Lo scenario e le nuove tecnologie PFU
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Lo scenario e le nuove tecnologie PFU
LO SCENARIO E LE NUOVE TECNOLOGIE PER IL RECUPERO DEI PNEUMATICI FUORI USO 1. Chi è Ecopneus? Come opera? Ecopneus scpa è la società senza scopo di lucro per il rintracciamento, la raccolta, il trattamento e il recupero finale dei Pneumatici Fuori Uso (PFU) in Italia, costituita nel 2009 da alcuni produttori di pneumatici per adempiere agli obblighi previsti dall’art. 228 del Decreto Legislativo 152/2006 che impone agli stessi di assicurare la corretta gestione dei PFU con una responsabilità proporzionale alle quote di mercato rappresentate. Soci fondatori di Ecopneus sono i sei principali produttori di pneumatici operanti in Italia: Bridgestone, Continental, Goodyear Dunlop, Marangoni, Michelin e Pirelli. Ai soci fondatori si sono aggiunte nel tempo numerose aziende di produzione e importazione di pneumatici che hanno scelto di trasferire ad Ecopneus gli obblighi di gestione dei PFU sotto la loro responsabilità, così come definito dall’art. 4 del Decreto Ministeriale n.82 dell’11 aprile 2011. Rappresentando circa il 70% del mercato del ricambio di pneumatici in Italia, Ecopneus è oggi il principale protagonista nell’ambito del sistema nazionale che nel suo complesso deve garantire il recupero di tutte le oltre 350.000 tonnellate di pneumatici che ogni anno arrivano a fine vita in Italia: pneumatici per autovettura, autocarro, mezzi a due ruote, mezzi industriali ed agricoli. La società ha adottato un modello organizzativo innovativo, strutturando e coordinando una rete su tutto il territorio nazionale formata da aziende qualificate, incaricate di tutte le operazioni necessarie per una corretta gestione dei PFU, dalla loro raccolta presso i punti di generazione (gommisti, stazioni di servizio, autofficine..) fino all’avvenuto recupero come energia o di materia. I NUMERI ECOPNEUS DEL 2014 - Tonnellate di PFU raccolte: 252.134 - Richieste di prelievo gestite: 119.258 - Missioni di automezzi effettuate: 72.590 - Punti di generazione di PFU registrati: 37.395 Ecopneus, infatti, gestisce: • ritiro dei PFU presso i punti di generazione presenti su tutto il territorio nazionale che hanno dichiarato il loro interesse al servizio e si sono registrati nel sistema; trasferimento dei PFU ai punti di stoccaggio; selezione dimensionale; • trasporto dei PFU da impianti di stoccaggio a impianti di frantumazione; • trattamento e recupero dei PFU presso gli impianti selezionati; • supervisione di tutte le attività e tracciamento dei flussi La rete di aziende partner di Ecopneus per il triennio 2015-2017 è formata da 16 aziende per le operazioni di raccolta, 36 aziende che si occupano del trasporto dei PFU e 27 aziende per le operazioni di frantumazione. Sono parte integrante degli obiettivi di lavoro di Ecopneus l’investimento di risorse umane e finanziarie e un forte impegno a favore dello sviluppo di soluzioni applicative per granulo e polverino derivanti dal trattamento dei PFU, a sostegno e al fianco delle aziende del settore. 2. Qual è la politica di Ecopneus alla luce dei nuovi orientamenti europei di minor recupero energetico e maggior recupero di materia? In linea con le Direttive Europee in tema di gestione dei rifiuti, il D. Lgs 152/2006 il c.d. “Codice Ambientale”, stabilisce precisi criteri di priorità nella gestione dei rifiuti, cui ovviamente non fanno eccezione i Pneumatici Fuori Uso. Facendo riferimento esclusivo al perimetro dettato dal decreto (escludendo quindi operazioni come il riutilizzo o la ricostruzione) le normative comunitarie ed italiane indicano come prioritario il recupero di materiale, secondo il principio della migliore opzione ambientale. La situazione attuale del nostro paese vede circa il 60% dei PFU gestititi da Ecopneus recuperati come energia e il 40% recuperati in materie prime seconde: una situazione ereditata dal passato, dipendente da diversi fattori tra cui la scarsa maturità dei mercati a valle del riciclo e il ritardo rispetto gli altri Paesi Europei nella emanazione di una norma, necessaria per avere anche in Italia una legislazione organica sulla gestione dei PFU. Nel rispetto della gerarchia indicata dalla normativa, il Legislatore italiano prescrive infatti che debbano essere adottate le misure volte a incoraggiare le opzioni che garantiscano il miglior risultato complessivo, tenendo conto degli impatti sanitari, sociali ed economici, compresa la fattibilità tecnica e la praticabilità economica. Forte è stato l’impegno profuso da Ecopneus per riequilibrare la quota tra PFU avviati a recupero energetico e quelli avviati a recupero di materia, intervenendo parallelamente su molti fronti: stimolando il mercato delle applicazioni, partecipando attivamente alla definizione di normative standard per i materiali derivati dal recupero e stimolando aziende ed investitori ad aprire nuovi canali di recupero. Ecopneus è infatti attenta ed interessata alle best practices per il trattamento dei PFU, in particolare ove si previlegi il recupero di materiale, esistenti o in fase di sviluppo, in Italia e all’estero; in questa direzione era infatti la “call of proposal” lanciata a fine 2012 per ricercare investitori interessati ad ampliare la quota di recupero di materia grazie ad impianti innovativi e tecnologicamente avanzati. Anche in ottemperanza alle prescrizioni del DM 82, Ecopneus favorisce questi sviluppi fornendo dati e informazioni, procurando quantitativi di PFU necessari alle sperimentazioni (nel rispetto delle normative), impegnandosi sulle future lavorazioni con quantitativi da concordare, in ogni caso dopo le necessarie autorizzazioni e in presenza dei requisiti minimi. 3. Quali tecnologie per il futuro e quale è l’importanza della pirolisi? In Italia la soluzione maggiormente diffusa - se non unica - per il recupero di materia dai PFU è la loro macinazione a temperatura ambiente. Nel corso degli anni, grazie allo sviluppo tecnologico ed una sempre maggiore attenzione al valore delle Materie Prime Seconde derivate dai PFU, sono state sviluppate tecnologie alternative o accessorie per il riciclo come il processo water-jet, la devulcanizzazione e la pirolisi. Il processo “water jet” prevede la disgregazione dei Pneumatici Fuori Uso (ma anche di cingoli gommati, gomme piene, ecc.) mediante l’uso di getti d’acqua ad altissima pressione. Il getto d’acqua agisce sulla superficie del PFU generando una vera e propria esplosione localizzata della gomma vulcanizzata che, in varia granulometria, viene avviata alla successive fasi di filtrazione ed essiccamento. La devulcanizzazione è, invece, il processo attraverso cui si cerca di scindere i legami chimici tra gomma e zolfo, creati grazie alla vulcanizzazione e responsabili delle proprietà elastiche e di resistenza meccanica che fanno della gomma un materiale molto apprezzato. La pirolisi dei PFU, prevede il cracking termico – in scarsezza/assenza di ossigeno – dei polimeri contenuti nella gomma, con la produzione di idrocarburi leggeri, gassosi e liquidi assimilabili a nafta e gasolio. Per tutte queste nuove tecnologie, la natura e le caratteristiche degli output del processo sono fondamentali per determinare la sensatezza ecologica ed economica delle diverse tecnologie, e la pirolisi - sebbene ancora poco diffusa in Europa ma diffusa in paesi tecnologicamente avanzati come il Giappone e gli Stati Uniti - è finora la tecnologia che ha dimostrato di avere maggiori e concrete basi scientifiche, economiche ed ambientali per potersi affermare. Ecopneus è aperta e disponibile, senza pregiudizi, verso tutte le tecnologie che previlegino il recupero di materiale, purché siano ovviamente autorizzate dalle Autorità competenti. Un impianto di pirolisi per la produzione di combustibile da Pneumatici Fuori Uso era tra l’altro uno degli specifici riferimenti chiesti da Ecopneus nella “call of proposal” lanciata a fine 2012, per poter verificare in campo i benefici di tale tecnologia ed eventualmente facilitarne la successiva diffusione. 4. Che rapporti ci sono tra Ecopneus e IET? Ricevendo dalla legge anche l’obiettivo di “garantire il perseguimento di finalità di tutela ambientale secondo le migliori tecniche disponibili, ottimizzando, anche tramite attività di ricerca, sviluppo e formazione il recupero dei Pneumatici Fuori Uso” Ecopneus ha deciso di varare a fine 2012 un programma di intervento straordinario e di ricercare imprenditori interessati ad investimenti mirati, nell’ottica finale di garantire il pieno rispetto delle normative, di assicurare un elevato livello di servizio al mercato del ricambio e alla cittadinanza in generale e di garantire il minimo costo al consumatore che acquista un pneumatico, superando le criticità manifestatesi nei primi due anni di funzionamento del sistema di gestione dei PFU. Con l’obiettivo di aumentare la quota di recupero di materiale, una delle aree di potenziale intervento era stata individuata proprio nella realizzazione di un impianto di pirolisi. Per garantire una analisi competente ed oggettiva, un comitato composto sia da personale Ecopneus che da personale esterno ha valutato le 19 proposte pervenute, sulla base di criteri come la massima coerenza con le necessità di Ecopneus, l’assicurazione del minimo costo, sbocchi commerciali esistenti o assicurati, solidità finanziaria e sostenibilità ambientale. Alle proposte che più si avvicinavano alle richieste di Ecopneus era offerto un contratto poliennale, da sottoscrivere a selezione ultimata, con periodo di validità che permetta di realizzare l’impianto proposto e disporre di un successivo periodo di conferimento. Italiana Energetica Tyre ha presentato una delle migliori proposte per la realizzazione di un impianto di pirolisi sotto più punti di vista: introduzione nel mercato italiano di tecnologia all’avanguardia; ubicazione idonea a ridurre costosi trasporti dei Pneumatici Fuori Uso; grande efficienza operativa che si traduce nel vantaggio per il consumatore della riduzione del contributo ambientale legato all’acquisto dei pneumatici. 5. Quanti PFU sono generati in Lombardia? Esistono nella regione altri impianti di aziende partner di Ecopneus per il trattamento dei PFU? In Lombardia, nel 2014 sono state generate complessivamente 44.286 tonnellate di Pneumatici Fuori Uso, equivalenti a poco meno di 5 milioni di singoli pneumatici vettura. Se guardiamo invece all’intera area del nord Italia, i PFU generati complessivamente arrivano ad oltre 150.000 tonnellate: sono equivalenti a ben 17 milioni di pneumatici vettura. In Lombardia per le operazioni di raccolta, trasporto e stoccaggio dei Pneumatici Fuori Uso, Ecopneus si avvale di tre aziende partner che si dividono il territorio regionale in base alle Province. Non ci sono, invece, aziende partner di Ecopneus per le operazioni di frantumazione o valorizzazione dei Pneumatici Fuori Uso. Questo nonostante Ecopneus indica periodicamente delle gare di selezione per le aziende che svolgono le varie attività inerenti il recupero dei PFU (raccolta, trasporto, frantumazione/granulazione, valorizzazione), totalmente gratuite e volontarie. La gestione del processo di registrazione delle aziende, prassi necessaria per accedere alle gare di assegnazione dei contratti di fornitura ed entrare a far parte della rete degli operatori Ecopneus, è un nodo nevralgico per l’intero funzionamento sistema. E’ in questa fase che Ecopneus entra in contatto con tutte le diverse centinaia di operatori che si occupano della raccolta, del trasporto, dello stoccaggio, della frantumazione e della valorizzazione dei Pneumatici Fuori Uso in Italia. Le aziende interessate devono registrarsi tramite il sito internet www.ecopneus.it ed inserire i propri dati aziendali rispondendo ai quesiti richiesti. Dopo questa prima fase di registrazione si possono ricevere i capitolati, sulla base dei quali formulare le offerte; tale percorso può essere ripetuto nel caso di risultati insoddisfacenti o di evidenza di anomalie. Segue infine il processo di selezione vero e proprio da cui vengono scelte in base a criteri univoci ed imparziali le aziende che stipuleranno un contratto di fornitura con Ecopneus. Per gestire al meglio la registrazione delle aziende, le diverse fasi di gara e il flusso di informazioni da e verso le aziende Ecopneus utilizza una delle più importanti ed affidabili organizzazioni di acquisti per conto terzi di una primaria società Italiana del settore. La piattaforma informatica e gestionale messa a disposizione consente l’utilizzo e l’implementazione di metodologie che facilitano la più ampia registrazione delle aziende interessate, la più veloce e trasparente gestione dei documenti di gara, come capitolati ed offerte, e la più precisa ed oggettiva selezione delle aziende. Anche nell’ultimo processo di selezione (avviato a giugno 2014 e chiusosi nell’autunno dello stesso anno, per l’assegnazione dei contratti di fornitura per il triennio 2015-2017), non sono state individuate aziende idonee e interessate nel territorio lombardo. 6. Cosa sta facendo Ecopneus a Castelletto di Branduzzo? Nel Comune di Castelletto di Branduzzo, in provincia di Pavia, da oltre 10 anni insiste quello che era il più grande accumulo illegale di Pneumatici Fuori Uso d’Italia e forse d’Europa. Ecopneus ha iniziato le operazioni di prelievo a luglio 2013 e delle oltre 60.000 tonnellate che erano presenti nel sito, già 2/3 sono state prelevate e portate negli impianti di trattamento dove sono state trasformate in materiale per recupero energetico e materico. Le operazioni si concluderanno nel 2016. Con un’estensione tale da poter riempire 80 piscine olimpioniche o coprire 10 volte la distanza tra Roma e Milano, e comunque ben visibile anche dalle immagini satellitari, questa area nella provincia pavese rappresenta un grande pericolo per il territorio. In caso d’incendio, infatti, la presenza di un quantitativo tanto elevato di pneumatici avrebbe conseguenze disastrose per l’ambiente, per la sicurezza e la salute degli abitanti della provincia. Purtroppo, sebbene sia il più grande accumulo del genere, non è l’unico in Italia. Spesso infatti, prima dell’entrata in vigore del nuovo modello di gestione, aziende senza un concreto piano industriale e prive della necessaria conoscenza del mercato a valle del trattamento, hanno iniziato attività di recupero o trattamento dei PFU che si sono concluse con il fallimento della società e un piazzale colmo di Pneumatici Fuori Uso. In assenza di una corretta programmazione e gestione della filiera e in scarsezza di soluzioni efficaci ed efficienti e di impieghi validi, si sono cercate spesso scorciatoie foriere di pericoli per la salute della cittadinanza e devastazioni ambientali e paesaggistiche, la cui soluzione richiede ingenti somme di denaro alle amministrazioni comunali che si ripercuotono sulle tasche dei cittadini. 7. Con quali criteri si valuta l’ubicazione di un impianto che tratta i pneumatici fuori uso, generati nella Lombardia? Perseguendo sempre il fine della migliore opzione ambientale, uno degli obiettivi di Ecopneus per la propria filiera è quella di arrivare al “Km 0 del trattamento dei PFU”, ossia privilegiare per quanto possibile il trattamento in impianti prossimi geograficamente il più possibile ai punti di generazione e ai centri di stoccaggio; per questo motivo gli impianti di frantumazione sono dislocati uniformemente su tutto il territorio nazionale isole maggiori comprese. Uno degli obiettivi del sopracitato bando del 2012 era appunto quello di ottimizzare alcuni aspetti della gestione dei PFU tra cui la copertura territoriale, per diminuire le distanze da percorrere tra i centri di stoccaggio e gli impianti di frantumazione, abbassando quindi i costi complessivi di gestione. In Lombardia non esistono impianti di frantumazione dei PFU di aziende partner di Ecopneus e quindi l’impianto di pirolisi proposto da IET, oltre a rappresentare un concreto breakthrough tecnologico, è sito in una zona strategica, nel baricentro della Pianura Padana, una delle aree con il più alto indice di generazione di Pneumatici Fuori Uso. Con questo impianto quindi, si aumenterà la quota di recupero di materia dai PFU, si abbasseranno i costi di trattamento, offrendo al contempo un miglior livello di servizio ai produttori di PFU e costi minori agli acquirenti di pneumatici. CONCLUSIONI FINALI Alla luce anche di quanto riportato nei precedenti punti, Ecopneus guarda con molta attenzione alla realizzazione dell’impianto proposto da Italiana Energetica Tyre in quanto: - introduce in Italia una realizzazione aggiornata di un ben noto processo industriale, tecnologicamente avanzato, ovviamente in subordine peraltro al rilascio dell’autorizzazione, in un Paese come l’Italia che ha severa normativa ambientale; - in linea con gli obiettivi strategici di Ecopneus per la sua filiera, concorre alla trasformazione del settore di trattamento dei PFU da “artigianale ed approssimato” ad “industriale e qualificato”, grazie ad una tecnologia innovativa e supportata da un piano industriale strutturato; - sostiene il processo di aumento della quota di recupero di materiale, come richiesto tra l’altro dai legislatori comunitario e nazionale - migliora la logistica complessiva della filiera Ecopneus, con una installazione baricentrica in mezzo alla Pianura Padana, concorrendo a ridurre i costi di trattamento e quindi il contributo pagato dal consumatore finale.