debora “come una madre…

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debora “come una madre…
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Come una madre…
Come si pone una donna sul piano naturale verso i propri
figli? Con quale sentimento dà loro ciò di cui hanno bisogno?
Ovviamente da madre. Così dovrebbe essere per ogni donna
cristiana che abbia “qualcosa da dare”, sia nella sua famiglia
naturale, sia nella sua famiglia spirituale che è la Chiesa.
Quindi, è importante “il modo” col quale lo fa. Con le semplici
riflessioni che seguono affronteremo questo aspetto, che ci
riguarda pienamente come figlie di Dio, ancor prima che
come consorti di conduttori di Chiese.
Un tenero sentimento
I capitoli 4 e 5 del libro dei Giudici raccontano la storia, ben
conosciuta, di Debora, una donna chiamata ad essere
profetessa e giudice in Israele.
Debora, una donna in una società al maschile, non dimenticò
mai il ruolo primario di responsabilità dell’uomo, tanto che
prima di proseguire nella battaglia per vincere il potente
generale Sisera, mise sull’avviso Barak che come uomo
avrebbe perso l’onore accettando di avere un ruolo secondario
rispetto ad una donna.
Non solo, ma in un tempo in cui “mancavano i capi in
Israele”, lei, pur essendo un capo, non si pose come capo,
ma “come una madre in Israele” (Giudici 5:7).
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È significativo notare come anche un uomo come l’apostolo
Paolo si esprima con lo stesso sentimento “materno”
rivolgendosi ai credenti di Tessalonica:
“non abbiamo cercato la gloria dagli uomini…
quantunque come apostoli di Cristo avessimo
potuto far valere la nostra autorità; invece,
siamo stati mansueti in mezzo a voi come una
nutrice che cura teneramente i propri figlioli.”
(1 Tessalonicesi 2:6-7).
Per il tempo di oggi, come donne chiamate a servire la
famiglia, la Chiesa e il Signore con gioia e dedizione, come
madri sul piano naturale e spirituale, che generano, curano e
affiancano, sapendo stare con saggezza cristiana al proprio
posto, proviamo a riflettere e a considerare insieme il forte
sentimento col quale Debora portò avanti il suo compito.
Lo scopo, ovviamente, è quello di essere ancor più sostenute
dalla sapienza della Parola di Dio in tutto ciò che facciamo.
Come una madre che cura amorevolmente
Nella Bibbia Dio parla del Suo amore per ognuno di noi e a
volte lo paragona all’amore tenero di una madre, che ha un
bimbo ancora molto piccolo e completamente indifeso,
totalmente dipendente da lei per ogni suo bisogno. La madre
deve accudirlo in ogni cosa: allattarlo quando ha fame,
lavarlo quando è necessario, stringerlo a sé quando piange,
cullarlo per farlo riposare, e quanto altro perché stia sereno e
al sicuro.
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Ma questo non è quello di cui continuamente abbiamo
ancora bisogno dal nostro Signore? Nutriti della Sua parola,
lavati dalle nostre impurità, consolati nel dolore, incoraggiati
nella prova…
“Onde siate allattati e saziati al seno delle sue
consolazioni; …sarete allattati, sarete portati in
braccio, carezzati sulle ginocchia. Come un
uomo cui sua madre consola, così io consolerò
voi e sarete consolati in Gerusalemme” (Isaia
66:11-13).
Abbiamo sperimentato personalmente cosa significhi essere
amate da Dio, oggetto della Sua cura amorevole, di attenzioni
che non avremmo pensato, sostenute nei momenti più difficili
e nei più grandi dolori, perché Egli ascolta persino i nostri
sospiri e viene a consolarci!
Si dice: nessun amore riesce a superare l’amore di una
madre. E noi credenti aggiungiamo… eccetto l’amore di Dio,
come afferma la Sua Parola: “Una donna dimentica
ella il bimbo che allatta, cessando d’aver pietà
del frutto delle viscere sue? Quand’anche le
madri dimenticassero non io dimenticherò te.
Ecco, io t’ho scolpita sulle palme delle mie mani;
le tue mura mi stanno del continuo davanti agli
occhi” (Isaia 49:15).
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Questo è il tipo di amore che siamo chiamate a riversare sugli
altri!
Come una madre sul monte della santità
Debora stava sul monte. Prima la vediamo sulla contrada
montuosa di Efraim dove i figli d’Israele salivano per
consultare Dio (Giudici 4:5), poi sul monte Tabor.
Ai tempi nostri definiremmo Debora come una donna ripiena
di Spirito Santo, che stava sul monte in comunione con Dio. È
necessario anche per noi stare sempre sul monte, in continua
comunione col nostro Signore, sotto l’unzione dello Spirito
Santo, per attingere continuamente forza, coraggio e la guida
che viene solo da Lui: “…manda la tua luce e la tua
verità, mi guidino esse, mi conducano al monte
della tua santità, nei tuoi tabernacoli. Allora
andrò all’altare di Dio, all’Iddio che è la mia
allegrezza ed il mio giubilo… perché t’abbatti
anima mia? perché ti commuovi in me? Spera in
Dio…” (Salmo 43:3-5).
Mentre Debora era sul monte, giù c’era un grande esercito da
affrontare, con novecento carri di ferro, un potente nemico,
che da ormai vent’anni opprimeva i suoi figli! Ma Debora era
certa che l’Eterno avrebbe dato la vittoria al suo popolo per
liberarlo. Lei era attenta ad ascoltare e pronta ad agire. Così
per noi una stretta relazione con Dio rende il nostro cuore
forte e coraggioso e capaci di guardare ai problemi con gli
occhi della fede.
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Le nostre battaglie di oggi sono spirituali. Possiamo trovarci
in situazioni così grandi e difficili, paragonabili al potente
nemico di Debora con i suoi numerosi carri di ferro che
vorrebbe atterrare e distruggere il popolo. Un nemico che
potrebbe fare grande paura, ma come Debora vogliamo essere
forti e sicure per incoraggiare ad affrontare anche la più dura
delle battaglie.
Come una madre che accompagna ma non si sostituisce
“Barak le rispose: ‘Se vieni meco andrò; ma se
non vieni meco, non andrò'. Ed ella disse:
‘Certamente, verrò con te…’ … E Debora si levò
e andò con Barak a Kades... e salì con lui.”
(Giudici 4:8-10).
Debora, dopo aver accompagnato Barak che non volle andare
da solo, rimase sul monte Tabor. Dall’alto poté guardare il
combattimento e intercedere, combattendo con l’arma più
potente: la preghiera.
Così come Debora accompagnò ma non si sostituì a Barak
(come una madre che non può combattere al posto dei suoi
figli), così tocca a noi “accompagnare” coloro che ci sono
affidati, perché ognuno deve fronteggiare le proprie difficoltà
con l’aiuto di Dio.
Fino a quando una madre deve “accompagnare”? Essere
madre non è un ruolo che dura un tempo, ma è per sempre!
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Anche quando i figli saranno grandi, indipendenti, magari
lontani mille miglia, l’amore e il pensiero per loro saranno
sempre forti nel cuore di ogni madre. La donna saggia
insegnerà ai propri figli fin da piccoli a far fronte a tanti
problemi, e farà loro capire che anche quando saranno soli ci
sarà qualcuno che li “accompagnerà”. Tutto questo vale anche
e soprattutto sul piano spirituale. Mentre cresciamo nelle vie
del Signore, aiutiamo anche gli altri a crescere, a prendersi le
proprie responsabilità. Accompagniamo con la preghiera chi
sta affrontando le prove della vita, consigliamo di fare scelte
che non siano contrarie alla volontà di Dio, e anzi agire
desiderando che la volontà di Dio si compia.
Cosa succede quando, invece, ci carichiamo di pesi che non
sono nostri? Gli altri non crescono e noi rischiamo di
ammalarci (prima) e di rimanere schiacciate (poi).
Come una madre che spinge al bene senza scoraggiarsi
“ perché il popolo si è mostrato volenteroso…”
(Giudici 5:2)
Debora è una donna risoluta, che riesce a trovare la sua forza
in Dio e sa spingere il popolo, rendendolo volenteroso.
Anche a noi è richiesto lo stesso. C’è bisogno di spingere gli
altri al bene (talvolta trascinarli…).
Abbiamo anche la possibilità di “contagiarli”, perché siano
volenterosi nel servire il Signore, a essere fedeli in ogni opera
buona, perseveranti nell’amore.
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Come il sale che esalta il sapore dei cibi… non a caso Gesù ci
dice che siamo sale! È la luce che fa vedere chiaro, e infatti
Gesù dice: voi siete luce!
Come una madre dal carattere deciso
“Grandi furono le risoluzioni del cuore!...
Grandi furono le deliberazioni del cuore!”
(Giudici 5:16).
Debora non si mostra timorosa, indecisa. Certa di quel che
Dio vuole, sa prendere decisioni risolute, rimanendo ferma in
quella fiducia in un Signore al quale niente è impossibile.
Anche noi, imparando da Debora, dobbiamo sapere che in
coloro che sono fermi nel confidare in Dio, Lui conserva la
pace (Isaia 26:3).
Come Debora, sproniamo noi stesse a rivolgere sempre il
nostro sguardo verso Colui che può dare la vittoria, per non
perdere mai di vista la giusta meta.
Dio è con noi
La storia va avanti con la chiara evidenza della presenza di
Dio che vince i nemici del Suo popolo:
“E Debora disse a Barak: 'Lévati, perché questo è
il giorno in cui l'Eterno ha dato Sisera nelle tue
mani. L'Eterno non va egli dinanzi a te?' Allora
Barak scese dal monte Tabor, seguito da
diecimila uomini.
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E l'Eterno mise in rotta, davanti a Barak, Sisera
con tutti i suoi carri e con tutto il suo esercito,
che fu passato a fil di spada; e Sisera, sceso dal
carro, si diè alla fuga a piedi.” (Giudici 4:14,15).
Alla fine, quando il generale Sisera fu sconfitto, Debora scrisse
un cantico, che cantò insieme a Barak. Molti insegnamenti
potremmo trarre da questo inno, ma in particolare
consideriamone uno: Il popolo vinse perché Dio combatté con
loro (Giudici 5:13).
Come Debora, che il Signore ci aiuti a riconoscere il Suo
intervento e a gioire in Dio per le Sue vittorie: “All’eterno,
sì, io canterò, salmeggerò all’Eterno, all’Iddio di
Israele” (Giudici 5:3). Infatti, la lode e il canto escono
da un cuore grato e riconoscente!
Quindi, “Anima mia, avanti con forza!” (Giudici
5:21).
e ora… arricchiamo queste riflessioni con le nostre
esperienze…
Margherita Lanza Varricchione
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