GUARDIA DI FINANZA COMANDO REGIONALE VENETO

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GUARDIA DI FINANZA COMANDO REGIONALE VENETO
GUARDIA DI FINANZA
COMANDO REGIONALE VENETO
SEZIONE STAMPA E RELAZIONI ESTERNE
RAPPORTO ANNUALE ANNO 2011
“COMUNICATO STAMPA”
TUTELA DELLA SPESA PUBBLICA
AREE INTERESSATE:
• PROTOCOLLI
D’INTESA PER
CONTROLLI SU
EROGAZIONE FONDI
PUBBLICI
• REATI CONTRO LA
PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE
• CORTE DEI CONTI
VENEZIA, 11 FEBBRAIO 2012
Comando Regionale Veneto Guardia di Finanza
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Comunicato stampa
Venezia, 11 febbraio 2012
PREMESSA
TUTELA DELLA SPESA PUBBLICA DELLA
GDF VENETO:
I RISULTATI 2011
Reati contro la Pubblica Amministrazione
. persone denunciate
145
. in stato di arresto
30
Protocolli d'intesa stipulati
per controlli su erogazione
fondi pubblici
200
DANNI ERARIALI SEGNALATI ALLA PROCURA
REGIONALE DELLA CORTE DEI CONTI DEL VENETO
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Venezia
295.000
Belluno
61.946
Rovigo
8.051.824
Treviso
146.266
Verona
251.750
Vicenza
32.240.089
TOTALE
41.046.875
ALLEGATO 1
Comunicato stampa
Padova, 29 Settembre 2011
AFFITTI IN NERO: A PADOVA PATTO
ANTIEVASIONE GDF-ESU-UNIVERSITÀ E COMUNE
Recuperati a tassazione 2.000.000 di euro e
24.000 euro di imposte di registro. Ogni 100
verifiche nel settore delle locazioni, 80 si
concludono con esito positivo
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Sono rilevanti i numeri che scaturiscono dall’offensiva della Guardia di
Finanza contro gli affitti in nero. La lotta all’evasione passa anche dal
contrasto a questo tipo di illegalità fiscale, a maggior ragione in una città
universitaria per antonomasia come Padova, e a condurla in prima linea
sono le Fiamme Gialle, che hanno stretto un patto antievasione con
ESU, Università e Comune.
La strategia elaborata fa perno su un tavolo tecnico, al quale prendono
parte ufficiali del Corpo, professori dell’Ateneo, dirigenti del Comune di
Padova, nonché dell’Ente Regionale per il Diritto allo Studio, e si muove
su due direttrici parallele: da un lato, più peso all’intelligence e alle
sinergie per smascherare i proprietari di case che sfruttano gli studenti e
non pagano le tasse; dall’altro, dialogo con gli studenti, attraverso
iniziative per metterli in guardia dalla giungla delle locazioni irregolari e,
nel contempo, fornire consigli per cogliere al volo agevolazioni, benefici,
opportunità spesso poco conosciute.
Occhi puntati anche sugli stranieri che negli ultimi cinque anni hanno
affittato case e immobili a Padova. Sono state selezionate oltre un
centinaio di posizioni irregolari e, tra queste, ben 50 sono relative a
proprietari cinesi che hanno locato gli immobili acquistati, registrando il
solo contratto e omettendo di dichiarare all’Erario i relativi redditi di
fabbricati.
In questo sottobosco di “illegalità immobiliare”, che spesso favorisce
l’insorgere di sacche di degrado (veggasi la genesi del “Bronx” di via
Anelli, agli inizi degli anni ‘90), non mancano le storie ai limiti
dell’immaginazione: l'infermiera pensionata che non ha scrupoli
nell’affittare in nero le case donatele dagli anziani ai quali aveva prestato
cure domiciliari; il cittadino non residente in città, proprietario di oltre 20
appartamenti comprati con i proventi delle locazioni fiscalmente
fuorilegge; il tedesco che aveva pensato bene di non dichiarare i redditi
da fabbricato, né in Italia, né in Germania; la nonnina con 9
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appartamenti, affittati sistematicamente a migranti clandestini e, dulcis in
fundo, i coniugi con appartamento nei pressi del centralissimo Teatro
Verdi, che affittavano in nero solo a studenti e sempre a 1.600 euro al
mese. I ragazzi, esasperati dalla continue, pressanti richieste di denaro,
alla fine hanno denunciato i proprietari e forti anche delle agevolazioni
previste dalla recente normativa sulla “cedolare secca”, hanno ottenuto
in cambio, ex lege, un contratto di 4 anni, rinnovabile per altri 4 anni ad
un canone di locazione ridotto dell’80% rispetto a quello inizialmente
praticato.
Una novità dunque, quella della “cedolare secca”, che finisce per essere
conveniente anche agli stessi studenti, troppo spesso considerati da
proprietari senza scrupoli solo come affittuari “da spremere”, dotati di
giovanile spirito d’adattamento a dismisura.
Non solo repressione, ma anche prevenzione tra le attività messe in
campo nell’ambito di questo patto antievasione che la Guardia di
Finanza ha stretto con ESU, Università e Comune di Padova.
Continua, in concomitanza con l’inizio dell’anno accademico, l’azione di
sensibilizzazione ed informazione rivolta alle matricole che tra qualche
giorno inizieranno il loro percorso di studi. Una guida pratica, dal titolo
“Abitare a Padova”, per orientarsi su come trovare casa, su quali sono le
corrette modalità di locazione degli immobili e per conoscere dove si
trovano e come accedere agli alloggi che l'ESU mette a disposizione degli
studenti. Un vademecum realizzato per spiegare le novità normative in
materia di canoni di locazione e la convenienza economica che deriva dalla
regolarizzazione dei contratti di fitto.
Con la “cedolare secca”, infatti, gli studenti hanno tutto l’interesse a far
emergere le irregolarità. La denuncia di una locazione nascosta al Fisco
garantisce all’affittuario la possibilità di ottenere un contratto regolare della
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durata di quattro anni, più ulteriori quattro, ad un canone di locazione
notevolmente inferiore al valore di mercato.
La guida sarà diffusa nei prossimi giorni agli studenti, i quali avranno la
possibilità di chiedere informazioni o segnalare situazioni d'interesse
direttamente alla Guardia di Finanza che per l'occasione ha pensato di
mettere a disposizione dei giovani una casella di posta elettronica dedicata:
[email protected]
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ALLEGATO 2
Comunicato stampa
Belluno, 24 gennaio 2012
OPERAZIONE “LISTE DISATTESE 2”
NUOVO CASO DI MALASANITA’ SCOPERTO DALLE FIAMME
GIALLE IN PROVINCIA DI BELLUNO:
IL PRIMARIO DI CARDIOLOGIA DELL’OSPEDALE DEL CADORE
VISITAVA A PAGAMENTO I PROPRI “CLIENTI” IN OSPEDALE
MENTRE I PAZIENTI PUBBLICI DOVEVANO ASPETTARE MESI IN
LISTA D’ATTESA.
IL MEDICO E’ STATO SOSPESO DALL’ESERCIZIO DELL’ATTIVITA’
SANITARIA.
CINQUE MESI: QUESTO IL TEMPO D’ATTESA PER UN PAZIENTE CHE VUOLE
ATTUALMENTE EFFETTUARE UNA VISITA CARDIOLOGICA ALL’OSPEDALE DI PIEVE
DI CADORE (BL) PRENOTANDOSI AL C.U.P. (CENTRO UNICO PER LE PRENOTAZIONI
SANITARIE).
DUE SETTIMANE, INVECE, IL TEMPO D’ATTESA DEI PAZIENTI CHE SI RIVOLGEVANO
PRIVATAMENTE AL PRIMARIO DI CARDIOLOGIA PER EFFETTUARE LA STESSA
VISITA, SOLTANTO CHE IL PRIMARIO NON LI VISITAVA IN UNO DEI SUOI DUE
AMBULATORI PRIVATI IN PROVINCIA DI BELLUNO, MA DURANTE IL NORMALE
ORARIO DI SERVIZIO E SENZA ALCUNA AUTORIZZAZIONE DA PARTE DELL’ULSS,
ALL’INTERNO DELL’OSPEDALE DI PIEVE DI CADORE, LO STESSO OSPEDALE OVE LE
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FIAMME GIALLE, IL MESE SCORSO, HANNO TRATTO IN ARRESTO IL PRIMARIO DI
GINECOLOGIA CHE INTASCAVA “MAZZETTE” PER LA PROCREAZIONE ASSISTITA.
LE INDAGINI SONO SCATTATE A SEGUITO DI ALCUNE SEGNALAZIONI PERVENUTE
ALLA GUARDIA DI FINANZA DI BELLUNO CHE GIA’ A FINE SETTEMBRE 2011 AVEVA
ESEGUITO DELLE PERQUISIZIONI PRESSO IL REPARTO DI CARDIOLOGIA
DELL’OSPEDALE DI PIEVE DI CADORE, I DUE STUDI PRIVATI E L’ABITAZIONE DEL
NOTO CARDIOLOGO.
GRAZIE ALL’ANALISI DELLA DOCUMENTAZIONE SEQUESTRATA ED ALLE
TESTIMONIANZE RESE DA PAZIENTI, MEDICI ED INFERMIERI DEL CITATO
NOSOCOMIO, I FINANZIERI DEL COMANDO PROVINCIALE DI BELLUNO –
COORDINATI DAL SOSTITUTO DOTT. ANTONIO BIANCO DELLA LOCALE PROCURA
DELLA REPUBBLICA - HANNO RICOSTRUITO L’ILLECITO MODUS OPERANDI DEL
PRIMARIO.
IL MEDICO AVEVA AFFIDATO LA GESTIONE DEI PAZIENTI PRIVATI ALLA MOGLIE CHE
DA CASA RACCOGLIEVA TELEFONICAMENTE LE PRENOTAZIONI, SPACCIANDOSI – A
VOLTE – COME “ADDETTA ALLA CARDIOLOGIA DI PIEVE DI CADORE”, FISSANDO
DATA E ORA DELLE VISITE DA ESEGUIRE NEGLI AMBULATORI OSPEDALIERI CON LE
ATTREZZATURE SANITARIE PUBBLICHE.
PER TALI VISITE IL PRIMARIO ERA SOLITO CHIEDERE AI PAZIENTI 130,00 EURO,
“SCONTATI” A 100,00 EURO SE RINUNCIAVANO ALLA RICEVUTA FISCALE. I
PAGAMENTI POTEVANO ESSERE EFFETTUATI DIRETTAMENTE NELLE MANI DEL
PRIMARIO OPPURE PRESSO UNO DEGLI STUDI PRIVATI DEL CARDIOLOGO OVE
VENIVANO RILASCIATE ANCHE LE “EVENTUALI” RICEVUTE FISCALI.
L’ILLECITA PRASSI NON ERA SFUGGITA ALLE INFERMIERE DELLA CARDIOLOGIA
CHE SI VEDEVANO ARRIVARE AL REPARTO NUMEROSI PAZIENTI, SENZA
PRENOTAZIONE AL C.U.P., CHE SOSTENEVANO DI AVER PRENOTATO UNA VISITA
PRIVATA COL PRIMARIO.
LO STESSO PERSONALE INFERMIERISTICO IN DIVERSE OCCASIONI AVEVA
RACCOLTO LE LAMENTELE DI PAZIENTI CHE NON CAPIVANO COME MAI
DOVESSERO PAGARE IL TICKET ALL’UFFICIO CASSA OSPEDALIERO PER UNA
VISITA PRIVATA GIA’ PAGATA IN CONTANTI AL PRIMARIO.
STANDO A QUANTO RIFERITO AGLI INQUIRENTI DAL PERSONALE SANITARIO,
ULTIMAMENTE IL PRIMARIO AVEVA CERCATO DI MASCHERARE L’ILLECITO
COMPORTAMENTO SUGGERENDO AI PROPRI PAZIENTI PRIVATI DI RIVOLGERSI AL
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PRONTO SOCCORSO OSPEDALIERO AL FINE DI GIUSTIFICARE LE VISITE “SENZA
ATTESA” PRESSO IL REPARTO DI CARDIOLOGIA.
ALL’ESITO DELLE INDAGINI, I FINANZIERI DEL NUCLEO DI POLIZIA TRIBUTARIA
DELLA GUARDIA DI FINANZA DI BELLUNO HANNO DATO ESECUZIONE
ALL’ORDINANZA CAUTELARE EMESSA DAL G.I.P. DEL LOCALE TRIBUNALE CHE HA
DISPOSTO NEI CONFRONTI DEL MEDICO LA SOSPENSIONE DALL’ATTIVITA’ DI
CARDIOLOGO PRESSO L’ULSS N.1 DI BELLUNO ED IL DIVIETO DI DIMORA IN PIEVE
DI CADORE, COMUNE SEDE DEL NOSOCOMIO PUBBLICO.
IL PRIMARIO ADESSO E’ CHIAMATO A RISPONDERE DI PECULATO AGGRAVATO
CONTINUATO, TRUFFA AGGRAVATA CONTINUATA ED INTERRUZIONE DI PUBBLICO
SERVIZIO. LA MOGLIE E’ ACCUSATA, INVECE, DI CONCORSO NEL REATO DI TRUFFA.
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ALLEGATO 3
Comunicato stampa
Venezia, 30 marzo 2011
Guardia di Finanza Venezia: Operazione “Progressione
geometrica”.
Eseguiti 7 ordini di custodia cautelare per concussione e
corruzione. Arrestati un professionista, 2 funzionari del Settore
Edilizia Privata del Comune di Venezia, 2 funzionari della
Commissione Salvaguardia e 2 vigili urbani. 16 gli indagati.
Dopo quasi due anni di attività investigativa, il Nucleo di Polizia Tributaria della
Guardia di Finanza di Venezia, con il coordinamento della locale Procura della
Repubblica, ha portato alla luce un consolidato sodalizio criminale aduso alla
concussione ed alla corruzione nell’ambito delle istituzioni cittadine.
Alle prime luci dell’alba sono stati tratti in arresto: il geometra Antonio Bertoncello, 44
anni, libero professionista, con studio nella città lagunare, operante nel settore
dell’edilizia Privata e consulente dell’Associazione Veneziana Albergatori, l’ing. Tullio
Cambruzzi, componente della Commissione di Salvaguardia in rappresentanza del
Comune di Venezia, Luca Vezzà, funzionario dello stesso organo, nonché Angelo
Dall’Acqua e Rudi Zanella, entrambi appartenenti all’Ufficio Edilizia Privata del
Comune di Venezia.
Più in particolare, il collaudato sistema corruttivo, basato sulla sistematica violazione
dei propri doveri da parte dei pubblici dipendenti coinvolti, ruotava intorno alla figura
del Geom. Bertoncello, il quale, facendo largamente ricorso ad indebite dazioni,
riusciva a “velocizzare” l’istruttoria delle pratiche edilizie relative alla propria clientela,
ottenendo in tempi insolitamente rapidi la definizione delle stesse.
Secondo quanto accertato, in alcuni casi, erano gli stessi funzionari pubblici ad
indirizzare privati e imprenditori verso il geometra che avrebbe saputo, diversamente
da altri, istruire “come si conviene” le pratiche edilizie riguardanti una vasta serie di
immobili, anche di pregio, ubicati nella città e nelle isole.
A tutti gli arrestati, residenti in città e già tradotti in strutture penitenziarie della
Regione, il reato contestato è quello di corruzione (art. 319 c.p.). Per lo stesso reato
risultano altresì indagati, a piede libero, altri 3 funzionari dell’Ufficio Edilizia Privata
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del Comune di Venezia, 2 imprenditori veneziani e la moglie del geometra, anch’essa
risultata partecipe all’illecito sistema.
Nel corso della stessa indagine è emerso un distinto sistema criminoso che ha visto
coinvolti, oltre allo stesso Geom. Bertoncello, due appartenenti alla Polizia Locale di
Venezia, Andrea Badalin e Michele Dal Missier, anch’essi oggi tratti in arresto (il
secondo agli arresti domiciliari). Secondo quanto accertato, i due vigili, abusando
delle proprie funzioni, con la minaccia esplicita o implicita di futuri controlli,
costringevano titolari di alberghi, bed and breakfast e affittacamere della città a
sistematiche dazioni di denaro o altre regalie quali
“spontanee” donazioni
all’Associazione Sportiva della Polizia Locale lagunare.
In questo caso, il reato contestato ai tre arrestati, nonché ad altri tre indagati a piede
libero, due dei quali appartenenti alla Polizia Locale, è quello di concussione.
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ALLEGATO 3/A
Comunicato stampa
Venezia, 23 giugno 2011
Guardia di Finanza: Operazione "Progressione geometrica 2 ". Eseguiti 3
ordini di custodia cautelare per corruzione. Arrestati tre funzionari del Settore
Edilizia Privata del Comune di Venezia, 13 gli indagati.
Proseguono le indagini dell’operazione “Progressione geometrica” , che nel marzo
scorso aveva portato a 7 arresti, tra funzionari del Comune di Venezia e Commissione
Salvaguardia, sviluppate con continuità dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di
Finanza di Venezia sotto la supervisione della locale Procura della Repubblica: sono
stati infatti individuati ulteriori soggetti appartenenti alla Pubblica Amministrazione,
anch’essi legati a doppio filo alla figura del già noto geometra Antonio Bertoncello.
Alle prime luci dell'alba sono stati tratti in arresto tre dipendenti del Comune di Venezia :
G.A.M., 40 anni, L.T. 56 anni, R.D. 46 anni.
Come gli altri colleghi già coinvolti nella vicenda, anche i tre raggiunti oggi da
provvedimento cautelare emesso dalla competente Autorità Giudiziaria sarebbero stati
compiacenti destinatari delle indebite dazioni del Bertoncello finalizzate a "velocizzare"
l'istruttoria delle pratiche edilizie di sua competenza, ottenendo comunque in tempi
insolitamente rapidi la definizione delle stesse.
Per tutti nel contestare il reato di corruzione il Giudice per le indagini preliminari ha
disposto gli arresti domiciliari presso le loro abitazioni, in Venezia, San Donà di Piave e
Mogliano Veneto.
In tale vicenda sono coinvolti altresì due imprenditori veneziani ed altri due funzionari
dell’Edilizia Privata del Comune della città lagunare.
Le indagini non si sono tuttavia fermate ed hanno portato alla scoperta di un ulteriore
filone investigativo: in particolare, è emerso che due funzionari del Catasto di Venezia
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dietro compenso procuravano illecitamente al Bertoncello planimetrie catastali che il
professionista provvedeva a modificare secondo le proprie necessità, presentando
successivamente agli uffici del Comune di Venezia progetti elaborati ad arte sulla base
di situazioni immobiliari non rispondenti alla realtà.
Per tale vicenda sono inoltre indagate altre 4 persone, clienti del Bertoncello.
Anche nell’ambito della vicenda che vede coinvolti alcuni appartenenti alla Polizia
Locale di Venezia, le indagini hanno portato per ora all’individuazione di un altro vigile,
ora in pensione, per il quale si configura invece l’ipotesi di concussione.
Complessivamente sono state eseguite nella prima mattinata di oggi 13 perquisizioni in
centro storico, terraferma e provincia.
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ALLEGATO 4
Comunicato stampa
Venezia, 2 febbraio 2011
Guardia di Finanza: Operazione “Aria Nuova”. Eseguiti 7 ordini di
custodia cautelare per l’irregolare aggiudicazione e gestione dei lavori
pubblici assegnati dalla Provincia di Venezia. Arrestati due funzionari
del Settore Edilizia e 5 imprenditori. Coinvolte 15 imprese ed indagati
complessivamente 32 soggetti.
Dopo oltre due anni di indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica del
Tribunale di Venezia, dott. Stefano Ancilotto, il Nucleo di Polizia Tributaria di Venezia ha
portato alla luce un collaudato e consolidato sistema di irregolare aggiudicazione e
gestione di lavori pubblici attuato da due funzionari del Settore Edilizia della Provincia
di Venezia.
Si tratta dell’Ing. Carlon Claudio (Dirigente del Settore Edilizia della Provincia di
Venezia) e del Geom. Ragno Domenico (alle dirette dipendenze del Carlon, capo
della zona nord e responsabile delle istruttorie dell’ente locale), entrambi “colpiti” da
un ordine di custodia cautelare per i reati di peculato (art. 314 c.p.), corruzione per atti
contrari ai doveri d’ufficio (art. 319 c.p.) – reati aggravati proprio in ragione della
stipula di contratti vincolanti per l’amministrazione di appartenenza (art 319 bis c.p.)
– e falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art 479 c.p.).
Gli altri cinque ordini di custodia cautelare hanno, invece, interessato altrettanti
imprenditori veneziani per i medesimi titoli di reato (artt.319 e 319 bis C.P.).
Secondo quanto accertato dagli uomini del G.I.C.O., i funzionari “pilotavano” i lavori
pubblici da eseguirsi sul territorio provinciale (presso istituiti scolastici, caserme, impianti
sportivi, centri congressi) pretendendo dalle imprese aggiudicatarie degli appalti, operanti
nel settore elettrico ed idraulico, nonché dell’edilizia, dell’impiantistica e dell’arredamento,
ingiusti profitti in denaro o di altra natura, quali ad esempio, lavori di vario genere presso
immobili di proprietà.
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In particolare, il modus operandi dei funzionari corrotti prevedeva l’aggiudicazione della
gara o dell’offerta - ottenuta con un artificioso frazionamento - a soggetti già
predeterminati, i quali previa lauta ricompensa venivano messi a conoscenza del ribasso
“vincente” da applicare.
Un sistema talmente collaudato da costringere necessariamente anche gli imprenditori
inizialmente estranei al sistema a percorrere vie diverse da quelle legali per l’ottenimento
di qualche commessa, anche di minor rilievo.
L’attività di indagine ha permesso, inoltre, di constatare ulteriori gravissime violazioni sia in
materia di norme di contabilità di Stato, relative alla concessione degli appalti pubblici di
cui al D.Lgs. 163/2006 (codice dei contratti pubblici), che per le falsificazioni documentali
finalizzate alla copertura formale delle dazioni di denaro e delle forniture di servizi e di beni
in realtà eseguite presso le abitazioni private dei funzionari arrestati.
In data odierna sono stati, inoltre, eseguiti n.2 sequestri finalizzati alla confisca per
equivalente di altrettanti immobili per complessivi euro 1.500.000 risultati nella disponibilità
dei funzionari corrotti.
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ALLEGATO 5
VERONETTA:
CHIEDEVA SOLDI IN CAMBIO DI “PROTEZIONE”.
ARRESTATO AGENTE DELLA POLIZIA LOCALE.
I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Verona, Della mattinata
odierna, hanno concluso un’indagine di polizia giudiziaria, supportata da costante attività di
pedinamento, appostamento e riscontri sul territorio, che ha portato a trarre in arresto, in
esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le
Indagini Preliminari di Verona, Dottoressa Isabella Cesari, un appartenente alla Polizia
Locale del Comune di Verona, unitamente ad un suo sodale, di origini kosovare, che
gestiva un’agenzia di sicurezza operante in Verona e provincia.
L’episodio da cui è scaturita l’indagine -condotta in costante raccordo tra i vertici veronesi
della Guardia di Finanza e del Corpo di Polizia Municipale- riguarda l’illegittima richiesta
da parte dell’agente della Polizia Locale -G.P. di anni 46- al titolare di un esercizio
commerciale, della dazione di una somma di denaro per arginare le conseguenze di un
inesistente contenzioso con la Pubblica Amministrazione.
In particolare, il commerciante, che nel gennaio scorso, fiducioso nella Guardia di Finanza,
ha denunciato l’episodio concussivo, lamentava le continue visite dell’agente della Polizia
Locale, il quale si presentava sempre presso il suo locale accompagnato da due individui
esercenti la professione di addetti alla sicurezza in locali pubblici del quartiere di
Veronetta.
Le visite del vigile, che dalle indagini condotte emerge essere ben conosciuto tra i
commercianti del quartiere di Veronetta, erano finalizzate a richieste di denaro per non
meglio precisate agevolazioni di rilascio di permessi e per definire un contenzioso, in
realtà mai esistito, sorto nel dicembre del 2010 per mancata ottemperanza ad ordinanze
del sindaco in materia di orari di chiusura delle attività commerciali.
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L’attività concussiva era accompagnata da pressioni finalizzate ad imporre al
commerciante la stipula di contratti con l’Agenzia di sicurezza amministrata dal kosovaro A.A. di anni 26, anch’esso arrestato- al fine di “garantire” una sorta di “immunità” da
future contestazioni.
Il punto chiave delle indagini è risultato essere un incontro avvenuto nell’esercizio
commerciale del denunciante con alcuni soggetti dell’Agenzia di sicurezza, nel corso del
quale A.A. ribadiva al commerciante, con fare e gesti di intimidazione, come la mancanza
di “copertura” da parte della sua Agenzia non poteva che portare a verbalizzazioni da parte
della Polizia Locale, in particolare sul rispetto degli orari di chiusura dell’esercizio
commerciale.
Le operazioni odierne, coordinate dalla Dottoressa Valeria Ardito, Sostituto Procuratore
presso la Procura della Repubblica di Verona e condotte dal Comando Provinciale della
Guardia di Finanza congiuntamente al Corpo della Polizia Municipale di Verona, hanno
pertanto permesso di trarre in arresto i due soggetti artefici delle condotte concussive, di
denunciarne un terzo a piede libero e di porre fine all’illecita attività.
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ALLEGATO 6
Comunicato stampa
Verona, 11 novembre 2011
- VOLANO IN CASSA INTEGRAZIONE LA GUARDIA DI FINANZA SMASCHERA 3 PILOTI
CHE PERCEPIVANO INDEBITAMENTE
OLTRE 7 MILA EURO MENSILI DI CASSA INTEGRAZIONE
Se Cassa Integrazione, mobilità e licenziamenti sono l’incubo di milioni di lavoratori italiani,
per pochi privilegiati il ricorso all’ammortizzatore sociale si traduce in una vera e propria
opportunità.
Soprattutto quando l’importo dell’indennità previdenziale si aggira attorno ai 7 mila euro
netti mensili e da qualche parte nel mondo c’è qualcuno disposto ad assumere gli stessi
lavoratori che per l’INPS risultano forzatamente inoccupati, pagando in aggiunta uno
stipendio che può arrivare anche a 9 mila euro al mese.
I militari della Guardia di Finanza di Verona hanno smascherato una truffa ai danni
dell’INPS perpetrata da tre piloti di aereo che nonostante beneficiassero della Cassa
Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS), dell’indennità di mobilità e del trattamento
previdenziale dello speciale Fondo Trasporto Aereo, arrivando a percepire una retribuzione
in media pari all’80 per cento di quella originaria, invece di essere a casa senza lavoro,
erano riusciti a farsi assumere come piloti di linea in compagnie aeree aventi sede in Paesi
del Medio Oriente. Ovviamente, per continuare a percepire la Cassa Integrazione, si erano
ben guardati dal comunicare la nuova occupazione all’Ente Previdenziale.
Fra questi c’era chi in un anno è riuscito a percepire indebitamente un importo netto pari ad
84 mila euro in quanto rientrante nel piano di mobilità adottato da una compagnia aerea
con sede in Italia e 108 mila euro da una compagnia aerea sita in Medio Oriente presso la
quale si era fatto assumere come comandante di Airbus.
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In totale sono state tre le persone segnalate dalle Fiamme Gialle Veronesi alla Procura
della Repubblica per i reati di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato ( ex
art. 316 ter, 1^ comma, C.P.) e per il reato di truffa aggravata (ex art. 640 bis C.P.).
L’autonoma attività investigativa sviluppata dai finanzieri della Sezione Spesa Pubblica di
Verona, si è incentrata soprattutto su un’attenta e certosina analisi delle informazioni
inerenti i piloti di aerei percettori di ammortizzatori sociali, pervenute a seguito di varie
richieste inoltrate a varie sedi provinciali INPS per lo più site nel Nord Italia. Questi dati sono
stati incrociati con le informazioni attinte dalle banche dati di rilievo internazionale in uso alla
Guardia di Finanza.
Ciò ha permesso di smascherare i tre piloti che, confidando nell’impossibilità di essere
scoperti, prestavano la propria opera in paesi stranieri.
Continua quindi l’azione di servizio dei finanzieri veronesi sul fronte della salvaguardia delle
risorse destinate alle prestazioni assistenziali e previdenziali; anche questa volta è stato
possibile bloccare la reiterazione di condotte criminose che minano, alla base, gli interessi
della collettività.
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ALLEGATO 7
Comunicato Stampa
Vicenza, 04 febbraio 2012
COMPAGNIA AEREA “MYAIR”
CONCLUSE LE INDAGINI DOPO GLI ARRESTI DI UN ANNO FA.
CONFERMATA LA BANCAROTTA FRAUDOLENTA,
IL PRIMO CASO IN ITALIA DI OSTACOLO ALL’E.N.A.C.,
L’INDEBITA PERCEZIONE DI € 18,5 ML DI CONTRIBUTI PUBBLICI.
IN CAMPO ANCHE LA CORTE DEI CONTI,
PER UN PRESUMIBILE DANNO ERARIALE CHE SUPERA I 32 ML DI
EURO.
SONO 32 I “COLLETTI BIANCHI” INDIZIATI DI UN DISSESTO DI € 200 ML,
DI DISTRAZIONI PATRIMONIALI AMMONTANTI A CIRCA € 8 ML,
DI COLOSSALI FALSI IN BILANCIO PER OLTRE € 900 MILIONI.
18 I MILIONI DI EURO NON PAGATI ALLO STATO
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PER OMESSI VERSAMENTI DI IVA, IRPEF E CONTRIBUTI
PREVIDENZIALI.
DANNO OCCUPAZIONALE PER 600 PERSONE TRA ITALIA E SPAGNA.
PIÙ DI 100.000 I VIAGGIATORI VITTIME DEL DISSESTO.
CONTESTATI 41 DISTINTI CAPI DI IMPUTAZIONE
A FRONTE DI 67 VIOLAZIONI PENALI COMMESSE DAL 2005 AL 2010
Rilevantissimi i profili di responsabilità penale emersi a carico di 32 persone, a
conclusione delle indagini che hanno riguardato il dissesto della compagnia aerea
vicentina MYAIR e che avevano già consentito, nel dicembre 2010, di trarre in arresto i
fondatori SODDU Vincenzo e SODDU Luca, nonché sottoporre a misure cautelari
interdittive altri 8 esponenti del vettore aereo su richiesta della Procura della Repubblica
del Tribunale di Vicenza.
Il GRUPPO FLYHOLDING - quello in cui era inquadrata la MYAIR, attiva nel mercato aereo
europeo dei vettori low cost, dal dicembre 2004 fino al luglio 2009, quando l’Ente Nazionale
per l’Aviazione Civile revocò la licenza di esercizio – era tecnicamente insolvente già
dalla primavera del 2006; tuttavia, attraverso una sistematica e colossale falsificazione dei
bilanci, pari ad oltre 900 milioni di euro (importo risultante dalle somme delle numerose e
ripetute falsità riportate, nel corso degli anni, nei bilanci delle varie società del Gruppo), è
riuscito a tenersi in vita ingannando praticamente tutti gli attori del mercato aereo: l’Ente
Nazionale per l’Aviazione Civile, le società aeroportuali, i viaggiatori.
Frodate anche banche e fornitori e, soprattutto, l’Amministrazione Finanziaria: basti
pensare che la compagnia, dal gennaio 2005, non ha mai pagato l’IVA ed ha omesso il
versamento delle ritenute IRPEF.
Rilevanti anche i contributi previdenziali ed assistenziali in favore dei dipendenti che non
sono stati pagati.
Sono state pari a circa 18 milioni le imposte complessivamente sottratte alle casse
dello Stato, senza contare le ulteriori sanzioni conseguenti agli accertamenti tributari.
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Grazie a situazioni patrimoniali del tutto “inventate”, MYAIR aveva addirittura tentato nel
2008 di quotarsi in Borsa, ma il progetto era poi naufragato.
Sono stati, peraltro, i bilanci falsi a consentire alla MYAIR di beneficiare, tra il 2008 ed il
2009, di circa 18,5 milioni di euro di contributi pubblici erogati dalla Regione Puglia che,
per il tramite della società a capitale pubblico AEROPORTI DI PUGLIA s.p.a., aveva
pubblicato un bando finalizzato a incentivare il collegamento di alcuni aeroporti pugliesi con
il resto d’Italia ed alcune località europee.
Al riguardo, le Fiamme Gialle vicentine hanno comunicato alla Corte dei Conti un
danno erariale di circa 32 milioni di euro commesso dagli amministratori della MYAIR
che, nel 2007, partecipò al bando per l’assegnazione dei fondi pubblici. Tale danno
contempla non soltanto il denaro pubblico illecitamente percepito dalla compagnia aerea ma
anche gli ulteriori danni indiretti quantificati da AEROPORTI DI PUGLIA S.p.a. e
determinati dall’incapacità di MYAIR di far fronte agli impegni assunti.
Il dissesto della MYAIR, pari a circa 200 milioni di euro - quale risultante delle
esposizioni debitorie delle diverse società del Gruppo - è stato analizzato
scrupolosamente nelle sue origini, nelle conseguenze e sotto il profilo delle responsabilità.
Ne è emerso un quadro che ha consentito al Sostituto Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale di Vicenza, dott. Marco Peraro, di contestare ben 41 distinti capi
di imputazione, riferiti a 67 differenti violazioni penali commesse tra il 2005 ed il 2010,
nei confronti di 32 esponenti del vettore aereo vicentino, tra amministratori, sindaci,
consulenti, revisori dei conti.
Tra tali contestazioni emerge anche il pagamento preferenziale effettuato da MYAIR in
favore della compagnia aerea svizzera DARWIN AIRLINE S.A., partecipata al 20% da
un’azienda del Gruppo MYAIR. In particolare, la Procura di Vicenza ha rilevato un accordo
perfezionatosi tra esponenti di MYAIR e di DARWIN, finalizzato a riconoscere il
pagamento di un credito vantato dalla società svizzera a danno degli altri creditori di
MYAIR, quando per le aziende del Gruppo vicentino già si era reso palese lo stato di
profonda crisi finanziaria.
Le fonti di prova raccolte dalle Fiamme Gialle vicentine, attraverso l’esame dei principali
atti di gestione del GRUPPO FLYHOLDING, di cui faceva parte la MYAIR, la ricostruzione
completa degli organi amministrativi, di controllo e delle compagini societarie, la stretta
collaborazione investigativa con i curatori fallimentari, il sequestro di documenti ed atti nel
corso delle perquisizioni eseguite nel dicembre 2010, l’acquisizione di testimonianze
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nonché il contributo fornito dall’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile hanno permesso di
delineare un quadro probatorio articolato ed univoco, confermato, in sede di riesame,
dai Tribunali di Venezia e Vicenza, che, in diverse pronunce, hanno attestato la solidità
dell’impianto accusatorio.
Il Tribunale di Vicenza, in particolare, ha confermato il sequestro penale (nei confronti di 6
indagati) di 5 unità immobiliari in provincia di Treviso, Vicenza e Cagliari, disponibilità
finanziarie e quote societarie per un valore di circa 7,3 milioni di euro disposti dal
Giudice per le Indagini Preliminari sul finire del 2010.
Il medesimo Tribunale, su iniziativa del curatore fallimentare della MYAIR.COM s.p.a., a
seguito delle investigazioni, ha anche disposto, in ambito civile, il sequestro
conservativo, fino a 100 milioni di euro, dei beni di 7 persone tra cui 5 amministratori,
1 revisore dei conti e 1 perito della MYAIR.COM s.p.a. nei cui confronti sono già state
avviate le azioni di responsabilità civile. L’iniziativa del curatore è stata resa possibile
proprio grazie alle risultanze delle indagini della Guardia di Finanza di Vicenza.
Momento determinante per le indagini è stato rappresentato dagli accertamenti condotti dal
Nucleo di Polizia Tributaria di Vicenza, nel maggio 2010, in Spagna, a seguito di rogatoria
internazionale, quando i finanzieri hanno assistito la Magistratura iberica
nell’audizione del commissario straordinario della consorella della MYAIR, la LTE
INTERNATIONAL AIRWAYS SA, dichiarata in bancarotta, nel gennaio 2009, in base al
diritto spagnolo. Le dichiarazioni ed i documenti acquisiti dai militari, assistiti dal Magistrato
di collegamento italiano a Madrid, hanno permesso di appurare che anche la LTE era in
stato d’insolvenza sin dal 2006.
I reati contestati - a seguito delle intervenute dichiarazioni di fallimento di quasi tutte
le società del GRUPPO FLYHOLDING, di cui la MYAIR faceva parte - sono la
bancarotta fraudolenta patrimoniale e preferenziale, la bancarotta semplice in
relazione al ritardo nella presentazione della dichiarazione di fallimento e all’irregolare
tenuta delle scritture contabili, il ricorso abusivo al credito, gli omessi versamenti di IVA
e di ritenute IRPEF, le false comunicazioni sociali, l’indebita percezioni di contributi
pubblici; ipotizzate, altresì, per quasi tutti i denunciati, circostanze aggravanti in relazione
alla molteplicità delle condotte fraudolente ed alla rilevante entità delle distrazioni
patrimoniali, pari a circa 8 milioni di euro.
Contestato, per la prima volta in Italia, l’ostacolo all’Ente Nazionale per l’Aviazione
Civile, destinatario dal 2006 di informazioni fuorvianti sulla reale situazione economica,
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finanziaria e patrimoniale della MYAIR che ha consentito alla compagnia aerea di rimanere
titolare della licenza di esercizio e del certificato di operatore aereo.
L’Autorità Giudiziaria ha disposto la notifica degli avvisi di conclusione delle indagini
preliminari ai sensi dell’art. 415 bis del codice di procedura penale; gli indagati, dopo aver
esaminato il materiale probatorio acquisito, entro il termine di venti giorni dalla notifica,
potranno presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa alle
indagini difensive, chiedere il compimento di atti di indagine ovvero di essere interrogati e
rilasciare dichiarazioni.
Dopodiché spetterà al Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di
Vicenza, dott. Marco Peraro, richiedere al Giudice per l’Udienza Preliminare il rinvio a
giudizio. Il Magistrato, nel frattempo, ha già autorizzato la Guardia di Finanza ad informare,
in relazione ai 5 commercialisti a suo tempo destinatari dei provvedimenti interdittivi, i
Presidenti dei competenti Ordini professionali.
Corposo, infine, l’elenco delle parti offese che potranno costituirsi parte civile, tra cui il Ministero
dell’Economia e delle Finanze, la Regione Puglia, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile,
l’Agenzia delle Entrate, l’INPS, gli ex dipendenti della MYAIR (il dissesto della MYAIR ha
causato la perdita di circa 600 posti di lavoro tra l’Italia e la Spagna), i viaggiatori (oltre
100.000 nell’estate 2009 a ritrovarsi con circa 160.000 biglietti non più utilizzabili e mai
rimborsati).
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ALLEGATO 8
COMUNICATO STAMPA
Rovigo, 22 febbraio 2011
Conclusi dalla Guardia di Finanza di Rovigo gli accertamenti delegati dalla Procura
Regionale presso la Corte dei Conti di Venezia relativi alla gestione del servizio idrico.
Segnalate 200 persone per ipotesi di danno erariale del valore di oltre 8 milioni di euro.
Come è noto, accanto alla lotta all'evasione fiscale e contributiva, che attiene più
propriamente alle entrate di denaro nelle casse della Pubblica Amministrazione, la Guardia di
Finanza persegue anche la tutela delle uscite attraverso il controllo della spesa.
In tale contesto, il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Rovigo ha concluso
un’indagine amministrativa tendente a verificare la sana gestione del servizio idrico integrato
nel territorio polesano.
I finanzieri rodigini hanno svolto un complesso lavoro di analisi che ha riguardato,
principalmente, il Gestore del Servizio idrico della Provincia.
Gli accertamenti si sono conclusi con la segnalazione alla Procura Regionale presso la Corte
dei Conti di Venezia di più di 200 persone per un’ipotesi di danno alle casse pubbliche per
oltre 8 milioni di euro.
Le situazioni segnalate all’Autorità Giudiziaria riguardano complesse operazioni di bilancio, il
buon andamento della Pubblica Amministrazione nonché la sana gestione del denaro dei
contribuenti.
La Procura Regionale presso la Corte dei Conti di Venezia dovrà ora esaminare
attentamente i dati e le situazioni forniti dalla Guardia di Finanza per l’instaurazione
eventuale di un giudizio di responsabilità contabile dei pubblici funzionari segnalati. Questi si
potranno vedere costretti, in caso di condanna, a ripianare di proprio pugno le perdite di
denaro pubblico delle quali dovessero essere ritenuti responsabili.
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ALLEGATO 9
COMUNICATO STAMPA
Verona, 05 settembre 2011
LA GUARDIA DI FINANZA SMASCHERA FALSI BENEFICIARI DI
ASSEGNI SOCIALI E PENSIONI. TRA QUESTI IL CASO DI UNA
DONNA DECEDUTA DA 15 ANNI CHE “CONTINUAVA A
PERCEPIRE LA PENSIONE”
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Verona in collaborazione con la
Direzione Provinciale dell’INPS di Verona hanno smascherato l’eclatante caso di una donna
argentina che nonostante fosse morta nel 1995 ha “continuato ad intascare” la pensione di
reversibilità del coniuge italiano arrivando a percepire dall’Istituto di previdenza un importo
per un totale di 75.000,00 Euro.
Ciò che ha maggiormente attratto l’attenzione degli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria di
Verona è che qualcuno, forse la stessa persona che si recava puntualmente ogni mese ad
intascare la pensione in Argentina, nel 2005 si è anche preoccupato di trasmettere un’istanza
all’INPS di adeguamento del vitalizio a firma della povera defunta.
Le Fiamme Gialle hanno operato anche attraverso la collaborazione dell’organo
collaterale di polizia estero, per il tramite del II Reparto del Comando Generale della
Guardia di Finanza.
Le indagini dei finanzieri si sono estese inoltre anche ai cosiddetti “falsi poveri” e ad
immigrati che intascavano senza averne diritto l’assegno sociale.
In particolare sono stati scoperti due coniugi italiani residenti nella provincia scaligera, che
al fine di percepire il vitalizio assistenziale non hanno avuto alcuno scrupolo ad attestare
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falsamente all’ente previdenziale la propria situazione di assoluta indigenza, omettendo di
dichiarare redditi per 35 mila Euro.
Nuovamente, come già accaduto in precedenza, le Fiamme Gialle veronesi hanno
individuato altri tre soggetti extracomunitari che dopo aver ottenuto la residenza e il diritto
all’assegno sociale in quanto nullatenenti, hanno fatto rientro nei propri Paesi di Origine
(Croazia, Marocco e Tunisia) continuando ad intascare indebitamente il beneficio mediante
accredito diretto sul conto corrente, il cui diritto alla riscossione è però vincolato per legge
all’obbligo della residenza abituale e continuativa sul territorio italiano.
In totale sono state 6 le persone denunciate alla Procura della Repubblica di Verona per
i reati di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, truffa aggravata per il
conseguimento di erogazioni pubbliche e falsità ideologica commessa dal privato in atto
pubblico. Dette violazioni hanno generato indebite elargizioni da parte dell’INPS per un
importo superiore a 200.000,00 EURO.
In un momento di crisi economica in cui sono sempre di più i cittadini onesti che non
riescono ad arrivare a fine mese, il controllo della Spesa Pubblica da parte del Corpo,
rappresenta uno strumento fondamentale per il risanamento dei conti pubblici.
E’ proprio in tal senso va considerata l’attività svolta dai militari del Comando Provinciale
della Guardia di Finanza di Verona finalizzata a contrastare le truffe in danno all’Inps, truffe
che creano ingiusti benefici sottraendoli a coloro che ne hanno diritto e realmente bisogno.
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