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Finanza& Sviluppo IPSE DIXIT Francis Bacon (politico inglese) LA LA SICILIA SICILIA a cura della PKSud “Nel vendicarsi, un uomo è pari al suo nemico, ma ignorandolo gli è superiore poiché perdonare è da principe”. a cura di Giambattista Pepi Report Ernst & Young. I listini americani ed europei perdono appeal. A Piazza Affari le PMI “scoprono” il mercato dei capitali “Con Elite siamo fieri di essere Borse in ribasso, IPO alle corde Ma Milano batte Londra e New York un modello per l’Europa” Nel primo semestre 2015 negli Usa solo 101 operazioni (- 36%) con una raccolta di 19,7 miliardi di dollari (- 45%). Maglia rosa all’Italia con 23 quotazioni. Manifatturiero, ICT e Sanitario al top tra i settori Nel secondo trimestre 2015 le operazioni di IPO (Offerta Pubblica Iniziale o quotazione) nel mondo rispetto al primo trimestre, sono cresciute del 37% con un incremento dei ricavi del 61%. Da inizio anno, però, il mercato delle quotazioni in Borsa ha frenato in particolare in Europa e negli Stati Uniti. Alla fine del primo semestre, tuttavia, il numero di operazioni è cresciuto del 6% (631 quotazioni) rispetto allo stesso periodo del 2014, il capitale raccolto è diminuito del 13% a 103,7 miliardi di dollari. E’ quanto emerge dall’outlook sulle quotazioni di Ernst & Young. A sorpresa l’Italia fa meglio registrando da gennaio ad agosto 2015 23 IPO contro le 22 dello stesso periodo del 2014 con una raccolta di oltre 2,2 miliardi di euro. Tornando ai dati globali le IPO frutto di investimenti privati sono state 123 (- 38%) e hanno raccolto capitali per 37,2 miliardi di dollari (- 48%). In alcuni settori, prevalentemente in quello tecnologico, il mercato privato ha superato quello pubblico. Nel 2015 le aziende dell’ICT degli Stati Uniti sostenute da operazioni “venture” hanno raccolto 1,8 miliardi di dollari da nove operazioni di IPO, ma 20 miliardi attraverso offerte private. Il rallentamento delle quotazioni in America è il fattore di maggiore impatto sul mercato globale delle IPO. Nel primo semestre 2015 gli Stati Uniti hanno registrato 101 operazioni di IPO (- 36%) con una raccolta di 19,7 miliardi di dollari (- 45%). Nello stesso periodo del 2014 le operazioni erano state 158 per un valore di 35,4 miliardi di dollari. Stesso trend anche in Europa dove con l’aumento dell’incertezza si accentua il calo. In particolare nei Paesi dell’EMEIA sono stati raccolti 34,7 miliardi di dollari in 165 IPO. Il dato mostra, però, un calo del 29% nei ricavi e del 24% nel numero di operazioni rispetto al primo semestre 2014. L’Europa, in particolare il Regno Unito, hanno trascinato questo calo con la raccolta in ribasso rispettivamente del 32% e del 67% e il numero di operazioni del 27% e 51%. In termini di volumi, i primi tre settori per numero di operazioni sono stati Industrials (119, il 19% delle IPO mondiali), Health care (97, oltre il 15% del totale) e Technology (94, il 15%). In termini di valore il settore industriale si è confermato quello trainante raccogliendo 19,4 miliardi di dollari, il 19% della raccolta globale. LE IPO A PIAZZA AFFARI GENNAIO - AGOSTO 2015 Totale ammissioni: 23 MIV: 1 MTA: 6 AIM Italia: 16 Raccolta totale: 2.202,3 mln di € MIV: 300 mln di € AIM Italia: 161,89 mln di € MTA: 1.740,44 mln di € GENNAIO - AGOSTO 2014 Totale ammissioni: 22 MTA: 4 AIM Italia: 18 Raccolta totale: 2.592,4 mln di € AIM Italia: 175,88 mln di € MTA: 2.416,52 mln di € Fonte: Borsa Italiana La piattaforma comprende 271 società di cui 197 italiane. Le società studiano i differenti strumenti alternativi ai canali tradizionali per finanziare i loro progetti di crescita: dalla quotazione, all’emissione di bond Frena il mercato delle Ipo in Borsa, ma non in Italia. Come si spiega questo trend? «La spiegazione è che il mercato delle PMI sta avendo successo e si sta consolidando all’interno della comunità imprenditoriale e degli investitori. Se la congiuntura economica fosse stata più favorevole probabilmente i numeri sarebbero stati anche più consistenti. Queste società entrano nel mercato per raccogliere capitali di taglio contenuto, nell’ordine dei 5, 10, 20 milioni di euro, da investitori che ne apprezzano la storia, il business e i progetti di crescita». È il caso di dire che le PMI hanno cominciato a “scoprire” il mercato dei capitali come fonte di finanziamento alternativo al canale bancario? «Sì. La cultura e l’approccio delle società nei confronti del mercato dei capitali si sono modificati in modo significativo negli ultimi anni. Tra l’altro nella fase di ristrettezza creditizia alcune società hanno trovato in questo mercato la possibilità di raccogliere capitali, tramite canali diversi dai tradizionali. Così facendo rafforzano i mezzi patrimoniali». Il progetto Elite rappresenta un esempio molto interessante nell’approccio responsabile al mercato dei capitali. «Oggi nel circuito Elite che com- L’anatomia del settore nel libro di Luca Santoro, project manager di DataMediaHub Editoria e informazioni in crisi: alla ricerca dell’identità perduta Tanti media, forse troppi, quasi tutti in movimento e tutti in crisi. Non passa giorno senza che i big dell’informazione subiscano accuse di trascuratezza o scarsa professionalità, mentre direttori e manager sono alla ricerca di modelli di business sostenibili. O, forse, aspettano semplicemente la fine. Pier Luca Santoro, project manager di DataMediaHub ed esperto di marketing e sales intelligence, torna a indagare sullo stato di salute del giornalismo. “I giornali del futuro, il fu- turo dei giornali” è un’analisi impietosa e sfaccettata del mondo della comunicazione. Santoro parla della situazione attuale ma dopo si inoltra in un territorio ostile e affascinante, tra redazioni che ormai hanno rinunciato a informare e tentativi di innovazione. Attraverso le testi- monianze di personaggi come David Magliano (The Guardian), Andrea Santagata (Banzai), Simona Panseri (Google Italia), Alceo Rapagna (RCS Mediagroup), Federico Badaloni (Gruppo Editoriale L’Espresso) e Dico Van Lanshot (Blendle), questo ebook non fornisce la ricetta definitiva che oggi nessuno conosce, ma offre spunti sui media del futuro. Perché se la tecnologia ha raso al suolo l’informazione tradizionale, allora i media vanno ripensati. Ma la domanda di giornalismo professionale non si spegnerà mai. Barbara Lunghi, Responsabile Mercati per le Pmi di Borsa Italiana. prende anche società non italiane aderiscono 271 società, di cui 197 italiane. Lo strumento viene utilizzato per avere una strumentazione tecnico – culturale, ma anche relazioni indispensabili per strutturarsi e crescere nel medio – lungo periodo. Elite permette inoltre alle società di valutare in modo consapevole cosa sia meglio fare per soddisfare le proprie esigenze: dalla quotazione in Borsa, al private equity, dal venture capital, all’emissione di bond». Questo progetto ha suscitato in- teresse anche tra le PMI del Mezzogiorno. «Sono entrate aziende che stanno crescendo, hanno in cantiere o in corso di realizzazione progetti di sviluppo interessanti e sono disponibili a mettersi in discussione e sottoporsi al giudizio di terzi che sono in grado di poter valutare la strategia, il piano industriale, i sistemi e le competenze manageriali». Elite è piaciuto alla Commissione e al Parlamento Europei e sta coinvolgendo imprese di numerosi paesi. La Borsa italiana non è più la Cenerentola dell’Europa, ma sta facendo scuola? «Sì. Ne siamo orgogliosi. Abbiamo portato in Europa la nostra conoscenza del mondo delle PMI e anche la consapevolezza delle difficoltà che hanno queste imprese nell’accesso al mercato dei capitali. Questo progetto è stato valutato positivamente e diverse PMI provenienti da diversi altri Stati europei stanno aderendo alla piattaforma Elite in cerca di competenze professionali sofisticate sia domestiche, sia internazionali e di capitali per finanziare i loro progetti di crescita». Vi attendete nuove quotazioni entro fine anno? «Sì. Sia sul MTA, sia su AIM Italia. Siamo molto positivi, ma chiaramente dipenderà dalla condizione dei mercati». Social housing, la Sicilia si gioca l’ultima chance Esperia di Fabrica SGR gestirà il fondo ASSI Il Fondo Esperia di Fabrica SGR gestirà il Fondo immobiliare Assi della Regione Siciliana per realizzare iniziative di edilizia sociale nell’ambito del Piano casa (DL 112 del 2008 convertito dalla Legge 133 del 2008 e dal DPR 16 luglio 2009). Quella di Esperia è stata l’unica manifestazione d’interesse giunta alla Regione entro il termine perentorio fissato nella procedura ad evidenza pubblica indetta per la sottoscrizione di quote di un fondo immobiliare chiuso dedicato ad interventi di social housing (si veda Finanza & Sviluppo del 28 giugno 2015). Entro il 30 settembre Fabrica Immobiliare dovrà inviare al Dipartimento regionale Infrastrutture e Mobilità la documentazione tecnico – finanziaria e il progetto di investimento che soddisfino le condizioni e i requisiti fissati nella manifestazione d’interesse. La Regione Siciliana ha infatti subordinato, tra l’altro, l’affidamento in gestione del proprio fondo all’obbligo di investire in Sicilia 30 milioni in aggiunta a quelli regionali (30 milioni di euro). Nata nel 2005, Fabrica (gli azionisti sono Banca MPS con il 49,99%, FGC SPA del Gruppo Caltagirone con il 49,99% e A. Caltagirone con il restante 0,2%) gestisce 13 fondi immobiliari per circa 3,4 miliardi di euro di asset under management, tra cui Esperia già impegnato in Puglia, Campania e Basilicata.