciare questo termine. Per me la parola ha un significato totalmente diver so, che mi aiuta nella comprensione degli esseri umani. Vedo l'anima di una persona come il senso, o sentimento, di far parte di un ordine più vasto, universale. Un sentimento del genere deve nascere dall'effettiva esperienza di far parte dell'universo o di esservi collegati in qualche modo, a livello vitale o spirituale. Non uso il termine " spirituale " nella sua connotazione astratta o men tale, ma come spirito, pneuma o energia. Ritengo che l'energia dei nostri corpi sia in contatto e interagisca con l'energia che ci circonda nel mondo e nell'universo. Non siamo un fenomeno isolato. Non tutti, però, sentono questa connessione, questo contatto. A mio av viso la persona isolata, alienata e slegata manca della qualità di " pienezza d'anima " che io percepisco in coloro che si sentono parte di qualcosa di più grande di loro stessi. Siamo nati connessi a qualcosa, anche se alla nascita la connes sione più visibile, il cordone ombelicale, viene tagli�to: ma finché questo era intatto, il bambino, in un certo senso, faceva ancora parte della madre. Anche se dopo la nascita comincia a condurre un'esi5 The Randmn House Dictionary of the English Language, New York, 1970. 55 Bioenergetica stenza totalmente indipendente, dal punto di vista energetico ed emotivo è ancora legato alla madre; reagisce alla sua eccitazione ed è influenzato dal suo umore. Non ho dubbi che il bambino abbia il senso di questa connessione e di questa appartenenza alla madre. Ha un'anima; i suoi occhi spesso hanno uno sguardo profondo, animato. La crescita è espansione su molti livelli. Vengono stabilite e vissute nuove connessioni, di cui la prima è quella che si crea con gli altri membri della famiglia. Una volta stabilita questa connes sione, fra il bambino e tutti i componenti della famiglia e fra il bambino e la famiglia come gruppo c'è interscambio energetico. Gli altri entrano a far parte del suo mondo, come lui entra a far parte del loro. STELLE E COSMO UN IVERSO 56 Il concetto di energia Con il crescere della consapevolezza e dei contatti, la persona allarga la cerchia dei suoi rapporti. Include in sé anche il mondo delle piante e degli animali e si identifica con esso. Poi c'è la comu nità in cui vive, che diventa la sua comunità e di cui egli diventa membro. E così via, a mano a mano che l'individuo cresce. Se non viene escluso, sentirà di appartenere al grande ordine naturale della Terra. Come egli appartiene a questo ordine, così questo ordine fa parte di lui. A un altro livello di pensiero, la piccola comunità si estende fino a comprendere la nazione e il mondo intero. Più in là ci sono le stelle e l'universo. Gli occhi degli anziani hanno a volte uno sguardo distante, come se la loro visione fosse concentrata sul cielo. Parrebbe quasi che, verso la fine della vita, l'anima entri in contatto con la regione dell'ultimo riposo. Il diagramma di p. 56 mostra l'espansione dei rapporti stabiliti da un individuo sotto forma di cerchi concentrici. È simile al dia gramma del paragrafo precedente che illustrava, in un contesto di verso, i livelli di sviluppo della coscienza individuale. La coscienza espandendosi incorpora nella psiche e nella personalità individuale una porzione sempre maggiore del mondo esterno. Dal punto di vista energetico e psichico l'organismo appena nato è come un fiore, che lentamente sboccia e si apre al mondo. In questo senso l'anima è presente fin dalla nascita, ma in modo confuso e incompleto. An ch'essa, in quanto aspetto dell'organismo, subisce il naturale pro cesso di crescita e di maturazione, alla fine del quale diviene piena mente identificata con il cosmo e perde la qualità individuale. Pos siamo concepire la possibilità che alla morte l'energia libera dell'or ganismo lasci il corpo per fondersi con l'energia universale o co smica. Diciamo che a1la morte l'anima si stacca dal corpo. La vita viene nel mondo come essere ( = be-ing), ma il solo essere non basta per sentirsi realizzati. Un mio paziente espresse così questa idea: " Essere (being) non è abbastanza. Voglio appar tenere (be-long) e non mi sembra che sia cosi " . L'estensione del l 'essere nel mondo attraverso le identificazioni e le relazioni dà ori gine al senso di appartenenza. L'essere anela (longs) alla propria estensione, ad appartenere (belong). Il senso di aspirare a qual cosa, uno dei più importanti dell'organismo, riflette il bisogno di contatto con l'ambiente e con il mondo. Attraverso l'appartenenza l'anima sfugge ai limiti ristretti del sé, senza però perdere il senso di sé, il senso di essere (being) che è la nostra esistenza individuale . 57 Bioenergetica La vita del corpo: l'esercizio bioenergetico Nel primo capitolo ho ricordato che prima di conoscere Reich mi occupavo di sport e di calistenica. La vita del corpo mi ha sem pre attratto in modo particolare, al punto che avrebbe potuto por tarmi a condurre una vita all'aria aperta. Ma la mente mi interes sava altrettanto: non potevo dunque dedicarmi interamente a uno o all'altro aspetto della mia personalità. Mi sentivo spaccato in due e mi dibattevo fra queste esigenze in conflitto, sperando di trovare una soluzione. Non sono l'unico, naturalmente, ad avere questo problema. La maggior parte degli individui che vivono in una cultura civilizzata soffrono a causa della stessa dicotomia. E la maggior parte delle cul ture hanno dovuto sviluppare un modo per mantenere il flusso vibrante della vita del corpo, contrastando le esigenze opposte della vita intellettuale. Una delle vie principali adottate dalle culture oc cidentali per mobilitare e lanciare una sfida al corpo è stata quella dello sport. I Greci, che furono tra i primi a capire l'importanza della vita del corpo, davano un'importanza enorme allo sport. In diretta proporzione con il ritiro (o l'allontanamento) di una civiltà dalla natura e dalla vita del corpo, aumenta il bisogno di attività speciali che lo impegnino e lo mobilitino. Oggi c'è un sem pre maggiore interesse per lo sport, unito a una crescente consa pevolezza dell'importanza dell'esercizio regolare per la salute fisica. Nell'ultimo decennio vari programmi di esercizio hanno acquistato ampia popolarità : fra questi citeremo quelli della Royal Canadian Airforce 6 e l'aerobica, che si basa essenzialmente sul jogging. Pur troppo l'atteggiamento americano nei confronti del corpo è pesan temente incrostato di considerazioni legate all'io. La soddisfazione dello sport passa in secondo piano rispetto alla soddisfazione che l'io trae dalla vittoria. Spesso il posto centrale dato alla vittoria ag giunge all'attività un grado di tensione che ne nega direttamente il valore di stimolazione e liberazione del corpo. Un colpo scadente, e tutta la mattinata del giocatore di golf è rovinata. La pulsione dell'io al successo e il bisogno di stare al passo con la moda per meano i programmi di esercizio sportivo. Li facciamo per miglio rare il nostro aspetto, per dare un'immagine di salute e per svilup pare i muscoli. Il nostro corpo ideale ha le qualità di un cavallo da corsa: scattante, in perfetta forma - e pronto a vincere. 6 58 Trad. it.: Sentirsi in forma, Feltrinelli, Milano, 1973. Il concetto di energia La vita del corpo è il sentire: sentirsi vivo, vibrante, buono, eccitato, irato, triste, gioioso e finalmente soddisfatto. È la man canza di sentire o la confusione riguardo a questo aspetto che porta la gente in terapia. Ho scoperto che gli atleti, i ballerini e i maniaci dell'esercizio fisico soffrono di questa mancanza e confusione esat tamente quanto gli altri. E ne soffrivo anch'io, nonostante il mio impegno nello sport e nella ginnastica. Attraverso la terapia riuscii a raggiungere e a schiudere i miei sentimenti, riconquistando così parte della vita del mio corpo. La terapia reichiana e la bioenerge tica mirano entrambe al raggiungimento di questo obiettivo. Ma i problemi restavano. Come si fa a mantenere fluente e vi brante la vita del corpo dopo la fine della terapia? La nostra cul tura, che nega la vita, non ci aiuta a rispondere a questo bisogno. Ecco una questione che Reich non prese mai in considerazione. Credeva che una persona si realizzi dirigendo le proprie energie verso l'esterno. La sua filosofia si esprimeva nella massima: " Amo re, lavoro e conoscenza sono le sorgenti della vita. Dovrebbero an che governarla " . È chiaro, da questa affermazione, che l'unica via maestra per giungere all'espressione della vita del corpo sarebbe l'attività sessuale: ma è invece un sentiero, troppo angusto e re� strittivo. La mia soluzione fu di usare con regolarità a casa gli esercizi bioenergetici che erano stati sviluppati per favorire la terapia. Or mai sono circa vent'anni che li faccio. Non solo mi hanno permesso di mantenermi in contatto col mio corpo e di mantenere la vita, ma hanno anche portato avanti la crescita messa in moto dalla terapia. Li trovai talmente utili che invitai i miei pazienti a farli a casa come completamento della terapia. Tutti quelli che li svol gono me ne hanno confermato l'efficacia. Ora abbiamo istituito dei corsi regolari di esercizio bioenergetico per i pazienti e per chi si vuole occupare della vita del corpo. Poiché l'impegno nei confronti del proprio corpo dura tutta la vita, riteniamo che una persona debba assumersi lo stesso impegno nei confronti degli esercizi. Il rifiuto dell'atteggiamento antivitale della civiltà occidentale ha spinto molti a interessarsi alle religioni e alle filosofie orientali, che per Io più riconoscono che una qualche forma di esercizio fisico è essenziale ai fini dello sviluppo spirituale. Il diffusissimo inte resse per lo yoga ne è una dimostrazione lampante. Prima di incon trare Reich mi ero interessato allo yoga: ma la mia mentalità occi dentale non ne era aitratta. Mentre lavoravo con Reich, però, mi rendevo conto che fra la pratica dello yoga e la terapia reichiana 59 Bioenergetica c'era una certa somiglianza. Entrambi i sistemi mettono l'accen to soprattutto sull'importanza della respirazione. La differenza fra le due scuole di pensiero stava nella loro direzione. La direzione dello yoga è verso l'interno, verso lo sviluppo spirituale, mentre la terapia reichiana è diretta verso l'esterno, verso la creatività e la gioia. È necessario riconciliare queste due visioni e spero che la bioenergetica possa portare un contributo in questo senso. Molti eminenti insegnanti dello yoga in America hanno espresso il loro personale apprezzamento della comprensione del corpo che si rag giunge con la bioenergetica - una comprensione che li ha messi in grado di adattare le tecniche dello yoga alle esigenze occidentali. Recentemente si sono diffuse in America altre discipline orien tali, fra cui la principale è di origine cinese, il t'ai chi ch'uan. Sia lo yoga sia il t'ai chi sottolineano l'importanza di sentire il corpo, di acquisire coordinazione e grazia e di raggiungere una sensibilità spirituale attraverso l'identificazione con il corpo. Si contrappon gono dunque alla ginnastica e agli sport occidentali, che mirano al raggiungimento del potere e dell'autocontrollo. In questo quadro, qual è il posto degli esercizi bioenergetici? Questi esercizi rappresentano un'integrazione di atteggiamenti orientali e occidentali. Come le discipline orientali, rifuggono il potere e il controllo a favore della grazia, della coordinazione e della spiritualità del corpo. Ma mirano anche a promuovere l'espres sione di sé e la sessualità. Servono dunque a schiudere la vita inte riore del corpo e al tempo stesso contribuiscono alla sua estensione nel mondo. Vogliono aiutare le persone a entrare in contatto con le tensioni che inibiscono la vita corporea. Ma, come le pratiche orien tali, funzionano solo se diventano una disciplina, da svolgersi non in modo meccanico od ossessivo, ma traendone piacere e percepen done il significato. Non posso presentare qui tutto il repertorio degli esercizi che impieghiamo nella bioenergetica. Spero di poterlo fare in un altro libro. Vorrei aggiungere anche che i nostri esercizi non sono forma lizzati e possono essere improvvisati per adattarli alla situazione e ai bisogni di ciascuno. Tuttavia, per illustrare che cosa si propon gono i principi della bioenergetica, nel corso dell'esposizione de scriverò un buon numero di esercizi. Uno degli esercizi fondamen tali lo sviluppai all'inizio per aiutarmi a stare meglio sulle gambe e sui piedi e ad essere più radicato. Si chiama arco; a volte mi rife rirò ad esso anche come posizione fondamentale di sforzo. 60 Il concetto di energia Bioenergetica La linea tracciata lungo la figura indica l'arcuatura corretta del corpo. Il punto centrale delle spalle è direttamente sopra al punto centrale dei piedi e la linea che collega questi punti è un arco quasi perfetto che passa per il punto centrale dell'articolazione delle anche. Quando il corpo è in questa posizione le sue parti sono perfet tamente equilibrate. Dal punto di vista dinamico l'arco è teso e pronto all'azione. Dal punto di vista energetico il corpo è carico dalla testa ai piedi. Questo significa che c'è un flusso di eccitazione che attraversa il corpo. Ci si sente coi piedi al suolo e la testa in aria, pienamente connessi e integrati. Trattandosi di una posizione di sforzo, energeticamente carica, le gambe cominceranno a vibrare. Usiamo questa posizione per dare al soggetto il senso di essere connesso e integrato, di essere saldamente piantato al suolo coi pie di, a testa alta. Ma la impieghiamo anche a scopo diagnostico, per ché rivela immediatamente l'eventuale mancanza di integrazione del corpo, indicando la natura e l'ubicazione delle principali tensioni muscolari. Dirò tra breve come queste tensioni influenzano l'arco. Utilizzavamo l'arco da ormai più di diciotto anni. Immaginate la mia sorpresa quando un paziente mi mostrò una foto AP che riprendeva dei Cinesi nell'atto di eseguire esattamente lo stesso esercizio. (Venne pubblicata il 4 marzo del 1972.) La didascalia e il commento in essa contenuto suscitarono in me un notevole interesse. Tao significa via. La via del tao è quella del l'armonia sia all'interno del sé che con l'ambiente e l'universo. Anzi, l'armonia esterna dipende dall'armonia interna che può essere rag giunta attraverso la " combinazione di movimento corporeo e tecnica della respirazione ''. La bioenergetica mira al raggiungimento della stessa armonia con gli stessi mezzi. Molti nostri pazienti hanno usato, in concomitanza con la bioenergetica, vari esercizi t'ai chi. I Cinesi, tuttavia, partono dal presupposto che il loro popolo non abbia grossi disturbi corporei che impediscano loro di svolgere correttamente l'esercizio. Non si può presupporre lo stesso per gli occidentali. È anche opinabile che sia vero per i Cinesi contem poranei. Un problema che incontro di frequente è quello di una rigidità diffusa che non permette al soggetto di arcuare il corpo. La linea che congiunge il punto in mezzo alle spalle con il punto che sta in mezzo ai piedi è una linea retta (vedi illustrazione a p. 64). Le gam be mancano notevolmente di flessibilità. L'individuo non è in grado 62 Il concetto di energia Questo disegno è tratto da una foto dell'Associated Press e mostra dei ci nesi che eseguono un cosiddetto ''arco taoista)}. La didascalia che accom pagna la foto dice: ((Tre cittadini di Shanghai mentre eseguono la calistenica cinese di t'ai chi ch'uan. L'esercizio si radica nella filosofia taoista e mira a rag giungere farmonia con funiverso grazie a una combinazione di movimenti corporei e tecnica respiratoria'' . 63 Bioenergetica Il concetto di energia di flettere per intero la caviglia. La tensione alla parte inferiore del la schiena impedisce di arcuarla. La pelvi è leggermente ritratta. Esiste anche la situazione opposta, caratterizzata da iperflessi bilità della schiena, che denota una certa debolezza dei muscoli del dorso, che io ricollego a una mancanza del senso della spina dorsale. Il corpo e la personalità rigidi sono inflessibili; in questo caso in vece il corpo e la personalità sono troppo malleabili. In entrambi i casi l'arco viene eseguito scorrettamente: mancano il senso dell'in tegrazione e del flusso, la sensazione di armonia interiore o esterna. La linea dell'arco è piegata al limite della rottura. La parte infe riore del dorso non serve da supporto al corpo; questa funzione viene svolta invece dai muscoli addominali, che sono molto contratti (vedi sotto). Un altro disturbo comune è la presenza di una rottura nella linea dell'arco, dovuta a una grave ritrazione della pelvi. È una con dizione opposta alla precedente, in cui la pelvi era spinta troppo in avanti (vedi illustrazione a p . 66). In questa condizione, se la persona spinge in avanti la pelvi, le ginocchia si raddrizzano. Può piegare le ginocchia solo tirando in fuori il sedere. Nella bassa schiena e lungo la parte posteriore delle gambe c'è una notevole tensione. Bioenergetica Il concetto di energia Quando si guarda il corpo di fronte, a volte si nota una fram mentazione dei suoi segmenti. Le parti principali del corpo, testa e collo, tronco, gambe, non sono allineate. La testa e il collo sono inclinati verso sinistra o verso destra. Il tronco è inclinato ad angolo nella direzione opposta, e lo stesso dicasi per le gambe rispetto al tronco. Alla pagina seguente c'è uno schizzo di questa posizione, in cui la linea indica le angolazioni. Queste angolazioni rivelano che il flusso del corpo è spezzato. Rappresentano una frammentazione dell'integrità della personalità, tipica dello schizoide o dello schizofrenico. Schizoide significa spac cato in due. Se c'è una spaccatura nella personalità, deve esserci anche, a livello energetico, nel corpo. Una persona è il suo corpo. Alcuni anni fa i miei soci e io fummo invitati a tenere un di scorso e a dare una dimostrazione di bioenergetica davanti a un gruppo di medici e di studenti del National Institute of Menta! Health. Il mio discorso verteva sull'intimo rapporto fra corpo e personalità. Dopo il discorso ci fu chiesto di dare una dimostrazione della nostra capacità di fare una diagnosi psichiatrica solo interpre tando il corpo, senza sapere niente del soggetto. Ci presentarono in successione una serie di soggetti che erano in osservazione al NIMH. Chiesi a ciascuno di essi di assumere la posizione di sforzo descritta sopra, per vedere l'allineamento del corpo. Dopo aver osservato il corpo per breve tempo, io e i miei soci fummo mandati in stanze separate e chiamati fuori uno alla volta, in modo che non ci potes simo consultare : ci venne richiesta una diagnosi. Facemmo tutti le stesse diagnosi, che concordavano con i dati del NIMH. In due casi la spaccatura delle linee del corpo era tal mente chiara che fu semplice diagnosticare una personalità schi zoide. Nel terzo caso la caratteristica dominante era la rigidità ec cessiva. Uno dei soggetti schizoidi presentava una condizione inso lita: aveva gli occhi di colore diverso. Quando sottolineai questo fatto, scoprii con stupore che nessuno dei presenti l'aveva notato. Come molti psicologi e psichiatri anche loro erano abituati ad ascol tare, e non a guardare. Erano interessati alla mente e alla storia del paziente, non al suo corpo e alla sua espressione. Non avevano an cora imparato a leggere il linguaggio del corpo. Sotto ai sintomi che spingono una persona a cercare la terapia vi sono disturbi corporei del tipo di quelli che ho descritto sopra. La persona rigida nelle situazioni che richiedono morbidezza e tene rezza sarà incapace di cedere e di dare. L'individuo con il dorso troppo morbido e malleabile mancherà di aggressività nei casi in 67 Il concetto di energia cui è opportuno averla. I pazienti non si sentono in armonia con se stessi e con il mondo. L'esecuzione dell'esercizio dell'arco non ren· derà loro questa armonia, perché non sono in grado di eseguirlo in maniera corretta. Tuttavia li aiuterà a sentire le tensioni del loro corpo che ne impediscono la corretta esecuzione. Queste tensioni possono essere allentate mediante altri esercizi bioenergetici, alcuni dei quali verranno descritti nei capitoli successivi. Mi sento di affermare senza esitazione né riserve che chi esegue correttamente l'arco è in armonia con l'universo, perché non ho mai visto una persona con un grosso problema emotivo che fosse in grado di compierlo correttamente. Non è una questione di pra tica: è una posizione che non si può imparare. Non è una posizione statica. Mentre la si esegue, bisogna respirare pienamente e a fondo. Bisogna essere in grado di mantenere il funzionamento e l'integrità del corpo mentre si è sotto sforzo. Comunque l'esecuzione regolare dell'esercizio aiuta molto. Aiuta a mettersi in contatto con il pro prio corpo, a sentirne i disturbi e le tensioni e a comprenderne il significato. Aiuta anche a mantenere, una volta raggiuntolo, il senso di armonia con l'universo. E in una cultura tecnologica non è una sfida da poco. 69 Capitolo terzo Il linguaggio del corpo Il cuore della vita: il cuore della faccenda Il linguaggio del corpo comprende due parti. Una ha a che fare con i segni e le espressioni che trasmettono informazioni su di una persona; la seconda con le espressioni verbali il cui significato si ri ferisce a funzioni corporee. In questo capitolo tratterò entrambe le parti di quello che viene chiamato linguaggio del corpo, comincian do dalla seconda. L'espressione " stare in piedi da soli" , per esem pio, è linguaggio del corpo. Significa essere indipendenti e deriva dall'esperienza comune. Quando eravamo piccoli e dipendenti, c'era qualcuno che ci teneva e ci portava in braccio. Crescendo impariamo a stare in piedi da soli e a essere indipendenti. Nel linguaggio di tutti i giorni ci sono molte espressioni di questo tipo. Una persona con la " testa dura " è cocciuta, uno con le " mani bucate " è prodigo e dà molto, chi ha la "bocca cucita" è uno che dice poco. Parliamo di " prenderei sulle spalle le nostre responsabilità " , " restare fermi sulle nostre posizioni" e " andare a testa alta" : sono tutte espres sioni che indicano degli atteggiamenti psicologici. Sandor Rado ha ipotizzato che il linguaggio abbia avuto origine dalle sensazioni propriocettive - che equivale a dire che la base di ogni linguaggio è il linguaggio del corpo. Ritengo che sia un'af fermazione fondata, perché la comunicazione è in primo luogo un far partecipi gli altri delle proprie esperienze, che a loro volta sono una reazione corporea a situazioni ed eventi. Ma, in un mondo in cui ci sono altre griglie di riferimento rilevanti, il linguaggio deve incorporare anche termini provenienti da questi sistemi. L'espres sione " essere su di giri " , per esempio, deriva dall'esperienza rela tiva alle macchine e ha un senso solo per chi ha familiarità con questo ambiente. Un secondo esempio è l'espressione " partire in 70 Il linguaggio del corpo quarta", che si riferisce alla guida dell'automobile. Espressioni di questo genere potrebbero essere chiamate linguaggio delle macchi ne. Quante di queste espressioni sono entrate a far parte del nostro modo di parlare e, dunque, di pensare? Non lo sappiamo. Possiamo immaginare che il progresso tecnologico introdurrà nel nostro voca bolario molti nuovi termini ben lontani dal linguaggio del corpo. In un certo senso tutte le macchine sono estensioni del corpo umano e funzionano secondo princìpi che operano all'interno del corpo. Lo si vede facilmente nel forcone, che è un'estensione della mano e delle dita, nella pala che estende la mano a coppa e nella mazza che estende il pugno. Ma anche le macchine più complicate hanno questo tipo di rapporto con il corpo; il telescopio è un'esten sione degli occhi, il computer del cervello. Spesso però perdiamo di vista questo fatto e tendiamo a pensare che sia il corpo a operare con i prindpi della macchina, piuttosto che l'inverso. Ci identifi chiamo con la macchina che, all'interno della sua funzione limitata, è uno strumento più potente del corpo. Finiamo per vedere il corpo come una macchina e perdiamo il contatto con i suoi aspetti vitali, legati alle sensazioni. La bioenergetica non vede il corpo come una macchina, nem meno come la macchina più complessa e più bella che sia mai stata creata. È vero che certi aspetti del funzionamento corporeo possono essere paragonati a una macchina; il cuore, per esempio, può essere visto come una pompa. Isolato dal corpo è una pompa. O, in altri termini : se il cuore non fosse coinvolto nel complesso della vita del corpo, sarebbe solo una pompa. Ma lo è, ed è questo che ne fa un cuore, e non una pompa. La differenza fra una macchina e il cuore è che la macchina ha una funzione limitata. Una pompa pom pa e basta. Anche un cuore pompa, e in questa operazione limitata funziona come una macchina; ma fa anche parte integrante del cor po e in questo aspetto del suo funzionamento fa qualcosa di più che pompare sangue. Partecipa e contribuisce alla vita del corpo. Il linguaggio del corpo riconosce questa differenza e per questo è cosl importante. La ricchezza di espressioni in cui compare la parola cuore di mostra quanto siano importanti i suoi aspetti non meccanici. Nel l'espressione " arrivare al cuore della questione " , il cuore è l'es senza. È anche il centro, il nucleo, come nell'espressione " mi è arri vato al cuore ", che dunque ammettiamo sia l'aspetto più profondo, più centrale di una persona. L'espressione " con tutto il cuore" in- 71 Bioenergetica dica un impegno totale, perché coinvolge la parte più profonda dell'individuo. Tutti sanno che l'amore viene associato con il cuore. L'innamo rato abbandonato e deluso ha il "cuore spezzato " ; c'è chi fa strage di cuori, chi dà il proprio cuore all'amato. Del resto si sa che "cuore " fa rima con " amore " . Questi sono usi simbolici. Ma il cuore non è solo associato ai sentimenti; secondo il nostro linguag gio è un organo che sente. Quando diciamo: "ho provato una stretta al cuore " , comunichiamo una sensazione propriocettiva che anche un altro può sentire in sé e denota pena o ansia estrema. Il cuore può anche allargarsi per la gioia e questa è una constatazione lette rale, non solo figurata. Se è così, allora l'espressione " mi hai spez zato il cuore " indica un trauma reale, fisico? Penso di sì, ma credo anche che spesso i cuori spezzati si aggiustino da soli. Il termine " spezzare" non significa necessariamente " spezzare in due o più pezzi " . Potrebbe indicare una rottura della connessione fra il cuore e la periferia del corpo. Il sentimento di amore non fluisce più libe ramente dal cuore al mondo. La bioenergetica si occupa del modo in cui una persona tratta il sentimento di amore. Ha il cuore chiuso o aperto? Aperto al mondo o chiuso, distante da esso? L'atteggiamento può essere de terminato in base all'espressione del corpo: ma per farlo occorre comprendere il linguaggio del corpo. Il cuore _è racchiuso in una gabbia di ossa, la gabbia toracica; questa cassa può essere rigida o morbida, immobile o capace di rea zione. Se ne può accertare la qualità palpandola, osservando se i muscoli sono saldi e se la parete toracica cede o meno a una lieve pressione. La mobilità del torace può essere notata nella respira zione : sono moltissime le persone la cui gabbia toracica non si muove quando respirano. In queste persone i movimenti della re spirazione sono prevalentemente diaframmatici, con un leggero im pegno addominale. Il petto è gonfio e viene mantenuto nella posi zione dell'inspirazione. In alcuni lo sterno forma una protuberanza, quasi servisse a tener lontani gli altri dal cuore. Protendere il petto in fuori è una forma di sfida. Se lo fate deliberatamente vi accor gerete che equivale a dire: "Non ti lascerò avvicinare a me". Il primo canale di comunicazione per arrivare al cuore è quello della bocca e della gola. E il primo canale che usa il neonato quan do con le labbra cerca il seno della madre. Ma un bambino non cerca solo con le labbra e con la bocca, cerca anche col cuore. Il bacio conserva la consapevolezza che questo movimento è un:espres- 72 Il linguaggio del corpo sione di amore. Ma il bacio può essere un gesto di amore o una espressione di amore; la differenza sta nel fatto che ci sia o meno dentro il cuore, e questo dipende dal fatto che sia aperto o chiuso il canale di comunicazione fra bocca e cuore. Una gola stretta e un collo contratto possono effettivamente bloccare il passaggio di qual siasi sentimento. In questi casi il cuore è relativamente isolato, chiu so alla comunicazione. Il secondo canale di comunicazione del cuore è quello delle mani e delle braccia che si protendono per toccare. In questo caso l'immagine di amore è il tocco dolce, tenero e carezzevole della mano materna. Anche in questo caso se l'azione deve essere un'e spressione di amore il sentimento deve venire dal cuore e fluire nelle mani. Le mani che amano davvero sono fortemente cariche di energia. Il tocco di queste mani ha la capacità di dare conforto. Il flusso di sentimento o di energia diretto alle mani può essere bloccato da teQsioni alle spalle o da spasticità dei muscoli delle mani. Le tensioni alle spalle si sviluppano quando il soggetto ha paura di protendersi in cerca di qualcosa o di " buttarsi " . Le ten sioni ai piccoli muscoli della mano derivano dalla repressione del l'impulso di afferrare o di prendere, di graffiare o di strangolare. Sono convinto che a queste tensioni siano dovute le artriti reuma toidi alle mani. In alcuni casi ho visto che l'esecuzione dell'esercizio descritto nel primo capitolo, in cui le marii vengono premute l'una contro l'altra in uno stato di ipertensione, poteva aiutare a superare un attacco di artrite reumatoide alle mani. Un altro canale di comunicazione fra il cuore e il mondo passa, scendendo verso il basso, per la vita e la pelvi, per arrivare agli organi genitali. Il sesso è un atto di amore ma, ancora una volta, il suo essere un semplice gesto o espressione di un sentimento sin cero dipende dal fatto che ci sia dentro il cuore. Quando l'amore che si prova per il partner è forte, l'esperienza sessuale ha un'inten sità e raggiunge un livello di eccitamento che fa dell'orgasmo un momento di estasi. In precedenza avevo già osservato 1 che un or gasmo pieno e soddisfacente è possibile solo se c'è coinvolgimento totale. Allora si sente davvero il cuore balzare (di gioia) al momento del climax. Ma anche questo canale può essere interrotto o chiuso in vario grado da tensioni della parte inferiore del corpo. Il sesso senza sentimento è come un pasto mangiato senza ap3 ALEXANDER LoWEN, Love and Orgasm, New York, 1965; trad. it.: Amore e urg,l· smo, Feltrinelli, Milano, 19682• 73 Bioenergetica petito. Certo, la maggior parte delle persone provano qualcosa; ma bisogna vedere quanto e come è aperto il canale di comunicazione. Uno dei disturbi più comuni dell'essere umano è la dissociazione della parte superiore dalla parte inferiore del corpo. A volte, a giu dicare dall'aspetto, non sembra neanche che le due metà apparten gano alla stessa persona. In alcuni individui la parte superiore è ben sviluppata, mentre la pelvi e le gambe sono piccoli e di aspetto immaturo, come se appartenessero a un bambino. In altri la pelvi è piena e rotonda, mentre la parte superiore è piccola, stretta, in fantile. In tutti questi casi i sentimenti di una parte non sono inte grati con i sentimenti dell'altra. A volte la parte superiore del corpo ha una qualità stretta, rigida ed aggressiva, mentre la parte inferiore appare morbida, passiva e masochistica. In tutti i casi in cui esiste un certo grado di dissociazione i naturali movimenti respiratori non fluiscono liberamente attraverso il corpo. La respirazione è tora dca, con scarso impegno addominale, o diaframmatica, con movi menti limitati del petto. Se si chiede al soggetto di piegare la schiena come nell'arco t'ai chi descritto sopra, la linea del corpo non forma un vero arco. La pelvi viene tenuta in fuori o ritratta all'indietro, causando una rottura della linea e dell'unità del corpo. La mancanza di unità indica che capo, cuore e genitali non sono integrati. Le tensioni muscolari croniche che bloccano il libero fluire del l'eccitazione e dei sentimenti si trovano spesso nel diaframma, nei muscoli intorno alla pelvi e nella parte superiore delle gambe. Sca ricando queste tensioni con l'aiuto di un approccio sia fisico che psicologico i soggetti cominciano a sentirsi " connessi" . È il termine che usano loro stessi. Testa, cuore e genitali - o pensiero, senti mento e sesso - non sono più parti o funzioni separate. Il sesso diventa sempre più espressione di amore : di pari passo cresce anche il piacere. Invariabilmente cessa un eventuale precedente comporta mento di promiscuità. Nelle donne il cuore ha una connessione diretta e immediata con i seni, che rispondono a livello erotico o ghiandolare agli im pulsi che fluiscono dal cuore. Nell'eccitazione sessuale i capezzoli si riempiono di sangue e diventano eretti; nell'allattamento la ghian dola secerne latte. Perciò, normalmente, l'allattamento è una delle espressioni più chiare di amore materno. Per lo stesso motivo è difficile immaginare che il latte di una madre non sia adatto al bambino. Il bambino è stato concepito e si è sviluppato nello stesso ambiente che produce il latte. Tuttavia alcuni pazienti hanno detto 74 Il linguaggio del corpo di aver trovato acido il latte materno. Pur prendendo seriamente affermazioni del genere, non credo che il difetto stesse nel latte. È più probabile che la madre fosse amareggiata e piena di risenti mento perché il bambino era per lei un peso: il bambino lo sentiva e reagiva. L'allattamento, come il sesso, è più di una reazione fisio logica. È una risposta emotiva e dunque anch'essa soggetta all'umo re e all'atteggiamento della madre. È possibile sia costruire sia ri durre il flusso di sentimenti che, dal cuore, giungono al seno. Mi sono dilungato sul cuore perché è un elemento essenziale di ogni terapia. La gente viene in terapia lamentandosi di varie cose: depressione, ansia, senso di inadeguatezza, senso di fallimento, ecc. Ma dietro a ciascuno di questi problemi c'è la mancanza di gioia e di soddisfazione nel vivere. Oggi è di moda parlare di autorealizza zione e di potenziale umano: ma sono termini privi di senso a meno che ci si chieda: potenziale di fare cosa? Chi vuole vivere in mo do piu pieno e piu ricco, può farlo solo se apre il proprio cuore alla vita e all'amore. Senza amore - per se stessi, per il prossimo, per la natura e per l'universo, l'individuo è freddo, staccato e inu mano. Dal nostro cuore fluisce il calore che ci unisce al mondo in cui viviamo. Questo calore è l'amore. L'obiettivo di ogni terapia è di aiutare una persona ad accrescere la propria capacità di dare e ricevere amore - di espandere il suo cuore, e non solo la sua mente. ·Jnteragire con la vita Spostandoci dal cuore verso la periferia del corpo, prenderemo in considerazione gli organi che interagiscono· con l'ambiente. Il lin guaggio del nostro corpo è pieno di espressioni derivanti dalla con sapevolezza propriocettiva delle loro funzioni. Queste espressioni sono così ricche di immaginazione e di significato che nessuno stu dioso della personalità umana può permettersi di ignorarle. Dovremmo partire dal viso, la parte del corpo che viene pre sentata apertamente al mondo ed è anche la prima parte che si esa mina guardando un'altra persona. Come il termine "cuore" è venu to a significare centro o nucleo, il termine " faccia" è stato esteso fino a includere l'aspetto esteriore degli oggetti e delle situazioni. Per esempio parliamo della facciata di un edificio. Nell'espressione " sono vecchi problemi con un volto nuovo " ci riferiamo al cambia- 75 Bioenergetica mento dell'aspetto esteriore di una situazione, a cui !lon si accom� pagna un corrispondente cambiamento dell'essenza delle cose. La parola " faccia" viene anche usata per riferirsi all'immagine di una persona, collegando così il concetto di faccia all'io: l'io in fatti, in una delle sue funzioni, ha a che fare con l'immagine proiet tata da una persona. " Perdere la faccia " significa che l'io ha subìto un'umiliazione; per questo la gente in genere si sforza di " salvare la faccia ". " Nascondere la faccia " implica un senso di vergogna, di umiliazione dell'io. La persona con un forte io " affronta" le situazioni mentre dal debole, dall'insicuro ci possiamo aspettare un " voltafaccia " . L'autoespressione coinvolge la faccia, e il tipo di fac cia che indossiamo dice molto su chi siamo e su come ci sentiamo. C'è la faccia sorridente, quella depressa, quella luminosa, triste, eccetera. Purtroppo la maggior parte delle persone non sono consa pevoli dell'espressione del loro viso e non sono dunque in contatto con quello che sono e che sentono. Queste considerazioni ci consentono di valutare l'io di una per sona a partire dal volto. Il viso di uno schizoide ha in genere la qualità di una maschera, che indica il basso stato del suo io; que sto è uno dei segni che permettono di diagnosticare questa condi zione. A mano a mano che, con il trattamento, le condizioni del soggetto migliorano, il viso diventa più espressivo. Un viso largo, pieno, è indice di un io forte (questo è linguaggio del corpo); ma a volte si vede una grossa testa e una faccia grande su di un piccolo corpo o, viceversa, un grande corpo con testa e faccia piccole. In questi casi si può supporre che fra l'io e il corpo ci sia un certo grado di dissociazione. Un'altra cosa interessante da osservare è la tendenza di molti ragazzi e ragazze coi capelli lunghi a nascondersi il viso dietro ai capelli. Mi sembra che questo esprima la loro indisponibilità ad affrontare il mondo. Il gesto può anche essere interpretato come rifiuto della tendenza, propria della nostra cultura, a sopravvalutare l'immagine. Nella personalità di molti giovani è presente una ten denza contraria all'io: provano ripugnanza per il prestigio, per lo status sociale, per la mostra di sé e per i segni materiali della posi zione e del potere. Possiamo interpretare questo atteggiamento co me reazione esagerata all'eccessivo valore attribuito dai genitori al l'apparenza esteriore, spesso a spese della verità e dei valori in teriori. Ogni organo e ogni tratto del viso ha il proprio linguaggio del corpo. Le sopracciglia, gli occhi, le guance, la bocca e il mento ven76 Il linguaggio del corpo gono usati per contrassegnare varie qualità o tratti. Consideriamo alcune espressioni che riguardano queste parti anatomiche. Le so pracciglia alte indicano una persona di raffinata intellettualità. L'op posto, le sopracciglia basse, appartengono a un tipo rozzo. Si dice che una persona è " accigliata" (browbeaten) quando è contrariata dall'espressione o dalle parole intimidatorie di qualcun altro. Le sue sopracciglia si abbassano e si aggrottano effettivamente. Quando una persona è impertinente, si dice che ha " faccia tosta" (a lot of cheek, " fior di guance " ) : ed effettivamente spesso le sue guance sono arrossate e gonfie d'aggressività. La funzione della vista è cosl importante per la consapevolezza, che assimiliamo il " vedere " al comprendere. La persona " lungimi rante" non solo vede lontano, ma anticipa il futuro col pensiero. Gli occhi luminosi sono segno e simbolo di esuberanza. In quanto organi espressivi, gli occhi hanno un ruolo importante nel linguag gio del corpo. Uno sguardo è in grado di comunicare tanto signifi cato che spesso giudichiamo le reazioni di una persona dagli occhi. Parliamo di " bocca della verità " , accusiamo una persona di essere una " linguaccia" . La funzione dei denti è ricca di metafore. " Mo strare i denti" è espressione più efficace per minacciare. Una spie gazione " tirata coi denti" è una spiegazione stiracchiata. Una cosa che difficilmente una persona potrà raggiungere " non è cibo per i suoi denti" . Infine vorrei citare l'espressione inglese chin up [ mento in alto ] , un invito a star su di morale nelle avversità. Ab bassare il mento è il primo movimento che si fa quando ci si ab bandona ai singhiozzi. Lo si può osservare nei bambini piccoli che lasciano cadere il mento e cominciano a tremare prima di mettersi a piangere. Nella terapia bioenergetica è a volte necessario ottenere che un paziente abbassi il mento perché riesca ad abbandonarsi alle lacrime. La voce è il più ricco mezzo espressivo dell'uomo. Pau! J. Mo ses, nel libro The Voice of Neurosis [La voce della nevrosi] , de scrive gli elementi acustici della voce e ne evidenzia il rapporto con la personalità. In un capitolo successivo parlerò dei princìpi che permettono di leggere la personalità dalla voce. Il linguaggio del corpo riconosce l'importanza della voce. Una persona che " non ha voce in capitolo" non conta. La perdita della voce, perciò, potrebbe significare la perdita di una posizione. Anche le funzioni delle spalle, delle braccia e delle mani entrano nel linguaggio del corpo. Una persona " si prende sulle spalle le proprie responsabilità quando se le assume in prima persona. L'ag77 Bioenergetica gressivo " si fa strada a gomitate " . Chi (( abbraccia una causa" si impegna a fondo in essa, per aiutare qualcuno " gli si dà una mano " . Chi " prende in mano una situazione " vi si impegna a fondo per risolverla. La mano è lo strumento primario del tatto. Contiene più corpu scoli tattili di qualsiasi altra parte del corpo. Toccare perciò è in gran parte una funzione della mano, ma non è un'operazione mec canica. Dal punto di vista umano toccare una persona è sentirsi in contatto con lei. Cosl l'espressione " mi hai toccato " è un altro modo per dire che hai evocato in me una reazione - un modo più bello di dirlo, perché implica anche un'idea di vicinanza. " Toccare con mano" significa rendersi conto personalmente: è dunque un'e spressione che indica l'intimo rapporto fra toccare e conoscere. I bambini imparano a conoscere le qualità degli oggetti mettendo seli in bocca, usando quindi la modalità sensoria del gusto. Comun que i bambini imparano toccando. Il rapporto fra toccare e conoscere pone una questione che è di una certa importanza per la terapia. Ìì possibile conoscere dav vero un'altra persona senza toccarla? Come si fa a sentire un altro se non lo si tocca? La psicoanalisi tradizionale con il suo rifiuto di ogni contatto fisico fra paziente e analista - per paura, credo, che un simile contatto possa suscitare sentimenti sessuali - ha eretto una barriera fra due persone che avevano bisogno di entrare in un contatto più immediato che non fosse quello delle sole parole. Toccando il corpo del paziente il terapista può sentire molte cose di lui: i muscoli duri o molli; la pelle secca; la vitalità dei tessuti. Toccandolo può trasmettere al paziente l'idea che lo sente e lo accetta come essere corporeo e che il toccare è un modo naturale di stabilire un contatto. Per il paziente il fatto che il terapista lo tocchi è un segno che si cura di lui. Si crea un'associazione con i tempi in cui la madre, tenendolo in braccio e toccandolo, gli esprimeva il suo affetto, la tenerezza, il desiderio di prendersi cura di lui. Nella nostra cultura sono in molti a soffrire di una deprivazione di contatto fisico che risale all'infanzia. Il risultato di questa deprivazione è che, pur vo lendo essere toccati e tenuti, hanno paura di chiederlo o di fare il gesto. Hanno il tabù del contatto fisico, perché nella loro mente e nel loro corpo è strettamente associato alla sessualità. Ma un tabù di questo tipo rende difficile stabilire un vero contatto con gli altri 2 : 2 AsHLEY MONTAGU, Touching, dt., opera nella quale è investigata appieno l'impor tanza del contatto fisico. 78 Il linguaggio del corpo per questo, dal punto di vista terapeutico, è importante eliminarlo. Il terapista perciò ha il dovere di mostrare che non ha paura di toc care il paziente o di stabilire un contatto con lui. Ma se il terapista mette le mani sul paziente, sorge la questione della qualità del tocco. Si può toccare una persona, specialmente del sesso opposto, con un tocco di tipo sessuale o creando un contatto erotico. Questo modo di toccare rinsalda la profondissima ansia che suscita nel paziente il contatto fisico e rinforza il tabù a livello profondo, a dispetto del fatto che il terapista lo rassicuri che va tutto bene. Non va tutto bene. Qualsiasi coinvolgimento sessuale del terapista è un tradi mento della fiducia nel rapporto terapeutico, che sottopone il pa ziente allo stesso trauma da lui vissuto nel rapporto coi genitori. Se il tradimento viene accettato come normale, conduce a uno sche ma di agire sessuale che nasconde l'incapacità di stabilire un con tatto reale tramite il toccare. Il tocco del terapista deve essere caldo, amichevole, dare fiducia ed essere libero da qualsiasi interesse personale, se toccando si vuole ispirare fiducia. Ma dato che anche il terapista è un essere umano, a volte possono intervenire anche i suoi sentimenti personali. Se questo succede, non deve toccare il paziente. Per questo un terapista deve conoscere se stesso, essere in contatto con se stesso prima di poter entrare in contatto con il paziente. La terapia personale è la condizione essenziale per poter svolgere la terapia sugli altri. Il te rapista dovrebbe conoscere la qualità di un tocco, riconoscere la differenza fra un tocco sensuale e un tocco di sostegno, fra uno fermo e uno duro e fra un modo di toccare meccanico e uno che contiene del sentimento. Il paziente ha un gran bisogno di toccare il terapista, perché è il tabù del contatto fisico la causa del suo senso di isolamento. Per superare questo tabù spesso chiedo al paziente, mentre è sdraia to sul letto, di toccarmi la faccia. Uso questo sistema dopo aver por tato alla luce alcune delle paure del paziente. Chinandomi su di lui, sono nella stessa posizione di una madre o di un padre che guarda il paziente bambino. All'inizio l'esitazione, i gesti titubanti; l'ansia evocata dalla cosa mi sorpresero. Molti pazienti mi toccavano il viso solo con la punta delle dita, come se avessero paura di un contatto pieno di tutta la mano. Alcuni dissero che avevano paura di essere rifiutati; altri che pensavano di non avere il diritto di toccarmi. Se non li incoraggiavo a farlo, pochi riuscivano ad avvicinare il mio viso al loro, benché fosse proprio quello che avevano voglia di fare. 79 . Bioenergetica In tutt1 1 casi questo procedimento si spinse in profondità in un problema che le sole parole non potevano raggiungere. In alcuni casi il tocco del paziente è esplorativo. Mi passa le dita sul viso, come fa un bambino quando esplora i tratti del viso dei genitori. A volte c'è un paziente che mi spinge via il viso, ren dendomi il rifiuto di cui un tempo aveva fatto esperienza. Ma se il paziente cede al desiderio del contatto fisico mi trae a sé, mi tiene stretto e mi tocca il corpo con le mani. Io sento questo desiderio e lui sente che io lo accetto. Entrando in contatto con me il paziente riesce a entrare più in contatto con se stesso, che è poi l'obiettivo dello sforzo terapeutico. Una terza importante area di interazione è il rapporto con il suolo. Tutte le posizioni che assumiamo, tutti i passi che facciamo implicano questo rapporto. A differenza degli uccelli e dei pesci, ci sentiamo più a nostro agio sulla terraferma. E, a differenza degli altri mammiferi, stiamo in piedi e ci muoviamo su due gambe. Questa postura rende libere le braccia, spostando la funzione di sop portare il peso sulla colonna vertebrale e sulle gambe. Il passaggio alla posizione eretta richiede uno sforzo ai muscoli del dorso, sforzo che si concentra nella regione lombosacrale. Parlerò della natura di questo sforzo e del suo rapporto con i disturbi alla bassa schiena in un capitolo successivo. Qui ci interessa il rapporto fra persona lità ed estremità inferiori, e il modo in cui tale rapporto si riflette nel linguaggio del corpo. D'una persona possiamo, ad esempio, dire che ha una " buona posizione " o, viceversa, non ha " nessuna presa" in un dato am biente: e in quest'ultimo caso ciò significa che non conta affatto.' Possiamo anche domandare a qualcuno: "Da che parte stai? " La nostra " posizione ", infatti, indica anche il nostro atteggiamento: possiamo per esempio sostenere (stand far) una proposta od op porci (stand against). Se qualcuno " non prende posizione", diremo che " mantiene le distanze " (stand o/f). Se la prende, potremo dire che " ha puntato i piedi " (stand firm) o " non ha ceduto un pollice di terreno " (stand bis ground). Nel concetto di " standing" [tenersi in piedi, reggere ) c'è una nota di forza, come emerge dalle espres sioni " reggere le critiche " (standing criticism) o " reggere bene gli attacchi " o " reggere bene la vecchiaia" (standing up well against criticism or decay). 3 Tutto questo paragrafo e il successivo wno traducibili solo parzialmente, perché si basano su espressioni idiomatiche americane che non hanno corrispondenti in italiano. [N.d.T.] 80 Il linguaggio del corpo L'opposto del verbo " to stand" [ tenersi in piedi, reggere ] non è il verbo " to sit " [ sedersi] ma " to slouch " [ pencolare ] , " to slump " [piegarsi] o " to shift" [ spostarsi ] . Una persona "shifty " [penco lante] non prende posizione, una persona "slumping " non sa " man tenere la sua posizione" e così via. Questi termini sono metafore quando si riferiscono a comportamenti sociali. Ma quando sono rife riti alla personalità hanno anche un significato letterale. Ci sono persone il cui corpo dà segni evidenti di collasso o d'insicurezza. Altre non riescono a stare in piedi senza continuamente spostare il loro peso da un piede all'altro. Quando descrivono un tipico atteg giamento corporeo, questi termini descrivono anche un tratto della personalità. Il modo in cui una persona sta nella vita - cioè la sua posi zione di fondo in quanto essere umano - si rivela con evidenza estrema nel corpo. Consideriamo ad esempio la tendenza di molta gente a tenere le ginocchia rigide quando sta in piedi. Questa po stura ha l'effetto di trasformare la gamba in un supporto rigido, a spese della flessibilità (azione del ginocchio). Non è la postura naturale: l'individuo che la assume ha bisogno di appoggio. Dunque questa posizione ci informa che nella personalità c'è upa certa insi curezza (altrimenti perché avrebbe bisogno di appoggio? ) , che può essere cosciente o inconscia. Se si chiede a questa persona di flettere leggermente le ginocchia, spesso subentrerà una vibrazione alle gambe che può evocare la sensazione che le gambe non la reggano. Per avere una buona posizione bisogna essere piantati al suolo. I piedi dovrebbero essere abbastanza piatti sul suolo, con le arcate plantari rilassate ma non " accasciate " . Quelli che chiamiamo comu nemente piedi piatti sono piedi in cui le arcate plantari sono crol late, con il risultato che il peso viene spostato verso l'interno del piede. Un arco alto, d'altra parte, è segno di spasticità o di contra zione dei muscoli del piede. L'arcata alta diminuisce il contatto fra piede e terreno e indica che i piedi non sono ben piantati. È inte ressante notare che l'arcata alta è stata considerata a lungo indice di salute e di superiorità. I poliziotti vengono chiamati piedipiatti, forse perché si immaginava che, a furia di camminare nei loro giri d'ispezione, alla fine dovessero avere i piedi piatti. " Piedipiatti" è un'espressione sprezzante, che indica una posizione inferiore nella scala sociale. Quando ero giovane mia madre era sempre preoccupata per i miei piedi piatti. Aveva una forte resistenza al fatto che portassi le scarpe da tennis perché temeva che peggiorassero la mia tendenza 81 Bioenergetica ai piedi piatti. Io volevo le scarpe da tennis a tutti i costi, perché erano l'ideale per correre e per giocare a pallone. Tutti gli altri bambini le portavano . Dopo una dura lotta, finalmente ottenni le scarpe da tennis. Tuttavia mia madre insisteva perché almeno por tassi una soletta: era una tortura, e mi ci volle un certo tempo per liberarmi da questa afflizione. Era una tortura reale: per tutta l'infanzia soffersi infatti di calli per colpa delle scarpe troppo strette e dure. In realtà non ho mai avuto i piedi piatti, anche se forse non avevo l'arco alto che avrebbe fatto felice mia madre. Anzi, non avevo la pianta abbastanza piatta e per tutti gli anni in cui ho svolto il lavoro bioenergetico su me stesso ho cercato di appiattirla in modo che i miei piedi avessero un contatto più completo con il ter reno. Sono certo che è grazie a questo lavoro che da allora non ho mai più avuto calli, duroni o altri disturbi ai piedi. Il rapporto fra piedi e posizione sociale è evidente nell'antica tradizione cinese di bendare i piedi delle bambine per far si che restassero piccoli e relativamente inutilizzabili. Le ragioni di questa pratica erano due. I piedi piccoli erano indice di rango sociale elevato; tutte le donne della nobiltà cinese avevano i piedini. Indi cavano che non avevano bisogno di fare lavori pesanti o di cammi nare a lungo, perché venivano portate in portantina. Le donne con tadine, che non potevano permettersi questo lusso, si tenevano i loro grossi e larghi piedi piatti. I piedi delle donne venivano stor piati anche allo scopo di legarle a casa privandole dell'indipendenza. Ma era una pratica limitata a una certa classe, e dunque deve essere vista come il riflesso delle idee culturali e sociali dei Cinesi. Lo stu dio del modo in cui gli atteggiamenti culturali si manifestano nel l'espressione corporea si chiama cinesica. Nella bioenergetica stu diamo l'effetto della cultura sul corpo. Per anni nella bacheca dell'Istituto di analisi bioenergetica è stata esposta una vignetta in cui compariva un professore di ana tomia in piedi davanti a uno schema del piede umano, in mano una bacchetta, il viso rivolto verso la classe. La didascalia dice: " Sono certo che quelli di voi che intendono fare gli psichiatri non sono minimamente interessati a quello che sto per dire " . Forse quello che stava per dire sul piede sarebbe stato irrilevante per la psichia tria. Ma in bioenergetica abbiamo sempre pensato che i piedi di una persona parlino quanto la testa della sua personalità. Prima di emettere una diagnosi di un problema della personalità voglio ve dere come sta in piedi il soggetto. Per farlo gli guardo i piedi. Una persona equilibrata sta bene in equilibrio sui piedi, con 82 Il linguaggio del corpo il peso uniformemente distribuito fra il tallone e la parte anteriore. Quando il peso è sui talloni, il che si verifica quando il soggetto ha le ginocchia bloccate, è squilibrato. Con una leggera spinta al petto lo si può facilmente far vacillare all'indietro, specialmente se non è preparato a resistere. L'ho dimostrato più volte durante i no· stri seminari. Di questa persona possiamo dire che è un pushover [un sempliciotto] . La posizione è passiva. Spostando il peso verso la parte anteriore del piede ci si prepara a muoversi in avanti: è una posizione aggressiva. Dato che l'equilibrio non è un fenomeno sta· tico, richiede un costante aggiustamento della propria posizione e la consapevolezza dei propri piedi. L'osservazione che " una persona ha i piedi per terra" può es sere presa alla lettera solo nel senso che c'è contatto fra i piedi e il terreno. Questo contatto ha luogo quando nei piedi fluiscono eccitazione o energia, creando una condizione di vibrante tensione simile a quella descritta per le mani, quando si focalizza l'atten zione o si dirige la propria energia su di esse. Allora si è consapevoli dei propri piedi e in grado di stare in equilibrio correttamente. Si afferma spesso che l'individuo moderno è alienato o isolato. È meno frequente sentirlo definire uno sradicato, un essere senza radici. James Michener, riferendosi a una parte della gioventù con temporanea, l'ha definita " alla deriva" (The Drifters). Come feno meno culturale è oggetto della ricerca sociologica. Ma è anche un fenomeno bioenergetico: la mancanza del senso delle proprie radici deriva da un disturbo del funzionamento corporeo. È un disturbo localizzato nelle gambe, che sono le nostre radici mobili. Come le radici di una pianta, le gambe e i piedi sono in continua interazione energetica con il terreno. Capita, camminando a piedi nudi sull'erba bagnata o sulla sabbia calda, di sentire i piedi diventare carichi e vivi. Si può provare la stessa sensazione eseguendo un esercizio bio· energetico di esperienza corporea: invito il soggetto a curvarsi in avanti e a toccare leggermente il suolo con la punta delle dita. I piedi sono distanti circa trenta centimetri, con la punta legger· mente rivolta verso l'interno. All'inizio le ginocchia sono piegate, poi il soggetto le raddrizza finché sente tirare i muscoli posteriori della gamba. Comunque non si dovrebbero mai tendere completa mente le ginocchia. La posizione viene tenuta per circa un minuto o più, mentre il soggetto respira tranquillamente e a fondo. Se la sensazione fluisce nelle gambe, cominciano a vibrare. Se arriva ai piedi, è possibile che comincino a formicolare. A volte i pazienti che eseguono questo esercizio riferiscono che, quando questo ac83 Bioenergetica cade, si sentono " radicati " . Possono perfino sentire i piedi esten dersi nel pavimento. Essere " radicati" o " grounded " , avere fermezza (standing) o battersi (standing for) per valori umani importanti, sono oggi qua lità rare, a mio giudizio. La macchina ci ha privati dell'uso pieno delle gambe e dei piedi e i viaggi aerei ci hanno completamente staccati dal suolo. Ma il loro effetto principale sul funzionamento del corpo è più indiretto che diretto. Dal punto di vista culturale, quello che ci influenza di più è il cambiamento del rapporto fra madre e figlio, caratterizzato da un sempre minore contatto fisico intimo. Ho trattato abbastanza ampiamente questo argomento nel mio ultimo libro.' La madre è il primo terreno del neonato o, in altri termini, il neonato si radica attraverso il corpo della madre. La terra e il terreno vengono identificati simbolicamente con la ma dre, che rappresenta anche la casa. È interessante notare che in in glese il verbo " rooting" [ mettere radici] descrive anche i movi menti istintivi del bambino che cerca il capezzolo. I miei pazienti non avevano sviluppato il senso di avere delle radici, un fonda mento, perché non avevano avuto in misura sufficiente un contatto piacevole con il corpo della madre. Senza dubbio le stesse madri non erano persone pienamente radicate. Una madre sradicata non può dare al bambino il senso di sicurezza e di fondamento di cui ha bisogno. Se non ci rendiamo conto di questi fatti bioenergetici, saremo incapaci di impedire che l'attuale cultura tecnologica alta mente meccanizzata eserciti degli effetti disastrosi sulla nostra vita di uomini. Segni ed espressioni del corpo Il linguaggio del corpo viene chiamato comunicazione non ver bale. Oggi c'è notevole interesse per l'argomento, perché ci si rende conto che l'espressione corporea permette di raccogliere o di tra smettere una grande quantità di informazioni. Spesso il tono di voce o lo sguardo di una persona hanno un impatto maggiore delle parole che pronuncia. Quando ero ragazzo tra i bambini era in voga questo ritornello: " Sticks and stones can break my bones, but names can never hurt me" [ Botte e pietre possono rompermi le ossa, ma i nomi non possono farmi niente l , intendendo dire che 4 84 ALEXANDER LowEN, Depression and the Body, cit. Il linguaggio del corpo lo scherno verbale non li toccava. Ma si dice anche "uno sguardo assassino " . Se la madre lancia un'occhiata assassina al figlio è dif ficile far finta di niente. I bambini sono consci del linguaggio del corpo più degli adulti, a cui lunghi anni di scuola hanno insegnato a prestare attenzione alle parole e a ignorare l'espressione corporea. Qualsiasi intelligente studioso del comportamento umano sa che le parole possono essere usate per mentire. Spesso le sole pa role non permettono di capire se l'informazione trasmessa è vera o falsa. Questo è vero soprattutto per le affermazioni di carattere personale. Quando, per esempio, un paziente dice: " Sto bene " , op pure: "Ho una vita sessuale fantastica, non ho problemi sessuali", dalle sole parole non si può sapere se dice la verità o no. Spesso diciamo ciò che vogliamo che gli altri credano. Il linguaggio del corpo invece, se l'osservatore lo sa leggere, non può ingannare. Se il mio paziente sta davvero bene, il suo corpo deve riflettere questo stato. Deve avere un'espressione vivace, gli occhi luminosi, la voce vibrante, i movimenti animati. In assenza di questi segni fisici io sono portato a mettere in dubbio quanto ha detto. Una considera zione analoga vale anche per le affermazioni sulla propria capacità di risposta erotica. Quando dallo schema delle tensioni muscolari è evidente che una persona tiene dentro i suoi sentimenti - natiche strette e nuca bloccata - è impossibile che abbia una vita sessuale " fantastica ", perché è incapace di lasciarsi andare a una forte ecci tazione sessuale. Il corpo non mente. Anche quando una persona cerca di na scondere i suoi veri sentimenti con un atteggiamento posturale artificiale, il corpo smentisce la posa con lo stato di tensione che si viene a creare. Nessuno è pienamente padrone del proprio corpo, che dunque può essere utilizzato come rivelatore di bugie per di stinguere il vero dal falso. Il fatto di dire una bugia crea uno stato di tensione corporea che si riflette nella pressione sanguigna, nel ritmo delle pulsazioni e nella conduttanza elettrica della pelle. Una tecnica più recente è quella dell'analisi della voce:. il tono della voce e la sua sonorità riflettono tutti i sentimenti e le sensazioni provate da una persona. E logico perciò che possa essere utilizzata come rivelatore di bugie. L'analisi della scrittura è un sistema ormai familiare per deter minare i tratti della personalità. C'è addirittura chi asserisce di saper leggere il carattere da come uno cammina. Se ogni aspetto dell'espressione corporea rivela chi siamo, senza dubbio il corpo 85 Bioenergetica intero deve raccontare la nostra storia in modo ancora più com pleto e più chiaro. Di fatto, reagiamo agli altri in base alla loro espressione cor porea. Ci valutiamo l'un l'altro, continuamente, in quanto corpi, soppesando rapidamente la forza o la debolezza di una persona, il suo aspetto vitale o spento, l'età, la carica sessuale, eccetera. Spesso in base all'espressione corporea di una persona decidiamo se ce ne possiamo fidare, di che umore è e quali sono i suoi atteggiamenti di fondo verso la vita. I giovani oggi parlano delle vibes, delle vibrazioni di una persona, che definiscono buone o cattive a seconda dell'impressione che il suo corpo fa su chi lo osserva. Ma è soprat tutto in psichiatria che le impressioni soggettive ricavate dall'espres sione corporea di un paziente costituiscono i dati più importanti su cui lavorare; quasi tutti i terapisti utilizzano costantemente questa fonte d'informazione. Ma nella psichiatria, e nell'opinione pubblica in generale, c'è una certa riluttanza a considerare valida e attendibile questa fonte di informazioni, perché non è facile farne una verifica oggettiva. Penso che sia questione di quanto uno si fida della pro pria sensibilità e dei propri sensi. I bambini, che hanno poco mo tivo di dubitare dei propri sensi, si fidano di queste informazioni piu degli adulti. È la storia del re nudo. In un'epoca come la no stra, in cui c'è una fortissima tendenza a manipolare il comporta mento e il modo di pensare della gente con le parole e con le im magini, questa fonte d'informazione è di fondamentale importanza. Quando presento le concezioni bioenergetiche alla gente del mestiere mi sento spesso richiedere statistiche, cifre, fatti. Capisco il desiderio di questo tipo di informazioni, che però non dovrebbe indurci a trascurare, giudicandola non significante, l'evidenza dei sensi. Dal punto di vista biologico siamo provvisti di recettori a distanza - orecchie, occhi e naso - che ci permettono di valutare una situazione prima di andarci a sbattere col naso. Se non ci fidia mo dei nostri sensi, miniamo la nostra capacità di sentire e di fare senso. Sentendo un'altra persona, possiamo dare un senso alla sto ria che ci racconta sulla sua vita, le sue lotte e le sue disavventure. Solo così possiamo capirla in quanto essere umano, che è la condi zione fondamentale per riuscire ad aiutarla. Sentire un'altra persona è un processo empatico. L'empatia è una funzione dell'identificazione: vale a dire che, identificandosi con l'espressione corporea di una persona, è possibile sentirne il significato. Si può anche sentire che effetto fa essere quest'altra 86 Il linguaggio del corpo persona, benché ovviamente sia impossibile sentire quello che sente un altro. I sentimenti e le sensazioni di ciascuno sono privati, sog· gettivi. L'altro sente quello che succede nel suo corpo: voi sentite quello che succede nel vostro. Ma, dato che tutti i corpi umani sono simili nelle funzioni fondamentali, quando sono sulla stessa lun ghezza d'onda possono entrare in risonanza. Quando succede, le sensazioni di un corpo sono simili a quelle dell'altro. In pratica questo significa che, se si assume l'atteggiamento corporeo di un'altra persona, si può sentire quell'espressione cor porea, percepirne il significato. Immaginate di vedere una persona che ha il petto gonfio, alza le spalle e inarca le sopracciglia, e sup ponete di voler sapere cosa significa questo atteggiamento. Assu mete lo stesso atteggiamento: trattenete il respiro, alzate le spalle e sollevate le sopracciglia. Se siete in contatto con il vostro corpo vi accorgerete immediatamente di aver assunto un'espressione di paura. Potrete anche sentirvi impauriti, o magari no: questo di pende dal fatto che l'atteggiamento evochi o meno una paura che è già in voi. Ma comunque identificherete l'espressione in modo cor retto. Allora capirete che, nel linguaggio del corpo, l'altra persona sta dicendo: " Ho paura " . Può anche darsi che, nonostante l'espressione di paura, l'altro non sia spaventato. Se non lo è, vuoi dire che non è in contatto con l'espressione del suo corpo. Questo in genere succede quando un atteggiamento è stato mantenuto a lungo e si è ormai struttu rato nel corpo. Gli schemi cronici di autocontrollo e di tensione per dono la loro carica energetica e vengono rimossi dalla coscienza. Il soggetto non li percepisce, non rientrano nel suo vissuto. L'at teggiamento del corpo diventa una " seconda natura" dell'individuo: allora diciamo che fa parte del suo carattere. In seguito lo si rico noscerà dalla posa assunta, anche se a prima vista può apparire strana. Le nostre prime impressioni sono reazioni corporee che, centrando l'attenzione sulle parole e sulle azioni degli altri, ten diamo poi a ignorare. Parole e azioni sono soggette in larga misura al controllo volon tario. Possono essere usate per trasmettere impressioni che contrad dicono l'espressione del corpo. Così un individuo la cui espressione corporea è di paura può agire e parlare da gradasso, atteggiamento con cui a livello dell'io si identifica di più che non con la paura manifestata dal corpo. In questo caso diciamo che quello cosciente è un atteggiamento di compensazione, cioè uno sforzo per superare la paura sottostante. Quando un individuo esagera nella negazione 87 Bioenergetica della paura manifestata dal corpo parliamo di comportamento con trofobico. Il linguaggio del corpo non mente, ma parla una lingua che può essere compresa solo da un altro corpo. L'imitazione dell'espressione corporea di un altro è necessaria solo all'inizio, per capirne il significato. Una volta determinatone il significato, lo si associa con quella data espressione ogni volta che la si incontra. Così sappiamo che le labbra strette, premute l'una contro l'altra esprimono disapprovazione, la mascella protesa in avanti sfida e gli occhi spalancati paura. Per convincerci della vali dità delle nostre interpretazioni possiamo comunque provare ad as sumere queste espressioni. A questo punto vorrei invitare il lettore ad assumere la posizione che descriverò tra breve provando a se guire le mie interpretazioni. Stando in piedi, portate in avanti le natiche e contraetene i muscoli. Potete notare due effetti: uno, che la parte superiore del corpo tende ad accasciarsi intorno al diafram ma e due, che nell'area pelvica lo schema della tensione è di conte nimento, di " trattenere dentro " . Il crollo è una perdita di statura corporea e perciò di autoaffermazione. Se fosse possibile visualizzare un essere umano con la coda, questo individuo avrebbe la coda tra le gambe. Un cane bastonato assume questo atteggiamento. Penso che sia giustificato, allora, interpretare questa pastura corporea co me segno che il soggetto è stato picchiato, sconfitto o umiliato. L'atteggiamento di " tener dentro" viene sentito sotto forma di strettezza e costrizione delle aperture pelviche : anale, urinaria e genitale. Molti studi psicologici hanno dimostrato che il crollo del l'io, accompagnato da un senso di umiliazione e di sconfitta, cui si aggiunge inoltre la tendenza a tener dentro i propri sentimenti, è tipico degli individui con tendenze masochistiche. Il passo succes sivo consiste nel porre in correlazione questa costellazione di tratti psicologici con un certo atteggiamento fisico. Una volta stabilita questa correlazione, la si verifica più volte con l'osservazione di altri pazienti. Infine, la struttura del carattere viene identificata con una determinata pastura corporea. Quando vedo una persona con il bacino in avanti e le natiche contratte, deduco che nella sua per sonalità è presente un elemento masochistico. Spesso la lettura dell'espressione corporea è complicata dalla presenza di quelli che vengono definiti atteggiamenti corporei di compensazione. Un individuo che a livello corporeo rivela delle tendenze masochistiche - ad esempio le natiche contratte - può invece adottare, nella parte superiore del corpo, un atteggiamento di sfida - mascella protesa in avanti, petto in fuori - per cercare 88 Il linguaggio del corpo di superare la remissività masochistica espressa nella parte inferiore. Analogamente un'aggressività esagerata potrebbe servire a co prire un'arrendevolezza e una passività di fondo. La crudeltà po trebbe nascondere la sensazione di essere stati bastonati, un atteg giamento indifferente, insensibile potrebbe nascondere il tentativo di negare l'umiliazione subita. In questi casi parliamo di sadoma sochismo, perché il comportamento compensatorio richiama l'atten zione sulla debolezza che è destinato a nascondere. Per poter leggere il linguaggio del corpo è indispensabile essere in contatto con il proprio corpo e avere sensibilità per le sue espres sioni. Perciò gli stessi terapisti bioenergetici si sottopongono a un corso di trattamento che ha lo scopo di metterli in contatto con il loro corpo. Non sono molte, nella nostra cultura, le persone libere dalle tensioni muscolari, che strutturano le loro reazioni e defini scono i ruoli che assumeranno nella vita. Questi schemi di tensioni riflettono i traumi subiti durante lo sviluppo - rifiuto, depriva zione, seduzione, repressione e frustrazione - traumi che non tutti hanno provato con la stessa intensità. Se per esempio l'esperienza infantile di un individuo è stata dominata dal rifiuto, egli svilup perà uno schema di comportamento schizoide, che sarà strutturato nella sua personalità a livello sia fisico che psicologico. Per l'indi viduo questo schema diventa una seconda natura: non può cam biarlo, a meno che non recuperi la sua prima natura. Lo stesso vale per tutti gli altri modelli di comportamento. L'espressione " seconda natura" viene spesso usata per descri vere atteggiamenti psicologici e fisici che, benché " innaturali " , sono entrati talmente a far parte della persona da sembrare naturali. Il termine implica l'esistenza di una "prima natura " libera da questi atteggiamenti strutturati. Questa prima natura può essere definita sia negativamente che positivamente. Possiamo dire che è, a livello corporeo, l'assenza di tensioni muscolari croniche che limitano il sentire e il movimento e, a livello psicologico, di razionalizzazioni, negazioni e proiezioni. Definendola positivamente diremo che con serva la bellezza e la grazia di cui normalmente tutti gli animali sono dotati alla nascita. Ìl importante riconoscere la distinzione fra se conqa e prima natura, perché troppe persone accettano come " natu rali" le proprie tensioni corporee e le proprie distorsioni, non ve dendo che appartengono all'ordine di una " seconda natura ", che pare naturale solo a causa della lunga abitudine. Ìl mia profonda convinzione che una vita sana e una cultura umana possano essere costruite solo sulla base della prima natura dell'uomo. 89 Capitolo quarto Terapia bioenergetica Viaggio alla scoperta di se stessi La bioenergetica non si occupa solo di terapia, come del resto la psicoanalisi non si limita esclusivamente al trattamento analitico dei disturbi emotivi. Entrambe le discipline si occupano dello svi luppo della personalità umana e cercano di capire tale sviluppo al l'interno della situazione sociale in cui si verifica. Cionondimeno la terapia e l'analisi sono le basi su cui poggia questa comprensione, perché proprio attraverso l'accurata elaborazione dei problemi indi viduali si acquisiscono insights nello sviluppo della personalità. Inoltre la terapia fornisce un efficace terreno per la verifica della validità degli insights che altrimenti potrebbero essere niente di più che pura speculazione. Perciò la bioenergetica non può essere disso ciata dalla terapia bioenergetica. Sono convinto che la terapia sia un viaggio alla scoperta di se stessi. Non è un viaggio breve né facile, e non è privo di dolore e di sofferenza. Vi sono pericoli e rischi : ma la vita stessa non è scevra di rischi, perché è essa stessa un viaggio nel futuro ignoto. La terapia ci riporta indietro in un passato dimenticato: ma questo passato non era un periodo tranquillo e sicuro, altrimenti non ne saremmo emersi pieni di cicatrici delle battaglie trascorse e chiusi nella corazza dell'autodifesa. Non è un viaggio che consiglierei di fare da soli, anche se sono convinto che alcuni coraggiosi ne ab biano percorso le tappe senza nessun aiuto. Il terapista funge da guida o da navigatore. Ha imparato a riconoscere i pericoli e sa come affrontarli; è anche un amico che, quando la strada si fa dif ficile, offrirà sostegno e farà coraggio. È necessario che il terapista bioenergetico abbia già concluso questo viaggio o sia comunque giunto a uno stadio avanzato, in 90 . Terapia bioenergetica modo da possedere un solido senso di sé. Deve essere, diciamo noi, abbastanza fondato nella realtà del proprio essere, in modo da poter servire da ancoraggio al suo paziente quando le acque si agitano. La persona che desidera operare efficacemente come terapista deve soddisfare alcuni requisiti di fondo. Deve avere una buona base di teoria della personalità e saper trattare problemi come la resistenza e il transfert. Inoltre deve avere sensibilità per il corpo, in modo da paterne leggere correttamente il linguaggio. Ma non è un essere umano perfetto (e chi lo è ? ) , e sarebbe poco realistico pretendere che fosse privo di problemi personali. Questa considerazione apre un punto importante. Il viaggio alla scoperta di sé non è mai concluso e non c'è terra promessa dove alla fine approdare. La nostra prima natura non smetterà di eluderci, anche se continuiamo ad avvicinarla sempre di più. Uno dei motivi di questo paradosso è che viviamo in una società altamente tecnica e civilizzata, che sempre più rapidamente ci allontana da quello stato di vita in cui la nostra prima natura si era evoluta. Anche se la terapia riesce, non arriviamo a liberarci da tutte le tensioni muscolari, perché le condizioni della vita mo derna ci impongono costantemente uno stato di tensione. Dubito che esistano terapie capaci di eliminare totalmente gli effetti di tutti i traumi vissuti nel corso della crescita e dello sviluppo. Anche se le ferite sono completamente guarite, spesso ne rimangono gli effetti permanenti, le cicatrici. Si potrebbe domandare, allora, che cosa ci si guadagni sotto ponendosi alla terapia se la tensione non scompare totalmente e se il viaggio in realtà non finisce mai. Per fortuna, chi entra in terapia in genere non è alla ricerca del Nirvana o del giardino dell'Eden. È una persona disturbata, spesso disperata, che ha bisogno di aiuto per proseguire il viaggio attraverso la vita. Un cammino a ritroso può aiutarla se riesce ad accrescere la consapevolezza di sé, a promuovere l' autoespressione e a migliorare la padronanza di se stessa. Provviste di un più forte senso di sé, queste persone sono meglio attrezzate per farcela. La terapia può essere di aiuto in que sto senso perché libera l'individuo dalle restrizioni e dalle distor sioni di una seconda natura nevrotica e lo porta più vicino a quella prima natura che è la fonte della forza e della fede. Se non può renderei la nostra prima natura, che è lo stato di grazia, la terapia può però riportarci piu vicino ad essa, diminuendo cosl l'alienazione di cui soffre la maggior parte di noi. Il termine alienazione descrive meglio di qualunque altro la condizione del- 91 Bioenergetica l'uomo moderno : è come uno "straniero in terra straniera", mai libero da interrogativi del tipo " perché vivo? Che senso ha tutto questo? " Lotta contro la mancanza di senso, una sensazione vaga ma persistente di irrealtà, un senso diffuso di solitudine che si sforza di superare o di negare e contro una profonda paura che la vita gli sfugga prima che abbia potuto viverla. Benché, nella mia funzione di psichiatra, io concentri la mia attenzione sui sintomi e sui disturbi lamentati dal paziente, non ritengo che l'obiettivo del la terapia sia limitato a questo problema specifico. Se non posso aiutare il paziente a entrare maggiormente in contatto con se stesso (che per me significa con il suo corpo e, attraverso di esso, con il mondo che lo circonda), penso che il mio sforzo di aiutarlo a supe rare l'alienazione sia fallito e giudico la terapia non riuscita. Per alienazione intendiamo l'estraniazione dell'uomo dalla na tura e dai suoi simili : ma alla sua base sta l'estraniazione dell'indi viduo dal proprio corpo. Ho già trattato esaurientemente questo argomento altrove 1 : se lo reintroduco qui, è perché costituisce un punto centrale della bioenergetica. Solo attraverso il corpo infatti si fa esperienza della vita e del proprio essere nel mondo. Ma en trare in contatto col corpo non basta: bisogna anche mantenere que sto contatto, e questo significa assumersi un impegno nei confronti della vita del corpo. Questo impegno non esclude la mente, ma esclude l'impegno verso un intelletto dissociato, verso una mente non attenta al corpo. L'impegno nei confronti della vita del corpo è l'unica garanzia che il viaggio abbia successo e si concluda con la scoperta di se stessi. Questo modo di concepire la terapia come un processo che non finisce mai solleva una questione pratica: " Per quanto tempo" , mi domandano i pazienti, " dovrò venire da lei ? " La mia risposta è d'ordine pratico: " Rimarrà in terapia finché ritiene che valga il tempo, lo sforzo e il denaro che ci investe " . È opportuno anche sottolineare che molte terapie finiscono per motivi che si sottrag gono al controllo del terapista e del cliente, ad esempio un cambia mento di residenza o di città. Posso anche por termine a una terapia quando mi accorgo che non porta da nessuna parte, oppure per evi tare che il paziente se ne serva come di una gruccia. Il cliente con clude il rapporto terapeutico quando si sente in grado di assumersi da solo la responsabilità della sua ulteriore crescita, in altri termini quando ritiene di poter proseguire il viaggio senza aiuto. 1 92 ALEXANDER LowEN, The Betrayal of the Body, cit. Terapia bioenergetica Il movimento è l'essenza della vita; i suoi due aspetti sono la crescita e il declino. Nella realtà mai nulla sta fermo. Se la crescita, intesa come sviluppo della personalità, si arresta, inizia un declino che, se all'inizio può essere impercettibile, prima o poi diventa però evidente. Il criterio che permette davvero di valutare il successo di una terapia è che questa metta in moto e promuova nel paziente un processo di crescita che possa poi continuare senza l'aiuto del terapista. Nel primo capitolo ho parlato di alcune esperienze personali du rante · la terapia con Wilhelm Reich e della successiva terapia con John Pierrakos, in cui furono poste le basi del metodo bioenerge· tico. Pur avendo enormemente incrementato il mio senso del sé (autocoscienza, autoespressione e padronanza di me stesso) , sentivo di non essere giunto alla fine del viaggio. Per il momento la mia barca navigava in acque tranquille e non avevo nessun presagio di problemi o difficoltà : ma è una condizione che non può durare per un tempo indefinito. Negli anni successivi attraversai alcune crisi personali che, grazie alla terapia, fui in grado di affrontare. Una crisi personale ha luogo solo quando un aspetto di rigidità della personalità è sottoposto a una grossa tensione. È dunque un peri colo, ma anche un'occasione per eliminare la tensione e crescere. Fortunatamente, via via che la mia vita si sviluppava, presi la dire zione della crescita. Senza addentrarmi nel contenuto delle crisi, descriverò una serie di esperienze personali che hanno attinenza con la terapia. Circa cinque anni fa mi resi conto di provare un dolore al collo. All'inizio lo provavo solo occasionalmente, ma poi divenne più netto ogni volta che voltavo la testa di scatto. Negli anni trascorsi da quando avevo smesso la terapia attiva non avevo ignorato il mio corpo. Avevo continuato a praticare abbastanza regolarmente gli esercizi bioenergetici che uso con i pazienti. Pur essendomi di gran de aiuto, non avevano effetto sul dolore al collo, che sospetto fosse artrite cervicale. Non ho mai fatto una radiografia per confermare questo sospetto, che rimane dunque solo un'ipotesi. Che il dolore fosse dovuto o meno a una forma di artrite, pal pandomi il collo sentivo che alcuni muscoli erano tesi. Avevo anche altre tensioni muscolari alla parte superiore della schiena e alle spalle. In alcuni film ripresi mentre lavoravo con dei pazienti notai che a volte tendevo a tenere la testa curva in avanti. Questa pastura creava un leggero arrotondamento della schiena fra le scapole. Per circa un anno e mezzo eseguii con regolarità alcuni esercizi 93 Bioenergetica per cercare di alleviare il dolore e di raddrizzare la schiena. Mi fa cevo anche massaggiare regolarmente da un terapista bioenergetico, che sentiva la tensione dei muscoli, su cui lavorava con energia per produrre un certo rilassamento. Gli esercizi e il massaggio mi pro curavano un sollievo temporaneo. Dopo averli fatti mi sentivo me glio, ma il dolore persisteva e la tensione continuava a tornare. In questo periodo ebbi un'altra esperienza che, credo, ebbe un certo ruolo nella soluzione del problema. Alla fine di un gruppo di lavoro due dei partecipanti, anch'essi terapisti bioenergetici, si offrirono di lavorare su di me. Non è una pratica che seguo normal mente, ma quella volta acconsentii. Uno dei due lavorò sulla ten sione alla gola. L'altro lavorava sui piedi. A un tratto sentii un dolore acuto, come se qualcuno mi avesse tagliato la gola con un coltello. Ebbi immediatamente la sensazione che fosse stata mia madre a farlo (a livello psicologico, non nella realtà). Mi resi conto che l'effetto era di farmi smettere di parlare o di gridare. Ho sem pre avuto una certa difficoltà a esprimere i miei sentimenti, anche se era un problema che con l'andare del tempo stavo pian piano superando. In alcune situazioni l'incapacità di esprimermi mi aveva causato un dolore alla gola, soprattutto quando ero stanco. Quando sentii male spinsi via il terapista e gridai di rabbia. Poi sentii un profondo sollievo. Poco dopo questo incidente feci due sogni che portarono il pro blema a un " climax " . Li feci in due notti consecutive. Nel primo ero convinto che stavo per morire d'infarto; pensavo che andava bene così, perché sarei morto con dignità. Stranamente non provai ansia né durante il sogno né al mattino, quando lo ricordai. La notte successiva sognai di essere il consigliere intimo di un re bambino, che era convinto che l'avessi tradito. Aveva ordinato che mi mozzassero la testa. Nel sogno sapevo di non averlo tradito e avevo fiducia che scoprisse l'errore, riabilitandomi e riammetten domi alla mia posizione. Il momento dell'esecuzione si avvicinava, ma io ero sempre fiducioso che sarebbe stata sospesa. Ed ero an cora sicuro che la grazia sarebbe arrivata, magari all'ultimo minuto, quando finalmente, giunto il giorno dell'esecuzione, venni portato al patibolo. Nel sogno sentivo il boia che stava accanto a me impu gnare una grossa mannaia. La sua figura non era chiara. Ma aspet tavo ancora la grazia. Poi il carnefice si chinò per togliermi la ca tena che mi legava le gambe. Lo fece con le mani, perché era fatta di un filo metallico inconsistente. D'un tratto capii: " Ma avrei 94 Terapia bioenergetica potuto farlo io stesso ", e mi svegliai. Anche in questo sogno non avevo provato ansia per l'approssimarsi della morte. L'assenza di angoscia mi fece pensare che i due sogni avessero un significato positivo. Perciò non feci un particolare sforzo per interpretarli. Per il primo quasi non occorreva interpretazione. Pri ma di fare quel sogno mi aveva preoccupato la possibilità di avere un infarto. Mi avvicinavo ai sessant'anfli, un'età in cui gli infarti non sono infrequenti e sapevo che questo era il mio aspetto più vulnerabile. Fin dalla prima seduta con Reich sono stato consape vole di una mia certa rigidità al petto, rigidità che non ho mai eli minato del tutto. Ero inoltre un inveterato fumatore di pipa, anche se non aspiravo il fumo. Il sogno non mi rassicurava, non diceva che non avrei avuto un infarto; piuttosto faceva apparire questa eventualità un fatto di secondaria importanza. L'importante era morire con dignità: ma, mi resi subito conto, questo significava anche vivere con dignità. Questa presa di coscienza parve cancellare in me la paura della morte. Dapprima non parlai a nessuno dei due sogni. Ma alcuni mesi dopo li raccontai a un gruppo di terapisti bioenergetici riuniti per un seminario in California. Avevamo dedicato una seduta serale ai sogni. Non approfondimmo l'interpretazione del secondo sogno. Avevo la sensazione che mi dicesse che troppo a lungo mi ero te nuto in secondo piano nei confronti di un aspetto infantile della mia personalità, a qualcosa che non poteva procurarmi che guai. Dovevo prendere il posto che mi spettava alla testa del mio regno (la mia personalità, il mio lavoro), poiché ero io che ne portavo la responsabilità. Fui contento di questa decisione. Circa un mese e mezzo dopo mi incontrai sulla East Coast con un altro gruppo di terapisti bioenergetici e anche a loro narrai i due sogni. Nel frattempo avevo avuto qualche altra idea sul secondo. Sentivo che era connesso con il dolore al collo. Nel sogno stavano per tagliarmi la testa; la mannaia mi sarebbe calata sul collo. Co minciai dunque descrivendo il dolore cronico al collo, che adesso ritenevo fosse collegato alla mia abitudine di non tenere la testa dritta. Infatti quando raddrizzavo il capo il dolore scompariva. Sa pevo però di non poterlo fare coscientemente con la forza di vo lontà: ne sarebbe risultato un atteggiamento artificiale che non sarei stato in grado di mantenere. La testa alta doveva essere un'espres sione di dignità, in armonia con il significato del primo sogno. Dopo aver riferito i sogni parlai anche di alcune impressioni in fantili. Ero il primogenito della famiglia, e rimasi figlio unico. Mia 95 · Bioenergetica madre era tutta dedita a me, ero la pupilla dei suoi occhi. Per molti versi mi considerava un giovane principe. D'altra parte insisteva sempre di saperne di più di me e, quando ero indisciplinato, era spes so crudele. Era ambiziosa e trasferiva su di me la sua ambizione. An che mio padre mi era molto affezionato. La sua personalità era quasi l'opposto di quella di mia madre. Era tollerante e amante del pia cere. Lavorava sodo nella sua piccola azienda, ma non aveva molto successo. Io lo aiutavo a tenere l'archivio perché ero svelto con i numeri. Durante la mia infanzia mio padre e mia madre litigavano di .continuo, in genere per questioni di soldi, e mi mettevano sempre in mezzo. Da un lato mi sentivo superiore a mio padre, ma dall'altro avevo paura di lui, perché era più grosso e più forte. Non credo che fosse stato lui a provocarmi questa paura. Non era severo e in tutta la sua vita mi diede un solo schiaffo. Ma mia madre mi aveva messo in competizione con lui: è impossibile che un ragazzino la spunti. Mi resi conto di non aver mai risolto fino in fondo questa situa zione edipica: perché è chiaro che di questo si trattava. Mio padre era il re bambino che non riuscivo a detronizzare: cosi io ero co stretto a restare il giovane principe, pieno di promesse ma relegato in un ruolo secondario. Quando riferii questa situazione e parlai di me stesso in questi termini, seppi d'un tratto che l'avevo superata. Era il passato. Per liberarmi bastava che rompessi la catena inconsistente che mi legava le caviglie. Mio padre era morto molti anni prima, ma non contava. Seppi che adesso ero io il re e come tale potevo camminare con naturalezza a testa alta. L'interpretazione terminò su questa nota. Non ci pensai più, ormai avevo capito. Un giorno scoprii che il dolore al collo era scomparso senza che me ne rendessi conto. Non è più riapparso. Da allora mi sono reso conto che il mio atteggiamento nei con fronti degli altri è cambiato. Molti lo hanno notato : dicono che sono diventato più dolce, più tollerante, che ho attenuato il mio atteggiamento di sfida e insisto meno perché gli altri accettino le mie opinioni. Prima lottavo per ottenere il riconoscimento degli altri - perché mi riconoscessero in quanto uomo e non come ra gazzo, come re e non come principe. Ma nessuno poteva concedermi un riconoscimento che io stesso mi negavo. Ora non c'era più bi sogno di lottare. Ero molto soddisfatto di questo risultato: ma il viaggio non era finito. Dopo aver eliminato la tensione al collo mi resi maggior- 96 Terapia bioenergetica mente conto della tensione alle spalle e al petto, che tuttavia non raggiungeva il livello del dolore. Cionondimeno continuai gli eser cizi bioenergetici, lavorando sulla respirazione, sul grounding ed esercitandomi a colpire un sacco pieno di sabbia per liberarmi le spalle. Il grounding implica tra l'altro il far giungere le sensazioni nei piedi. Nel sogno avevo le caviglie legate. Un'altra esperienza è importante ai fini di questa storia. Circa due anni fa conobbi un'insegnante di canto che aveva una certa familiarità con la bioenergetica e conosceva il ruolo svolto dalla voce nell'autoespressione. Ho parlato prima della sensazione che mia madre mi avesse tagliato la gola. Questo mi ha procurato una certa difficoltà a parlare, a gridare, ma soprattutto a cantare. Ho sempre desiderato cantare, ma raramente l'ho fatto. Avevo paura che mi si spezzasse la voce, che avrei cominciato a piangere. Nella mia famiglia, quando ero piccolo, nessuno cantava. Decisi dunque di prendere qualche lezione di canto e di vedere cosa sarebbe suc cesso. L'insegnante mi assicurò che capiva il mio problema e che, dato che era una lezione privata, se ne avevo voglia potevo anche mettermi a piangere. Quando andai alla prima lezione ero molto eccitato. Cominciò invitandomi a emettere un suono, uno qualsiasi purché fosse libero e spontaneo. Poi cantai una parola, " diabolo ", che mi permetteva di aprire la gola e di fare un vocalizzo pieno. Mi lasciai andare. Mi muovevo in giro per la stanza facendo il gigione. La mia voce divenne più libera. A un certo punto emisi un suono che uscì tal mente senza sforzo, talmente pieno, che parve che io fossi quel suo no e il suono fosse me. Rimbombò in tutto il mio essere. Il mio corpo era in uno stato di vibrazione costante. Con mia grande sorpresa, non mi venne mai voglia di piangere. Mi aprivo e lasciavo che le cose uscissero : tutto qui. Allora seppi che sapevo cantare, perché alcuni dei suoni che emettevo avevano una splendida musicalità. Alla fine della lezione me ne andai colmo di una gioia quale poche volte ho provato. Naturalmente continuai le lezioni. Parlo di questa esperienza perché sono certo che abbia in qualche modo influito sul passo successivo. Per tutto l'anno che seguì non pensai molto ai sogni, benché non fossero lontani dalla mia coscienza. Di tanto in tanto mi venivano in mente, sia i sogni sia i miei genitori. Poi un giorno accadde. Sapevo chi era il re bam bino. Era il mio cuore. Il secondo sogno assunse un significato com pletamente diverso: avevo tradito il mio cuore. Non fidandomi di lui, l'avevo tenuto rinchiuso in una rigida gabbia toracica. L'" io" 97 Bioenergetica del sogno era il mio io, la mia mente cosciente, il mio intelletto. Questo "io " , l'intelletto, era il consigliere di fiducia incaricato di condurre le cose a beneficio del re bambino imprigionato. Quando capii chi era il re non ebbi dubbi sull'esattezza del l'interpretazione. È naturale, il cuore è il re, o almeno dovrebbe esserlo. Per anni avevo sostenuto che bisogna ascoltare il proprio cuore e seguirlo. Il cuore è il centro, il nucleo della vita e la sua legge è l'amore. È anche un bambino, perché il cuore non invecchia mai. I sentimenti del cuore di un bambino e di un vecchio sono gli stessi - l'amore, o il dolore di non saper amare. Ma, mentre pro clamavo questo principio, io stesso non lo seguivo fino in fondo. AVevo usato l'espressione 'ere bambino " che conteneva una nota di scherno, come se la maturità fosse una funzione dell'intelletto. Inol tre non avevo perdonato mia madre per il dolore che mi aveva causato e il mio cuore sarebbe stato certo d'accordo. Oh si: avevo tradito il re, e lui aveva riaffermato la sua autorità. " Via la testa " , aveva ordinato, " non ho bisogno di questi falsi consigli. " Ma anch'io, in un certo senso, avevo ragione. Non l'avevo ve ramente tradito, perché lo proteggevo e agivo nel suo interesse. Come mi sembra tipico di mia madre, adesso, tutto questo. Ma c'è qualcosa di vero. Da piccolo avevo conosciuto il tradimento che spezza il cuore. Avevo visto mia madre guardarmi infuriata quando tutto quello che chiedevo era di starle vicino. Proteggevo il mio cuore perché non ricevesse più una ferita tanto crudele. Purtroppo lo protessi imprigionandolo, chiudendo il canale della comunica zione fra il mio cuore e il mondo; e il mio povero cuore languiva, rischiava di morire. Ero votato all'infarto. Non mi venne mozzata la testa e non ebbi nessun infarto. Fui finalmente libero quando, nel sogno, capii che la catena non era d'acciaio, che era solo un'illusione a tenermi legato. Potevo libe rarmi in qualsiasi momento. Ma finché non sappiamo che cosa è illusione e cosa realtà, quella ha la stessa forza di questa. Tutti i re hanno bisogno di un consigliere. Ogni cuore ha bi sogno di una testa che gli dia occhi e orecchie per tenersi in con tatto con la realtà. Ma non bisogna permettere che la testa prenda a comandare: sarebbe tradire il proprio cuore. Questa nuova interpretazione dei miei sogni può essere conside rata di tipo bioenergetico perché si riferisce all'interazione dinamica fra le parti del corpo, che sono aspetti della personalità. L'interpre tazione precedente era più di tipo freudiano. Ritengo che entrambe le interpretazioni siano corrette, solo che la seconda va più in pto- 98 Terapia bioenergetica fondità della prima. Ho capito che i sogni sono passibili di diverse interpretazioni e che ogni interpretazione è valida nella misura in cui fa luce sul comportamento e sugli atteggiamenti del soggetto. Gli insights fornitimi dai sogni lasciarono irrisolto il problema della rigidità al petto. Per allentare queste tensioni muscolari do vevo liberare il cuore. Gli insights acquisiti grazie ai sogni non mi avevano aperto il cuore, però avevano preparato la strada per que sto cambiamento. Una delle tesi importanti della bioenergetica è che i cambia menti della personalità siano condizionati da cambiamenti delle fun zioni corporee, e più precisamente: respirazione più profonda, mag giore motilità, espressione di sé più piena e libera. Da questi punti di vista la mia rigidità al petto rappresentava una limitazione al mio essere. Già in passato ero consapevole di questa rigidità e avevo lavorato per eliminarla. Inoltre il mio massaggiatore, che aveva una preparazione bioenergetica, aveva cercato di rilassare i muscoli del la gabbia toracica: purtroppo con risultati trascurabili. Ad ogni pressione il petto mi si irrigidiva e, per quanto desiderassi cedere, ne ero incapace. Durante lo scorso anno questa situazio�e ha comin ciato a cambiare. Il cambiamento è iniziato con la consapevolezza che la resi stenza era diminuita. Sentivo che ora se veniva applicata una certa pressione potevo cedere. Chiesi dunque a un terapista bioenerge tico di applicare alla parete toracica una pressione lieve e ritmata, mentre io ero sdraiato sullo sgabello da respirazione. Lo fece, e io mi misi a gridare; poi gradualmente il grido divenne più profondo fino a diventare un suono di dolore, a piena gola. Sentivo che pro veniva dal dolore che avevo al cuore, da un desiderio di amare e di essere amato che per tutti quegli anni avevo tenuto saldamente sotto controllo. Con mia sorpresa il singhiozzo non durò a lungo. D'improvviso mi misi a ridere e tutto il mio corpo fu invaso da una sensazione di gioia. Grazie a questa esperienza capii quanto le lacrime siano vicine al riso. La gioia era dovuta al fatto che, per il momento, avevo il petto sciolto e il cuore aperto. Ma, come una rondine non fa primavera, cosi un'esperienza non fa una persona nuova. Il processo doveva essere ripetuto, forse molte volte. Poco dopo questa esperienza reagii in modo analogo a un trattamento di diverso tipo. Era domenica pomeriggio, mia moglie ed io stavamo facendo degli esercizi bioenergetici. Mi sen tivo le spalle contratte e le chiesi di massaggiarmele. La zona più dolente era all'angolo fra collo e spalle, vicino al punto in cui i mu- 99 Bioenergetzca scoli scaleni si inseriscono sulle costole superiori. Mi sedetti sul pavimento; mia moglie era in piedi sopra di me. Fece pressione con i pugni su questa zona: il dolore era lancinante. Proruppi in sin ghiozzi, che venivano dal profondo della gola. E anche questa volta dopo circa un minuto mi scoppiò fuori quella risata di sollievo e tornò la sensazione di gioia. Riassumendo le esperienze degli ultimi cinque anni giunsi ad alcune conclusioni. La prima conferma l'idea espressa sopra secondo cui la terapia, vista come processo di crescita e di sviluppo, non finisce mai. Il lavoro con un terapista pone le basi di questo proces so e mette in azione delle forze che operano all'interno della perso nalità per allargare ed espandere tutti gli aspetti del sé - consape volezza, espressione e padronanza di sé - forze che funzionano a livello sia cosciente che inconscio. I sogni sono una manifestazione dell'azione di queste forze a livello inconscio. A livello cosciente l'individuo deve prendersi l'impegno del cambiamento, che è cre scita e sviluppo continui. Una seconda conclusione è che l'impegno della crescita implica un impegno nei confronti del corpo. Molti oggi sono affascinati dal l'idea della crescita - il movimento potenziale dell'umanità si basa su questa idea - e si dedicano a varie attività che mirano a pro muovere la crescita della personalità. Queste attività possono recare vantaggio: ma se ignorano il corpo possono anche diventare giochi interessanti, magari divertenti, ma mai seri processi di crescita. Il sé non può essere disgiunto dal corpo e la coscienza di sé non può essere separata dalla consapevolezza del corpo. Per me, almeno, la via della crescita è quella del contatto con il mio corpo e della comprensione del suo linguaggio. La terza conclusione introduce nella discussione una nota di umiltà. Non possiamo cambiarci mediante uno sforzo di volontà. Sarebbe come cercare di sollevarsi da terra tirandosi per le stringhe delle scarpe. Il cambiamento avviene quando il soggetto è pronto, disponibile e capace di cambiare. Non può essere forzato. Comincia con l'accettazione di se stessi 2 e con la consapevolezza di sé e, na turalmente, con il desiderio di cambiare. Ma la paura del cambia mento è grande. La mia paura di morire d'infarto ne è un esempio. Bisogna imparare la pazienza e la tolleranza, che sono un fenomeno corporeo. Gradualmente il corpo sviluppa la capacità di tollerare 2 Lowen (Pleasure, cit.) spiega l'importanza dell'accettazione di se stessi nel processo terapeutico. 100 Terapia bioenergetica una vita p1u ricca di energia, un sentire più intenso e un'espres sione di sé più libera e piena. Il nocciolo della terapia Il mio viaggio personale alla scoperta di me stesso, dalla prima seduta terapeutica con Reich ad oggi, si è protratto per un periodo di trent'anni. Considerando le esperienze descritte nel paragrafo precedente potrei dire che ci ho messo trent'anni per arrivare al mio cuore. Ma non è del tutto vero. In tutto quel tempo vi arrivai più volte. Sono stato profondamente innamorato e lo sono ancora. Anche prima avevo provato la gioia dell'amore. Ma adesso c'era una differenza. In passato era qualcuno o qualcosa di esterno a me a raggiungermi il cuore: una persona, una canzone, un racconto, la Nona Sinfonia di Beethoven e così via. Il mio cuore si apriva ma poi si richiudeva, perché avevo paura e pensavo di doverlo pro teggere. Ora la paura è scomparsa e il mio cuore rimane relativa mente aperto. I trent'anni in cui ho praticato come terapista bioenergetico mi hanno anche insegnato molto sugli altri. Lavorando con le persone ho imparato da loro. In un certo senso le loro lotte erano parallele alla mia e, aiutandoli, aiutavo anche me stesso. Tutti lottavamo per raggiungere lo stesso obiettivo, benché solo pochi lo sapessero. Par, lavamo delle nostre paure, dei nostri problemi e dei nostri limiti sessuali, ma non facevamo menzione della paura di aprire il cuore e di tenerlo aperto. La mia formazione reichiana mi aveva orientato verso l'obiettivo della potenza orgasmica - un obiettivo senz'altro valido, che però non metteva in luce la connessione fra cuore aperto, capacità di amare in modo pieno e potenza orgasmica. Per molti anni non mi resi conto di questa connessione. La tesi di Lave and Orgasm, pubblicato nel 1965,3 è che l'amore sia la con dizione della piena risposta orgasmica. Amore e sesso venivano as similati, perché il sesso veniva visto come un'espressione di amore. Tuttavia il libro si occupava specificamente di problemi sessuali e solo incidentalmente toccava il problema della paura e dell'incapa cità di aprire il cuore all'amore. Non dubito che fosse la mia stessa paura a impedirmi di approfondire questo aspetto dell'argomento. 3 Trad. it.: Amore e orgasmo, Feltrinelli, Milano, 19682. 101 Bioenergetica Solo dopo aver superato questa paura potei giungere al nucleo del problema terapeutico. Il nucleo è il cuore. Il cuore è probabilmente l'organo più sensibile del corpo. La nostra esistenza dipende dalla sua attività costante e ritmica. Quan do questo ritmo si altera anche solo momentaneamente, ad esempio quando il cuore perde un colpo o si mette a battere all'impazzata, proviamo un senso di ansia nel più profondo del nostro essere. Chi abbia provato questa ansia precocemente svilupperà molte difese per proteggere il cuore dai pericoli che ne possono disturbare il funzionamento. Non permetterà facilmente che il suo cuore venga toccato e le sue reazioni al mondo non verranno dal cuore. Queste difese vengono elaborate nel corso della vita e infine formano una potente barriera contro qualsiasi tentativo di raggiungere il cuore. TENSIONE MUSCOLARE; C RONICA 102 Terapia bioenergetica Una terapia valida studia queste difese, le analizza in relazione al l'esperienza di vita del soggetto e le elabora accuratamente fino a raggiungere il cuore. Ma perché questo sia possibile le difese devono essere comprese come processo evolutivo. Per spiegare questo punto ho impiegato un diagramma in cui le stratificazioni difensive sono visualizzate sotto forma di centri concentrici (vedi diagramma a p. 102). Gli strati, a partire dal più esterno, possono essere descritti nel modo seguente: strato dell'io, che contiene le difese psichiche ed è il più esterno della personalità. Le difese tipiche dell'io sono: A. B. C. D. E. Negazione Proiezione Colpa Sfiducia Razionalizzazioni e intellettualizzazioni. Lo strato muscolare in cui si trovano le tensioni muscolari cro niche che sostengono e giustificano le difese dell'io e al tempo stesso proteggono l'individuo dallo strato sottostante di sentimenti repres si, che non osa esprimere. Lo strato emotivo, quello dei sentimenti, che comprende i sen timenti repressi di rabbia, panico o terrore, disperazione, tristezza e dolore. Il nucleo o cuore, da cui deriva il sentimento di amore (amare ed essere amati). L'approccio terapeutico non può essere limitato al primo strato, per importante che esso sia. Se è vero che possiamo aiutare una persona a prendere coscienza delle proprie tendenze a negare, proiet tare, colpevolizzarsi o razionalizzare, è raro che questa coscienza in fluisca sulle tensioni muscolari o lasci uscire i sentimenti repressi. In ciò risiede la debolezza dell'approccio puramente verbale, che è necessariamente limitato al primo strato. Se le tensioni muscolari non vengono toccate, la consapevolezza cosciente può facilmente degenerare in un diverso tipo di razionalizzazione con una forma concomitante, ma alterata, di negazione e di proiezione. L'incapacità delle terapie verbali di produrre cambiamenti signi ficativi della personalità ha fatto nascere un crescente interesse per gli approcci non verbali, centrati sul corpo. Molte di queste nuove tecniche terapeutiche tendono a evocare e a far emergere i senti menti repressi. Spesso si sottolinea l'importanza di gridare. Non è 103 Bioenergetica infrequente che il paziente viva la propria rabbia e la propria tri stezza e riesca ad esprimere i propri desideri. Di fatto, il gridare ha un potente effetto catartico sulla perso nalità. La bioenergetica si è servita a lungo di questa tecnica. Il grido è come un'esplosione all'interno della personalità, che distrug ge temporaneamente la rigidità creata dalla tensione muscolare cro nica e mina alla base le difese dell'io, quelle del primo strato. Il pianto e i singhiozzi profondi producono un effetto simile, ammor bidendo e sciogliendo le rigidità del corpo. Ha un effetto benefico anche scaricare la rabbia, purché questa venga espressa sotto con trollo, all'interno della situazione terapeutica. In queste condizioni la rabbia non è una reazione distruttiva e può essere integrata nell'io della persona - può cioè essere resa ego-sintonica. La paura è più difficile da evocare: ma è anche più importante riuscire a farla emer gere. Se non si portano in superficie e non si elaborano il panico e il terrore, l'effetto catartico delle grida, dell'esplosione di rabbia e di tristezza è di breve durata. Finché il paziente non affronta la propria paura e non ne comprende le ragioni continuerà a gridare, a piangere e a infuriarsi senza che la sua personalità nel complesso subisca cambiamenti di rilievo. Avrà sostituito un processo inibente con un processo catartico, ma la sua direzione di crescita non cam bierà in maniera significativa. Rimarrà impigliato fra le forze ini benti che non ha compreso ed elaborato e il desiderio di ottenere un momentaneo sollievo catartico. Tuttavia ai fini terapeutici è importante che questi sentimenti repressi si possano esprimere. I lettori che conoscono le mie opere precedenti sulla bioenergetica sanno che ci sforziamo sempre di permettere lo sfogo di questi sentimenti, perché scaricandoli si ren de disponibile l'energia necessaria per il processo di cambiamento. Bisogna far sgorgare più e più volte questi sentimenti per poter disporre dell'energia necessaria per la crescita. A mio avviso un lavoro svolto solo sul terzo strato non può produrre i risultati desiderati. Semplicemente scavalcandoli non si eliminano i primi due strati. Sono temporaneamente inattivi, finché dura l'effetto catartico: ma quando l'individuo deve uscire nel mon do e funzionare come adulto responsabile le difese tornano ad es sere operanti. E non può essere altrimenti, perché al di fuori della situazione terapeutica il metodo catartico o regressivo è inadeguato. Parrebbe logico lavorare insieme sul primo e sul terzo strato, dato che, avendo a che fare l'uno con le difese intellettuali e l'altro con le difese emotive, sono complementari. Ma è difficile riuscire ad 104 Terapia bioenergetica amalgamare le due cose, perché l'unica connessione diretta fra que sti strati passa per lo strato delle tensioni muscolari. Lavorando direttamente sul secondo strato si può passare al primo e al terzo ogni volta che sia necessario. Così, lavorando sulle tensioni muscolari, si può aiutare il soggetto a capire come il suo atteggiamento psicologico sia condizionato dall'armatura o rigidità del corpo. Quando lo si ritiene opportuno si può attingere ai senti menti repressi facendoli emergere tramite la mobilitazione dei mu scoli contratti che ne limitano e ne bloccano l'espressione. Le grida, per esempio, sono bloccate dalle tensioni muscolari della gola. Se si applica con le dita una ferma pressione sui muscoli scaleni anteriori lungo il lato del collo, mentre il soggetto emette un suono forte, spesso il suono si trasforma in un grido. In genere il grido continua anche quando si smette di premere, specialmente se il soggetto ha bisogno di gridare. Si passa poi al primo strato per determinare che cosa abbia provocato il grido e perché fosse necessario reprimerlo. In questo modo l'analisi e l'elaborazione della posizione difensiva coinvolgono tutti e tre gli strati. Mantenendo a fuoco il problema corporeo, in questo caso la gola stretta e serrata, da manovra pura mente catartica il procedimento si trasforma in un processo di aper tura, orientato alla crescita. E superfluo sottolineare che il lavoro svolto solo sulle tensioni muscolari, senza analizzare le difese psichiche o evocare i sentimenti repressi, non è un processo terapeutico. Il lavoro sul corpo, come ad esempio il massaggio o lo yoga, ha un valore positivo, ma di per sé non è terapeutico. Ma siamo convinti che sia talmente impor tante mantenersi in contatto con il proprio corpo e ridurne lo stato di tensione, che invitiamo tutti i pazienti a eseguire gli esercizi bio energetici da soli o in gruppo e a sottoporsi a un regolare massaggio. Ai fini della discussione, proviamo a supporre che sia possibile eliminare tutte le posizioni difensive della personalità. Come fun zionerebbe una persona sana? Come si presenterebbe il nostro dia gramma? I quattro strati esisterebbero ancora, ma adesso sarebbero strati di coordinazione e di espressione, piuttosto che di difesa. Tutti gli impulsi fluirebbero dal cuore, dunque questa persona metterebbe il cuore in tutto quello che fa. Questo significa che ama fare tutto quello che fa, che sia lavoro, gioco o sesso. In tutte le situazioni sarebbe capace di partecipazione emotiva, le sue risposte avrebbero sempre una base di sentimento. Potrebbe essere arrabbiato, triste, spavPntato o felice, a seconda della situazione. Questi sentimenti 105 Bioenergetica rappresenterebbero delle reazioni genuine, perché non sarebbero contaminati da emozioni represse derivanti da esperienze infantili. Dato che il livello muscolare sarebbe libero da tensioni croniche, le azioni e i movimenti sarebbero aggraziati ed efficaci. Da un lato rifletterebbero i sentimenti e dall'altro sarebbero soggetti al con trollo dell'io. Dunque sarebbero adeguati e coordinati. La qualità fondamentale della persona sarebbe l'agio, in quanto opposto al l STRATO DELL"IO-COSCIENTE ... l l l l l l ' l ' � � , ·"' l ' ' ' ' -- ... - IMPULSO .... l • / ' - - - ' ' Ili STRATO EMOTIVO ' ' • l AMORE ) G1�Q , O�� ' CUORE ,' �-� .... ..... ... _ _ .,. � ' ' ' BUONI SENTIMENTI .... � .... .... .... \ \ l l !<t � l crl J 1 èJ' � Q " l §:: <! ' / , / l l l l - - - - - - -- l \ AZIONE AGGRAZIATA COORDINATA EFFICACE ' ' ' ' ' l l \ -s. -- � ' - Il STRATO MUSCOLARE l l l ' \ \ ' \ ' - , , , - l - " / ' / • _ .,.,.,.. , 1. CONSAPEVOLEZZA DI- SE 2. AUTOAFFERMAZIONE 3. PADRONANZA DI SE dis-agio; l'umore fondamentale sarebbe il benessere. Sarebbe felice o triste a seconda delle circostanze, ma in tutte le sue risposte sa rebbe una persona spontanea e ricca di calore. Ìl chiaro che sto parlando di un ideale. Se è vero che nessuno può raggiungere questo ideale, però nessuno ha il cuore talmente 106 Terapia bioenergetica chiuso da non poterlo aprire provando almeno alcuni momenti di gioia. Quando il cuore è completamente chiuso al mondo smette di battere e la persona muore. È triste però dover constatare quante sono le persone più morte che vive. Ansia Le difese, sia psichiche sia somatiche, di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente, hanno oggi la funzione di proteggere dal l'ansia. L'ansia più grave è associata con un disturbo del funzio namento del cuore. In precedenza ho ricordato che in genere una qualsiasi irregolarità del ritmo cardiaco ha questo effetto. Ma è an che vero che una qualsiasi ostruzione del processo respiratorio pro duce ansia. Chi abbia osservato un paziente asmatico che respira a fatica può intuire l'intenso stato di ansia provocato da una difficoltà respiratoria. In senso lato, possiamo postulare che qualsiasi gruppo di circostanze che interferisca con l'attività delle funzioni vitali del l 'organismo produce ansia. La respirazione non è meno importante della circolazione per vivere. Freud era a conoscenza della connessione esistente fra difficoltà respiratorie e ansia. Nel mio ultimo libro Depression and the Body 4 citavo un'osservazione di Ernest Jones, il biografo di Freud, da cui emerge questa consapevolezza. " In una lettera scritta un anno dopo, egli [ Freud] notava anche che l'ansia con cui si reagisce a delle difficoltà nella respirazione - attività che non ha elaborazione fi sica - potrebbe diventare espressione di un accumulo di tensione. " Nel linguaggio tecnico della psicoanalisi questo significa che l'accu mulo di tensione produrrebbe una difficoltà respiratoria e genere rebbe ansia. Purtroppo né Freud né la psicoanalisi tradizionale se guirono questo filone, che avrebbe aperto la strada della compren sione biologica dei disturbi della personalità. Reich poi scoprì auto nomamente ed esplorò questa connessione, che divenne la base del suo approccio terapeutico e portò in seguito alla creazione della bioenergetica. Un'altra traccia per la comprensione della natura dell'ansia ven ne fornita da Rollo May, che ricollegò il termine alla radice tedesca di Angst, che significa " soffocare nelle strettoie " . La strettoia può essere per esempio il canale della nascita, attraverso cui ciascuno � Trad. it.: La depressione e il corpo, Astrolabio, Roma, 1981. 107 Bioenergetica passa nel suo cammino verso un'esistenza indipendente. Questo passaggio può essere carico di ansia, perché rappresenta per l'orga nismo il momento di transizione che lo porterà a respirare in ma niera indipendente. Qualsiasi difficoltà incontrata dall'organismo dei mammiferi nello stabilire la propria respirazione indipendente ne minaccerebbe la vita e produrrebbe uno stato fisiologico di ansia. Ma la strettoia può anche essere il collo, una via angusta fra la testa e il resto del corpo attraverso cui l'aria passa ai polmoni e il sangue fluisce alla testa. Il soffocamento in questa regione costituisce an eh' esso una minaccia diretta alla vita e provoca ansia. Ho avuto occasione di osservare un drammatico incidente di soffocamento spontaneo che provocò nel soggetto un'ansia intensa. Accadde durante la prima seduta con una paziente: era sdraiata sullo sgabello respiratorio e stava lasciando che la sua respirazione diventasse più profonda e più piena. Tutt'a un tratto balzò a sedere in preda al panico, dicendo con voce soffocata: "Non riesco a re spirare, non riesco a respirare " . Le assicurai che non sarebbe succes so niente. Dopo meno di un minuto scoppiò in singhiozzi profondi, rotti. Appena cominciò a piangere la respirazione riprese con faci lità. Era chiaro cos'era successo. Non prevedendo una scarica emo tiva, la donna aveva rilassato il petto e aperto la gola, con il risultato di far montare un potente impulso di piangere. Questo impulso pro veniva da una tristezza profonda, bloccata e rinchiusa nel petto. La reazione inconscia di soffocare l'impulso ebbe invece il risultato di soffocare ihespiro. Nel primo capitolo ho narrato che in circostanze analoghe du rante la terapia personale con Reich avevo emesso un grido . Se avessi cercato di bloccarlo, sono sicuro che avrei provato un senso di soffocamento, sviluppando un'ansia profonda. In seguito allo scoppio, di pianto, che durò abbastanza a lungo, la respirazione del la paziente divenne più profonda e libera che non prima dell'inci dente. Ho visto molti pazienti restare senza fiato per il prorompere dei sentimenti quando la gola si apre e il respiro diventa più pro fondo. Il senso di soffocamento è sempre accompagnato da ansia. Queste osservazioni confermano la definizione dell'ansia data da May e mostrano il meccanismo per cui le tensioni al collo e alla gola ostacolano la respirazione producendo appunto ansia. Un insieme analogo di tensioni muscolari localizzate nel dia framma e tutt'intorno alla vita può ostacolare notevolmente la re· spirazione limitando il movimento del diaframma. Questo fenomeno 108 Terapia bioenergetica è ampiamente documentato da studi radiologici.' Il diaframma è il principale muscolo respiratorio e la sua azione è notevolmente sog· getta agli stress emotivi. Reagisce a situazioni di paura contraen dosi. Se la contrazione diventa cronica si crea una predisposizione all'ansia. Ho identificato quest'ansia come ansia di caduta: ne par lerò più avanti. Il diaframma è situato appena sopra un'altra strettoia: la vita, che collega il torace con l'addome e con la pelvi. Attraverso di essa gli impulsi passano alla parte inferiore del corpo. Un'ostruzione in questa regione strozza il flusso del sangue e delle sensazioni dirette all'apparato genitale e alle gambe e produce ansia creando la paura di cadere, con conseguente reazione di trattenere il fiato. Sorge ora una questione: quali impulsi vengono strozzati nella regione della vita? La risposta, naturalmente, è: gli impulsi sessuali. I bambini imparano a controllare i propri impulsi sessuali tirando in dentro la pancia e sollevando il diaframma. Le donne dell'epoca vittoriana raggiungevano lo stesso scopo indossando dei corsetti che serravano la vita e impedivano i movimenti diaframmatici. Così l'ansia sessuale è intimamente collegata a un'ostruzione della respi razione o, per usare le parole di Rollo May, a un " soffocamento nel le strettoie" . Una delle affermazioni fondamentali di Reich fu che l'ansia è presente in tutti i problemi nevrotici. In bioenergetica ne abbiamo avuto continue conferme. In quest'epoca di sofisticazione sessuale non sono molti i pazienti che vengono in terapia accusando un'ansia di tipo sessuale. Tuttavia è frequente che i pazienti lamentino dei disturbi sessuali. Sotto questi problemi c'è un'ansia profonda che non diventa cosciente finché non si sia ridotta la tensione intorno alla regione della vita. Analogamente la maggior parte dei pazienti non sono consapevoli della propria ansia respiratoria. La paziente che ho descritto sopra non si rendeva conto di essere ansiosa ri guardo alla respirazione. Era riuscita a impedire che l'ansia affio rasse in superficie non aprendo completamente la gola e non respi rando a fondo. Solo quando cercò di farlo si manifestò l'ansia. Allo stesso modo le persone possono difendersi dall'ansia sessuale, non consentendo ai sentimenti sessuali di inondare la pelvi. Creando una costrizione a livello della vita, possono escludere il sentimento d'amore che provano nel cuore da ogni connessione diretta con 5 CARL STROUGH, Breflth, Williarn Morrow, New York, 1970. Contiene un'ampia di scussione del ruolo della tensione del diaframma nei disturbi respiratori . 109 Bioenergetica l'eccitazione dell:apparato genitale. I loro sentimenti sessuali ven gono limitati ai genitali. Questa disso�iazione viene poi razionaliz zata dall'io nell'affermazione che il sesso dovrebbe essere disgiunto dall'amore. A volte accade che, mentre le difese sono ancora apparente mente intatte, si sviluppino spontaneamente dei forti sentimenti sessuali che hanno origine nel cuore. Questo può accadere sia al l'interno che al di fuori della terapia. Nel primo capitolo ho notato che in circostanze non abituali un individuo può uscire " dal pro prio mondo" o " da se stesso " . Questa esplosione di energia e di sentimenti produce un'esperienza trascendentale. Le difese cedono temporaneamente consentendo ai sentimenti sessuali di fluire libe ramente, dando origine a una piena scarica orgasmica accompagnata da piacere e soddisfazione intensi. Tuttavia nella maggior parte dei casi il soggetto cerca di escludere questi sentimenti soffocandoli, perché non è in grado di abbandonare le proprie difese. Se questo accade il soggetto sviluppa una grave ansia, che Reich definiva ansia del!'orgasmo. All'inizio del capitolo ho detto che le difese servono a proteg gere l'individuo dall'ansia. Poi ho parlato della natura dell'ansia e l'ho messa in relazione con la percezione di qualche disturbo nel funzionamento normale del corpo: il fenomeno più tipico è quello di un'ostruzione del processo respiratorio, un "soffocamento nelle strettoie " o la paura di cadere. Ma abbiamo visto poi che quando le difese sono assénti o cedono non c'è ansia, solo piacere. Perciò dobbiamo concludere che la presenza di difese predispone l'indi viduo all'ansia o, in altri termini, ne crea le condizioni. Come possono le difese operare in questi due modi apparente mente contraddittori, difendendo dall'ansia eppure, allo stesso tem po, creandone le condizioni? Per rispondere a questo interrogativo dobbiamo comprendere che una posizione o pastura difensiva non si è sviluppata per proteggere il soggetto dall'ansia - che è la sua funzione attuale - ma piuttosto per proteggerlo da una ferita pro vocata da un'aggressione o da un rifiuto. La persona che ha subìto ripetuti attacchi erigerà delle difese per evitare questo pericolo in futuro. È quello che fanno le nazioni quando si creano un apparato militare. Con l'andare del tempo, sia a livello della persona sia della nazione, il mantenimento delle difese diviene parte del modo di vivere. Ma l'esistenza di difese tien viva la paura dell'aggressione e cosl ci si sente giustificati a rafforzare ulteriormente la posizione difensiva. Le difese però implicano anche una chiusura verso l'ester- 110 Terapia bioenergetica no: il risultato finale è che l'individuo diventa prigioniero della sua stessa struttura difensiva. Se non fa sforzi per uscirne rimarrà rela tivamente libero dall'ansia, ben protetto dalle sue fortificazioni. Il pericolo insorge - e l'ansia è un segnale di pericolo - solo quando il soggetto cerca di aprirsi, di uscire o di lasciar cadere le difese. Il pericolo può non essere reale, e a livello cosciente il sog getto può anche saperlo, ma sembra reale. Tutti i pazienti che si aprono o lasciano cadere una difesa affermano : " Mi sento vulne rabile " . E, certo, sono vulnerabili, tutti lo siamo, è la natura della vita; ma non ci sentiamo vulnerabili se non abbiamo paura di es sere aggrediti. Siamo tutti mortali, ma non sentiamo di dover mo rire a meno che percepiamo che nel nostro corpo c'è qualcosa di seriamente sbagliato. Nel momento della vulnerabilità può insor gere l'ansia. Se il soggetto cade in preda al panico, si chiude e cerca di ristabilire le difese, proverà un'ansia fortissima. Consideriamo ora questo processo da un punto di vista bioener getico. I principali canali di comunicazione che partono dal cuore passano per la strettoia del collo e della vita per giungere alla peri feria, ai punti di contatto col mondo. Se questi canali sono aperti la persona è aperta e il suo cuore è aperto al mondo. Le difese vengono erette intorno a queste vie di passaggio: non escludono del tutto la comunicazione e il contatto, perché questo significhe rebbe la morte, ma consentono una corrispondenza e un accesso limitati. Finché l'individuo si mantiene entro questi limiti resta libero dall'ansia. Ma è un modo di vivere limitante, ristretto. Tutti vogliamo essere più aperti alla vita. Stiamo parlando di livelli o intensità del sentimento. Fintanto ché la quantità di sentimenti che fluiscono verso l'esterno si man tiene entro i limiti stabiliti dalle tensioni muscolari non c'è ansia. L'ansia si sviluppa quando l'individuo, in preda al panico, soffoca un sentimento più forte che cerca di emergere. Il panico fa sl che l'individuo si chiuda quasi totalmente, mettendo a repentaglio la vita dell'organismo. È evidente allora che ogni manovra terapeutica efficace è desti nata all'inizio a provocare ansia. Questo spiega perché l'insorgere dell'ansia durante la terapia viene in genere guardato come un segno positivo. Costringe il soggetto a considerare con più obiettività le sue difese e facilita l'elaborazione delle paure a livello sia psichico che muscolare. Il progresso della terapia è segnato da un aumento del sentire, dell'ansia e infine da un intensificarsi del piacere. Queste idee sulla natura dell'ansia possono essere visualizzare 111 Bioenergetica TERMINALE TESTA 1 . CERVELLO 2. OCCHI-ORECCH IE 3. BOCCA-NASO 4. BRACCIA COLLO DIAFRAMMA VITA TERMINALE TRONCO 1 . SISTEMA DIGESTIVO 2. ORGANI ESCRETORI 3. GEN ITALI 4. GAMBE Terapia bioenergetica in una figura che mostra il flusso delle sensazioni che, partendo dal cuore, passa per le strettoie e giunge agli organi periferici del corpo. Dalla figura a p. 1 12 si può vedere che il flusso delle sensazioni è parallelo al flusso del sangue che porta a tutte le cellule del corpo l'ossigeno e le sostanze necessarie alla vita. I principali organi del capo sono il cervello, i recettori senso dali, il naso e la bocca. Ad eccezione del cervello, le funzioni prin cipali di questa parte del corpo sono di tipo ricettivo. L'ossigeno, il cibo e gli stimoli sensoriali entrano attraverso il capo. La fun zione del basso addome e della pelvi è quella di emettere - eva cuazione e scarica sessuale. In bioenergetica anche le gambe ven gono considerate organi di scarica perché spostano o sorreggono l'organismo. Questa polarità delle funzioni corporee sta alla base dell'idea che il capo ha a che fare con processi che portano a un aumento della carica di energia o dell'eccitazione, mentre la parte terminale del tronco ha a che fare con processi che portano alla scarica energetica. La conservazione della vita dipende non solo da un apporto co stante di energia (cibo, ossigeno e stimoli), ma anche dalla scarica di una quantità equivalente di essa. Mi si consenta di sottolineare che la salute è una condizione di relativo equilibrio, con la dovuta riserva di energia supplementare per la crescita e le funzioni ripro duttive. Un'assunzione insufficiente porta all'esaurimento delle ri serve energetiche e al rallentamento dei processi vitali. D'altra parte quando il livello di scarica è inadeguato il primo risultato è la pro duzione di ansia. A volte questo accade in terapia quando, in con seguenza della respirazione più profonda, l'energia o eccitazione del l'organismo cresce e l'individuo non la può scaricare in una mani festazione emotiva a causa dell'inibizione dell'autoespressione. Il soggetto diventa nervoso, si sente a disagio : questo stato scompare non appena riesce a scaricarsi efficacemente nel pianto o nella col lera. Di fronte all'impossibilità di scaricarsi in uno di questi due modi, il soggetto deve limitare la respirazione. Per la maggior parte degli individui l'ansia è una condizione temporanea prodotta da una situazione che eccita il corpo oltre il normale. Tutti tendono a rimanere in uno stato di relativo equili brio energetico. Purtroppo il livello energetico di questo stato di equilibrio è piuttosto basso, per cui moltissimi lamentano uno stato cronico di stanchezza e affaticamento. Aumentando l'energia si ri schia di provocare un'ansia che l'individuo medio non può tollerare 113 Bioenergetica senza una qualche forma di appoggio terapeutico. Questo supporto viene fornito sotto forma di aiuto a comprendere l'ansia e a scari care l'eccitazione mediante l'espressione delle sensazioni. Negli indi vidui in cui l' autoespressione non è intralciata il livello energetico può essere mantenuto abbastanza alto: il risultato è un corpo vi brante, vivo e capace di rispondere in modo ricco alla vita. C'è un altro punto che va sottolineato. La vita non è un fatto passivo. L'organismo deve aprirsi e tendere la mano verso l'esterno per ottenere e prendere ciò di cui ha bisogno. Questo vale sia per l'ossigeno che per il cibo. Per la respirazione e per l'assunzione del cibo il neonato utilizza lo stesso meccanismo fisiologico : quello di succhiare. Il neonato succhia aria nei polmoni come succhia il latte per introdurlo nella bocca e nell'apparato digerente. Dato che le due funzioni impiegano uno stesso meccanismo, se una delle due attività è disturbata ne risulterà influenzata anche l'altra. Consideriamo quello che succede a un neonato che viene svez zato molto precocemente. Molti neonati non accettano di buon gra do la perdita del loro primo oggetto d'amore. Piangono e cercano il seno con la bocca e con le mani. È il loro modo di esprimere amore. Siccome il loro tentativo viene frustrato, diventano irrequieti e agitati e piangono di rabbia. Questo comportamento spesso suscita una reazione ostile della madre: ben presto il neonato (o il bam bino) capisce che deve limitare il proprio desiderio. Lo fa soffocan do l'impulso di protendersi verso l'esterno e di piangere. I muscoli del collo e della gola si contraggono per restringere l'apertura e bloccare l'impulso. Questo influisce anche sulla respirazione, per ché la chiusura della gola blocca l'impulso di cercare e succhiar dentro l'aria. Lo stretto legame tra disturbi dell'allattamento e del la respirazione è documentato nel libro di Margaret Ribble, The Rights of Infants [ I diritti dei neonati ] .' L'allattamento è un esempio del processo attivo di aprirsi e cer care per introdurre. L'aprirsi e il cercare sono moti di espansione dell'organismo verso una fonte di energia o di piacere. È lo stesso meccanismo che entra in azione sia che il bambino cerchi il contatto con la madre, un giocattolo o ancora, da adulto, la persona amata. Il bacio dato con affetto è un esempio di un'azione di questo tipo. Quando deve bloccare questi atti il bambino costruisce, a livello sia psichico sia muscolare, delle difese atte a inibire gli impulsi. Col 6 MARGARET RIBBLE, The Rights of lnfants, Columbia University Press, New York, 1948. 114 · Terapia bioenergetica tempo tali difese divengono strutturate nel corpo sotto forma di ten sioni muscolari croniche e nella psiche come atteggiamenti caratte riologici. Al tempo stesso viene represso il ricordo dell'esperienza e viene creato un ideale dell'io che mette l'individuo al di sopra del desiderio di contatto e di intimità, del desiderio di succhiare e di amare. In questo esempio possiamo vedere le connessioni fra i diversi livelli della personalità. Alla superficie - cioè a livello dell'io la difesa prende la forma di un ideale dell'io che dice: " non è virile piangere " , e di una negazione : " e in ogni caso non lo voglio " . Que� sta difesa è strettamente legata alle tensioni muscolari della gola e delle braccia, che bloccano l'impulso di aprirsi e di protendersi. A livello corporeo la questione non è se sia o meno virile piangere : quando le tensioni sono molto forti diventa quasi impossibile. Ten sioni analoghe si trovano nelle spalle, e sono tensioni che rendono ugualmente difficile protendere liberamente le braccia. A livello più profondo, sul piano emotivo, ci sono dei sentimenti repressi di tri stezza, disperazione, rabbia e collera, con degli impulsi di mordere a cui si aggiungono la paura e il desiderio. Occorre elaborare tutto questo prima che il cuore del soggetto possa aprirsi ancora piena mente. Eppure l'individuo non è morto; il suo cuore anela all'amore, i suoi sentimenti premono verso l'espressione, il suo corpo vuole essere libero. Ma se fa una mossa decisa in questa direzione le sue difese soffocano l'impulso e lo gettano nell'ansia. Nella maggior parte dei casi l'ansia è tanto forte che il soggetto si ritrae e si chiude, anche se questo significa mantenere basso il livello energetico, ri durre i desideri al minimo e lasciare che la propria vita si areni a un punto morto. La maggior parte della gente vive con la paura di essere pienamente viva. 115 Capitolo quinto Il piacere: un orientamento primario Il principio del piacere L'orientamento primario della vita è quello di cercare il piacere e sfuggire il dolore. È un orientamento biologico, perché a livello corporeo il piacere promuove la vita e il benessere dell'organismo. Il dolore, come tutti sappiamo, viene vissuto come una minaccia all'integrità dell'organismo. Ci apriamo e cerchiamo spontaneamen te il piacere e ci contraiamo, ritraendoci, davanti a una situazione dolorosa. Ma quando una situazione contiene una promessa di pia cere unita alla minaccia di una sofferenza proviamo ansia. Questo modo di vedere l'ansia non contraddice i concetti esposti in precedenza. La promessa del piacere suscita nell'organismo un impulso espansivo a protendersi verso la fonte del piacere, ma la minaccia del dolore costringe l'organismo a soffocare questo im pulso, creando uno stato di ansia. Pavlov, studiando i riflessi con dizionati dei cani, dimostrò chiaramente che si può produrre ansia combinando in una stessa situazione uno stimolo doloroso e uno piacevole. L'esperimento di Pavlov era molto semplice. Prima con dizionava un cane a reagire al suono di un campanello offrendogli del cibo subito dopo lo squillo. Nel giro di pochissimo tempo ba stava il suono del campanello a provocare eccitazione e salivazione nel cane, che anticipava il piacere del cibo. Quando questo riflesso si era consolidato, Pavlov cambiava la situazione dando al cane uno shock elettrico ogni volta che suonava il campanello. Nella mente del cane il suono del campanello veniva associato con la promessa di cibo e con la minaccia del dolore. Il cane era nei pasticci : voleva muoversi verso il cibo ma aveva paura di farlo e cadeva dunque in un grave stato di ansia. Questa situazione tipo, cioè il disagio generato da segnali con- 116 Il piacere: un orientamento primario traddittori, è la causa dell'ansia che sta alla base di tutte le turbe nevrotiche e psicotiche della personalità. Le situazioni che danno origine al disagio si verificano nell'infanzia, nel rapporto fra genitori e figli. I bambini, fin dalla prima infanzia, vedono i genitori come una fonte di piacere e li cercano con amore. Questo è lo schema biologico normale, dato che i genitori sono la fonte del cibo, del contatto e della stimolazione sensoriale di cui i bambini hanno bi sogno. Finché non incontra la frustrazione e non soffre di una de privazione, il neonato è tutto .nucleo - cioè tutto cuore. Ma è uno stato che non dura a lungo in una cultura come la nostra, in cui la deprivazione del contatto emotivo e la frustrazione sono tanto fre quenti e in cui la crescita è in genere accompagnata da punizioni e minacce. Purtroppo i genitori non sono solo fonte di piacere: ben presto, nella mente del bambino, vengono associati con la possibi lità del dolore. L'ansia che ne risulta è, a mio avviso, responsabile dell'irrequietezza e dell'iperattività di tanti bambini. Prima o poi vengono erette delle difese atte a diminuire l'ansia; ma queste difese diminuiscono anche la vita e la vitalità dell'organismo. Questa sequenza - ricerca del piacere -> deprivazione, frustra zione o punizione -> ansia e poi -> difesa - è uno schema generale che spiega tutti i problemi della personalità. Per la comprensione di un caso individuale questo schema deve essere completato dalla co noscenza delle situazioni specifiche che hanno prodotto l'ansia e delle difese che sono state erette per fronteggiarla. Un altro fattore importante è il tempo: infatti, quanto più quest'ansia è precoce, tanto più è diffusa e tanto più sono profondamente strutturate le difese che la devono contrastare. La natura e l'intensità del dolore temuto hanno un ruolo importante nel determinare la posizione difensiva. Nella nostra società quasi tutti gli individui sviluppano delle difese contro questa aspirazione al piacere, che nel passato è stata causa di una grave ansia. La difesa non blocca totalmente tutti gli impulsi alla ricerca del piacere. Se lo facesse finirebbe per provocare la morte. In ultima analisi. la morte è la difesa totale contro l'ansia. Ma ogni difesa, ponendo un limite alla vita, è anche una morte parziale. A certe condizioni e in grado limitato le difese lasciano passare alcuni impulsi. Come ho già notato, le difese variano a se conda degli individui, che perciò possono essere raggruppati in vari tipi. In bioenergetica i vari tipi di difese sono sussunti sotto il titolo di " strutture caratteriali " . Il carattere viene definito come uno 117 Bioenergetica schema fisso di comportamento ed è il modo tipico in cui un indi viduo tratta la propria ricerca del piacere. Il carattere è strutturato nel corpo sotto forma di tensioni muscolari croniche, e in genere inconsce, che bloccano o limitano gli impulsi a protendersi per cer care qualcosa. Il carattere è anche un atteggiamento psichico soste nuto da un sistema di negazioni, razionalizzazioni e proiezioni e regolato in base a un ideale dell'io che ne afferma il valore. L'iden tità funzionale di carattere psichico e struttura corporea (o atteggia mento muscolare) è la chiave della comprensione della personalità, perché ci permette di leggere il carattere a partire dal corpo e di spiegare un atteggiamento corporeo facendolo risalire alle sue rap presentazioni psichiche e viceversa. Noi terapisti bioenergetici non avviciniamo un paziente guar dandolo come un tipo caratteriale. Lo consideriamo un individuo unico la cui ricerca del piacere è impedita dall'ansia, ansia contro cui egli ha eretto certe difese tipiche. La determinazione della strut tura del suo carattere ci consente di vedere i suoi problemi più profondi e così di aiutarlo a liberarsi dai limiti impostigli dalla sua esperienza di vita passata. Prima di descrivere i vari tipi di carat tere psicologico e fisico, però, vorrei prima impostare il discorso parlando della natura del piacere. Il piacere può essere definito in vari modi. Il funzionamento regolare e normale dell'organismo dà origine a una sensazione di piacere, mentre quando tale funzionamento è minacciato o distur bato si prova ansia o dolore. C'è un'altra situazione che ci dà un senso di piacere, cioè quando ci protendiamo per prendere qualcosa. Naturalmente ci protendiamo verso qualcosa che riteniamo debba essere piacevole : tuttavia sono convinto che lo stesso atto di pro tendersi sia la base dell'esperienza del piacere. Questo atto rappre senta un'espansione di tutto l'organismo, un flusso di sensazioni e di energia diretto verso la periferia dell'organismo e verso il mondo. In ultima analisi le sensazioni sono percezioni di movimenti che avvengono all'interno dell'organismo. Così, quando diciamo che una persona si trova in uno stato di piacere, intendiamo dire che i movimenti del suo corpo, specialmente quelli interni, sono ritmici, non costretti ed espansivi. Dunque possiamo definire la sensazione di piacere come la per cezione di un movimento espansivo del corpo - aprirsi, proten dersi, entrare in contatto. Gli atteggiamenti di chiudersi, ritrarsi, controllarsi e trattenersi non vengono vissuti come piacere : anzi, possono essere vissuti come ansia e dolore. Il dolore risulterebbe 118 Il piacere: un orientamento primario dalla pressione che si genera quando l'energia di un impulso in contra un blocco. L'unico modo di evitare il dolore o l'ansia è quel lo di erigere una difesa contro tale impulso. Se l'impulso viene re presso l'individuo non proverà né ansia né dolore, ma nemmeno piacere. Si può capire quello che sta succedendo leggendo l'espres sione del corpo . Quando una persona s i trova in uno stato di piacere ha gli occhi scintillanti, il colorito roseo e caldo, un modo di fare sciolto e vi vace, si muove con leggerezza, è a proprio agio. Questi segni visibili sono la manifestazione del flusso di sensazioni, di sangue e di ener gia diretto alla periferia del corpo, che è il corrispondente fisiolo gico di un movimento o impulso corporeo espansivo, rivolto verso l'esterno. L 'assenza di questi segni rivela che l'individuo non è in uno stato di piacere, ma di dolore, che egli lo percepisca o meno. In Pleasure [ Piacere ] facevo notare che il dolore è l'assenza di piacere. Vi sono dei segni corporei che confermano questa inter pretazione. Gli occhi appannati indicano un ritrarsi delle sensazioni da questa parte del corpo. La carnagione fredda, pallida, è dovuta alla costrizione dei capillari e delle arteriole e indica che il sangue viene trattenuto e non irrora la superficie del corpo. La rigidità, la mancanza di spontaneità suggeriscono che la carica energetica non fluisce liberamente nel sistema muscolare. Tutti questi segni si som mano a formare un'immagine di contrazione dell'organismo, che è l'aspetto somatico del dolore. È opportuno notare che il corpo di alcuni individui presenta un'immagine mista: una parte calda, sciolta e vivace, l'altra fredda, tesa e senza colore. Non sempre la linea di demarcazione è netta, ma la differenza è ben visibile e percepibile. Una manifestazione frequente di questo disturbo è quella in cui la parte superiore del corpo ha un buon colore e un buon tono, mentre il resto, dalla vita in giù, ha aspetto opposto: brutto colore (una sfumatura di un marrone spentol , tono muscolare scadente e una pesantezza spro porzionata rispetto alla parte superiore, che è invece ben formata. Questo aspetto corporeo indica che nella parte inferiore del corpo c'è un blocco delle sensazioni - soprattutto sessuali - e che que sta parte del corpo è repressa, contratta. È anche abbastanza co mune osservare un corpo caldo con mani e piedi freddi. Questa condizione indica la tensione o il controllo delle strutture perife riche, quelle che stabiliscono il contatto con l'ambiente. Il deito " mani fredde, cuore caldo " conferma questa interpretazione. Quando osserviamo un corpo, il primo obiettivo che ci propo 119 Bioenergetica 2 3 / 4 niamo è di determinare fino a che punto l'organismo sia capace di espandersi o di rispondere con piacere all'ambiente che lo circonda. Come ho già detto, questa risposta implica un flusso di sensazioni, di eccitazione o di energia dal nucleo - o cuore - della persona alle strutture e agli organi periferici. La risposta piacevole è anche una risposta calda e ricca d'amore, perché in questo caso il cuore è in comunicazione diretta con il mondo esterno. L'individuo im pacciato da tensioni muscolari croniche che bloccano i canali di comunicazione del cuore e limitano il flusso di energia diretto alla periferia del corpo può soffrire da molti punti di vista. Può pro vare un senso di frustrazione e di insoddisfazione per la propria vita, può essere ansioso e depresso, può sentirsi lontano dal mondo 120 Il piacere: un orientamento primario e alienato e infine può sviluppare dei disturbi somatici. Questi sono i principali disturbi di cui si lamenta chi va dallo psichiatra: è im portante allora capire che è possibile eliminarli solo reinstaurando in pieno la capacità di provare piacere. Nel corpo umano le principali zone di contatto con il mondo esterno sono sei: il viso, con i suoi organi sensoriali; le mani; l'ap parato genitale; i piedi. Altre zone di contatto di minore impor tanza sono il seno nelle donne, la pelle in generale e quando si è seduti le natiche. Le sei zone principali formano un'interessante configurazione, che è evidente quando il soggetto è in piedi con gambe e piedi divaricati, braccia e mani allargate. Il corpo appare come nella figura riportata sopra, in cui sono state indicate le sei zone. Se convertiamo questa figura in un diagramma dinamico (illu strato qui di seguito) le sei zone rappresentano, dal punto di vista energetico, le parti più estese del corpo. In questo diagramma il punto l rappresenta il capo, che è il luogo delle funzioni dell'io e comprende gli organi sensoriali del1 CAPO 3 2 MANO MANO 5 4 PIEDE PIEDE 6 GENITALI 121 Bioenergetica l'udito, del gusto, della vista e dell'olfatto; i punti 2 e 3 rappre sentano le mani, che toccano e manipolano l'ambiente; i punti 4 e 5 rappresentano i piedi, che forniscono il contatto essenziale con il suolo; il punto 6 l'apparato genitale, che è il principale organo di contatto e di rapporto con il sesso opposto. Una risposta espansiva, o piacevole, implica il fluire della carica dal centro a tutti i sei punti, che possono essere considerati esten sioni dell'organismo, come gli pseudopodi fissi dell'ameba. Pur trat tandosi di strutture fisse, è tuttavia possibile un certo grado di estensione. Le labbra possono essere protese o ritratte, le braccia possono allungarsi o accorciarsi a seconda di ciò che si vuole rag giungere e infine i genitali (sia maschili che femminili) quando ven gono irrorati di sangue, caricati di sensazioni e protesi funzionano come veri e propri pseudopodi. Gli arti inferiori sono più fissi e presentano variazioni relativamente limitate. Il collo è un organo flessibile: dunque il capo può essere teso in avanti, tenuto alto o incassato fra le spalle. Quando si stabilisce un forte contatto con l'ambiente in questi punti vi è un intenso interscambio energetico. Quando ad esempio gli occhi di due individui eccitati entrano in contatto si può percepire la carica che passa attraverso di essi. Ana logamente quando si viene toccati da mani cariche di energia la sensazione che si prova è ben diversa da quella trasmessa da un paio di mani fredde, secche o contratte. Ovviamente l'interazione energetica del rapporto sessuale rappresenta il contatto più in tenso in assoluto: ma anche qui la qualità e il grado dell'inter scambio dipende dalla quantità di carica che fluisce in quest'area di contatto. L'io e il corpo L'individuo adulto funziona simultaneamente su due livelli. Uno è il livello psichico o mentale; l'altro è il livello fisico o soma tico. Affermare questo non equivale a negare l'unità dell'organismo. Una delle tesi basilari della bioenergetica, tratta dalle concezioni reichiane, sostiene che antitesi e unità sono i due aspetti che carat terizzano tutti i processi biologici. Unità e dualità si integrano in modo dialettico, come mostra il diagramma di p. 1 2 3 . Nella personalità sana il livello mentale e quello fisico coope rano per promuovere il benessere. Nella personalità disturbata ci 122 Il piacere: un orientamento primario sono zone di sensazioni e di comportamento in cui questi livelli di funzionamento (o aspetti della personalità) sono in conflitto. Un'area di conflitto crea un blocco all'espressione libera degli impulsi e dei sentimenti. Non mi riferisco a un'inibizione cosciente dell'espres sione. I blocchi di cui parlo sono restrizioni inconsce del movimento e dell'espressione : limitano la capacità dell'individuo di cercare nel mondo la soddisfazione dei propri bisogni e perciò rappresentano una riduzione della sua capacità di provare piacere. MENTALE FISICO PSICHE SOMA IO CORPO PROCESSI ENERGETICI Vedere l'antitesi in termini di io e di corpo piuttosto che in termini mentali e fisici ci consente di introdurre il concetto di ideale dell'io e di immagine di sé come forze che possono opporsi all'aspi razione del corpo al piacere. Questi concetti derivano dal ruolo di agente sintetizzante dell'io. L'io è il mediatore fra mondo interno ed esterno, fra se stessi e gli altri. Questa funzione deriva dalla sua posizione alla superficie del corpo e alla superficie della mente.' L'io forma un'immagine del mondo esterno a cui ogni organismo si deve conformare: nel farlo, plasma l'immagine di sé dell'indi· viduo. A sua volta l'immagine di sé decide quali sono i sentimenti e gli impulsi che possono giungere ad espressione. All'interno della personalità l'io è il rappresentante della realtà. Ma cos'è la realtà? L'immagine che ne abbiamo nella mente 1 LoWEN, The Physical Dynamics of Character Structure, cit. 123 Bioenergetica non sempre concorda con la situazione reale. Questa immagine si forma nel corso dello sviluppo; riflette, più che il mondo dell'età adulta e la società, quello dell'infanzia e della famiglia. Questi due mondi non sono totalmente diversi, perché il mondo della famiglia riflette quello più ampio formato dalla società. La differenza sta nel fatto che il mondo, più vasto, offre una scelta di rapporti che il limitato mondo della famiglia non offriva. Nell'infanzia per esem pio un individuo può aver imparato che chiedere aiuto è segno di debolezza e di dipendenza. Se insieme a questo insegnamento gli è stata inculcata l'idea che è ridicolo essere dipendenti e aver bi sogno dell'aiuto degli altri, il soggetto avrà difficoltà a chiederlo anche nelle situazioni in cui è facilmente ottenibile. L'individuo sviluppa un'immagine dell'io per la quale deve essere indipendente e cavarsela da sé: se tradisce questa immagine si sentirà ridicolo e umiliato. Inconsciamente sceglierà rapporti in cui la sua pseudo indipendenza viene ammirata e incoraggiata, rinforzando così un'im magine di sé in fondo poco realistica. Per capire una formazione caratteriologica dobbiamo sapere che nell'interazione fra io e corpo opera un processo dialettico. L'imma gine dell'io plasma il corpo attraverso il controllo che esercita sulla muscolatura volontaria. Si inibisce l'impulso di piangere irrigidendo la mandibola, restringendo la gola, trattenendo il fiato e ritenendo l'addome. La collera, nella sua manifestazione di colpire qualcosa, può essere inibita con la contrazione dei muscoli del cinto scapo lare, che porta a spingere indietro le spalle. All'inizio l'inibizione è cosciente e serve ad evitare altri conflitti e altro dolore. Ma la contrazione cosciente e volontaria dei muscoli richiede un investi mento di energia e dunque non può essere mantenuta indefinita mente. Quando l'espressione di un sentimento non viene accettata nel mondo del bambino e dunque la sua inibizione deve essere mantenuta per un tempo indefinito, l'io abbandona il controllo sul l'azione proibita e ritira la propria energia dall'impulso . Il controllo dell'impulso allora diventa inconscio e il muscolo - o i muscoli rimane contratto perché gli manca l'energia per rilassarsi ed espan dersi. Tale energia può ora essere investita in altre azioni accet tabili: questo processo dà origine all'immagine dell'io. Dalla resa dell'io derivano due conseguenze. Una è che la mu scolatura da cui è stata ritirata l'energia entra in uno stato di con trazione o spasticità cronica che rende impossibile l'espressione del sentimento inibito. L'impulso è dunque efficacemente soppresso e l'individuo non sente più il desiderio inibito. Un impulso soppresso 124 Il piacere: un orientamento primario non è perso. Rimane latente sotto la superficie del corpo, senza influenzare la coscienza. In seguito ad un forte stress o a uno sti· molo adeguato l'impulso può caricarsi al punto da infrangere l'ini· bizione o il blocco. E ciò che accade in un'esplosione di isterismo o di rabbia omicida. La seconda conseguenza è una diminuzione del metabolismo energetico dell'organismo. La tensioni muscolari ero- · niche impediscono di respirare a fondo in modo naturale, abbas sando così il livello energetico. Magari l'ossigeno è sufficiente per le attività ordinarie, in modo che il metabolismo basale sembra nor male. Ma nelle situazioni di stress la difficoltà respiratoria emerge come incapacità di assumere aria in quantità sufficiente o, più facil mente, come incapacità di far fronte allo stress. Ora la condizione del corpo costringe la dialettica a lavorare al rovescio. La situazione fisica plasma il pensiero e l'immagine di sé dell'individuo. Il basso livello energetico lo costringe a operare certi aggiustamenti nel suo stile di vita. Deve necessariamente evi tare situazioni che possono evocare i sentimenti repressi. Il soggetto giustificherà questo comportamento sviluppando delle razionalizza zioni sulla natura della realtà. Queste manovre sono organizzate dal l'io per impedire che il conflitto emotivo diventi cosciente. Perciò vengono chiamate difese dell'io. Altre difese dell'io sono la nega zione, la proiezione, la provocazione e la creazione di sensi di colpa. Queste difese sono sostenute dall'energia ritirata dal conflitto. Ora l'individuo si è costruito una corazza caratteriale contro gli impulsi repressi. A livello fisico, è protetto dalle tensioni muscolari cro niche. Pur così imprigionato, può tuttavia funzionare in maniera limitata o in aree ristrette. Avendo raggiunto una certa misura di stabilità e di sicurezza, l'io si fa vanto della sua realizzazione, trae soddisfazione dalle com pensazioni e dagli aggiustamenti operati. L'uomo incapace di pian gere guarda questa incapacità come un segno di forza e di coraggio. Anzi, può addirittura deridere gli uomini o i ragazzi che piangono facilmente, facendo passare per virtù il suo tratto nevrotico. L'indi viduo incapace di arrabbiarsi o di buttarsi a capofitto in qualcosa trasforma il suo handicap in virtù sostenendo che la capacità di vedere l'altro lato delle cose è indice di ragionevolezza. La donna che non sa aprirsi all'amore userà il sesso e la sottomissione come mezzo per ottenere il contatto di cui ha bisogno e si considererà particolarmente sensuale e femminile. Le tensioni muscolari bloccano la capacità di prendersi diretta mente dal mondo il piacere. Di fronte a queste restrizioni l'io ma- 125 Bioenergetica nipolerà l'ambiente per soddisfare il bisogno di contatto e di pia cere del corpo. Giustificherà questa manipolazione come necessaria e normale, perché ha perso contatto con il conflitto emotivo che lo ha costretto ad assumere questa posizione. Il conflitto è ormai strut turato nel corpo ed è fuori dalla portata dell'io. L'individuo può PENSIERO EMOZIONI SENTIMENTI PROCESSI CORPOREI AMBIENTE NATURALE accettare a parole l'idea del cambiamento, ma finché non affronta il problema a livello corporeo un cambiamento reale è altamente improbabile. Per comprendere il complesso rapporto fra io e corpo dobbia mo integrare due modi opposti di vedere la personalità umana.' Il primo punto di osservazione è il terreno. In questa visione la gerarchia delle funzioni della personalità appare come la piramide illustrata nella figura riportata sopra. La base della piramide è costituita dai processi corporei che mantengono la vita e sostengono la personalità. Poggiano sulla ter ra - o sull'ambiente naturale - e sono in contatto con essa. Dan no origine a sentimenti ed emozioni che a loro volta portano a processi di pensiero. Alla sommità della piramide c'è l'io, che in bioenergetica viene identificato con il capo. Le linee tratteggiate 2 Una più completa discussione di questa relazione è contenuta nel mio libro The Physical Dynamics of Cbaracter Structure, cit. 126 Il piacere: un orientamento primario indicano che tutte le funzioni sono connesse e dipendenti l'una dall'altra. Il rapporto fra io e corpo può essere paragonato al rapporto fra il generale e le sue truppe. Senza generale o comandante le truppe non costituiscono un esercito, ma una massa. Senza le trup pe un generale è un uomo di paglia. Quando il comando supremo e le truppe funzionano come un tutto armonioso e sono in contatto con la realtà abbiamo un esercito ordinato ed efficiente. Quando sono in conflitto c'è confusione e disordine, come può accadere ad esempio quando il generale considera le truppe solo dei numeri o delle pedine da manovrare a piacere nel suo gioco della guerra. A volte il generale dimentica che una guerra viene combattuta non solo dalle truppe ma per le truppe, e non per la sua gloria perso nale. Allo stesso modo l'io può perdere di vista il fatto che è il corpo che conta, non l'immagine che cerca di presentare. I M MAGINE DI SIO DELL'IO PENSIERO Considerata dal punto di vista del generale la normale gerarchia di autorità all'interno dell'esercito sarebbe rovesciata. Nessun ge nerale può funzionare se non ritiene di essere estremamente impor tante. Lo stesso vale per l'io e per il corpo. Vista dall'alto, cioè dalla posizione dell'io, la piramide delle funzioni della personalità sarebbe invertita. La visione dall'alto misura il grado di coscienza o di controllo. Nell'io è investita più coscienza che in qualsiasi altra funzione. Di conseguenza siamo più coscienti dei nostri pen- 127 Bioenergetica sieri che dei sentimenti, e più di questi che dei processi corporei. Questa è la visione che il generale ha della gerarchia dell'esercito in termini di potere, che può essere assimilata a una visione delle funzioni della personalità in termini di conoscenza (che è un'opera zione dell'io). D'altra parte, il corpo ha una propria saggezza, che precede l'acquisizione delle conoscenze. Queste due visioni della personalità umana possono essere inte grate sovrapponendo i due triangoli. Ne risulta la stella a sei punte già impiegata nel capitolo precedente per rappresentare tutto il cor po. La linea tratteggiata indica i punti in cui il conflitto è più in tenso - la regione del diaframma o della vita, dove si incontrano le due metà del corpo. I due triangoli possono anche rappresentare molte altre polarità della vita - cielo e terra, giorno e notte, maschio e femmina, fuoco e acqua . È interessante notare che per raffigurare la dualità delle forze vitali (che nella filosofia cinese vengono chiamate yin e yang) i cinesi usano uno schema diverso. La diversità dei due schemi ri manda a due diversi stili di vita. Il diagramma cinese, circolare, pone l'accento sull'equilibrio; la figura a sei punte, nota anche come stella di David, mette l'accento sull'interazione. Queste forze non solo interagiscono all'interno dell'organismo per produrre l'impulso che caratterizza l'attività tipica occidentale, ma spingono anche l'organismo a interagire in maniera aggressiva con l'ambiente. Non uso qui il termine " aggressivo " nell'accezione di distruttivo, ma in contrapposizione a " passivo " . L'aggressività occidentale ha aspetti positivi e negativi. Ma, positiva o negativa che sia, mira a un cambiamento, in contrasto con l'atteggiamento 128 Il piacere: un orientamento primario orientale che mira alla stabilità. Per semplicità dividerò le attività umane in quattro gruppi : intellettuali, sociali, creative e fisiche (in queste ultime è compresa l'attività sessuale) . Il concetto di in terazione si chiarisce se disponiamo questi gruppi ai quattro lati della figura, come è indicato qui sotto. INTELLETTUALE AMBIENTE FISICO Ora, se combiniamo questo diagramma con quello simile ripor tato nel paragrafo precedente avremo un'immagine delle forze dina miche che entrano in gioco nella personalità umana (vedi l'illu strazione a p. 1 3 0 ) . L a forza degli impulsi - forze espansive su cui poggia l'intera zione dell'individuo con il mondo - dipende dalla forza dei pro cessi bioenergetici del corpo e la loro efficacia ai fini della soddi sfazione dei bisogni dipende dalla libertà con cui l'individuo li esprime. Gli atteggiamenti controllati o le tensioni muscolari cro niche che bloccano il flusso degli impulsi e dei sentimenti non solo minano la forza e l'incisività di un individuo, ma ne limitano anche il contatto e l'interazione con il mondo. Riducono il senso di appar tenenza, di esser parte del mondo e limitano la ricchezza dei sen timenti. In questa sede non intendo schierarmi a favore o contro lo stile 129 Bioenergetica di vita occidentale. La nostra aggressività, che di fatto implica una tendenza allo sfruttamento e alla manipolazione, ci ha privati di un elemento importante: il senso dell'equilibrio. Abbiamo permesso che l'io corrompesse il corpo e abbiamo usato la conoscenza per rigettarne la saggezza. Dobbiamo recuperare un giusto equilibrio sia al nostro interno che nel rapporto con il mondo in cui viviamo. Dubito però che questo equilibrio possa essere ritrovato rifiutando CAPO-IO PIEDE PIEDE GENETICO FISICO gli atteggiamenti occidentali a favore degli orientali. Tra l'altro, oggi l'oriente si sforza di adottare proprio i sistemi occidentali. Una caratteriologia In bioenergetica le diverse strutture caratteriali sono classificate in cinque tipi fondamentali. Ogni tipo ha, a livello sia psicologico sia muscolare, un particolare schema di difesa che lo distingue dagli altri. È importante notare che non si tratta di una classificazione di persone, ma di posizioni difensive. Nessun individuo è un tipo puro; nella nostra cultura ciascuno combina in gradi diversi, all'in terno della propria personalità, alcuni o tutti gli schemi difensivi. La personalità di un individuo, in quanto distinta dalla sua strut- 130 Il piacere: un orientamento primario tura caratteriale, è determinata dalla sua vitalità - cioè dalla forza degli impulsi e dalle difese erette per controllarli. Non esistono due individui uguali per vitalità intrinseca o negli schemi di difesa ori ginati dalla loro esperienza di vita. Ma per motivi di chiarezza e di semplicità di esposizione riteniamo comunque necessario parlare in termini di tipi. I tipi sono cinque: " schizoide " , " orale " , " psicopatico " , " maso chista" e " rigido " . Abbiamo usato questi termini perché corrispon dono a definizioni di turbe della personalità ben note e accettate in campo psichiatrico. La nostra classificazione non viola criteri già consolidati. In questa sede la descrizione dei tipi deve essere necessaria mente schematica in quanto, volendo fornire un quadro generale della bioenergetica, ci è impossibile trattare nel dettaglio ogni sin golo disturbo. I tipi caratteriologici sono molto ·complessi: ne de scriveremo dunque solo gli aspetti generali. La struttura del carattere schizoide Descrizione Il termine " schizoide " deriva da " schizofrenia" e indica la presenza nella personalità di tendenze di tipo schizofrenico. Si trat ta più precisamente della tendenza l ) a spaccare in due il funzio namento unitario della personalità; per esempio il pensiero tende a essere dissociato dal sentire; quello che l'individuo pensa sembra avere poca connessione apparente con i sentimenti e con il compor tamento; 2 ) a ritirarsi verso l'interno, rompendo o perdendo il con tatto con il mondo e con la realtà esterna. L'individuo schizoide non è schizofrenico e forse non lo diventerà mai: ma queste tendenze, di solito ben compensate, sono presenti nella sua personalità. Il termine " schizoide" definisce una persona con un senso di sé ridotto, un io debole e un contatto notevolmente limitato con il corpo e le sue sensazioni. Condizione bioenergetica L'energia viene trattenuta e non fluisce nelle strutture perife riche del corpo - cioè negli organi che stabiliscono il contatto con 131 Bioenergetica il mondo esterno: viso, mani, genitali e piedi. Questi organi non sono pienamente connessi a livello energetico con il nucleo - vale a dire che l'eccitazione del nucleo non fluisce liberamente verso di essi ma è bloccata da tensioni muscolari croniche localizzate alla base del capo, alle spalle, alla pelvi e alle articolazioni delle anche. Le funzioni svolte da questi organi sono perciò dissociate dai sen timenti presenti nel nucleo dell'individuo. La carica interiore tende a congelarsi nella regione del nucleo e di conseguenza la formazione di impulsi è debole. La carica tut tavia, essendo compressa, è esplosiva e può esplodere nella violenza o nell'omicidio. Questo accade quando la difesa cede e l'organismo viene inondato da una quantità di energia che non è in grado di controllare. La personalità si spacca in due e si sviluppa uno stato schizofrenico. In questa situazione l'omicidio non è infrequente. La difesa consiste di uno schema di tensioni muscolari che ten gono insieme la personalità impedendo che le strutture periferiche vengano inondate di sentimenti e di energia. Queste tensioni mu scolari sono uguali a quelle descritte sopra come responsabili del l'esclusione degli organi periferici dal contatto con il nucleo. Il problema dunque è la difesa. . Dal punto di vista energetico il corpo è spaccato in due alla vita, con il risultato che manca l'integrazione fra la parte superiore e quella inferiore. Questa analisi bioenergetica è illustrata nel diagramma ripor tato qui sotto. Le linee doppie delimitano l'ambi to di azione ridotto dell'energia nel carattere schizoide. Le linee trat teggiate indicano che gli organi pe riferici non sono carichi e non sono connessi con il nucleo. La linea trat teggiata centrale indica la spaccatu ra delle due metà del corpo. 132 Il piacere: un orientamento primario · Aspetti fisici Nella maggioranza dei casi il corpo è stnmmzito e contratto, mentre se nella personalità sono presenti degli elementi paranoici ha un aspetto più pieno e atletico. Le principali aree di tensione sono situate alla base del cranio, alle articolazioni delle spalle, delle gambe, della pelvi e intorno al diaframma. In quest'ultima regione la tensione in genere è tanto forte che tende a spaccare in due il corpo. Le spasticità dominanti sono situate nei piccoli muscoli intorno alle articolazioni. Perciò questo tipo può presentare un'estrema mancanza di flessibilità op pure un'iperflessibilità delle articolazioni. Il viso è simile a una maschera. Gli occhi, pur non essendo privi di espressione come negli schizofrenici, sono privi di vita e di co municativa. Le braccia pendono come appendici piuttosto che come estensioni del corpo. I piedi sono contratti e freddi; spesso sono all'infuori; il peso del corpo viene sopportato dalla parte esterna. Spesso c'è fra le due metà del corpo una discrepanza marcata. In molti casi non sembra nemmeno che appartengano alla stessa persona. Sotto sforzo, per esempio quando l'individuo assume la posi zione ad arco, spesso la linea del corpo appare spezzata. Capo, tron co e gambe formano degli angoli ai rispettivi punti d'incontro. Que sta condizione è illustrata al secondo capitolo. Correlati psicologici C'è un senso inadeguato di sé dovuto alla mancata identifica zione con il corpo. Il soggetto non si sente connesso e integrato.' La tendenza alla dissociazione, rappresentata a jivello corporeo dalla mancanza di connessione energetica fra il capo e il resto del corpo, produce una spaccatura della personalità in atteggiamenti opposti. Si può trovare un atteggiamento arrogante unito a uno di avvilimento, un atteggiamento da vergine unito a un atteggiamento da puttana. Quest'ultima divisione riflette anche la spaccatura delle due parti, quella superiore e quella inferiore del corpo. Il carattere schizoide è ipersensibile a causa della debolezza dei confini dell'io, che sono l'equivalente psicologico della mancanza 3 R.D. LAING, The Divised Sel/, Pantheon, New Yotk, 1969; trad. it.: L'Io diviso, Ei naudi, Torino 1970. 133 Bioenergetica di carica periferica. Questa debolezza riduce la resistenza alle pres sioni esterne e costringe l'individuo a ritrarsi nell'autodifesa. Nel carattere schizoide c'è una forte tendenza a evitare le rela zioni intime, sentimentali. Questi rapporti sono di fatto molto dif ficili da stabilire per via della mancanza di carica nelle strutture periferiche. L'impiego della volontà per motivare le azioni dà al comporta mento schizoide un carattere di insincerità. È stato definito un com portamento " come se" - cioè come se fosse basato sui sentimenti, mentre in realtà le azioni non sono espressione di sentimenti. Fattori eziologici e storici È importante a questo punto fornire alcuni dati storici sull'ori gine di questa struttura. Le considerazioni che seguono riassumono le osservazioni degli studiosi di questo problema, che hanno trat tato e analizzato molti individui affetti da questo disturbo. In tutti i casi è chiaramente evidente che vi fu nella prima infanzia un rifiuto da parte della madre, vissuto dal paziente come minaccia alla propria esistenza. Il rifiuto era accompagnato da una ostilità coperta, ma a volte anche manifesta. Il rifiuto e l'ostilità crearono nel paziente la paura che qualun que gesto di prendere, qualunque richiesta o tentativo di autoaffer mazione avrebbero portato all'annullamento. La storia del pazi�nte rivela la mancanza di forti sentimenti positivi di sicurezza o di gioia. Nell'infanzia era frequente il ter rore notturno. Tipico, sempre durante l'infanzia, un comportamento privo di emotività, di ritiro dal mondo esterno, con occasionali esplosioni di rabbia: il cosiddetto comportamento autistico. Se durante il periodo edipico era accaduto che, per motivi ses suali, uno dei due genitori facesse un investimento secondario sul bambino - fenomeno abbastanza comune -, alla personalità si aggiunge un elemento paranoide. Questo consentirebbe una certa misura di comportamento agito nella tarda infanzia e nell'età adulta. Questo tipo di storia non lascia scelta al bambino: non può far altro che dissociarsi dalla realtà (intensa vita fantastica) e dal proprio corpo (intelligenza astratta) per sopravvivere. Poiché i sen timenti dominanti erano il terrore e la furia omicida, il bambino per difendersi ha eretto un muro che esclude tutti i sentimenti. 134 Il piacere: un orientamento primario La struttura del carattere orale Descrizione Diciamo che una personalità ha una struttura orale quando con tiene molti tratti tipici del periodo orale - cioè della prima in fanzia. Questi tratti sono uno scarso senso di indipendenza, la ten denza ad aggrapparsi agli altri, un basso livello di aggressività e un profondo bisogno interiore di essere tenuti, appoggiati e curati. Questi tratti rimandano a una situazione infantile di insoddisfa zione e rappresentano un certo grado di fissazione ai primi stadi dello sviluppo. In alcuni questi tratti sono mascherati da atteggia menti di compensazione a livello cosciente. Alcune personalità ca ratterizzate da questa struttura manifestano un'indipendenza esa gerata che però nelle situazioni di stress non regge. Il vissuto di fondo del carattere orale è quello della deprivazione, mentre nel carattere schizoide era quello del rifiuto. Condizione bioenergetica Dal punto di vista energetico la struttura orale è caratterizzata da una carica ridotta. L'energia non è congelata nel nucleo come 135 Bioenergetica nella condizione schizoide: fluisce verso la periferia del corpo, ma debolmente. Per motivi che non sono del tutto chiari risulta accentuata la crescita lineare, dando origine a un corpo lungo e sottile. Questo fenomeno potrebbe essere spiegato dal ritardo nella maturazione, che consentirebbe alle ossa lunghe di crescere più del dovuto. Un altro fattore può essere l'incapacità dei muscoli sottosviluppati di trattenere la crescita delle ossa. La mancanza di energia e di forza è più evidente nella parte inferiore del corpo, perché lo sviluppo del corpo del bambino pro cede dalla testa in giù. Tutti i punti di contatto con l'ambiente hanno una carica de bole. Gli occhi sono deboli con tendenza alla miopia e il livello di eccitazione genitale è ridotto. Questa condizione bioenergetica è illustrata nel diagramma di p. 1 3 5 . Caratteristiche fisiche Il corpo tende ad essere lungo e sottile, a corrispondere dun que al tipo ectomorfico di Sheldon. Differisce dal corpo schizoide in quanto, contrariamente ad esso, non è smilzo e contratto. La muscolatura è sottosviluppata ma non sottile come nel tipo schizoide. Lo scarso sviluppo muscolare è particolarmente evidente nelle braccia e nelle gambe. Spesso le gambe lunghe ed esili sono indice di carattere orale. Anche ì piedi sono esili e stretti. Le gam be danno l'impressione di non essere in grado di sostenere il corpo. In genere le ginocchia sono bloccate, rigide, proprio per sorreg gerlo meglio. Il corpo tende ad accasciarsi, in parte a causa della debolezza del sistema muscolare. Vi sono spesso segni di immaturità fisica. Sia negli uomini sia nelle donne la pelvi può essere più piccola del normale. La peluria del corpo è spesso ridotta. In alcune donne l'intero processo della crescita è ritardato, dando loro un corpo infantile. La respirazione del carattere orale è poco profonda e dà conto del basso livello energetico della personalità. La deprivazione a li vello orale ha ridotto la forza dell'impulso di succhiare. La buona respirazione dipende dalla capacità di succhiare dentro l'aria. 136 Il piacere: un orientamento primario Correlati psicologici Il carattere orale ha, in senso sia letterale sia figurato, difficoltà a stare in piedi da solo. Tende ad appoggiarsi o ad aggrapparsi agli altri. Ma, come ho già osservato, questa tendenza può essere ma scherata da un atteggiamento esagerato di indipendenza. Il bisogno di aggrapparsi si riflette anche nell'incapacità di stare solo. C'è un bisogno esagerato di contatto con gli altri, per averne il calore e l'appoggio. Il carattere orale è affiitto da un senso di vuoto interiore. Aspet ta costantemente che qualcuno lo riempia, anche se a volte si com porta come se fosse lui quello che dà il suo appoggio agli altri. Il vuoto interiore riflette la soppressione di intensi sentimenti di desiderio che, se espressi, genererebbero un pianto profondo e una respirazione più piena. Il basso livello energetico fa sl che l'umore del carattere orale oscilli fra depressione ed esaltazione. La tendenza alla depressione è patognomonica dei tratti orali di una personalità. Un altro tipico tratto dell'individuo orale è quello di ritenere che tutto gli sia dovuto, che si può esprimere nell'idea che il mondo è tenuto a mantenerlo. Questo atteggiamento deriva direttamente dall'esperienza precoce di deprivazione. Fattori eziologici e storici La deprivazione precoce può essere dovuta alla perdita effettiva del calore e dell'appoggio materno in seguito a morte, malattia o all'assenza per lavoro. La madre che soffre essa stessa di depres sione non è disponibile per il figlio. La storia di questo soggetto è spesso caratterizzata da uno svi luppo precoce: non è infrequente che da bambino abbia imparato a parlare e a camminare prima del normale. Ciò può derivare, a mio avviso, dallo sforzo di superare il senso di perdita diventando indipendente. Spesso vi sono state altre delusioni nei primi anni di vita, quando il bambino cercava il contatto, il calore e l'appoggio del padre o dei fratelli. Queste delusioni possono lasciare nella perso nalità un senso di amarezza. Nella tarda infanzia e nell'adolescenza sono tipici gli episodi depressivi, ma il bambino orale non presenta il comportamento autistico dello schizoide. Tuttavia nella personalità orale ci pos- 137 Bioenergetica sono essere elementi schizoidi, come del resto nella struttura schi zoide vi possono essere elementi orali. La struttura del carattere psicopatico Descrizione Sono indispensabili innanzitutto alcune parole d'introduzione. Questo è l'unico tipo di carattere che non sia ancora stato descritto o analizzato nei miei studi precedenti. Benché possa trattarsi di una struttura molto complessa, per brevità e chiarezza mi limiterò a descrivere una forma semplice di questo disturbo della personalità. L'essenza dell'atteggiamento psicopatico è la negazione dei sen timenti, atteggiamento che contrasta con quello del carattere schi zoide, che invece si dissocia dai suoi sentimenti. Nella personalità psicopatica l'io, o la mente, diventa ostile al corpo e alle sue sen sazioni, in specie quelle sessuali. Ecco perché è stato coniato il ter mine di " psicopatologia " . La funzione normale dell'io è quella di appoggiare il corpo nella sua ricerca del piacere, non di sovvertirla a favore di un'immagine dell'io. In tutti i caratteri psicopatici c'è un grande investimento di energia nella propria immagine. Un altro aspetto di questa personalità è il bisogno di potere, di dominio e di controllo. La complessità di questo tipo caratteriologico è dovuta al fatto che il dominio sugli altri può essere raggiunto in due modi. Uno è la prepotenza e la sopraffazione: in questo caso se l'altro non si ribella diviene in un certo senso vittima del prepotente. Il secondo modo consiste nell'insidiare l'altro attraverso un approccio sedut tivo: questo tipo di approccio è molto efficace con gli individui ingenui, che cadono in potere dello psicopatico. Condizione bioenergetica Come due sono le strutture psicopatiche, duè sono i tipi cor porei ad esse corrispondenti. Per illustrare il tipo prepotente, più facile da spiegare in termini bioenergetici, utilizzerò la solita figura. Per dominare l'altro bisogna innalzarsi al di sopra di lui. Lo psico patico presenta un marcato spostamento dell'energia verso l'estre mità superiore del corpo, quella del capo, con una concomitante riduzione della carica nella parte inferiore. Le due parti del corpo 138 Il piacere: un orientamento primario sono notevolmente sproporzionate: quella superiore è di dimen sioni maggiori e di aspetto più dominante. In generale c'è una netta costrizione nella zona del diaframma e della vita, che blocca il flusso dell'energia e delle sensazioni verso il basso. Il capo è sovraccarico di energia: c'è dunque un'ipereccitazione dell'apparato mentale, che dà origine a una continua preoccupa zione sul modo di conquistare il controllo e il dominio delle si tuazioni. Gli occhi sono guardinghi o diffidenti. Non sono aperti per vedere i rapporti di interrelazione. Questa chiusura degli occhi alla visione e alla comprensione è caratteristica di tutte le personalità psicopatiche. Il bisogno di controllo è diretto anche contro il proprio sé. Il capo è molto contratto (non bisogna mai perdere la testa) e a sua volta tiene strettamente in pugno il corpo. Queste relazioni energetiche sono illustrate nel diagramma ri portato sopra. Caratteristiche fisiche Nel corpo il tipo del sopraffattore presenta uno sviluppo spro porzionato della parte superiore, che sembra gonfia e corrisponde 139 Bioenergetica all'immagine gonfiata dell'io del soggetto. Si potrebbe dire che la struttura è sbilanciata verso l'alto. :È anche rigida. La parte infe riore del corpo è più stretta e può presentare la debolezza tipica della struttura del carattere orale. La struttura del secondo tipo, che ho chiamato seduttivo o ac cattivante, è più regolare e non ha un aspetto gonfiato. In genere il dorso è iperflessibile. In entrambi i casi il flusso che passa da una parte all'altra del corpo è disturbato. Nel primo tipo la pelvi è debolmente carica e rigida; nel secondo tipo è sovraccaricata ma non connessa con la parte superiore del corpo. Entrambi i tipi presentano anche una decisa spasticità del diaframma. Vi sono tensioni marcate nella regione oculare, che comprende gli occhi e la regione occipitale. Forti tensioni muscolari sono per cepibili al tatto anche alla base del cranio, in quella che può essere chiamata regione orale. Queste tensioni rappresentano un'inibizione dell'impulso di succhiare. Correlati psicologici La personalità psicopatica ha bisogno di qualcuno da tenere sotto controllo e da cui però, malgrado le apparenze, è anche di pendente. In tutti gli individui psicopatici c'è dunque un certo grado di oralità. Nella letteratura psichiatrica si parla a loro riguar do di fissazione orale. Il bisogno di controllare è strettamente collegato alla paura di essere controllati. Essere controllati significa essere usati. Vedremo che nella storia degli individui che presentano questa struttura del carattere c'è stata fra genitore e figlio una lotta per il predominio e per il potere. La spinta ad essere il primo, a riuscire è talmente forte che il soggetto non può accettare la sconfitta. La sconfitta lo mette nella condizione di vittima: ecco perché deve essere vincente in tutte le sitùazioni. In questo gioco di potere viene sempre usata la sessualità. Nel potere o nel suo fascino morbido, accattivante il tipo psicopatico è sempre seduttivo. Nel sesso il piacere è secondario alla perfor mance e alla conquista. La negazione dei sentimenti è essenzialmente una negazione del bisogno. La manovra dello psicopatico consiste nel far sl che gli altri abbiano bisogno di lui, in modo da non dover esprimere il 140 Il piacere: un orientamento primario proprio bisogno. Nel mondo dunque questo individuo ha sempre una posizione elevata. Fattori eziologici e storici Anche in questo caso la storia del soggetto serve a spiegarne il comportamento . Affermerei anzi in generale che nessuno è in grado di capire il proprio comportamento se non conosce la pro pria storia. Dunque uno dei compiti principali di ogni terapia è quello di chiarire l'esperienza di vita del paziente. Nel caso di questa personalità si tratta spesso di un compito molto difficile, perché la tendenza psicopatica a negare i sentimenti comprende anche la negazione del vissuto. Nonostante ciò, la bioenergetica è riuscita ad apprendere molto sul retroterra di questo problema. Il fattore più importante dell'eziologia di questa condizione è un genitore sessualmente seduttivo. La seduzione è coperta e viene messa in atto per soddisfare i bisogni narcisistici dello stesso geni tore, che mira a legare a sé il bambino. A livello del bisogno infantile di appoggio e di contatto fisico il genitore seduttivo rifiuta sempre il figlio. La mancanza del con tatto e dell'appoggio necessari spiega l'elemento orale presente in questa struttura. Il rapporto seduttivo fa nascere un triangolo che porta il bam bino a sfidare il genitore dello stesso sesso. Si crea cosi una bar riera alla necessaria identificazione con quest'ultimo e ne risulta favorita l'identificazione con il genitore seduttivo. In questa situazione qualsiasi ricerca di contatto lascerebbe il bambino estremamente vulnerabile. Allora egli si eleva al di sopra del bisogno (spostamento verso l'alto) o lo soddisfa manipolando i genitori (tipo seduttivo) . Nella personalità psicopatica c'è anche un elemento masochi stico, che ha origine dalla sottomissione al genitore seduttivo. Il bambino non poteva ribellarsi o sfuggire alla situazione; la sua unica difesa era interiore. La sottomissione c'è solo in superficie; ma nella misura in cui si sottomette apertamente il bambino con quista una certa intimità con il genitore. L'elemento masochistico è più forte nella varietà accattivante o seduttiva di questa struttura caratteriale. La prima mossa consiste nell'iniziare un rapporto assumendo un ruolo di sottomissione ma sochistica. Poi, quando l'allettamento ha funzionato e l'attaccamen- 141 Bioenergetica to dell'altro è sicuro, il ruolo viene rovesciato ed emerge una qua lità sadica. La struttura del carattere masochistico Descrizione Generalmente il masochismo viene assimilato al desiderio di soffrire. Per l'individuo con questa struttura di carattere non riten go che ciò sia vero. Di fatto egli soffre e, dato che è incapace di cambiare la situazione, se ne deduce che desideri mantenerla. Non parlo dell'individuo con una perversione masochistica, che vuole essere picchiato per poter godere del sesso. La struttura del carat tere masochistico è quella dell'individuo che soffre e si lamenta, ma rimane remissivo. La remissività è la tendenza dominante del masochismo. Se il carattere masochista mostra nel comportamento esterno un atteggiamento sottomesso, all'interno è esattamente l'opposto. Al livello emotivo più profondo ha forti sentimenti di astio, nega tività, ostilità e superiorità. Ma questi sentimenti sono fortemente bloccati per paura che esplodano in un comportamento violento. Il soggetto contrasta la paura di esplodere con uno schema musco lare di trattenimento. Dei muscoli grossi e potenti limitano qual siasi affermazione diretta e lasciano passare solo il piagnisteo e il lamento. Condizione bioenergetica In contrasto con la struttura orale, la struttura masochistica è tutta carica di energia. Tuttavia questa carica viene costretta den tro, benché non sia congelata. A causa di questa forte ritenzione gli organi periferici sono debolmente carichi e dunque non c'è scarica e liberazione - l'azio ne espressiva di conseguenza è limitata. La ritenzione è talmente forte da causare una compressione e un crollo dell'organismo. Il crollo avviene alla vita, quando il corpo si piega sotto il peso delle tensioni.' 4 Un'altra veduta dell'effetto di queste energie nella struttura masochista si può tro vare nel mio libro The Physical Dynamics o/ Character Structure, cit. 142 Il piacere: un orientamento primario Gli impulsi diretti verso il basso e verso l'alto vengono soffo cati nel collo e alla vita; si spiega così la forte tendenza all'ansia tipica di questa personalità. È gravemente limitata l'estensione del corpo, che non sa ten dersi o protendersi verso l'esterno. La minore estensione è causa dell'accorciamento della struttura, che è stato descritto sopra. Ecco la rappresentazione diagrammatica del corpo masochistico: • ' \ ........ .. __ W �---' '----� Caratteristiche fisiche Un corpo basso, tarchiato, muscoloso, è tipico della struttura masochistica. Per motivi che non ci sono noti c'è in genere un'abbondante crescita del pelo corporeo. Particolarmente caratteristico è il collo corto e grosso, perché questo soggetto tiene il capo incassato. Anche la vita è corta e grossa. Un'altra importante caratteristica è l'avanzamento della pelvi, o meglio il sedere tenuto in dentro, appiattito. È un atteggiamento che richiama l'immagine di un cane con la coda tra le gambe. Te nendo in dentro il sedere il corpo si piega a livello della vita e si accascia. 143 Bioenergetica Alcune donne presentano una combinazione di rigidità nella metà superiore del corpo e di masochismo nella metà inferiore; quest'ultimo carattere si rivela nella pesantezza delle natiche e del le cosce, nell'elevazione del pavimento pelvico e nel colore scuro della pelle causato dal ristagno della carica. La pelle di tutti i caratteri masochistici tende ad avere una sfumatura bruna dovuta al ristagno dell'energia. Correlati psicologici A causa del forte controllo l'aggressione è notevolmente ridotta. Analogamente anche l'autoaffermazione è limitata. Al posto dell'autoaffermazione c'è il piagnisteo e il lamento. Il gemito è l'unica espressione vocale che esce con facilità dalla gola soffocata. Al posto dell'aggressività c'è un comportamento provo catorio che mira a provocare una risposta forzata da parte dell'altra persona, che sia abbastanza forte da consentire al masochista di· reagire in modo violento ed esplosivo nel sesso o in altri ambiti. Il ristagno della carica dovuto al forte controllo crea la sensa zione di essere " impantanati " , incapaci di muoversi liberamente. Caratteristico del comportamento masochistico è l'atteggiamen to di sottomissione e di compiacenza. A livello cosciente il maso chista si identifica con il tentativo di compiacere, ma a livello in conscio questo atteggiamento è contraddetto dalla presenza di astio, negatività e ostilità. Perché l'individuo masochista possa rispondere liberamente alle situazioni della vita è necessario che questi senti menti repressi vengano liberati. Fattori eziologici e storici La struttura masochistica si sviluppa in una famiglia dove l'amore e l'accettazione sono combinati con una forte pressione. La madre è dominante e si autosacrifica; il padre è passivo e sotto messo. La madre dominante con tendenza all'autosacrificio asfissia let teralmente il figlio, che viene gravemente colpevolizzato ogni volta che cerca di dichiarare la propria libertà o di affermare un atteg giamento negativo. Un fatto tipico è la grande importanza attribuita al cibo e al l'evacuazione. Questo indica pressione dall'alto e dal basso. " Fai il 144 Il piacere: un orientamento primario bravo bambino. Fai contenta la mamma. Mangia tutta la pappa . . . E fai popò regolarmente. Fa' vedere alla mamma " , e così via. Tutti i tentativi di resistenza, accessi di collera compresi, veni vano schiacciati. Da bambini tutti gli individui con struttura maso chistica hanno avuto degli accessi di rabbia che sono stati costretti a far rientrare. Un'esperienza frequente era la sensazione di essere intrappolati, con l'unico scampo di una reazione di dispetto che finiva nella sconfitta. Il bambino non vedeva via d'uscita. Doveva lottare con forti sensi di umiliazione ogni volta che " lasciava uscire le cose liberamente " - vomitando, sporcandosi o assumendo un atteggiamento di sfida. Il masochista ha paura di esporsi ai rischi o di metter fuori il collo (lo stesso vale per i genitali) per timore di essere lui stesso tagliato fuori o che gli venga mozzata la parte del corpo esposta. Nel suo carattere è presente una forte ansia di castrazione. L'ele mento più significativo è la paura di essere tagliato fuori, escluso dal rapporto con i genitori che fornisce amore - ma a certe condi zioni. Ne vedremo meglio l'importanza nel capitolo seguente. La struttura del carattere rigido Descrizione L'idea della rigidità deriva dal fatto che questi soggetti tendono ad avere un carattere inflessibile e orgoglioso. Portano il capo ab bastanza alto, la spina dorsale eretta. Tutti tratti tendenzialmente positivi se l'orgoglio non fosse una difesa e la rigidità non fosse inflessibile. Il carattere rigido ha paura di cedere perché per lui ciò equivarrebbe alla sottomissione e al crollo. La rigidità diventa una difesa contro una tendenza masochistica di fondo. Il carattere masochistico è in guardia contro il pericolo di es sere sfruttato, usato o preso in trappola. La sua circospezione si manifesta nell'abitudine di frenare, di tenere indietro qualsiasi im pulso di aprirsi e protendetsi verso l'esterno. Trattenersi significa anche tener controllata la schiena: dunque rigidità. La capacità di frenarsi è dovuta alla forte posizione dell'io, che esercita un alto grado di controllo sul comportamento. Tale capacità è sostenuta anche da una posizione genitale altrettanto forte; ne risulta una personalità ancorata alle due estremità del corpo e dotata di un 145 Bioenergetica buon contatto con la realtà. Purtroppo l'accento posto sulla realtà viene usato come difesa contro l'aspirazione al piacere, all'ab bandono : è questo il conflitto di fondo di tale personalità. Condizione bioenergetica In questa struttura tutti i punti periferici di contatto con l'am biente sono abbastanza carichi, il che favorisce la capacità di verifi care la realtà prima di agire. Il controllo è periferico: consente dunque il flusso dei senti menti ma ne limita l'espressione. Le principali aree di tensione sono i muscoli lunghi del corpo. Le spasticità dei muscoli estensori e flessori si combinano per pro durre la rigidità. Naturalmente ci sono vari gradi di rigidità. Quando il controllo è leggero la personalità è viva e vibrante. Questa condizione bioenergetica è illustrata nel diagramma che segue: Caratteristiche fisiche Il corpo del carattere rigido è proporzionato e armonioso; ap pare integrato e connesso. E tuttavia possibile individuare anche in esso alcuni elementi dei disturbi e delle distorsioni già descritti parlando degli altri tipi. Una caratteristica importante è la vitalità del corpo : occhi bril lanti, buon colorito cutaneo, gesti e movimenti vivaci. 146 Il piacere: un orientamento primario Se la rigidità è grave c'è una corrispondente riduzione degli elementi positivi appena descritti: diminuisce la coordinazione e la grazia dei movimenti, gli occhi perdono parte del loro splendore e la pelle può assumere una sfumatura pallida o grigiastra. Correlati psicologici Gli individui con questa struttura caratteriale sono in genere orientati verso il mondo, ambiziosi, competitivi e aggressivi. La passività viene vissuta come vulnerabilità. Il carattere rigido può essere ostinato, ma è raro che sia ma ligno. In parte l'ostinazione deriva dall'orgoglio : se si lascia andare ha paura di apparire stupido e così si controlla. Ma ha anche paura che la sottomissione comporti la perdita della libertà. In bioenergetica con l'espressione " carattere rigido " ci si rife risce all'elemento comune a molte petsonalità per altro assai di verse. Rientrano in questa categoria il maschio fallico e narcisista che attribuisce un'importanza estrema alla potenza erettiva, ma an che il carattere femminile isterico di stampo vittoriano descritto da Reich in Character Analysis, che usa il sesso come difesa contro la sessualità. Anche il carattere ossessivo di vecchio stile rientra in quest'ampia categoria. Questo carattere è rigido come l'acciaio. La rigidità è indivi duabile anche nella struttura schizoide che, dato lo stato di con gelamento del sistema energetico, è invece simile al ghiaccio e al trettanto fragile. In genere il carattere rigido interagisce efficace mente con il suo mondo. Fattori eziologici e storici Ìl interessante notare che nella sua storia di vita questo tipo caratteriologico non ha sublto i forti traumi che negli altri caratteri hanno dato origine a posizioni difensive più gravi. Il trauma rilevante qui è la frustrazione vissuta nella ricerca di gratificazione erotica, soprattutto a livello genitale. All'origine c'è la proibizione della masturbazione durante l'infanzia e il rap porto con il genitore di sesso opposto. Da bambino il soggetto ha vissuto il rifiuto della sua ricerca di piacere erotico e sessuale come un tradimento del suo protendersi verso l'amore. Nella mente di un bambino piacere erotico, sessua lità e amore sono sinonimi. 147 Bioenergetica Dato il forte sviluppo dell'io, il carattere rigido non ha abban donato questa consapevolezza. Come illustra il diagramma, il suo cuore non è escluso dalla periferia. È un individuo che agisce con cuore, ma in modo contenuto e sotto il controllo dell'io. È questo controllo che dovrebbe abbandonare, lasciando che il cuore prenda il sopravvento. La manifestazione aperta di amore come desiderio di intimità fisica e di piacere erotico aveva incontrato il rifiuto dei genitori; ecco allora che il carattere rigido, per raggiungere il proprio scopo, agisce con prudenza e in modo indiretto. Non manipola come fa il carattere psicopatico; manovra per conquistare l'intimità. L'importanza dell'orgoglio sta nel fatto che è legato al senti mento d'amore. Il rifiuto del suo amore sessuale è un'offesa al suo orgoglio. E analogamente un insulto al suo orgoglio è un rifiuto del suo amore. Desidero fare un ultimo commento. Non ho parlato del tratta mento di questi problemi perché i terapisti non trattano tipi ma persone. La terapia si concentra sull'individuo nei suoi rapporti im mediati con il corpo, con il suolo che lo sostiene, con le persone che gli sono vicine e con il terapista. In primo piano, nell'approccio terapeutico, ci sono questi aspetti. Ma dietro c'è la conoscenza del carattere, perché senza di essa il terapista non sarebbe in grado di capire il paziente e i suoi problemi. Un terapista esperto può spo starsi agevolmente da un terreno all'altro senza perdere di vista nessuno dei due. Gerarchia dei tipi caratteriali e dichiarazione di diritti La struttura del carattere definisce il modo in cui un individuo tratta il proprio bisogno di amare, la sua ricerca di intimità e il suo desiderio di piacere. Da questo punto di vista le varie strutture caratteriali formano uno spettro o una gerarchia: a una estremità c'è la posizione schizoide - che è un ritiro dall'intimità e dalla vicinanza in quanto troppo minacciose; all'altra estremità c'è la salute emotiva - in cui l'impulso di protendersi apertamente verso l'esterno per ottenere intimità e contatto non viene frenato. I vari tipi di carattere si inseriscono in questo spettro o gerarchia a se conda del livello consentito di intimità e di contatto. L'ordine se condo cui si dispongono è parallelo a quello usato nel presentare i tipi di carattere. 148 Il piacere: un orientamento primario Il carattere schizoide evita il contatto intimo. Il carattere orale può stabilire l'intimità solo sulla base del suo bisogno di calore e di appoggio - cioè su di una base infantile. Il carattere psicopatico può avere rapporti solo con quelli che hanno bisogno di lui. Purché l'altro abbia bisogno di lui e finché è in grado di controllare il rapporto può permettere che si sviluppi una misura limitata di intimità. Il carattere masochista, singolarmente, è capace di stabilire un rapporto intimo sulla base di un atteggiamento di sottomissione. Naturalmente questo rapporto può solo essere descritto come un rapporto incompleto - ma è comunque più intimo di quelli che sono in grado di sviluppare i tre tipi precedenti. L'ansia della strut tura masochistica è dovuta alla paura che l'espressione di un sen timento negativo o l'affermazione della propria libertà implichino la perdita del rapporto o l'esclusione dall'intimità. Il carattere rigido stabilisce rapporti abbastanza intimi. Dico " abbastanza" perché, malgrado l'intimità e il coinvolgimento appa renti, rimane sulle difensive. In ognuna di queste strutture è insito un conflitto: il bisogno di intimità e di autoespressione convive con la paura che le due cose si escludano a vicenda. La struttura del carattere è il miglior compromesso che nei primi anni di vita l'individuo sia stato capace di raggiungere. Purtroppo ora egli è fermo a questo compromesso, ma con l'età adulta la situazione che lo circonda è cambiata. Consi derando più da vicino questi conflitti vedremo anche come ogni struttura del carattere rappresenti una difesa contro la struttura situata al gradino immediatamente inferiore nella gerarchia. Schizoide: se esprimo il mio bisogno di contatto la mia esi stenza è minacciata. O, invertendo l'ordine delle proposizioni: " Posso esistere solo se non ho bisogno d'intimità." Perciò lo schi zoide deve rimanere in uno stato di isolamento. Orale : il conflitto può essere espresso in questi termini: " Se sono indipendente devo rinunciare ad aver bisogno di appoggio e di calore. " Ma questa affermazione lo costringe a restare in una posizione dipendente. Perciò la modifica è: " Posso esprimere il mio bisogno in quanto non sono indipendente " . Rinunciare al bi sogno di amore e di contatto significherebbe cadere in uno stato schizoide, condizione ben più grave in quanto rappresenta una ri nuncia alla vita. Psicopatico: in questa struttura c'è un conflitto fra indipen denza o autonomia e intimità, che potrebbe esprimersi cosl: " Posso 149 Bioenergetica esserti vicino se accetto che tu mi controlli o mi usi . " Ma non può accettarlo perché implicherebbe una resa totale del sentimento di sé. D'altra parte egli non può rinunciare al bisogno di intimità come ha fatto lo schizoide, né può rischiare di diventare dipendente come il carattere orale. Trovandosi in questo vicolo cieco, da bambino è stato costretto a invertire i ruoli. Nei rapporti attuali è lui il genitore dominante e seduttivo nei confronti dell'altro che viene ridotto in una posizione orale. Così, avendo il controllo sull'altro, può consentire una certa misura di intimità. Questa situazione si potrebbe esprimere così: " Puoi essermi vicino fintantoché mi con sideri superiore". L'elemento psicopatico sta nell'inversione dei ,, ruoli: " Puoi starmi vicino" anziché "ho bisogno di starti vicino . Masochista : qui il conflitto è fra amore o intimità e libertà. In parole povere: " Se sono libero non mi amerai " . Trovandosi di fronte a questo conflitto il masochista dice : " Sarò il tuo bambino bravo e tu mi amerai " . Rigido: il carattere rigido è relativamente libero. Relativamente perché fa continuamente la guardia a questa libertà - la difende non consentendo che il desiderio del cuore gli faccia girare troppo la testa. Il conflitto potrebbe essere espresso così: " Posso essere libero se non perdo la testa e non mi arrendo del tutto all'amore." Nella sua mente la resa ha i connotati della sottomissione, che ri tiene lo ridurrebbe al livello del carattere masochistico. Di conse guenza in lui il desiderio e l'amore sono sempre cauti. Possiamo semplificare ulteriormente quanto è stato detto sopra. Il conflitto diventa più aspro. Schizoide - esistenza/bisogno Orale bisogno/indipendenza Psicopatico indipendenza/intimità Masochista - intimità/libertà Rigido - libertà/resa all'amore Questi conflitti si risolvono quando scompare l'antagonismo fra i due gruppi di valori. L'individuo schizoide scopre che esistenza e bisogno non si escludono a vicenda e che è possibile averli en trambi. Il carattere orale scopre che si può aver bisogno e al tempo stesso essere indipendenti (stare in piedi da soli) e così via. La crescita e lo sviluppo della personalità sono un processo in cui il bambino diviene progressivamente cosciente dei propri diritti umani, che sono: il diritto di esistere - cioè di essere nel mondo 150 Il piacere: un orientamento primario come organismo individuale. Questo diritto in genere si afferma durante i primi mesi di vita. Se si stabilisce in maniera precaria viene a crearsi una predisposizione alla struttura schizoide. Comun que ogni volta che questo diritto viene seriamente minacciato, al punto che l'individuo sia incerto del suo diritto ad esistere, emer gerà una tendenza schizoide. Il diritto di essere al sicuro nella propria condizione di bisogno, che deriva dalla funzione di dare appoggio e nutrimento assolta dalla madre durante i primi anni di vita. Un'insicurezza di fondo a questo livello dà origine a una struttura ·orale. Il diritto all'autonomia e all'indipendenza cioè il diritto di non essere soggetti ai bisogni di altri. Questo diritto viene perduto o addirittura non si stabilisce se il genitore di sesso opposto è se duttivo. Cedendo alla seduzione il bambino si troverebbe in balia del genitore: contrasta allora questa minaccia essendo egli stesso seduttivo per acquistare potere sul genitore. In genere questa si tuazione sfocia in una struttura psicopatica. Il diritto all'indipendenza, che il bambino ha stabilito mediante l'affermazione di sé e l'opposizione al genitore. Se l'autoafferma zione e l'opposizione vengono schiacciate l'individuo sviluppa una personalità masochistica. In genere l'autoaffermazione comincia al l'età di diciotto mesi quando il bambino impara a dire di no e continua a svilupparsi nell'anno successivo. È il periodo in cui si impara l'igiene personale : i problemi legati all'apprendimento for zato vengono associati con gli aspetti dell'autoaffermazione e del l'opposizione. - Il diritto di desiderare e di muoversi direttamente e aperta mente verso la soddisfazione di questi bisogni. In questo diritto la componente dell'io è forte. Fra i diritti naturali è l'ultimo ad affermarsi. Situerei il suo emergere e il suo sviluppo approssimati vamente nel periodo fra i tre e i sei anni di età. È fortemente asso ciato ai primi sentimenti sessuali del bambino. Se questi diritti fondamentali ed essenziali non si stabiliscono, ne consegue una fissazione all'età e nella situazione che ha causato l'arresto del pieno sviluppo. Poiché ciascuno ha un certo grado di fissazione a ciascuno di questi stadi o livelli, ciascuno di questi conflitti richiederà una certa elaborazione. A questo punto non so se un tale processo terapeutico debba seguire un ordine preciso. Il procedimento migliore sembre rebbe quello di seguire il paziente man mano che, nella vita, si trova 151 Bioenergetica ad affrontare i singoli conflitti. Se questo viene fatto correttamente il paziente dovrebbe concludere la terapia con il fortissimo senti mento di avere il diritto di essere nel mondo, bisognoso ma anche indipendente, libero ma anche capace di amore e di coinvolgimento. !52 Capitolo sesto Realtà: u n orientamento secondario Realtà e illusione Alla fine del capitolo sui tipi di carattere ho detto che, quando il terapista si avvicina al paziente, questi tipi rimangono sullo sfon do della sua mente. In primo piano c'è la specifica situazione di vita del paziente, che comprende i problemi con cui si presenta in terapia, il modo in cui vede se stesso all'interno del suo mon do (come vede il rapporto fra la sua personalità e le difficoltà che incontra); il grado di rapporto che ha con il suo corpo (fino a che punto è consapevole delle tensioni muscolari che possono con tribuire a creare i suoi problemi); quello che si aspetta dalla terapia e, sempre e comunque, il modo in cui si rapporta al terapista in quanto essere umano. All'inizio si mette a fuoco l'orientamento dell'individuo nella realtà. Vorrei aggiungere che nel corso della terapia l'attenzione a questo aspetto non viene mai abbandonata, ma viene continuamente ampliata man mano che emergono ulteriori aspetti della vita e della storia del paziente. Benché all'inizio l'attenzione venga concentrata sulla realtà, ritengo che si tratti comunque di un orientamento secondario. Ma è secondario solo in termini di tempo - vale a dire che l'orienta mento dell'individuo nella realtà si sviluppa gradualmente man mano che egli cresce e diventa adulto, mentre il suo orientamento verso il piacere è presente fin dall'inizio della vita. La qualità del l'orientamento individuale nella realtà determina la maggiore o mi nore efficacia con cui le azioni riescono a soddisfare il desiderio di piacere. Non ritengo concepibile che un individuo non realistico rispetto alla propria vita sia capace di ottenere il piacere, la soddi sfazione e la realizzazione che desidera tanto seriamente. Ma cos'è la realtà? E come possiamo dire se una persona è 153 Bioenergetica realistica o meno rispetto alla propria vita? Alla prima domanda non sono sicuro di saper rispondere. Vi sono certe verità che ri tengo siano fondate nella realtà, come l'importanza di una buona respirazione, il valore della libertà dalle tensioni muscolari croni che, il bisogno di identificarsi con il proprio corpo, il potenziale creativo del piacere e così via. Su certe questioni io stesso sono stato e sono poco realistico. Pensando di riuscire a guadagnarmi da vivere senza fatica ho perso soldi investendo in azioni. E ci sono problemi su cui ho le idee confuse. Fino a che punto è reali stico che io veda così tanti pazienti? Che sopporti una pesante responsabilità? Credo che nessuno conosca fino in fondo la risposta alla prima domanda. Passiamo dunque alla seconda. Fortunatamente chi viene in terapia ammette di avere dei pro blemi, riconosce che in qualche modo la sua vita non funziona come sperava e di non sapere fino a che punto le sue aspettative siano realistiche. Data questa consapevolezza e il fatto che essere realistici riguardo a un altro è più facile, in genere il terapista è in grado di discernere gli aspetti del pensiero e del comportamento del paziente che sembrano poco realistici. Può dire ad esempio che un dato modo di pensare e un dato comportamento sono basati più sull'illusione che sulla realtà. Io per esempio venni consultato da una giovane che era de pressa per il fallimento del suo matrimonio. Aveva scoperto che il marito aveva un'altra donna e questa scoperta aveva fatto crol lare l'immagine di " perfetta mogliettina " che aveva di se stessa. L'espressione da lei stessa usata era molto adeguata: era una donna piccola e vivace, convinta della propria devozione al marito e di essere indispensabile al suo suècesso. È facile immaginare che colpo fu per lei scoprire che lui si interessava a un'altra donna. Come era possibile che un'altra gli desse di più? È abbastanza chiaro che la mia paziente non vedeva la vita in modo realistico. L'idea di poter essere una " moglie perfetta" è sen z'altro un'illusione, dato che la natura umana è quello che è - ben !ungi dall'essere perfetta. L'idea che un uomo possa essere grato alla moglie perché lo aiuta ad avere successo non era fondata nella realtà, perché un atteggiamento del genere ha l'effetto di castrare e negare l'uomo. Il crollo delle illusioni sfocia sempre nella depres sione,' che dà al soggetto la possibilità di portare allo scoperto le 1 LoWEN, Depression and the Body, cit. 154 Realtà: un orientamento secondario proprie illusioni e di rifondare il suo modo di pensare e il suo comportamento su di una base più solida. Cominciai a interessarmi al ruolo delle illusioni studiando la personalità schizoide.2 La condizione disperata dello schizoide lo costringe a creare delle illusioni che lo sostengano nella sua lotta per la sopravvivenza. In una situazione in cui ci si sente incapaci di cambiare o di sfuggire a una realtà minacciosa, il ricorso alle illusioni impedisce all'individuo di abbandonarsi alla disperazione totale. Ogni individuo schizoide ha le proprie illusioni segrete, che culla nella speranza di realizzarle. Avendo la sensazione che la sua natura umana sia stata rifiutata egli svilupperà l 'illusione di essere superiore agli esseri umani normali in virtù di qualche qualità spe ciale. È più nobile degli altri uomini; lei è più pura delle altre donne. Spesso queste illusioni sono contraddette dalla reale espe rienza di vita. Per esempio conobbi una giovane donna dal compor tamento sessuale libero e promiscuo che credeva di essere pura e virtuosa. Dietro a questa illusione c'era la speranza che un giorno avrebbe incontrato un principe che avrebbe visto quello che c'era dietro alla sregolatezza della sua vita scoprendo il suo cuore d'oro. Ma l'illusione è pericolosa perché perpetua la disperazione, co me spiega questo brano tratto da Betrayal of the Body: Quando l'illusione acquista potere esige di essere realizzata, costringen do l'individuo a entrare in conflitto con la realtà, conflitto che sfocia in un comportamento disperato. Il perseguimento di un'illusione richiede il sacri ficio dei buoni sentimenti nel presente e la persona che vive nell'illusione è per definizione incapace di avanzare pretese di piacere. Nella sua dispera zione è disposta a rinunciare al piacere e a tenere in sospeso la vita nella speranza che l'avverarsi dell'illusione faccia scomparire la disperazione.3 Uno dei miei pazienti espresse perfettamente quest'idea dicen do: " Le persone fissano degli obiettivi non reali, poi tengono se stesse in un costante stato di disperazione cercando di realizzarli." 4 L'argomento degli obiettivi non reali ricomparve nel mio studio sulla depressione. Una delle scoperte fondamentali fu che tutti gli individui depressi hanno illusioni che interpongono una nota di irrealtà nelle loro azioni e nel loro comportamento. Da questo mi fu chiaro che al crollo di un'illusione segue invariabilmente una rea zione depressiva. Nel mio libro Depression and the Body c'è un paragrafo significativo che vorrei citare : 2 Vedi LowEN, The Betrayal of the Body, cit. 1 Ibid., p. 127. 155 Bioenergetica Se nell'infanzia una persona ha subito una perdita o un trauma che mi na i suoi sentimenti di sicurezza e di accettazione di sé, proietterà nella sua immagine del futuro l'esigenza di un rovesciamento delle esperienze del passato. Così l'individuo che da bambino fa esperienza del rifiuto si imma gina il futuro come una promessa di accettazione e di approvazione. Se da bambino ha dovuto combattere con un senso di impotenza sarà naturale che la sua mente compensi questo insulto all'io immaginandosi un futuro in cui egli sarà potente e capace di esercitare il controllo sugli altri. Nelle fan tasie e nei sogni ad occhi aperti la mente cerca di rovesciare la realtà sfa vorevole e inaccettabile creando immagini e sogni . Perde di vista la loro origine, che si situa nell'esperienza infantile, e sacrifica il presente alla loro realizzazione. Queste immagini sono scopi irreali e la loro realizzazione è un obiettivo irraggiungibile.5 Questo paragrafo è significativo perché estende il ruolo dell'il lusione a tutti i tipi di carattere. Ogni struttura di carattere risulta da esperienze infantili che, in una certa misura, hanno minato i " sentimenti di sicurezza e di accettazione di sé" dell'individuo. In ogni struttura di carattere troveremo perciò immagini, illusioni o ideali dell'io che compensano questa offesa al sé. Quanto più il trauma è grave tanto maggiore sarà l'investimento di energia nel l'immagine o nell'illusione, ma in tutti i casi si tratta di un inve stimento considerevole. Comunque, l'energia dirottata sull'illusione o sullo scopo irreale non è disponibile per la vita quotidiana nel presente. Risulta dunque menomata la capacità di far presa sulla realtà della propria situazione. L'illusione o ideale dell'io di una persona è unico quanto la sua personalità. Tuttavia per approfondire la nostra comprensione possiamo dare una descrizione approssimativa delle illusioni o ideali dell'io tipici di ogni struttura di carattere. Carattere schizoide: ho già detto che lo schizoide è un indi viduo che si è sentito rifiutato come essere umano. La sua risposta a questo rifiuto è stata di considerarsi superiore. È un principe tra vestito e non appartiene davvero ai genitori. Alcuni immaginano perfino di essere stati adottati. Ad esempio uno dei miei pazienti mi disse: " All'improvviso mi resi conto di avere un'immagine idea lizzata di me stesso: mi vedevo come un principe in esilio. Misi in relazione questa immagine con il mio sogno che un giorno o l'altro mio padre, il re, sarebbe venuto a cercarmi e avrebbe pro clamato che ero il suo erede . . . Mi rendo conto di avere ancora 4 5 !56 lbid., p. 121. Ibid., p. 25. Realtà: un orientamento secondario l'illusione che prima o poi verrò scoperto. Intanto devo mantenere le mie 'pretese'. Un principe non può abbassarsi a fare un lavoro normale. Devo dimostrare che sono speciale " . Il punto estremo a cui una persona deve giungere per essere speciale di fronte al rifiuto della propria umanità è ben visibile nella schizofrenia, lo stato decompensato del carattere schizoide. È fre quente trovare schizofrenici che credono di essere Gesù Cristo, Napoleone, la dea Iside e cosi via. Nello stesso stato schizofrenico l'illusione diventa mania. L'individuo non è più in grado di distin guere la realtà dall'illusione. Carattere orale: il trauma subito da questa personalità è stata la perdita del diritto al bisogno, che ha dato origine allo stato di insoddisfazione del corpo. L'illusione che si sviluppa per compen sare questa situazione è un'immagine di sé come individuo carico e pieno di energia e di sentimento, che egli spende liberamente. Quando, come è tipico di questa struttura, il carattere orale entra in uno stato di esaltazione, l'illusione viene agita. Il soggetto di venta eccitato e volubile, riversa fuori pensieri e idee in una va langa di sentimenti. Questo è il suo ideale dell'io - essere il cen tro dell'attenzione, essere considerato uno che dà a piene mani. Ma l'esaltazione non è più solida dell'immagine, che non può es sere sostenuta perché il carattere orale non ha l'energia necessaria per farlo. Ambedue crollano e il carattere orale entra in uno dei suoi altrettanto tipici stati depressivi. Molti anni fa trattai per un certo tempo un paziente la cui storia mi sembra significativa. Un giorno affermò che avrei dovuto dare liberamente quello che avevo, perché lui era dispostissimo a fare lo stesso. " Sono pronto a dividere con lei quello che ho," disse, " perché non fa lo stesso? " " Lei quanto ha? " gli chiesi. " Due dollari" fu la risposta. Aveva molto di più, quindi ritenni che non fosse una proposta realistica. Ma lui rimase convinto della generosità della sua offerta. Carattere psicopatico : l'illusione di questa persona riguarda il potere: si illude segretamente di possederlo e di essere importan tissima. Questa illusione è il suo modo di compensare l'esperienza di essere impotente e inerme nelle mani di un genitore seduttivo e manipolativo. Ma per realizzare l'illusione nella propria mente egli deve anche mostrare di essere una persona che dispone di ric chezza e di potere. Quando il carattere psicopatico raggiunge il potere, come non è infrequente che accada, la situazione diventa pericolosa, perché egli non è in grado di separare il potere reale !57 Bioenergetica dall'immagine dell'io, in cui egli vede se stesso come una persona potente. Cosl il potere non viene usato in maniera costruttiva, ma nell'interesse dell'immagine dell'io. Un paziente mi disse che per anni aveva immaginato di portare un sacco con dentro 8 .000.000 di dollari e che questa immagine lo faceva sentire potente e importante. Quando lo vidi in terapia aveva accumulato parecchi milioni di dollari e cominciava a realiz zare di non essere né potente né importante. " Realizzare" significa affrontare la realtà. L'illusione del potere - di quello che può fare per una persona - è molto comune nella nostra cultura. L'antitesi di questa con il piacere è discussa in P/easure .' Carattere masochista: il carattere masochista si sente sempre inferiore. Da bambino è stato svergognato e umiliato, ma dentro di sé si considera superiore agli altri. Questa immagine è appoggiata da sentimenti repressi di disprezzo per il terapista, per il capo e per chiunque nella realtà occupi una posizione superiore. Uno dei motivi per cui è tanto difficile lavorare su questo tipo di problema è che il paziente con questa struttura caratteriale non può permettersi di lasciare che la terapia riesca. Il successo della terapia dimostrerebbe che il terapista era migliore (più competente) del paziente. Ecco un vicolo cieco. Questa illusione spiega in parte il motivo per cui il carattere masochistico investe tanto nel falli mento. Il fallimento viene sempre spiegato e liquidato con la giu stificazione : " Non mi sono impegnato abbastanza " , dove è impli cito che, se volesse, potrebbe davvero riuscire. In maniera rove sciata il fallimento sostiene l'illusione della superiorità. Carattere rigido : questa struttura ha origine dal rifiuto del l'amore del bambino da parte di uno dei genitori. Il bambino ha provato un senso di tradimento, si è sentito il cuore spezzato. Per difendersi si è corazzato, ha imparato a stare in guardia, a non esprimere troppo apertamente il proprio amore per paura di essere tradito. Il suo amore è cauto. Ma benché questa sia la realtà del suo modo di essere nel mondo, egli non si vede in questa luce. La sua illusione, la sua immagine di sé è quella della persona che ama ma il cui amore non viene apprezzato. L'analisi del carattere rigido solleva una questione importante. Questo individuo è una persona che ama. Il suo cuore è aperto all'amore, ma la comunicazione di questo amore è circospetta, non è libera. Se si frena la manifestazione del proprio amore il valore 6 LOWEN, Pleasure, cit. !58 Realtà: un orientamento secondario ne risulta ridotto; così l'individuo rigido è una persona capace di amare nei sentimenti, ma non nelle azioni. Il punto interessante è che l'illusione non è del tutto falsa; c'è in essa un elemento di realtà, che induce a chiedersi: " È così per tutte le illusioni? " Senza avervi riflettuto fino in fondo la mia risposta immediata è sì. Ci deve essere un nocciolo di verità o di realtà in ogni illusione, che può aiutarci a capire perché una persona vi si tiene attaccata con tanta tenacia. Ecco alcuni esempi: C'è una certa parte di verità nell'immagine di sé dello schi zoide, che si considera un individuo fuori dell'ordinario. Alcuni anzi diventano davvero speciali e riescono a emergere. Come tutti sappiamo, il genio non è tanto lontano dalla pazzia. Possiamo con getturare che il rifiuto della madre fosse legato al fatto che ai suoi occhi egli fosse speciale? Sono convinto che in questa supposizione ci sia qualcosa di vero. Il carattere orale è portato a dare. Purtroppo ha poco da dare. Si può dire allora che la sua illusione è basata sul sentimento, non sul comportamento. Ma nel mondo degli adulti l'unica moneta va lida è il comportamento. Il carattere psicopatico aveva qualcosa che il genitore voleva; altrimenti non sarebbe stato oggetto di seduzione e di manipola zione. Da bambino deve esserne stato consapevole, assaporando per la prima volta il gusto del potere. Certo, era davvero inerme, e dunque il potere era solo nella sua testa, ma ha imparato un fatto della vita di cui poi si è servito: quando qualcuno ha bisogno di te hai potere su di lui. È difficile trovare una base all'illusione di superiorità del carat tere masochistico; tuttavia so che ne deve esistere una. L'unica idea che mi viene in mente, e che propongo con la dovuta cautela, è che egli sia superiore nella sua capacità di sopportare una situazione do lorosa. Non è infrequente sentir dire: " Solo un masochista riusci rebbe a sopportarlo " . Lui ce la fa e mantiene un rapporto che altri avrebbero abbandonato da tempo. C'è della virtù in questo atteg giamento? In alcuni casi può darsi. Quando un individuo è total mente dipendente da un altro la capacità di quest'ultimo di soppor tare la situazione può avere un elemento di nobiltà. Probabilmente nel rapporto del carattere masochistico con la madre c'era questo tipo di vissuto, che ha lasciato in lui un senso interiore di valore. Il rischio è che l'illusione - o immagine dell'io - accechi una persona impedendole di vedere la realtà. Il carattere masochistico non è in grado di distinguere quando è nobile sottostare a una 159 Bioenergetica situazione dolorosa e quando invece è autodistruttive e masochi stico. Analogamente il carattere rigido non sa distinguere quando il suo comportamento esprime amore e quando no. Non solo siamo accecati dalle illusioni, ma siamo anche attaccati alle immagini del l'io che esse contengono. Essendovi aggrappati, non abbiamo i piedi per terra e non possiamo scoprire la nostra vera identità. Hang-ups (fissazioni) 7 Si dice che una persona è " fissata " quando è impigliata in un conflitto emotivo che la immobilizza e impedisce qualsiasi azione efficace per cambiare la situazione. In questo genere di conflitti ci sono due sentimenti opposti, ciascuno dei quali blocca l'espressione dell'altro. Un buon esempio è la ragazza che da una parte è attratta da un ragazzo e sente di avere bisogno di lui; dall'altra ba paura del suo rifiuto e percepisce che se si muove verso di lui si farà del male. Incapace di fare un passo avanti, per paura, e di andarsene, per desiderio, è in una situazione di impasse. Una persona può es sere fissata a un lavoro che non la coinvolge ma che ha paura di lasciare perché rappresenta la sicurezza. Si è sospesi a mezz'aria, bloccati, in tutte le situazioni in cui dei sentimenti conflittuali im pediscono qualsiasi movimento efficace. Le fissazioni possono essere coscienti o inconsce. Se una per sona è consapevole del conflitto ma non lo sa risolvere, si sente fissata, bloccata. Ma una persona può anche essere fissata a conflitti che hanno avuto luogo nell'infanzia, il cui ricordo è stato a lungo rimosso. In questo caso l'individuo non è consapevole della situa zione di fissazione in cui si trova. Ogni fissazione, cosciente o inconscia, limita la libertà di muo versi in tutte le aree della vita, e non solo in quella del conflitto. Una ragazza che ha una fissazione per un ragazzo troverà che ne soffre anche il lavoro e lo studio e che ne sono influenzati anche i rapporti con la famiglia e con gli amici. Ciò è vero, benché in misura minore, anche per le fissazioni inconsce che, come tutti i conflitti emotivi irrisolti, divengono strutturate nel corpo sotto for7 In queste pagine il termine "fissazione" non viene usato nel senso psicoanalitico di investimento libidico inconscio e cristallizzato su fasi e oggetti pregenitali, ma nel sen so, appunto bioenergetico, di "inchiodatura" dell'energia bio-psichica su oggetti, conflitti o atteggiamenti psicocorporei. Le fissazioni, in senso bioenergetico, possono essere consce o inconsce e riferirsi a problematiche sia infantili che adulte, ma hanno sempre una con notazione anche somatica, oltre che psichica. [N.d.T.] 160 Realtà: un orientamento secondario ma di tensioni muscolari croniche . Queste tensioni muscolari cro niche bloccano davvero il corpo in maniere che descriverò più avanti. Non sempre ci si rende ben conto che ogni illusione blocca la persona perché la inchioda ad un conflitto insolubile fra le esigenze della realtà da un lato e dall'altro il tentativo di realizzare l'illu sione. L'individuo non è disposto ad abbandonare le proprie illu sioni perché ciò equivarrebbe a una sconfitta dell'io. Allo stesso tempo non può ignorare completamente le esigenze della realtà. E siccome in una certa misura ha perso il contatto con la realtà, spesso questa ha per lui un aspetto pauroso e minaccioso. Egli vede ancora la realtà attraverso gli occhi di un bambino disperato. Il problema è ulteriormente complicato dal fatto che le illu sioni hanno una vita segreta; o, per dirla in altri termini, che le illusioni e i sogni a occhi aperti fanno parte della vita segreta della maggior parte della gente. Forse sorprenderò i miei lettori dicendo loro che raramente questa vita segreta viene rivelata spontanea mente allo psichiatra. O per lo meno questa è la mia esperienza e non credo sia unica. Non credo che queste informazioni vengano taciute deliberatamente; più semplicemente, i pazienti spessissimo non ne vedono l'importanza. Concentrano l'attenzione sul proble ma immediato per cui cercano aiuto e non pensano che le loro immagini, illusioni e fantasie siano importanti. Ovviamente sono importanti e dobbiamo presupporre che nel fatto di tacere queste informazioni operi una negazione inconscia. Ma prima o poi devono venir fuori, e lo fanno. Ho avuto in trattamento un giovane che soffriva da moltissimo tempo di depressione. La terapia comprese un intenso lavoro sul corpo, respirazione, movimento ed espressione di sensazione, la voro a cui il paziente rispose favorevolmente. Al tempo stesso rive lava una notevole mole di informazioni sulla sua infanzia, che pare vano spiegare il problema di cui soffriva. Ma la depressione conti nuava, anche se ad ogni seduta il suo atteggiamento migliorava leg germente. Le cose andarono avanti così per parecchi anni. Il pa ziente era fermamente convinto che la bioenergetica lo avrebbe aiutato e io ero pronto a stare al suo fianco. Uno degli avvenimenti significativi della sua infanzia era stata la morte della madre, avvenuta quando lui aveva nove anni. Morì di cancro dopo essere stata costretta a letto per un certo tempo. Il paziente disse che quando era morta aveva provato pochissima emozione, benché riferisse che la madre gli era molto affezionata. 161 Bioen11rgetica Negò di aver provato dolore, cosa che trovavo molto diflìcile da capire. Si potrebbe vedere in questa negazione la causa della suc cessiva depressione; ma era una barriera che non riuscivamo a penetrare. La breccia si aprì a un seminario clinico in cui presentai il gio vane ai miei colleghi. Analizzammo il suo problema corporeo me diante il linguaggio del corpo e ripercorremmo la sua storia. Am mise di essere ancora depresso. Poi una mia collega fece un'osser vazione sorprendente. " Credeva di poter riportare in vita sua ma dre " , notò. Il mio paziente la guardò con una smorfia di imbarazzo, quasi volesse dire: " Come faceva a saperlo? " Poi disse: " Sl " . Come facesse a saperlo non lo so. Fu un'intuizione splendida, che mise a nudo un'illusione di cui il paziente era rimasto prigio niero per più di vent'anni. Non credo che l'avrebbe rivelata spon taneamente. Forse cercava di nasconderla a se stesso, magari per vergogna. Il suo emergere segnò l'inizio di un nuovo corso della terapia. Ogni terapia richiede alcuni insighs intuitivi da parte del tera pista. Richiede anche che il terapista capisca a che punto è il pa ziente come persona. Se non è facile mettere a nudo le illusioni di un paziente (benché alcune vengano esposte senza diflìcoltà) pos siamo stabilire che è vittima di una fissazione e individuare alcuni dei meccanismi di questo fatto. Possiamo farlo perché la fissazione si rivela nell'espressione fisica del corpo permettendoci di risalire all'illusione, che se ne conosca o meno l'esatta natura. Ci sono due modi di determinare in base all'espressione cor porea se una persona è, o non è, fissata e bloccata. Il primo modo è quello di vedere se è ben radicata. Essere radicati è l'opposto di essere fissati, " appesi " . Nel linguaggio del corpo avere i piedi per terra significa essere in contatto con la realtà; significa che il sog getto non opera sotto l'influsso di un'illusione, cosciente o inconscia che sia. In senso letterale tutti hanno i piedi per terra; in senso energetico, però, le cose non sempre stanno cosl. Se l'energia di una persona non fluisce con vigore nei piedi il suo contatto ener getico o sensitivo con il suolo è molto limitato. Un leggero con tatto, come in un circuito elettrico, non è sempre sufficiente ad as sicurare il flusso della corrente. Per apprezzare la validità della concezione energetica proviamo a considerare quello che succede quando una persona è su di giri o in uno stato di esaltazione. Ci sono vari tipi di esaltazione, ma la caratteristica di tutti è la sensazione di avere i piedi sollevati da 162 Realtà: un orientamento secondario terra. Quando è su di giri (on a high) per l'alcol, ad esempio, l'individuo ha molta difficoltà a sentire la terra sotto i piedi e il suo contatto è incerto. Si potrebbe dare la colpa alla mancanza di coordinazione indotta dall'alcol. Però si prova la stessa sensazione quando l'eccitazione (high) è provocata da una notizia entusia smante. Ci si sente quasi fluttuare nell'aria. L'innamorato cammina danzando, con i piedi che quasi non toccano terra. Nello high della droga si ha la sensazione di fluttuare - sensazione che a volte viene provata anche dagli individui schizoidi.. Quando un in dividuo si muove nel suo ambiente apparentemente senza contatto con ciò che lo circonda diciamo che fluttua. La spiegazione bioenergetica dello high è che l'energia viene ritirata dai piedi e dalle gambe e si dirige verso l'alto. Quanto mag giore è il ritiro tanto più pare che l'individuo salga in alto, perché dal punto di vista dell'energia e delle sensazioni è più lontano dal suolo. In uno high provocato da un avvenimento .eccitante per esempio il raggiungimento di un obiettivo importante - il ri tiro dell'energia dalle gambe e dai piedi fa parte di un'ondata di eccitazione e di energia verso l'alto, verso il capo. Questa ondata è accompagnata da un flusso di sangue che dà colore al viso e anima tutta la persona. In uno high causato dalla droga, invece, solo in un primo tempo il flusso va verso l'alto; poi l'energia viene riti rata sia dal capo sia dalla parte inferiore del corpo. Il viso perde colore, gli occhi diventano vuoti o lucidi, l'animazione diminuisce. La sensazione di essere high tuttavia rimane ed è dovuta al ritiro dell'energia dal suolo, verso l'alto. All'altra estremità del corpo il ritiro di energia dal capo produce uno stato dissociato della mente, che sembra galleggiare libera dai suoi confini corporei. Il secondo sistema che permette di individuare a livello soma tico la presenza di una fissazione (hang-up) è l'osservazione del por tamento o della postura della metà superiore del corpo. Ce ne sono molte e frequenti; la più comune è quella che ho definito il tipo " appendiabiti" . È quasi esclusivamente maschile. Le spalle sono sollevate e un po' squadrate, capo e collo sono inclinati in avanti. Le braccia pendono sciolte dalle articolazioni e il mento è anch'esso sollevato. Chiamo questo tipo " appendiabiti" perché pare che il corpo sia tenuto su da un " ometto " invisibile (vedi p. 164). Un'analisi dell'espressione corporea rivela la dinamica di questa fissazione. Le spalle rialzate sono un'espressione di paura, come possiamo verificare personalmente assumendo un atteggiamento di paura. Noteremo che le spalle si sollevano automaticamente e che, 163 Bioenergetica quando il petto si gonfia, si aspira affannosamente l'aria. Quando la reazione è di amore in genere le spalle cadono. Le spalle tenute abitualmente sollevate rivelano che il soggetto è incatenato in un atteggiamento di paura che non sa scrollarsi di dosso perché non si rende conto di essere spaventato. In genere la situazione che ha generato la paura è ormai dimenticata e la stessa emozione è stata repressa. Queste pasture abituali non si sviluppano da una singola esperienza, ma dall'esposizione continua a una situazione paurosa. Potrebbe trattarsi per esempio dell'esperienza di un bambino che per lungo tempo ha avuto paura del padre. Questo atteggiamento di paura viene còmpensato portando in avanti il capo come per affrontare la minaccia o, almeno, per vedè!e se la minaccia c'è davvero. Siccome nel confronto fisico con un altro uomo tenere la testa in avanti è pericoloso, questo aspetto della pastura è di fatto una negazione della paura. Pare dica: " Non vedo di cosa dovrei aver paura " . Questa pastura influisce necessa riamente sulla parte inferiore del corpo. La persona spaventata avanza con passo leggero. La paura solleva da terra. Essere spaventati, e al tempo stesso negare di esserlo, crea una fissazione. La persona non può avanzare perché ha paura, ma non 164 Realtà: un orientamento secondario può nemmeno ritirarsi perché ha negato questa paura. Ìì emotiva· mente immobilizzata - ed è proprio questa la caratteristica delle fissazioni. La soppressione della paura genera la soppressione della collera ad essa collegata. Siccome non c'è niente da temere non c'è motivo di essere arrabbiati. Ma i sentimenti repressi possono emergere in maniera indiretta. Qualche tempo fa venne a consultarsi con me un giovane leader di un movimento studentesco. Si lamentava di es sere insoddisfatto di se stesso. Non si sentiva a proprio agio con le ragazze. In varie occasioni aveva perso l'erezione durante il rap· porto sessuale e la cosa lo disturbava parecchio. Disse anche di ave re grosse difficoltà a decidere che carriera intraprendere. Esaminando il corpo del giovane notai che aveva le spalle e il petto sollevati e tirati verso l'alto, la pancia in dentro, la pelvi inclinata in avantf e fortemente contratta e il capo piegato in avanti su di un collo corto. Sembrava così che la parte superiore del corpo pendesse in avanti. Aveva occhi guardinghi e la mascella dura, risoluta. Osservandogli le gambe vidi che erano molto salde e rigide e che aveva qualche difficoltà a flettere le ginocchia. I piedi erano freddi al tatto e apparentemente privi di sentimento o di carica. Quando cercò di assumere la posizione dell'arco aveva la pelvi ritratta, che spezzava la curva del corpo. Sentii che nella parte infe riore del corpo fluiva pochissima carica, pochissimo sentimento, il che spiegava le difficoltà sessuali. Ammise di avere scarsa sensi bilità nelle gambe. Inoltre la respirazione era molto superficiale e praticamente non interessava l'addome. Considerati i problemi personali di cui si lamentava, il lettore sarà forse sorpreso di sapere che il giovane decise di non entrare in terapia . Discutendo con lui del suo problema capii che era trop po legato al movimento studentesco per lasciarsi andare abbastanza da affrontare la realtà della sua situazione personale. Non seppi mai che illusioni nutrisse sulla sua attività e sul fatto che potesse aiutarlo a risolvere le sue difficoltà personali. Ma era evidente che aveva trasferito la lotta per la dignità e la libertà personale sulla scena sociale, dove poteva mantenere un'immagine di maschio ag gressivo malgrado la realtà del suo fallimento personale. Nelle donne una comune fissazione è rappresentata dalla gobba di bisonte, una massa di tessuto che si accumula appena sotto la settima vertebra cervicale all'articolazione fra collo, spalle e tronco. Il nome di questa protuberanza (in inglese " gobba della vedova " ) · 165 Bioenergetica deriva dal fatto che è raro vederla nelle donne giovani, mentre invece non è infrequente nelle anziane. La definisco una postura tipo gancio da macellaio, perché mi sembra che un gancio da ma cellaio produrrebbe una configurazione simile (vedi sotto) . La gobba è ubicata nel punto dove scorrerebbero i sentimenti di collera diretti fuori, verso le braccia, e in alto nella testa. Negli animali, nel gatto o nel cane, la collera si manifesta nel rizzarsi del pelo lungo la spina dorsale e nell'arcuarsi della schiena. Darwin lo fece notare in The Expression of the Emotions in Man and Animals .' La mia lettura del corpo mi dice che la gobba è prodotta da un accumulo di collera bloccata. Il fatto che compaia nelle don ne anziane indica che essa rappresenta il graduale accumularsi di una collera inespressa, risultato delle frustrazioni di tutta una vita. Molte donne anziane hanno tendenza ad abbassarsi di statura e ad appesantirsi via via che, con l'avanzare degli anni, si ritraggono in se stesse. Vorrei sottolineare che è l'espressione fisica della rabbia che è bloccata, non la sua espressione verbale. Alcune vedove sono famose per la lingua biforcuta. La mia analisi del problema rappresentato dalla gobba è la se8 CHARLES DARWIN, The Expression o/ the Emotions in Man and Animals, London, Watts & Co., 1934; trad. it.: L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali, in Il meglio di Cbarles Darwin, Longanesi, Milano, 1971. 166 Realtà: un orientamento secondario guente: ritengo che implichi un conflitto fra un atteggiamento di sottomissione - cioè fare la brava ragazza per compiacere il padre e la famiglia - e violenti sentimenti di rabbia per la frustrazione sessuale che un simile atteggiamento comporta. Il problema ha avu to origine nella situazione edipica, in cui le bambine sono prigio niere di sentimenti conflittuali nei confronti del padre - amore e sentimenti sessuali da un lato, collera e frustrazione dall'altro. Ne risulta un'impasse, perché una bambina non può esprimere la pro pria collera per paura di essere disapprovata e di perdere l'amore del padre, e nemmeno può avvicinarsi al padre con un sentimento sessuale perché questo comporterebbe il rifiuto e la farebbe cadere in disgrazia. Non mi riferisco al contatto sessuale con un padre, ma a un piacevole contatto erotico, che fa parte delle normali mani festazioni di affetto. Qui è in gioco l'accettazione da parte del padre della sessualità della figlia. Sottomettersi alla richiesta di essere una brava bambina, che naturalmente implica l'accettazione del doppio criterio della morale sessuale, immobilizza una donna nella sua ri- 167 Bioenergetica cerca del piacere sessuale, la costringe ad assumere un ruolo pas sivo. Possiamo immaginare le illusioni che vengono sviluppate da una bambina per compensare la perdita di aggressività sessuale. Sempre la morale sessuale può bloccare la donna in un altro modo, mettendola su un piedestallo. Ho descritto un caso del ge nere ne La depressione e il corpo. La persona che viene elevata su di un piedestallo si solleva da terra proprio come in qualsiasi altro tipo di fissazione. Nel caso da me trattato il corpo della paziente dalla pelvi in giù aveva l'aspetto di un piedestallo. Era rigido e immobile e pareva servire solo da base per la parte superiore. Ci sono due altre fissazioni che meritano di essere citate. Una è associata con la struttura del carattere schizoide e viene chiamata "il capestro " perché la postura del corpo assomiglia a quella di un impiccato. Il capo pende leggermente di lato (vedi l'illustrazione che segue) come se la connessione con il resto del corpo fosse inter- rotta. Nella struttura schizoide c'è frattura fra le funzioni del capo, o funzioni dell'io, e le funzioni corporee. L'individuo che è sospeso per il collo viene sollevato da terra. La personalità schizoide non è fondata e il contatto dell'individuo con la realtà è tenue. Ma il fatto più significativo è che in questa struttura l'area chiave delle tensioni sia alla base del cranio: è questa tensione che spacca in 168 Realtà: un orientamento secondario due l'unità della personalità. Le tensioni muscolari presenti in que sta zona formano un anello al punto di congiunzione del capo e del collo, che funziona come un cappio. In bioenergetica si lavora mol to su queste tensioni per ristabilire l'unità della personalità. Infine negli schizofrenici borderline è osservabile a volte una fissazione che io chiamo la croce. Quando si invitano questi sog getti a stendere le braccia in fuori, a volte si ha l'impressione net tissima che la pastura del corpo assomigli a un'immagine di Cristo crocefisso o appena tolto dalla croce. Molti schizofrenici hanno una forte identificazione con Gesù Cristo e alcuni sviluppano addirit tura la mania di essere Cristo. È sorprendente vedere questa iden tificazione agita a livello corporeo. Questo non è un elenco completo degli atteggiamenti corporei che rivelano le fissazioni di un individuo. Ho visto molte persone che nel corpo e nell'espressione facciale avevano una sorprendente somiglianza con l'immagine di Mosè che ci è familiare dalle sue rap presentazioni. Sono certo che ciò indichi la presenza di una fissazio ne nella personalità, ma non ho studiato abbastanza a fondo il pro blema per poter fare affermazioni definitive in proposito. È possi bile che in futuro vengano scoperte altre fissazioni a livello cor poreo. Sapere, grazie alla lettura del corpo, in quale fissazione è intrap polata una persona è di grande aiuto per capirla. Ma se l'osserva zione del corpo non ci consente di descrivere le fissazioni del sog getto (perché non sempre esse sono evidenti), tuttavia possiamo sapere con certezza che chiunque non abbia i piedi saldamente pian tati a terra, energeticamente parlando, è fissato o " appeso" e ha problemi emotivi irrisolti. Nella misura in cui non è radicato, non è pienamente a contatto con la realtà. Questa consapevolezza guida il mio approccio a qualsiasi paziente, perché comincio con l'aiutarlo ad essere più saldamente fondato e più a contatto con tutti gli aspetti della sua realtà. In qualsiasi terapia, prima o poi i conflitti di fondo vengono a galla e la natura della fissazione di cui soffre il soggetto, insieme alle illusioni che ne sono la controparte fisica, diviene evidente ad ambedue. Il radicamento (grounding) In bioenergetica il lavoro di grounding consiste nel tirar gm un individuo sulla terra ferma. Essere radicati (grounded) è il con- 169 Bioenergetica trario di essere fissati o " appesi" (hung up). Ma, come avviene così spesso in bioenergetica, l'espressione ha anche un significato let terale - precisamente quello di stabilire un contatto adeguato con il suolo che ci sostiene. La maggior parte della gente pensa di avere i piedi per terra. In senso meccanico è vero: possiamo dire che hanno un contatto meccanico, ma non a livello di sensazioni e di energia. La diffe renza, però, non la si conosce finché non la si è provata di persona. Alcuni anni fa, durante uno dei miei corsi semestrali di bioener getica a Esalen, mi si avvicinò una giovane che conduceva dei corsi di t'ai chi per residenti e ospiti. Mi disse che, pur avendo provato a fare gli esercizi bioenergetici, non era mai riuscita a sviluppare le vibrazioni alle gambe. Aveva visto verificarsi il fenomeno in al cuni partecipanti al mio gruppo di lavoro e si chiedeva perché a lei non accadesse. Aggiungo che prima di insegnare il t'ai chi la donn·a era stata una ballerina. Mi offersi di lavorare con lei e ac cettò con entusiasmo. Usai tre esercizi. Il primo era la posizione dell'arco descritta nel secondo capitolo, che doveva contribuire ad allineare il corpo e rendere più profonda la respirazione. Alcuni reagiscono allo sforzo di questo esercizio con una lieve vibrazione, ma non lei. Aveva le gambe troppo salde e troppo rigide. Aveva bisogno di uno sforzo più forte che spezzasse la rigidità e consen tisse la comparsa dei movimenti vibratori. A questo scopo le feci fare un altro esercizio: doveva stare su una gamba sola con il gi nocchio piegato e tenersi in equilibrio toccando una sedia posta al suo fianco. Tutto il peso del corpo era sulla gamba flessa. Le dissi di mantenere questa posizione per tutto il tempo che poteva e poi., quando il dolore diventava troppo forte, di lasciarsi cadere su una coperta stesa sul pavimento di fronte a lei. Fece l'esercizio due volte per gamba, alternandole. Nel terzo esercizio doveva chi narsi in avanti con le ginocchia leggermente flesse e toccare il pavi mento con la punta delle dita. Il risultato dei primi due esercizi fu di farla respirare più pie, namente e più a fondo. Al terzo, in cui lo sforzo si concentra sui tendini del ginocchio (se sono contratti}, le gambe cominciarono a vibrare. Rimase in questa posizione per un certo tempo, concen trandosi sulle sensazioni che provava. Poi si sollevò e disse: " Sono stata sulle gambe per tutta la vita. È la prima volta che sono stata nelle mie gambe " . Sono convinto che questa affermazione valga per molti. 170 Realtà: un orientamento secondario Gli individui molto disturbati possono non aver quasi sensa zioni nei piedi. Ricordo un'altra giovane donna non molto lontana da uno stato schizofrenico. Era una giornata piovosa e fredda, ma lei venne all'appuntamento in scarpe da tennis. Quando tolse le scarpe vidi che aveva i piedi lividi dal freddo. Tuttavia quando le chiesi se erano freddi rispose di no. Non li sentiva freddi - anzi, proprio non li sentiva. Per dimostrare alcune tecniche bioenergetiche ai professionisti, dopo aver spiegato il concetto di radicamento faccio loro eseguire alcuni semplici esercizi per sviluppare le vibrazioni nelle gambe. Il fenomeno vibratorio aumenta la sensibilità alle gambe e ai piedi. Molto spesso, quando questo accade, mi dicono: " Sento davvero i piedi e le gambe. Non li avevo mai sentiti in questo modo prima d'ora " . Questa esperienza dà una certa idea di cos'è il radicamento, facendo anche capire che è possibile sentirsi più a contatto con la propria base. Tuttavia pochi esercizi non bastano a radicare pienamente una persona. Bisogna eseguirli con regolarità per raggiungere e mante nere la sensazione di sicurezza e il senso di avere delle radici for· 171 Bioenergetica nito da una posizione ben salda. Nel sogno narrato nel terzo capi tolo ho descritto come avessi le caviglie legate da un filo inconsi stente che avrei potuto facilmente togliere. Ma cosa significava questo nella realtà? Recentemente, lavorando sulle mie gambe, mi sono reso conto di avere le caviglie legate . Non sono certo con tratte come moltissime altre, ma nemmeno sciolte come dovrebbero essere. So anche di avere delle tensioni ai piedi. Ad esempio per me è molto doloroso stare seduto sui calcagni con i piedi ben stesi. Mi fanno male le caviglie e si sviluppano degli spasmi alle arcate dei piedi. Un giorno, durante una lezione di bioenergetica condotta da mia moglie, cominciarono a tremarmi le gambe con tanta vio lenza che temevo non reggessero. Naturalmente ressero, ma per me fu un'esperienza nuova. Potrei attribuire questi problemi all'età ormai ho più di sessantatré anni - ma preferisco pensare di avere ancora un potenziale di crescita che potrei realizzare se diventassi più profondamente radicato e più pienamente saldo. E così con tinuo a lavorare su me stesso. Bioenergeticamente parlando, nel sistema energetico di un or ganismo l'essere ben radicali ha la stessa funzione che svolge la terra in un circuito elettrico ad alta tensione. Fornisce una valvola di sicurezza per la scarica dell'eccitazione in eccesso. In un sistema elettrico un accumulo improvviso di carica potrebbe far bruciare una parte o provocare un incendio. Nella personalità umana l'ac cumulo di carica potrebbe essere altrettanto pericoloso se la per sona non fosse ben salda. L'individuo potrebbe scindersi, diventare isterico, provare ansia o cadere in una crisi. Il pericolo è partico larmente grande negli individui poco fondati, come ad esempio gli schizofrenici borderline. Con questi individui io e i miei colleghi alterniamo gli esercizi che accumulano la carica (respirazione) con esercizi che fondano la persona. Quando il soggetto lascia la seduta sentendosi molto su, ci sono buone probabilità che cada a pezzi. La cosa non è grave se prevede ed è in grado di affrontare la crisi. Ma quando il paziente se ne va sentendosi bene, solido, ci sono buone probabilità che mantenga questo stato d'animo. Allo stato attuale delle conoscenze non siamo in grado di com prendere fino in fondo la connessione energetica fra piedi e terreno. Ma sono certo che questa connessione esiste e so con sicurezza che, quanto più un individuo sente il contatto con il suolo, tanto più può mantenere la propria posizione, tollerare un livello maggiore di carica e affrontare più sensazioni. Per questo il radicamento è un obiettivo primario del lavoro bioenergetico. Ciò significa che la 172 Realtà: un orientamento secondario spinta principale del lavoro è verso il basso - è volta dunque a riportare il soggetto nelle gambe e nei piedi. Ci si potrebbe chiedere perché sia così difficile. È chiaro che il movimento verso il basso fa sempre più paura del movimento verso l'alto. L'atterraggio, ad esempio, spaventa di più del decollo. La discesa risveglia in molti una paura di cadere che normalmente è repressa. Nel prossimo capitolo parlerò dell'ansia associata all'idea di cadere, che ho scoperto essere una delle più profonde ansie pre senti nella personalità umana. Qui vorrei descrivere alcuni dei pro blemi che si incontrano quando si lascia che l'energia e le emozioni fluiscano nel corpo verso il basso. In genere il primo sentimento che si prova quando " ci si la scia andar giù" è un sentimento di tristezza. Se l'individuo è in grado di accettare il sentimento e di abbandonarvisi, comincerà a piangere. L'espressione inglese è " break down " in to tears [ crol lare in lacrime ] . In tutti gli individui fissati o " appesi" (hung up) c'è una tristezza profonda, e molti preferirebbero rimanere fissati piuttosto di affrontare la tristezza, che in molti rasenta la dispe razione. Si può affrontare la disperazione e attraversare la tristezza con l'aiuto di un terapista comprensivo, ma mi si lasci dire che non è un'impresa da poco. La tristezza e il pianto vengono tratte nuti nell'addome, che è anche la cavità in cui si accumula la carica che poi esplode nella scarica e nella soddisfazione sessuale. La via della gioia passa invariabilmente attraverso la disperazione.' Per molte persone anche le profonde sensazioni sessuali a li vello della pelvi sono terrificanti. Possono tollerare l'eccitazione li mitata di una carica genitale, che è superficiale, si scarica facil mente e non esige la resa alle convulsioni orgasmiche. Le sensa zioni dolci, tenere della sessualità pelvica portano a questa resa ed evocano la paura di perdere il controllo, che è uno degli aspetti dell'ansia di cadere. Il problema che incontriamo in terapia non riguarda la genitalità, ma la sessualità - la paura di sciogliersi o di lasciarsi cadere nel fuoco della passione che brucia nell'addome e nella pelvi. C'è infine l'ansia di stare in piedi da sé, cioè da soli. Da adulti siamo tutti soli; è la realtà dell'esistenza. Però ho scoperto che molti sono riluttanti ad accettare questa realtà, perché per loro stare in piedi da soli significa essere soli. Dietro una facciata di indipendenza, si aggrappano ai rapporti e sviluppano delle fissa9 LowEN, Pleasure, cit. 173 Bioenergetica zioni. Aggrappandosi a un rapporto ne distruggono il valore, ep pure hanno paura di !asciarlo e di stare in piedi da soli. Quando lo fanno scoprono con sorpresa di non essere soli, perché il rap porto migliora, diventando fonte di piacere per ambedue i partner. È la transizione che è difficile, perché nell'intervallo fra il momento in cui ci si lascia andare e quello in cui ci si sente con i piedi saldamente piantati per terra si prova la sensazione di cadere, con l'ansia ad essa associata. 174 Capitolo settimo Ansia di cadere La paura dell'altezza L'ansia di cadere viene comunemente associata con la paura dell'altezza; molti la provano quando si trovano sull'orlo di uno strapiombo. Non importa se poggiano i piedi sul terreno solido e se non c'è nessun reale pericolo di cadere. Provano le vertigini, hanno la sensazione di perdere l'equilibrio. L'ansia di cadere deve essere un'esperienza esclusivamente umana, perché in una situazione analoga i quadrupedi si sentono al sicuro. In alcuni quest'ansia è talmente grave che l'attraversamento di un ponte in macchina basta a scatenare la reazione; è chiaro che in questi casi si tratta di un fenomeno patologico. Altri invece paiono singolarmente immuni da questa forma di ansia. Mi è capitato di osservare con ammirazione e sgomento degli operai che si muovevano perfettamente a loro agio sulle strette impalcature tese altissime sopra il caos della città. Non riuscivo a immaginarmi lassù; avrei provato un'ansia troppo grande, io che ho avuto a lungo paura dell'altezza. Ricordo che quando avevo otto anni mio padre mi aveva sollevato sulle spalle per farmi vedere una parata: ero terrorizzato. Sempre a quell'epoca provavo una paura enorme quando mio padre mi portava sulle montagne russe. In seguito superai questa paura andandoci una volta al giorno nel pe riodo in cui lavoravo in un luna-park. Col passare degli anni la mia paura dell'altezza è molto diminuita, cosa che attribuisco al lavoro svolto sulle gambe per diventare radicato e saldo. Adesso posso lavorare su un'alta scala a pioli o guardar giù da un punto elevato senza provare troppa ansia. L'apparente sicurezza delle persone che non mostrano nessuna ansia di cadere ha due ragioni. Alcuni, come ad esempio gli indiani 175 Bioenergetica americani, hanno il piede decisamente fermo. Furono fra i primi a essere impiegati in edilizia per lavori a notevole altezza. Altri in vece hanno negato inconsciamente questa paura. In The Betrayal of the Body ho riportato il caso di un giovane schizoide che aveva le gambe estremamente rigide, contratte, pochissimo sensibili. Sof friva di una grave forma di depressione associata con la sensazione che " non gli succedeva niente " , niente che fosse rilevante a livello emotivo. Ma non conosceva l'ansia di cadere. Bill era uno scalatore, uno dei migliori, diceva . Aveva fatto molte ascen sioni difficili senza provare paura e senza alcuna esitazione. Non aveva pau ra dell'altezza e nemmeno di cadere. Non aveva paura perché in una parte della sua personalità non gli importava di cadere. Mi riferì un incidente: una volta, mentre scalava da solo, i piedi avevano perso l'appoggio sulla roc cia. Per qualche attimo era rimasto appeso, aggrappato con le mani a una piccola sporgenza. Mentre brancolava coi piedi in cerca di un appoggio, la sua mente era distaccata. Si chiedeva : " Che cosa proverei se cadessi? " Non provava panico.1 Bill non provava paura perché aveva escluso ogni sentimento e questo era anche il motivo per cui, a livello emotivo, nella sua vita non succedeva niente. Ma al tempo stesso cercava disperata mente qualcosa che abbattesse o aprisse una breccia nella volontà gelida e impersonale che lo avvolgeva come una crisalide. Deside rava che qualcosa raggiungesse il suo cuore, ma prima bisognava infrangere la crisalide. Era tentato di farlo; a volte aveva l'impulso di toccare i fili della corrente ad alta tensione o di buttarsi sotto una macchina. Disse che gli sarebbe piaciuto saltar giù da una roc cia se avesse potuto farlo senza correre rischi. Voleva cadere per fare in modo che il guscio si rompesse, ma aveva paura che ciò significasse la fine. Bill era come appeso a un dirupo, con tutte le implicazioni che comporta questa posizione. Pareva avesse due sole scelte - stare appeso o lasciarsi andare. Lasciarsi andare significava cadere e mo rire, e questo Bill non era disposto a farlo; ma finché stava appeso non succedeva niente. Recentemente una giovane paziente mi ha raccontato che, men tre quando era bambina l'ansia di cadere era del tutto assente, in seguito era comparsa diventando un vero e proprio terrore. Ave va delle fantasie ossessive di cadere. Questo sviluppo aveva coinciso con un cambiamento avvenuto nella sua vita. Aveva sciolto un 1 176 LowEN, The Betrayal o/ the Body, cit., p. 107. Ansia di cadere matrimonio non riuscito e stava lavorando sodo per tornare coi piedi per terra, sia nella vita che nella terapia. Non capiva perché le fosse venuta quest'ansia di cadere e mi chiese delucidazioni. Le spiegai che aveva cominciato · a " mollare " , che non stava più ag grappata a niente e di conseguenza la paura repressa di cadere era affiorata in superficie in maniera drammatica . La paura di cadere è una fase di transizione fra l'impasse di essere sospesi a mezz'aria e la nuova condizione di avere i piedi saldamente piantati per terra. In quest'ultima situazione la paura di cadere non esiste, mentre nel primo caso viene negata mediante un'illusione. Se si accetta quest'analisi è chiaro che quando comin cia ad abbandonare le illusioni e cerca di scendere a terra il pa ziente deve provare inevitabilmente una certa ansia di cadere. Lo stesso vale per l'ansia di soffocare, che insorge solo quando si sof foca o si frena un impulso di protendersi verso l'esterno. Finché si permette a questo impulso di esprimersi solo entro i limiti im posti dalla struttura del carattere non si prova ansia. La trasgres sione di questi limiti dà origine all'ansia. Nella discussione generale sull'ansia svolta nel capitolo quarto ho osservato che il grado complessivo di ansia in una persona è equivalente al grado di ansia di soffocare. Ciò significa che una persona che soffre di ansia di soffocare avrà un'uguale proporzione di ansia di cadere, e viceversa. Ciò è dovuto al fatto che il flusso di eccitazione diretto a tutti i punti od organi periferici del corpo è all'incirca uguale. Nel nostro studio delle diverse strutture caratteriali abbiamo visto che ogni tipo di carattere è legato a un certo tipo di ansia di cadere, anche se non era questo il termine usato in quella sede . . La struttura del carattere schizoide rappresentava un tenersi insie me per paura che l'abbandonarsi significasse cadere a pezzi. Presa ·alla lettera, l'espressione " cadere a pezzi" implica che per il carat tere schizoide la caduta lo porterebbe a frantumarsi. Perciò in que sto carattere ci aspetteremo di trovare un'intensa ansia di cadere. Infatti a volte l'ansia affiora, ad esempio nei sogni. Un paziente schizoide mi disse: " Sognavo sempre di cadere c'era un sogno particolarmente brutto. Sognavo che, dovunque mi trovassi, il pavimento cedeva . Cambiavo posto, e cominciava a ce dere. Salivo le scale, ma anche le scale crollavano . Decidevo allora di andare da mio padre per farmi prendere in braccio, perché sa pevo che lui non poteva cadere . Ma era una posizione incerta. Era 177 Bioenergetica meglio che essere solo, ma non ero del tutto al sicuro. Era ter rificante " . Non è difficile capire perché questo sogno fosse terrificante. E lo stesso terrore che si prova durante un terremoto, quando il terreno diventa instabile. La sensazione che manchi una base so lida è disorientante. L'essere umano in quanto tale si sente " spiaz zato" , ed è un'esperienza terrificante se non si ha alle spalle un allenamento rigoroso. I sensi vacillano e l'integrità più profonda della personalità è temporaneamente minacciata. Anche negli altri tipi di carattere la paura di cadere è legata alla struttura specific a. Per il carattere orale la paura di cadere porta con sé l'ansia di essere solo; trovandosi solo cadrebbe al l'indietro. Se la gambe si lasciano andare sarà come un bambino pic colo che, quando le gambe non lo sostengono più, si lascia cadere di colpo per terra e scopre che i genitori sono andati avanti e che non c'è nessuno a sorreggerlo. . Nel carattere psicopatico la paura di cadere è paura di fallire. Finché sta su è su anche nel mondo. Cadere significa essere scon fitto e quindi poter essere usato. Per il carattere masochistico cadere significa che il sedere sta sfuggendo al controllo (falling out). Questo potrebbe significare la fine del suo mondo o del rapporto. In questo atteggiamento c'è an che un elemento anale. Se permette che il sedere si lasci andare (defecazione) lui stesso andrebbe a monte, il che significherebbe la fine del suo ruolo di bravo bambino. Per il carattere rigido la caduta è perdita dell'orgoglio. Cadreb be in avanti sbattendo la faccia e il suo io potrebbe frantumarsi, e non è cosa da poco per una personalità fortemente legata a senti menti di indipendenza e di libertà. Per ogni paziente, dunque, la caduta rappresenta la resa o la rinuncia ai propri schemi di controllo - cioè alla posizione ,difen siva. Ma siccome questa posizione è stata sviluppata come mecca nismo di difesa e al fine di assicurare un certo contatto, un certo grado di indipendenza e di libertà, abbandonandola si evoca tutta l'ansia che in origine ne aveva imposto lo sviluppo. Si può chie dere a un paziente di correre questo rischio perché la sua situazione di adulto è diversa da quella dell'infanzia. Guardando le cose in modo realistico è evidente che Io schizoide non andrà in pezzi se si lascerà andare, e nemmeno verrà annientato se affermerà se stesso. Se, nella nostra funzione di terapisti, riusciamo ad aiutarlo a supe rare l'ansia dello stadio di transizione, scoprirà che il terreno sotto 178 Ansia di cadere i suoi piedi è solido e che è in grado di reggersi da solo. Uno dei procedimenti che uso per raggiungere questo scopo è l'esercizio del la caduta. L'esercitazione a cadere Prima di tutto vorrei dire che questo esercizio, che trovo molto efficace, è solo uno dei molti procedimenti di mobilitazione del corpo impiegati in bioenergetica. Si stende sul pavimento, davanti al paziente, .una pesante co perta ripiegata o un materasso in modo che, se il paziente cade, atterrerà sulla coperta. È impossibile farsi male eseguendo questo esercizio e infatti non è mai successo. Quando ho di fronte il sog getto cerco di farmi un'idea del suo atteggiamento, del modo in cui si tiene e del modo in cui sta nel mondo. Per fare questa valuta zione occorre una certa capacità di leggere il linguaggio del corpo, una certa esperienza acquisita con molte persone diverse e una buo na dose di immaginazione. A questo punto in genere possiedo già una certa conoscenza della persona - dei suoi problemi e della sua storia. Ma se non riesco a farmi un'idea chiara del suo atteggia mento conto sul fatto che l'esercizio mi riveli l'impasse in cui è impigliato. Gli chiedo di spostare tutto il peso su una gamba e di flettere completamente il ginocchio caricato. L'altro piede tocca legger mente il suolo e serve solo per l'equilibrio. Le istruzioni sono molto semplici. Il soggetto deve stare in questa posizione finché cade, ma non deve lasciarsi cadere. Lasciarsi andare coscientemente non equi vale a cadere, perché l'individuo controlla la discesa. Per essere ef ficace la caduta deve avere una qualità involontaria. Se la mente è attenta a mantenere la posizione, allora la caduta rappresenterà la liberazione del corpo dal controllo cosciente : ma la maggior parte delle persone hanno paura di perdere il controllo del proprio corpo, dunque questo fatto è già di per sé tale da provocare ansia. Da un certo punto di vista questo esercizio assomiglia a un koan Zen: anche qui c'è una sfida all'io o alla volontà, che tuttavia ven gono privati del loro potere. Non si può stare indefinitamente in questa posizione, però si è obbligati a usare la propria volontà per non lasciarsi cadere. Alla fine la volontà deve cedere, non per un atto volontario ma per la forza superiore della natura, in questo caso la forza di gravità. Si impara che l'atto di cedere alle forze 179 Bioenergetica superiori della natura non ha un effetto distruttivo e che non è ne cessario usare costantemente la volontà per combattere queste for ze. Qualunque ne sia l'origine, ogni modello di controllo rappre senta nel presente l'uso inconscio della volontà contro le forze na turali della vita . Scopo d i questo esercizio è di mettere a nudo le fissazioni che tengono sospesa una persona e creano l'ansia di cadere. È un eser cizio che saggia il contatto dell'individuo con la realtà. Una volta, per esempio, stando davanti alla coperta e guardandola, una gio vane donna mi disse che si sentiva sospesa in aria a un chilometro da terra e le pareva di vedere, in basso, una pianura. Cadere da una simile altezza sarebbe stata un'esperienza spaventosa: aveva paura. Quando finalmente, lanciando un grido, cadde e si trovò sdraiata sulla coperta, provò un grande senso di sollievo. Il suolo era molto più vicino. Le feci ripetere l'esercizio con l'altra gamba: questa volta non si sentiva così lontana da terra. Guardando la coperta i pazienti hanno diverse visioni. Alcuni vedono un terreno roccioso contro cui cadendo si schianteranno. Altri vedono una massa d'acqua in cui si immergeranno. La caduta e l'acqua sono simboli sessuali di cui esaminerò più avanti il si gnificato. Altri ancora vedono delle facce, quella del padre o quella della madre. Per questi individui cadere equivale ad arrendersi o cedere ai genitori. L'esercizio è più efficace se il soggetto si appoggia su una gamba sola. Viene invitato a rilasciare il petto e a respirare con facilità in modo da permettere che si sviluppino le sensazioni. Gli chiedo anche di continuare a dire: " Sto per cadere " , perché è proprio questo che sta per succedere. All'inizio, dicendo queste parole la voce è priva di emozione. Ma, via via che il dolore aumenta e la prospettiva di cadere si avvicina, la voce può salire di tono e assu mere una nota di paura. Non è infrequente che il soggetto esclami spontaneamente: . "N on sto per cadere , . La frase viene pronunciata con determina zione, a volte a pugni chiusi. Adesso la battaglia è cominciata dav vero. Allora chiedo: " Che cosa significa per lei cadere? " Spesso la risposta è : " Fallire " . E "Non sto per fallire " . Per una giovane paziente, che ripeté l'esercizio quattro volte, due per gamba, la lotta fu drammatica. Ecco le sue parole : Prima volta: " Non sto per cadere " . " Non sto per fallire. " 180 Ansia di cadere "Ho sempre fallito " e su questa frase cadde e si mise a piangere a dirotto. Seconda volta: "Non sto per cadere " . "Non sto per fallire. " " Fallisco sempre. Fallirò sempre. " Di nuovo cade e piange. Terza volta: "Ma noh voglio fallire. Non dovevo cadere. Avrei potuto star su per sempre " . "Non sto per cadere. " Ma, man mano che il dolore aumentava, aumentava la consapevolezza che sarebbe caduta. " Non posso stare su per sempre·. Non posso. " Con questa osservazione cadde e si mise a piangere . Quarta volta: " Non sto per cadere " . " Tutte le volte che provo fallisco. " "Non voglio provare. " "Ma devo provare. " Poi la caduta e la presa di coscrenza che deve finire col fallimento . Perché deve finire col fallimento? Le chiesi che cosa stesse cer cando di realizzare. " Essere quello che gli altri si aspettano che , io sia . " Ma questo è un compito impossibile, come quello di stare su per sempre. Se ci si pone un obiettivo del genere si è destinati a fallire, perché nessuno può essere diverso da quello che è. Nes sun corpo (no body) continuerebbe in un simile sforzo insensato che consuma tanta energia vitale - a meno che l'io (in termini freudiani il superio) non ce lo costringa. Per scrollarsi di dosso questa tirannia, per liberarsi dall'irrealtà dello scopo e dall'illusione che possa esser realizzato, bisogna prendere dolorosamente coscien za della sua impossibilità. Questo è ciò che l'esercizio si propone di raggiungere e che in questo caso poi accadde. Ogni paziente è impegnato in una battaglia nevrotica per es sere diverso da quello che è, perché quello che è si è rivelato inac cettabile per i genitori. Quando una persona inizia la terapia la sua speranza è che il terapista la aiuti a realizzare questo obiettivo . È vero che ha bisogno d i operare qualche cambiamento nella sua personalità, ma il cambiamento va nella direzione della presa di coscienza e dell'accettazione di se stesso, non verso la realizzazione di un'immagine. È una strada che va verso il basso, verso il suolo e la realtà. Ma finché il soggetto è impegnato in questo sforzo nevrotico di soddisfare le richieste degli altri, rimane sospeso ai conflitti dell'infanzia. Questa lotta non ha via d'uscita che non sia quella della resa. Il caso che segue illustra in modo chiarissimo questo problema 181 Bioenergetica della lotta nevrotica. Durante una seduta Jim mi raccontò il sogno seguente: "La scorsa notte ho sognato che cercavo di trascinarmi per terra e avevo le gambe avvizzite, morte. Per muovermi dovevo usare la parte superiore del corpo " . Poi aggiunse: " In passato a volte ho sognato di fluttuare " . La parte inferiore del corpo di Jim era molto rigida e contratta. Aveva subìto un delicato intervento chirurgico alla colonna vertebrale. Il sogno ritraeva puntualmente la sua condizione energetica. Subito dopo aver narrato il sogno Jim osservò: " Questa mat tina ho avuto una fantasia su mia madre: mi appariva come un serpente. Vedevo la sua faccia come quella di un serpente . Era un boa constrictor, mi si avvolgeva intorno alla vita e mi stringeva. Aveva la testa sul mio pene e me lo succhiava. Mia madre mi ha detto che quando ero piccolo ero talmente grazioso che mi baciava dappertutto, anche sul pene. A dirle questo mi sento confuso, diso rientato e comincio a sudare " . Poi passò all'esercizio della caduta, che rivelò l'intensità del suo conflitto. " Ho la sensazione di cedere, ma non cado. Resisterò per sempre . Non cadrà." Poi diceva a se stesso: "Jim, resisterai per sempre " . E, rivolto a me: " Se cado precipiterò in un buco senza fondo. Sa, la sensazione di cadere, quando lo stomaco si stringe e non riesci a respirare. Da bambino avevo fantasie di volare. Ci provai anche, ma caddi. Arrivarono i miei genitori e mi diedero uno schiaffo perché li avevo spaventati. " Dovrei riuscire a resistere. Ho quest'idea molto forte. Mi ar rabbio con me stesso quando mi lascio andare. Rinuncio troppo presto. Sono un vigliacco, un tagliato fuori, un frignone. Mia ma dre mi faceva sentire un fallito se non riuscivo a reggere e a sop portare. Il suo motto era: 'Le cose difficili le facciamo subito; per l'impossibile ci vuole un po' più di tempo."' A quell'epoca Jim non era pronto ad abbandonare la lotta. La sua paura di cadere em troppo grande. Dovemmo entrambi accet tare la situazione e continuare a lavorare sul problema. Gli diedi una salvietta di spugna, che cominciò a torcere con le mani. Intanto diceva: "È un serpente. Devo resistergli oppure " - e sapeva di riferirsi a sua madre - "mi avrà Jim era egli stesso uno psicoterapista, dunque non occorreva che gli proponessi delle interpretazioni delle sue fantasie. Sapeva che sua madre era seduttiva e che cedere significava abbandonarsi ai suoi sentimenti sessuali per lei. Se l'avesse fatto quando era pie11• 182 Ansia di cadere colo lei lo avrebbe inghiottito, non letteralmente, ma nel senso che la sua passione per lei l'avrebbe consumato e avrebbe perso ogni senso di indipendenza. La difesa che aveva adottato era quella di stringersi la cintola ed eliminare i sentimenti sessuali. E una difesa psicopatica, ma Jim non aveva alternative. Anche adesso non poteva arrischiarsi ad abbandonare la sua posizione. Quando si elaborano questi conflitti profondissimamente strutturati bisogna resistere in sieme al paziente. In una delle sedute successive Jim ritornò sulla paura di cadere. Entrando mi disse: " Guidando la macchina mi sono trovato a pic chiare le mani sul volante. Ho espresso l'azione in parole ed è ve nuto fuori: 'Ti ucciderò' " . Ricominciammo con l'esercizio della caduta e Jim disse: " Quan do lei mi invitò a dire: 'Sto per cadere', la sensazione che avevo era che stavo per morire. Mi sembrava una lotta per la vita o per la morte. Se mi lascio andare verrò ucciso. Se li uccido, poi verrò ucciso anch'io. " Il mio modo di procedere è molto scaltro. Non riesco a resi stere molto a lungo in una situazione intensa, ma posso indugiarci dentro all'infinito. Quando tutti gli altri hanno abbandonato io continuo ad aspettare finché vinco o porto a termine l'impresa." Dicendo questo serrò i pugni. "E un lungo viaggio e io mi limito a mettere un piede davanti all'altro e avanzo arrancando. " Mia madre mi punzecchiava, era una specie di lavoro da certo sino contro di me. Io faccio lo stesso con me e con altri. Spingo, spingo e lotto. Eppure sono convinto di essere un rinunciatario. Dico a me stesso: Jim, se tu non fossi uno che si arrende facil mente lavoreresti più sodo. " Ora questa lotta viene trasferita sull'esercizio della caduta che Jim sta eseguendo. Dice: " Cadrò, fallirò. Ma devo vincere, devo riuscire " . Poi la realtà si afferma. Allora osserva: " Certo, ho già fallito " . Ma Jim non può ancora accettare questa realtà. Si batte i pugni sulle cosce e dice: "Mi ucciderò se non resisto. Ma se resisto mo rirò. Ho paura che mi venga il cancro ai polmoni. Cerco di non fumare, ma più ci provo più fumo" . Nel corso di questo monologo Jim cadde e scoppiò a piangere. Fu una scarica di lieve entità. Poi ripeté l'esercizio sull'altra gamba continuando a esprimere le sue paure. Questo sistema di dar sfogo all'ansia caricando l'esercizio di una forte emotività è terapeutica- 183 · Bioenergetica mente molto utile. Finito l'esercizio della caduta Jim ricordò un episodio significativo della sua infanzia. "Ho paura che appena tutto va bene morirò. Sopravvivo solo lottando. Se smetto di lottare morirò. Da bambino ebbi la setti cernia con febbre molto alta; per un anno continuai a entrare e uscire dall'ospedale. A volte entravo in coma. Dovevano farmi il drenaggio e delle trasfusioni. Fui lì lì per morire. Ma riuscii a re sistere usando tutta la mia forza di volontà per vivere. So come esistere quando è dura. Non so come fare a esistere quando le cose vanno bene. " Considerando questa esperienza non è difficile capire perché Jim associasse la caduta con la morte. Gli pareva che entrambe implicassero una resa della volontà. Ma sarebbe stato assurdo pen sare che Jim potesse scegliere coscientemente di arrendersi e di fidarsi del proprio corpo. Fare una simile scelta significa usare la volontà per negare una volontà fine a se stessa. Jim deve vivere ed analizzare fino in fondo la sua paura della morte, la morte dello spirito se cede alla madre e la morte del corpo se smette di spro narlo. Allo stesso tempo deve imparare a fidarsi del proprio corpo e dei propri sentimenti sessuali. A livello cosciente Jim è disposto ad accettare la realtà del suo corpo e i suoi sentimenti sessuali, ma la conquista della fiducia in essi dipenderà da tutta una serie di esperienze corporee che dovrebbero essergli fornite dalla terapia. Questo esercizio specifico aiuta anche a fornire queste espe rienze. Stando in piedi con tutto il peso su una gamba sola si eser cita sui muscoli una pressione che è sufficiente a stancarli. Quando sono esausti non possono più rimaner tesi o contratti: devono rilas sarsi. Allora, gradualmente, inizia una forte vibrazione che fa au mentare la sensibilità nelle gambe: non paiono più " raggrinzite, morte " . Nel contempo la respirazione diventa più profonda. Il cor po può essere percorso da tremiti ma il soggetto non cade e si ac corge con stupore che la gamba continua a reggerlo anche se ha allentato il controllo cosciente sul corpo. Poi, quando finalmente la gamba cede e avviene la caduta, è un grande sollievo scoprire di non esser fatti di acciaio, scoprire che quando non è più in grado di reggersi in piedi il corpo cade. Infine si prende coscienza che la caduta non è la fine - non si viene distrutti, il corpo può rialzarsi. Merita dire qualche parola sul simbolismo che sta dietro al l'esercizio della caduta. La terra è simbolo della madre, che a sua volta rappresenta la terra. Madre e madre terra sono la fonte della nostra forza. In una delle sue battaglie Ercole lottò contro Anteo. 184 Ansia di cadere Nel corso del combattimento lo abbatté più volte; ma, invece di vincere la battaglia, stava per perderla. Cominciava a essere stanco, mentre Anteo si rialzava più forte di prima da ogni nuovo contatto con la terra. Poi Ercole capl che Anteo era figlio della madre terra e che ogni volta che ritornava alla terra ne riceveva nuovo vigore . Allora sollevò Anteo e Io tenne sollevato finché morì. Siamo tutti figli della madre terra e di madri che dovrebbero essere per noi fonte di forza. Purtroppo, come nel caso di Jim, una madre può invece essere una minaccia per il bambino, a cui egli deve resistere piuttosto che cedere. Allora non si può lasciarsi andare (/et down) senza provare una forte ansia. A causa dei pro cessi energetici del corpo, il rimanere sospesi a mezz'aria costituisce una vera e propria minaccia all'esistenza dell'individuo mentre la caduta, se anche può evocare la paura di morire, non presenta nes sun pericolo reale. L'esecuzione dell'esercizio della caduta fa rie mergere il conflitto con la madre, che può dunque essere analizzato ed elaborato consentendo al soggetto di lasciarsi andare, o di cadere con un senso di sicurezza. Perché la terra è Il per noi. Di recente ho ricevuto una lettera da un uomo che avevo rac comandato a un collega, il dott. Fred Sypher di Toronto, per il trattamento di un forte dolore alla schiena che si irradiava alla gamba destra. " Uno degli aspetti interessantissimi del trattamento con il dott. Sypher " , scriveva, " è il contatto con il pavimento. Il pavimento diventa un amico, un solido conforto che è sempre Il, che ti può impedire di ferirti anche se sei già tutto pesto. Non puoi cadere se sei già n e quando sei lì puoi maneggiare un sacco di cose che forse sarebbe difficile maneggiare se avessi la sensa zione di poter cadere. Questo mi ha consentito di scaricare gran parte del terrore che c'era in me." In molti casi dopo l'esercizio di cadere si fa eseguire anche quello di alzarsi. Ho sentito molti pazienti esprimere il timore di non riuscire a rialzarsi se fossero caduti. Naturalmente sanno che con uno sforzo di volontà possono tirarsi su. Ciò di cui non sono sicuri è di potersi alzare. Alzarsi è come crescere. Una pianta, per esempio, si alza da terra, non si tira su. Quando ci si alza, la forza viene dal basso; quando si viene tirati su la forza viene dall'alto. L'esempio classico è quello del missile che si alza in proporzione alla quantità di ener gia che scarica in basso. Il normale camminare appartiene a questa categoria di movimento, perché ad ogni passo avanti che facciamo 185 Bioenergetica premiamo sul suolo che di rimando ci spinge in avanti. Il principio fisico operante è quello di azione e reazione. Nell'esercizio di alzarsi il soggetto sta in ginocchio su una co perta ripiegata stesa sul pavimento. I piedi sono tesi all'indietro. Poi il soggetto avanza un piede e si piega in avanti in modo da spostare parte del peso sul piede avanzato. Lo invito ad ascoltarsi il piede sul pavimento e ad oscillare avanti e indietro per rendere più intensa la sensazione. Poi si solleva leggermente e mette tutto il peso sulla gamba avanzata. Adesso se preme verso il basso con sufficiente forza si troverà ad alzarsi. Se l'esercizio viene eseguito correttamente si sente proprio una forza che dal pavimento sale attraverso il corpo, raddrizzandolo dal basso. Non è tuttavia un esercizio facile da eseguire e molti si devono sollevare un po' per aiutare il processo. Con la pratica diventa più facile e si impara a dirigere l'energia verso il basso, nella gamba, per alzarsi. In ge nere l'esercizio viene eseguito due volte per gamba in modo da svi luppare la sensazione della pressione sul suolo e del corpo che si solleva. Gli individui grassi, pesanti, hanno particolare difficoltà ad ese guire questo esercizio. Li ho visti alzarsi ma poi ricadere come dei bambini. E come se avessero perso la capacità di alzarsi e perciò si fossero rassegnati psicologicamente a un livello infantile in cui il cibo, e non le corse e il gioco, era l'interesse e la soddisfazione principale della vita. Ritengo che queste persone funzionino simul taneamente a due livelli : un livello adulto in cui la volontà è la forza che permette loro di tirarsi su e di muoversi, e un livello in fantile in cui gli aspetti caratteristici sono quelli di cadere e sentirsi impotenti (specialmente rispetto al mangiare) . Alzarsi e cadere costituiscono una coppia di funzioni antitetiche, ciascuna delle quali non può esistere senza l'altra. Se uno non può cadere non può nemmeno alzarsi. Questo fatto è chiaro nel feno meno del sonno, in cui parliamo di cadere nel sonno e di alzarsi al mattino. Al posto delle funzioni naturali di cadere e alzarsi, chi usa la volontà si mette giù e si tira su o si sdraia e si risolleva. Se la volontà non è mobilitata - e al mattino appena svegli non lo è - questi individui avranno grandi difficoltà a tirarsi su dal letto. Sotto a questo problema c'è l'ansia di cadere, l'incapacità di andare a letto presto e di lasciarsi cadere facilmente nel sonno. Il risultato è che queste persone al mattino sono stanche e mancano dell'energia necessaria per alzarsi con facilità. Dopo l'esecuzione dell'esercizio di cadere il corpo del paziente 186 Ansia di cadere è molto più sciolto. In genere a questo punto lo faccio lavorare sulla respirazione adoperando lo sgabello apposito. Spesso dopo questi esercizi la respirazione assume un carattere più involontario, con la produzione di tremiti corporei che possono sfociare in sin ghiozzi e pianto. Il soggetto viene sempre incoraggiato a seguire questi movimenti corporei perché rappresentano uno sforzo spon taneo fatto dal corpo per liberarsi della tensione. Prima di passare alla questione di come sorga l'ansia di cadere vorrei presentare un altro caso: Mark era un omosessuale che ave va passato la quarantina, il cui problema essenziale era quello di sentirsi isolato e solo perché era incapace di esprimere apertamente i propri sentimenti. Il suo corpo aveva un aspetto legnoso, pe sante: dentro ci si poteva sentire il bambino spaventato incapace di venir fuori. In una seduta Mark mi raccontò questo sogno: " La notte scorsa ho sognato di aver gente a cena. Gli ospiti erano il signor Testa e il signor Corpo. Probabilmente era in previsione della mia venuta qui oggi. Erano tutti e due piccoli, avevano i mu scoli rigidi, il cuore duro, il torace ben sviluppato ed erano, fiera mente indipendenti. Pareva che non potessero fondersi (fluire in sieme). La cena era troppo importante. Volevo trovare un punto d'incontro, ma per tutta la serata non andarono d'accordo. La cena era stata un fallimento " . Poi Mark si mise in posizione per l'esercizio di cadere. Quando fu in piedi davanti alla coperta disse: "Vedo un buco. Mi sembra di essere trascinato dentro a quel buco. È profondissimo, come un pozzo. Una delle mie fantasie si affanna senza fine per uscirne. Mi sembra di riuscire a vedere l'uscita, ma la volta dopo mi ritrovo a cercare di uscire. "Ho avuto per tutta la vita dei sogni in cui cadevo. Sognavo di cadere giù da rampe e rampe di scale. Adesso nei sogni cado da molto più in alto. In Europa quest'estate ero in una stanza d'al bergo a un piano alto: perfettamente sveglio, fantasticavo che mi avrebbero tirato giù dal letto, mi avrebbero portato sul balcone e gettato nello spazio. " Da bambino riuscivo a salire sugli alberi fin dove ci fosse un ramo da afferrare. Pareva che non avessi paura dell'altezza, se avevo qualcosa a cui aggrapparmi. A otto anni qualcuno mi sfidò a cam minare lungo una passerella in cima a una torre alta trenta metri. Era lunga circa sessanta metri. Lo feci. Ma poi quando ero in col legio non osavo nemmeno avvicinarmi alla torre. " Sempre intorno all'età di sei, sette od otto anni sognavo di 187 Bioenergetica poter volare. Sembrava talmente reale che ero convinto che potesse succedere davvero. Ci provai anche, con della gente che guardava. Provavo a decollare e atterravo sulla faccia. " Dopo essere caduto, sdraiato sulla coperta mi disse: " Provo un senso di sollievo a cadere. Mi sembra di essere costruito con dei mattoni molto instabili . Mi sento in cima a qualcosa di mobilis simo, sto meglio (sdraiato) per terra " . Le cause dell'ansia di cadere In precedenza ho ipotizzato che gli esseri umani siano gli unici animali che provano l'ansia di cadere. Naturalmente tutti gli ani mali provano ansia quando cadono. Ho visto il mio pappagallo di ventare ansioso quando, nel sonno, perse l'equilibrio e rischiò di cadere dal trampolo. Si svegliò di soprassalto, per un attimo fu tutto agitato, poi ritrovò la presa. Ma gli esseri umani vengono presi dall'ansia di cadere anche quando stanno su una base solida. Probabilmente ciò può essere fatto risalire a un periodo della storia evolutiva in cui i nostri antenati vivevano sugli alberi come alcune scimmie. Pare un'acquisizione antropologica ben certa che gli avi del l'uomo, prima di avventurarsi nelle pianure in cerca di cibo, abitas sero le foreste. In The Emergence of Man John E. Pfeiffer descrive cosa significava vivere sugli alberi : " Fatto ancora più significativo, la vita sugli alberi introdusse un tratto unico, un'insicurezza o in certezza psicologica nuova e cronica" .2 L'insicurezza era legata al pericolo di cadere. E le cadute erano frequenti. Pfeiffer fa notare che esaminando il gibbone, un primate che abitava sugli alberi, si scopre che circa un adulto su quattro si era spezzato almeno una volta un osso. Ma la vita sugli alberi presentava dei vantaggi. C'era abbondanza di cibo, si era relativamente al sicuro dai predatori ed era stimolato lo sviluppo della mano per tenere e maneggiare. Il pericolo di cadere è notevolmente diminuito dalla capacità di tenersi a una sporgenza o al ramo di un albero. I piccoli delle scimmie si avvolgono intorno al corpo della madre con gambe e braccia e stanno aggrappati a lei quando si muove sugli alberi. Se lo ha libero, la madre li sostiene anche con un braccio. Dunque per il piccolo della scimmia la perdita di contatto con il corpo della 2 188 ]OHN E. PFEIFFER, The Emergence o/ Man, Harper & Son, New York, 1969, p. 2 1 . Ansia di cadere madre suscita la prospettiva immediata di cadere e di farsi male o di morire. I roditori, ad esempio gli scoiattoli, anch'essi abitanti degli alberi, allevano i piccoli in nidi costruiti nella cavità di una pianta dove sono al sicuro anche quando la madre è lontana. Ma le scimmie che vivono sugli alberi portano con sé i piccoli la cui unica sicurezza sta nel tenersi aggrappati al corpo della madre. Nel neonato umano l'istinto di aggrapparsi e tenersi attaccato con la mano è presente alla nascita come residuo della storia filo genetica. Sospesi, alcuni neonati riescono a sostenere il proprio peso aggrappandosi con le mani. Ma è solo una capacità rudimentale e i neonati umani hanno bisogno di essere tenuti per sentirsi sicuri. Se questo supporto viene a mancare all'improvviso e il bambino viene lasciato cadere per un istante si spaventa e diventa ansioso. Solo due altre condizioni sembrano minacciare il neonato: l'inca pacità di respirare produce l'ansia di soffocamento e una voce alta improvvisa produce quella che è nota come reazione di soprassalto. La storia filogenetica dell'animale umano riflessa nel bisogno · del neonato di essere tenuto per sentirsi sicuro è la causa che pre dispone all'ansia di cadere. La causa efficiente è il non essere te nuto a sufficienza e la mancanza di un contatto adeguato con la madre. Nel 1945 Reich pubblicò uno studio sull'ansia di cadere in un bambino di tre settimane. Quest'analisi faceva parte di uno studio sulla paura di cadere in pazienti affetti da cancro, che la presentano in forma molto grave e profondamente strutturata. L'articolo mi fece una grandissima impressione, ma mi sono occorsi venticinque anni prima che potessi affrontare la questione nel mio lavoro. Riguardo al neonato Reich scrive: Alla fine della terza settimana c'era un'acuta ansia di cadere, che com pariva quando ) veniva estratto dal bagno e appoggiato di schiena sul tavolo. Non fu immediatamente chiaro se il gesto di metterlo giù fosse troppo bru sco o se fosse il raffreddamento della pelle a precipitare l'ansia di cadere. Comunque il bambino cominciò a piangere violentemente, spinse indietro le braccia come per cercare appoggio, cercò di spingere in avanti la testa; aveva negli occhi un'ansia intensa ed era impossibile calmarlo. Fu necessa rio riprenderlo in braccio. Al tentativo successivo di metterlo giù l'ansia di cadere ricomparve con la stessa intensità. Solo quando venne preso in brac cio si calmò.3 3 WILHELM REICH, The Cancer Biopathy, The Orgone Institute Press, New York, 1949, p. 329. 189 · Bioenergetica In seguito a questo incidente Reich notò che il bambino teneva la spalla destra arretrata. "Durante l'attacco di ansia aveva tirato indietro ambedue le spalle, come se cercasse un appoggio." Questo atteggiamento pareva persistere anche quando l'ansia era assente.' Per Reich era evidente che il bambino non aveva un'ansia co sciente di cadere. L'attacco di ansia poteva essere spiegato solo in base al ritiro della carica dalla periferia del corpo, seguito da una perdita di senso dell'equilibrio. Era come se il bambino fosse en trato in un leggero stato di shock che Reich chiamava anorgonia. In stato di shock il sangue e la carica vengono ritirati dalla peri feria del corpo, il soggetto perde il senso dell'equilibrio, sente che sta per cadere o cade. Le stesse reazioni comparirebbero in qualsiasi organismo animale in stato di shock. Finché lo stato di shock per siste il soggetto ha difficoltà a reggersi sulle gambe e a contrastare la forza di gravità. A Reich interessava sapere perché il bambino provasse quello che pareva essere uno shock. Reich sapeva che fra il bambino e la madre c'era stata una certa mancanza di contatto. Il bambino veniva allattato quando lo ri chiedeva e il suo contatto con la madre era piacevole e soddisfa cente. Ma quando non veniva allattato stava nella culla o nella carrozzina accanto alla madre che batteva a macchina. Reich era convinto che il suo bisogno di contatto fisico non fosse soddisfatto. Non veniva tenuto in braccio abbastanza. Prima dell'attacco il neo nato aveva avuto una reazione particolarmente violenta durante l'allattamento, quello che Reich chiamava orgasmo della bocca, che si manifestò in tremito e contrazioni della bocca e del viso. Ecco le parole di Reich : " Ciò aumentò ulteriormente il bisogno di con tatto " . Quando il contatto non era imminente e il bambino veniva messo giù, entrava in uno stato di contrazione. Per superare la tendenza all'ansia di cadere manifestata dal bambino Reich usò tre approci: "Il bambino doveva essere preso in braccio quando piangeva. Servì ". Penso che sarebbe stato meglio tenerlo in braccio più spesso come fanno le donne primitive, usan do una fascia. "Le spalle dovevano essere portate dolcemente in avanti per toglierle dalla fissazione all'indietro " , in modo da evi tare che si sviluppasse una corazza caratteriologica. Reich lo fece in modo giocoso per circa due mesi. ((Era necessario 'lasciar cadere, davvero il bambino per abituarlo a sensazioni di caduta. Anche que sto ebbe successo. " Anche questo venne fatto in maniera molto 4 190 Ibid., p. 330. Ansia di cadere dolce e scherzosa, che il bambino imparò ad apprezzare come un gwco. Perché in alcuni individui quest'ansia persiste per tutta la vita? La risposta è che i genitori non capiscono il problema e di conse· guenza non fanno nessun passo per modificare la situazione. Il bi sogno del bambino di essere tenuto viene trascurato per ignoranza. L'impulso di protendersi per cercare il contatto continua a sussi· stere ma viene associato con una crescente paura che non ci sia motivo di aspettarsi una risposta, nessuna certezza del proprio stato di organismo bisognoso e, infine, nessuna ragione di insistere. Reich studiò il caso di un altro neonato i cui progressi vennero seguiti aii'Orgone Infant Research Center.' Dopo essere stato bene per due settimane, alla terza il bambino si ammalò di bronchite. Il torace divenne sensibile, la respirazione difficile e il bambino sem brava irrequieto, nervoso e infelice. Le ricerche fatte rivelarono che il contatto emotivo fra madre e figlio era disturbato. "Pareva che la madre si ritenesse colpevole di non essere una madre 'sana"' e di non soddisfare tutte le proprie aspettative. Ammise che le pesava dover dedicare tanto tempo ed energia al bambino, era sor presa e schiacciata da tutte le sue esigenze. Il bambino rispose al disagio e all'ansia della madre diventando a sua volta ansioso. La relazione su questo caso è interessante per vari motivi. In primo luogo Reich osservò che la regione diaframmatica " sembrava rispondere per prima e più gravemente al disagio emotivo bioener getico " . Secondo Reich altri blocchi si sarebbero estesi in entrambe le direzioni a partire da questa regione. La tensione diaframmatica è strettamente collegata all'ansia di cadere, perché riduce il flusso di eccitazione diretto alla parte inferiore del corpo. In secondo luogo è evidente che un buon contatto implica qualcosa di più del semplice tenere e toccare. La qualità del tenere e del toccare è importante. Perché il bambino tragga beneficio dal contatto, il cor po della madre deve essere caldo, sciolto e vivo. Le tensioni del suo corpo si comunicano al bambino. In terzo luogo Reich descrisse quello che ritengo essere l'elemento essenziale nel rapporto fra ma dre e figlio : " Lasciamo semplicemente che le madri godano dei propri figli e il contatto si svilupperà spontaneamente " . L'ansia di cadere e i disturbi della respirazione sono due aspetti di un solo processo. Nel paragrafo precedente Jim aveva descritto s WILHELM REICH, Armoring in a Newborn lnfant, in "Orgone Energy Bulletin ", vol. 8, n. 3, pp. 120-38, Orgone Institute Press, New York, 1951. 191 Bioenergetica la sensazione di cadere "in cui Io stomaco si stringe e non riesci a respirare" . Secondo Reich l'ansia di cadere " è connessa con delle rapide contrazioni dell'apparato vitale, anzi, è da esse che è pro dotta. Come la caduta vera e propria causa una contrazione biolo gica, così la contrazione, reciprocamente, causa la sensazione di cadere " .6 Il ritiro di energia dalle gambe e dai piedi produce una perdita di contatto con il suolo: si prova una sensazione come se venisse a mancare la terra sotto i piedi . Innamoramento (falling in lave) L'ansia di cadere non genera solo la paura dell'altezza, ma an che di qualsiasi situazione che possa evocare nel corpo la sensazione della caduta. La lingua inglese identifica due situazioni del genere : falling asleep [ cadere nel sonno] e falling in lave [ " cadere " inna morati, innamorarsi ] . Ma, ci si può chiedere, non si tratta sempli cemente di espressioni letterarie? In che modo il passaggio dalla veglia al sonno assomiglia all'atto di cadere? Se c'è un parallelo fra le due cose a livello corporeo, allora possiamo capire perché tanta gente abbia difficoltà ad addormentarsi e abbia bisogno di un sedativo per smorzare l'ansia e facilitare il passaggio dalla coscienza allo stato incosciente. Questo passaggio è stato visto per molto tempo come un movi mento verso il basso. Infatti se una persona dovesse addormentarsi in piedi cadrebbe : come quando si sviene e si perde conoscenza . M a è rarissimo che capiti di addormentarsi in piedi. Ci addormen tiamo sdraiati, senza dunque spostamento del corpo nello spazio. Perciò la sensazione di cadere deve derivare da un movimento in terno, qualcosa che avviene nel corpo quando si è vinti dal sonno. L 'espressione " sprofondare nel sonno " ci fornisce una chiave : nel processo di addormentarsi è presente una sensazione di sprofon damento, che comincia con un senso di sonnolenza . Improvvisa mente il corpo diventa pesante: si prova un senso di pesantezza agli occhi, al capo e agli arti inferiori. Bisogna fare uno sforzo per tener gli occhi aperti e per tener su la testa. Se ci si appisola la testa cade: Si ha l'impressione che gli arti inferiori non possano sostenere il corpo. Sprofondare nel sonno è come sprofondare nel 6 W. REICH, Anorgonia in the Carcinomatous Shrinking Biopathy o/ Sex and Orgone Research, Orgone Institute Press, New York, 1955, vol. IV, p. 32. 192 Ansia di cadere terreno. Si prova un forte desiderio di sdraiarsi e di abbandonare la lotta contro la forza di gravità. A volte il sonno arriva in fretta. Adesso sei sveglio e un istante dopo hai perso coscienza. A volte, se il sonno compare gradual mente, si riesce a percepire la perdita della sensibilità in alcune parti del corpo. Stando a letto accanto a mia moglie con la mano appoggiata su di lei ho notato che prima perdo la coscienza del suo corpo e poi della mia mano. Se presto troppa attenzione alle mie sensazioni mi sveglio di nuovo. L'attenzione è una funzione della coscienza e l'accresce. In genere per me è un intervallo bre vissimo e prima di rendermene ben conto sono profondamente ad dormentato. Naturalmente non si sa di dormire: è una funzione che viene spenta dal sonno. Nella fase di addormentamento c'è un ritrarsi dell'eccitazione e dell'energia dalla superficie del corpo e della mente. Lo stesso ritrarsi dell'energia è presente nel processo del cadere, dunque dal punto di vista energetico le due situazioni sono equivalenti. In pra tica naturalmente sono diverse, perché cadendo per terra si rischia di farsi male mentre l'addormentarsi in un letto non presenta peri coli. Tuttavia l'ansia associata con la caduta può estendersi al sonno a causa del meccanismo dinamico comune. È in gioco la capacità dell'individuo di abbandonare il controllo dell'io, perché è proprio questo che comporta il ritiro di energia dalla superficie della mente e del corpo. Se il controllo dell'io è identificato con la sopravvi venza, come avviene nel caso degli individui che funzionano essen zialmente tramite l'esercizio della volontà, l'abbandono di questo controllo viene inconsciamente combattuto e le situazioni che lo richiedono producono una forte ansia. L'ansia nevrotica ha origine da un conflitto interno fra un mo vimento energetico nel corpo e un controllo o blocco inconscio eretto per limitare o arrestare tale movimento. I blocchi sono le tensioni muscolari croniche che per lo più compaiono nella musco latura striata o volontaria che normalmente è soggetta al controllo dell'io. Il controllo cosciente dell'io viene a mancare quando la tensione presente in un gruppo di muscoli diventa cronica. QuestO non significa che il controllo venga abbandonato, ma che è diventato esso stesso inconscio. Il controllo inconscio dell'io è come una sen tinella o una guardia su cui l'io, o personalità, non ha più autorità. Funziona come un'entità indipendente all'interno della personalità e acquista potere in proporzione diretta all'ammontare delle ten sioni croniche del corpo. Carica, scarica, flusso e movimento sono 193 Bioenergetica la vita del corpo, vita che queste sentinelle devono costringere e limitare nell'interesse della sopravvivenza. L'individuo vuole la sciarsi andare e lasciar fluire, ma la sentinella dice: "No, è troppo pericoloso " . Da piccoli venivamo limitati in maniera analoga quan do ci minacciavano o ci punivano perché eravamo troppo rumorosi, troppo attivi, troppo vivi. Sappiamo tutti che cadere è meno pericoloso se ci si " lascia andare " o si abbandona qualsiasi tentativo di controllo da parte dell'io. Infatti se una persona cerca ansiosamente di controllare la caduta può rompersi un osso perfino prima di toccare il suolo. La frattura è causata da una contrazione muscolare improvvisa. I bam bini, in cui il controllo dell'io è debole, e gli ubriachi, in cui è stato scalzato, in genere cadono senza farsi troppo male. Il segreto è di accompagnare la caduta, lasciando che le correnti fluiscano libera mente nel corpo e non avendo paura della sensazione che si prova. Per questo motivo alcuni atleti, come ad esempio i calciatori, si esercitano a cadere per evitare i gravi pericoli che altrimenti po trebbero correre. Non tutti i nevrotici soffrono di ansia di cadere. Ho detto prima che se la sensazione può essere bloccata ed esclusa non si prova ansia. Era cosi nel caso di Bill, il rocciatore. È la sensazione che fa paura. Se si riesce ad arrestare il flusso di eccitazione o a evitare di percepirlo, la paura scompare. Questo spiega tra l'altro perché non tutti i nevrotici abbiano difficoltà ad addormentarsi: è un processo che genera ansia e paura solo quando si percepisce il ri tiro di energia dalla superficie. Se non c'è nessuna sensazione con nessa con la transizione dalla coscienza al sonno l'ansia non com pare. Questa sensazione non è di per sé paurosa; può anche essere vissuta come piacevole. Ma se è spaventosa, è perché il ritrarsi dell'energia dalla superficie del corpo e il conseguente dissolversi della coscienza sono simili alla morte. Nella morte c'è lo stesso ritrarsi, che però non è più reversibile. Se a qualche livello dovesse accadere di rendersi conto della connessione fra sonno e morte, diventerebbe impossibile abbandonare il controllo dell'io e arren dersi al processo naturale. In The Betrayal of the Body ho riportato il caso di una giovane donna afflitta da questo tipo di ansia. Mi descrisse un sogno in cui diceva : "Ho provato l'esperienza vivida della realtà della morte cosa significa scendere nella terra e restarci finché il corpo si di sintegra" . 194 Ansia di cadere Poi aggiunse: "Mi sono resa conto che succederà anche a me, come succede a tutti. Da bambina non riuscivo ad addormentarmi per l'angoscia di morire durante il sonno e di svegliarmi in una bara. Sarei stata in trappola, senza via di scampo" .7 Questa frase contiene una strana contraddizione. Se si muore durante il sonno non ci si sveglia in una bara. La donna ha paura di morire ma ha altrettanta paura di essere in trappola, situazione che viene assimilata alla morte perché la vita è movimento. Morire è essere in trappola, incapaci di muoversi, ma è anche vero che essere in trappola equivale a morire. Per questa paziente la co scienza è qualcosa di più della consapevolezza: è essere ben attenti e vigili contro la possibilità di essere intrappolati. L'addor mentarsi implica l'abbandono di questa vigilanza e dà perciò spazio al pericolo di essere presi in trappola o di morire. Proseguendo nell'interpretazione della frase, direi che la bara equivale al corpo. Normalmente quando ci si sveglia la prima cosa di cui si è coscienti è il corpo. La coscienza ritorna nello stesso ordine in cui se n'è andata - prima la coscienza del proprio corpo, poi del mondo esterno. Perciò molto dipende da come si vive il proprio corpo. Se è privo cii vita sembrerà una bara che imprigiona lo spirito. Sarà anche soggetto alla decadenza e alla decomposi zione, che colpiscono solo i corpi morti. Svegliarsi in un corpo vivo in cui si sentono tutte le emozioni della vita è piacevole quanto abbandonarsi a un corpo stanco che ha bisogno di dormire. Qualcosa di molto piacevole accade al corpo quando ci si ab bandona ad esso nel sonno. Si spoglia delle preoccupazioni della giornata e si ritira dal mondo in uno stato di calma, riposo e pace. Questo passaggio dalla veglia al sonno è evidentissimo nel respiro. Spesso riusciamo a capire se chi ci sta vicino si addormenta perché cambia la qualità e il ritmo della respirazione. La qualità diventa più profonda e più udibile, il ritmo più lento e regolare. Questo cambiamento risulta dal fatto che il diaframma si rilassa dallo stato di tensione in cui viene tenuto durante le attività della giornata. Nel sonno ci si abbandona ai centri di energia inferiore. Lo stesso processo di rilassamento del diaframma si verifica nell'innamora mento e nell'orgasmo. Nella filosofia antica il diaframma - il muscolo a cupola che richiama il contorno del cuore - divideva il corpo in due zone. La zona al di sopra del diaframma era collegata alla coscienza e al 1 LOWEN, Tbe Betrayal of tbe Body, cit., p. 185. 195 Bioenergetica giorno - cioè alla regione della luce. La zona sottostante apparte neva all'inconscio e alla notte: era considerata la regione del buio. La coscienza veniva assimilata al sole. Il sorgere del sole sopra all'orizzonte della terra, che porta la luce del giorno, corrispondeva al sorgere dell'eccitazione nel corpo, un'eccitazione che parte dai centri addominali per dirigersi ai centri del torace e del capo. Questo fluire verso l'alto delle sensazioni aveva come risultato un indebolimento della coscienza. Nel sonno accadeva l'inverso. Il tra monto del sole o, come Io vedevano i primitivi, la sua caduta nel l'oceano, corrispondeva all'interno del corpo al flusso dell'eccita zione verso il basso, nelle regioni sotto al diaframma. Simbolicamente l'addome equivale alla terra e al mare, che sono regioni di buio. Ma è da queste zone, e dall'addome, che nasce la vita. Sono la dimora delle forze misteriose implicate nei processi della vita e della morte. Sono anche la sede degli spiriti del buio che abitano negli inferi. Quando queste idee primitive si combina rono con la moralità cristiana gli inferi vennero assegnati al diavolo, il principe delle tenebre, che adescava gli uomini con la tentazione sessuale facendoli precipitare. Il diavolo abita nelle viscere della terra, ma anche nelle viscere dell'add01ne, dove brucia il fuoco del sesso. Una resa a queste passioni potrebbe portare all'orgasmo, in cui la coscienza si offusca e l'io si dissolve in un fenomeno chia mato " morte dell'io " . Anche l'acqua è associata al sesso, probabil mente perché la vita cominciò nel mare. La paura di annegare che molti pazienti collegano con la paura di cadere può essere messa in connessione con la paura di arrendersi alle sensazioni sessuali. Abbiamo talmente idealizzato l'amore da perdere di vista il suo rapporto stretto e intimo con il sesso, specialmente con gli aspetti erotici e sensuali di esso. Ho definito l'amore come l'anticipazione del piacere,' ma è soprattutto il piacere sessuale che adesca e spinge a innamorarsi. Psicologicamente implica la resa dell'io all'oggetto amato, che per il sé diventa più importante dell'io. Ma la capitola zione dell'io comporta una discesa di sensazioni all'interno del corpo, un flusso di eccitazione verso il basso nelle profondità del l' addome e della pelvi. Questo fluire verso il basso produce deli ziose sensazioni di qualcosa che scorre, che si scioglie. Ci si scioglie letteralmente d'amore. Compaiono le stesse sensazioni piacevoli quando l'eccitamento sessuale è molto forte e non limitato all'area genitale. Precedono ogni scarica orgasmica completa. 8 196 LOWEN, Pleasure, cit. Ansia di cadere Stranamente l'atto di cadere dà origine a sensazioni simili ed è per questo, ad esempio, che ai bambini piace tanto andare in alta lena. La caduta dell'altalena fa scorrere deliziose correnti di sensa zioni per tutto il corpo. Alcuni di noi forse se ne ricordano ancora. Le stesse sensazioni possono essere provate sulle montagne russe e sono convinto che sia per questo che è un divertimento così po polare. Molte attività che implicano una caduta producono un pia cere analogo, come le immersioni, i tuffi dal trampolino e così via. La chiave di questo fenomeno è il rilassamento del diaframma, che fa sì che un forte flusso di eccitazione possa fluire nella parte inferiore del corpo. Se si trattiene il fiato durante queste attività compare l'ansia e il piacere viene distrutto. Lo stesso succede nel sesso. Se si ha paura di accompagnare la caduta e si trattiene il fiato la sensazione di sciogliersi non compare e l'orgasmo è soddisfacente solo in parte. Apparentemente l'espressione " falling in lo ve" [ cadere inna morati ] contiene una contraddizione, perché la sensazione di essere innamorati è uno " high " . Come è possibile cadere "in alto " ? Ma la caduta è l'unico modo di raggiungere un alto stato di eccitamento biologico. Chi si tuffa dal trampolino deve cadere per poter poi risalire; preme verso il basso per avere la spinta per il salto. Il balzo in alto a sua volta dà origine a un'altra caduta, che poi si conclude con un'altra ascesa. Se l'orgasmo è la grande caduta, allora lo " high" che si prova dopo un atto sessuale molto soddisfacente è il normale rimbalzo della scarica. In amore camminiamo su di una nuvola, ma solo perché prima ci siamo lasciati cadere. Per capire perché la cadùta abbia un effetto tanto potente dob biamo pensare la vita come movimento. L'assenza di movimento è morte. Ma questo movimento non è essenzialmente lo spostamento orizzontale nello spazio in cui impieghiamo tanto del nostro tempo. È l'ascesa e la caduta dell'eccitamento che pulsa nel corpo, che si manifesta nelle azioni di balzare e saltare, alzarsi e sdraiarsi, aspi rare continuamente alle grandi altezze ma aver poi sempre bisogno di tornare al suolo solido, alla terra e alla realtà della nostra esi stenza terrena. Dedichiamo tanto della nostra energia allo sforzo di salire più in alto e di ottenere di più che spesso troviamo dif ficile scendere e !asciarci andare {let down). Rimaniamo bloccati, sospesi a mezz'aria, e abbiamo paura di cadere. Allora ci sforziamo continuamente di salire più in alto, come se in questo modo potes simo conquistare una maggiore sicurezza. I bambini che nella vita neonatale sviluppano l'ansia di cadere inevitabilmente da adulti 197 Bioenergetica avranno come obiettivo della propria vita quello di salire sempre più in alto. Chi va tanto lontano nell'immaginazione da raggiun gere la luna corre il rischio della pazzia (lunacy) un'esistenza brulla, vuota, isolata. Trascendere l'atmosfera della terra è fonte di disorientamento. L'effetto salutare della gravità, l'attrazione che la terra esercita sul nostro corpo, va perduta : è facile allora trovarsi disorientati. Il sonno e il sesso sono intimamente connessi perché il sonno migliore è quello che segue un atto sessuale soddisfacente. Analo gamente, come tutti sanno, il sesso è il migliore antidoto contro l'ansia. Ma perché il sesso abbia questo effetto bisogna essere ca· paci di abbandonarsi alle sensazioni sessuali. Purtroppo l'ansia di cadere colpisce anche il sesso e ne limita la funzione naturale di via principale di scarica della tensione e dell'eccitazione. Possiamo ugualmente compiere l'atto sessuale, ma lo facciamo (parlando in termini energetici) su di un livello orizzontale : non c'è la caduta che scarica né l'ascesa che esalta. Dobbiamo aiutare i nostri pazienti a superare l'ansia di cadere se vogliamo che gioiscano appieno del sesso e del sonno e si rialzino da entrambi rinnovati e ristorati per effetto dell'abbandono. - 198 Capitolo ottavo Stress e sesso Gravità: una visione generale dello stress Il fatto che stress e sesso vengano trattati in uno stesso capi tolo non dovrebbe sorprendere se si pensa che la scarica sessuale, come tutti sanno, ha la funzione di liberare la tensione. Perciò una discussione dello stress dovrebbe includere sempre un'analisi dell'orgasmo sessuale. Prima di tutto però voglio pre�entare una visione generale della natura dello stress. Lo stress risulta dall'imposizione di una forza o di una pres sione, che l'organismo contrasta mobilitando la propria energia. Se l'organismo riesce a sfuggire a questa forza ovviamente non subi rà lo stress. Esistono stress naturali che fanno parte della vita e a cui nessun organismo può sottrarsi: ma normalmente è anche ben attrezzato per affrontarli. Poi ci sono le pressioni originate dalle condizioni della vita sociale, che variano con la situazione cultu rale dell'individuo. Un esempio è la guida nel traffico di un'auto strada, dove è necessario essere costantemente vigili per evitare pericolosi incidenti. In una società altamente competitiva come la nostra pressioni del genere sono quasi troppo numerose per elencarle tutte. I rapporti interpersonali sono spesso carichi di tensione per via delle richieste a cui si viene sottoposti. Ogni vol ta che c'è una minaccia di violenza l'individuo è sotto stress. Ci sono infine gli stress delle costrizioni autoimposte che agiscono sul corpo allo stesso modo delle forze esterne. Fra le forze naturali che creano stress la più universale è la gravità. Possiamo sottrarci temporaneamente alla sua pressione sdraiandoci, ma ogni volta che ci alziamo o ci muoviamo siamo soggetti ad essa. Le azioni di stare in piedi e di muoversi richiedo no una mobilitazione di energia per contrastare la forza di gravità. 199 Bioenergetica Stare in piedi non è un processo meccanico. Benché siamo aiutati dall'allineamento strutturale delle ossa, i nostri muscoli devono svolgere un lavoro considerevole per mantenere questa pastura. Quando siamo stanchi o ci manca l'energia diventa difficile, se non impossibile, stare in piedi. I soldati che sono costretti a stare in piedi immobili per lunghi periodi a volte, quando le energie si esauriscono, si accasciano a terra. Il crollo si verifica anche quando si riceve uno shock, psicologico o fisico, che provoca un ritiro di energia dalla periferia del corpo. Quella di cadere o di accasciarsi è una difesa naturale contro il pericolo rappresentato da uno stress continuo. C'è una misura esatta di stress che un corpo può reggere prima di crollare. Si sa di soldati che sono morti per essere rimasti in piedi oltre questo li mite. Sappiamo anche di morti dovute al caldo, che si verificano quando il corpo non riesce più a contrastare lo stress della tempe ratura elevata. Ma anche in questa situazione il fatto di cadere o di sdraiarsi riduce il rischio perché elimina lo stress della gravità. In generale lo stress può essere visto come una forza che pre me l'individuo dall'alto o lo tira giù dal basso. I carichi pesano su di noi, premendoci verso il basso; la gravità agisce tirandoci giù. Per contrastare queste pressioni impieghiamo energia, esercitan do una pressione contraria sul suolo. In base al principio fisico che l'azione è uguale alla reazione, se premiamo sul suolo esso pre me di rimando tenendoci su. Cosi diciamo che una persona sostie ne o affronta (stands up) una situazione stressante o difficile. La posizione eretta è tipica dell'uomo : è l'unico animale per cui sia naturale. Tuttavia richiede un notevole dispendio di ener gia. Benché il corpo umano sia anatomicamente predisposto per questa posizione, non credo che lo stare su due gambe possa es sere spiegato in modo puramente meccanico. Dobbiamo ricono scere che l'organismo umano è un sistema energetico più carico di quello di altri animali e che è stata la maggiore energia, o il li vello più elevato di eccitazione, che gli ha permesso di raggiunge re e di mantenere la pastura eretta. Non occorre certo dimostrare che l'organismo umano è un si stema energetico più carico di altri. L'elenco delle attività e delle realizzazioni umane è una prova sufficiente. Nemmeno occorre de cidere qui se, come riteneva Reich, questa energia sia caratteriz zata dal suo contrapporsi alla gravità o se venga solo impiegata a questo scopo. Il dato importante è che fluisce lungo l'asse del corpo, salendo e scendendo all'interno dell'organismo umano. L'ef- 200 Stress e sesso fetto di questa forte pulsazione è che ambedue i poli del corpo so no altamente eccitati e diventano centri di attività intensa. Siamo abituati a pensare che il dominio dell'uomo sulla ter ra sia dovuto in ultima analisi allo sviluppo superiore del suo cer vello. È senz'altro vero. Ma è altrettanto vero, come hanno nota to molti antropologi, che ai fini della conquista del predominio è stato importante lo sviluppo della cooperazione nella caccia, il rap porto di partecipazione in una società e il forte legame di coppia fra maschio e femmina. In ultima analisi la socialità umana è un riflesso della sessualità.1 Il fatto che la sessualità della femmina umana si sottraesse ai limiti imposti dal ciclo di estro ha avuto un ruolo importante nel consolidare la stabilità della società umana, perché ha reso possibile trovare continuamente il piacere e la sod disfazione sessuale all'interno della situazione familiare. Ciò con sentì al maschio di assumere nei confronti della femmina e della prole l'impegno che è essenziale per la sicurezza dei bambini. È mia convinzione che lo sviluppo di un cervello di maggiori dimensioni, l'interesse e l'attività sessuale più intensi e la postura eretta siano un risultato della maggiore carica energetica dell'orga nismo umano. Naturalmente l'aumento della carica energetica fu accompagnato da cambiamenti anatomici e fisiologici. Non cre do che l'abbiano preceduta perché tutte queste attività speciali del l'uomo richiedono un grado di eccitazione, o una quantità di enet gia, di cui altri animali non dispongono. Sono molte le attività umane significative che sono state attri' buite direttamente alla postura eretta. Il fatto più importante è che essa libera gli arti superiori dalla funzione di sostegno e di locomozione consentendone l'evoluzione in braccia e mani. Pos siamo maneggiare e manipolare gli oggetti, che siano attrezzi o armi, abbiamo una sensibilità elevatissima nella punta delle dita, che ci consente di toccare le cose per distinguerle. Le nostre braccia e le nostre mani sono capaci di una gamma di movimenti che, attraverso i gesti, hanno arricchito la nostra capacità di autoespressione. Ma c'è anche un risultato secondario: l'uomo affronta il mondo con l'aspetto più vulnerabile del suo corpo, il lato ventrale, esposto. Il petto, il cuore, l'addome sono più accessibili e meno protetti dagli attacchi. È possibile che la qualità della tenerezza sia colle gata a questo modo di essere nel mondo. In terzo luogo il fatto 1 WESTON LABARRE, The Human Animai, The University of Chicago Press, Chicago, 1954. Questo libro contiene un'eccellente discussione dell'importanza del corpo umano e della sessualità nelle relazioni sociali. 201 Bioenergetica che nell'uomo il capo stia al di sopra del resto del corpo è in parte responsabile, credo, del fatto che nel suo pensiero si sia introdotta e affermata una gerarchia di valori. Freud sosteneva che il disgusto ebbe origine quando l'uomo sol levò il capo da terra. Nella maggior parte degli altri mammiferi il naso è allo stesso livello degli sbocchi escretori e sessuali: non pro vano per queste funzioni la repulsione che è tipica invece dell'uomo. Non intendo addentrarmi in questo aspetto, che Freud era convinto contribuisse in qualche modo alla predisposizione umana alla ne vrosi. E indubbio tuttavia che abbiamo attribuito un più alto valore alle funzioni della parte del corpo che comprende il capo che non a quella del sedere. Non è logico dire " posteriore " perché di fatto il sedere è la parte inferiore del corpo. Essendo un essere umano civilizzato io ho accettato questo sistema di valori, che ritengo ab bia i suoi meriti purché non induca a rifiutare la propria fondamen tale natura umana che è così strettamente identificata con le fun zioni della parte inferiore del corpo. Ma se vogliamo capire i problemi che possono derivare dalla postura eretta quando è sottoposta a stress dobbiamo considerarne la meccanica. Sotto questo aspetto l'umile sedere ha un ruolo im portante. Dal punto di vista anatomico sono d'accordo con Robert Ardrey nel ritenere che lo sviluppo delle natiche sia stato il cam biamento decisivo che ha portato alla stabilizzazione . della postura eretta. Queste due grandi masse muscolari, agendo insieme al mo vimento della pelvi, forniscono il supporto strutturale al corpo eretto. Il motivo per cui concordo con Ardrey deriva da una semplice osservazione : quando le natiche sono contratte e la pelvi è incli nata in avanti il corpo entra in uno stato di parziale accasciamento, quale si può osservare nella struttura del carattere masochistico che è stata descritta sopra. E interessante notare che nel carattere ma sochistico il corpo assume un aspetto quasi da scimmia, in parte dovuto alla postura accasciata e in parte a una condizione di irsu tismo che a volte si sviluppa. La struttura masochistica è causata da uno stress incessante - pressione dall'alto e dal basso - a cui il bambino non è riuscito a sottrarsi o che non poteva sostenere. La sua unica alternativa era la sottomissione. Per tollerare il con tinuo stress c'è stato uno sviluppo abnorme della muscolatura, che è uno dei segni fisici di questa struttura. Il masochismo è un terzo modo di affrontare lo stress. Inca pace di sfuggirvi uscendo dalla situazione stressante o di affrontarla 202 Stress e sesso sopportando la pressione, il masochista si sottomette e si piega sotto lo stress. Questo schema di personalità si sviluppa in una situazione in cui non è possibile né sfuggire né reggere la forza che genera tensione. Purtroppo lo schema si stabilisce nella prima infanzia, quando il soggetto cerca di venire a capo delle pressioni dei genitori e delle autorità scolastiche. Questo schema determina il modo in cui l'in dividuo si comporterà da adulto nei confronti dello stress. Nella struttura masochistica abbiamo visto che lo schema è di sottomis sione, con la creazione di una muscolatura ipersviluppata per tolle rare lo stress. Ma se la pressione viene applicata presto, nel primo anno di vita, la sottomissione è impossibile perché il bambino non può costruire la muscolatura necessaria a sviluppare la capacità di tolleranza. È impossibile anche il ritiro fisico dalla situazione. E na turalmente sopportare lo stress è fuori questione a questa età. Il ritiro psicologico diventa un modus vivendi. Il neonato o il bam bino si dissocia dalla situazione e dalla realtà. Abita un mondo di fantasia, sogna di volare - negazione della pressione della gra vità - o sfugge nell'autismo. Più avanti nella vita l'individuo farà ricorso a questo schema ogni volta che deve affrontare uno stress troppo forte. Quando la pressione viene esercitata in una fase più avanzata dell'infanzia, come nel caso del carattere rigido, il bam bino regge lo stress. Ma se lo stress è continuato la resistenza di venta un atteggiamento caratteriologico e porta alla rigidità del corpo e della mente. La persona con struttura rigida resiste a tutti gli stress, anche quando non è necessario e può anzi essere dan noso. Dato che questo atteggiamento è ormai cosl strutturato, ad dirittura cercherà gli stress per dimostrare quanto è bravo a resi stervi. A questo punto dovrebbe esser chiaro al lettore che questi schemi di reazione allo stress sono strutturati nel corpo e fanno parte di un atteggiamento del carattere dell'individuo, che reagisce allo stress anche quando non viene esercitata su di lui nessuna pressione esterna. In questo caso possiamo parlare di pressioni auto imposte. L'io (o ciò che Freud chiamò super-io) incorpora la pres sione come una condizione necessaria di vita. Prendiamo il caso di una persona le cui spalle sollevate e squa drate esprimono la convinzione che sia virile portare sulle spalle i propri fardelli. Egli può non essere consapevole di questo senti mento né del suo atteggiamento, ma è questo che dice il suo corpo . Se assumiamo in via d'ipotesi che la quantità di tensione museo- 203 Bioenergetica !are alle spalle sia equivalente a quella richiesta per portare un peso di 50 chili, è logico dedurre che egli è sottoposto ad altrettanta pressione. Agisce, a livello corporeo, come se fosse oppresso da tutto quel peso. Starebbe meglio se il peso lo portasse davvero, perché in questo caso ne sarebbe consapevole e prima o poi lo mol lerebbe. Ma cosl è sottoposto a uno stress costante senza render sene conto e perciò senza essere capace di farvi fronte. Ogni tensione muscolare cronica è uno stress continuo che si esercita sul corpo. Fa paura pensarvi. Lo stress continuo, come ha osservato Hans Selye,2 ha un effetto deleterio sul corpo. Poco im porta qual è la natura dello stress; il corpo vi reagisce sempre con una sindrome generale di adattamento. Questa sindrome consiste di tre fasi. La fase l viene chiamata reazione di allarme. Il corpo reagisce a uno stress acuto con uno sfogo di ormoni surrenali midol lari che mobilitano l'energia fisica necessaria ad affrontarlo. Quan do lo stress è un insulto fisico al corpo la reazione di allarme as sume la forma di processo infiammatorio. Se questa reazione riesce a superare con successo l'offesa e ad eliminare lo stress, il corpo si calma e ritorna alla sua condizione omeostatica naturale. Ma se lo stress continua comincia la fase 2 . In questa fase il corpo cerca di adattarsi allo stress, con uno sforzo che coinvolge gli ormoni corticosteroidi surrenali, che hanno un'azione antiinfiammatoria. Ma anche il processo di adattamento richiede energia, che deve essere mobilitata dalle riserve corporee. La fase 2 è come una guer ra fredda, in cui il corpo cerca di contenere l'agente portatore di stress perché non è capace di eliminarlo. La fase 2 può andare avanti per molto tempo, ma a lungo andare il corpo si indebolisce. La fase 3 viene chiamata stadio di esaurimento. Il corpo non ha più l'energia per contenere lo stress e comincia a crollare. Questa breve esposizione della concezione di Selye sulle rea zioni allo stress non rende pienamente conto dell'importanza del suo contributo alla comprensione del corpo. Ma l'ampiezza del no stro argomento non ci consente di dare al suo lavoro tutta l'atten zione che merita. D'altra parte però in una discussione sullo stress non è consentito ignorarla. Per noi qui è particolarmente rilevante lo stadio dell'esaurimento. Se traduciamo questa con la fase 3 dizione in termini di affaticamento e stanchezza cronica, vedremo che probabilmente è il problema di cui nella nostra cultura ci si lamenta di più. A mio avviso è indice che molti sono sull'orlo del- 2 HANS SELYE, The Stress of Li/e, McGraw·Hill, New York, 1956. 204 Stress e sesso l'esaurimento per colpa degli stress continui dovuti alle tensioni muscolari croniche. L'esistenza di queste tensioni corporee limita l'energia altri· menti disponibile per affrontare gli stress della vita quotidiana. Ri ducendo le tensioni muscolari grazie alla terapia bioenergetica il soggetto scopre di poter far fronte con un'efficacia ben maggiore agli stress della sua situazione personale. Il segreto è semplice: si tratta solo di avere l'energia sufficiente ad affrontare lo stress, ma questo è possibile solo se il corpo è relativamente libero da tensioni. Riassumendo, ecco come descriverei la situazione di molti indi· vidui: faticano sotto il peso di un grande stress, ma ciononostante sentono che non andare avanti equivarrebbe ad ammettere la pro pria debolezza, la sconfitta, il fallimento in quanto esseri umani. Trovandosi in un simile vicolo cieco serrano forte le mascelle, itri· gidiscono le gambe, bloccano le ginocchia e continuano ad arran care con una volontà che a volte ha dell'incredibile. Come diceva Jim: " Non puoi essere uno che si arrende " . Da molti punti di vista questa volontà di andare avanti è una qualità da ammirare, ma può avere ed ha alcuni effetti disastrosi sul corpo. Dolore alla bassa schiena Un dolore acuto alla bassa schiena, tale da immobilizzare una persona e a volte costringerla a letto per un certo periodo, è spesso la conseguenza diretta e immediata dello stress. Si solleva un og· getto pesante e tutt'a un tratto ecco un dolore acuto nella regione lombosacrale: impossibile raddrizzarsi. Diciamo che la schiena ha avuto uno spasmo. Uno o più muscoli, in genere da un solo lato, entrano in una grave condizione spastica che provoca un dolore quasi insopportabile ogni volta che si fa un movimento con la schiena. A volte compare l'ernia di un disco intervertebrale che schiaccia le radici di un nervo, causando un dolore che si irradia a una gamba. L'ernia del disco non è frequente - la pressione sul nervo può essere esercitata dallo stesso muscolo spastico. Pur essendo uno psichiatra ho trattato parecchi individui affetti da questo male. Alcuni erano pazienti che si stavano sottoponendo alla terapia bioenergetica, che presentavano una tendenza ai di sturbi alla bassa schiena e una condizione spastica. Altri mi con sultarono perché la terapia bioenergetica tratta le tensioni museo· lari. Vorrei puntualizzare innanzitutto che non ho nessun metodo 205 Bioenergetica rapido e facile per curare questo disturbo. Se una persona è immo bilizzata dal dolore il riposo a letto è necessario finché il dolore scompare. Il riposo a letto serve a eliminare lo stress della gravità: gradualmente il muscolo comincia a rilassarsi. A questo punto sta bilisco un programma di esercizi bioenergetici che si propongono di rilassare ulteriormente i muscoli tesi e di impedire il ritorno dello spasmo. Per capire questi esercizi occorre sapere perché si verifica lo spasmo. Quale atteggiamento posturale o schema di tenuta rende un individuo vulnerabile ai disturbi della bassa schiena? È sba gliato pensare che sia la pastura eretta a rendere suscettibili a questi disturbi. È sbagliato anche credere che sia normale soffrirne. È un disturbo molto diffuso nella nostra cultura, ma si può dire altret tanto per le malattie cardiache e per la miopia. Dovremmo dire al lora che la gente è soggetta alle malattie cardiache perché ha un cuore e alla miopia perché ha gli occhi? Ci sono culture in cui i disturbi alla bassa schiena sono sconosciuti, le malattie cardiache rare e la miopia inesistente. Non è la gente a essere diversa. Anche loro camminano eretti, anche loro hanno un cuore e degli occhi. Ma non sono sottoposti al tipo e alla quantità di stress che grava sull'uomo occidentale. È vero che lo stress è responsabile dei problemi alla bassa schiena? Finora ho individuato il nesso solo nel caso di chi solleva un oggetto pesante. Ma in molti casi lo spasmo alla bassa schiena compare durante attività apparentemente innocue. Ci si china per raccogliere un piccolo oggetto, ed ecco che compare lo spasmo alla schiena. Non è un fenomeno infrequente. So di un caso in cui com parve mentre il soggetto dormiva. Si girò nel letto e il lieve movi mento fu sufficiente a far comparire lo spasmo. Ovviamente lo stress non è sempre collegato all'azione che provoca lo spasmo. Ma è co munque presente in tutti i casi. Nel caso di un giovane lo spasmo alla schiena comparve mentre stava per andare a vivere con la sua ragazza. Era stato occupato col trasloco per due giorni e ormai aveva quasi finito, quando si chinò per raccogliere un libro e finì in ospedale. La realtà che emerse quando lo vidi era che il trasloco aveva creatò in lui un conflitto. Il suo rapporto con la ragazza era intenso, ma raramente scevro da litigi, gelosie e incertezze. Aveva gravi dubbi sul passo che stava per compiere e si sentiva sotto pressione, costretto a farlo per con servare il rapporto. La natura intervenne e il trasloco non fu mai fatto. Aveva sentito di non poter voltare la schiena al rapporto, 206 Stress '! sesso ed era stata invece la schiena ad essere messa fuori combattimento. Sono convinto che fosse tutto Il. Lo stress era diventato intollera bile e la schiena era crollata. Ci fu anche il caso di un'attrice che lavorava in uno show che da tempo desiderava abbandonare. Non andava molto d'accordo con il regista e con alcuni membri del cast. Inoltre le troppe prove e le ore piccole l'avevano portata al limite dell'esaurimento. Voleva abbandonare ma non poteva. Poi fece quella che si potrebbe chia mare una " mossa falsa" e fu fuori combattimento. Lasciò lo show, ma fini in un letto d'ospedale. Il corpo l'aveva abbandonata. Anche in questo caso lo stress era intollerabile. La donna che ebbe lo spasmo alla schiena mentre dormiva stava attraversando un periodo di forte tensione. Il giorno prima aveva cominciato ad accusare disturbi alla schiena. Aveva trafficato in casa tutto il giorno ma barcollava, non riusciva a star dritta. In precedenza aveva avuto un attacco che l'aveva costretta a letto per una settimana: i sintomi erano gli stessi. Eppure pensava: " Ap pena ho finito vado a casa e mi riposo, mi metto un po' giù " . Fini, andò a casa e riposò un po', ma ovviamente non bastava. Quando arrivò lo spasmo dovette stare a riposo per una settimana. Perché è proprio la bassa schiena a dare forfait? Perché questa regione è particolarmente vulnerabile allo stress? Perché nella bas sa schiena si incontrano due forze opposte che creano stress. Una è la gravità - e tutte le pressioni che agiscono dall'alto, le esigenze dell'autorità, del dovere, della colpa e i fardelli fisici e psicologici. L'altra forza va verso l'alto, attraverso le gambe che sostengono l'individuo nella sua postura eretta e nel suo sforzo di sostenere le richieste e i pesi che lo opprimono. Queste due forze si incon trano nella regione lombosacrale. . Per chiarire il concetto può essere utile analizzare lo stress del la gravità, che diventa insostenibile se si è costretti a stare in piedi a lungo nella stessa posizione. La domanda allora è: " Per quanto tempo possono reggerei le gambe? " Prima o poi devono crollare, e in questo caso la schiena viene risparmiata. Il pericolo per la schiena nasce quando le gambe non cedono. Allora cede la schiena. Esiste uno stato particolare in cui il soggetto può stare immo bile per un tempo incredibile - un giorno, due o anche di più. Fatto curioso, in questa condizione non cedono né le gambe né la schiena. Mi riferisco alla catatonia, che è una modalità schizofre nica. Se si pensa alla catatonia ci si rende conto che è l'individuo che ha ceduto - che cioè se n'è andato. Ho detto sopra che la 207 Bioenergetica dissociazione è una delle possibili risposte a uno stress soverchiante. Il catatonico è un essere dissociato. Lo spirito, o la mente, e il corpo non sono più unificati. Il corpo si è trasformato in una sta tua. I catatonici assumono pose statuarie. Le gambe sono naturalmente strutturate per affrontare lo stess, non per venirne a capo ma per reagirvi. Questa capacità è una fun· zione del ginocchio, la cui azione dà flessibilità al corpo. Il ginoc chio è deputato ad assorbire gli shock dell'organismo. Se la pres sione dall'alto è grande il ginocchio si flette; e quando la pressione è insopportabile si piega e il soggetto cade. Quando nella personalità è presente l'ansia di cadere le ginoc chia perdono questa funzione. L'individuo sta in piedi con le gi nocchia bloccate per rinforzarsi contro la pressione e tende i mu scoli delle gambe per farli funzionare come supporti rigidi. Ha paura della flessibilità perché implica la capacità di cedere. Se le gambe sono sciolte e flessibili la pressione dall'alto si tra smette alle gambe e si scarica al suolo. Ma quando una persona blocca le ginocchia e irrigidisce le gambe contro la pressione, la rigidità si estende verso l'alto e coinvolge l'osso sacro e la pelvi. Tutta la pressione si localizza sull'articolazione lombosacrale, che diventa vulnerabile alle offese. Per illustrare quanto è stato detto userò tre figure semplificate del corpo umano (vedi illustrazione a p . 209). La figura sulla destra illustra una pastura abbastanza normale. Le ginocchia sono piegate e la pelvi è libera - cioè non bloccata in una posizione fissa. Questa pastura del corpo consente che la pressione si trasmetta alle ginocchia, che assorbono lo stress. Se la pressione è eccessiva le ginocchia cedono. Ma è raro che questo accada. Chi assume questa pastura non ha paura di cadere, dunque non ha nemmeno paura di mollare. Quando la pressione diventa insopportabile abbandona la situazione. Lascia che crolli il rap· porto prima che sia il suo corpo a crollare. Il soggetto schematizzato nella figura centrale sta in piedi con le ginocchia bloccate. In questo caso la parte inferiore del corpo, pelvi compresa, funziona come una base rigida. Questa posizione rivela che l'individuo è molto insicuro e ha bisogno del supporto di una base rigida. Il risultato è che tutto Io stress si concentra nella regione lombosacrale, costringendo i muscoli di questa zona a diventare estremamente tesi. Siccome l'individuo è continuamen te sotto stress, qualsiasi tensione aggiuntiva di un certo rilievo può sfociare nel crollo della schiena in questa regione. Un'altra cense- 208 Stress e sesso guenza dello stato di contrazione dei muscoli lombosacrali è il lo gorio e lo sforzo eccessivo a cui sono sottoposti i legamenti e le ossa delle articolazioni intravertebrali: a lungo andare ne può con seguire una condizione artritica. Nella figura di destra la parte superiore della schiena è arcuata, come per la necessità di portare continuamente un pesante fardello. Le ginocchia sono flesse, ma ciò è compensato dall'avanzamento STRESS STRESS STRESS A B c 209 Bioenergetica della pelvi. In questa postura tutta la schiena è crollata sotto lo stress, che risparmia la regione lombosacrale. È la postura tipica del carattere masochistico, che piuttosto di resistere alla pressione vi si sottomette. In questo caso la bassa schiena viene protetta a spese dell'intera personalità. Se l'individuo fa un violento sforzo per resistere e reagire, la protezione vien meno. Quando questo avviene (ad esempio nel corso della terapia) il soggetto prova ten sione alla bassa schiena. Avverto sempre i pazienti di questa even tualità. Tuttavia non si ha mai un disturbo acuto perché il paziente è già impegnato negli esercizi bioenergetici intesi a liberare la pelvi e a ridurre la tensione della regione lombosacrale. È significativo che le ghiandole surrenali, che secernono gli or moni che mobilitano l'energia del corpo per reagire alle situazioni di tensione, siano situate nella regione lombare, cioè sopra i reni, contro la parete posteriore del corpo. Ciò consente loro di accer tare il grado di stress a cui è sottoposto il corpo. Non so come si svolga questo processo: tuttavia sono convinto che non si tratti di un'ubicazione puramente accidentale. Ritengo che questa osservazione sia significativa perché dimo stra come il corpo sia organizzato in base a principi bioenergetici, fatto che è confermato dall'ubicazione di un'altra importante ghian dola endocrina, la tiroide. La tiroide regola il metabolismo, il processo mediante cui il cibo viene ossidato per produrre energia. Si potrebbe dire che la ghiandola tiroidea regola la produzione di energia e lo fa secernendo un ormone, la tirossina, che circola nel sangue stimolando l'ossida zione dei metaboliti delle cellule del corpo. Una mancanza di tiros sina fa sentire pigri perché manca energia; un eccesso porta a un'iperattività nervosa. L'ormone di per sé non produce energia, che invece è determinata direttamente dalla quantità e dal tipo di cibo che mangiamo, dalla quantità di aria che respiriamo e dai bi sogni energetici del corpo. L'ormone coordina produzione ed esi genze energetiche. La ghiandola tiroidea circonda la trachea su tre lati appena sotto la cartilagine tiroidea. È situata nella strettoia del collo, pro . prio come le ghiandole surrenali sono ubicate nella strettoia della vita. E, come le ghiandole surrenali sono ubicate in modo da es sere sensibili allo stress, cosl la ghiandola tiroidea è ubicata in modo da essere sensibile alla respirazione. Embriologicamente si sviluppa, come i polmoni, come una tasca che fuoriesce dalla faringe. Que210 Stress e sesso sto suggerisce che la secrezione di tirossina sia direttamente colle gata alla quantità di aria che viene respirata. La medicina conosce da lungo tempo questa correlazione e se ne serve per misurare il tasso di metabolismo basale. La misura della respirazione di una persona per unità di tempo in stato di riposo fornisce un'indica zione della secrezione di tirossina. La medicina tuttavia non ha mai pensato che la posizione della ghiandola avesse qualcosa a che fare con questo rapporto. Io ritengo invece che questa posizione non sia fortuita, ma che proprio grazie ad essa e alla sua origine em briologica la ghiandola partecipi e reagisca alla leggera espansione e contrazione della trachea durante la respirazione e sia dunque in grado di coordinare le attività metaboliche del corpo con la quantità di ossigeno immessa. Torniamo allo stress, alla regione lombosacrale e alla ghiandola surrenale. È noto a tutti che John F . Kennedy soffriva di gravi disturbi alla bassa schiena. Forse si ricorderà che aveva le spalle squadrate e tenute molto alte, il che suggeriva che sù di esse por tasse pesanti responsabilità. Ma questo atteggiamento corporeo si era sviluppato ben prima che entrasse nella vita pubblica. La sua origine va ricercata nelle esperienze infantili. Una volta che l'atteg giamento divenne strutturato nel corpo, lo predisponeva ad accet tare delle grosse responsabilità, al di là di quanto potessero co stargli in termini personali. Kennedy era un uomo di questo tipo. Era anche affetto dal morbo di Addison, che consiste nella perdita quasi completa del funzionamento della ghiandola surrenale dovuto all'esaurimento della ghiandola stessa. A mio avviso questo può verificarsi se una persona è stata sottoposta a uno sttess continuo, che prima ha dato origine a un'iperattività della ghiandola e in seguito al suo esaurimento. Lo stress ha un'influenza negativa sulla salute fisica ed emotiva di una persona. Siccome viviamo in tempi estremamente carichi di tensioni, dobbiamo imparare a proteggere il nostro corpo e la no stra mente dai suoi effetti nocivi. Per ridurre la vulnerabilità allo stress occorre lavorare sulle difese fisiche e psichiche contro l"' ab bandono" e scioglierle. Non è certo un compito facile in una cul tura che valuta straordinariamente il successo e la riuscita, la capa cità di arrivare in cima e di rimanerci. Il nostro io non è abbastanza forte per accettare il fallimento, cosl costringiamo il corpo a sop portare situazioni dannose per la salute. Alla fine il successo è tem poraneo e vacuo, perché il corpo crolla per azione dello stress con tinuo. Ma la paura del fallimento è tale che, fino al crollo finale, 211 Bioenergetica l'io resiste e rifiuta di arrendersi al corpo. A livello profondo il fallimento viene identificato con questa capitolazione. In tutti i casi la terapia deve analizzare accuratamente le difese dell'io. Inoltre, gli elementi fisici o strutturali del corpo che bloccano la capacità di abbandono devono essere lavorati in maniera coe rente. La terapia bioenergetica impiega due gruppi di esercizi per aiutare il soggetto a entrare in contatto e a diminuire le tensioni muscolari che impediscono la scarica dell'eccitazione o dello stress. Il primo gruppo comprende tutti gli esercizi che mirano a fondare l'individuo tramite le gambe e a fargli superare l'ansia di cadere o di fallire. Ho descritto sopra alcuni di questi esercizi e ne ripar lerò. Il secondo gruppo ha lo scopo specifico di liberare la pelvi e di aprire i sentimenti sessuali. Alcuni di questi verranno descritti nel paragrafo seguente che tratta della scarica sessuale. Da quanto ho detto sopra dovrebbe essere chiaro che se la pelvi è immobile e viene tenuta in una posizione rigida e fissa la pressione prove niente dall'alto non può scendere e scaricarsi nelle gambe. Allora lo stress si concentrerà nella regione lombosacrale, con le conse guenze che abbiamo visto. L'elemento fondamentale perché sia possibile svolgere un la voro efficace sulla parte inferiore del corpo è la flessibilità del gi nocchio. Le ginocchia bloccate impediscono all'eccitazione e ai sen timenti di fluire attraverso le gambe e nei piedi. Uno dei primi ordini che vengono impartiti nella terapia bioenergetica è perciò : " Tenga sempre le ginocchia flesse" . Ci sono pochi altri imperativi simili, ad esempio quello di lasciar cadere le spalle e di non tirare in dentro o contrarre i muscoli dell'addome. Questi semplici ac corgimenti possono fare molto per promuovere una migliore respi razione e incrementare il flusso delle sensazioni: li raccomandiamo a tutti coloro che desiderano avere un corpo più vivo e più pronto a reagire. Sono necessari per contrastare i dettami della nostra cultura: " Spalle indietro, petto in fuori, pancia in dentro " . L'obiet tivo è chiaramente quello di aiutare a star dritti, ma di fatto co stringe ad assumere un atteggiamento rigido. È noto che quando si solleva un oggetto pesante è importante tenere le ginocchia flesse. Altrimenti si rischia uno spasmo alla bassa schiena. Ho sentito gridare " ginocchia flesse ! " durante una partita di calcio fra professionisti; tra l'altro chi corre ali 'indietro con le ginocchia rigide perde potenza e può farsi male seriamente. Bene, perché allora lo stesso non dovrebbe valere per tutti quando 212 Stress e sesso stiamo m piedi, dato che si tratta di una posizione che provoca stress? I pazienti che normalmente tengono le ginocchia bloccate rife riscono che all'inizio la posizione pare innaturale e dà a volte un senso di insicurezza. Ma le ginocchia bloccate creano solo un'illu sione di sicurezza, e flettendo le ginocchia è proprio l'illusione che svanisce. Dapprima per sviluppare l'abitudine di tenere le ginocchia flesse bisogna applicare un'attenzione cosciente. Ci si può eserci tare sotto la doccia, lavando i piatti o mentre si aspetta che il sema foro diventi verde. Dopo un po' ci si sente rilassati nella nuova posizione: pare addirittura innaturale e goffo stare in piedi con le ginocchia bloccate. Si acquisisce consapevolezza delle gambe e del proprio modo di stare in piedi. Magari si sente di più la stan chezza: ma, invece di combatterla, la si accetta e si riposa. Il passo successivo prevede che si ottenga una certa vibrazione nelle gambe, intesa a ridurre la rigidità. La vibrazione è il modo naturale di scaricare la tensione muscolare. Quando ci si lascia andare il corpo vibra come una molla non più tesa. Le gambe sono simili a delle molle: quando le teniamo tese troppo a lungo si irri gidiscono e si induriscono, perdendo la loro elasticità. Ci sono vari modi di far vibrare le gambe. L'esercizio usato più comunemente in bioenergetica è la posizione china in avanti con le mani che toccano il suolo e le ginocchia leggermente flesse. Ho già descritto questo esercizio parlando del grounding. Viene sem pre usato dopo che il soggetto è stato sullo sgabello da respirazione e dopo che ha eseguito la posizione dell'arco. Nel trattamento dei disturbi alla bassa schiena faccio alternare la posizione dell'arco e la posizione china in avanti, lasciando che il paziente si fletta all'indietro o in avanti quanto più gli è possibile senza provare troppo dolore. Questa alternanza aiuta a sciogliere la muscolatura della bassa schiena: se però il soggetto si sta ripren dendo da un episodio acuto alla schiena l 'esercizio dovrebbe essere graduale. Poi, quando la schiena è relativamente libera dal dolore, consiglio di farlo sdraiare sul pavimento con le reni appoggiate a una coperta arrotolata. Può essere una posizione dolorosa. Si invita il soggetto ad abbandonarsi al dolore e a non irrigidirsi per con trastarlo. Se riesce a farlo i muscoli della schiena si lasciano andare. Ma non bisogna forzare o spingere troppo né questo né nessun altro esercizio, perché si finirebbe col creare proprio la tensione che si sta cercando di ridurre. Quando il paziente riesce ad eseguire questo esercizio con facilità, dopo averlo fatto si sdraia sullo sga- 213 Bioenergetica bello da respirazione con la pressione applicata alla bassa schiena. Lo sgabello viene posto accanto al letto, in modo che il paziente vi possa appoggiare il capo. Anche in questo caso lo si invita ad abbandonarsi al dolore, a rilassarsi. Appena si lascia andare sco· prirà che il dolore sparisce. L'ostacolo maggiore al superamento di un disturbo alla bassa schiena è la paura, la paura del dolore. Dobbiamo aiutare i pazienti a superare questa paura se vogliamo che si liberino completamente dal dolore. La paura crea tensione e la tensione genera dolore. Può formarsi un circolo vizioso che non ha altra via d'uscita che l'inter vento chirurgico, che per parte mia non consiglio mai perché non agisce sulla tensione muscolare che è alla radice del disturbo. Stec care la schiena può servire a eliminare il dolore riducendo la moti lità della parte, ma conosco persone che hanno sublto più opera zioni di questo tipo senza trarne vantaggi significativi. Queste stes se persone hanno fatto progressi notevoli con la terapia bioener getica. Reinstaurando la motilità della bassa schiena si può eliminare il dolore. Ma per poterlo fare bisogna prima lavorare sulla paura. Questi pazienti non hanno solo paura del dolore fisico; hanno paura anche di ciò che esso comporta - perché il dolore è un segnale di pericolo. Temono che la schiena si spezzi per davvero, come emerge quando si sdraiano appoggiando la parte bassa della schiena allo sgabello. Se chiedo di che cosa hanno paura quando cominciano a provare dolore, la risposta è invariabilmente questa: "Ho paura che mi si spezzi la schiena " . Nella mia lunga esperienza non è mai successo che qualcuno si facesse male alla schiena durante gli esercizi bioenergetici, se li eseguiva correttamente. Eseguirli .correttamente significa non usarli per forzare una breccia in un problema ma per entrare in contatto con esso a livello corporeo. Non bisogna mai spingere un esércizio oltre il punto di pericolo, che viene raggiunto quando il soggetto ha paura. Quando ciò avviene occorre analizzare la paura. Si pos sono fare domande del tipo: " Come le è venuta l'idea che la sua schiena possa spezzarsi? " , e " Che cosa potrebbe causare la rottura della schiena? " Prima o poi il paziente riesce ad associare questa paura con una situazione infantile. Per esempio può ricordare le parole di un genitore: " Se ti prendo ti spezzo la schiena " . È la minaccia che si rivolge a un bambino ribelle: significa che il padre o la madre vuole spezzare lo spirito del bambino o la spina dorsale della sua resistenza. Il bambino può reagire alla minaccia irrigi- 214 Stress e sesso dendo la schiena come a dire: " Non puoi spezzarmi " . Ma una volta che la rigidità della schiena è diventata cronica la paura di rompersi si struttura nel corpo ed entra a far parte delle sue difese. Non sempre occorre una minaccia verbale esplicita per dar ori gine a una schiena rigida. È più frequente che, in presenza di un aperto conflitto di volontà, il bambino irrigidisca coscientemente la schiena per mantenere la propria integrità. In ogni caso comun que l'irrigidimento della schiena denota una resistenza inconscia, il tentativo di trattenersi dal cedere o dall'abbandonarsi. Se è vero che questo controllo ha un aspetto positivo, cioè la conservazione dell'integrità, significa però anche trattenersi dal bisogno, dal desi derio e dall'amore. La rigidità blocca la capacità di cedere al pianto e l'abbandono al desiderio sessuale. Quando una persona piange diciamo anche che prorompe in lacrime o in singhiozzi. La paura di rompersi è fondamentalmente una paura di crollare, di cedere e di arrendersi. Solo per mezzo delle associazioni il paziente arriverà a capire da dove proviene la paura. Una persona non può rompersi a meno che non sia in trappola, come lo sono i bambini nel rapporto con i genitori. I pazienti non sono in questa posizione. A ogni paziente vien detto che è libero di fare o di non fare un esercizio e che può desistere in qualsiasi momento. Ma i pazienti - e in genere la maggior parte delle per sone - si sentono presi nella trappola della rigidità e delle tensioni muscolari croniche e proiettano questo sentimento nei rapporti. Gli esercizi non vanno mai fatti in modo coatto, per evitare che la sen sazione di essere in trappola aumenti. Andrebbero visti come un mezzo per sentire che cosa succede nel proprio corpo e perché suc cede. Non possiamo permetterei di vivere con la sensazione che se non siamo prudenti la vita ci spezzerà, perché allora ciò accadrà sicuramente. Ho detto che ci sono vari modi per far sì che le gambe vibrino. L'esercizio forse più semplice consiste nel far sdraiare il paziente supino sul letto facendogli stendere in alto le gambe. Se le caviglie sono flesse e i talloni spinti verso l'alto, la tensione esercitata sui muscoli posteriori delle gambe in genere le fa vibrare. La vibrazione del corpo ha un'altra importante funzione oltre a quella di rilasciare la tensione. Consente di sentire e di apprez zare i movimenti involontari del corpo che sono un'espressione del la sua vita, della sua forza vibrante. Chi ne ha paura perché ri tiene di dover possedere ad ogni istante il pieno controllo di se 215 Bioenergetica stesso è destinato a perdere la spontaneità e a diventare un automa, un individuo rigido e legato. Mi si consenta di essere ancora più esplicito. I movimenti invo lontari del corpo sono l'essenza della vita. Il battito del cuore, il ciclo della respirazione, i movimenti peristaltici dell'intestino sono tutte azioni involontarie. Ma anche a livello del corpo nel suo complesso questi movimenti sono i più significativi! Abbiamo le convulsioni dal ridere, piangiamo di dolore o di tristezza, tre miamo di rabbia, saltiamo dalla gioia, balziamo per l'eccitazione e sorridiamo di piacere. Queste azioni, poiché sono spontanee, non volute o involontarie, ci muovono in maniera profonda, ricca di significato. E la più piena, la più soddisfacente di queste risposte involontarie è l'orgasmo in cui la pelvi si muove spontaneamente e tutto il corpo si agita convulsamente nell'estasi della scarica . La scarica sessuale Una scarica sessuale soddisfacente scarica l'eccitazione in ecces so del corpo, riducendone notevolmente il livello complessivo di tensione. Nel sesso l'eccesso di eccitazione si concentra sull'appa rato genitale e si scarica nel climax. L'esperienza di una scarica sessuale soddisfacente lascia un senso di calma, di rilassamento, e spesso sopraggiunge il sonno. L'esperienza di per sé è estrema mente piacevole e appagante. Può far pensare: "Ah! Allora è que sta la vita. Sembra così bello, così giusto " . Questo implica che ci sono esperienze o incontri sessuali che non sono soddisfacenti e che non portano a una simile conclusione. Si può avere un contatto sessuale insoddisfacente in cui l'eccita zione cresce ma non raggiunge un climax e non viene scaricata. Se ciò accade si genera spesso uno stato di frustrazione, di irre quietezza e di irritabilità. Ma l'assenza del climax non produce necessariamente frustrazione. Quando il livello di eccitazione ses suale è basso, il mancato raggiungimento del climax non disturba il corpo. Può creare infelicità a livello psichico se il fallimento viene visto come un segno di impotenza. Ma si può evitare questo di sagio psichico riconoscendo che l'assenza del climax era dovuta al basso livello di eccitazione sessuale; in questo caso il contatto ses suale, se avviene fra due persone che si vogliono bene, può essere già di per sé piacevole. Inoltre non tutti i climax sono pienamente soddisfacenti. Ci 216 Stress e sesso sono scariche parziali in cui si sfoga solo una frazione di eccita zione. Si potrebbe parlare di soddisfazione parziale, se non fosse una contraddizione in termini. Il termine " soddisfazione " denota com pletezza o pienezza. Ma nei sentimenti simili contraddizioni pos sono esistere e di .fatto esistono. Si può essere soddisfatti con un 80 per cento di scarica se è questo il meglio che si è stati in grado di raggiungere: infatti nelle sensazioni entrano in gioco dei fattori psichici, che le modificano. Una donna che non abbia mai avuto il climax durante l'atto sessuale, quando lo raggiunge lo troverà appagante e soddisfacente indipendentemente dal grado di scarica. Possiamo descrivere una sensazione solo confrontandola con un'e sperienza precedente; in questo caso il paragone è molto favorevole. Ho evitato fin qui la parola " orgasmo" perché è un termine abusato e spesso malinteso. Dire, con Albert Ellis, che "un orga smo è un orgasmo" è un gioco di parole. Ellis assimila l'orgasmo al climax : ma sbaglia, perché non fa distinzione fra i diversi gradi di scarica e di soddisfazione. Come tutti dovrebbero sapere, a li vello di sentimenti e di vissuto non esistono due rapporti sessuali identici. Nessun orgasmo è uguale a un altro. Le cose e gli avveni menti sono uguali solo quando l'affettività è assente. Là dove en trano in gioco i sentimenti ogni esperienza è unica. Reich usava il termine " orgasmo" in un senso particolarissimo per riferirsi al completo abbandono all'eccitazione sessuale, con il coinvolgimento totale del corpo nei movimenti convulsi della sca rica. A volte questo orgasmo si verifica ed è un'esperienza estatica. Ma, come riconosceva lo stesso Reich, è anche decisamente raro. Una totalità di risposta a qualsiasi situazione è insolita nella nostra cultura. Siamo tutti troppo carichi di conflitti per poterei abban donare pienamente a qualsiasi sensazione. Penso che il termine " orgasmo" dovrebbe essere limitato allo sfogo sessuale che è accompagnato da movimenti piacevoli, spon tanei, convulsi e involontari del corpo e della pelvi e che viene vissuto come soddisfacente. Quando nella sensazione della scarica e dello sfogo è coinvolto solo l'apparato genitale l'esperienza è troppo limitata perché la si possa chiamare orgasmo . Dovrebbe es sere descritta nell'uomo come eiaculazione e nella donna come climax. Per qualificarsi come orgasmo la scarica si deve estendere ad altre parti del corpo - per lo meno alla pelvi e alle gambe e dovrebbero comparire dei movimenti piacevoli e involontari. L'orgasmo dovrebbe essere un'esperienza che muove e commuove. Se tutto il corpo e l'essere dell'individuo si muovono spontanea- 217 Bioenergetica mente, e specialmente se il cuore risponde, allora si ha un orgasmo completo. È quello che tutti speriamo di raggiungere nell'attività sessuale. Un orgasmo, che sia completo o parziale in termini di coinvol gimento fisico, scarica tensione nelle parti che reagiscono attiva mente. Ma la scarica non è permanente. Nella vita quotidiana siamo continuamente sottoposti a stress, dunque le tensioni possono rifor marsi. Solo una vita sessuale soddisfacente - e non un'esperienza isolata - può contribuire a tener basso il livello di tensione del corpo. Non voglio creare una mistica dell'orgasmo, anche se ritengo che abbia un'importanza fondamentale. Ma non è l'unico modo di scaricare la tensione e nemmeno dovrebbe essere usato cosciente mente a questo scopo. Non si piange per scaricare la tensione; si piange perché si è tristi, e tuttavia il pianto è uno dei modi fonda mentali per liberare la tensione. Anche se l'orgasmo completo è il meccanismo di scarica più soddisfacente ed efficace, ciò non significa che il sesso senza un orgasmo di questo tipo o l'unione sessuale senza climax sia vuota di significato e di piacere. Pratichiamo il sesso per piacere e questo deve essere il criterio principale del no stro comportamento sessuale. Voglio solo sottolineare che l'orga smo pieno è più piacevole, al punto di poter raggiungere il livello dell'estasi. Ma siccome il grado di piacere dipende dalla quantità di eccitazione preliminare, che si sottrae al controllo e alla volontà, dobbiamo essere felici di provarlo qualunque ne sia il livello. Il problema di molti è che nel loro corpo le tensioni sono così profondamente strutturate che è raro avvenga la scarica orgasmica. Movimenti piacevoli e convulsi fanno troppa paura, l'abbandono è una minaccia troppo grande. Checché ne dicano, molti hanno paura e sono incapaci di abbandonarsi alle sensazioni sessuali intense. Eppure molti pazienti all'inizio della terapia affermano di avere una vita sessuale soddisfacente, di essere appagati e di non avere problemi. In alcuni casi non hanno elementi di confronto e imma ginano che il sesso si esaurisca nel poco piacere che provano. In altri casi ingannano se stessi. È soprattutto l'io maschile ad eri gere delle forti difese negando qualsiasi sentimento di inadegua tezza sessuale. Con il progredire della terapia ambedue i tipi de scritti prendono coscienza dell'inadeguatezza della propria vita ses suale. Ciò avviene grazie all'esperienza di una scarica sessuale più appagante e soddisfacente. In tutti i casi, comunque, il corpo del soggetto rivela il vero 218 L Stress e sesso stato del suo funzionamento sessuale. Chi ha il corpo relativamente libero da grosse tensioni, respirando sul letto apposito manifesta il riflesso orgasmico. Ho descritto questa reazione corporea nel primo capitolo parlando della mia terapia personale con Reich. Ma trattandosi di un punto importante, desidero comunque ripren· derlo. Il soggetto giace sul letto con le ginocchia piegate in modo che la pianta dei piedi sia a contatto con il letto e piega il capo all'in dietro in modo, per così dire, da toglierlo di mezzo. Le braccia sono appoggiate ai lati del corpo. Se la respirazione è agevole e profonda e nessuna tensione muscolare blocca le onde respiratorie nel loro passaggio attraverso il corpo, la pelvi si muove spontaneamente ad ogni respiro. Si solleva con l'espirazione e cade all'indietro con l'inspirazione. Il capo si muove nella direzione inversa, verso l'alto con l'inspirazione e all'indietro con l'espirazione. La gola invece con l'espirazione si sposta in avanti. Si vedano a questo proposito le figure che seguono. ESPIRAZIONE - MOVIMENTO IN AVANTI DELLA PELVI i INSPIRAZIONE - MOVIMENTO ALL'INDIETRO DELLA PELVI Reich descrisse il riflesso come un movimento in cui le due estremità del corpo si riuniscono. Il capo però non prende parte a questo movimento in avanti, ma cade all'indietro (vedi figura a p . 220) . Si osservi la figura e si immagini che anche le braccia siano 219 Bioenergetica protese verso l'alto: il movimento può essere descritto come un'a zione di circondare o di racchiudere. Assomiglia all'azione di un'ameba che fluttua intorno a una particella di cibo per circon darla e inglobarla. Il movimento è ben più primitivo di quello di succhiare, in cui è la testa a svolgere il ruolo dominante. L'atto SCARICA == RIFLESSO ORGASMICO POSIZIONE AD ARCO RIFLESSO ORGASMICO = RILASSAMENTO DALLA POSIZIONE DELL'ARCO di succhiare è collegato all'inspirazione. Quando si inala l'aria il capo si sposta in avanti, la gola e la pelvi all'indietro. Questo movimento viene chiamato riflesso orgasmico perché si verifica in tutti i casi di orgasmo completo. Anche nell'orgasmo parziale compaiono dei movimenti pelvici involontari, ma il corpo non vi si abbandona per intero. Una cosa dovrebbe essere chiara: il riflesso orgasmico non è un orgasmo. Si verifica quando il livello dell'eccitazione è basso ed è un movimento leggero. Viene vissuto come una piacevole sensazione di libertà e di sollievo interiore e denota l'assenza di tensione nel corpo. Lo sviluppo del riflesso orgasmico nella situazione terapeutica non garantisce che il paziente abbia orgasmi completi nel rapporto sessuale. Le due situazioni sono radicalmente diverse. Nel sesso il livello di eccitazione è molto elevato, dunque l'abbandono è più difficile. Il soggetto deve imparare a tollerare questo livello elevato di eccitazione senza diventare teso o ansioso. Un'altra differenza sta in questo: la situazione terapeutica è studiata per dare appoggio al paziente: il terapista è lì per lui. Invece nell'atto sessuale il partner è coinvolto personalmente e ha delle esigenze rispetto al rapporto. Tuttavia è vero che chi è incapace di abbandonarsi al riflesso nell'atmosfera protettiva della situazione terapeutica diffi cilmente riuscirà a farlo nel!'atmosfera più carica del! 'incontro ses suale. Per questa ragione la terapia bioenergetica non dà al riflesso orgasmico la stessa importanza che vi attribuiva Reich. Non che non sia importante o che la terapia non miri a farlo sviluppare, ma altrettanta importanza deve essere attribuita alla capacità del 220 Stress e sesso paziente di trattare lo stress, in modo che il riflesso possa funzio nare anche nella situazione sessuale. A questo scopo si cerca di far fluire la carica nelle gambe e nei piedi, facendo così assumere al riflesso una qualità diversa. La carica, salendo dal suolo alla pelvi, aggiunge un elemento aggressivo a un'azione tenera. Desidero sottolineare immediata mente che aggressivo non significa sadico, duro o avido. Significa forte, in un senso positivo. Nella teoria della personalità il termine aggressività indica la capacità di perseguire i propri scopi. È l'op posto della passività, che indica l'attesa che altri soddisfi il bisogno. Nel mio primo libro 3 postulavo due istinti, chiamati desiderio e aggressione. Il desiderio è associato con l'Eros, l'amore e la te nerezza. È caratterizzato dal movimento di eccitazione lungo la parte frontale del corpo che viene percepito come dotato di una qualità tenera, erotica. L'aggressività risulta dal flusso di eccita zione che percorre il sistema muscolare, specialmente i grossi mu scoli della schiena, delle gambe e delle braccia. Questi muscoli servono a stare in piedi e a muoversi. Il significato originario della parola " aggressione" è " muoversi verso" , azione che dipende dal funzionamento di questi muscoli. Sia per l'uomo sia per la donna l'aggressione è una componente essenziale dell'atto sessuale. In assenza di aggressione il sesso si riduce a sensualità, a stimolazione erotica senza climax od orgasmo. Non c'è aggressione se non c'è un oggetto verso cui muoversi: un oggetto d'amore nel sesso, un oggetto fantasioso nella mastur bazione. Vorrei sottolineare ancora che l'aggressione non ha necessaria mente un intento ostile. L'intenzione del movimento può essere sia di amore sia di ostilità: è il movimento stesso ad essere ag gressivo. L'aggressività è anche la forza che ci permette di affrontare lo stress, di resistervi e di venirne a capo. Se ordinassimo le diverse strutture caratteriologiche in base all'ammontare di aggressività disponibile in ciascuna di esse avremmo una replica della gerarchia dei tipi illustrata sopra. L'aggressività del carattere psicopatico, per esempio, è una pseudoaggressività. Non è diretta verso ciò che l'individuo vuole, ma verso la dominanza. Una volta raggiunto il potere lo psicopatico diventa passivo. D'altra parte il masochista 3 LoWEN, The Physical Dynamics o/ Character Structure, cit.; trad. it. Il linguaggio del corpo, Feltrinelli, Milano, 1978. 221 Bioenergetica non è passivo come sembra. La sua aggressività è nascosta ed esce allo scoperto solo nei piagnistei e nei lamenti. La passività del ca rattere orale è in gran parte dovuta allo scarso sviluppo muscolare. Il carattere rigido è iperaggressivo per compensare il senso di fru strazione interiore. Ora che possiede una base razionale per comprendere il feno meno dell'aggressività nel sesso, la terapia deve aiutare il paziente a sviluppare la propria aggressività sessuale, che nell'uomo come nella donna si esprime nella forte spinta della pelvi. Si noti che uso l'espressione " spingere " al posto di quella di " protendersi" usata per descrivere il riflesso. Ci sono tre modi di muovere in avanti la pelvi. La si può tirare in avanti contraendo i muscoli addominali, ma questo movimento ha l'effetto di tendere la parte frontale del corpo e di escludere le sensazioni tenere ed erotiche che scorrono nell'addome. Nel lin guaggio del corpo ciò rappresenta un protendersi senza sentimento. La si può spingere in avanti da dietro contraendo i muscoli delle natiche. Questa azione tende il pavimento pelvico e limita la sca rica all'apparato genitale. Sono questi i modi comuni di muovere la pelvi nell'atto sessuale. I pazienti fanno lo stesso movimento in terapia quando viene loro richiesto di spostarla in avanti. Il terzo modo di muovere in avanti la pelvi è quello di premere in giù sul suolo coi piedi. Questa azione fa muovere la pelvi in avanti se le ginocchia sono flesse. Poi, quando si molla la pressione sul suolo, la pelvi ricade all'indietro. Questa azione dipende dalla capacità di dirigere l'energia nei piedi. In questo tipo di movimento pelvico tutto lo sforzo è nelle gambe. La pelvi è libera da tensioni e oscillazioni, non viene tirata né spinta. La dinamica energetica di questo movimento è illustrata nelle figure di p. 223, che raffigurano tre movimenti fondamentali del corpo umano in relazione al terreno : camminare, alzarsi e spinta pelvica. Il principio che sottostà a queste azioni è già stato espresso in precedenza: si tratta del principio di azione e reazione. Se si preme sul suolo, il suolo preme di rimando e il soggetto si muove. Lo stesso principio opera nei missili. L'energia scaricata all'estre mità del missile lo spinge in avanti. Ecco come funziona questo principio nelle tre azioni elencate sopra. Camminare : i piedi sono divaricati (a uria distanza di circa quindici centimetri), le ginocchia flesse e il corpo eretto. Si sposta il peso sulla parte anteriore dei piedi. Si preme in giù il piede destro, si solleva il sinistro e lo si sposta in avanti. Scaricando il 222 Stress e sesso tallone destro si farà un passo avanti sul piede sinistro. Ripetere questo processo un piede dopo l'altro è camminare. A. c. B. s D STAR FERMI D PREMERE IN Giù MUOVERSI IN AVANTI Alzarsi: si assume la stessa posizione, ma con le ginocchia più flesse. Si sposta il peso sulla punta dei piedi e si preme in giù. Questa volta però non si solleva il piede sinistro e non si scarica il peso dei talloni. Se i talloni mantengono il contatto con il suolo ALZARSI l l A. FERMI GENUFLESSI B. CHINARSI IN AVANTI C. ALZARSI 223 Bioenergetica non si riesce a muoversi in avanti. Siccome la forza risultante dall'azione di premere verso il basso deve avere un qualche effetto, ci si troverà a raddrizzare le ginocchia e ad alzarsi in posizione ben eretta. Spinta pelvica : si assume la stessa posizione adottata per al zarsi. Si ripete lo stesso processo del secondo esercizio ma non si lascia che le ginocchia si raddrizzino. Se si tengono le ginocchia piegate non ci si alza e se i talloni rimangono attaccati al suolo non si va avanti. L'unico movimento possibile è la spinta in avanti della DINAMISMO PELVICO A. STAR FERMI PESO IN AVANTI B. MOVIMENTO IN AVANTI DELLA PELVI pelvi. Se si tiene la pelvi bloccata ci si troverà in una situazione isometrica in cui la forza agisce sulla muscolatura senza che però possa verificarsi nessun movimento. Se la tensione alle gambe im pedisce alla forza risultante di fluire verso l'alto e se vi sono delle tensioni che bloccano la pelvi e le impediscono di muoversi libe ramente, il movimento non potrà verificarsi. Le tensioni presenti nell'area pelvica possono essere liberate mediante una serie di esercizi oppure massaggiando i muscoli te si. Palpando un muscolo teso si sente come un nodo o una corda in tensione. Spero di poter presentare molti degli esercizi che usia mo in bioenergetica in uno studio separato, che sarà una specie di manuale di esercizi bioenergetici. Questo libro si propone di for nire una visione del rapporto intimo che lega personalità e corpo. 224 Stress e sesso Una variante dell'ultimo esercizio, che viene impiegato per li berare la pelvi, comprende anche la caduta. Lo descriverò qui, nel caso che uno dei lettori desiderasse provarlo (figura sotto) . SGABELLO O SEDIA COPERTA Si prende posizione davanti a uno sgabello o a una sedia, che bisogna toccare appena, quel tanto che basta per tenersi in equili brio. I piedi sono a distanza di quindici centimetri e le ginocchia quasi completamente flesse. Si butta il corpo in avanti fino ad avere i talloni leggermente sollevati dal suolo. A questo punto il peso dovrebbe essere sulla parte anteriore dei piedi, ma non in punta. Il corpo dovrebbe essere arcuato all'indietro e la pelvi por tata in avanti senza sforzo a formare un arco continuo, senza frat ture. In questo esercizio è importante premere in giù ambedue i talloni, ma senza lasciare che tocchino il pavimento. Per impe dire che ciò avvenga ci si inclina in avanti e si tengono le ginoc chia flesse. La pressione sui talloni arresta il movimento in avan ti; le ginocchia flesse impediscono di sollevarsi. 225 Bioenergetica Si invita il soggetto a restare in questa posizione finché ci rie sce, senza che però diventi una prova di volontà o di resistenza. La respirazione deve essere addominale ma non forzata. L'addo me viene tenuto all'infuori, la pelvi sciolta. Quando non si rie sce più a mantenere questa posizione si cade in avanti in ginoc chio sulla coperta. In questo esercizio non è necessario applicare volontariamente nessuna pressione, perché c'è già la forza di gravità ad applicare una pressione verso il basso: essendo un'azione piuttosto forte i muscoli delle cosce, se sono tesi, faranno male. Quando il dolo re diventa insopportabile si cade. In genere, prima di cadere, le gambe cominciano a vibrare. Se la respirazione è profonda e ri lassata e ci si mantiene sciolti, la vibrazione si estende alla pelvi, che si muoverà involontariamente avanti e indietro. Faccio esegui re questo esercizio due o tre volte e man mano i movimenti vibra tori si intensificano. Mi è stato anche detto che questo esercizio è molto utile per chi pratica lo sci. Gli esercizi sono importanti perché danno un diverso senso del proprio corpo e aiutano a prendere coscienza dei blocchi e delle tensioni, favorendo la comprensione delle proprie paure e delle proprie ansie. La paura espressa più comunemente dai pa zienti è che, se si abbandonano alle sensazioni sessuali, rischiano di essere usati. All'origine di questa paura c'è spesso un genitore o una figura parentale, in genere del sesso opposto. L' " essere usa ti" può riferirsi a una gamma molto varia di peccati, che può an dare dal rapporto sessuale fra genitore e figlio al fatto che uno dei genitori traesse semplicemente piacere o ricevesse una certa carica dalla sessualità del bambino. È la paura specifica che va individua ta, con il metodo analitico o in altri modi. In alcuni casi l'impiego dell'esercizio della caduta basta a farla emergere. Una giovane donna stava in piedi su una sola gamba flessa e guardava la coperta: quando pensò al fatto di cadere vide l'imma gine di un pene. La sua paura di cadere equivaleva alla paura del l'abbandono sessuale - alle sue stesse sensazioni. L'immagine del pene le fece venire in mente il padre. Era sadico, disse. "Mi schiaf feggiava e mi umiliava. Girava per casa nudo senza nessun riguar do per i miei sentimenti. " La cosa che la disturbava di più, aggiun se, era il suo sguardo. "Mi spogliava con gli occhi. " L'elaborazione era inutile. Capivo il suo problema e simpatiz zavo con lei. Non aveva altro modo di difendersi se non quello di escludere le sensazioni sessuali. L'unico sistema per farlo era quel- 226 Stress e sesso lo di ritrarsi nella parte superiore del corpo. Per farlo doveva con trarre il diaframma e tendere addome e pelvi. Il risultato fu lo svi lupparsi dell'ansia di cadere. Ma l'ansia di cadere non era l'unica conseguenza di questa azione difensiva. Quando una persona subisce un insulto o un'in giuria, la reazione naturale è di rabbia. Solo quando la rabbia è bloccata o inibita dalla paura il soggetto assume una posizione di difesa. La collera inibita si trasforma in ostilità e negatività. Ora l'individuo si sente colpevole e la pastura difensiva finisce per es sere diretta contro i suoi stessi sentimenti negativi e ostili, come contro ogni ulteriore insulto o ingiuria. Perciò non è sufficiente che il soggetto realizzi e accetti il fatto c;li non essere più vulnera bile al tipo di insulto o di ingiuria di cui aveva fatto esperienza da bambino. Questa presa di coscienza non avrà nessuna influenza sostanziale sulla pastura difensiva, perché la difesa ha un'altra funzione - cioè quella di nascondere l'ostilità. Nel terzo pllpitolo ho osservato che i due strati esterni della personalità, le difese dell'io e l'armatura muscolare, funzionano da monitor e da controllo sullo strato emozionale, o Es. Tutti gli individui nevrotici o psicotici hanno paura dell'intensità dei pro pri sentimenti, in specie di quelli negativi. Ho spiegato che occor re dar sfogo o espressione a questi sentimenti prima che il senti mento centrale di amore possa fluire liberamente e pienamente ver so il mondo. Ìl opportuno che lo sfogo avvenga nella situazione te rapeutica, per impedire che i sentimenti vengano agiti su una per sona innocente. Nella terapia bioenergetica si incoraggia sempre l'espressione di tali sentimenti ogni volta che sono appropriati ri spetto alla situazione terapeutica immediata. Le cose stavano sen z'altro così per la paziente appena citata, che aveva descritto il pa dre come un individuo sadico che la umiliava. Prima che si possa abbandonare positivamente ai sentimenti sessuali bisogna consen tirle di abbandonarsi al loro aspetto negativo. Ci si renderà senz'altro conto che questa paziente, o qualun que altra donna che abbia subito un trauma simile, ha sentimenti ambivalenti nei confronti degli uomini. La ragazza, la donna ama gli uomini, padre compreso, ma la bambina che è stata ferita, umi liata da un uomo li odia tutti. In una parte della sua personalità vorrebbe far loro quello che loro hanno fatto a lei - ferirli e umi liarli. Da bambina non osava esprimere questi sentimenti e non osa farlo nemmeno adesso che è adulta. Sa anche che questi senti menti sono distruttivi per qualsiasi rapporto come lo sono stati 227 Bioenergetica per lei. � un vicolo cieco, da cui la terapia deve aiutarla a uscire. L'unico modo per farlo è di fornirle la possibilità di dar sfogo ai sentimenti negativi. Ci sono molti esercizi adeguati per questo scopo. Uno consi· ste nel dare alla paziente una salvietta di spugna da torcere con le mani. La salvietta può rappresentare una qualsiasi persona . In questo caso poteva essere il padre, l'attuale boyfriend o io stesso, comunque un rappresentante dell'odiato sesso maschile. Mentre torce la salvietta la paziente può dire tutte le cose che le piacereb be o le sarebbe piaciuto dire al padre o a qualsiasi altro uomo. " Sei un bastardo. Ti odio. Mi hai umiliata, ti disprezzo. Potrei tor certi la testa e staccartela dal corpo ; non potresti più guardarmi con quegli occhi morbosi. " È ovvio che la salvietta può anche rap presentare il pene. Torcendolo la donna può scaricare una gran parte della propria ostilità contro di esso. Questo non è un esercizio di routine. Ha valore solo quando segue la rivelazione di un'esperienza traumatica da parte del pa ziente. Tali esperienze non devono necessariamente essere sessua li. L'esercizio può essere usato per liberare qualsiasi sentimento di ostilità o di rabbia provocato da un'ingiuria o da un insulto. Un esercizio specificamente sessuale, e che dunque in questo contesto sarebbe più appropriato, è il seguente: il paziente si met te sul letto sostenendosi con i gomiti e con le ginocchia e punta i piedi sul materasso. È la posizione comune del maschio nell'atto sessuale. Adesso il paziente, maschio o femmina, picchia la pelvi contro il letto con una forte spinta. Eventualmente può anche emettere dei suoni. Se vengono usate le parole saranno necessaria mente basse, sadiche, offensive e volgari. Quando il paziente si lascia andare in questo esercizio prova un gran senso di sollievo. Finalmente butta fuori il rospo, e in un modo non distruttivo né per se stesso né per altri. La volgarità è appropriata, perché l'azione mira a umiliare l'altro, ma il sogget to si sente pulito come se si fosse lavato le mani sporche. Il senti mento pulito che esce è la rabbia, una rabbia pulita contro la per sona che ha inflitto l'offesa. La rabbia può anche essere espressa colpendo il letto con una racchetta da tennis . Il colpo non è umi liante né punitivo, ma afferma il diritto del paziente ad essere ri spettato come individuo e rafforza il suo rispetto per se stesso. Nessuno può rispettare se stesso se non è capace di arrabbiarsi o non si arrabbia per un insulto o un'offesa personale. Ogni volta che si dà sfogo a un sentimento ostile o negativo 228 Stress e sesso l'ansia di cadere diminuisce. Lo stesso si dica per ogni valida espressione di collera. Tuttavia queste manovre non bastano per eliminare l'ansia di cadere. Ora esiste a pieno diritto come una paura che deve essere affrontata e presa di petto. Non è con le pa role che si impara a lasciarsi andare senza paura: si impara fa cendolo. In questo processo si impara anche a difendere il rispet to di se stessi e la propria sessualità contro tutti quanti, terapista compreso. Desidero aggiungere che gli esercizi non scaricano solo i sen timenti repressi, ma anche le tensioni muscolari. La caduta libera le gambe dallo sforzo di doversi tener su per paura di cadere. L'oscillaziòne della pelvi (il movimento all'indietro serve a libera re le tensioni muscolari associate a un sadismo anale represso) ri duce le tensioni muscolari ai fianchi e al cinto pelvico. Gli eser cizi di torcere la salvietta e di colpire il letto hanno effetti analoghi su altre parti del corpo. Questi sono esercizi tipici di autoespressione. Non sono gli unici impiegati in bioenergetica e nemmeno sono limitati ai senti menti negativi, ostili, di collera. Le azioni di protendersi per cer care contatto, di toccare teneramente e di tenere vengono impie gate per esprimere affetto e desiderio. Nel prossimo capitolo par lerò della natura dell'autoespressione e descriverò alcuni dei meto di che usiamo per trattare i problemi ad essa collegati. Ma per chiudere l'argomento sono necessarie ancora due considerazioni. L'accento posto sulla necessità di buttar fuori i sentimenti ne gativi si basa sul fatto clinico che chi non sa dire di no non sa neanche dire di sì. È importante perciò che, quando è opportuno, una persona sappia esprimere un sentimento di ostilità o di rab bia. Nel mio libro Pleasure: A Creative Approach to Life ho ap profondito le implicazioni filosofiche di questo concetto. Sarebbe poco realistico pensare che la personalità umana sia per natura sol tanto positiva. È positiva verso la vita, ma negativa verso ciò che è contrario ad essa. Alcuni però confondono le due cose. Nel mon do esistono tutte e due le forze ed è ingenuo cercare di negarlo. Se si è in grado di distinguerle si capirà che anche alla negatività spetta un posto nel comportamento umano. L'accento apparentemente esagerato posto sull'espressione cor porea può indurre il lettore a credere che nella terapia bioenergeti ca le parole siano prive d'importanza. Per il mio lavoro questo certamente non è vero, ma mi riservo di parlarne nell'ultimo ca pitolo. Non credo sia vero che il nostro approccio attribuisca trop- 229 Bioenergetica pa importanza all'espressione corporea: sono le altre terapie piut tosto che la ignorano. Se le parole non possono sostituire il movi mento corporeo, è però altrettanto vero che quest'ultimo non può prendere il posto del linguaggio. Ambedue le cose hanno il pro prio posto nella terapia come nella vita. Molti miei pazienti incon trano difficoltà ad esprimersi in modo adeguato a livello verbale. Come qualsiasi altro terapista, lavoro con loro su questo proble ma. Ma tutti i miei pazienti hanno difficoltà ad esprimersi piena mente a livello corporeo ed è su questo problema che si concen tra essenzialmente la bioenergetica. Ho anche scoperto che il pro blema corporeo sottende il problema verbale, pur non essendo identico ad esso. E più facile parlare fluentemente del sesso che fluire in esso. 230 Capitolo nono Autoespressione e sopravvivenza Autoespressione e spontaneità L'autoespressione è costituita dalle attività libere, naturali e spontanee del corpo e, come l'autoconservazione, è una qualità inerente a tutti gli organismi viventi. Ogni attività del corpo, dal le più comuni come camminare e mangiare alle più sofisticate co me cantare e ballare, contribuisce all'autoespressione. Il modo di camminare, per esempio, non solo definisce una persona come es sere umano (nessun altro animale cammina come l'uomo), ma ne definisce anche il sesso, l'età approssimativa, la struttura del ca rattere e l'individualità. Non ci sono due persone che camminino in modo esattamente uguale, abbiano esattamente lo stesso aspet to o si comportino esattamente allo stesso modo. Una persona esprime se stessa in ogni azione e in ogni movimento del corpo. Le azioni e i movimenti del corpo non sono le sole modalità di autoespressione. La forma del corpo, i suoi colori, i capelli, gli occhi, i suoni identificano la specie e l'individuo. Possiamo rico noscere un leone o un cavallo da una fotografia in cui non com paiono né azioni né movimenti. Anche i suoni e gli odori identifi cano sia la specie che l'individuo. Dalla definizione risulta evidente che l'autoespressione non è in genere un'attività cosciente. Possiamo esprimere noi stessi con sapevolmente o essere consapevoli della nostra autoespressione. Ma, che ne siamo o meno coscienti, esprimiamo sempre noi stessi. Da questo fatto conseguono due punti importanti. Uno è che il sé non è limitato al sé cosciente e non è identico all'io. Il secondo è che non dobbiamo far niente per esprimerci. Facciamo un'impres sione sugli altri con il semplice esserci, e a volte li colpiamo di più 231 Bioenergetica non facendo niente che cercando di esprimerci. In quest'ultimo ca so rischiamo di dar l'impressione di avere un bisogno disperato di essere riconosciuti. E l'autoespressione può essere inibita dalla consapevolezza di noi stessi. È la spontaneità, non la consapevolezza, la qualità essenziale dell'autoespressione. In uno scritto non pubblicato, The Creative Attitude [ L'atteggiamento creativo ] , Abraham Maslow scrive: La piena spontaneità è una garanzia di espressione onesta della natura e dello stile dell'organismo che funziona liberamente e della sua unicità. Le due parole, spontaneità ed espressività, implicano onestà, naturalezza, since rità, assenza di scaltrezza, di imitazione, eccetera, perché implicano anche la non strumentalità del comportamento, l'assenza di " tentativo " volontario, di sforzo e tensione forzata, di interferenza con il fluire degli impulsi e la libera espressione radioattiva del profondo della persona . È interessante notare che la spontaneità deve essere definita in termini negativi, come assenza di " sforzo volontario " , " mancanza di scaltrezza'', " mancanza di interferenza " . La spontaneità non può essere insegnata. Non si impara ad essere spontanei e perciò la terapia non lo può insegnare. Siccome lo scopo della terapia è di aiutare una persona a diventare più spontanea e più capace di esprimere se stessa, il che a sua volta genera un maggiore senso di sé, lo sforzo terapeutico dovrebbe proporsi di rimuovere le bar riere e i blocchi che ostacolano l'autoespressione. Ma per farlo ac corre conoscerli. È questo il significato dell'approccio bioenergeti co al problema dell'inibizione dell'autoespressione. Un confronto fra comportamento spontaneo e comportamento appreso chiarisce il rapporto del primo con l'autoespressione. In genere il comportamento appreso riflette ciò che è stato insegnato e dovrebbe perciò essere considerato un'espressione dell'io o del super-io, ma non del sé. Questa distinzione tuttavia non può es sere applicata rigorosamente perché il comportamento in genere contiene elementi sia appresi che spontanei. Il parlare è un buon esempio. Le parole che usiamo sono risposte apprese; ma il discor so è qualcosa di più delle semplici parole e frasi: comprende l'in flessione, il tono, il ritmo e i gesti, che sono in gran parte sponta nei e unici, aggiungono colore al discorso e ricchezza all'espressio ne. D'altra parte nessuno si farebbe sostenitore di un modo di par lare che distorca il comune significato dei termini e ignori le re gole della grammatica per amore della spontaneità. La spontaneità separata dal controllo dell'io è caos e disordine, anche se a volte si 232 Autoespressione e sopravvivenza può trovare un senso nei balbettii dei bambini e nei borbottii de gli schizofrenici. Un equilibrio adeguato fra controllo dell'io e spontaneità permette che un impulso venga espresso nella forma più efficace e sia nel contempo tutto pervaso della vita dell'indi viduo. Mentre un'azione spontanea è espressione diretta di un impul so e dunque manifestazi·one diretta del sé interiore, non sempre l'agire impulsivo è autoespressione. Nel comportamento reattivo c'è un aspetto che è solo apparentemente spontaneo, in quanto è condizionato e predeterminato dalle esperienze precedenti. Chi va su tutte le furie ogni volta che viene frustrato può dare un'impres sione di spontaneità: ma la qualità esplosiva della reazione lo smentisce. L'esplosione deriva dal blocco degli impulsi, dietro a cui si crea un accumulo di energia che una lieve provocazione ba sta a scatenare. Il comportamento reattivo deriva da un'" interfe renza con il fluire degli impulsi" ed è espressione di una situa zione di blocco all'interno dell'organismo. A volte tuttavia nella situazione controllata della terapia può essere opportuno incorag giare simili reazioni esplosive al fine di rimuovere dei blocchi pro fondamente strutturati. A volte la bioenergetica viene criticata proprio per questa po sizione. Molti terapisti assumono ingenuamente che la violenza non possa trovare nessuna giustificazione razionale all'interno del comportamento umano. Mi chiedo come si reagirebbe allora di fronte a una minaccia alla propria vita. Molti miei pazienti negli anni dell'infanzia avevano avuto una simile minaccia sospesa sul capo. È irrilevante domandarsi se la minaccia sarebbe giunta o me no a compimento. l bambini non possono permettersi di fare si mili distinzioni. La loro risposta immediata e autenticamente spon tanea è violenta . Là dove questa reazione viene bloccata o inibita per paura di una rappresaglia si costituisce la condizione interiore del comportamento reattivo. Le rassicurazioni e l'amore non ba stano a sciogliere il blocco: possono farlo solo appoggiando il pa ziente nel suo diritto di scaricare la propria violenza nella situa zione controllata della terapia, senza che egli la agisca nella vita quotidiana. Il piacere è la chiave dell'autoespressione. Ogni volta che ci esprimiamo in maniera autentica proviamo un piacere che può es sere lieve ma può anche giungere all'estasi nell'atto sessuale. Il piacere dell'autoespressione non dipende dalla risposta dell'am biente; l'autoespressione è piacevole in sé. Vorrei che il lettore 233 Bioenerget;ca pensasse al piacere che prova ballando: capirà quanto il piacere di esprimersi sia indipendente dalle reazioni degli altri. Non voglio con ciò dire che una risposta positiva da parte del prossimo sia priva di valore: anzi, le reazioni altrui fanno diminuire o aumen tare il piacere che proviamo. Ma non lo creano. Non si pensa agli altri quando si canta facendo la doccia, eppure è un'attività au toespressiva e piacevole. Naturalmente, cantare come ballare, è un'azione autoespressi va. Ma perde parte di questa qualità quando diventa una perfor mance - cioè quando manca, anche solo in parte, l'impulso spon taneo. L'io può trarre piacere dalla performance, ma quando l'ele mento di spontaneità è basso diminuisce in proporzione anche il piacere. Fortunatamente una performance di questo tipo esercite rebbe poca attrattiva sul pubblico e ci sarebbe perciò la tendenza a non ripeterla. Lo stesso vale per qualsiasi altra attività: parlare, ballare, scrivere, cucinare, eccetera. La sfida posta all'artista è co me mantenere un livello elevato di performance senza perdere la spontaneità che dà vita e piacere alla sua attività. Nelle situazioni in cui si può essere liberamente spontanei sen za pensare coscientemente all'espressione, l'esperienza del piacere è molto elevata. Il gioco dei bambini ha questa qualità. Nella maggior parte delle nostre azioni c'è un misto di spontaneità e di controllo: il controllo conferisce più concentrazione, più effetto alle azioni. Il piacere è al massimo quando controllo e spontaneità si armonizzano in modo da completarsi a vicenda invece di ostaco larsi. L'io e il corpo collaborano per produrre una coordinazione di movimento che non può che essere definita piena di grazia. Il buon aspetto del nostro corpo ci dà piacere perché esprime chi siamo. Invidiamo chi ha dei bei capelli, occhi luminosi, denti bianchi, carnagione trasparente, buona postura, maniere aggrazia te e cosl via. Sentiamo che sono fonte di piacere per questa perso na e che lo sarebbero anche per noi. Una delle tesi della bioener getica sostiene che la salute e la vitalità del corpo si riflettono nel suo aspetto esteriore. Buon aspetto e buoni sentimenti e sensa zioni vanno insieme. La spontaneità è una funzione della motilità del corpo. Un corpo vivente non è mai a riposo, nemmeno nel sonno. Ovviamen te le funzioni vitali non si arrestano mai, ma molti altri movimen ti involontari continuano nel sonno. Sono più frequenti quando siamo svegli e attivi e variano di qualità e di intensità con il varia re del grado di eccitazione. È risaputo che i bambini si eccitano 234 Autoespressione e sopravvivenza a tal punto da saltare letteralmente Negli adulti movimenti invo lontari costituiscono la base dei gesti, delle espressioni facciali e di altre azioni corporee. In genere non siamo consci di questa atti vità che ci esprime anche di più delle nostre azioni coscienti. Ne consegue che un organismo è tanto più capace di esprimere se stes so quanto maggiore è la sua motilità. La motilità di un corpo è direttamente collegata al suo livello energetico. Per muoversi occorre energia. Quando il livello di energia è basso o depresso la motilità risulta necessariamente di minuita. Energia e autoespressione sono collegate da una linea di retta: energia -+ motilità -+ sentimenti -+ spontaneità -+ auto espressione. Questa sequenza opera anche all'inverso. Se la capa cità di autoespressione di un individuo è bloccata la sua sponta neità è ridotta. La riduzione della spontaneità abbassa il tono del le sensazioni, che a sua volta fa calare la motilità del corpo e ne deprime il livello energetico. Adolf Portmann, un biologo di pri mo piano interessato all'autoespressione degli animali, è giunto nei suoi studi a una conclusione analoga: " Una ricca vita interio re [ .. . ] dipende in gran parte da [ . . .] quel grado di individualità che va di pari passo con una ricca modalità di autoespressione " . La frase di Portmann suggerisce l'interrelazione fra tre elemen ti della personalità: vita interiore, espressione esteriore e indiviINDIVIDUALITÀ PERSONALITÀ VITA INTERIORE AUTOESPRESSIONE 235 Bioenergetica dualità. Questi aspetti sono come gli angoli di un triangolo, tutti e tre indispensabili perché la figura geometrica conservi la pro pria forma. Quando l'autoespressione è limitata o bloccata la si può com pensare proiettando un'immagine dell'io. Il modo più comune di farlo è il ricorso al potere e l'esempio migliore di questa proiezione fu Napoleone. Invecchiando divenne anche più piccolo, il capo gli si rattrappl incassandosi nelle spalle. Lo chiamavano il " piccolo caporale " , ma la sua immagine giganteggiava sull'Europa. Fu un imperatore e maneggiò un grande potere. Non posso far altro che interpretare un tale bisogno di potere come il riflesso di un senso di inferiorità a livello del sé e dell'espressione di sé. Se Napoleo ne avesse potuto cantare e ballare forse non avrebbe avuto biso gno di guidare eserciti attraverso paesi e paesi per conquistare un senso di sé che dubito abbia mai raggiunto. Il potere crea solo un'immagine più vasta, non un sé più grande. Un altro esempio di compensazione è quello di chi ha biso gno di una casa grande, di una macchina costosa o di una barca vistosa per superare un senso di piccolezza interiore. Ciò che è pic colo è la portata dell'autoespressione. Costui può essere ricco di soldi - perché questa è la sua ambizione - ma resta povero nella vita interiore (spirito) e nel modo di esprimere se stesso. In bioenergetica ci concentriamo su tre principali aree di auto espressione: movimento, voce e occhi. Normalmente le persone si esprimono simultaneamente attraverso tutti e tre i canali di co municazione. Se siamo tristi, per esempio, gli occhi piangono, la voce singhiozza e il corpo può essere percorso da tremiti. Anche la rabbia si esprime nel movimento del corpo, nella voce e nello sguardo. Escludendo o bloccando anche uno solo di questi canali indeboliamo e frammentiamo l'emozione e la sua espressione. Nelle pagine precedenti ho descritto alcuni degli esercizi e dei sistemi che impieghiamo per ridurre la tensione muscolare e li berare la motilità del corpo. Ora vorrei dire qualche parola su al cuni movimenti espressivi che vengono usati in terapia allo stesso scopo. Invitiamo i pazienti a tirare calci, a colpire il lettino, a pro tendersi cercando contatto, a toccare, succhiare, mordere e cosl via. Sono pochi i pazienti che sanno eseguire questi movimenti con grazia e sentimento. Le loro azioni sono coordinate o esplo sive. È raro che sappiano combinare i movimenti con un'adegua ta espressione verbale e degli occhi per renderli più espressivi. I blocchi che si oppongono a questi movimenti espressivi riducono 236 Autoespressione e sopravvivenza la mobilità del corpo e la spontaneità della persona. Tali blocchi possono essere sciolti solo lavorando su questi movimenti. I calci sono un buon esempio . Scaldare significa protestare. Siccome alla maggior parte degli individui da bambini è stato ne gato il diritto di protestare, da adulti non sanno tirare calci con convinzione o sortendo un reale effetto. Hanno bisogno di essere provocati e solo allora si scaricano, ma in maniera esplosiva. Se non c'è provocazione scaldano a casaccio e in modo scoordinato. A volte dicono: "Non ho nessun motivo di tirare calci " . Ma que sta è una negazione, perché nessuno sarebbe in terapia se ritenesse che nella sua vita non c'è niente per cui protestare. Scaldare stando sul letto, una gamba dopo l'altra, è un'azione rapida a cui, se è ben fatta, partecipa tutto il corpo. Le tensioni in una qualsiasi parte del corpo interferiscono con questa rapidi tà. Le gambe possono muoversi, per esempio, ma il capo e il tron co sono immobili. In questo caso il movimento delle gambe è for zato e non c'è spontaneità. Diciamo che il soggetto ha paura di abbandonarsi all'azione. Benché l'azione venga iniziata volontaria mente, quando il soggetto vi si lascia andare essa assume una qua lità spontanea e involontaria e diventa piacevole e soddisfacente. L'uso della voce mentre si scalda - ad esempio per dire di no accresce il coinvolgimento e la scarica. Lo stesso vale per gli al tri movimenti espressivi menzionati sopra. Ho scoperto che per liberare il movimento e dunque far sì che le sensazioni possano fluire uniformemente nell'azione è ne cessario che i pazienti ripetano più volte questi esercizi di scalda re, colpire, mordere, toccare. Ogni volta che scaldano o colpisco no il letto, per esempio, imparano ad abbandonarsi più pienamen te al movimento, permettendo che una porzione maggiore del cor po senta l'azione. Nella maggior parte dei casi è necessario far no tare al paziente come si freni dall'abbandonarsi al movimento. Ad esempio un paziente tende le mani verso di me ma si trattiene con le spalle, senza rendersi conto di inibire l'azione finché non glielo faccio notare. Colpire il letto con i pugni o con una racchetta da tennis è un'azione relativamente semplice, eppure sono pochi quel li che la sanno fare bene. Non si distendono abbastanza, non arcua no la schiena, bloccano le ginocchia, tutti movimenti che impedi scono loro di mettersi per intero nell'azione. Ovviamente l'atto di colpire per la maggior parte dei bambini era tabù. L'eliminazio ne psicologica del tabù nel presente non aiuta molto, dato che es so è ormai strutturato nel corpo sotto forma di tensione cronica. 237 Bioenergetica Ma con la pratica questa azione diventa più coordinata ed effica ce e i pazienti cominciano a provar piacere ad eseguire l'esercizio - segno questo che hanno aperto una nuova area di autoespres swne. Ho sempre ritenuto che la terapia richieda un doppio approc cio - uno focalizzato sul passato, l'altro sul presente. Il lavoro sul passato è il lato analitico, che sottolinea il perché del compor tamento, delle azioni e dei movimenti di una persona. Il lavoro sul presente accentua il come, come si agisce e ci si muove. Per la mag gior parte degli animali la coordinazione e l'efficacia di azione e di movimento sono delle qualità apprese nel corso del gioco infan tile. Ma quando il bambino ha problemi emotivi questo appren dimento non avviene in modo completo e naturale. È per questo che, in una certa misura, ogni terapia comprende un programma di riapprendimento e di riabilitazione. A mio avviso la terapia non dovrebbe essere un processo in cui i due aspetti - analisi e ap prendimento - si escludano l'un l'altro, ma una combinazione razionale di ambedue. Suono e personalità La parola " personalità " ha due radici. La prima è persona, cioè la maschera che l'attore portava sulla scena e che definiva il suo ruolo. In un senso perciò la personalità è condizionata dal ruolo che un individuo assume nella vita o dalla faccia che presen ta al mondo. Il secondo significato è l'esatto opposto del primo. Se dividiamo la parola " persona " nelle parti che la compongono, per sona, abbiamo un'espressione che significa " attraverso i suo ni " . In base a questo significato la personalità si riflette nel suono di un individuo. Una maschera è una cosa inanimata e non può trasmettere, come fa la voce, la qualità vibrante di un organismo vivente. Si potrebbe dire: " Non badate alla maschera, ma ascoltate il suono se volete conoscere una persona " . In parte è un consiglio saggio. Ma sarebbe un errore ignorare la maschera. Il suono non ci dice sempre - benché in alcuni casi lo faccia - qual è il ruolo adottato da una persona. C'è un particolare modo di parlare che può essere identificato con i ruoli. I predicatori, gli insegnanti, i servi e i sergenti hanno dei modi caratteristici di parlare che li identificano con la loro professione. La maschera influenza e mo- 238 Autoespressione e sopravvivenza difica la voce. Ma vi sono nella voce elementi che la maschera non sempre tocca e che ci danno informazioni diverse sulla personalità. Non ho dubbi che una voce ricca sia una ricca modalità di au toespressione e denoti una ricca vita interiore. Penso che a volte tutti abbiamo questa sensazione riguardo a una persona: pur non essendo supportata da studi obiettivi, è una sensazione valida. Che cosa intendiamo per voce ricca? Il fattore essenziale è la pre senza di foni armonici alti e bassi che le conferiscono pienezza di suono. Un altro fattore è la gamma. Una persona che parla su un solo tono ha una gamma espressiva molto limitata, che tendiamo a identificare con una personalità limitata. Una voce può essere piatta, senza profondità o risonanza, può essere bassa quasi man casse di energia, oppure esile e senza corpo. Ciascuna di queste qua lità ha un certo rapporto con la personalità dell'individuo. La voce è così strettamente legata alla personalità che è possi bile diagnosticare la nevrosi di una persona in base all'analisi del la sua voce. Raccomando un'attenta lettura del testo di Pau! Mo ses, The Voice of Neurosis [La voce della nevrosi ] / a chiunque desideri capire il rapporto fra voce e personalità. Lo studio della voce è progredito a tal punto da poter essere usato per scoprire quando una persona mente. È un metodo più sottile della rileva zione di bugie basata sul riflesso psicogalvanico della pelle, ma il principio è simile. Quando una persona dice una bugia la sua voce ha una monotonia che può essere rilevata mediante uno strumen to. Questa monotonia, in quanto differenziata dalla voce normale del soggetto, rivela che è stato bloccato o trattenuto l'impulso di dire la verità. Il nuovo rivelatore di bugie è noto come PSE, o Psychologi cal Stress Evaluator. Allan D. Beli, presidente della società che di stribuisce lo strumento, ne descrive come segue il funzionamento: " Nei muscoli del corpo umano, mentre vengono usati, sono con tinuamente presenti dei tremiti fisiologici. Ma sotto stress il tre mito diminuisce. Anche i muscoli della voce presentano sia questi tremiti, sia l'effetto di stress. Impiegando l'apparecchio elettroni co che abbiamo studiato potete esaminare una registrazione della voce per osservare cosa succede a questi tremiti. La misura del tremito è inversamente proporzionale alla quantità di stress psico logico a cui è sottoposto il soggetto ". 1 PAUL M . MosEs, The Voice of Neurosis, Grune and Stratton, New York, 1954. 239 Bioenergetica I tremiti sono ciò che io chiamo vibrazioni. L'assenza di vibra zioni indica la presenza di stress o di un freno, nel corpo o nella voce. In quest'ultima provoca una perdita di risonanza. I rapporti sono i seguenti : stress = freno = perdita di vibrazioni = mo notonia di affetti o sentimenti. Non sono un'autorità nel campo della voce, ma come psi chiatra vi presto molta attenzione. La uso non solo - nei limiti delle mie capacità - a scopo diagnostico, ma anche a scopo tera peutico. Se una persona deve recuperare il suo pieno potenziale di autoespressione è importante che acquisisca il pieno uso della voce in tutti i suoi registri e in tutte le sue sfumature affettive. Il blocco di un qualsiasi sentimento influisce sull'espressione vocale. Perciò è necessario sbloccare i sentimenti, che è poi quello di cui abbiamo parlato finora ; ma è necessario anche lavorare specifica mente sulla produzione del suono per eliminare le tensioni presenti nella regione dell'apparato vocale. Per capire il ruolo della tensione dei disturbi della produzione del suono dobbiamo considerare ognuno dei tre elementi che en trano in gioco ndla creazione del suono: il flusso d'aria sotto pres sione che agisce sulle corde vocali per produrre una vibrazione, le corde vocali -che funzionano come strumenti vibratori e le cavità di risonanza che aumentano il volume del suono. Le tensioni che interferiscono con la respirazione, specialmente quelle presenti nel la regione del diaframma, si riflettono in qualche forma di distor sione della qualità della voce. In un grave stato di ansia, ad esem pio, in cui il diaframma vibra, la voce diventa molto incerta. In genere le corde vocali di per sé sono prive di tensioni croniche, ma una sollecitazione acuta influisce anche su di esse dando origine alla raucedine. Le tensioni della muscolatura del collo e della gola, che sono abbastanza comuni, influiscono sulla risonanza della voce, producendo suoni di testa o di petto. La voce naturale è la risul tante di diverse combinazioni di questi toni, che variano a seconda dell'emozione. Questa combinazione darebbe una voce equilibrata. La mancanza di equilibrio nella voce indica chiaramente la pre senza di un problema della personalità. Moses, che è specialista in otorinolaringoiatria, descrive due casi da lui trattati. Ecco le sue parole: Un paziente di venucmque anni aveva una voce acuta e infantile che gli causava notevole imbarazzo. Le corde vocali erano del tutto normali, adatte dunque a produrre una sana voce baritonale, e di fatto poteva can tare da baritono. Però parlava in falsetto. Un altro paziente, un giovane av- 240 Autoespressione e sopravvivenza vocato, lamentava una raucedine cronica. Nella produzione della voce usava una quantità esagerata di registri di petto. Aveva un padre illustre, che svolgeva un ruolo di primo piano nella vita della contea, e quindi doveva dimostrarsi all'altezza di un ideale elevato. Di conseguenza forzava il tono della voce per creare un'illusione che mascherasse l'insuccesso nell'identifi cazione con l'immagine paterna. Analogamente, il falsetto persistente dell'al tro paziente poteva essere ricollegato al suo tenersi attaccato alle sottane della madre. 2 Moses non descrive il trattamento di questi problemi, ma dal l' analisi riportata è evidente che tenne conto anche della storia dei pazienti. " In ambedue i casi dovevano ritornare sui propri passi, reimparare la lezione della loro giovane età adulta. " Sono certo che tutti gli analisti o terapisti potrebbero riportare molti esempi della loro attività in cui una riuscita elaborazione di un problema della personalità diede come risultato anche un arricchimento della voce. John Pierrakos ha descritto uno dei sistemi bioenergetici che adotta nei casi di blocco vocale per aprire e liberare i sentimenti repressi che vi stanno dietro. Uno dei sistemi che usiamo per trattare direttamente questi problemi consiste nel mettere il pollice della mano destra circa tre centimetri sotto l'angolo della mascella, mentre il dito medio viene messo nella posizione corrispondente dall'altro lato del collo. Si afferrano i muscoli scaleno e ster nocleidomastoideo e vi si applica una pressione costante mentre il paziente vocalizza con note alte e tenute. Lo stesso processo viene ripetuto varie volte al punto mediano e alla base del collo, con diversi registri di voce. Spesso ne risulta un grido disperato che si sviluppa in profondi singhiozzi, in cui si sentono un coinvolgimento e un abbandono autentici. La tristezza si esprime in movimenti clonici e tutto il corpo vibra di emozione. La voce diventa viva e pulsante e il blocco alla gola si apre. Colpisce scoprire che cosa si cela dietro alla facciata della voce stereotipata. Una giovane donna che affettava una voce acuta da adolescente, recitando con il padre il ruolo della bambina, proruppe in una voce melodiosa e matura da donna. Dopo la scarica, un uomo con una voce piatta e asciutta cambiò il registro per assumere una profonda voce maschile, che era una sfida nei confronti del " padre oppressivo " . Fui profondamente commosso quando una paziente schizoide che si nascondeva dietro a una voce dal suono sinistro e secco, dopo aver aperto i blocchi alla gola si mise a cantare un canto melodioso e straziante come una bambina di sei annP Poiché la voce è così strettamente legata ai sentimenti, la sua liberazione comporta la mobilitazione di sentimenti repressi e la 1 Ibid., p. 47. 3 }OHN C. PIERRAKOS, The Voice and Feeling in Self-Expression, Institute for Bioener getic Analysis, New York, 1969, p. 1 1 . 241 Bioenergetica loro espressione nel sonno. Ci sono diversi suoni per i diversi sen timenti. La paura e il terrore si esprimono in un grido, la collera in un tono alto e acuto, la tristezza con una voce profonda e sin ghiozzante, il piacere e l'amore in suoni morbidi e tubanti. In ge nerale si può dire che una voce acuta indica la presenza di un blocco delle note profonde che esprimono tristezza; una voce bassa, di petto, indica la negazione del sentimento di paura e l'inibizione della sua espressione in un grido. Tuttavia non si può assumere a priori che chi parla con voce apparentemente equilibrata non limiti la propria espressione vocale. Per questa persona l'equilibrio può rappresentare una forma di controllo e di paura di lasciarsi andare dando voce a emozioni intense. Nella terapia bioenergetica si sottolinea continuamente l'impor tanza di lasciar uscire i suoni. Le parole hanno meno importanza (pur non essendone del tutto prive). I suoni migliori sono quelli che emergono spontaneamente. Descriverò due dei procedimenti che permettono di evocarli. Tutti i bambini nascono con la capacità di strillare. È l'atto che dà inizio alla respirazione indipendente del neonato. Il vigore di questo primo strillo dà in un certo senso la misura della vitalità del bambino: alcuni strillano vigorosamente, altri debolmente. Ma presto quasi tutti imparano a piangere forte. Non molto tempo dopo la nascita imparano anche a strillare. Lo strillo è una delle principali forme di scarica della tensione dovuta a paura, rabbia o a una frustrazione intensa. Molti usano gli strilli a questo scopo. Qualche anno fa, a Boston, partecipai a una trasmissione aperta al pubblico. Un'ascoltatrice telefonò per chiedermi come poteva fare per superare la sua difficoltà di parlare in pubblico. Pur non conoscendo la causa del problema dovevo dare comunque qualche consiglio: le suggerii di esercitarsi a strillare. Comunque, non po teva farle che bene. Il posto migliore per strillare è in macchina, sull'autostrada, con i finestrini chiusi. Il rumore del traffico è tal mente intenso che nessuno può sentire. Quando ebbi finito di darle questo suggerimento ricevetti un'altra telefonata, questa volta da un uomo che stava ascoltando il programma. Disse che era un rap presentante e che alla fine della giornata si sentiva teso e contratto. Non voleva tornare a casa in quello stato. Aveva scoperto che il modo migliore per scaricarsi era di strillare in macchina. Gli era di grande aiuto, disse, ed era sorpreso che qualcun altro ci avesse pensato. Da allora sono stati in molti a riferirmi di aver usato questa tecnica con risultati simili . 242 Autoespressione e sopravvivenza Purtroppo molte persone sono incapaci di strillare. La gola è troppo serrata e non lascia uscire il grido. Palpando i muscoli ai lati della gola si sente che sono estremamente tesi. Si può scaricare la tensione e provocare un grido applicando una pressione a questi muscoli, più precisamente al muscolo scaleno anteriore ai due lati del collo. È la tecnica che, come abbiamo visto, adottava Pierrakos; ritengo tuttavia opportuno descrivere anche il mio metodo di ap· plicazione. Chiedo al paziente, che è sdraiato sul letto, di emettere un suono forte. Poi con il pollice e il medio applico una pressione media sui muscoli citati sopra. All'inizio il dolore, in genere, è abbastanza forte e inaspettato da far emettere un grido al paziente (dato anche che sta già emettendo un suono forte). Il tono si alza spontaneamente e il grido erompe. Il fatto sorprendente è che, mentre grida, il paziente non sente dolore anche se la pressione continua. Spesso il grido continua a lungo dopo che ho tolto le dita. Se il paziente non grida smetto di premere perché l'inibizione del grido non potrà che intensificarsi. Questo sistema, che è efficacissimo per provocare uno strillo, non libera tuttavia tutte le tensioni presenti intorno alla bocca e alla gola e che influiscono sulla produzione della voce. La voce, quando è libera, viene dal cuore: allora l'individuo parla col cuore. Ciò significa che il canale di comunicazione fra il cuore e il mondo è aperto e non ostruito. Se consideriamo questo canale dal punto di vista anatomico troviamo tre aree in cui le tensioni croniche pos sono formare degli anelli di costrizione, restringendo il canale e impedendo l'espressione piena dei sentimenti. L'anello più super ficiale può formarsi intorno alla bocca. Una bocca serrata o chiusa può bloccare efficacemente ogni comunicazione di sentimenti. Pre mere le labbra e irrigidire la mascella: ecco uno dei modi di dare un giro di vite e mettere a tacere i suoni che vorrebbero erompere all'esterno. Della gente che assume questo atteggiamento diciamo che ha le " labbra serrate " . Il secondo anello di tensione si forma all'articolazione del capo con il collo. È un'area critica, perché rappresenta la zona di transi zione dal controllo volontario al controllo involontario. La faringe e la bocca sono sulla parte anteriore di questa zona, l'esofago e la trachea sulla parte posteriore. L'organismo ha un controllo co sciente su tutto ciò che è in bocca o nella faringe; può scegliere se ingoiarlo o sputarlo fuori. Non si ha più questa possibilità di scelta quando la sostanza, ad esempio del cibo o dell'acqua, passa attraverso questa regione ed entra nell'esofago. Da questo punto 243 Bioenergetica in giù comanda il sistema involontario e il controllo cosciente scom pare. L'importanza biologica di questa zona di transizione è evi dente, perché permette all'organismo di saggiare e rigettare le so stanze inaccettabili o inadatte. Benché meno evidente, anche l'im portanza psicologica è chiara. Non ingoiando un elemento inaccet tabile od offensivo si può mantenere l'integrità psicologica dell'or ganismo. Purtroppo l'integrità psicologica dei bambini viene spesso vio lata costringendoli ad ingoiare "cose" che altrimenti rifiuterebbero. Con la parola "cose" ci riferiamo a cibi, medicine, osservazioni, situazioni e così via. Sono certo che tutti quanti abbiamo avuto esperienze di questo tipo. Mia madre mi faceva sempre bere del l'olio di castoro mescolato nella spremuta d'arancia. Il miscuglio era estremamente sgradevole, tanto che per parecchi anni non ho potuto nemmeno sopportare il gusto del succo d'arancia puro. Tutti abbiamo dovuto ingoiare insulti o umiliazioni e molti sono stati costretti a " rimangiarsi le loro parole " . Una mia paziente mi riferì un'interessante storia che la madre le aveva raccontato con orgoglio. Quando lei era piccola la madre le metteva in bocca dei cereali e, prima che li potesse sputare fuori, le ficcava in bocca la mam mella in modo che, per non soffocare, lei era costretta a ingoiare il cibo.' Sistemi simili hanno l'effetto di creare un anello di tensione in questo importante punto di congiunzione. La tensione restringe il passaggio dal collo alla cavità orale e rappresenta una difesa in conscia contro la possibilità di essere costretti a ingoiare qualunque "cosa" inaccettabile proveniente dall'esterno. È anche, al tempo stesso, una difesa o un controllo inconscio contro l'espressione di sentimenti che si teme possano essere inaccettabili per gli altri. La costrizione interferisce necessariamente con la respirazione, in quan to restringe l'apertura per cui passa l'aria. Dunque contribuisce al l'insorgere dell'ansia. L'ubicazione di questo anello di tensione è illustrata nella figura di p. 245. Questo anello di tensione non è un'unità anatomica, bensì fun zionale. Molti muscoli partecipano alla sua formazione e molte strutture, come la mascella e la lingua, al suo funzionamento. La mascella inferiore ha un ruolo importante, perché irrigidendola si 4 merle 244 Quanti di noi sono stati costretti a trattenere le lacrime e le proteste perché espri era accettabile. non Autoespressione e sopravvivenza riesce a rinserrare con efficacia la tensione sul posto. Serrare la mascella, indipendentemente dalla posizione che le si fa assumere, equivale a dire: " Non passeranno " . Sotto questo aspetto funziona come la saracinesca di un castello che tiene fuori gli ospiti indesi derabili ma rinchiude dentro anche gli altri. Quando un organismo ha bisogno di più energia, ad esempio quando è stanco o ha sonno, il portale deve essere spalancato per consentire una respirazione più profonda: è quello che facciamo sbadigliando. Nello sbadiglio l'anello di tensione che include i muscoli che muovono la mascella ANELLO DI TENSIONE viene temporaneamente rilassato con il risultato che bocca, faringe e gola si spalancano per far entrare l'aria di cui l'organismo ha bisogno. Per la sua ubicazione strategica che ne fa il ponte levatoio della personalità, la tensione dei muscoli che muovono la mascella è la chiave di volta dello schema di controllo nella parte restante del corpo. In bioenergetica si lavora .molto per rilasciare questa tensione, che è presente in vario grado in tutte le persone. Fu la prima area su cui Reich concentrò la sua attenzione quando mi ebbe in terapia. Reich sottolineava continuamente la necessità di lasciar cadere la mascella. Quando lo facevo, spalancando nel contempo 245 Bioenergetica gli occhi, il grido poteva uscire. Ma è raro che l'azione volontaria di lasciar cadere la mascella riduca in misura significativa la ten sione presente in quest'area. Come scoprì Reich, perché avvenisse la scarica era necessario applicare una certa pressione ai muscoli della mascella. È necessario anche elaborare gli impulsi repressi di mordere che sono trattenuti nella tensione cronica dei muscoli della mascella. Vorrei descrivere una semplice manovra in cui entra in gioco la voce e che impiego per ridurre questa tensione, Stando in piedi sopra il paziente sdraiato sul letto, applico pressione ai masseteri situati all'angolo della mascella. Fa male, dunque il paziente è sti molato a protestare. Gli suggerisco, quando io premo, di tirar calci al letto e di strillare: "Mi lasci in pace! " Il dolore è reale, quindi spesso la reazione è genuina, e il paziente è sorpreso nello scoprire la veemenza della sua protesta. La maggior parte dei pazienti non sono stati " lasciati in pace" a crescere in modo naturale ma sono stati sottoposti a considerevoli pressioni. E non hanno potuto pro testare o dar voce alle loro obiezioni. Per molti pazienti quella di lasciare che la voce e le azioni esprimano dei forti sentimenti è un'esperienza nuova. Non voglio si pensi che il dolore sia una parte essenziale del lavoro bioenergetico. Molti dei procedimenti che usiamo sono pia cevolissimi, ma se ci si vuole liberare dalle tensioni croniche è im possibile evitare il dolore. Come sottolinea Arthur Janov in The Prima! Scream, il dolore è già nel paziente. Il pianto e le grida sono uno dei modi di scaricarlo. Di per sé la pressione che applico a un muscolo teso non è poi tanto dolorosa: è di minore entità rispetto alla tensione del muscolo e non verrebbe percepita come dolorosa se il soggetto avesse i muscoli rilassati ma, aggiunta alla tensione del muscolo, oltrepassa la soglia del dolore. Fa anche sì, però, che il soggetto prenda coscienza della propria tensione e riesca a scaricarla. Ho detto prima che tre sono le aree in cui può svilupparsi un anello di tensione che ostruisce o restringe il passaggio dal petto al mondo esterno. La prima si situa intorno alla bocca; la seconda all'articolazione del capo col collo. La terza è situata all'articola zione fra collo e torace. L'anello di tensione che si sviluppa in questa regione è anche naturale e funzionale e riguarda essenzial mente i muscoli scaleni anteriore, mediano e posteriore. Questo anello di tensione protegge l'apertura che porta alla cavità toracica e dunque al cuore. Quando sono affetti da una contrazione cronica, 246 Autoespressionè e sopravvivenza questi muscoli elevano e immobilizzano le costole supenon, re stringendo l'apertura che porta al petto. Ciò interferisce con i mo vimenti naturali della respirazione e dunque influenza fortemente la produzione della voce, in particolare nel registro di petto. Nel lavoro sulla voce è necessario conoscere l'esistenza di questa area di tensione. Vorrei aggiungere che ogni suono ha un posto nell'autoespres sione. Il riso è importante quanto il pianto, il canto quanto il lamento. Spesso .invito i pazienti a emettere dei suoni particolari fare le fusa, tubare, chiamare - per aiutarli a provare il piacere dell'espressione vocale che qualche volta nella prima infanzia de vono certo aver provato. Ma per molti è difficilissimo identificarsi con il bambino che sono stati e che in fondo al cuore continuano ad essere. Gli occhi sono lo specchio dell'anima Contatto di occhi Nella prima pagina del mio testo di oftalmologia della scuola medica si leggeva questa frase: " Gli occhi sono lo specchio del l'anima " . Ero sconcertato: avevo già sentito la frase ed ero ansioso di saperne di più sulla funzione espressiva degli occhi. Ma rimasi deluso. Nel libro non c'erano altri riferimenti al rapporto fra occhi e anima o fra occhi e sentimenti. L'anatomia, la fisiologia e la pa tologia degli occhi erano descritte a fondo in maniera meccanici stica, come se gli occhi fossero una macchina, una specie di cine presa, piuttosto che degli organi espressivi della personalità. Suppongo che il motivo per cui l'oftalmologia ignori questo aspetto stia nel fatto che, in quanto disciplina rigorosamente scien tifica, deve occuparsi di dati oggettivi. La funzione espressiva degli occhi non è quantificabile né misurabile. Sorge però spontanea la questione se una visione scientifica oggettiva sia in grado di com prendere appieno il funzionamento di un occhio o, più in generale, di un essere umano. Gli psichiatri e gli altri studiosi della perso nalità non possono permettersi di pensare cosl. Dobbiamo vedere la persona nella sua natura espressiva: il modo in cui la guardiamo determina non solo come la comprendiamo, ma anche come essa ci risponde. Il linguaggio del corpo contiene la saggezza dei secoli. Non ho 247 Bioenergetica dubbi sulla veridicità dell'affermazione che gli occhi sono lo spec chio dell'anima. È questa l'impressione soggettiva che abbiamo guardando certi occhi, e credo corrisponda all'espressione che ve diamo. Questa ricchezza espressiva è particolarmente evidente negli occhi di un cane o di una mucca. Quando sono rilassati i loro dolci occhi marrone sono simili alla terra: la loro espressione piena di sentimento è associata, nella mia mente, con il contatto, con il senso di appartenere o far parte della vita, della natura e dell'universo, che ho descritto nel secondo capitolo. Ogni tipo di animale ha negli occhi uno sguardo particolare che ne riflette le speciali caratteristiche. Gli occhi dei gatti per esempio hanno una qualità di indipendenza e di distanza. Gli occhi di un uccello sono diversi. Ma gli occhi di tutti gli animali sono capaci di esprimere sentimenti. Chi ha vissuto con un gatto o con un uccello per un certo periodo sa distinguere le diverse espressioni. Si è in grado di capire quando gli occhi diventano pesanti di sonno o splendenti per l'eccitazione. Se gli occhi sono lo specchio del l'anima allora la ricchezza di vita interiore di un organismo deve riflettersi nella gamma di sentimenti visibili nei suoi occhi. Più prosaicamente possiamo dire che gli occhi sono le finestre del corpo, perché rivelano le sensazioni interiori. Ma, come tutte le finestre, possono essere chiusi o aperti. Nel primo caso sono impenetrabili; nel secondo possiamo vedere dentro alla persona. Gli occhi possono avere uno sguardo vuoto e distante. Gli occhi vuoti danno l'impressione che " non ci sia nessuno " . È lo sguardo che vediamo in genere negli occhi degli schizoidi.' Guardando in quegli occhi si ricava un'impressione di vuoto interiore. Gli occhi distanti indicano che la persona è assente, se n'è andata chissà dove. Possiamo farla tornare attirando la sua attenzione. Il momento del suo ritorno coincide con il contatto che si stabilisce fra i suoi occhi e i nostri quando ci guarda e ci mette a fuoco. Gli occhi si illuminano quando una persona è eccitata e si spen gono quando l'eccitazione interiore svanisce. Concepire gli occhi come delle finestre (ma vedremo che sono qualcosa di più) ci per mette di postulare che la luce di cui risplendono sia un bagliore interiore che emana dai fuochi che bruciano nel corpo. Parliamo di occhi brucianti per descrivere l'espressione di un fanatico che è consumato da un fuoco interiore. Ci sono anche occhi ridenti, scin5 LowEN, The Betrayal o/ the Body, cit., contiene una più ampia descrizione degli occhi dello schizoide. 248 Autoespressione e sopravvivenza tillanti, sfavillanti; ho anche visto una persona con le stelle negli occhi. Ma più spesso negli occhi della gente si vede la tristezza e la paura - ammesso, e non è sempre così, che le persiane non siano chiuse del tutto. Mentre l'espressività dell'occhio non può essere dissociata dalla regione circumoculare e dal complesso del viso, l'espressione è in buona parte determinata da ciò che succede nello stesso occhio. Per leggerla bisogna guardare con calma gli occhi di una persona, non fissandoli nel tentativo di penetrarli ma lasciando che sia l'espressione a emergere. Quando ciò accade si prova qualcosa, si sente l'altra persona. Raramente dubito delle mie impressioni, perché mi fido dei miei sensi. Ecco alcuni dei sentimenti che ho visto espressi negli occhi delle persone: Supplichevole : Desideroso: Guardingo: Diffidente: Erotico : Carico d'odio: Confuso: " Per favore, amami " . " Voglio amarti" . " Che cosa intendi fare? " " Non posso aprirmi a te " . " Mi , ecciti " . " Ti odio " . " Non capisco " . Molti anni fa vidi due occhi che non dimenticherò mai. Ero in metropolitana con mia moglie: lo sguardo ci cadde simultaneamen te sugli occhi di una donna seduta di fronte a noi. Il contatto con quegli occhi mi diede uno shock. Avevano uno sguardo talmente cattivo che quasi rabbrividii dall'orrore. Mia moglie ebbe una rea zione identica. Quando più tardi ne parlammo, riconoscemmo en trambi di non aver mai visto degli occhi dallo sguardo cosi mal vagio. Prima di quell'esperienza non credevo possibile che gli oc chi avessero uno sguardo cattivo. L'incidente mi fece ricordare le storie che avevo sentito da bambino sull'" occhio diabolico " e sui suoi strani e spaventosi poteri . I processi fisiologici che determinano l'espressione degli occhi ci sono ignoti. Sappiamo che la paura e il dolore fanno dilatare le pupille e il piacere le fa restringere. La pupilla si restringe per met tere meglio a fuoco le cose. La dilatazione delle pupille allarga il campo della visione periferica e riduce la nitidezza della messa a fuoco. Queste reazioni sono mediate dal sistema nervoso autono mo, ma non spiegano i sottili fenomeni descritti sopra. 249 Bioenergettca In realtà gli occhi hanno una doppia funzione: sono organi del Ia vista, ma servono anche a stabilire un contatto. Quando gli oc chi di due persone si incontrano c'è fra di esse una sensazione di contatto fisico. La qualità di questo contatto dipende dallo sguardo degli occhi. Può essere duro e forte, tanto da dare la sensazione di uno schiaffo in viso, o talmente morbido da sembrare una carezza. Può essere penetrante, sfuggente, e così via. Si può guardare dentro una persona oppure attraverso di essa, sopra o intorno. L'atto di guardare comprende una componente aggressiva o attiva che può essere descritta come un "penetrare " con gli occhi. Il contatto è una funzione del guardare. Il vedere invece è un processo più passivo in cui si lascia che gli stimoli visivi entrino nell'occhio e di1mo �alo origine a un'immagine. Nell'atto di guardare una persona esprime attivamente se stessa attraverso gli occhi. Il contatto degli occhi è una delle forme più forti e più intime di contatto fra due persone. Coinvolge la comunicazione di senti menti a livello più profondo di quello verbale: è quasi un contatto fisico, un toccarsi. Perciò può essere molto eccitante. Quando per esempio gli occhi di un uomo e di una donna si incontrano, l'eccita zione può essere talmente forte da percorrere tutto il corpo raggiun gendo la cavità dell'addome e i genitali. Un'esperienza di questo tipo viene definita " amore a prima vista " . Gli occhi sono aperti e invitanti e lo sguardo ha una qualità erotica. Qualunque sia il sen timento trasmesso fra due paia di occhi, l'effetto del loro incon tro è la nascita di una comprensione fra due persone. Il contatto degli occhi è probabilmente il fattore più impor tante del rapporto fra genitori e figli, specialmente nel rapporto di una madre con il figlio neonato. Si può osservare come duran te l'allattamento il bambino alzi sempre gli occhi verso la madre per stabilire un contatto con gli occhi di lei. Se la madre risponde con amore, i due condividono il piacere dell'intimità fisica, che rinforza il senso di sicurezza e di fiducia del neonato. Ma non è l'unica situazione in cui i bambini cercano il contatto con gli oc chi della madre. Ogni volta che una madre entra nella stanza del bambino gli occhi di questo si alzano per incontrare quelli di lei nell'anticipazione piacevole o spaventata di ciò che porterà il con tatto. La mancanza di contatto dovuta al fatto che gli occhi del la madre non incontrano quelli del bambino viene vissuta come rifiuto e porta a un senso di isolamento. Qualunque sia il modo in cui un genitore guarda il figlio, Io sguardo influisce sui sentimenti del bambino e può influenzare 250 Autoespressione e sopravvivenza profondamente il suo comportamento. Gli sguardi, come ho g1a detto, sono ben più potenti delle parole. Spesso le smentiscono. Una madre può dire al figlio che lo ama, ma se il suo sguardo è freddo e distante e la voce piatta o dura il bambino non ha la sensazione di essere amato. Anzi, può avere esattamente la sensa zione opposta. Questo produce uno stato di confusione, che vie ne risolto in maniera nevrotica quando il bambino, nell'ansia di credere alle parole, si rivolta contro le sue stesse sensazioni. Non sono solo gli sguardi pieni d'odio a danneggiare la personalità di un bambino; è ancor più difficile affrontare e farsi una ragione degli sguardi seduttivi di un genitore. Non è facile per un bambi no arrabbiarsi per uno sguardo del genere perché il genitore può giustificarlo definendolo un'espressione di affetto. Lo sguardo seduttivo o erotico di un genitore eccita anche la sessualità del bambino e porta alla formazione di un legame incestuoso fra i due. Sono sicuro che la maggior parte delle relazioni incestuose siano basate più sugli sguardi che sulle azioni. Molte persone evitano il contatto degli occhi perché hanno paura di ciò che i loro occhi possono rivelare. Li imbarazza la sciare che un altro veda i loro sentimenti, così distolgono lo sguar do oppure fissano. Fissando una persona si evita o si scoraggia il contatto. Il punto importante è che non c'è contatto se non c'è comunicazione o scambio di sentimenti fra le due parti. Il sentimento può essere anche il semplice riconoscimento dell'altro in quanto individuo. A questo proposito desidero rilevare che al cuni popoli primitivi usano l'espressione "Ti vedo" come forma di saluto. Siccome il contatto degli occhi è una forma di intimità, può avere implicazioni sessuali, in specie se le due parti sono di sesso opposto. Non si " riconosce " un individuo se non se ne identifica il sesso. Poiché gli occhi sono una via di comunicazione tanto impor tante, molti recenti tipi di terapia di gruppo incoraggiano il con tatto fra gli occhi dei membri del gruppo mediante speciali eser cizi. Nella terapia di gruppo bioenergetica adottiamo esercizi ana loghi. Molti pazienti li trovano utilissimi perché, portando i sen timenti negli occhi, li fanno sentire più vivi. Quando una perso na è chiusa anche i suoi occhi sono chiusi e non accolgono con sentimento ciò che li circonda. Naturalmente lo vedono, ma il vedere è privo di eccitamento e di affettività. Io mi sforzo sempre di stabilire un contatto con gli occhi del paziente. Non solo mi aiuta a sapere di momento in momento co- 251 Bioenergetica me vanno le cose, ma serve anche a rassicurare il paziente sul fat to che io sia con lui. Quando il contatto degli occhi viene usato all'interno di un esercizio di gruppo o di una seduta di terapia individuale deve avere una certa spontaneità, in modo da garan tire che si tratta di un'espressione onesta. Questo si può ottene re facendo in modo che il contatto sia breve - uno sguardo, un ton-o, un lampo d'intesa e poi si distoglie lo sguardo. Mantene re il contatto degli occhi oltre un breve periodo è innaturale e ge nera tensione. Lo sguardo diventa forzato e meccanico. Gli occhi e la personalità Gli occhi sono lo specchio dell'anima perché riflettono diret tamente e immediatamente i processi energetici del corpo. Quan do una persona è carica energeticamente i suoi occhi sono brillan ti - buon segno questo del suo stato di salute. Qualsiasi depres sione del livello energetico smorza lo splendore degli occhi. Nel la morte gli occhi diventano vitrei. C'è anche un rapporto fra la carica presente negli occhi e il livello di sessualità. Non mi riferi sco all'eccitazione sessuale, che pure ha anch'essa un effetto su gli occhi. La sessualità è un fenomeno corporeo totale e indica fi no a che punto una persona si identifica con il proprio funziona mento sessuale. In una persona con un alto grado di sessualità il flusso energetico è pieno e i punti periferici di contatto con il mondo sono in stato di carica. Come ho già detto sopra, questi punti sono gli occhi, le mani, i genitali e i piedi. Questo non si gnifica che i genitali sono eccitati. Ciò accade quando le . sensa zioni o l'energia si focalizzano in questi organi. Essere identificati con la propria sessualità è un aspetto del l'esser ben radicati. Qualsiasi attività o esercizio che accresca la sensazione di essere radicati accresce anche la carica negli occhi. Possiamo influenzare il funzionamento generale degli occhi raffor zando il contatto di una persona con le gambe e con il suolo. I vari esercizi di radicamento sono utili a questo scopo. Molti pa zienti mi hanno riferito che dopo aver lavorato con impegno sul le gambe anche la vista era migliorata e gli oggetti che c'erano nella stanza sembravano più chiari e luminosi. Quando una per sona non ha i piedi per terra non vede con chiarezza quello che succede intorno a lei - è accecata dalle sue illusioni. Queste considerazioni confermano l'idea che il grado di ca rica energetica degli occhi sia una misura della forza dell'io. L'in- 252 Autoespressione e sopravvivenza dividuo con un forte io ha la capacità di guardare dritto negli oc chi di un altro. Può farlo con facilità perché è sicuro di se stesso. Guardare un'altra persona è una forma di autoaffermazione, pro prio come il guardare in sé è una forma di autoespressione. Sia mo tutti naturalmente consapevoli di questi fatti ed è sorpren dente che in genere nelle discussioni sulla personalità si parli così poco degli occhi. Il passo successivo per la comprensione del rapporto fra oc chi e personalità è quello di mettere in relazione lo sguardo con i diversi tipi di carattere. Ogni struttura di carattere ha uno sguar do tipico che può non venire sempre percepito dall'osservatore ma che cionondimeno è abbastanza comune da servire come crite rio diagnostico. Questo è certamente vero per lo schizofrenico, i cui occhi hanno uno sguardo " lontano " . Reich lo commentò e lo descrissi in The Betrayal of the Body. Basta vedere questo sguar do negli occhi di una persona per sapere che è "via" o che può " andare via" . Delineando gli sguardi che associo con i diversi tipi di carat tere vorrei sottolineare che non sono continuamente presenti e che uno sguardo occasionale non è significativo ai fini che ci in teressano. Quello che cerchiamo è lo sguardo tipico. Carattere schizoide: lo sguardo tipico può venir descritto co me vuoto o inespressivo. È l'assenza di sentimenti negli occhi che caratterizza questa personalità. Nello sguardo di un soggetto schi zoide si percepisce immediatamente la mancanza di contatto. Carattere orale : lo sguardo tipico è supplichevole - una sup plica di amore e di appoggio. Può essere mascherato da un atteg giamento di pseudo-indipendenza, ma emerge abbastanza spesso da distinguere questa personalità. Carattere psicopatico: due sono gli sguardi tipici di questa personalità, che corrispondono ai due approcci o atteggiamenti psicopatici. Uno è lo sguardo esigente o penetrante osservabile negli individui che hanno bisogno di controllare o dominare gli altri. Gli occhi fissano le persone quasi a voler imporre la volon tà del loro possessore. L'altro è lo sguardo dolce, seduttivo o af fascinante che adesca la persona a cui è diretto e la induce ad ar rendersi all'individuo psicopatico. Carattere masochistico : lo sguardo tipico è di sofferenza o di dolore, che spesso però è mascherato da un'espressione di confu sione. Il masochista si sente in trappola ed è più a contatto con questo sentimento che con il senso di sofferenza che lo sottende. 253 Bioenergetica Nella personalità sadomasochistica - cioè in quegli individui che hanno nella loro costituzione una forte componente sadica - gli occhi sono piccoli e duri. Ciò può essere interpretato come un rovesciamento dell'occhio masochistico normale, che è dolce e triste. Carattere rigido: in genere questa personalità ha degli occhi piuttosto forti e brillanti. Tuttavia quando la rigidità è marcata gli occhi diventano duri, pur senza perdere la luminosità. La du rezza è una difesa contro la tristezza che si cela sotto la superficie del carattere rigido e che è legata al senso di frustrazione in amo re. A differenza del carattere masochistico, l'individuo rigido lo com pensa con un forte atteggiamento aggressivo che dà vivacità sia alle sue maniere sia ai suoi occhi. A questo punto vorrei aggiungere alcune osservazioni abba stanza rivelatrici sui miei stessi occhi. Avevo sempre pensato che il mio occhio destro fosse il più forte. Ha uno sguardo più deci so, con il quale mi identificavo. Qualche anno fa, in occasione di un esame di guida, scoprii con stupore che era invece il più de bole. Il mio occhio sinistro mi era sempre parso debole perché in una situazione triste o con molto vento lacrimava prima e più copiosamente. Adesso so che proprio questa caratteristica ne ha conservato l'acutezza visiva; l'altro invece, apparentemente più forte, era sottoposto allo sforzo di difendersi da un intimo sen timento di tristezza, che l'occhio sinistro poteva esprimere libe ramente. Grazie a questa esperienza personale ho capito come ne gli occhi l'espressione dei sentimenti sia strettamente legata alla funzione visiva e la influenzi. Non ho mai portato gli occhiali e tuttora non li porto, pur avendo passato da tempo l'età in cui pare che gli occhiali per leg gere siano inevitabili. Tuttavia quando avevo quarant'anni mi pre scrissero l'uso degli occhiali. Durante una visita oculistica a scuola sbagliai a leggere un paio di lettere della riga inferiore del cartello. In clinica fui sot toposto a un esame più accurato e alla fine mi prescrissero di por tare gli occhiali. Mai nessuno mi disse di che disturbo soffrissi. Non avevo mai avuto difficoltà né a scuola né altrove. Probabil mente ero presbite. Ciò concorda con quanto so della mia perso nalità; ma il disturbo non mi procurò mai problemi nel lavoro a distanza ravvicinata. Presi gli occhiali ma mi rifiutai di portarli se non per leggere. Li portavo nella cartella. Ero fortemente contrario all'idea degli 254 Autoespressione e sopravvivenza occhiali. Quando ero giovane avevano una connotazione negati va. Si diceva che la gente con gli occhiali aveva quattro occhi. Forse fu proprio a causa di questo atteggiamento che li persi subito. Mia madre, che era iperapprensiva riguardo alla mia sa lute, insistette perché andassi a prenderne un altro paio. A quei tempi non ero capace di contestarla, così ci andai. Ma non riu sCii a tenere nemmeno il secondo paio di occhiali : anche questi scomparvero nel giro di una settimana . I miei genitori non pote vano permettersi un'altra spesa e fu cosi che, malgrado la preoc cupazione, mia madre dovette rinunciare all'idea degli occhiali. Attribuisco la buona vista di cui godo oggi alla mia abitudine di leggere alla luce naturale, a cui si è aggiunta la terapia che mi ha aiutato a imparare a piangere e ad esprimere più apertamente i miei sentimenti. Amavo il sole e la luce chiara e radiosa di un giorno assolato. Giocavo moltissimo a tennis su campi di terra battuta, dove ero esposto alla luce forte del sole riflesso. Non ho capito quanto questo fosse importante finché, alcuni anni fa, ho appreso che fra le tecniche adottate da alcuni seguaci del meto do Bates per trattare la miopia c'è quella di guardare il sole e di visualizzare se stessi (con gli occhi chiusi) in un'atmosfera pia cevole e assolata. Guardando in retrospettiva vedo che avevo bi sogno di vedere le cose nette e chiare. Per me vedere è credere; descrivendo me stesso direi che ho un orientamento di tipo visivo, il che può anche spiegare il mio interesse per l'espressione cor porea. La bioenergetica e i disturbi alla testa e agli occhi La miopia è il disturbo degli occhi più comune - cosi comu ne che statisticamente è quasi normale. Da questo punto di vista può essere paragonato al dolore alla bassa schiena e alla depres sione che, quando non sono inabilitanti, molti eminenti studio si considerano normali per la nostra cultura. Stiamo diventando così mutilati, sia emotivamente sia fisicamente, che tendiamo a guardare la salute come uno stato anormale. Purtroppo sta dav vero diventando una rarità. Molte persone che portano gli occhiali si rendono conto che, se da un lato la vista in senso meccanico migliora, dall'altro però essi interferiscono con l'espressione e con il contatto degli occhi o addirittura li bloccano. Quando lavoro con i pazienti li invito sempre a togliersi gli occhiali in modo da poter leggere l'espres- 255 Bioenergetica sione che hanno negli occhi e dunque stabilire un contatto. Ma in alcuni casi il paziente mi vede solo come una macchia confusa e questo è un problema. Quando è necessario propongo un com promesso, lasciando che il paziente porti gli occhiali mentre par la ma facendoglieli togliere quando lavoriamo sul corpo. Le lenti a contatto hanno lo stesso effetto degli occhiali, benché in manie ra meno evidente. La miopia, ne sono convinto, è un disturbo funzionale degli occhi che si è strutturato sotto forma di distorsione del globo oculare. Non differisce da altre distorsioni corporee che scaturi scono da tensioni muscolari croniche. In molti casi queste di storsioni si riducono in misura significativa quando si scaricano le tensioni. Ho visto prodursi notevoli cambiamenti nel corpo di molti soggetti grazie agli esercizi e alla terapia bioenergetica. Co nosco anche una persona che superò completamente la miopia grazie al metodo Bates. Una delle difficoltà che si incontrano in questo tipo di disturbo è che è impossibile palpare e applicare una pressione ai muscoli oculari tesi. La difficoltà del metodo Ba tes è dovuta al fatto che richiede l'impegno di svolgere un pro gramma intensivo di esercizi, impegno di cui molta gente sembra incapace. Pur tenendo conto di queste difficoltà pratiche, resta il fatto che la miopia può essere migliorata. Ho visto verificarsi un miglioramento del genere nel corso di una drammatica seduta te rapeutica. Purtroppo fu temporaneo e il beneficio non si manten ne per intero. Tuttavia molti pazienti riferiscono di aver ottenuto grazie alla terapia bioenergetica un miglioramento duraturo del la vista. La bioenergetica si occupa della struttura del corpo e cerca di comprenderla dinamicamente risalendo alle forze che la crea no. Reich ha detto che la struttura è movimento congelato: pur trattandosi di un'affermazione di tipo generale e filosofico, trova però applicazione pratica nei casi in cui la struttura si sviluppa in conseguenza di quelli che vengono generalmente chiamati traumi psicologici. Questo vale per l'occhio miope, che è spalancato e fis so. Nel globo oculare c'è poca mobilità. I muscoli dell'occhio so no contratti e tesi. Se riusciamo a far recuperare all'occhio la mo bilità possiamo ridurne in misura sostanziale la condizione di mio pia. Ma per poterlo fare bisogna prima capire l'espressione degli occhi. Gli occhi spalancati e leggermente sporgenti tipici della miopia sono un'espressione di paura. Una paura estrema dareb be a chiunque uno sguardo del genere. Però l'individuo affetto da 256 Autoespressione e sopravvivenza miopia non prova affatto paura né è consapevole dell'esistenza di una connessione fra i suoi occhi e quel sentimento. Motivo: l'occhio mope è in un parziale stato di shock e dunque in esso la registrazione di qualsiasi emozione è bloccata. Non è difficile spiegare la paura. Quando un bambino incon tra uno sguardo di rabbia o di odio negli occhi della madre il suo corpo prova uno shock, che si concentra in particolare negli oc chi. Sguardi del genere da parte dei genitori equivalgono a nn pugno in faccia. Molte madri non si rendono nemmeno conto delle occhiate che lanciano ai figli. Ho visto nel mio studio una madre che guardava la figlia con una tale rabbia negli occhi che io stesso ne fui spaventato. La figlia non vi prestava attenzione; forse per lei era ordinaria amministrazione. La madre stessa ne pareva ignara. Ma io immaginavo che il problema di personalità della figlia dovesse essere collegato a quello sguardo. La ragazza era miope. Da molto tempo aveva bloccato l'accesso alla consape volezza dell'espressione della madre, ma i suoi occhi erano spa lancati dalla paura. La paura è sempre uno shock momentaneo per l'organismo. Paura e shock producono una contrazione del corpo. In genere il corpo reagisce a questo stato di contrazione con una qualche for ma di esplosione violenta - pianto, strilli o rabbia. Queste rea zioni scaricano il corpo dallo shock e dalla paura, e allora gli oc chi ritornano alla condizione normale. Ma cosa succede se la sca rica non si verifica? Ad esempio se il pianto, gli strilli o la colle ra del bambino non fanno che inasprire la rabbia o l'odio della madre, oppure se il bambino fa ripetutamente esperienza dell'osti lità materna? Io stesso, come ho narrato sopra, avevo provato uno shock del genere all'età di nove anni che aveva avuto su di me un effet to duraturo. Fortunatamente il fatto non si ripeteva spesso. Per lo più mia madre mi guardava con sguardo affettuoso, perché ero "la pupilla dei suoi occhi " . Non tutti sono così fortunati. Se un bambino prevede costantemente uno sguardo ostile da parte di uno dei genitori, i suoi occhi tenderanno a restare spalancati per la paura. Gli occhi spalancati, come ho detto sopra, allargano il campo della visione periferica, ma riducono il fuoco. Per riacqui stare l'acutezza della vista il bambino è costretto a stringere gli occhi; si viene a creare così una condizione di rigidità e di sforzo. C'è un altro elemento. Gli occhi spaventati tendono a ruotare all'insù. Anche questa tendenza deve essere superata con uno 257 Bioenergetica sforzo di volontà se il bambino vuole mantenere la capacità di messa a fuoco. Ma la tensione non può essere mantenuta per un tempo indefinito. A un certo punto i muscoli degli occhi si stan cano e il bambino rinuncia allo sforzo di guardar fuori. La miopia si instaura quando la compensazione viene a man care. Il verificarsi di questo evento dipende da molti fattori, fra cui l'energia di cui dispone il bambino e la quantità di stress che c'è in casa. In molti casi la decompensazione inizia fra i dieci e i quattordici anni, quando lo sviluppo della sessualità del bambino riattiva vecchi conflitti e ne crea di nuovi. Il tentativo di mante nere una vista acuta vien meno e gli occhi di nuovo si spalancano per la paura, una paura che questa volta però non è di natura specifica. Viene eretta una nuova difesa a livello inferiore. I mu scoli situati alla base del capo, in particolare quelli della regione occipitale e quelli situati intorno alla mascella, si contraggono per escludere il flusso di sensazioni dirette agli occhi. Questo anello di tensione è riscontrabile in tutti i casi di miopia. Psicologica mente il bambino si ritira in uno spazio più piccolo e limitato, chiudendo fuori gli elementi che disturbano il suo mondo. Dato che l'occhio miope è in stato di shock, gli esercizi spe ciali per gli occhi, come quelli del metodo Bates, pur essendo uti li e necessari non rappresentano una risposta completa al proble ma. Il loro valore sarebbe notevolmente accresciuto se prima ve nissero sciolte le tensioni in modo che negli occhi fluisca più ener gia ed eccitazione. È importantissimo evocare la paura che sta al la base del problema, in modo che possa essere vissuta e liberata. Questa è la base dell'approccio bioenergetico alla miopia. L'unico limite è che in genere i pazienti hanno così tanti altri problemi e tensioni che non possiamo dedicare agli occhi tutto il tempo di cui avrebbero bisogno. Da quanto ho detto sui vari atteggiamenti difensivi dovrebbe essere chiaro che in alcuni casi, pur essendo presenti le condizio ni perché si verifichi, la miopia non si sviluppa. Ho visto pazienti nella cui esperienza di vita c'era una quantità uguale se non mag giore di paura, ma che non svilupparono la miopia. Non credo che la differenza vada ricollegata a fattori ereditari. Quando lo shock provocato dall'ostilità o dal rifiuto parentale è ancora più grave, è tutto il corpo che ne risente. Si sviluppa un certo grado di para lisi che riduce tutti i sentimenti a livello più profondo e limita tut te le forme di autoespressione. È il caso degli individui schizoidi. Il loro livello energetico è diminuito, la respirazione gravemente 258 Autoespresst'one e sopravvivenza ristretta e la motilità generale bassa. Dalla zona degli occhi il con flitto si è spostato a comprendere tutto il corpo. Gli occhi vengo no apparentemente risparmiati perché l'individuo ha chiuso fuo ri tutto il suo mondo interpersonale, non solo quello visivo. Ma, se anche possono non essere miopi, gli occhi dello schizoide non sono carichi né espressivi. La funzione visiva viene mantenuta dissociandola dalla funzione di espressione emotiva. La terapia bioenergetica per i disturbi agli occhi è generale e specifica a un tempo. In generale, come nel caso dei disturbi della motilità e dell'espressione vocale, occorre aumentare il livello ener getico del paziente con una respirazione più piena e profonda. Questo non solo accresce le sensazioni e i sentimenti corporei, ma fornisce anche l'energia supplementare necessaria per caricare i punti di contatto periferici con il mondo, compresi gli occhi. La respirazione ha un effetto positivo sugli occhi. Dopo vari eserci zi di respirazione profonda gli occhi diventano in genere molto più luminosi. Spesso, come ho già detto, gli stessi pazienti notano un miglioramento della vista. Anche gli esercizi di grounding so no utili in questo processo. La terapia specifica dei disturbi degli occhi richiede la cono scenza delle vie seguite dal flusso di energia diretto a questi orga ni. Sono due vie, illustrate nella figura seguente. Una corre lungo la parte frontale del corpo; dal cuore, attraverso la gola e il viso, fino a giungere agli occhi. Il sentimento associato con questo flus so è il desiderio di contatto, un protendersi attraverso gli oc chi per sentire e per toccare, che dà vita a uno sguardo dolce, supplichevole. La seconda corre lungo la schiena e sale, passan do per la sommità del capo, fino alla fronte e agli occhi. Questo flusso dà allo sguardo una componente aggressiva, ben espressa dalla frase " penetrare con gli occhi " . Nello sguardo normale queste due componenti sono presenti in grado diverso. Se vie ne esclusa la componente tenera collegata al desiderio lo sguardo sarà duro e perfino ostile, a volte al punto da respingere l'altro. Se la componente aggressiva è debole il desiderio sarà suppliche vole ma non riuscirà a toccare l'altra persona. Per un buon con tatto oculare sono necessarie ambedue le componenti. La figura di p. 260 illustra le due vie appena descritte, più una terza alla base del cervello che connette direttamente i cen tri visivi con la retina. Benché per il momento non esistano pro ve oggettive dell'esistenza di queste vie, essa è confermata dal l'esperienza soggettiva e dall'osservazione clinica. Molti pazienti 259 Bioenergetica riferiscono di aver sentito, dopo gli esercizi bioenergetici, un mo vimento di carica verso gli occhi lungo queste vie. Queste sensa zioni del soggetto sono corroborate dal fatto che oggettivamente si vedono gli occhi diventare più brillanti, più carichi e più in contatto. Quando le vie sono aperte e la carica fluisce libera- AREA OCCIPITALE CENTRI CEREBRALI LEGATI ALL'OCCHIO VIE DELLA CARICA DI ENERGIA DIRETTA AGLI OCCHI mente e pienamente, gli occhi sono rilassati. L'individuo è in uno stato di piacere espresso dalla fronte liscia, dalle sopracciglia ab bassate, dalle pupille strette e da una visione nitida. La figura di p. 261 illustra il ritrarsi dell'energia dagli occhi, causato dalla paura. Questo ritiro energetico produce la tipica espressione di paura. Quando la componente aggressiva viene ri tratta lungo il circuito suo proprio, le sopracciglia si sollevano e gli occhi si spalancano. Se la paura è intensa si possono addirittu ra sentire i capelli rizzarsi e il retro del collo irrigidirsi. Quando viene ritirata la componente tenera, la mascella cade e la bocca si spalanca. Se l'esperienza è momentanea l'energia rifluisce verso gli occhi e i tratti del viso si rilassano. Ma se la paura si struttu ra nel corpo trasformandosi in uno stato di apprensione cronica l'energia viene incatenata nell'anello di tensione attorno alla ba se del capo. Adesso il soggetto deve fare uno sforzo cosciente per mettere a fuoco gli occhi, affaticando gravemente il globo e i mu scoli oculari. Parte dello sforzo è costituita dalla necessità di irri gidire la mascella per superare la sensazione di spavento. Con 260 Autoespressione e sopravvivenza questo atteggiamento l'individuo dice : "Non mi lascerò spaven tare " . Ma questo sforzo crea un conflitto interno fra il sentimen to e l'atteggiamento, conflitto che accresce la tensione muscolare. Alcuni anni fa lavorai brevemente con un giovane strabico, che vedeva solo con l'occhio sinistro. Benché l'occhio destro ci ve- TENSIONE OCCIPITALE )lo ANELLO DI TENSIONE TENSIONE DELLA MASCELLA desse normalmente, doveva escluderlo per evitare di vedere dop pio, perché non era in grado di mettere a fuoco ambedue gli oc chi. Da bambino aveva subito due operazioni per correggere que sta condizione, che però non avevano prodotto cambiamenti du revoli. Non solo l'occhio destro era rivolto all'esterno, ma anche il lato destro del viso era leggermente storto. La palpazione rive lò la presenza di un grave spasmo muscolare al lato destro del l'area occipitale. Il giovane era figlio di uno psicologo che in quel momento partecipava a un seminario di bioenergetica per specia listi. Era venuto per registrare al videotape i nostri procedimen ti. Il mio intervento fu di tipo sperimentale. Mi interessava sco prire se sarei riuscito a influire sullo strabismo scaricando la ten sione della parte posteriore del capo. Per circa trenta secondi ap plicai con le dita una pressione decisa ai muscoli spastici e sen tii che si rilassavano. Molti medici che osservavano l'esperimen to (il giovane era sdraiato sul letto) furono stupefatti nel vedere che gli occhi diventavano dritti. Il giovane si voltò verso di me e disse che vedeva con entrambi gli occhi immagini singole e an- 261 Bioenergetica ch'io notai che erano ambedue a fuoco. Il cambiamento era spet tacolare, ma non durò. In seguito lo spasmo ritornò e l'occhio destro ripartì per la tangente. Non so se una terapia continua ta avrebbe prodotto un miglioramento duraturo. Non vidi mai più il ragazzo e non ho più trattato un caso analogo. Ma per me è di ventata una prassi normale ridurre la tensione nella regione occi pitale applicando una pressione selettiva sui muscoli mentre il paziente concentra lo sguardo sul soffitto. Ho trovato che in ge nere questa manovra ha un effetto positivo sugli occhi. Tuttavia nel lavoro sugli occhi il compito principale della te rapia è quello di liberare la paura bloccata in essi. Per raggiunge re questo scopo uso il sistema seguente: il paziente si sdraia sul letto con le ginocchia flesse e il capo all'indietro. Lo invito ad assumere un'espressione di spavento - sollevare le sopracciglia, spalancare gli occhi e lasciar cadere la mascella. Le mani sono davanti al viso, a circa venti centimetri di distanza, con le palme all'infuori e le dita allargate in un atteggiamento di protezione. Poi mi chino sul paziente e gli dico di guardarmi dritto negli oc chi, che sono a circa trenta centimetri dai suoi. Benché il pazien te sia in una posizione di vulnerabilità e abbia assunto un'espres sione di paura, sono pochi quelli che si concedono di sentirsi spa ventati. Spesso il paziente mi guarda con un sorriso, come per dire: "Non c'è motivo di aver paura. Non mi farà male perché sono un bravo ragazzo" . Per superare questa negazione difensiva applico con i pollici una pressione sui muscoli situati ai lati delle narici. Questo impedisce al paziente di ridere e fa cadere la ma schera dal viso. Se la procedura viene eseguita correttamente (e vorrei sotto lineare che questa manovra richiede notevole abilità ed esperien za) spesso viene evocato un sentimento di paura che, quando la difesa cede, può far scaturire un grido. Per aiutare la liberazione del grido è utile far emettere un suono al paziente prima di appli care la pressione. Quando il grido inizia distolgo la pressione, ma in molti casi il grido continua anche dopo, finché gli occhi ri mangono spalancati. Il lettore ricorderà ciò che mi accadde du rante la prima seduta con Reich. Non fu necessaria nessuna pres sione perché uscisse un grido. Tuttavia sono pochissimi i pazienti che reagiscono spontaneamente, gridando, a un'espressione di pau ra. Alcuni non reagiscono nemmeno quando applico la pressio ne. Nel loro caso la difesa contro la paura è più profondamente radicata. 262 Autoespressione e sopravvivenza Immagino che al paziente, quando applico la pressione, i miei occhi appaiano fermi e forse anche duri. Ma quando comincia a gridare sento che si addolciscono, perché sono in empatia con lui. Dopo il grido in genere chiedo al paziente di rendersi a toc· carmi il viso con le mani. Ho scoperto che il grido scarica la pau ra e apre la strada a sentimenti teneri e affettuosi. Se ci guardia mo spesso gli occhi del paziente si sciolgono e si riempiono di la crime, mentre sale il desiderio di contatto con me (come surroga to della madre e del padre) . L'esercizio finisce spesso con uno stretto abbraccio fra me e il paziente, che è scosso da profondi singhiozzi. Come ho già ricordato, non sempre questo sistema funziona. Molti pazienti sono troppo spaventati dalla propria paura per per metterle di affiorare. Ma quando ciò avviene l'effetto è dramma tico. Una paziente mi disse che mentre gridava vide gli occhi del padre che la guardavano adirati: stava per picchiarla. Un altro disse di aver visto gli occhi furiosi della madre in un ricordo che risaliva all'epoca in cui aveva un anno. Una donna si sentì così liberata dall'aver scaricato la paura che balzò giù dal letto e corse ad abbracciare il marito, che era nella stanza con lei. Un uomo che era in terapia da un certo tempo fu talmente scosso dall'espe rienza del proprio terrore che lasciò il mio studio in uno stato di accasciamento. Andò immediatamente a casa e dormì per due ore. Appena si svegliò telefonò per dirmi che provava una gioia che non aveva mai provato prima. Era un contraccolpo della libera zione del terrore. Varie altre procedure possono essere impiegate per mobilita re i sentimenti negli occhi. È importante descriverne almeno una, che rappresenta un tentativo di tirar fuori il paziente attraverso gli occhi mediante il contatto con i miei. Anche in questo eserci zio il paziente è sdraiato nella stessa posizione sul letto. Mi chino su di lui e gli dico di toccarmi la faccia con le mani. Appoggio i pollici sulle sopracciglia e, con un movimento dolce, calmante, cerco di eliminare ogni espressione di ansia o preoccupazione che farebbe aggrottare le sopracciglia. Guardando il paziente negli occhi con dolcezza, spesso vedo un bambino piccolo che mi guar da da dietro un muro o attraverso uno spiraglio, che vuole venir fuori ma non osa farlo. È il bambino che viene tenuto nascosto al mondo. A volte gli dico: " Vieni fuori a giocare con me. Va tutto bene " . È affascinante osservare la reazione : gli occhi si ri lassano e si inondano di sentimenti che, attraverso di essi, fluisco- 263 Bioenergetica no verso di me. Quel bambinetta desidera disperatamente venir fuori e giocare ma ha il terrore di essere ferito, rifiutato o deriso. Per avventurarsi fuori ha bisogno che io lo rassicuri, soprattutto toccandolo affettuosamente. E come fa bene venir fuori e sentir si accettati! Un'esperienza come quella appena descritta può rappresenta re per il paziente la prima volta in cui, da molto tempo, rivela e riconosce il bambino che è nascosto in lui. Ma una volta che è av venuto il riconoscimento cosciente, la strada è aperta per l'analisi e l'elaborazione di tutte le ansie e le paure che hanno costretto il bambino a nascondersi e a seppellire il proprio amore. Perché il bambino è pieno di amore ed è l'amore ciò che non osiamo espri mere nelle azioni attraverso gli occhi, la voce, il corpo. Tutte queste reazioni sono note e studiate; sono il migliore frumento per il mulino analitico, perché le esperienze sono im mediate e convincenti. Molto dipende naturalmente dalla sensibi lità del terapista e dalla sua libertà di stabilire un contatto, di toccare e di essere toccato, in particolare dalla sua capacità di mantenersi libero da qualsiasi coinvolgimento emotivo con il pa ziente. Una situazione di questo tipo può facilmente portare il terapista a scaricare sul paziente il proprio bisogno di contatto. Ma sarebbe un tragico errore. Il paziente deve già superare se stesso per accettare e affrontare i propri bisogni e sentimenti. Do ver trattare anche con i sentimenti personali del terapista signi ficherebbe aggiungere un ostacolo invalicabile al recupero della padronanza di se stesso. Il paziente risponderà ai sentimenti del terapista per sfuggire ai propri; vedrà il bisogno del terapista co me più grande del suo e alla fine perderà il senso del proprio sé, come fece quando da piccolo si trovò impigliato nel conflitto fra i suoi bisogni e i suoi diritti e quelli dei genitori. Il paziente pa ga perché la seduta terapeutica sia orientata esclusivamente sui suoi problemi: trarre vantaggio dalla situazione a proprio bene ficio personale significa tradire la sua fiducia. A rischio di ripetermi, desidero tornare su un altro ounto. Indipendentemente da quanto regredisce, durante la seduta, a uno stadio infantile, il paziente è pur sempre un adulto ed è anche pienamente consapevole di esserlo. Il toccarsi fra adulti ha una connotazione erotica o sessuale. Non si tocca un corpo neutro: si tocca un uomo o una donna. È una cosa assolutamente naturale. Ma se si è consapevoli del sesso di una persona si è anche consa- 264 Autoespressione e sopravvivenza pevoli della sua sessualità. Sessualità però non significa genitali tà. La maggior parte dei pazienti sono consci del fatto che sono un uomo quando mi toccano. Possono ricacciare questa consape volezza in fondo alla mente, ma ciò non toglie che ci sia. Come ci si deve comportare rispetto a questa situazione? Per me è una questione di principio, oltre ad essere una rego la della terapia bioenergetica, che l'agire sessuale con i pazienti va assolutamente evitato. Purtroppo è facilissimo che si verifichi, in maniera sottile e a volte anche apertamente. Il terapista deve es sere costantemente in guardia contro questa eventualità. So che molte pazienti hanno sviluppato dei sentimenti sessuali nei miei confronti. Molte me lo hanno anche detto. Ma la cosa finisce lì. I miei sentimenti non le riguardano e sarebbe un grave errore lasciare che si intromettano nella situazione terapeutica. Possia mo parlarne, se lo riteniamo utile; ma se non me li so tenere per me non posso fare una buona terapia. Il terapista deve essere ca pace di controllare i propri sentimenti, cioè deve essere padrone di se stesso. Ho parlato della capacità di lasciarsi andare. In bioenergetica la capacità di contenersi è altrettanto importante e viene altret tanto sottolineata. Sarà uno dei temi del prossimo capitolo. La capacità di contenersi è cosciente e volontaria e presuppone la capacità di lasciarsi andare. Se non ci si sa abbandonare perché il controllo è inconscio e strutturato nel corpo, non si può nem meno parlare di autocontrollo come espressione cosciente del sé. In questo caso la persona non si contiene: è contenuta. Mal di testa Questo argomento rientra nel capitolo sull'Ìmtoespressione per ché a volte le cefalee sono causate dalla tensione oculare e riten go comunque che siano sempre collegate a blocchi dell'autoespres sione. Non sono un'autorità nel campo delle cefalee, ma ho una notevole esperienza nel trattamento di questo disturbo. L'anali si bioenergetica della tensione fornisce una buona base per la com prensione di questo disturbo. In varie occasioni ho dimostrato in pubblico come sia possi bile alleviare una cefalea sciogliendo la tensione muscolare. Spes so durante una conferenza ho chiesto se qualcuno nel pubblico avesse mal di testa. Ìn genere ce n'era almeno uno: gli chiedevo 265 Bioenergetica di avvtcmarsi e provavo a farglielo passare. Il procedimento è molto semplice. Il soggetto si siede su una sedia e io comincio a parlare cercando la tensione alla base del capo nella regione occi pitale, alla sommità del cranio e nell'area frontale. Poi, tenendo la fronte con la mano sinistra, con la destra massaggio i muscoli tesi sulla parte posteriore del capo e nella regione occipitale. Do po circa un minuto sposto le mani. Con la sinistra tengo il capo da dietro e con la destra sciolgo la regione frontale. Poi circondo il cuoio capelluto con ambedue le mani tenendo le dita sulla som mità del cranio e lo muovo leggermente da lato a lato. A questo punto spiego al pubblico che sto svitando il coperchio chiuso ben stretto che il soggetto ha sulla testa. Finora questo sistema ha sempre funzionato: il soggetto ammette che il mal di testa è sparito. Tuttavia questo sistema funziona solo con le cefalee da ten sione. L'emicrania è diversa e richiede un altro approccio. Spie gherò la differenza tra breve. Scoprii il sistema descritto sopra per caso. Molti anni fa ero in visita da alcuni parenti che non vedevo da parecchio. Erano curiosi di sapere in che cosa consistesse il mio lavoro psichiatrico. Spiegai loro il ruolo della tensione muscolare nei problemi emo tivi, ma pensavo che una dimostrazione pratica sarebbe stata più utile. Dopo aver spiegato loro che la maggior parte delle persone hanno una tensione notevole sul retro del collo e alla base della testa, mi avvicinai a mio cugino, gli misi le mani sul capo e presi a massaggiare con delicatezza quella zona. C'era una certa ten sione, ma non lo dissi. Fu tutto. Quando tornammo a casa mia moglie mandò un biglietto di ringraziamento alla padrona di ca sa. Due settimane dopo ricevetti la risposta: " Non so cos'hai fatto a mio marito, ma gli hai fatto passare un mal di testa che durava da quindici anni " . La tensione alla base del capo è paragonabile alla tensione della bassa schiena. In genere sono presenti insieme nella stessa persona ed esprimono entrambe il bisogno di mantenere il con trollo. La tensione superiore è l'equivalente somatico del coman damento psicologico: " Non perdere la testa " , che significa: " Non !asciarti mai sfuggire il controllo dei tuoi sentimenti " . La tensio ne inferiore ha lo stesso significato per la sessualità. Corrispon derebbe al comandamento: " Non lasciare che il tuo sedere ti prenda la mano " . La maggior parte delle persone si sono impe gnate a controllarsi. 266 Autoespressione e sopravvivenza Vorrei ora tornare alla figura del paragrafo precedente per descrivere le mie idee sulla causa di alcune cefalee. Questa figura mostra il tragitto seguito dal flusso di energia o di eccitazione per salire alla nuca e, passando per la sommità del capo, giungere agli occhi e all'arcata superiore dei denti. Que sto flusso trasporta la componente aggressiva di tutti i sentimen ti. È necessario in azioni come quelle di guardare e di parlare. Se mettiamo un coperchio alla nostra aggressività, si crea inevitabil mente una pressione contro di esso, che dà origine a una cefalea. Quello del coperchio è un concetto figurato: ma in alcuni casi la cefalea comprende tutta la testa. In altri casi c'è una fascia di tensione intorno al capo a livello della fronte, che blocca l'usci ta degli impulsi aggressivi. Intorno alla fascia si accumula della pressione e in genere si sente dolore alla fronte e a volte sulla parte posteriore del capo. Scaricando queste tensioni la cefalea svanisce. È possibile eliminare la cefalea anche mediante l'espressione dei sentimenti bloccati. Ma è raro che una persona affetta da ce falea sappia che cosa la turba. Quando un conflitto è cosciente si è consapevoli dei propri sentimenti, che dunque hanno raggiunto la superficie della mente. Ci si può sentire la testa contratta, ma 267 Bioenergetica non è la stessa cosa. La cefalea è dovuta a forze inconsce; il sentimento e la tensione che lo blocca sono sotto al livello della coscienza . Tutto quello che si sente è il dolore della pressione. Questo spiega perché, come nel caso di mio cugino, un mal di te sta possa persistere molto a lungo. In base alla mia esperienza l'emicrania è provocata dal bloc co del desiderio. Questo sentimento viene trasportato essenzial mente attraverso le arterie. Nel mio primo libro ho sottolineato che Eros è collegato al flusso sanguigno che trasmette i sentimen ti provenienti dal cuore. È noto che nell'emicrania c'è una costri zione delle arterie della testa che provoca un aumento della pres sione sanguigna causando un dolore intenso e pulsante. Ma se è vero che il desiderio erotico fluisce attraverso i va si sanguigni, non è tuttavia limitato ad essi. La carica di eccita zione, o carica energetica, sale passando per la parte frontale del corpo (come illustra la figura) e cerca di esprimersi negli occhi, nella bocca e nelle mani che si tendono per creare un contatto. Ho rilevato che in questo disturbo c'è una zona di grave tensio ne muscolare a un lato del collo appena sotto l'angolo della ma scella. Una leggera pressione in questa regione provoca un dolo re lancinante dietro all'occhio. Questa tensione è sempre a lato della cefalea, ma non conosco il motivo per cui si focalizza da una parte sola. È emerso che le emicranie rispondono bene alla psicoterapia. Ho lavorato per molti anni con una paziente affetta da emicrania, riuscendo prima a ridurre la frequenza e l'intensità degli episo di e infine a eliminarli. A volte riuscii a liberare la paziente da un attacco fortissimo aiutandola a scaricare i sentimenti con gri da e pianto. Altre volte, quando l'episodio durava da molte ore, questa procedura riduceva l'intensità dell'emicrania ma non l'eli minava. Tuttavia dopo una notte di sonno (in seguito alla sedu ta) l'emicrania spariva invariabilmente. Perché scomparisse il do lore dietro all'occhio il pianto doveva sempre essere accompagna to da lacrime. Questa paziente aveva molta difficoltà ad esprimere qualsiasi desiderio di intimità e di contatto. Provava imbarazzo e aveva paura a toccarmi il viso con le mani in maniera dolce e carica di sentimento. Era anche molto inibita sessualmente, come era lo gico aspettarsi visto il grave blocco di ogni espressione di deside rio. Se provava qualcosa per l'uomo che doveva incontrare, pri ma di uscire aveva sempre degli attacchi di emicrania. Erano più 268 Autoespressione e sopravvivenza forti quando io ero via in viaggio o in vacanza. Parlare con me l'aiutava e spesso mi fece telefonate interurbane. È evidente che aveva operato nei miei confronti un forte transfert dei sentimenti che aveva provato per il padre e di cui non poteva ammettere l'esistenza. Per rimuovere la causa deli'emicrania era necessario elaborare a livello analitico il problema del transfert e dar sfogo al desiderio di contatto con il padre. Ma solo quando la paziente fu in grado di esprimere questi sentimenti con gli occhi e con la voce fui certo che il disturbo non l'avrebbe più tormentata. Tutti gli individui affetti da emicrania soffrono di un blocco sessuale che non ha niente a che fare con l'attività sessuale. Ho conosciute molte persone che soffrivano di emicrania ed erano sessualmente attive. Il mal di testa deriva da un blocco della com ponente tenera ed erotica della sessualità. Il sentimento va nella testa invece che nell'apparato genitale, dove potrebbe essere trat tato e scaricato. La parte superiore del corpo, quella del capo, non consente questo sbocco. Piangere e gridare serve a scaricare la tensione immediata, ma non risolve il problema. La capacità di avere un orgasmo lo risolve. Un'inversione di direzione dell'energia dovrebbe essere di qualche aiuto e può essere ottenuta mediante gli esercizi di groun ding, che non servono quando l'attacco è al culmine, ma, in base a quanto ho osservato, sono molto utili quando si sente che l'at tacco sta per arrivare o quando è, appena cominciato. La paura di lasciarsi andare giù nel terreno e nella propria sessualità è collegata all'ansia di cadere. Ne parlo qui per via del la nausea che accompagna invariabilmente un forte attacco di emi crania, e che è prodotta da una contrazione del diaframma, lega ta alla paura di lasciarsi andar giù. Per quanto efficace sia l'approccio fisico mio o di altri terapi sti bioenergetici, nessun problema emotivo o della personalità può essere elaborato terapeuticamente senza che prima si sia am pliata la consapevolezza del paziente migliorando la sua compren sione del problema che lo turba. Ma la comprensione non è solo un'operazione intellettuale. Per me comprendere (understand) si gnifica star sotto (stand under) o empatizzare dal basso, anda re alla radice della situazione e sentire le forze che influenzano e plasmano i propri sentimenti e il proprio comportamento. 269 Capitolo decimo Coscienza: unità e dualità Espansione della coscienza Nell'ultimo decennio si è sviluppato un interesse crescente per ciò che viene chiamato espansione della coscienza. L'impor tanza attribuita a questo aspetto fa parte della nuova imposta zione umanistica della psicologia, scaturita dal sensitivity training, dal movimento d'incontro, dalla terapia della gestalt, dalla bio energetica e da altri metodi intesi ad ampliare la consapevolezza di se stessi e degli altri. La bioenergetica ha contribuito a questo sviluppo e si inserisce nell'impostazione umanistica; è importante perciò capire che ruolo svolga in essa la coscienza e come la terapia bioenergetica contribuisca ad espanderla. f: tuttavia necessario riconoscere che nella cultura dell'uomo quest'idea non è nuova, poiché la cultura è il risultato del conti nuo sforzo fatto dall'umanità per espandere la propria coscien za. Ogni passo nella crescita della cultura - in religione, nelle arti, nelle scienze naturali o nel governo degli stati - ha rap presentato un'espansione della coscienza. Ciò che è nuovo è la concentrazione cosciente sul bisogno di espandere la coscienza. Questo sviluppo mi suggerisce che molti vivono questa cultura come confinante e costrittiva e si sentono soffocati psichicamente dal suo crescente orientamento materialistico. La gente prova un bisogno disperato di immettere aria fresca nella mente e nei polmoni. La disperazione è la motivazione più potente al cambiamen to, ma non la più aflidabile.1 Sappiamo pochissimo della natura 1 LowEN, The Betrayal of the Body, cit., contiene un'ampia discussione sulla psico logia della disperazione, 270 Coscienza: unità e dualità della coscienza, e nella nostra disperata esigenza di cambiare è facile che cambiamo nel modo sbagliato. Fin troppo spesso la persona disperata cade dalla padella nella brace. E ingenuo dare per scontato che il cambiamento sia sempre per il meglio. I popoli, co· me le civiltà, possono prendere il cammino che scende o quello che sale; il corso della storia registra periodi di involuzione e di evoluzione. E quasi sempre vero che la reazione a una situazione porta all'estremo opposto, dopo di che avviene un'integrazione delle due posizioni e comincia un nuovo movimento verso l'alto. Se la nostra cultura attuale e lo stato di coscienza che rappre· senta possono essere definiti meccanicistici, la reazione contro di essa porterà al misticismo. Occorre definire questi termini. La fi losofia del meccanicismo si basa sul presupposto che fra causa ed effetto ci sia una connessione diretta e immediata. La nostra vi sione tecnologico-scientifica del mondo, che è sottesa da questo assunto, può essere definita meccanicistica. Un semplice esempio di pensiero meccanicistico è la concezione del crimine come ri sultato diretto della miseria. Naturalmente un rapporto fra cri mine e miseria esiste ma assumere che la miseria causi il crimine è ingenuo, perché significa trascurare i complessi e sottili fattori psicologici che influenzano il comportamento. L 'erroneità di que sta concezione è dimostrata dall'alto tasso di criminalità che ca ratterizza i periodi di prosperità economica. L'atteggiamento mistico nega l'operatività della legge di cau sa ed effetto, vede tutti i fenomeni come manifestazione di una coscienza universale e nega l'importanza della coscienza in dividuale. In un mondo in cui la legge della causalità è un'illusio ne, l'azione non ha significato. Il mistico è costretto dalla sua fede a ritirarsi dal mondo. Si rivolge verso l'interno per trovare il vero significato della vita e allora scopre di essere tutt'uno con la vita in generale e con l'universo. O almeno questo è quello che si sfor za costantemente di raggiungere, perché la vita non permette un ritiro totale dal mondo che la sostiene, se non con la morte. Il mistico non può, come non può farlo nessun essere, trascendere del tutto la propria esistenza corporea. Nella situazione attuale di reazione contro la filosofia mecca nicistica della nostra cultura è facile che siamo portati al malinteso di credere che la risposta sia il misticismo. Sono molti, anzi, quelli che si sono davvero volti al misticismo per liberare la propria co scienza dalla presa soffocante della concezione meccanicistica del la vita. Non credo che questa sia una via che sale. Non che il mi- 271 Bioenergetica stico sbagli, perché nella sua posizione c'è una parte di verità. Ma allora nemmeno il meccanicista è in errore, perché la sua scienza ha dimostrato che in certe situazioni - cioè nei sistemi chiusi in cui tutte le variabili possono essere controllate e determinate la legge di causa ed effetto funziona. Ma la vita è un sistema aper to, non chiuso; è impossibile conoscere e controllare tutte le va riabili che influiscono sul comportamento umano, dunque la legge di causa ed effetto non è pienamente applicabile. D'altro can to c'è un meccanismo - come anche un dinamismo - della vita e se si affonda un coltello nel cuore di una persona questa sen z'altro morirà perché è stata distrutta la capacità del cuore di svol gere la funzione meccanica di pompare sangue. Se nessuna delle due visioni è sbagliata, allora entrambe so no solo parzialmente vere e dobbiamo scoprire qual è la verità completa e come le due visioni si inseriscano in questo quadro. Mettiamola in questo modo. La posizione meccanicistica ha una sua validità oggettiva. Nel mondo degli oggetti o delle cose, spe cialmente delle cose materiali, sembra che la legge di causa ed effetto valga. Il mistico può rivendicare alla sua visione del mon do una validità soggettiva, perché descrive un mondo spirituale in cui gli oggetti non esistono. Ma ambedue i mondi esistono, perché nessuno dei due nega l'altro e l'essere umano è in contatto con ambedue, perché vive se stesso sia come soggetto che come og getto. Non credo che sia un fenomeno unicamente umano - an che gli organismi animali più evoluti paiono funzionare in ambe due i mondi - ma ciò che è esclusivamente umano è la consape volezza della polarità delle due posizioni. È esclusiva dell'uomo anche la possibilità di spaccare in due l'unità di interiore ed este riore, proprio come spacca l'unità dell'atomo creando il terrore oggettivo della bomba nucleare, in cui si sostanzia il terrore sog gettivo della distruzione del mondo proprio della personalità schizofrenica. Un semplice diagramma può spiegare questi rapporti più chia ramente delle parole. Rappresenteremo l'organismo uomo me diante una circonferenza con un centro o nucleo. Gli impulsi che si originano al centro con il pulsare dell'energia fluiscono verso l'esterno come onde dirette alla periferia della circonferenza quan do l'organismo interagisce con l'ambiente. Allo stesso tempo gli stimoli provenienti dal mondo esterno colpiscono l'organismo, che reagirà ad alcuni di essi. Osservando la figura viene in mente l'organismo unicellulare 272 Coscienza: unità e dualità racchiuso in una speciale membrana semipermeabile che qui è rap presentata dalla circonferenza. L'organismo umano comincia la propria vita come una singola cellula, e benché questa cellula si moltiplichi un numero astronomico di volte per creare una per sona, nella sua unità energetica la persona conserva un'identità fun- IMPULSO ( STIMOLO zionale con la singola cellula da cui ha avuto origine. Una mem brana vivente circonda ogni organismo e ne crea l'individualità separandolo dal mondo. Ma la membrana non è un muro; è per meabile in maniera selettiva e consente l'interscambio fra indivi duo e mondo. Nello stato di salute l'individuo percepisce il contatto fra il proprio nucleo e il mondo esterno. Gli impulsi provenienti dal suo nucleo pulsante (cuore) fluiscono nel mondo e gli eventi del mondo esterno raggiungono e toccano il suo cuore. In quanto en tità responsabile si sente tutt'uno con il mondo e con il cosmo. Non si limita a tendersi in maniera meccanica, come vorrebbe farci credere la teoria del comportamento condizionato, ma rispon de con i sentimenti del cuore e con l'unicità del suo essere indivi duale. Ma siccome è anche cosciente della propria individualità, si rende conto che le sue azioni spontanee di risposta influiscono con modalità causale sul mondo e sugli altri e può dunque assu- 273 Bioenergetica mersi la responsabilità di queste azioni. Perché la causalità di fat to opera; se dico o faccio qualcosa di offensivo devo assumermi la responsabilità del dolore che causo all'altro. Questa situazione normale è disturbata quando l'uomo, come dice Reich, diventa " corazzato " . Nel diagramma riportato sotto questa armatura è rappresentata da una linea ondulata situata sot to la superficie o membrana dell'organismo. In effetti l'armatura separa i sentimenti del nucleo dalle sensazioni provate alla perife- ria. Facendo questo spacca l'unità dell'organismo e l'unità autenti ca del suo rapporto con il mondo. Ora esso ha sentimenti interio ri e reazioni esterne, un mondo interno e uno esterno con cui iden tificarsi, ma a causa della spaccatura i due mondi non sono uniti. La corazza è come un muro: la persona può essere da una parte o dall'altra ma non da tutte e due nello stesso tempo. Ritengo che ora siamo in grado di capire il problema del rap porto fra misticismo e meccanicismo. Ambedue gli atteggiamenti risultano da una condizione corazzata. Il mistico vive nel mondo interiore e si è dissociato dagli eventi esterni. Per lui la legge del la causalità è irrilevante; l'unica cosa che conta è cercare di resta re in contatto con il suo nucleo pulsante. Se cerca di coinvolgersi nel mondo degli oggetti dovrà attraversare il muro e andare dal l'altra parte, ma così perderà il contatto con il proprio centro. Il meccanicista, che è dall'altra parte del muro, ha perso il contatto con il centro. L'unica cosa che sente o che vede è il suo modo di 274 Coscienza: unità e dualità reagire causalmente agli eventi, e cosl è convinto che la vita sia puramente una questione di riflessi condizionati. Siccome gli og getti e gli avvenimenti determinano le sue reazioni, le sue energie sono impegnate a manipolare un ambiente che egli sente alieno e ostile al suo essere. La coscienza mistica è l'esatto opposto di quella meccanicisti ca. Questa è ristretta e nitidamente a fuoco, perché ogni oggetto presente nell'ambiente circostante deve essere isolato per poter essere controllato. Anche gli avvenimenti devono essere separati e studiati come accadimenti speciali, con il risultato che la storia viene vista come una serie di eventi piuttosto che come il conti nuo sforzo fatto dalle persone per realizzare il potenziale della propria vita. Non voglio con ciò dire che la coscienza meccanici stica sia tutta sbagliata; si è sviluppata dal forte senso dell'indivi dualità e dall'egoismo dell'uomo occidentale attraverso secoli di sforzi intesi ad asserire la libertà dell'individuo. La coscienza mi stica invece è ampia, ma nella sua forma ultima lo è a tal punto da diventare vaga e vuota di significato. Forse potremmo dire sem plicemente che dove la coscienza meccanicistica non vede la foresta perché vede gli alberi (dato che è intenta a tagliarli), la coscienza mistica non vede gli alberi perché vede la foresta. Mi vengono in mente alcuni esseri umani che sono talmente " innamo rati" della gente da non saper vedere o rispondere alla persona che hanno davanti. Un'altra analogia si suggerisce da sé. Il misti co, camminando con gli occhi spalancati ad ammirare il miraco lo dell'universo, non vede le pietre sul suo cammino e inciampa. Ma non importa. Il meccanicista, tutto intento a guardare le pie tre che potrebbero farlo incespicare, non vede la bellezza del cielo. Non si può risolvere questo conflitto cercando di fare am bedue le cose - guardar su, guardare giù, guardar su. Bisognereb be diventare degli acrobati per scalare continuamente il muro. L'unica soluzione è abbatterlo, eliminare la corazza e scaricare le tensioni : la bioenergetica è tutta qui. Finché il muro è in piedi la persona è spaccata in due fra misticismo e meccanicismo, perché tutti i meccanicisti dentro sono dei mistici e tutti i mistici, in superficie, sono dei meccanicisti. Fondamentalmente sono identi ci: rovesciando il cappotto non lo si cambia. Questo spiega perché un grande scienziato come Erwin Schroedinger, quando si volge verso i suoi sentimenti interiori (in What is Life?), pensa da mistico. 275 Bioenergetica Un pensiero che non sia né meccanicistico né m1st1co viene chiamato funzionale. Ritengo che il concetto di pensiero funziona le, nella forma in cui lo spiega Reich, sia una delle grandi conqui ste della mente umana. È di particolare utilità per la comprensio ne della coscienza. Cominciamo col considerare la coscienza una funzione, e non uno stato: ad esempio come la funzione di parlare. A seconda del bisogno si può parlare o tacere; analogamente, a seconda della si tuazione, si può essere o meno coscienti. È: interessante notare co me la coscienza sia strettamente legata ai discorsi fra sé e sé che si fanno continuamente in nome del pensiero. È anche interessan te osservare che parlando trasmettiamo informazioni agli altri men tre la coscienza ha a che fare con il fatto di ricevere informazio ni. C'è una stretta connessione fra coscienza e attenzione, perché più prestiamo attenzione a una cosa più ne siamo consapevoli. Ma se la coscienza è una funzione, allora ha le caratteristiche di un'abilità. �.espansione della coscienza non ha senso a meno che non si veda la cosa come un accrescimento della propria ca pacità di essere coscienti. Spostando l'attenzione da una cosa al l'altra non espandiamo la coscienza, perché mentre vediamo il nuovo non possiamo vedere il vecchio. La consapevolezza è come una torcia che illumina un aspetto di un campo e ce lo fa vedere chiaramente ma che, in questo processo, fa apparire più buio il resto del campo. Spostando la luce non si accresce né si espande la consapevolezza, perché adesso la prima zona diventa scura e il campo visuale (della visione o della comprensione) non è cambia to. Cionondimeno la mobilità della luce è uno dei fattori della co scienza. Chi ha gli occhi fissi solo su di un aspetto della vita ha una coscienza (capacità di coscienza) più limitata della persona che può muovere gli occhi intorno per vedere molte cose diverse. Il paragone della coscienza con la luce mi permette di intro durre una serie di fattori che misurano la funzione della coscien za. Ovviamente una luce forte è più rivelatrice di una luce smor zata. Analogamente avviene per la coscienza: chi ha vista più chiara, udito più acuto, olfatto più fino, miglior gusto - in altre parole un grado più elevato di sensi-bilità percettiva - ha la co scienza che funziona a livello più elevato che non l'individuo con sens-abilità ridotta. La profondità o capacità di penetrazione della luce, che è funzione in parte dell'intensità di illuminazione e in parte della messa a fuoco, corrisponde nella coscienza a un fattore analogo. Ci sono persone psicologicamente lungimiranti che han- 276 Coscienza: unità e dualità no un pensiero profondo e vedono lontano. Questo riflette una qualità della loro coscienza. E sarebbe un handicap se la persona non potesse vedere anche quello che le sta davanti al naso. Infine c'è la capacità di allargare o di restringere il campo della perce zione, di muoversi liberamente fra la visione meccanicistica e quella mistica perché il muro non esiste. Esprimendola in questo modo, non è difficile vedere che la funzione della coscienza dipende dalla vitalità della persona e che è direttamente collegata alla salute emotiva. Ma ciò che è più im portante è la conclusione che l'abilità di essere coscienti è legata ai processi energetici del corpo - cioè alla quantità di energia di cui dispone un individuo e alla libertà con cui tale energia può circolare. La coscienza riflette lo stato di eccitazione interiore; in fatti è la luce della fiamma interna proiettata su due schermi la superficie del corpo e quella della mente. Un'altra analogia può aiutare a chiarire queste relazioni. Pos siamo paragonare ciò che accade nella coscienza a un apparecchio televisivo. La televisione consiste di un apparato per la ricezione dei segnali, di un amplificatore, di una sorgente di energia (elet troni) che viene proiettata su di uno schermo sensibile. Quando il televisore è acceso e sintonizzato per ricevere i segnali in arri vo, lo schermo si illumina e compare un'immagine. La luminosità e la nitidezza dell'immagine sono determinate dalla forza del flus so di elettroni e dalla sensibilità dello s�hermo. Fattori analoghi operano nella coscienza - la carica energetica degli impulsi che fluiscono dal nucleo e la sensibilità delle due superfici, quella del corpo e quella della mente. Di una persona insensibile diciamo che ha la pelle dura. Un corpo senza pelle non può schermare gli sti moli in entrata e perciò la persona è ipersensibile e vulnerabile a ogni alito di vento. È una condizione estremamente dolorosa. La televisione è un apparecchio meccanico, ma il confronto è possibile proprio perché nel funzionamento del corpo c'è un aspet· to meccanico, ma il corpo ha un'energia sua propria e un io o una volontà che può dirigerla a seconda dei bisogni. Possiamo dirige re la coscienza a piacere su una parte o sull'altra del corpo. Lo fac· ciamo concentrando l'attenzione su quella parte. Per esempio pos so guardarmi i piedi e ottenerne un'immagine, muoverli e sentirli cinesteticamente o far fluire in essi l'energia e i sentimenti, otte nendo magari che vibrino o formicolino. Solo allora sono consa pevole dei miei piedi come parte viva e senziente del mio .essere. Ci sono diversi livelli di coscienza su cui occorre fare chiarezza. 277 Bioenergetica Ho già parlato di questo fenomeno in un capitolo precedente del libro mostrando come si possa dirigere l'attenzione sulla ma no accrescendone la carica. In base allo stesso principio, quando la mano, il piede o una qualsiasi altra parte del corpo diventano energeticamente carichi l'attenzione viene attirata su quella parte e aumenta la consapevolezza di essa. La maggiore carica mette la parte in uno stato di tensione (tenzione) , è at-tenzione. Non è la tensione cronica presente in un muscolo contratto o spastico, ma uno stato vivo e positivo che può portare in maniera naturale alla reazione e alla scarica. Nella muscolatura viene chiamato assetto o prontezza all'azione. Nel pene è la condizione per esprimere amore sessuale. Benché l'attenzione possa essere diretta con un atto di volon tà, che implica un certo controllo dell'io sul flusso di energia nel corpo, per lo più essa viene catturata da un evento esterno o in terno. Ho sottolineato molte volte che in genere la volontà è un meccanismo di emergenza. Se le nostre reazioni sono spontanee le parti periferiche del corpo che sono in contatto con il mçmdo devono essere sempre relativamente cariche e pronte a reagire. Vale a dire che quando siamo svegli normalmente siamo in uno stato relativo di at-tenzione o allarme. In altri termini siamo coscienti. Da ciò consegue anche che la portata della nostra co scienza è proporzionale alla quantità di carica presente nel corpo, mentre il grado di coscienza dipende dall'intensità della carica. Nel sonno, quando la carica viene ritirata dalla superficie del cor po, la portata della nostra attenzione scende a zero. Lo stesso suc cede quando si perdono i sensi. Ho detto che ci sono diversi livelli di coscienza. La coscienza di un bambino è di un livello diverso, inferiore rispetto a quella dell'adulto. Il bambino ha una coscienza maggiore del proprio cor po, ma meno definita e raffinata. Il bambino è sensibile a un mag gior numero di sensazioni corporee ma meno consapevole di sen sazioni specifiche come le emozioni o i pensieri. La coscienza si acuisce con la crescita e lo sviluppo dell'io, che è esso stesso una cristallizzazione della coscienza. Perciò i livelli di coscienza cor rispondono alla gerarchia delle funzioni della personalità che ho descritto in un capitolo precedente. Il diagramma di p. 279 le raffigura come livelli di coscienza. La coscienza dei processi del corpo è il livello più profondo e più ampio di coscienza. Questi processi sono la respirazione ritmi ca, lo stato vibratorio della muscolatura, le azioni involontarie e 278 Coscienza: unità e dualità spontanee, le sensazioni che scorrono e l'espansione e contrazione pulsatile del sistema cardiovascolare. In genere siamo consapevo li di queste ultime solo in stati di grande eccitamento o nel misti cismo. Questo è il livello in cui sentiamo la nostra identificazione con la vita, la natura e il cosmo. Fra le popolazioni primitive que sta coscienza è stata descritta come partecipazione mistica, indi cando un'identificazione mistica con i processi naturali e univer sali. A questo estremo si perde il senso della propria individualità unica, perché i confini del sé diventano tanto nebulosi da non dif ferenziare più il sé dall'ambiente. È anche il livello della coscien za infantile, la cui direzione però è opposta a quella della coscien za mistica. La prima sta crescendo verso una differenziazione del sé, mentre la seconda si muove verso l'indifferenziazione. AUTOCOSCIENZA E - - - - - - - - - - - - -- - · D PENSIERO c B PRINCIPI EMOZIONI SENTIMENTI SENSAZIONI PROCESSI CORPOREI A PROCESSI NATURALI ED U NIVERSALI LIVELLI CRESCENTI DI COSCIENZA 279 Bioenergetica Nella mia concezione il livello successivo di coscienza com prende la percezione di emozioni specifiche. Il bambino molto pic colo non è arrabbiato, triste, spaventato o felice. Queste emozio ni dipendono da un certo grado di consapevolezza del mondo esterno. La collera, per esempio, implica uno sforzo diretto con tro una forza " ostile" situata all'esterno dell'organismo. Il bam bino molto piccolo lotta contro una forza costrittiva, ma le sue azioni sono casuali e non dirette. Gli manca il controllo cosciente dei propri movimenti e la capacità di percepire la natura delle for ze esterne. L'emozione della tristezza implica un senso di perdita che il neonato non è in grado di percepire. Piange in risposta a uno stato di tensione generato da una condizione penosa (fame, scomodità e cosi via). Ciò non significa che non ci sia perdita; il bambino che piange perché vuole la madre piange perché ha per so la connessione con lei che gli è necessaria, ma finché la vede come un agente esterno associato con una sensazione di piacere, non sente la perdita. La coscienza si schiude come il bocciolo di un fiore, in modo cosi graduale che non è possibile percepire il cambiamento. Eppu re la nostra cosCienza può distinguere degli stadi, che qui possia mo descrivere per il gusto dell'analisi. La memoria ha un ruolo importante nella funzione della coscienza. Quando un bambino diventa cosciente del proprio pensiero, o pensa coscientemente? Benché io non sia in grado di dare una risposta esatta a questa domanda, sono certo che ci sia un'epoca in cui questi aspetti della funzione della coscienza diventano operativi. Mi sembra che la coscienza del pensiero sia legata al l'uso delle parole, o che almeno per la maggior parte delle persone sia così. Ma siccome le parole nascono nei rapporti sociali e ven gono usate per comunicare delle informazioni, questo stadio del la coscienza è associato con il crescere della consapevolezza del mondo sociale. Man mano che questo mondo si amplia diminui sce, al confronto, lo spazio individuale e la posizione della perso na (io, individuo) diviene più definita. Il pensiero cosciente o oggettivo dà origine alla consapevolez za dell'io. Ci si vede come attori coscienti nel mondo con delle scelte di comportamento. La scelta importante è quella fra dire la verità e ingannare.' Questa scelta significa che la coscienza può ripiegarsi su se stessa per essere consapevole del sé in quanto fat2 280 LowEN, Pleasure, cit., 'discute il ruolo della falsità nella formazione dell'io. Coscienza: unità e dualità tore obiettivo del proprio pensiero. O, in termini più semplici, si può pensare sul proprio pensiero. Questo sviluppo crea la dua lità che caratterizza la coscienza moderna. Una persona è nel con tempo soggetto e oggetto, consapevole di essere un attore ma an che di subire delle azioni. A livello dell'io la coscienza è duale, ma non spaccata. La spac catura avviene quando la coscienza trascende la personalità dando origine alla self-consciousness. La self-consciousness non coincide con la coscienza di se stessi, ma è uno stato patologico in cui la consapevolezza si focalizza tanto intensamente sul sé da rendere penosi e difficili il movimento e l'espressione. Un simile stato di coscienza, che non è infrequente nella schizofrenia, può capitare momentaneamente anche all'individuo medio. L'intensità della messa a fuoco restringe la coscienza al punto che c'è il rischio che si spezzi o svanisca, cosa estremamente spaventosa. L'analisi precedente rende chiara una cosa: la coscienza, man mano che sale a livelli più elevati, non si espande ma si restringe per aumentare la messa a fuoco e la capacità di operare discrimina zioni. D'altra parte, man mano che si approfondisce fino a com prendere i sentimenti, le sensazioni e i processi corporei che le creano, diventa più ampia ed estensiva. Per evidenziare questa differenza ricorrerò a due termini molto generali - coscienza del la testa e coscienza del corpo - che rappresentano rispettivamen te il vertice e la base del triangolo. Molte persone, in particolare quelle che vengono definite in tellettuali, hanno soprattutto una coscienza di testa. Si considera no delle persone molto consapevoli e di fatto lo sono, ma la loro coscienza è limitata e ristretta - limitata ai loro pensieri ed im magini e ristretta perché vedono se stessi e il mondo solo in termi ni di pensieri e di immagini. Comunicano con facilità i propri pen sieri, ma hanno grosse difficoltà a sapere o ad esprimere quello che sentono. In generale sono inconsapevoli di quello che succede nel loro corpo e di conseguenza sono inconsapevoli del corpo di colo ro che li circondano . Parlano di sentimenti ma non li sentono né agiscono su di essi. Sono consapevoli solo dell'idea del senti mento. Di persone del genere si potrebbe dire che non vivono la vita, ma la percorrono col pensiero. Vivono nella loro testa. La consapevolezza del corpo è al polo opposto. E caratteristi ca dei bambini che vivono nel mondo del corpo e delle sue sen sazioni e degli adulti che conservano una stretta connessione con il bambino che sono stati e che dentro di sé continuano ad essere. 281 Bioenergetica La persona che possiede la consapevolezza del corpo sa cosa sente e dove lo sente nel corpo. Ma è anche in grado di dirvi quello che sentite voi e come lei lo vede nel vostro corpo. Vi sente come un corpo e come tale vi risponde; non si lascia ingannare dai " ve stiti nuovi del re " . C'è una grossa differenza fra essere consapevoli del corpo e possedere una coscienza del corpo. Si può essere consapevoli del corpo con una coscienza di testa, il che è vero per tantissime per sone che si impegnano nell'educazione fisica (ad esempio frequen tando una palestra per migliorare la propria figura) o nell'atletica e nelle arti ginnastiche. Il corpo allora viene visto come strumen to dell'io, non come l'autentico sé. Ho lavorato con un certo nu mero di queste persone in terapia bioenergetica e da tempo ormai non mi sorprendo più nel notare quanto poco siano a contatto con il proprio corpo. Non sto affermando che la coscienza del corpo sia superiore alla coscienza della mente, anche se non è infrequente incontrare la posizione opposta. Ho poca considerazione per una coscienza di testa dissociata, ma rispetto moltissimo una coscienza di testa che sia pienamente integrata con la coscienza del corpo. Analoga mente ritengo che la coscienza del corpo da sola sia un livello im maturo dello sviluppo della personalità. Naturalmente la bioenergetica mira ad espandere la coscienza aumentando la coscienza del corpo. Ma nel farlo non può permet tersi di ignorare (e non ignora) l'importanza della coscienza di te sta. Nella terapia bioenergetica si può elevare il livello di coscien za anche mediante l'uso del linguaggio e delle parole. Dobbiamo tuttavia riconoscere che la nostra cultura è prevalentemente una cultura di " testa " e che quanto a coscienza del corpo siamo gra vemente carenti. La coscienza del corpo occupa una posizione intermedia fra la coscienza di testa e l'inconscio, e cosi serve a connetterci ed orientarci con le forze misteriose presenti nella nostra natura. La figura di p. 283 illustra in maniera semplificata questo rapporto. Mentre la coscienza di testa non ha connessioni dirette con l'inconscio, la coscienza del corpo vi è connessa. L'inconscio è quell'aspetto del nostro funzionamento corporeo che non perce piamo e non siamo in grado di percepire. Così, mentre possiamo diventare consapevoli, con uno sforzo di attenzione, della nostra respirazione e in alcuni stati anche del cuore, non possiamo di ventare coscienti dell'azione dei reni, per non parlare delle sot282 Coscienza: unità e dualità tili reazioni che si verificano a livello dei tessuti o delle cellule. L'intimo processo vitale del metabolismo esula dalla nostra ca pacità di percezione. Tanta parte della nostra vita ha luogo in una regione buia dove la luce della mente cosciente non può risplen dere. E la coscienza della mente, essendo pura luce, ha paura del buio. 1\ COSCIENZA DELL'IO COSCIENZA DEL CORPO INCONSCIO A livello della coscienza di testa il mondo è una serie di di scontinuità, di eventi e cause non collegati. È la natura essenzia le della mente, o coscienza dell'io, che crea le dualità e spacca l'unità essenziale di tutte le funzioni naturali. Camus ha espresso egregiamente questo fatto in maniera poetica: " Finché lo spirito tace nel mondo immobile delle proprie speranze, tutto si riflet te e prende posto nell'unità della sua nostalgia; ma al primo mo vimento, tale mondo si fende e rovina: infiniti, lucidi lampeggia menti si offrono alla conoscenza... " 3 L'intrusione della mente co sciente ha un effetto rovinoso. Il problema teorico è come rico struire coscientemente quella unità. Poiché ciò non può essere fatto, Camus dice che il mondo è " assurdo " . Ma è necessario farlo. Questo problema, che tormen ta tanti pensatori, non disturba l'individuo medio. Non ho mai sentito un paziente lamentarsi di questo. I problemi della gen- 3 ALBERT CAMUS, The Myth of Sisyphus, Vintage Books, New York, 1955, p. 14; trad. it. Il mito di Sisi/o, Bompiani, Milano, 19664• 283 Bioenergetica te sono concentrati sulle questioni pratiche e sui sentimenti con flittuali. Non ho mai visto un paziente soffrire di un'ansia " esi stenziale" . In tutti i casi su cui ho lavorato, l'ansia poteva essere ricollegata a un " soffocamento nelle strettoie " . Perché presuppo niamo che la coscienza possa fornire tutte le risposte, quando ogni evidenza dimostra che essa crea tanti problemi quanti ne risolve? Perché siamo tanto arroganti da credere di poter conoscere tutto? Non è necessario. La risposta a questi interrogativi è che abbiamo finito per aver paura del buio, dell'inconscio e dei processi misteriosi che conservano il nostro essere. Malgrado i progressi della scienza, queste cose rimangono misteriose; per parte mia sono contento che nella vita ci sia ancora qualche mistero. Una luce senza ombre è un bagliore accecante. Se riusciamo a illuminare ogni cosa ri schiamo di creare un " whiteout" che distruggerebbe la coscienza. Potrebbe essere come il lampo di luce nel cervello di un epiletti co, che precede le convulsioni e il blackout. Continuando ad ac crescere la coscienza alla sommità della piramide è facile che ol trepassiamo il limite, diventando troppo consapevoli di noi stessi e condannandoci all'immobilità. La bioenergetica procede diversamente. Espandendo la coscien za verso il basso, porta l'individuo più vicino all'inconscio. No stro obiettivo non è di rendere cosciente l'inconscio, ma di ren derlo più familiare e meno spaventoso. Quando scendiamo fino a quella zona di confine in cui la coscienza del corpo tocca l'in conscio ci rendiamo conto che l'inconscio è la nostra forza, men tre la coscienza è la nostra gloria. Percepiamo l'unità della vita e capiamo che il significato della vita è la vita stessa. Possiamo anche scendere oltre e lasciare che l'inconscio ci avvolga, come in un bel sogno o in un orgasmo estatico. Allora avviene un rinnova mento alle sorgenti più profonde del nostro essere e possiamo sa lutare il nuovo giorno con un maggior grado di consapevolezza, che non ha bisogno di aggrapparsi alla sua luce effimera per paura del buio. Parale e accrescimento della coscienza Nel 1949 Reich cambiò nome alla vegetoterapia analitica del carattere e la chiamò terapia orgonica. Il termine orgone indica va l'energia cosmica primordiale. Questo cambiamento coincise con la convinzione che nel processo terapeutico si potesse fare a 284 Coscienza: unità e dualità meno delle parole e che fosse possibile ottenere dei miglioromenti significativi della personalità lavorando direttamente sui processi energetici del corpo. La terapia organica prevedeva anche l'im piego di accumulatori di energia organica per caricare il corpo. Nel primo capitolo ho riferito come Reich fosse riuscito a far sviluppare rapidissimamente in alcuni pazienti il riflesso dell'orga smo, che però non si manteneva dopo il termine della terapia. Le tensioni della vita quotidiana facevano riemergere i problemi, il paziente perdeva la capacità di abbandonarsi al proprio corpo. Ma cosa significa esattamente " elaborare terapeuticamente i proble mi di una persona " ? Siamo abituati a usare questa espressione con disinvoltura, senza evidenziarne tutte le dimensioni. Analiticamente parlando un problema è stato elaborato quan do il soggetto ne conosce il cosa, il come e il perché. Cos'è il pro blema? Come influisce sul mio comportamento ? Perché ho questo problema? La tecnica psicoanalitica si propone di fornire le rispo ste a queste domande? Perché, allora, non riesce ad essere più ef ficace? La risposta è semplice: oltre a questi fattori ne esiste an che un quarto, di tipo economico o energetico. Reich mostrò che se non si verificava un cambiamento a livello del funzionamento sessuale o dell'economia energetica - cioè se il paziente non giun geva ad avere più energia e a scaricarla più completamente - non aveva luogo nessun progresso significativo. Sapere non basta. Molti conoscono in parte il cosa, il come e il perché dei loro problemi senza però essere in grado di cam biare le proprie risposte emotive. Sono stati scritti talmente tan ti testi di psicologia che non è difficile accedete a una conoscenza abbastanza ampia dei problemi della personalità. Questi libri, anche quando forniscono informazioni complete sul cosa, sul co me e sul perché, raramente aiutano ad elaborare fino in fondo i propri problemi. Il fatto è che la conoscenza è una funzione della coscienza della testa, che non necessariamente penetra nella coscienza del corpo e la influenza. Naturalmente può influenzarla ed è quanto accadeva agli inizi della psicoanalisi, prima che la gente diventasse psicologicamente sofisticata. Allora il paziente che tramite l'interpretazione di un sogno apprendeva di avere un legame di tipo incestuoso con la madre ne era scosso a livello sia fisico che emotivo. Questa conoscenza aveva un impatto su di lui, egli vi reagiva con tutto il suo essere. Oggi i pazienti parlano con disinvoltura dell'odio o del rifiuto della madre, senza che nel le loro parole entri una forte carica emotiva o energetica. 285 Bioenergetica Proprio questa situazione, il parlare dei sentimenti senza sen tire, indusse Reich a sviluppare dapprima la tecnica dell'analisi del carattere e poi le tecniche intese a eliminare la " corazza " corpo rea. Eppure siamo ancora prigionieri della mistica delle parole, come se le cose si potessero cambiare parlandone. Anzi, spesso usiamo le parole per far sì che nulla cambi. Finché possiamo par lare di qualcosa ci sentiamo al sicuro, perché il parlare riduce il bisogno di sentire e di agire. Le parole sono un sostituto dell'azio ne: a volte sono un sostituto profondamente necessario e valido, ma a volte rappresentano un blocco alla vita del corpo. Quando le parole vengono impiegate come sostituti dei sentimenti dimi nuiscono la vita e la rendono astratta. Affidandosi alle parole c'è sempre il pericolo che non esprima no la verità dell'individuo. Si mente deliberatamente, ma a li vello corporeo non lo si può fare perché un sentimento maschera to tradisce la propria insincerità. Non mi capita spesso in tera pia di incontrare persone che mi mentono coscientemente; ma a volte accade. C'è però l'autoinganno, quando il soggetto fa un'af fermazione che ritiene vera ma che non concorda con la verità del suo corpo. Spesso sentiamo dire " sto bene " , quando basta uno sguardo superficiale per vedere che chi l'ha detto in realtà si sen te stanco, triste o umiliato. Può non essere una bugia intenzio nale; spesso è una facciata di parole, eretta più per convincere se stessi che gli altri. Chi si arrischierebbe a sostenere di credere a tutto quello che dicono gli altri? Solo un inguaribile ingenuo o uno sciocco. I te rapisti non si fidano mai delle parole di un paziente finché non riescono a penetrare dietro alla facciata di difese che egli ha eret to per non rivelare se stesso. Possiamo dunque capire perché Reich cercasse di andare ol tre le parole e di trattare i problemi dei pazienti a livello corpo reo o energetico. Perché allora falll? Perché, con il dovuto riguar do per la loro inaffidabilità, le parole sono indispensabili al fun zionamento umano. Le parole sono il più grande magazzino di esperienza: adem piono a questa funzione culturale nelle storie che ci vengono nar rate e nei libri che leggiamo. Non sono l'unico magazzino di espe rienze, ma certo di gran lunga il più importante. I documenti storici non sono limitati alle parole - esistono anche gli oggetti dei tempi passati - ma studiare la storia senza disporre delle pa role sarebbe un compito sovrumano . . 286 Coscienza: unità e dualità Le parole svolgono a livello individuale la stessa funzione che svolgono per la società. La storia viva di una persona è regi strata nel corpo, ma la storia cosciente lo è nelle parole. Se man ca la memoria delle esperienze mancano anche le parole per de scriverle. Chi possiede la memoria la traduce in parole, espresse tra sé e sé, pronunciate o scritte. In ogni caso la memoria, una volta tradotta in parole, assume una realtà oggettiva, specialmen te se le parole vengono espresse. Nella mia terapia personale, quando vidi l'immagine del viso di mia madre che mi guardava adirata perché il mio pianto l'aveva disturbata, esclamai : " Perché sei arrabbiata con me? Piango solo perché ti voglio " . Il vissuto era quello di me stesso bambino, ma le parole erano quelle di un adulto. Mentre le pronunciavo ebbi l'acuta coscienza della ferita e dello shock che la reazione di mia madre mi aveva provocato. Capii allora perché in seguito ho reagito con sentimenti analoghi quando il mio tentativo di protendermi verso qualcuno ha incon trato la stessa risposta. Parlando oggettivai l'esperienza sia per me stesso che per chi mi ascoltava, cioè Reich. Anch'egli capì il mio vissuto e lo condi vise con me. Il fatto di condividerlo con un altro lo rese ancora più reale: se io dimenticavo, lui avrebbe potuto ricordare. Quello appena citato è un esempio isolato. Nel corso della terapia si scoprono e si rivelano molte esperienze dimenticate che sono parti nascoste del sé. Rivivere l'esperienza a livello corporeo la rende convincente in modo irraggiungibile per altre vie. Ma il fatto di parlarne a un altro dà all'esperienza una realtà che solo le parole possono fornire. Questo senso di realtà aderisce alla parte del sé o del corpo che è coinvolta nell'esperienza, promuovendone l'integrazione nella personalità. L'affettività e il vissuto sono importanti, perché senza di es si le parole sono vuote. Ma il vissuto da solo non basta. Occorre parlare ripetutamente dell'esperienza per sondarne tutte le sfuma ture di significato e per farla divenire oggettivamente reale nella coscienza. Se si fa questo non è necessario rivivere più volte la stessa esperienza per farne un efficace agente di cambiamento. In questo caso le parole evocano i sentimenti e diventano sostituti adeguati dell'azione. Sono talmente convinto dell'importanza della parola nel pro cesso terapeutico che dedico circa metà del tempo a parlare con i pazienti. A volte intere sedute sono spese a discutere il com portamento e gli atteggiamenti del soggetto e a ricercarne la con- 287 Bioenergetica nessione con le esperienze passate. Inoltre il lavoro sul corpo è sempre accompagnato da qualche parola. A volte tuttavia sento che la discussione diventa ripetitiva e non porta da nessuna parte. Quando ciò accade passiamo agli esercizi, che devono fornire le esperienze di cui stiamo parlando. I lettori che hanno familiarità con la mia insistenza sulla con nessione diretta fra realtà e corpo saranno forse sorpresi e confu si di fronte a questo mio discorso sulla realtà delle parole. Ìl ine vitabile esserlo se si ignora il fatto che, come ho osservato nel pa ragrafo precedente, l'uomo moderno possiede una coscienza duale. Le parole non hanno la stessa realtà immediata dell'esperienza cor porea; la loro realtà è mediata attraverso i sentimenti che espri mono o evocano. Perciò le parole, quando sono completamente dissociate dall'effettività, possono essere irreali. Ma per molti, e in special modo per i bambini, le parole possono avere un impat to più potente di un pugno in faccia. I bambini non sono gli unici a poter essere profondamente fe riti dalle parole, e credo che tutti ce ne rendiamo conto. Chi ha un alto grado di coscienza sceglie accuratamente le parole quando vuole comunicare una critica o una reazione negativa, per evitare di ferire l'autostima dell'altro. Ma, come possono ferire, le parole possono anche avere un effetto molto positivo. Una parola di approvazione o di elogio vie ne profondamente apprezzata. Una cosa è accorgersi che i propri sforzi vengono riconosciuti, un'altra udire questo riconoscimento espresso in parole. Anche quando ci si sente amati è comunque eccitante, gratificante e arricchente sentirsi dire: "ti amo ". Potrei portare molti esempi analoghi. " Sei bella" , " sei un tesoro ", e cosl via. Sul perché le parole abbiano questo potere posso solo fare delle ipotesi. I sentimenti sono soggettivi, ma le parole hanno una qualità oggettiva. Sono li per essere udite o viste. E durano. Tut ti sappiamo che non è facile cancellare l'effetto delle parole : una volta dette, sembrano durare. Alcune fanno risuonare la loro eco fino all'eternità. Le parole di Patrick Henry, " dammi la libertà o dammi la morte " , sono rimaste come monumento allo spirito umano molto dopo che si è persa la memoria della situazione e di chi le ha pronunciate. Le parole di Shakespeare sono immortali. Poiché le parole sono depositarie dell'esperienza, servono an che a plasmare e a dar forma alle esperienze future. Quando una madre dice alla figlia: " Gli uomini sono egoisti. Non ti fidare di 288 Coscienza: unità e dualità loro ", non solo comunica la propria personale esperienza, ma inol tre struttura le future esperienze della figlia con gli uomini. L'in giunzione è superflua: dire semplicemente " Gli uomini sono egoi sti " o " Meglio non fidarsi degli uomini " ha lo stesso effetto. È il principio dell'insegnamento. La scuola si propone di comunicare le esperienze del passato principalmente sotto forma di parole e, all'interno dello stesso processo, di strutturare il futuro rapporto del bambino col mondo in linea con quelle esperienze. Non posso addentrarmi nella questione dei valori e degli han dicap creati dal processo di insegnamento. L'istituzione scolastica era necessaria per lo sviluppo della cultura attuale. In tutti i pro grammi scolastici il problema è se l'esperienza comunicata sia sta ta recepita correttamente e riportata con onestà. È indubbio che nell'insegnamento della storia le distorsioni non sono infrequenti. Il potere della parola di plasmare l'esperienza è inquietante. Prendiamo ad esempio un bambino a cui il padre o la madre di cano: " Non ne fai mai una giusta " . Per tutta la vita ·egli soffrirà, in misura maggiore o minore, perché avrà la sensazione di sba gliare tutto. Questo senso di incompetenza persisterà indipenden temente da ciò che riuscirà a realizzare nella vita. Le parole si so no stampate nella mente del bambino e cancellarle non è un com pito facile. In quasi tutti i casi che ho trattato ho rilevato la presenza di un imprinting, spesso negativo. Una paziente mi narrò una vol ta che la madre le aveva detto: " Nessun uomo ti vorrà mai " . Le erano rimaste attaccate come una maledizione . Un altro paziente mi disse: " Non riesco a farmi degli amici perché pretendo trop po " . Sapevo che nel suo caso era vero, ma non sapevo perché in sistesse nelle sue pretese se sapeva che erano irragionevoli. Ave vamo scoperto che da molti punti di vista la madre era stata ostile nei suoi confronti. Gli chiesi: " È pretendere troppo volere una madre che non sia ostile? " " Sì, è troppo " , fu la risposta immedia ta. Quando gli chiesi perché, rispose che lui non poteva averla. Gli feci notare che la mia domanda riguardava il chiedere, non l'otte nere. " È troppo chiedere? " " Per altri non lo era; per me sì", fu la risposta. E poi: " Mia madre diceva sempre che chiedevo troppo " . Un bambino non chiede mai " troppo " . Chiede quello che vuo le. Il " troppo" è una valutazione dell'adulto, che serve a far sen tire colpevole il bambino per il semplice fatto di volere. La colpa induce a chiedere troppo in modo da poter ricevere un rifiuto. Il rifiuto sostiene la colpa chiudendo il circolo vizioso. 289 Bioenergetica Il potere delle parole può essere contrastato solo con altre pa role che, se vogliono liberare il paziente dal vicolo cieco in cui si trova, devono avere un tono di verità e far squillare un cam panello nella sua mente. fl quello che facciamo quando elaboria mo un problema, chiarendone a livello analitico il cosa, il come e il perché. Questo processo porta a quello che gli analisti chia mano insight, che può essere definito un " vedere la distorsione nell'inprint " . Non intendo dire che l'analisi e l'insight da soli siano in grado di modificare una personalità. C'è un altro fattore importante, quello energetico, che va trattato a livello corporeo. Voglio dire che un cambiamento della personalità può essere mantenuto solo se, tramite un'elaborazione approfondita dei problemi, si raggiun ge un insight sufficiente. La rapida "guarigione " che Reich riusciva a ottenere poteva essere definita una trasformazione magica .o un'esperienza trascen dentale. Era un risultato di ciò che era e faceva Reich. Anch'io ho fatto simili " magie " per i pazienti; ma so che questi cambia menti non durano. Come in date circostanze possono apparire, possono svanire se le circostanze mutano. Una volta persa la con dizione liberata, il paziente non conosce la strada per ritrovarla. Gli serve una mappa, come serviva a Conway per ritrovare Shan gri-La. Uno degli obiettivi che si propone l'analisi è quello di creare questa mappa nella mente del paziente. fl una mappa di parole, fatta di ricordi e contiene tutta la storia della vita del soggetto. Quando tutti i pezzi combaciano come i tasselli di un puzzle, ec co che finalmente ogni cosa acquista un senso: il soggetto capisce chi è, come sta nel mondo e perché ha un certo carattere. Ne ri sulta una più alta coscienza di se stesso, della propria vita e del mondo. Lungo tutta la terapia con i pazienti alterno gli sforzi in tesi ad espandere la consapevolezza a livello corporeo e quelli in tesi ad elevare la consapevolezza a livello verbale. Un mio paziente espresse succintamente questa idea. Disse: " Se non verbalizzi i tuoi sentimenti alla fine non funziona. E l'ar gomento decisivo. fl la cosa che fissa l'immagine " . Capii immedia tamente. Le parole fissano l'immagine in meglio o in peggio. An drei anche oltre: direi che le parole creano nella nostra mente l'immagine del mondo che ci circonda. Senza di esse siamo perdu ti, ed è questo uno dei motivi per cui lo schizofrenico è perduto. Del mondo e di se stesso non ha un'immagine completa, ma solo 290 L Coscienza: unità e dualità frammenti dissociati che non è in grado di ricomporre. Se l'im magine è apparentemente completa, ma è inesatta per colpa delle illusioni, abbiamo una situazione nevrotica. Via via che la tera pia procede il paziente ottiene un'immagine sempre più chiara ed esatta di ciò che è stata la sua vita e di chi egli stesso è. Finché l'immagine non è completa la terapia non può considerarsi finita. Ma, devo ripeterlo ancora una volta, si tratta di un'immagine verbale e non visiva. Attraverso le parole giuste vediamo e cono sciamo noi stessi, e di conseguenza possiamo esprimerci appieno. L'impiego delle parole giuste è una funzione energetica per ché è una funzione della coscienza. È la consapevolezza dell'esatta corrispondenza fra una parola (o una frase) e una sensazione, fra un'idea e un sentimento. Quando le parole sono connesse o com baciano con le sensazioni, il flusso energetico che ne risulta fa au mentare lo stato di eccitazione della mente e del corpo elevando il livello di coscienza e migliorando la messa a fuoco. Ma quella di stabilire un contatto non è un'operazione cosciente. Facciamo uno sforzo cosciente per trovare le parole giuste che descrivano date sensazioni - ogni scrittore lo fa - ma l'accoppiamento av viene spontaneamente. Le parole giuste si inseriscono al loro po sto, a volte in maniera inaspettata, quando siamo aperti ai senti menti, li lasciamo fluire. Ritengo che la carica energetica associa ta con il sentimento ecciti e attivi i neuroni cerebrali che parteci pano al processo di formazione delle parole. Quando questi neu roni rispondono in maniera appropriata al senso del sentimento si verifica l'accoppiamento adeguato e pare che nella mente si ac cenda un lampo. A volte si impiegano parole che non sono connesse con le sen sazioni. In questo caso diciamo che una persona è fuori di testa, che parla a vanvera, intendendo anche che le sue parole non sono collegate alla realtà della situazione. Le espressioni stesse mi in teressano: si tratta di linguaggio del corpo, che implica dunque una certa consapevolezza dei processi dinamici che entrano in gio co nella comunicazione verbale. Basta considerare le espressioni opposte: " Parla col cuore " oppure "Le sue parole non vengono di retamente dal cuore " . Il parlare col cuore si manifesta nel tono del la voce e nell'impiego di parole che esprimono semplicemente e direttamente il sentimento sincero di chi parla. Quando una per sona parla col cuore siamo immediatamente colpiti dalla sua inte grità e dall'integrità delle sue affermazioni. Quando una persona parla solo con la testa le sue parole man- 291 Bioenergetica cano di semplicità e di immediatezza. Sono tecniche o intellettuali e riflettono il fatto che il suo interesse principale è rivolto alle idee piuttosto che ai sentimenti. Non critico questo modo di espri mersi quando è appropriato. Ma anche in questa situazione per lo più i buoni parlatori infondono sentimenti, nel loro discorso usano il linguaggio del corpo. Lo fanno perché non possono dis sociare del tutto le idee dai sentimenti. La dissociazione delle due cose porta a un intellettualismo sterile, che alcuni confondono con l'erudizione. Indipendentemen te dal contenuto del discorso, le affermazioni paiono piatte e vane. Ho assistito recentemente in televisione a un dibattito fra William Buckley Jr. e Malcolm Muggeridge. Il contrasto fra i due era evi dente. Muggeridge esprimeva le sue idee in un linguaggio senti to e abbastanza semplice. Buckley invece impiegava parole che si trovano solo nei trattati filosofici. Muggeridge era interessante, Buckley era noioso. La differenza era evidente anche nel loro cor po: Muggeridge, il più anziano, aveva occhi limpidi e brillanti e un modo di fare disinvolto, vivace; Buckley era rigido, contratto, i suoi occhi apparivano slavati. Le parole sono il linguaggio dell'io, come il movimento è il linguaggio del corpo. Perciò la psicologia dell'io si occupa delle parole impiegate dai soggetti. Nessuno studio serio della perso nalità umana può ignorare l'importanza dell'io e della sua psicolo gia, ma nemmeno può limitarsi a questo aspetto della personalità. L'io non è la persona e non funziona indipendentemente dal cor po. Se l'io e l'intellettualità sono dissociati la personalità perde la sua integrità. La psicologia dell'io è importante a superare questo problema perché la sua concentrazione esclusiva sull'io accentua questa dissociazione. Per avviare un processo di guarigione il pro blema deve essere affrontato a partire dal corpo e dalle sue sensa zioni. Ma è anche necessario che questo approccio prenda atto della propria unilateralità. Solo attraverso le parole si può venire a capo di un conflitto e risolverlo. Ho impiegato appositamente il termine " capo " e lo intendo in senso letterale: il conflitto va portato al capo del cor po. Tutti gli organismi si muovono nella vita mandando avanti la testa, ed è con la testa avanti che vengono alla luce. La testa con le funzioni dell'io è la punta di diamante del corpo. Si provi a im maginare una freccia senza punta e si avrà idea di ciò che è il cor po con le sue sensazioni ma senza una testa che possa tradurle efficacemente in azione. Non dimentichiamo però che una punta di 292 Coscienza: unità e dualità freccia senza asta, o un io senza corpo, è un relitto di ciò che una volta era una forza vitale. Principi e carattere L'incapacità della psicologia dell'io di risolvere il problema dell'intelletto dissociato ha portato, in anni recenti, allo sviluppo di tecniche che pongono l'accento sulla regressione come mezzo per aiutare il soggetto a raggiungere uno stato di maggiore pro fondità affettiva. In molti casi queste tecniche regressive espan dono la coscienza consentendo al soggetto di entrare in contatto con sentimenti infantili repressi. La bioenergetica impiega queste tecniche ormai da molti anni. Ma la regressione e l'espansione del la coscienza non sono fine a se stesse, né possono essere conside rate dei validi obiettivi terapeutici. Ciò che ogni paziente deside ra è di riuscire a funzionare nel mondo come essere umano pie namente integrato ed efficiente. Questo obiettivo può essere rag giunto solo se si crea un giusto equilibrio di regressione e di pro gresso, di espansione e di elevamento della coscienza, di movi mento verso il basso e di movimento verso l'alto, verso il capo. Si va indietro nel tempo per avanzare nel presente. L'equilibrio è una qualità importante di una vita sana. L'af fermazione è cosi ovvia che è superfluo portare argomenti a suo supporto. Parliamo di dieta equilibrata, di giusto equilibrio fra la voro e gioco, fra attività fisica e mentale e così via. Ma in genere non ci rendiamo conto di quanto profondamente operi nel nostro corpo e nella natura il principio dell'equilibrio, anche se siamo sempre più consapevoli della sua importanza fondamentale. Ab biamo considerato la natura un dato scontato e l'abbiamo sfrutta ta, sconvolgendo il sottilissimo equilibrio ecologico da cui dipende la nostra sopravvivenza. Ora che questa sopravvivenza è minaccia ta cominciamo a capire i rischi causati dalla nostra ignoranza e dalla nostra avidità. Abbiamo fatto lo stesso con il corpo. Il principio dell'equilibrio che opera nell'organismo vivente è esemplificato egregiamente da quelli che vanno sotto il nome di meccanismi omeostatici del corpo. I processi chimici del corpo ri chiedono il mantenimento di un equilibrio perfetto fra ioni di idrogeno e di idrossile nel sangue e negli altri fluidi del corpo. La proporzione ottimale è rappresentata da un 7,4 di acidità. Troppi ioni di idrogeno creano una condizione di acidosi; troppo 293 Bioenergetica pochi producono alcalosi. Ambedue possono portare al coma e alla morte. Poiché la vita non è una condizione statica, ma un processo di interazione e scambio continuo con l'ambiente, l'aci dità del sangue non è costante : varia entro limiti ristretti, cioè fra 7,38 e 7,42, controllata da un sistema di feedback che regola l'aci dità attraverso la respirazione. Quando l'equilibrio si sposta troppo verso l'acidità la respi razione aumenta eliminando diossido di carbonio e riducendo la concentrazione di ioni di idrogeno. Quando si sposta dal lato al calino, la respirazione diminuisce causando ritenzione di diossi do di carbonio e aumento di ioni di idrogeno nel sangue. Sappiamo che la temperatura interna del corpo dovrebbe man tenersi relativamente costante intorno ai 37° C. Ma non abbiamo coscienza dei sottili meccanismi che stabilizzano la nostra tempera tura corporea. Quando abbiamo freddo rabbrividiamo. I brividi non sono una reazione inutile, perché tremando l'iperattività dei muscoli produce il calore necessario a mantenere la tempenitura corporea. I brividi stimolano la respirazione fornendo ossigeno supplementare al fuoco del metabolismo. Nella terapia bioenerge tica i tremori involontari dei muscoli hanno un effetto simile. Il maggior calore del corpo viene scaricato immediatamente in una sudorazione più abbondante e diminuito da una riduzione del l'attività muscolare. Consideriamo il nostro stato fluido, che deve essere mantenu to a un livello ottimale in modo che non si crei uno stato di disi dratazione o di eccessiva ritenzione idrica. A livello inconscio il corpo equilibra l'assunzione con l'espulsione di liquidi. La mente cosciente svolge un piccolo ruolo in questo processo, che si limi ta al compito di trovare l'acqua e di berla quando il corpo manda un segnale di bisogno. Il corpo " sa " di cos'ha bisogno, sa cosa fa re. Questa " conoscenza" è talmente sorprendente che W.B. Can non ha intitolato lo studio in cui indaga tali processi La saggezza del corpo. L'uomo interviene coscientemente in questi processi quando la malattia ne sconvolge i meccanismi. Il suo intervento è inteso a reinstaurare l'equilibrio in modo che il corpo possa guarire e conservare la propria funzione vitale. L'equilibrio è essenziale anche per le attività più macroscopi che, come dimostrano chiaramente le azioni di stare fermi o di camminare. Solo quando stiamo su due piedi siamo ben equilibra ti. È possibile sconvolgere l'equilibrio di una persona costringen- 294 Coscienza: unità e dualità dola a stare su una gamba sola, ed è quello che facciamo con gli esercizi di cadere. Camminiamo e corriamo su due gambe e man teniamo egregiamente l'equilibrio spostando il peso dall'una al l'altra. Non lo facciamo coscientemente. Se facessimo intervenire la coscienza con troppa forza non andremmo molto lontano. Ìì la storia del millepiedi che cercava di decidere coscientemente che piedi muovere e in che ordine, non· riuscendo, povera creatu ra, a muoversi affatto. L'equilibrio implica una dualità - come l'aver due gambe - o una polarità - i due poli di un magnete. Nel sangue questa dualità è rappresentata dall'equilibrio fra gli ioni H+ e OH- . Ma l'equilibrio non è un fenomeno statico: se lo fosse nessun movi mento sarebbe possibile. Sarebbe. impossibile camminare se ambe due le gambe venissero attivate in modo analogo e simultaneo. Si potrebbe saltare, non camminare. La vita è movimento ed equili brio a un tempo, o equilibrio in movimento. Questo equilibrio in movimento viene raggiunto mediante uno spostamento di carica, un alternarsi deli'eccitazione da un polo ali' altro, dal piede de stro al sinistro e viceversa, dall'inspirazione all'espirazione, dal l'espansione alla contrazione, dalla coscienza del giorno all'inco scienza del sonno. Quest'attività ritmica del corpo è l'unità che sottende tutte le dualità di cui siamo consapevoli. Nella vita non c'è dualità senza un'unità di fondo. E non c'è unità senza corrispondenti dualità. Questa concezione della dua lità e dell'unità di tutti i processi vitali l'ho ereditata da Wilhelm Reich e la considero il suo maggiore contributo alla comprensio ne della vita e della personalità umana. Reich postulò che in tutte le funzioni naturali operasse un principio di unità e di antitesi. Le dualità sono sempre antitetiche. La nostra logica vede le cose solo come dualità - come cau sa ed effetto. Ìì l'atteggiamento meccanicistico. Il nostro spirito, se mi è consentito usare questo termine, vede solo l'unità sotto stante. Il risultato è un atteggiamento mistico. La comprensione del paradosso dell'unità e della dualità è competenza del pensiero funzionale, che richiede una nuova forma di coscienza che non sia mistica né meccanicistica. La vita è un paradosso. Ìì un fuoco che brucia nell'acqua: non sull'acqua, come petrolio in fiamme, ma dentro all'acqua, come parte di essa. Il fatto stupefacente è che non veniamo consumati dal fuoco e nell'acqua non anneghia mo né ci perdiamo. Ìì un mistero questo che non sarà mai risol to: o almeno io spero che non lo sia mai. I misteri sono essenziali 295 Bioenergetica per gli esseri umani: senza di essi perderemmo lo sgomento e con esso il rispetto e la reverenza per la vita. Il pensiero funzionale è dialettico: nel mio lavoro, per spiega re i rapporti, impiego sempre dei diagrammi dialettici. Ne userò uno ora per illustrare il rapporto fra le due modalità di coscienza. Dal punto di vista della coscienza tutti possono essere consa pevoli delle proprie dualità, coscienza di testa o coscienza del corpo, pensiero e sentimento. L'unità esiste solo a livello dell'in conscio e nei processi corporei che vanno al di là della nostra per cezione. Come possiamo sapere che l'unità esiste se non la perce piamo? Possiamo dedurla, possiamo intuire il rapporto, possiamo sentirla vagamente, perché il confine fra coscienza e inconscio non è un muro, ma una zona di penombra. Nel nostro passaggio quoti diano attraverso questa zona ci giungono molti indizi della fonda mentale unità. I mistici, la cui coscienza si estende più agevolmen te in questa zona di penombra, sono più degli altri consapevoli del l'unità. Esiste un altro modo di sentire l'unità. La coscienza della te sta o della mente e quella del corpo non solo interagisconò fra lo ro, ma si toccano e a volte si fondono. Nel calore e nell'eccitazione provocati dalla fusione si subii mano e diventano una coscienza unitaria che è al tempo stesso co sciente e inconscia (un altro paradosso). Nella mia vita ho fatto più volte esperienza di queste fusioni. Da bambino mi eccitavo COSCIENZA DI TESTA COSCIENZA DEL CORPO PENSIERO SENTIMENTO ELEVAMENTO DELLA COSCIENZA ESPANSIONE DELLA COSCIENZA INCONSCIO PROCESSI CORPOREI MAGGIORE CARICA ENERGETICA O ECCITAZIONE 296 Coscienza: unità e dualità talmente guardando una partita che a un certo punto non sapevo distinguere se sognavo o ero sveglio. Per scoprirlo dovevo darmi un pizzicotto. Nell'atto sessuale ho provato un orgasmo che mi ha fatto volare, ha spazzato via i confini e mi ha reso cosciente del mio inconscio. Si tratta di esperienze estatiche che molti hanno avuto. In queste occasioni l'individuo "conosce " e sente l'unità della vita. Ma per la maggior parte del tempo funzioniamo con una co scienza duale. Ed è normale perché l'estasi, se è vera estasi, può solo essere un'esperienza straordinaria. Tuttavia quando la co scienza è a un tempo più elevata ed estesa siamo più vicini a que sto stato. Le due frecce del diagramma dinamico si avvicinano l'una all'altra. Perché questo avvenga dobbiamo acccettare la natura duale della coscienza. L'estasi non può essere limitata a uno solo dei due aspetti: è l'incontro degli opposti che genera la scintilla del la fusione. Se accettiamo la dualità della coscienza dobbiamo accettare che a livello cosciente siamo consapevoli della natura duale della no stra personalità. Quando ci si concentra sul pensiero, come ad esempio faccio io mentre scrivo, si è consapevoli della propria mente e dei suoi processi. Poiché il pensiero di una persona è unico, ci si rende conto di possedere una mente propria. Se poi il soggetto si concentra sul corpo si rende conto di avere una vita che appartiene solo a lui. Dal punto di vista della coscienza ci si deve chiedere: " Chi sono? Sono questa mente pensante o questo corpo vivente? " La risposta ovvia è che si è ambedue le cose; però di norma non si può essere consapevoli di tutte e due con temporaneamente. La coscienza non può concentrarsi simultanea mente su due operazioni distinte. Si immaginino due aerei che volano in due quadranti diversi del cielo e un riflettore che cerca di illuminarli entrambi : è impossibile. Ma in genere il problema della dualità umana non ci turba. Il riflettore della coscienza è situato su un tavolino girevole che ruota rapidamente e con fa cilità. Può passare con tanta velocità da un quadrante all'altro da riuscire a mantenere ambedue le prospettive entro la portata nor male dell'attenzione. Sono in grado di illustrare questo concetto perché quando par lo in pubblico mi servo volutamente di questa risorsa. Negli anni ho imparato che per parlare efficacemente in pubblico non si deve mai perdere il contatto con chi ascolta. Con la lunga pratica mi 297 Bioenergetica sono ormai abituato a guardare le persone che compongono l'udi torio, a sentirle e a parlar loro. Vorrei aggiungere che questa abi tudine mi ha creato qualche difficoltà a parlare al microfono sen za pubblico. Ma c'è un altro problema. Se ci si concentra troppo intensamente sul pubblico può accadere di perdere il contatto con se stessi, con la propria posizione e con quanto si ha da dire. Non è possibile essere in due posti allo stesso tempo. Chiunque parli in pubblico deve affrontare questo problema. Quando si legge un testo preparato prima è facile perdere il con tatto con il pubblico. Allora è necessario di tanto in tanto alzare gli occhi per ristabilirla. Io mi comporto così: faccio oscillare l'attenzione dal pubblico a me stesso e poi di nuovo al pubblico, in maniera uniforme e ritmica, così che non paia esservi una frat tura nel contatto da ambo le parti. E il principio su cui si basa l'alternatore ed è il principio di ritmicità che opera continuamen te in noi, benché molti possano non essere coscienti della sua at tività. E come camminare : lo possiamo fare solo muovendo una gamba dopo l'altra, alternandole. Io credo nel valore della dualità che esiste a livello della co scienza. Senza di essa non potremmo muoverei con efficacia e re golarità, come facciamo, per rispondere alle varie esigenze della vita. La bioenergetica lavora su questa base. Si concentra ora sul corpo ora sulla mente, e poi di nuovo sul corpo, proponendo si di sviluppare la consapevolezza del paziente fino al punto in cui sia in grado di abbracciare entrambi gli aspetti della sua natura cosciente entro i limiti di durata dell'attenzione. Naturalmente questa dualità esiste solo a livello cosciente. Sot to al livello della coscienza c'è unità; una persona non è una men te pensante o un corpo che sente, ma un organismo vivente. Ma dato che la maggior parte della vita la trascorriamo nello stato di coscienza dobbiamo essere capaci di funzionare con le dualità. L'intera teoria della psicologia della gestalt si basa su questo fat to - e cioè che non esiste primo piano senza sfondo, né figura senza il suo contesto, né qualità senza il suo opposto. Nella personalità ciò significa che non c'è pensiero senza il tes suto di sentimenti e sensazioni in cui esso ha luogo. Ma concen trando la luce della coscienza sul pensiero il resto sprofonda nel buio e spesso perdiamo di vista il sentimento che ha motivato il pen siero. Naturalmente possiamo controllare il sentimento ed avere la conferma che è in armonia con il pensiero. Ma non è infrequen te che pensiero e sentire siano in conflitto. Tralascio qualsiasi 298 Coscienza: unità e dualità tentativo di spiegare perché le cose stanno così. L'esperienza di questo conflitto è comunissima. Voglio comprare una barca più grande, ma penso al costo e alla manutenzione e mi trovo in un conflitto. Oppure vorrei concedermi di mangiare un dolce buonis simo, ma penso che potrei ingrassare: anche qui c'è conflitto. Tutti i terapisti hanno a che fare con dei conflitti : non pro prio come quelli descritti sopra, ma simili in quanto riguardano un sentimento o un desiderio che la persona. vorrebbe esprimere e la paura delle sue conseguenze. Siccome le conseguenze non si sono effettivamente verificate, la paura è presente come oggetto di percezione mentale - si tratta cioè di un pensiero associato con una risposta corporea. Non voglio dire con questo che la natura è imma ginaria perché è mentale. Viene vissuta a livello fisico come paura, anche se deriva da un'attività mentale. La terapia si trova di fronte a conflitti intensi là dove i sentimenti che cercano di esprimersi sono importanti per l'integrità della personalità e quando le loro conseguenze minacciano tale integrità. Quando non si è in grado di risolvere un conflitto intenso, l'unica soluzione è quella di sop primere il desiderio o il sentimento: si elimina cosi la paura con il risultato, infine, di reprimere il conflitto. L'intera situazione vie ne rimossa dalla coscienza e dunque, in un certo senso, non esiste. Tuttavia il conflitto non scompare. Diviene strutturato nel corpo a livello inconscio. Scompare solo dalla vista. Il modo di trattare il conflitto crea le varie strutture caratte riologiche che ho descritto. Diciamo che questi adattamenti sono nevrotici perché disturbano seriamente la capacità della persona di funzionare come individuo efficiente e pienamente integrato. Ma gli individui relativamente non nevrotici, come fanno a trattare gli innumerevoli conflitti fra pensiero e sentimento che non possono mancare nella loro vita? La mia risposta è che essi sviluppano dei codici di comportamento accettati a livello coscien te, che sono l'opposto degli schemi di comportamento strutturati a livello inconscio. Questi codici di comportamento assumono la forma di principi. È interessante notare che la parola "carattere" ha spesso un'ac cezione negativa. Ma non sempr<; è cosi: il termine " carattere " in fatti viene spesso usato per designare certe virtù, e in questo ca so è unito all'oggettivo "buono " . C'è gente che 'ha un " buon ca rattere " . La parola " carattere" ha la stessa radice di "caratteri stico" e implica che un individuo si comporta in maniera tipica o prevedibile, buona o cattiva che sia. Prevedibilità significa sicu299 Bioenergetica rezza: si può contare sul fatto che una persona di buon carattere sia virtuosa e che una con un brutto carattere sia immorale o sen za principi. Ma se il comportamento di una persona non è strutturato se condo certi schemi, da dove viene la sua prevedibilità? In altri termini, come può una persona relativamente sana, spontanea e pienamente capace di autoespressione avere un carattere? In pri mo luogo dobbiamo capire la differenza fra carattere e struttura del carattere. L'aggiunta della parola " struttura" indica che lo schema di comportamento non è determinato coscientemente, ma si è fissato a livello inconscio e irrigidito sul piano corporeo. Quando il comportamento di una persona è governato da linee di condotta o principi, essa si comporterà in maniera caratteristi ca fintantoché tali principi servono al suo benessere. Il concetto di principio viene raramente citato nella teoria della personalità. Nella nostra cultura siamo quasi arrivati al pun to di dire che qualsiasi principio è cattivo perché fissa dei limiti e determina le risposte. Questa concezione riguarda soprattutto i principi morali, che tante persone vedono come una restrizione della loro libertà e del diritto all'autoespressione. Ma si tratta di uno sviluppo infelice, perché i principi indicano che una persona ha raggiunto un livello più elevato di coscienza. Ovviamente mi riferisco ai principi elaborati coscientemente da ciascuno, che possono tuttavia essere gli stessi che sostiene e promuove la so cietà nel suo complesso. Come abbiamo visto la coscienza comincia con la percezione delle sensazioni. In genere le sensazioni sono localizzate o vaghe. Sotto questo rispetto contrastano con il sentire, che è più diffuso e più definito. Quando il sentire diventa più forte o più nettamente definito parliamo di emozioni. Si dice dunque che ci si sente tri sti o giù di morale, ma la tristezza, in genere, la si definirebbe un'emozione. Il problema è che nella parola " sentire" sono com prese tutte le percezioni corporee. Ora, quando le nostre emo zioni divengono integrate con il pensiero, possiamo parlare di un principio. L'ordine di sviluppo è il seguente: l. 2. 3. 4. 300 Sensazione Sentire Emozione Principio. Coscienza: unità e dualità A livello dei principi io e corpo, pensare e sentire sono inte grati in un'unità cosciente. Uno dei principi che molti accettano è quello della sincerità. Una persona può dire la verità per paura di un Dio che vede tut to, oppure in maniera coatta, o per la convinzione interiore che sia il modo giusto di comportarsi. Ma per arrivare a questa con vinzione bisogna aver avuto la possibilità di scegliere fra verità e menzogna. Allora la convinzione nasce dall'esperienza del dire il vero e del mentire. Nel primo caso si sente l'armonia fra il proprio sentire e l'affermazione fatta e si percepisce il piacere ri sultante da tale armonia. Nel secondo caso non esiste armonia e può accadere di sentire realmente il dolore causato dal conflitto. Allora si può operare una scelta cosciente basata sul sentire cor poreo. Prima o poi tutti i bambini mentono. Lo fanno per esplorare il ruolo dell'inganno e per provare il potere che esso conferisce. I bambini mentono per verificare la propria capacità di ingannare i genitori. Se ce la fanno ne ricavano un senso di potere. Ma men tono anche se hanno paura delle possibili conseguenze della ve rità. In ambedue i casi hanno guadagnato qualcosa e perso qual cos'altro. Il guadagno consiste nella sensazione di esercitare un potere e un controllo sugli altri o nel fatto di aver evitato la pu nizione. Ma si è perso il piacere che deriva dall'onestà. Se la per dita è maggiore del guadagno il bambino saprà che mentire, tran ne che in circostanze straordinarie, non paga. Imparerà che la bu gia gli costa cara in termini di buoni sentimenti e svilupperà la convinzione che mentire è sbagliato. Saranno il corpo e la mente a dirglielo e lui ci crederà non solo con la testa, ma anche col cuo re. La sua convinzione poggia su due gambe: la conoscenza e il sentire: col tempo e con l'esperienza la sincerità diventerà un principio per lui. Eviterà il conflitto e lo spreco di energie del do ver decidere, nelle molte situazioni cui si troverà di fronte nella vita, se dire la verità o mentire. Un principio opera come il bilanciere di un orologio, che man tiene il ritmo regolare del meccanismo. Il principio mantiene l'equilibrio fra pensiero e sentimento, in modo che le due cose siano armonizzate senza che occorra confrontarle continuamente e a livello cosciente. I principi sono promotori di una vita ordi nata; senza di essi, ne sono convinto, non potrebbe esserci altro che disordine e caos. Mi sembra che in assenza di principi non ci possa essere equi- 301 Bioenergetica librio nella vita di una persona. Diventa facile andare agli estremi, giustificare i mezzi con i fini e seguire il capriccio del momento. Si può arrivare alla posizione assurda secondo cui, dato qualsiasi sentimento, bisogna seguirlo e agire in base ad esso perché non si sa dove tracciare la linea di demarcazione; oppure alla posizione, altrettanto assurda, secondo cui ogni comportamento deve essere controllato a livello razionale. In quest'ultimo caso abbiamo una rigidità estrema, mentre nel primo troviamo un'assenza totale di struttura. Le persone con dei principi evitano questi estremi perché il principio stesso rappresenta l'armonia degli opposti, l'integrazione di pensare e sentire, l'equilibrio cosl essenziale al fluire uniforme della vita. È importante riconoscere che i veri principi morali non posso no essere inculcati mediante prediche, minacce o punizioni. Si può ottenere che la persona· esiti a dire una bugia per paura, ma la decisione dovrà essere presa ex nova in ogni situazione. Di verso è avere un principio, che risparmia il conflitto. Inoltre l'im posizione di una forza esterna, sotto forma sia di minaccia che di predica, distrugge l'armonia interiore e rende più difficile svi luppare la convinzione interna che è necessaria per la nascita di un principio. Mettiamola in questi termini: i principi non sono co mandamenti ma convinzioni. Ecco ora un esempio di come arriva a stabilirsi un principio. Ho avuto in trattamento un giovane che, pur non essendo caduto vittima dell'eroina, era pesantemente coinvolto nel mondo della droga. Il lavoro sul corpo e l'espressione dei sentimenti (della rab bia, ad esempio, picchiando sul lettino) gli fece raggiungere una condizione piacevole, in cui si sentiva bene con il proprio corpo. Poi un giorno venne nel mio studio e mi disse che la sera prima aveva fumato della marjhuana a casa di un amico. "Ho perso tut te le buone sensazioni per le quali avevo lavorato cosl sodo " , dis se. "Ora so che la marjhuana non va bene per me." Il pensare e il sentire si erano uniti a creare questa convinzione. Fu la prima enunciazione di un principio che era destinato a diventare più saldo man mano che le sensazioni buone aumentavano, perché sapeva cos'avrebbe perso drogandosi. È impossibile sviluppare dei principi se non si ha niente da perdere. Senza sensazioni buone non c'è nessuna motivazione a proteggere l'integrità della personalità. La questione dei principi non entra mai nella terapia finché il corpo non abbia recuperato una condizione di piacere grazie a una riduzione sostanziale delle 302 Coscienza: unità e dualità tensioni e dei blocchi muscolari. Poi il problema dei prinCipi si pone spontaneamente in quanto il paziente si sforza di capire per ché nel corso delle sue attività quotidiane queste sensazioni van no perdute. Alla fine sviluppa i propri principi di condotta atti a guidarlo nel mantenimento dello stato di piacere, o delle buone sensazioni, tanto importante per il suo senso di se stesso e per il suo funzionamento in quanto essere umano integrato. Non penso che la società sbagli nel cercare di inculcare nei giovani dei principi morali. Ogni generazione cerca di passare la propria esperienza alla generazione successiva per facilitare il suo viaggio attraverso la vita. Principi come quelli contenuti nei Die ci comandamenti nacquero dall'esperienza accumulata di una raz za. Ma l'insegnamento dei principi è efficace solo quando l'ade sione a tali principi nasce dalla convinzione e dai sentimenti in teriori di chi li insegna. Solo in tal caso egli li seguirà con piacere. L'assenza di piacere e di sensazioni buone nella generazione più vecchia spinge i giovani a metterne in dubbio i principi. E, ana logamente, non ha senso proporre principi a dei corpi che soffro no. Un principio non è destinato a riconciliare una persona con la propria sofferenza, ma a fornirle l'armonia interiore che rende possibile una vita equilibrata e gioiosa. I principi non sono tecni che di sopravvivenza. Quando è di sopravvivenza che si tratta i principi sono irrilevanti. Prima di parlare di principi dobbiamo essere sicuri che i giovani stiano bene nel proprio corpo e con se stessi. I principi facilitano loro il compito di proteggere le pro prie sensazioni piacevoli. La gente ha scoperto molti principi con cui governare la pro pria condotta nell'interesse dello star bene. Uno di questi è la sin cerità; il rispetto per la persona o per la proprietà degli altri è un altro. Molti anni fa mia moglie ed io passammo una settimana in Guadalupa al Club Méditerranée. Mia moglie fece conoscenza con un agricoltore del posto e, nel corso della conversazione, osservò che non aveva mai assaggiato la canna da zucchero. L'uomo si of frì di procurargliene e decisero di andare insieme in una coltiva zione. Quando si incontrarono l'uomo disse che era un po' lonta no dall'albergo. Passarono accanto a vari campi di canna, e mia moglie si girò verso il primo con aria interrogativa. Notando il movimento l'uomo disse semplicemente: " Oh! Ma questo non è mio " . Poi la portò sul terreno di sua proprietà, dove raccolse del la canna da zucchero per lei. Sarebbe stato così facile prenderne 303 Bioenergetica qualche pianta da un campo qualsiasi, ma prendere qualcosa che non gli apparteneva era contrario ai suoi principi. Mia moglie, è quasi superfluo dirlo, provò un gran rispetto per quell'individuo che aveva dimostrato tanta integrità. Dal punto di vista bioenergetico un principio è un flusso di eccitazione o di energia che unisce testa, cuore, genitali e piedi in un movimento ininterrotto. C'è un senso di giustezza in ciò, per� ché la persona si sente connessa, unificata e intera. Non ha biso gno di nessuno per affermarne la validità, il principio non è sog getto a discussione. Ma è una convinzione personale ed egli non la impone a nessuno. Forse il più grande problema che la nostra società deve affron tare è il fatto che tanti suoi membri siano privi di principi mora li. Ma non credo che una moralità imposta possa funzionare. Po trebbe far rigar dritto alcuni se avesse l'appoggio della maggio ranza, ma non potrebbe mai controllare la maggioranza. Non cre do che una moralità imposta abbia mai funzionato davvero. I co dici morali del passato, benché tutto sembri dimostrare il contra rio, non venivano imposti. Mosè portò al suo popolo i Dieci co mandamenti: ma se non fossero stati in armonia con le loro inti me convinzioni su ciò che era giusto e sbagliato presto li avrebbe ro abbandonati. I principi morali non sono qualcosa di assoluto, benché alcu ni vi vadano vicino. Vengono sviluppati per aiutare la gente a star bene e a funzionare in maniera efficace in una situazione culturale data, e perdono la loro validità quando non adempiono più a questa funzione. La sincerità può sembrare un principio morale naturale, ma esistono condizioni in cui dire la verità può essere un atto di debolezza o di vigliaccheria. Non si dice la verità a un nemico quando questo significherebbe tradire l'amico. Qui entra in gioco un più profondo principio di lealtà. Ma, qualunque sia la situazione culturale, la gente ha bisogno di principi morali che siano di guida al suo comportamento. Senza di essi la società si disintegrerebbe in uno statò di caos e la gente diventerebbe alie nata. Se ciascuno sviluppa i propri principi sono certo che, in un dato contesto culturale, risulteranno uguali a quelli degli altri, perché dettati dalla stessa natura umana. Nel 1944 scrissi per il giornale di Reich, Sex Economy and Orgone Research, un articolo sulla sessualità degli adolescenti. A quei tempi si riteneva fosse pericoloso sostenere il diritto degli adolescenti alla soddisfazione sessuale. Discutendo con me l'argo- 304 Coscienza: unità e dualità mento Reich disse: " Lowen, non è sempre consigliabile dire la ve rità. Ma se non puoi dire la verità non dire niente ". Reich era un uomo con dei principi. Visse in base ad essi e morì per essi. Si può non essere d'accordo coi suoi principi, ma non si può met tere in dubbio l'integrità di cui erano espressione. Il principio su cui si basa la bioenergetica è quello della si multanea dualità e unità della personalità umana. L'uomo è un pensatore creativo e un animale che sente - ed è solo un uomo o una donna. E una mente razionale e un corpo non razionale ed è solo un organismo vivente. Deve vivere contemporaneamen te su tutti i livelli, e non è compito facile. Per essere un individuo integrato deve essere identificato con il proprio corpo e con la propria parola. Diciamo che un uomo vale quanto la sua parola. E con rispetto che diciamo di un uomo che è di parola. Per rag giungere questa integrazione occorre cominciare con l'essere il corpo - tu sei il tuo corpo. Ma le cose non finiscono qui. Biso gna finire con l'essere la parola - tu sei la tua parola. Ma la pa rola deve venire dal cuore. 305