Varese. La Casa Editrice NME compie 10 anni: intervista all`editore

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Varese. La Casa Editrice NME compie 10 anni: intervista all`editore
Varese. La Casa Editrice N.M.E. compie 10 anni:
intervista all’editore Dino Azzalin
In occasione del decennale della nascita della casa editrice varesina Nuova Editrice Magenta
(NEM), celebrazione che avverrà ufficialmente nei prossimi giorni, abbiamo incontrato il direttore
e anima creativa di questa società: il dottor DINO AZZALIN Oltre che come poeta, scrittore ed
editore, Azzalin è ben conosciuto a Varese anche per la sua professionalità in ambito medicoodontoiatrico. Così, considerando i suoi numerosi impegni l’appuntamento non poteva che
avvenire presso il suo studio dentistico di piazza Repubblica, in pieno centro.
Dottor Azzalin, un bilancio di questi primi 10 anni della NEM?
“ Parliamo di oltre cinquanta libri pubblicati in diverse edizioni, ma soprattutto è un bilancio
positivo perché quando si parla di libri per me significa felicità allo stato puro. Una felicità con un
occhio particolare alla “forma” cioè che guarda molto alla qualità di ciò che si pubblica.
Sotto questo aspetto abbiamo continuato sul solco tracciato dalla linea editoriale della vecchia casa
editrice, quella di Bruno Conti che aveva a catalogo scrittori come Sanguinetti, Pasolini, Chiara.
Una ricerca letteraria di alta qualità che l’aveva fatta diventare più un laboratorio che una casa
editrice. Ovviamente si incontrano anche problemi, come in tutte le attività, ma la passione per i
libri, mia e quella dei miei collaboratori, riescono a farci sorpassare anche questi ostacoli, perché
quando si produce qualità la gente lo riconosce. Ricordiamoci infatti che sono due gli autori di un
libro, chi lo scrive e chi lo legge.”
La NEM è una casa editrice locale: qual è dunque il rapporto con il territorio?
“Le dirò che, paradossalmente, come autore sono più famoso in campo nazionale che locale e
questo per una sorta di snobismo da parte di una certa classe della cosiddetta “cultura locale”. Gli
addetti ai lavori preferiscono leggere un autore giapponese piuttosto che me. Lo dico senza alcuna
remora polemica, è soltanto un dato di fatto. Vendiamo più nel resto d’Italia che nella nostra
provincia. Sono comunque soddisfatto per il rapporto con le istituzioni, con il mondo
imprenditoriale, con la città di Varese che tanto mi ha dato. Sicuramente però sono più apprezzato
sotto l’aspetto professionale che sotto quello editoriale.”
In un periodo di crisi globale come quello che stiamo vivendo, immagino che anche voi
abbiate risentito di questa situazione…
“Sembrerà strano ma noi vendiamo più di prima. Questo è dato dal fatto che con la distribuzione
nazionale raggiungiamo un pubblico più vasto, sempre di nicchia, però i numeri sono maggiori. In
questo modo riusciamo ad allargare il nostro orizzonte, ed ovviamente, il nostro mercato. Il mio
scopo però non è la pura e semplice “vendita” il guadagno in sé stesso, il mio scopo è divulgare il
progetto NEM, quello di cui si parlava prima, la “qualità” del libro. Voglio dare il mio contributo
alla città sia come medico sia come editore e scrittore. E’ importante riconoscere di avere una sorta
di responsabilità civile e sociale per quello che si scrive. Se tutti gli scrittori e poeti in genere si
responsabilizzassero sotto questo aspetto, forse avremmo una società migliore di quella che
abbiamo.”
Lei oltre che scrittore e direttore della NEM è anche medico impegnato in progetti d’aiuto
umanitari. Come vive questi ruoli e soprattutto c’è un filo, un denominatore comune che lega
tutti e tre questi profili?
“ L’unico filo comune che unisce tutto è la vita umana. Sono un uomo qualunque a cui è capitata
una cosa straordinaria che è la vita. Non esiste solamente l’Azzalin medico o l’Azzalin scrittore o
editore. Sono lavori che mi appagano in egual modo. Esiste un uomo a tutto tondo, come uso dire a
395 gradi, un uomo che sa vedere al di là dei puri cinque sensi, che va più nel profondo. Credo che
una crescita materiale porti ad una sconfitta dell’esistenza se non è accompagnata da una crescita
spirituale. Io credo molto profondamente nella società cooperante, soprattutto quando bisogna avere
un occhio di riguardo verso chi ha meno di noi, verso gli ultimi. E intendiamoci, i poveri non sono
quelli che subiscono la crisi economica, o quelli che frequentano le mense sociali, i “poveri
nostrani”, ma sono quelli che non hanno cibo, acqua, elettricità, quelli che non riescono neanche a
chiedere. Questo per me è il povero vero, quello che ha realmente bisogno d’aiuto.
Parliamo della polemica su Amor di Libro. Il comune e le istituzioni dicono che la
manifestazione ha avuto un grande successo, in realtà ci sono voci discordanti che parlano di
flop, di pochi libri venduti pochi visitatori..
“ Parto dal presupposto che io sono un provocatore nato, mi piace la provocazione, certo non
fine a se stessa, ma utile quando serve a stimolare la discussione e cercare di migliorare qualcosa.
Ho curato diverse presentazioni per Amor di Libro ed ho sempre assistito a incontri con un buon
numero di partecipanti e poi, insisto, non è solo e sempre il numero di persone che decreta la
riuscita o meno di un evento, ma la qualità di ciò che si presenta. E’ innegabile che alcune cose
vadano riviste. E ciò non significa valutare negativamente quello che è stato fatto, ma solamente
adeguarsi ai tempi e alle esigenze del pubblico, con nuove idee, nuove formule. Ho un preciso piano
per rilanciare questa manifestazione che mi sta veramente a cuore. Bisogna rivedere anche i tempi,
perché per fare le cose come si deve a maggio bisogna iniziare già a settembre. L’importante
comunque è sempre la centralità del libro.”
Se potesse scegliere uno scrittore o un libro, nel panorama letterario attuale ma anche del
passato, che avrebbe voluto pubblicare, chi sceglierebbe?
“Sicuramente sceglierei Salvatore Niffoi, uno scrittore attuale che ha avuto un discreto successo di
pubblico anche a Varese. Uno scrittore che ha saputo fondere in maniera straordinaria la lingua
locale (il dialetto sardo, n.d.r.) con una visione internazionale, riuscendo in questo modo a
sprovincializzare i dialetti locali. Un autore del passato invece che amo e su cui punterei senza
indugi è Fedor Dostoevskij con il suo Delitto e Castigo. Mi piace molto anche Sándor Márai con il
suo capolavoro della letteratura moderna Le Braci, davvero un gran libro. Poi potrei citare i libri di
viaggi, di cui sono molto appassionato. Sto infatti leggendo un bellissimo libro di Nicolas Bouvier
su un viaggio che l’ha portato a bordo di una Topolino fino a Ceylon. (A questo punto ho dovuto
quasi interromperlo in quanto aveva già elencato tre quarti del catalogo Feltrinelli. Ancora una volta
ci trasmette la sua profonda e devota passione per i libri…)”
Il 2008 è stato l’anno di festeggiamento dei primi 10 anni dell’Università dell’Insubria, come è
il rapporto della Nem con questa istituzione?
“Il rapporto con l’università è buono. Sono stato proprio in questi giorni a parlare con il rettore
Renzo Dionigi e io stesso ho insegnato nel corso per odontoiatri nella facoltà di medicina.
E’ un rapporto che ha portato ultimamente due studenti del corso di laurea in Scienze della
Comunicazione, coadiuvati dal professor Gianmarco Gaspari, a realizzare una tesi di laurea sui
movimenti letterari e poetici varesini degli ultimi trent’anni, a cui ho dato io stesso il mio
contributo. Io perciò non posso che essere felice e soddisfatto di tutto questo. E’ un fatto importante
che denota un’attenzione, una lungimiranza verso questi temi che solitamente sono legati a corsi di
studi più specifici, magari lettere o filosofia che non a scienze della comunicazione. Un’attenzione
anche al territorio che, forse, senza Università dell’Insubria, avrebbe avuto meno peso.”
L’anno scorso la nostra città ha ospitato i mondiali di ciclismo su strada. Un grande evento
che l’ha portata per una settimana alla ribalta internazionale. Si è poi parlato a lungo di
portare altri grandi eventi nel nostro territorio, ad oggi però nulla di così importante è stato
fatto. Se lei avesse la facoltà di decidere, cosa proporrebbe per rilanciare Varese?
“A dir la verità ho tentato di decidere, coinvolgendo alcuni eminenti personalità, industriali, politici,
amministratori, che avrebbero potuto dare un contributo alla vitalità della città e della provincia in
progetti importanti. Erano talmente impegnati a coltivare il proprio orticello che non si sono accorti
del silenzio della foresta che cresceva intorno. Ho proposto cose molto belle che sono riuscito a
realizzare solo con fondi personali. Il comune di Varese col sindaco Attilio Fontana ha lavorato in
maniera eccellente, vi sono alcuni eventi che sono riusciti molto bene, anche se ci sono giornalisti
che scrivono il contrario pur non avendo partecipato attivamente a tutti gli incontri. “
Una domanda sul panorama politico italiano. Cosa ne pensa delle polemiche sulla vicenda
Berlusconi/Noemi e tutto quello che ne è scaturito. Soprattutto le famose dieci domande poste
da Rupubblica e snobbate da Berlusconi?
“In effetti sono un po’ invidioso! ( lo dice ridendo…) però credo che le vicende personali di un
politico o di un personaggio pubblico debbano restare tali. Premetto che non sono berlusconiano e
nemmeno un moralista. Un capo di governo deve occuparsi primariamente dei problemi del paese,
della sua vita privata invece può fare quello che vuole, anche se ovviamente deve sempre restare nel
lecito e nella legalità.
Io personalmente, se fossi stato in questa situazione mi sarei dimesso…
Progetti per il futuro?
“Spero un giorno di non avere niente da fare e di mettermi sdraiato su un prato verde a guardare il
cielo blu e rilassarmi senza fare altro, però con a fianco montagne di libri da poter leggere. Questo
mi auguro sia il mio futuro, perchè i libri per me sono una formula di energia e di gran felicità la
mia vera ricchezza materiale.”
Fabio Birattoni