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Ogni vita è un romanzo LA MIA SECONDA CASA È in Tanzania, di fronte al Kilimangiaro, dove io e mio marito Francesco siamo stati travolti dal sorriso dei bimbi di Malaika, l’orfanotrofio che abbiamo deciso di sostenere e ampliare con i nostri sforzi, per “fare la differenza” nella vita di qualcuno Storia vera di Giulia Leone Tiso L’ Africa, questo continente sconosciuto e oscuro, era sempre stata nei miei sogni, ma non ero per niente sicura che ci sarei mai andata, quando invece un giorno mio marito se ne venne fuori con l’idea di concederci finalmente il viaggio di nozze che rimandavamo da circa trent’anni. Tutto mi ha catturato dell’Africa appena scesa dall’aereo: i colori caldi, la vastità degli orizzonti, il contatto con una natura magica e primordiale, la dignità delle donne che incedono come regine nella polvere delle strade, ma soprattutto il sorriso negli occhi dei bambini. Quello che non avrei mai immaginato è che l’Africa sarebbe diventata la meta di viaggi frequenti e mi avrebbe assorbito tanto tempo e tante energie, entrando profondamente a far parte della mia vita e regalandomi emozioni intense. Per farla breve, l’Africa ci ha letteralmente travolti. Tutto ha avuto inizio quando, dopo giornate passate a fotografare animali a bordo della nostra jeep lungo le piste dei parchi nazionali, abbiamo varcato il cancello della casa-famiglia Malaika Children’s Home ad Arusha, accolti da un nugolo di bambini vocianti e curiosi. E la sensazione di essere tornata a casa, che mi aveva avvolto fin da quando avevo messo piede sul suolo africano, si è radicata profondamente in me. Malaika è un rifugio sicuro per una quindicina di bambini orfani o provenienti da famiglie in difficoltà nella zona di Arusha, accolti con amore da due donne europee che da tempo vivono in Tanzania. Certo è una goccia nel mare nell’abisso di povertà di questo continente travagliato, dove i bambini arrivano tramite i servizi sociali da esperienze di abbandoni e di violenza, purtroppo così comuni in Africa e non solo. Ai piedi del Monte Meru, lo scuro vulcano che si staglia di fronte alle vette del Kilimangiaro, questa casa bianca in muratura, circondata da un campo per la maggior parte dell’anno arido e polveroso, è ora diventata la “mia” casa. Questo non significa che ci siamo trasferiti qui, dato che la nostra vita è ancora quella frenetica del lavoro milanese, ma è qui che mio marito Francesco e io torniamo ogni volta che possiamo. È qui che si concentrano ogni giorno, anche da lontano, le nostre energie e la nostra voglia di “fare la differenza” nella vita di qualcuno. Con alcuni amici abbiamo fondato Malaika Children’s Friends, la onlus con cui sosteniamo l’orfanotrofio: non solo dall’Italia con la raccolta di fondi, ma anche con frequenti soggiorni, ogni volta che possiamo tornare, accolti dalla gioia esplosiva dei bambini e dalla serenità di questa grande famiglia, con tutti i piccoli e grandi problemi che naturalmente ci sono anche qui. L’emozione più forte è quando arriva un “nuovo” bambino: all’inizio disorientato per la nuova situazione, è ben poveri Bambini orfani ocompresa tra di famiglia, di etàici anni, i due e gli und gio sicuro fu trovano qui un ri 60 CO_15_60-STORIA 8 LEONE-L.indd 60 08/04/14 14.22 presto avvolto dall’affetto dei fratelli e sorelle e del personale che lavora a Malaika: è questa la cura migliore per guarire le ferite dei nuovi arrivati. Terapie mediche adeguate, un’educazione che ci auguriamo permetterà loro di avere in futuro un lavoro per mantenersi dignitosamente; la certezza di avere ogni giorno cibo abbondante e sano, di non essere costretti a lavorare invece che andare a scuola. I bambini che vivono qui, di età dai due agli undici anni, sono accuditi dalle “zie”, cioè da donne del vicino villaggio, che si prendono cura di loro secondo le tradizioni del posto: anche i più piccoli imparano quindi a coltivare le verdure nel campo intorno alla casa con la poca acqua disponibile, a mungere la mucca e a tenere pulito il pollaio, a lavare a mano i panni e a stenderli, a pulire con cura la casa che li accoglie. Jutta e Francesca, le due donne che anni fa hanno fondato l’orfanatrofio e che continuano a gestirlo, sono un sicuro punto di riferimento affettivo per i bambini; i volontari che a volte trascorrono qui qualche settimana o qualche mese sono per loro fonte di curiosità e di interesse nei confronti Giulia Leone con due dei piccoli ospiti della casafamiglia di Arusha, in Tanzania. LA NOSTRA PROTAGON ISTA i dà Posso dire che s uanto q sempre meno di i di in si riceve, in term di vivere affetto e gioia di un mondo lontano e difficile da immaginare. Quando noi arriviamo dopo qualche mese di lontananza, quando Festo con il suo sorriso che prende tutto il viso ci apre il cancello cigolante e tutti gli altri ci corrono incontro felici di abbracciarci: è questo il momento in cui mi sento veramente a casa. I nostri due figli ormai grandi, impegnati a cercarsi la loro strada per il mondo, sono rimasti stupiti dal nostro trasporto nei confronti di una realtà così lontana, e non solo geograficamente, dal nostro modo di vivere e dalle nostre abitudini. Sono venuti anche loro per qualche giorno a Malaika e, dopo i primi momenti di perplessità, si sono lasciati coinvolgere dal vociare dei bambini, dalla loro energia e soprattutto dalla loro sete di affetto. E si sono convinti che i loro genitori non sono usciti di senno, ma forse lo hanno ritrovato, dopo una vita passata freneticamente a rincorrere valori che alla fine non hanno nessun valore, in confronto alla gioia di aiutare un bambino che non ha niente per costruirsi il suo futuro. Il numero ridotto dei ragazzini ospiti nella casa-famiglia, mai più di una ventina, è dovuto alla mancanza di acqua: nonostante negli anni si sia ripetutamente provato a scavare un pozzo, i tentativi sono sempre falliti. La zona è vulcanica, e quindi i pozzi dopo poco si seccano, perciò l’acqua si deve comprare a caro prezzo, dato che quella raccolta durante la stagione delle piogge non è mai sufficiente. È forse proprio la dimensione ridotta il segreto del fascino di Malaika, un luogo dove si riesce a prendersi cura dei problemi di ogni bambino, proprio come in una famiglia. Quando uno di loro se ne va o perché una famiglia PER CHI VUOL FARE UNA DONAZIONE Malaika sopravvive esclusivamente grazie alla raccolta di fondi ed è presente anche in Italia per l’impegno di tanti: c’è chi per il matrimonio di un figlio organizza una raccolta benefica al posto della lista nozze, o chi, per ricordare LA un parente scomparso, PILLOLA dedica una borsa PRATICA di studio che copra le spese scolastiche di un bambino. Per donare: Malaika Children’s Friends onlus - Banca Prossima Conto Corrente n.1000/63382. Per info: www. malaika-childrenfriends.org locale lo chiede in adozione, nel caso dei più piccoli, o perché i genitori hanno risolto i loro problemi di malattia o estrema povertà, è un momento di distacco doloroso soprattutto per chi rimane, ma c’è la certezza che il legame non sarà interrotto, che ci si rivedrà magari a Natale o il giorno del compleanno. Come le case “vere”, anche Malaika si riempie e si svuota, cambiano le situazioni e passano le stagioni, ma il senso di continuità e di solidità rimane. A volte qualcuno ci chiede perché andare così lontano quando anche qui in Italia c’è altrettanto bisogno di aiuto. Non ho una risposta, se non questa: ovunque al mondo c’è un bambino che soffre, per il quale il tuo impegno può rappresentare tutto, lì c’è qualcosa che vale. E a chi si meraviglia per il nostro impegno cerco di spiegare che in queste situazioni si dà sempre molto meno di quello che si riceve: in termini di affetto, di gioia di vivere, ritrovare un senso alla propria esistenza, di serenità riconquistata. ● © RIPRODUZIONE RISERVATA Hai vissuto un’esperienza interessante? Riassumila in 20 righe e spediscila a: Confidenze OGNI VITA è UN ROMANZO Mondadori - 20090 Segrate (Milano) oppure manda un’e-mail all’indirizzo: [email protected]. 61 CO_15_60-STORIA 8 LEONE-L.indd 61 08/04/14 14.22