MINIME 04-2012 - Minime Suore del Sacro Cuore francescane
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MINIME 04-2012 - Minime Suore del Sacro Cuore francescane
SOMMARIO ... ch’io porti la fede ASCOLTARE LA PAROLA DI DIO pag. 4 ... ch’io porti la verità DAL MAGISTERO DELLA CHIESA pag. 8 ... ch’io porti l’amore SPIRITUALITA’ DEL SACRO CUORE pag. 10 ... ch’io porti la speranza NOTE CARISMATICHE pag. 12 ... ch’io porti la luce ATTIVITA’ MISSIONARIA pag. 14 ... ch’io porti l’unione VITA DI FAMIGLIA pag. 16 ... ch’io porti la gioia ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE pag. 36 ... ch’io porti il perdono RICONCILIARSI E’ RIMEDIARE pag. 49 ... donando si riceve DIO AMA CHI DONA CON GIOIA pag. 50 ... morendo si risuscita alla vita RICORDANDO LE CONSORELLE E I PARENTI DEFUNTI pag. 52 minime nel mondo DALLA REDAZIONE Beata M. Margherita Caiani, donna “dal cuore rosso e dalle scarpe sporche”: questa definizione data dal Vescovo di Pistoia Mons. Mansueto Bianchi durante l’omelia della solenne Concelebrazione del 3 Novembre, ha lasciato il segno. A motivo della sua originalità, talvolta veniva ripetuta a mo’ di battuta, altre volte come una riflessione “a voce alta” quasi a interiorizzarne la valenza spirituale. A conferma abbiamo deciso di pubblicare le numerose “risonanze” proprio per dare spazio alla “voce corale” dei fedeli che hanno partecipato alla Celebrazione e che si sono sentiti interpellati per imitare l’esempio della nostra Fondatrice. L’anno giubilare dedicato al 150mo anniversario della nascita di Madre M. Margherita Caiani non poteva iniziare in un modo migliore; costituisce, infatti, una ulteriore opportunità per rendere grazie al Signore della testimonianza di fede vissuta da questa donna “poggese”, “ispiratrice di ideali cristiani generosi, di rinnovamento spirituale e di sicuro orientamento al progresso morale e civile”, come l’ha definita Giovanni Paolo II nell’omelia della Beatificazione, avvenuta in Piazza San Pietro il 23 aprile 1989. Tra i contributi di questo numero, troverete anche le impressioni riguardanti gli incontri di approfondimento sull'anno della Fede, indetto da Benedetto XVI. Si tratta di un ciclo di incontri, ancora in corso, che hanno “chiamato a raccolta” i genitori della Scuola e le persone della Parrocchia, interessati a confrontare la propria vita con la Parola di Dio, con gli insegnamenti del Magistero e del Catechismo della Chiesa Cattolica, illuminati dalla esortazione di Madre Caiani: “Animo, fiducia in Dio solo”, che ci accompagnerà lungo il percorso giubilare. Nel presente numero di “Minime”, tra gli altri articoli, trovano spazio prioritario le riflessioni sulla Parola di Dio (“L’alleanza profetica”) e sul Magistero (con le parole di Papa Benedetto XVI sul desiderio di Dio). Continuiamo la esplicitazione di alcuni aspetti carismatici col “ritorno alle fonti”; abbiamo dato la parola anche a Papa Benedetto per consolidarci ulteriormente nella Spiritualità del Sacro Cuore. Non mancano i contributi sulle molteplici iniziative che stanno ad indicare la dinamicità della vita di famiglia e l’animazione nei diversi ambiti dove siamo chiamate ad offrire la nostra disponibilità assistenziale e spirituale. Auguriamo a tutti di vivere “la vita buona del Vangelo” senza sconti, come ha fatto Madre Margherita, sì da divenire veri uomini e donne secondo il volere di Dio. 2 In uno scritto attribuito ad Alessandro Manzoni emerge l’invito a essere regalo per gli altri. Sempre. Occupati dei guai, dei problemi del tuo prossimo. Prenditi a cuore gli affanni, le esigenze di chi ti sta vicino. Regala agli altri la luce che non hai, la forza che non possiedi, la speranza che senti vacillare in te, la fiducia di cui sei privo. Illuminali dal tuo buio. Arricchiscili con la tua povertà. Regala un sorriso quando tu hai voglia di piangere. Produci serenità dalla tempesta che hai dentro. "Ecco, quello che non ho te lo dono". Questo è il tuo paradosso. Ti accorgerai che la gioia a poco a poco entrerà in te, invaderà il tuo essere, diventerà veramente tua nella misura in cui l'avrai regalata agli altri. 3 ... ch’io porti la fede L’alleanza davidica, o della povertà Noè, Abramo, Mosè, Davide: pace, comunione, giustizia, benevolenza. Che cosa ha ancora Dio da offrire agli uomini? C’è ancora, nell’alleanza, un registro da scoprire, un registro che viene toccato, per primi, dai profeti. L’alleanza, che per molti secoli era stata espressa in termini di trattato politico, con il profeta Osea, nell’8° secolo a.C., acquista i toni del patto d’amore, il patto nuziale, e sulla stessa linea proseguiranno gli altri profeti. Nella triste vicenda coniugale di Osea, infinitamente ferito ed infinitamente misericordioso verso la sposa infedele (Osea 1-3), si manifesta profeticamente il cuore di Dio-Sposo di Israele, sposa sempre infedele e sempre amata. Non solo la fedeltà, allora, la giustizia, la pace sono le categorie dell’alleanza, ma anche l’amore di quel Dio che è Misericordia. “Per questo io la sedurrò, la ricondurrò al deserto e parlerò al suo cuore… Là ella canterà come ai giorni della sua giovinezza, come il giorno in cui salì dalla terra d’Egitto. In quel giorno, oracolo del Signore, ella mi chiamerà 4 «marito mio» e non mi chiamerà più «mio Baal»… Farò per loro un patto in quel giorno con le bestie dei campi, con gli uccelli del cielo e i rettili della terra; l’arco, la spada e la guerra li bandirò dalla terra e li farò dormire tranquilli. Io ti unirò a me per sempre; ti unirò a me nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore; ti unirò a me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore… amerò Non-Amata e dirò a Non-popolo-mio: «Tu sei il mio popolo» ed egli dirà: «Mio Dio»” (Os 2,16-25). ASCOLTARE LA PAROLA DI DIO La nuova alleanza promessa attraverso le parole e l’esperienza di vita di Osea è quindi un ritorno alla freschezza della natura primigenia, nel quadro di un rinnovato giardino paradisiaco ove la pace è tornata come in principio e le gioie dell’amore vengono vissute senza paure e senza egoismi. Osea esprime con un’immagine audace l’amore misericordioso del Dio dell’alleanza: il verbo che caratterizza questo amore, racham = amare, ha la stessa radice di rechem = utero, viscere materne, e significa propriamente amare con le viscere, di un amore passionale, palpabile. Il testo greco della parabola del figliol prodigo non dice del Padre misericordioso, come banalmente è stato tradotto, “si commosse” o “ebbe compassione”, ma, testualmente, “gli fremettero le viscere” (Lc 15,20). L’amore di Dio è biblicamente così “viscerale” che, rinnegato, non si arrende mai, e sempre cerca e sempre avvolge in un caldo abbraccio quello che era perduto. Così, questo amore misericordioso infinito, sempre tradito, cerca sempre nuovi modi per affermarsi e, esaurite le risorse umane, va al di là di esse, annunciando una nuova alleanza del cuore, realizzata nello Spirito e non più in figura, su tavole di pietra, come in quella mosaica. “D’amore perpetuo ti ho amata, perciò ti ho condotta con amore… È dunque un figlio prezioso per me Efraim [Israele], o un bimbo delizioso, che ogni volta che parlo contro di lui lo ricordo sempre teneramente? Per questo si commuovono le mie viscere per lui, ho di lui grande compassione! Oracolo del Signore… Ecco: verranno giorni, oracolo del Signore, in cui stipulerò con la casa d’Israele e con la casa di Giuda un’alleanza nuova…” (Ger cap. 31). minime nel mondo 5 ... ch’io porti la fede Quando viene la pienezza dei tempi, sono trascorsi sei secoli dalla profezia di Geremia e 19 secoli dall’alleanza con Abramo: tutte le promesse sono ora adempiute, e l’alleanza è divenuta nuova e definitiva. Geremia ed Ezechiele avevano profetizzato la creazione di un cuore nuovo, di carne e non di pietra (Ger 24,7; 31,33 s.; 32,39 s.; Ez 11,19 s.; 36,26 s.), una nuova interiorità dell’uomo in cui Dio stesso avrebbe scritto una legge spirituale: finalmente questo nuovo cuore è donato all’uomo nel cuore del Figlio. La nuova alleanza, quella eterna, che non avrà più bisogno di essere 6 restaurata o rinnovata, è scritta ora nella carne e nel sangue del Cristo Gesù. La passione di amore di Dio per l’uomo ha fatto sì che Dio com-patisse la sua creatura fino al punto di prenderne la carne. Il cammino dell’alleanza passa perciò attraverso la dimensione della passione: com-passione con l’uomo in unione con il cuore di Dio. Sulla croce, nell’Eucaristia, il Cristo si fa veramente sposo della Chiesa nella realtà di un servizio che non si ferma alle parole ma si fa vita. Non la ricerca della sofferenza, ma la ricerca del servizio nell’obbedienza, nella ASCOLTARE LA PAROLA DI DIO spoliazione di sé, è il cuore di questa alleanza stipulata nel sangue di Cristo. Finalmente la benedizione di Abramo è benedizione per tutte le genti, e il disegno originario di comunione è ricomposto. Lo Spirito della Pentecoste, antitetico allo spirito di Babele, è spirito di unione e l’umanità ritrova l’unità originaria, non nella confusione di una massa amorfa e indistinta, ma in una deliziosa armonia di diversità, inesauribili diversità in innumerevoli combinazioni. Doni nuziali di questa alleanza sono le Beatitudini: nell’alleanza del Cristo noi diveniamo operatori di giustizia, di pace e di misericordia, perché ciò che abbiamo ricevuto lo dobbiamo ridonare, in virtù di quella ricchezza che è tutto donare senza niente possedere: beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli; beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio… Beati i miti, perché erediteranno la terra; beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Ma non possiamo concludere questo excursus biblico sull’alleanza senza rivolgerci a colei che dell’antica alleanza è frutto e figlia, e della nuova alleanza è seme e madre, la vergine figlia di Sion, madre di Gesù, Maria. Maria, infatti, arca della nuova alleanza, ricevuto il gioioso annuncio della grazia, si reca in fretta sui monti di Giuda, accolta dalla danza festosa del bambino nel grembo di Elisabetta (Lc 1,39-45), così come Davide aveva danzato di gioia davanti all’arca del Signore che entrava in Gerusalemme (2 Sam 6,14). Maria, arca che porta realmente in sé quel Signore di cui l’antica arca era il segno, preghi per noi. Anna Giorgi minime nel mondo 7 ... ch’io porti la verità “L’uomo supera infinitamente l’uomo” All’Udienza Generale di mercoledì 7 novembre 2012, tenuta in Piazza San Pietro, Benedetto XVI, facendo esplicito riferimento al “Catechismo della Chiesa Cattolica” e alla sua prima enciclica “Deus Caritas Est”, si è soffermato sul “Desiderio di Dio”. Riportiamo alcuni stralci di quel discorso, particolarmente significativo in questo momento, anche perché offre una illuminante lettura della società contemporanea. Cari fratelli e sorelle, il cammino di riflessione che stiamo facendo insieme in quest’Anno della fede ci conduce a meditare oggi su un aspetto affascinante dell’esperienza umana e cristiana: l’uomo porta in sé un misterioso desiderio di Dio. In modo molto significativo, il Catechismo della Chiesa Cattolica si apre proprio con la seguente considerazione: «Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell'uomo, perché l'uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l'uomo e soltanto in Dio l'uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa» (n. 27). Una tale affermazione, che anche oggi in molti contesti culturali appare del tutto condivisibile, quasi ovvia, potrebbe invece sembrare una pro- 8 vocazione nell’ambito della cultura occidentale secolarizzata. (…). In realtà, quello che abbiamo definito come «desiderio di Dio» non è del tutto scomparso e si affaccia ancora oggi, in molti modi, al cuore dell’uomo. Il desiderio umano tende sempre a determinati beni concreti, spesso tutt’altro che spirituali, e tuttavia si trova di fronte all’interrogativo su che cosa sia davvero «il» bene, e quindi a confrontarsi con qualcosa che è altro da sé, che l’uomo non può costruire, ma è chiamato a riconoscere. Che cosa può davvero saziare il desiderio dell’uomo? Nella mia prima Enciclica, Deus caritas est, ho cercato di analizzare come tale dinamismo si realizzi nell’esperienza dell’amore umano, esperienza che nella nostra epoca è più facilmente percepita come momento di estasi, di uscita da sé, come luogo in cui l’uomo avverte di essere attraversato da un desiderio che lo supera. Attraverso l’amore, l’uomo e la donna sperimentano in modo nuovo, l’uno grazie all’altro, la grandezza e la bellezza della vita e del reale. Se ciò che sperimento non è una semplice illusione, se davvero voglio il bene dell’altro come via anche al mio bene, allora devo essere disposto a de-centrarmi, a mettermi al suo servizio, fino alla rinuncia a me stesso.(…) L’estasi iniziale si traduce così in pellegrinaggio, «esodo permanente dall’io chiuso in se stesso verso la sua liberazione nel dono di sé, e proprio così verso il ritrovamento di sé, anzi verso la scoperta di Dio» (Enc. Deus caritas est, 6).(…) Considerazioni analoghe si potrebbero fare anche a proposito di altre esperienze umane, quali l’amicizia, l’esperienza del bello, l’amore per la conoscenza: ogni bene sperimentato dal- DAL MAGISTERO DELLA CHIESA l’uomo protende verso il mistero che avvolge l’uomo stesso; ogni desiderio che si affaccia al cuore umano si fa eco di un desiderio fondamentale che non è mai pienamente saziato. Indubbiamente da tale desiderio profondo, che nasconde anche qualcosa di enigmatico, non si può arrivare direttamente alla fede. L’uomo, in definitiva, conosce bene ciò che non lo sazia, ma non può immaginare o definire ciò che gli farebbe sperimentare quella felicità di cui porta nel cuore la nostalgia. Non si può conoscere Dio a partire soltanto dal desiderio dell’uomo. Da questo punto di vista rimane il mistero: l’uomo è cercatore dell’Assoluto, un cercatore a passi piccoli e incerti. E tuttavia, già l’esperienza del desiderio, del «cuore inquieto» come lo chiamava sant’Agostino, è assai significativa. Essa ci attesta che l’uomo è, nel profondo, un essere religioso (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 28), un «mendicante di Dio». Possiamo dire con le parole di Pascal: «L’uomo supera infinitamente l’uomo» (Pensieri, ed. Chevalier 438; ed. Brunschvicg 434). Gli occhi riconoscono gli oggetti quando questi sono illuminati dalla luce. Da qui il desiderio di conoscere la luce stessa, che fa brillare le cose del mondo e con esse accende il senso della bellezza. Dobbiamo pertanto ritenere che sia possibile anche nella nostra epoca, apparentemente tanto refrattaria alla dimensione trascendente, aprire un cammino verso l’autentico senso religioso della vita, che mostra come il dono della fede non sia assurdo, non sia irrazionale. Sarebbe di grande utilità, a tal fine, promuovere una sorta di pedagogia del desiderio, sia per il cammino di chi ancora non crede, sia per chi ha già ricevuto il dono della fede. Una pedagogia che comprende almeno due aspetti. In primo luogo, imparare o re-imparare il gusto delle gioie autentiche della vita. (…) Un secondo aspetto, che va di pari passo con il precedente, è il non accontentarsi mai di quanto si è raggiunto. Proprio le gioie più vere sono capaci di liberare in noi quella sana inquietudine che porta ad essere più esigenti – volere un bene più alto, più profondo – e insieme a percepire con sempre maggiore chiarezza che nulla di finito può colmare il nostro cuore. (…) A questo proposito, non dobbiamo però dimenticare che il dinamismo del desiderio è sempre aperto alla redenzione. Anche quando esso si inoltra su cammini sviati, quando insegue paradisi artificiali e sembra perdere la capacità di anelare al vero bene. Anche nell’abisso del peccato non si spegne nell’uomo quella scintilla che gli permette di riconoscere il vero bene, di assaporarlo, e di avviare così un percorso di risalita, al quale Dio, con il dono della sua grazia, non fa mancare mai il suo aiuto. Tutti, del resto, abbiamo bisogno di percorrere un cammino di purificazione e di guarigione del desiderio. (…) In questo pellegrinaggio, sentiamoci fratelli di tutti gli uomini, compagni di viaggio anche di coloro che non credono, di chi è in ricerca, di chi si lascia interrogare con sincerità dal dinamismo del proprio desiderio di verità e di bene. Preghiamo, in questo Anno della fede, perché Dio mostri il suo volto a tutti coloro che lo cercano con cuore sincero. minime nel mondo 9 ... ch’io porti l’amore Vi darò un cuore nuovo Continuiamo la carrellata di riflessioni sulla spiritualità del Sacro Cuore dando la parola a Papa Benedetto XVI che conferma l’attualità e l’efficacia di tale culto. Nel linguaggio biblico il "cuore" indica il centro della persona, la sede dei suoi sentimenti e delle sue intenzioni. Nel cuore del Redentore noi adoriamo l’amore di Dio per l’umanità, la sua volontà di salvezza universale, la sua infinita misericordia. Rendere culto al Sacro Cuore di Cristo significa, pertanto, adorare quel Cuore che, dopo averci amato sino alla fine, fu trafitto da una lancia e dall’alto della Croce effuse sangue e acqua, sorgente inesauribile di vita nuova. (5 giugno 2005) … Le radici di questa devozione affondano nel mistero dell'Incarnazione; è proprio attraverso il Cuore di Gesù che in modo sublime si è manifestato l'Amore di Dio verso l'umanità. Per questo l'autentico culto del Sacro Cuore conserva tutta la sua validità e attrae specialmente le anime assetate della misericordia di Dio, che vi trovano la fonte inesauribile da cui attingere l'acqua della Vita, capace di irrigare i 10 deserti dell'anima e di far rifiorire la speranza. (25 giugno 2006) Nella mia prima Enciclica sul tema dell’amore, il punto di partenza è stato proprio lo sguardo rivolto al costato trafitto di Cristo, di cui ci parla Giovanni nel suo Vangelo (cfr 19,37; Deus caritas est, 12). Ogni persona ha bisogno di un "centro" della propria vita, di una sorgente di verità e di bontà a cui attingere nell’avvicendarsi delle diverse situazioni e nella fatica della quotidianità. Ognuno di noi, quando si ferma in silenzio, ha bisogno di sentire non solo il battito del proprio cuore, ma, più in profondità, il pulsare di una presenza affidabile, percepibile coi sensi della fede e tuttavia molto più reale: la presenza di Cristo, cuore del mondo. (1 giugno 2008) Il cuore di Dio freme di compassione! La Chiesa offre alla nostra contemplazione questo mistero, il mistero del cuore di un Dio che si commuove e riversa tutto il suo amore sull'umanità. Un amore misterioso, che nei testi del Nuovo Testamento ci viene rivelato come incommensurabile passione di Dio per l'uomo. Egli non si arrende dinanzi all'ingratitudine e nemmeno davanti al rifiuto del popolo che si è scelto; anzi, con infinita misericordia, invia nel mondo l'Unigenito suo Figlio perché prenda su di sé il destino dell'amore distrutto; perché, sconfiggendo il potere del male e della morte, possa SPIRITUALITA’ DEL SACRO CUORE restituire dignità di figli agli esseri umani resi schiavi dal peccato. Tutto questo a caro prezzo: il Figlio Unigenito del Padre si immola sulla croce. "Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine" (cfr. Gv 13, 1). Simbolo di tale amore che va oltre la morte è il suo fianco squarciato da una lancia. Cari fratelli e sorelle, fermiamoci insieme a contemplare il Cuore trafitto del Crocifisso. Nel Cuore di Gesù è espresso il nucleo essenziale del cristianesimo; in Cristo ci è stata rivelata e donata tutta la novità rivoluzionaria del Vangelo: l'Amore che ci salva e ci fa vivere già nell'eternità di Dio. Scrive l'evangelista Giovanni: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna" (3, 16). Il suo Cuore divino chiama allora il nostro cuore; ci invita ad uscire da noi stessi, ad abbandonare le nostre sicurezze umane per fidarci di Lui e, seguendo il suo esempio, a fare di noi stessi un dono di amore senza riserve. (19 giugno 2009) Riflessioni da “DEUS CARITAS EST” L’uomo può diventare sorgente dalla quale sgorgano fiumi di acqua viva (cfr Gv 7, 37-38). Ma per divenire una tale sorgente, egli stesso deve bere, sempre di nuovo, a quella prima, originaria sorgente che è Gesù Cristo, dal cui Cuore trafitto scaturisce l’amore di Dio (cfr Gv 19,34). (n.7) Abbiamo potuto fissare il nostro sguardo sul Trafitto (cfr Gv 19,37; Zc 12,10), riconoscendo il disegno del Padre che, mosso dall’amore (cfr Gv 3,16)), ha inviato il Figlio unigenito nel mondo per redimere l’uomo. Morendo sulla croce, Gesù – come riferisce l’evangelista – ‘emise lo spirito’ (cfr Gv 19,30), preludio di quel dono dello Spirito Santo che Egli avrebbe realizzato dopo la resurrezione (cfr Gv 20,22). Si sarebbe attuata così la promessa dei “fiumi di acqua viva” che, grazie all’effusione dello Spirito, sarebbero sgorgati dal cuore dei credenti. (cfr Gv 7, 38-39). Lo Spirito, infatti, è quella potenza interiore che armonizza il loro cuore col cuore di Cristo e li muove ad amare i fratelli come li ha amati Lui, quando si è curvato a lavare i piedi dei discepoli (cfr Gv 13,1-13) e soprattutto quando ha donato la sua vita per tutti (cfr Gv 13,1; 15,13). (n.19) La fede, che prende coscienza dell’amore di Dio rivelatosi nel cuore trafitto di Gesù sulla croce, suscita a sua volta l’amore. Esso è luce – in fondo l’unica – che rischiara sempre di nuovo un mondo buio e ci dà il coraggio di vivere e di agire. Vivere l’amore e in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo. (n.39) minime nel mondo 11 ... ch’io porti la speranza Ritorno alle fonti Terminiamo la rivisitazione delle “fondamenta” del carisma, “gettate” dallo Spirito Santo nel cuore della giovane Marianna Caiani, tramite la mediazione di Padre Raffaello Salvi, cappuccino, strumento provvidenziale agli inizi del discernimento vocazionale e discreta guida nei primi anni della vita religiosa da lei intrapresa. In questo numero della Rivista proponiamo alcuni punti più salienti della lettera con data 8 aprile 1903: Grande è la missione che dovete compiere, grande perciò deve essere la virtù della quale dovete essere dotate. E perciò il vostro edifizio dev’esser fondato nella più profonda umiltà, nella totale abnegazione di voi stesse. Finchè non avrete ucciso il vostro amor proprio e che consiste specialmente nel desiderio di far comparsa agli occhi propri e a quelli degli altri, sarete strumentacci rugginosi, incapaci di dar buon suono ancorché il Fiato Divino vi soffi. Non si può pretendere che subito sia tolta quella rugginaccia… oh! Ci vuol tempo e fatica assai… Ma ci vuole anche: 1. il riconoscere la ruggine 2. l’applicarsi a toglierla. 12 Così gli strumenti ben puliti dalla ruggine, daranno buon suono e saranno atti a svolgere le sublimi armonie e melodie della SS.ma Carità. Una lettura attenta di questi contenuti ci conferma che il seme gettato ha fruttificato abbondantemente. Nella fragile esistenza della giovane poggese, consapevole delle sue debolezze, ma confidente nell’amore di Dio, irrompe la forza del Cuore di Cristo e la trasforma rendendola amante e riparatrice. La piccola forza, apparentemente impotente dinanzi ai problemi del mondo, se immessa in quella di Dio, non teme ostacoli, perché è certa della vittoria del Signore. E’ il miracolo dell’amore di Dio che fa germogliare e fa crescere ogni seme di bene sparso sulla terra! Padre Raffaello accompagna Marianna e le prime sorelle nella comprensione e nella esplicazione della grande missione da compiere e sottolinea che altrettanto grande deve essere la virtù della quale devono essere dotate. La parola “virtù” oggi è poco considerata e tanto meno usata, tuttavia nella sua essenza, è necessaria per “la costruzione di sé” e, in riferimento alla lettera in questione, per la costruzione dell’edificio fondato sulla profonda umiltà e sulla totale abnegazione. Con l’andar del tempo, Marianna, divenuta poi Sr Margherita, sintetizzerà questa affermazione asserendo: “Devo essere morta pur vivendo: morta a me stessa, NOTE CARISMATICHE viva per aiutare gli altri a vivere”. Le esortazioni del religioso francescano sulla umiltà si imprimono nella mente e nel cuore di Sr Margherita sì da tradurle in vissuto quotidiano: “Considera gli altri migliori di te e respingi ogni pensiero di vanagloria e di stima propria”. E’, infatti, la verità su noi stessi che deve farsi strada e porci nel giusto atteggiamento davanti a Dio e al prossimo. Immediato ed efficace risulta l’esempio degli strumentacci rugginosi, incapaci di dar buon suono ancorché il Fiato Divino vi soffi. Madre Margherita traduce ancora in preghiera questa verità tanto elementare e facilmente comprensibile: “Gesù pietoso, forma le tue Minime vere apostole, cosicché le loro azioni, le loro esortazioni… portino frutti di salvezza. E queste mie vive speranze saranno appagate se Tu, o Dio pietoso, toccherai quelle azioni, se darai suono a quelle parole perché senza di ciò ogni fatica sarà un cembalo senza suono”. Il saggio Padre Salvi, con stile paterno, mette le basi solide nel cammino di iniziazione alla vita religiosa di queste giovani principianti e le educa: “Non si può pretendere che subito sia tolta quella rugginaccia… oh! Ci vuol tempo e fatica assai”. E’ ancora la pazienza del contadino che, fiducioso, dopo aver fatto tutto il necessario, sa che il risultato finale non dipende da lui. E questa certezza lo sostiene nelle inevitabili difficoltà. Ignara forse della frase di Sant’Ignazio di Loyola: “Agisci come se tutto dipendesse da te, sapendo poi che in realtà tutto dipende da Dio”, Madre Margherita esorta anche le sue suore a non confidare mai nelle proprie capacità, nel proprio criterio ma in Dio solo. L’importante è riconoscere la ruggine a cui deve seguire la ferma volontà nell’applicarsi a toglierla. La vita deve scorrere al tempo “indicativo”, in continua lotta col temporeggiante “condizionale”. Come cristiani siamo chiamati a vegliare perché il condizionale “vorrei” non diventi abitudine a vivere di desideri, senza concretezze, in netto contrasto con l’indicativo “voglio” che rende il nostro agire attento, coerente e testimoniante. L’intercessione della B. M. Margherita Caiani, che ha accolto come “terra buona” il seme della divina Parola, ci ottenga la perseveranza nella ricerca e la sollecitudine nell’adesione sempre più piena al dono che lo Spirito le ha consegnato. Il tempo di grazia che stiamo vivendo, a livello di Chiesa e di Istituto, possa stimolare la mente e il cuore di ciascuno ad accelerare il cammino verso la santità senza indugi, realizzando con fede e immutato entusiasmo quel progetto che Dio, nel suo infinito amore, ha voluto fin dall’eternità, proporre per la nostra piena conformazione a Lui. Sr M. Salvatorica minime nel mondo 13 ... ch’io porti la luce Betlemme: incontro con il Patriarca Fouad Twal Il nuovo anno liturgico è incominciato con l’inizio dell’Avvento e la parrocchia latina di S. Caterina a Betlemme sta vivendo un evento importante: la visita pastorale del Patriarca di Gerusalemme Mons. Fouad Twal. E’ questa una visita che rientra nelle tante che il Patriarca ha messo in programma con l’obiettivo di raggiungere, nel giro di due anni, tutte le parrocchie della Diocesi. La visita pastorale è un momento importante sia per i fedeli che hanno modo di incontrare il loro “pastore”, sia per il “pastore” che ha la possibilità di conoscere più da vicino “le sue pecorelle” ed ascoltare “le fatiche e le gioie, le tribolazioni e le speranze” che abitano nei loro cuori. Mons. Twal è giordano e sa bene quali sono i pro- 14 blemi che affliggono questa terra, specie in questo periodo non facile di alta tensione, in particolare per i cristiani. Nel programma della sua visita alla Parrocchia di S. Caterina, oggi, 1 dicembre, c’è stato l’incontro con tutte le comunità religiose femminili che vivono a Betlemme e prestano i loro molteplici servizi. E’ stato un incontro semplice e fraterno, dove noi abbiamo avuto modo e possibilità di presentare al Patriarca le nostre domande e curiosità sulla vita della Diocesi; ma anche il Patriarca ha voluto sapere da noi come siamo e viviamo la nostra missione nella Parrocchia di Betlemme. Una domanda che ci ha commosse e ci ha fatto capire quanto la vita religiosa sta a cuore a Mons. Fouad è stata questa: “Cosa posso fare io perché voi possiate vivere in pienezza il vostro specifico carisma?” E’ la domanda che di solito un padre rivolge al figlio per permettergli di mettere a frutto tutti i doni ricevuti dal Signore. In quella domanda ci siamo sentite figlie e riconosciute nei nostri specifici carismi. Prima di lasciarci, il Patriarca ci ha ringraziato per ogni comunità presente in Terra Santa e in particolare nella sua Diocesi, per il servizio che svolge attraverso il quale ogni fraternità rende testimonianza della Chiesa e del Regno di Dio che è già in mezzo a noi. ATTIVITA’ MISSIONARIA Sri Lanka: 10 anni dall’apertura della scuola materna A Ja-Ela il 9 dicembre 2012 abbiamo vissuto un grande momento di gioia perché abbiamo celebrato i 10 anni della scuola materna “Beata Margherita Caiani”. Una festa preparata nei minimi particolari in cui i bambini, tra cui tanti ex alunni, hanno voluto dare il loro attestato di stima e affetto anche attraverso la presentazione di danze. La festa è iniziata con l’accensione della lampada da parte del Rev. P. Ivan Perera che proprio 10 anni fa inaugurò l’allora piccola scuola. Gradita e importante, per le relazioni pubbliche, la partecipazione di un monaco buddista. Noi Minime Suore del Sacro Cuore vogliamo benedire in particolare il Signore anche per la felice circostanza che ci è data di vivere e che vogliamo condividere con tutti: l’inizio dell’anno giubilare per i 150 anni di nascita di Madre Maria Margherita Caiani, nostra Fondatrice. I 150 anni di vita di Madre Margherita, ancora presente tra noi nello spirito e i 10 anni di presenza qui a Ja-Ela, costituiscono per tutte noi un forte impegno a perseverare con sempre maggiore gioia e dedizione nel cammino iniziato dalla nostra prima Madre e a custodire e a trasmettere l’eredità spirituale da lei vissuta con fede e amore al Cuore di Gesù. Sentiamo l’esigenza di ringraziare tutte le famiglie per la fiducia dimostrata nell’affidarci i loro bambini perché li accompagnassimo nel cammino di crescita e per l’aiuto di tutti che ci ha sostenute e incoraggiate a dare sempre il meglio di noi per essere quelle “mamme buone e pazienti sorelle” come la nostra Beata Madre ci desiderava. Ci auguriamo di cuore che la gioia e i benefici della collaborazione già sperimentati, si intensifichino sempre più a vantaggio della formazione dei bambini in rapporto con la famiglia e per la costruzione di una società migliore. Le sorelle della comunità di Ja-Ela minime nel mondo 15 ... ch’io porti l’unione La parola di Madre Agnese Sono appena rientrata dalla terra dove il Figlio di Dio “ha posto la sua tenda”. Mi sono recata per ragioni di servizio e il Signore, che previene e accompagna, mi ha fatto gustare “il centuplo”! La grazia di aver sostato, ogni giorno, in quel “luogo santo che per primo ha visto la presenza di Gesù, il Salvatore, e di Maria, sua Madre”, si aggiunge alle tante altre grazie per le quali, più di sempre, prego con le parole della nostra Beata Madre Fondatrice: “Secoli eterni non basterebbero per dirti grazie, Signore”. 16 E’ sufficiente anche una visita fugace per avvertire il forte contrasto tra la cittadina di Betlemme, addobbata a festa, dove tutto parla di Gesù: stelle, angeli, pastori… e la grande Gerusalemme che sfoggia in modo ripetitivo il Menorah, il grande candelabro ebraico a sette bracci. Spesso, nel silenzio accanto alla “stella” che indica il luogo dove Gesù è nato, come pure davanti alla “mangiatoia” dove Maria lo ha “avvolto in fasce e lo ha deposto” (Lc 2,12), avvertivo come rivolte a me le parole che Madre Margherita ci ha lasciato in eredità perché le custodissimo e le mettessimo in pratica: “Meditiamo spesso quanto Egli ci ha amato e ci ama, fino a lasciare il suo trono di gloria ed annientarsi, prendendo la forma di piccolo bambino e nascendo su vile VITA DI FAMIGLIA presepe” (24. 12. 1914). “Svuotò se stesso… diventando simile agli uomini” annunciava Paolo ai cristiani di Filippi. In quel luogo privilegiato ho presentato al Re dei Re e alla Vergine Santa le numerose intenzioni di preghiera che portavo nel cuore: quelle richieste in modo esplicito, quelle intuite, quelle avvertite come restituzione per il bene che continuamente riceviamo dalle tante persone che collaborano con noi. Quale preparazione migliore avrei potuto desiderare per questo Natale in cui il Sommo Pontefice Benedetto XVI ci “ricorda l’esigenza di riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo”? E ancora: come non sentire la gratitudine per l’opportunità di dar voce ad ogni sorella a lodare e benedire il Signore per i tanti benefici concessi alla nostra famiglia religiosa e in particolare per il dono della nostra prima Madre di cui celebriamo il 150° anniversario di nascita? “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia” (Gv 1,16), “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8): a tali sollecitazioni evangeliche fa eco la materna esortazione di Madre Margherita che ancora oggi, a ciascuno ripete: “Aprite, apriamo, con tutta fretta, con tutta gioia il nostro cuore a Gesù perché lo signoreggi, lo renda puro, privo di quanto può disgustarlo” (19,12.1919). Sento di esprimere la mia particolare riconoscenza alle tre sorelle che ogni giorno, in quel luogo, presentano al Divino Infante le necessità delle sorelle dell’Istituto, della Chiesa e del mondo. All’inizio di questo nuovo anno auguro a tutti pienezza di grazie e generosità nel condividere quanto “gratuitamente ricevuto”. minime nel mondo 17 ... ch’io porti l’unione “Animo, fiducia in Dio solo” è la frase scelta per il 150mo di nascita della Beata M. Margherita Caiani e che mi ha guidato per lo studio del logo. Sintetizzare con dei segni grafici una esortazione così forte della nostra Madre Fondatrice, inizialmente, non é stato facile, ma ho pensato che per avere “fiducia in Dio” occorre nutrirci della sua Parola e dell’Eucarestia. Senza questi due fondamenti, la fede non può crescere né fortificarsi. L’Istituto, nel corso della sua storia, ha vissuto di Parola di Dio e di Eucarestia. 18 Nel logo, quindi, non potevano mancare il libro della Parola e l’Eucarestia, rappresentata dal cerchio dentro il quale si può scorgere il numero degli anni (150), e gli elementi della spiritualità dell’Istituto: il Tau (spiritualità francescana) e il cuore trafitto (Sacro Cuore di Gesù). Gli elementi della spiritualità sono racchiusi dal cerchio e poggiano sulla Parola. La frase “Animo, fiducia in Dio solo”, alla base del logo, sta ad indicare il “come” poter vivere questo fiducioso abbandono in Dio solo. Adelina VITA DI FAMIGLIA Un evento di grazia Ripercorriamo i contenuti epistolari di Madre Agnese indirizzati ai diversi destinatari per comunicare la celebrazione del 150° anniversario di nascita della Beata M. Margherita Caiani, nostra Fondatrice. La solenne Concelebrazione del 3 novembre 2012, presieduta dal nostro Vescovo Mons. Mansueto Bianchi, nella Parrocchia S. Maria del Rosario, di Poggio a Caiano, ha proclamato l’inizio dell’anno giubilare. Iniziamo con alcuni passaggi più rilevanti rivolti alle suore, nella lettera circolare datata 11 ottobre 2011: “La celebrazione dell’anno giubilare costituisce per tutta la nostra famiglia religiosa un evento di Grazia... La storia della nostra piccola famiglia si snoda all’insegna della ‘fiducia in Dio solo’ che sostiene in ogni difficoltà e si caratterizza per la generosità nell’azione e per il grande amore al Cuore di Gesù, nostro ‘unico Fondatore’. Il santo Padre Benedetto XVI sottolinea che i santi sono i testimoni della fede e, guidati dalla luce dello Spirito, sono gli autentici riformatori della vita della Chiesa e della società… Essi sanno promuovere il vero rinnovamento in quanto, profondamente rinnovati , rappresentano nel mondo la presenza di quel ‘Dio che fa nuove tutte le cose’. E noi, oggi, dobbiamo lasciarci provocare per un rinnovamento interiore sì da ‘avere sempre più in noi il Cuore di Cristo per fare di Cristo il cuore del mondo’ e divenire vere Minime secondo il suo progetto. Il motto dell’anno, ripreso dalla lettera circolare scritta dalla nostra prima Madre il 5 gennaio 1916, sia l’esortazione che ci accompagnerà per tutto questo tempo che vogliamo vivere all’insegna della diffidenza di noi stesse e del conseguente abbandono alla misericordia divina. Mi piace concludere offrendo l’interpretazione grafica del logo, realizzato dalla nostra novizia Adelina ed è anche l’augurio che formulo a voi e a me: la rilettura sapienziale della propria vita, fondata sulla Parola di Dio minime nel mondo 19 ... ch’io porti l’unione e sulla Eucarestia, renda lo scorrere dei giorni, tempo di salvezza, a beneficio dell’Istituto, per la diffusione del Regno di Dio”. La comunicazione di questo evento di grazia per la nostra famiglia religiosa è stata estesa anche a tutti i sacerdoti della diocesi con l’invito ad essere presenti alla Concelebrazione: Riteniamo una provvidenziale opportunità il poter vivere questo anno di grazia in coincidenza con l’Anno della fede, indetto dal Santo Padre Benedetto XVI. Madre M. Margherita Caiani, quale testimone della fede, fa parte di quelle donne che hanno offerto il grande apporto alla crescita e allo sviluppo della comunità con la testimonianza della loro vita (P.F. 13) e noi, sue figlie, seguendo le ‘indicazioni pastorali per l’anno della fede’, avvertiamo l’esigenza di diffonderne la conoscenza”. L’invito a condividere il rendimento di grazie al Signore nella Celebrazione Eucaristica è stato rivolto anche alle autorità civili e ai tanti poggesi che, numerosi, partecipano sempre a tutte le iniziative che l’Istituto propone: “…Daremo inizio all’anno giubilare durante il quale verranno offerte ulteriori opportunità per far conoscere questa donna ‘ispiratrice di ideali cristiani generosi, di rinnovamento spiri- 20 tuale e di sicuro orientamento al progresso morale e civile’ (Giovanni Paolo II). Riproponiamo anche l’altrettanto significativa, per i poggesi, riflessione che Ardengo Soffici scrisse sul settimanale pistoiese ‘ l’Alfiere’ del 14 settembre 1941, in onore di Sr M. Margherita Caiani: «Il fatto che l’opera, iniziata in una povera stanza di Poggio a Caiano da Margherita Caiani, abbia potuto svolgersi ed ingigantire ai nostri giorni, in un mondo per tanti versi duro, atroce, e che sembrerebbe nemico di ogni spiritualità, ci fa apparire il miracolo ancora più sublime mentre insieme ci dimostra che la forza del bene, della fede, della carità – supremi segni distintivi dell’uomo – è invincibile, insopprimibile, immortale”». Madre Agnese ha indirizzato una lettera particolare anche a tutti i genitori, ai docenti e a quanti operano nell’ambito educativo, della Scuola Sacro Cuore; facciamo seguire le sottolineature principali: “La nostra Beata Madre Fondatrice, Sr M. Margherita Caiani, che ha dato inizio a questa scuola nel lontano 1894, si è fatta guidare dalla fede e dall’amore e anche oggi ci indica la via del servizio all’uomo, in particolare ai bambini che Dio ci ha affidati per essere ‘educati alla vita buona del Vangelo’…. Siamo tutti convinti che nella scuola VITA DI FAMIGLIA si istruisce per educare, cioè per costruire il futuro uomo dal di dentro, per liberarlo dai condizionamenti che potrebbero impedirgli di vivere pienamente da uomo. L’aveva ben capito Madre Caiani quando affermava: ‘Malamente si arricchisce la mente se non si educa il cuore’. Nella vita, infatti, mente e cuore, nella loro unità, danno la visione cristiana sul mondo, sulla vita, sulla storia. Affidiamo alla intercessione della nostra Beata Fondatrice che prediligeva la famiglia, tutto il bello e il buono che portate nel cuore…” dal sito: www.suoreminime.com “Animo, fiducia in Dio solo”: queste parole tratte dagli scritti di Madre Margherita saranno il sottofondo delle iniziative che si susseguiranno nei mesi avvenire, e che si incastonano provvidenzialmente all’interno dell’anno della fede, proclamato da Papa Benedetto, appena iniziato. Ricordare i centocinquanta anni della nascita di Madre Caiani, vuole dire mettersi alla scuola di una donna che ha saputo cogliere nella propria vita, con radicalità e coraggio, la misericordia infinita del Cuore di Cristo che continuamente si offre all’uomo di ogni tempo. Significa riconoscersi, come la Madre, dei mendicanti dell’amore di Dio e con umiltà svuotarsi per farsi riempire di questo amore: “Animo, fiducia in Dio solo, non mai nelle nostre capacità, nel nostro criterio, nelle nostre forze fisiche ed intellettuali perché sono nulla, Dio è tutto”. Sì, “Dio è tutto” ; e con forza dobbiamo dirlo ad un mondo che cerca il “tutto” da ogni parte fuorché dove veramente è: nel Cuore di Dio. Con queste parole di Madre Caiani che ci accompagneranno in questi mesi, cerchiamo di cogliere questo momento favorevole per rafforzare la nostra fede, per trovare quel “tutto” che solo Dio può donare. Intraprendiamo questo pezzo di strada con Madre Margherita, per fare nostre le sue parole rivolte al Cuore di Cristo, da lei incontrato nell’ Eucarestia e servito nei fratelli: “Fa’che più ti conosca e più ti ami”. Simone minime nel mondo 21 ... ch’io porti l’unione Omelia del Vescovo Mons. Mansueto Bianchi Sorelle e fratelli, c’era una domanda che mi sentivo pulsare dentro in questi giorni, proprio nel contesto della festa di tutti i Santi, ed è la stessa domanda che mi si riaffaccia stasera, in questa celebrazione che apre l’anno giubilare per i 150 anni di nascita della Beata Madre Maria Margherita Caiani. La domanda è questa: “Il santo chi è?” Ho cercato di dare questa risposta: Il santo è una persona che ha il cuore rosso e le scarpe sporche. Che cosa significa il cuore rosso? Il cuore rosso significa il cuore acceso, infiammato, rivolto, chiamato, lanciato verso una persona che è la persona di Gesù! Il Santo è uno che ha il cuore rosso perché lo Spirito accende il lui l’amore del Signore. E allora è facile accorgerci, come la Madre Maria Margherita Caiani sia stata una persona che aveva il 22 cuore rosso, acceso dall’amore di Dio! E non un amore fatto di emozioni del momento, e quindi della fragilità di un sentimento, ma l’amore come dono teologale, come azione dello Spirito, nella profondità e nella radice della persona. Il cuore acceso dall’amore di Dio che vuol dire che Lui, il Signore, era il motivo della sua vita, il perché della sua esistenza, la forza delle sue giornate, l’orizzonte del suo cammino, la costanza e la risorsa per la sua fedeltà alla santità. Avere il cuore rosso vuol dire rimanere discepoli del Signore, come Maria a Betania seduta ai piedi di Gesù, mentre lo ascolta; vuol dire riconoscere l’atto sorgivo della propria vita e della propria esistenza in questo stare dinanzi a Lui per ascoltarlo, per essere colmati del dono della sua Parola, per sentire la propria vita come una risposta a Colui che per primo ha amato te. Io credo che la Madre Caiani abbia lasciato nella memoria una testimonianza forte di questa priorità dell’amore di Dio nella vita del cristiano; l’ha lasciata in primo luogo alle sue figlie e, per esse, all’intero popolo del Signore. Se noi prescindiamo dal cuore rosso, cioè dal cuore infiammato per il Signore, noi banalizziamo la vita cristiana e la consegniamo alla incomprensibilità; facciamo della vita cristiana qualcosa che sostanzialmente traduce ed esprime l’esaltazione VITA DI FAMIGLIA di noi stessi, delle nostre capacità, della nostra intelligenza, delle nostre risorse; noi riduciamo la vicenda cristiana ad essere una vicenda noiosa, ripetitiva di quello che siamo capaci di dire, di fare e di essere. Bisogna accogliere e raccogliere la testimonianza della Madre Caiani sulla priorità del cuore rosso nella vicenda cristiana sul primato dell’amore di Dio, come motivo che sostiene e permea e dà vita a tutti i nostri servizi, alle nostre dedizioni e ai nostri modi di essere e di vivere nella comunità cristiana e nella comunità umana. Madre Caiani è stata una donna che ha consumato la sua esistenza nei capillari della Chiesa e nelle vicende minute, con tutto il significato bello della parola. Nelle vicende paesane, Madre Caiani ha portato la santità, ha portato l’evidenza di Dio, ha portato il cuore rosso, il cuore acceso dell’amore di Dio dentro le vicende comuni della vita, dentro le vicende della comunità cristiana, facendosi segno della tenerezza di Dio in mezzo agli uomini, in mezzo alla gente, talora ammantata di grigiore, segnata da pesantezza. Si è fatta presenza nella parrocchia, comunità fondamentale, ma anche elementare di persone che cercano in qualche modo di esprimere la propria adesione e la propria fedeltà al Signore. Lì Madre Caiani ha portato la testi- monianza del suo amore al prossimo, del suo cuore acceso e lì ha richiamato la necessità di avere un cuore acceso anche per i fratelli, un cuore acceso nei confronti delle persone in mezzo alle quali veniva dipanando e spendendo la sua vita. Ed è stata la forma soprattutto del servizio educativo, del servizio formativo che Madre Caiani ha espresso nel contesto del suo tempo. Il secondo aspetto che voglio sottolineare è quello delle scarpe sporche. Che vuol dire avere le scarpe sporche? Vuol dire camminare sulla strada della gente, in fedeltà alla vita; camminare entrando dentro le vicende e talora dentro le contraddizioni. E non furono affatto semplici le situazioni di vita e di storia in cui il Signore chiamò Madre Caiani ad esprimere la testimonianza al Vangelo ed il servizio alle persone, soprattutto quelle più bisognose. Avere le scarpe sporche equivale ad avere la capacità di rimanere sulla strada soprattutto quando la strada si fa sassosa e polverosa, quando va in salita e, con voce persuasiva e voce forte, ti chiamerebbe a farti da parte, ti inviterebbe a optare per il divano e le pantofole, ti spingerebbe, se non fosse altro, ad uniformarti a quella che è la mentalità comune perché è più semplice e meno faticoso fare quello che tutti fanno, essere come tutti sono. minime nel mondo 23 ... ch’io porti l’unione E' una sfida, quella che Madre Caiani ci lascia; certamente era un dono per il suo tempo; per il nostro tempo è anche un appello forte perché come comunità cristiana riusciamo ad esprimere una presenza ed essere una risposta nell’ambito educativo. E’ la scelta della Chiesa in Italia per questo decennio, sono le strade nelle quali tentiamo di camminare in questi anni, le strade sulle quali il Signore ci chiama a sporcarci le scarpe. Accettare la sfida educativa vuol dire sostenere il peso di quello scetticismo dilagante che si sta diffondendo intorno a noi e che noi respiriamo nell’aria. Accettare la sfida educativa vuol dire fare fronte alla desantificazione della famiglia, alla desantificazione della scuola come momenti intensamente educativi, quali dovrebbero essere e quali non riescono ad essere. Accettare la sfida educativa, sporcarsi le scarpe su questa strada, vuol dire ancora una volta per noi, per le nostre comunità cristiane - le nostre parrocchie, le nostre congregazioni, i nostri gruppi - essere portatori di speranza, portatori di un respiro dentro la vita dei ragazzi, soprattutto dentro la vita dei giovani. Vuol dire riuscire a fare appassionare nuovamente i ragazzi alla vita, alzare il sipario dell’immediatezza, della fruibilità per aiutarli a gioire, ad 24 innamorarsi di ciò che è bello perché vale, di ciò che è bello perché costa; comunicare e contagiare le persone con la possibilità e la capacità di amare la vita in ciò che costituisce la disunità della vita stessa, la dignità della persona: ecco la grande sfida e la grande testimonianza che Madre Caiani ci lascia. Questa donna della vostra terra non visse in un tempo più facile del nostro, in un tempo che avesse meno contraddizioni o fosse più facilitato rispetto al nostro. Anch’ella non camminò sopra un tappeto nel suo percorso ma capì il nesso essenziale, cioè che non riusciremo ad avere le scarpe sporche se non avremo il cuore rosso, non riusciremo a servire nella fatica e nella fedeltà il prossimo, se non abbiamo il cuore acceso d’amore per il Signore e per i fratelli. E’ la verità, è il dono che stasera vogliamo chiedere per la Congregazione delle Minime del Sacro Cuore, per questa Comunità Cristiana di Poggio a Caiano, per la nostra Chiesa di Pistoia e per la Chiesa universale. Vogliamo affidare all’intercessione della Beata Madre Maria Margherita Caiani, che ci impetri dal Signore quello che fu il dono della sua vita, che ci ottenga dal Cuore di Gesù di avere “il cuore rosso e le scarpe sporche, ossia la capacità di amare e di servire con fedeltà a Lui!” VITA DI FAMIGLIA dal sito: www.suoreminime.com Madre Caiani è "la donna dal cuore rosso e dalle scarpe sporche": è questa l'immagine che ha usato il vescovo Bianchi nella sua omelia durante la celebrazione eucaristica che ha aperto l'anno giubilare nei 150 anni della nascita della Beata Margherita Caiani. Davanti ad una Chiesa davvero gremita, il vescovo ha spiegato che, come Madre Margherita, ci vuole un cuore rosso, cioè un cuore colmo di amore incondizionato per Dio in quanto solo questo amore consente di avere le scarpe sporche, cioè di servire l'uomo, di misurarsi con il mondo e i suoi problemi, in modo efficace e credibile proprio come è stata l'intera vita della Beata Caiani. E ancora, un altro punto che il vescovo ha voluto sottolineare: Madre Margherita come colei che ha "raccolto la sfida educativa del suo tempo", un tempo non più facile del nostro, dimostrando che educare si può, e rimane anche ai nostri giorni uno degli obbiettivi che ogni cristiano si deve dare. Un ringraziamento alle Suore Minime per la presenza missionaria nel mondo e un incitamento ad attingere sempre più al carisma della fondatrice sono stati i contenuti dalla lettera del Cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, letta alla fine della celebrazione. La presenza di diversi sacerdoti della diocesi, come del provinciale dei frati minori, e l'animazione del coro di Chiusi della Verna hanno reso un senso di profonda ecclesialità alla celebrazione e all'inizio di questo anno giubilare. Simone minime nel mondo 25 ... ch’io porti l’unione Riportiamo la lettera del Cardinal Fernando Filoni, letta al termine della Concelebrazione del 3 novembre, da Don Carlo Fabris, incaricato di rappresentarlo: Reverenda Madre, sono lieto di unirmi spiritualmente a Lei e al Suo Istituto nel ringraziamento al Signore per il dono della vostra Fondatrice, la Beata Maria Margherita Caiani, di cui ricorre il centocinquantesimo anniversario di nascita. Mentre le esprimo il mio compiacimento e le più vive felicitazioni per questo significativo evento nella vita dell’Istituto, auspico che l’esempio luminoso della Beata Fondatrice, la quale ha fatto dell’ideale francescano e della devozione al Sacro Cuore la sua regola di vita, possa essere uno stimolo ed uno sprone per tutte le religiose ad una sempre maggiore fedeltà al carisma a cui Ella, con provvidenziale intuizione, si è voluta ispirare. Mi è gradito cogliere l’occasione per ringraziarLa vivamente della preziosa testimonianza di vita consacrata resa dal vostro Istituto e della pronta e generosa disponibilità con cui le Suore Francescane Minime del Sacro Cuore mettono la loro esistenza a servizio delle varie necessità della Chiesa, in particolare offrendo un importante contributo all’opera di evangelizzazione in ben cinque Paesi di Missione. Mentre, in questa fausta ricorrenza, Le assicuro il mio speciale ricordo nella preghiera e la mia benedizione, profitto volentieri della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio dev.mo, Card. Fernando Filoni Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli 26 Intervento di Don Carlo Fabris: Reverenda Madre Generale e carissime Minime Suore del Sacro Cuore, è per me una grande gioia condividere, a nome e per conto del Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e mio Superiore, questo momento solenne di festa in questa ricorrenza particolarmente significativa per il Vostro Istituto: i centocinquant’anni dalla nascita della Vostra Fondatrice, la Beata Maria Margherita Caiani. (…) Vi invito a mantenere o, se necessario, a ritornare a quella fedeltà e a quell’operosa sobrietà che deve caratterizzare ogni religiosa e ogni comunità nella testimonianza di dono totale a Dio, amato sopra ogni cosa, nell’imitazione di Cristo che da ricco si è fatto povero per noi, e nell’essere sempre più in mezzo ai fratelli segno luminoso che preannuncia la gloria celeste, cioè la fiaccola di evangelica memoria, che non sta sotto il moggio, ma sopra il lucerniere, per fare luce a quelli che sono nella casa. Infine, vi invito ad aprirvi sempre più alla dimensione missionaria che è costitutiva della Chiesa. Fra i territori dipendenti dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli in cui è presente ed opera il vostro Istituto, vi è lo Sri Lanka, compresa l’Arcidiocesi di Colombo (…). VITA DI FAMIGLIA Auspico che possiate sempre più allargare i vostri orizzonti missionari ed anche l’Africa nera, definita dal Papa “polmone spirituale dell’umanità”, possa beneficiare della vostra provvidenziale presenza e testimonianza di vita consacrata. Qualche tempo fa ho sentito un’espressione che mi ha colpito e che mi piace ripetere, come una specie di consegna in questo giorno solenne in cui fate memoria della vostra Beata Fondatrice: la vita è un tornare in avanti. Tornare come l’albero che torna alle sue radici per ritrovare la forza vitale che lo rende rigoglioso e forte, riscoprire cioè ed attingere a piene mani a tutta la ricchezza del patrimonio dell’Istituto, lasciato in preziosa eredità dai fondatori, il quale va gelosamente custodito, difeso e incarnato. Tornare sì, ma avanti: cioè mantenere un saldo ancoraggio al passato, ma senza lasciarsi imprigionare e paralizzare da esso, cioè senza ripiegamenti nostalgici o, peggio, pessimistici, bensì respirando il futuro, nella ricerca instancabile di nuovi modi per rendere attuale il carisma fondativo e continuare ad arricchire la Chiesa del proprio contributo nell’opera di evangelizzazione e di apostolato, che non consiste nel disperdersi in tante attività, ma nella testimonianza della vita consacrata, vissuta con fedeltà e coerenza sino alla fine. minime nel mondo 27 ... ch’io porti l’unione La risposta all’invito di partecipazione alla Solenne Concelebrazione, fatto da Madre Agnese, ha superato ogni aspettativa. Lo dimostrano le seguenti RISONANZE: Carissima Madre, le scriviamo per ringraziarla di cuore per averci invitato a partecipare alla grande festa per la ricorrenza del 150° anniversario della nascita della vostra Madre Fondatrice. La ringraziamo per la calorosa accoglienza che lei e le sue suore ci avete riservato: ci ha veramente commosso, ci siamo sentiti in famiglia! E’ stata per noi un’esperienza unica, straordinaria e coinvolgente. Abbiamo avuto il piacere di rivedere tante suore che ci hanno dimostrato la loro stima e la loro amicizia. Abbiamo visto il calore della gente che si stringeva intorno alle loro suore in questo momento di festa e ci ha fatto piacere vedere quanto siano apprezzate e stimate. Autorità civili e religiose, bambini e anziani, giovani e adulti, famiglie intere, tantissime persone, tanto che la 28 chiesa pareva diventata piccola da non poter contenere tutte quelle persone che si stringevano in un forte abbraccio alla Madre Fondatrice e alle sue Suore. Abbiamo avuto la possibilità di sentire le parole del Vescovo che ci hanno particolarmente colpito e che con l’immagine del “cuore rosso e delle scarpe sporche” ci ha fatto capire quanto sia stato grande il carisma della vostra Fondatrice, quale vita di santità abbia vissuto e quali siano i veri valori che ha trasmesso non solo alle sue figlie ma anche ad ogni credente. E’ stata un’esperienza che ci ha arricchito lo spirito e ci ha aperto e scaldato il cuore e di questo le siamo ancora veramente grati. Vorremmo riuscire a trasferire un po’ di questa nostra esperienza anche a Porlezza, nella nostra comunità, nel nostro lavoro, perché l’esempio che la Madre Margherita Caiani ci ha trasmesso possa essere di aiuto anche ad altri e possa servirci a riscoprire i veri valori di cui la nostra società, in questo momento particolarmente difficile, ha bisogno. Attilio e Laura Giossi VITA DI FAMIGLIA Sabato 3 novembre, siamo partiti da Riotorto (vicino Piombino) alla volta di Poggio a Caiano, per condividere con le nostre carissime suore un momento di gioia: la celebrazione dell’inizio di un anno giubilare per l’Istituto, in occasione del 150° anniversario di nascita della Beata Maria Margherita Caiani. Siamo arrivati con un po’ di anticipo rispetto all’orario della Messa e, come sempre siamo stati calorosamente accolti da tutte le sorelle. A testimonianza dell’affetto che lega i Poggesi e non solo, a questo Istituto, la Chiesa di Santa Maria del Rosario, seppur capiente, non è riuscita a contenere tutte le persone convenute per vivere questo momento di festa. Il “cuore rosso” e le “scarpe sporche” sono stati i tratti distintivi indicati dal Vescovo come caratteristiche irrinunciabili nella via della santità. Tutta l’omelia, con riferimento continuo alla Madre Caiani, è stata una opportunità per conoscere meglio questa donna che ha vissuto il suo quotidiano in un rapporto semplice con il Signore e con il prossimo. Angela, Paolo, Vivian e Anita Il 3 novembre 2012 è iniziato ufficialmente il 150° anniversario della nascita della Beata Margherita Caiani, colei che ha dato vita all'Istituto Sacro Cuore di Poggio a Caiano. In quel giorno il Vescovo di Pistoia Mansueto ha usato nella sua omelia alcune parole che lasciano il segno per sempre. Alla domanda: “chi è il Santo?” egli ha risposto così: "Il Santo è una persona che ha il cuore rosso e le scarpe sporche". Si tratta di una persona che ha il cuore colmo di amore per Dio e per gli altri; un cuore che è vivo, fiammante, ardente, pronto a dare. Ma ha anche le scarpe sporche perché sta in mezzo agli altri, rischiando ogni giorno di sbagliare ma scegliendo ogni volta di impegnarsi, rinunciando un po' forse anche a se stesso e mettendosi in discussione. Ciascuno di noi può essere questa persona perché, se è vero che siamo figli di Dio, ereditiamo come tali qualcosa di Lui e quindi la nostra umile e umana "divinità" può e deve essere estrinsecata attraverso la nostra opera quotidiana e instancabile con le persone che ci circondano. Nessuna esclusa. Tutto questo ci deve far riflettere come genitori, come educatori e come formatori. minime nel mondo 29 ... ch’io porti l’unione Sì, perché non possiamo permetterci di far scolorire il nostro cuore, di pulirci le scarpe o tirarci indietro, siamo chiamati a compiere un dovere e lo dobbiamo svolgere al meglio. Ce lo chiede Dio, che è in noi, ce lo chiedono i bambini, germogli di una società futura che dobbiamo proteggere, educare, amare, nutrire affinché domani sia migliore di oggi. In una sua poesia Marianne Williamson diceva: "Siamo nati per manifestare la Gloria di Dio che è dentro di noi. Non è solo in qualcuno di noi, è in ciascuno di noi, e quando permettiamo alla nostra luce di brillare, consciamente concediamo agli altri di fare altrettanto." Monica Cesari 30 La cosa importante non è sapere chi sono ma che ero presente, il pomeriggio del 3 novembre, alla solenne Concelebrazione che ha aperto l’Anno Giubilare dedicato alla Beata Caiani. Anche se seduto “sullo sgrimolo” di una panca, ho potuto assaporare vecchie sensazioni come quando, meno peccatore, gustavo e vivevo le cerimonie religiose. Scomodamente seduto sulla panca, tenevo il gomito appoggiato sulle gambe per non cascare; nel palmo della mano affondavo il mento per sorreggere la testa con l’intento di trovare, chiudendo gli occhi, una posizione neutra che mi consentisse di ascoltare senza distrarmi. Rannicchiato com’ero, ho potuto farmi trasportare dai canti del coro, estraniandomi al punto di percepire i battiti del cuore. Ho ascoltato l’omelia del Vescovo, “Cuore rosso e scarpe sporche”, sviluppata egregiamente. Ho visto la commozione sui volti. Ho visto la semplicità del nostro parroco che, in casa sua, si è messo in un cantuccio dietro tutti i celebranti. Ho visto la gioia della festa, derivata dai segni VITA DI FAMIGLIA e dalla presenza dei nostri pastori. Madre Caiani era una viva testimonianza del fatto che Cristo è presente veramente e, come gli innamorati, non si stancava di adorarlo. Non si stancava perché percepiva la Sua presenza fisica. Per lei era veramente vivo e quindi non poteva sentire la fatica, anche notturna, quando gli faceva compagnia. Dobbiamo ringraziare Dio per quello che le nostre suore fanno e per l’impegno che mettono nel cercare di trasmetterci ciò che è vero; dobbiamo ringraziarlo doppiamente per averci dato Madre Caiani a scuotere le nostre sonnolenti menti. Non potremo avere le scarpe motose come quelle della Madre, è quasi impossibile, ma un pochino più sudice sì. Perché se cominciamo, piano piano, ad avere le scarpe un po’ meno lucide, sicuramente potrà germogliare giustizia, equità, condivisione e amore: uniche armi vincenti contro l’indifferenza e la disonestà. Chi crede non deve avere paura a testimoniare il vero né a percorrere una strada polverosa. Un cercatore cieco L’anno dedicato al 150° anniversario della nascita della Beata M. Margherita Caiani, è iniziato con una solenne celebrazione liturgica nella chiesa parrocchiale. La chiesa era strapiena: popolo, frati e suore, preti e diaconi, nessuno mancava all’appuntamento con Madre Caiani. C’era anche il nostro Vescovo che, parlando di “cuore rosso” e di “scarpe sporche”, ha voluto evidenziare l’amore che la Beata aveva per Cristo e i fratelli. Il suo cuore, infiammato dall’amore di Dio, era un tutt’uno con l’amore verso i fratelli dai quali andava sporcandosi le scarpe. La Concelebrazione è stata suggestiva e partecipata. Madre Caiani la sentiamo sempre accanto a noi, ne avvertiamo quasi la presenza fisica. Alla consacrazione, quando Cristo si fa pane per noi, la vediamo ogni volta prostrata in adorazione, abbandonata tra le braccia del suo Signore, prendere su di sé tutte le nostre sofferenze ed offrirle a Gesù Cristo, il Salvatore. Grazie, Marianna, nostra madre e sorella per sempre! Claudio e Daniela Cecchi minime nel mondo 31 ... ch’io porti l’unione Quando ho oltrepassato la soglia della porta della chiesa e l’ho vista gremita di tantissimi fedeli, ho pensato come ancora, a distanza di un centinaio di anni, il messaggio di Madre Caiani sia attuale. Fatti pochi passi, la sensazione di gioia e di festa tutta particolare stava aleggiando in tutta la chiesa. Le cose che mi hanno fatto riflettere sono state sicuramente le parole che ha pronunciato il vescovo Bianchi nella sua omelia durante la Celebrazione Eucaristica: Suor Margherita Caiani è stata “la donna dal cuore rosso e dalle scarpe sporche”. Il cuore rosso colmo di amore per il Cuore di Gesù; spesso la Madre pregava quel Cuore durante la giornata. Soprattutto mi sono sentito interpellato e chiamato in causa dall’invito fatto dal Vescovo di non aver paura di insudiciarci le scarpe. L’esempio della nostra Beata ci esorta a buttare giù i muri, soprattutto quelli fatti dal nostro egoismo, dal nostro io, dalla nostra arroganza e dalla nostra superbia. Ci esorta a uscire per la strada, come faceva Madre Caiani, per mettersi al servizio degli ultimi. Un volontario della Misericordia 32 C’ero anch’io tra le tantissime persone presenti alla Celebrazione Eucaristica che ha aperto l’anno giubilare dei 150 anni della nascita della nostra Beata M. Margherita Caiani. Mi piace chiamarla “nostra” perché la sento tale e considero che sia una grazia ed una grande benedizione avere una concittadina “Beata”! Dopo le belle emozioni, fatte di sentimento che ti riempiva il cuore e l’anima facendoti sentire avvolta da un senso di serena pace, tornando a casa, riflettevo e pensavo a Lei, donna di un tempo in cui, in quanto donna, non era per niente facile fare determinate scelte. Lei però aveva certamente il coraggio e la determinazione che solo un grande ed incondizionato amore per Dio danno la forza di portare avanti scelte per quel tempo non facili. VITA DI FAMIGLIA Madre M. Margherita, con il suo coraggio, è vicina alla donna dei nostri tempi, a tutte noi che possiamo quotidianamente pensare a lei come ad un esempio, per la dimostrazione di quel coraggio di vivere la propria vita in un affidamento totale a quell’amore divino che ti prende, ti coinvolge e ti rende capace di avere la forza di compiere, nella semplicità, azioni coraggiose di testimonianza cristiana. Il Suo miracolo quotidiano lo trovo in ciò che di Lei ha fatto e fa arrivare a noi oggi, con le nostre suore, per ciò che sono e che fanno. Lo trovo nei suoi messaggi che pun- tualmente, quando li leggo, colgono l’interrogativo dell’animo dando l’indirizzo di una via da seguire. Lo trovo infine, in questa grande grazia che ci dà nel celebrare il Suo anno giubilare all’interno dell’anno della fede. Chiara Malinconi E’ il primo anno che faccio parte di questa realtà e non ho potuto fare a meno di notare con quanto calore il paese abbia partecipato a questo evento. “Il cuore rosso e le scarpe sporche…”. “La vita è tornare avanti”. Queste parole mi sono rimaste dentro. Il cuore di ciascuno di noi deve essere rosso d’amore e di passione intesi nel senso più ampio, religioso ed educativo, lasciandoci coinvolgere totalmente in quello che facciamo. Dobbiamo “sporcarci le scarpe”, scendere in campo sempre in prima persona cercando di dare il massimo, seguire il percorso della fede in maniera attiva e completa, impegnandoci con tutte le nostre energie. La vita attuale è frenetica, è un continuo “rincorrere” ogni singolo minuto, ma non dimentichiamo i veri valori e il passato che ci devono far da guida nel nostro cammino per “tornare avanti”. Una mamma minime nel mondo 33 ... ch’io porti l’unione Tempo d’Avvento: tempo di Maternità Il Signore, nella Sua Divina Misericordia, ci ha concesso una giornata di spiritualità ad Arenzano (GE). Dopo un primo momento dedicato alla preghiera e alla meditazione guidata da S.E. Mons. Guido Sanguinetti sul tema “Chiamate a far risplendere la parola di verità”, è stata celebrata la S. Messa. Il pomeriggio è stato riservato al profilo spirituale di chi ha saputo “lasciarsi conquistare da Cristo”. Ed ecco che, per i 150 anni dalla sua nascita, la figura della Beata M. Margherita Caiani si è lasciata “guardare per condividere” con altre sorelle di altre Congregazioni. +Il sottofondo musicale e lo scorrere di una proiezione di immagini ha riscaldato il cuore nell’attesa dell’incontro con S.E. Cardinale Angelo Bagnasco che “ha spalancato le porte” sul Mistero Mariano, espresso nel tempo d’Avvento. Introducendo l’importanza della vita religiosa all’interno della Chiesa che vede come “atto costitutivo” Dio, che in Cristo sposo ha fatto un “patto nuziale”, la riflessione di S.E. si è concentrata sulla maternità nella Chiesa. “Quando una religiosa vive con pienezza e consapevolezza sul piano dello spirito la propria maternità – ha precisato – la comunità cristiana ha qualcosa di diverso che fa più casa e più famiglia”. A questo dono, che è il carisma fondamentale della 34 VITA DI FAMIGLIA vita religiosa in genere e la peculiarità specifica della vita religiosa femminile, si associano i carismi di ogni Congregazione per cui quella stessa maternità si può esprimere nell’assistenza ai malati, ai bambini, ai poveri e in altri mille modi. Essere “madre” vuol dire, quindi, essere segno di questa “nuzialità di Dio verso il mondo” che all’interno delle comunità religiose si fa fraternità. Nell’Avvento l’Attesa diventa la promessa spirituale della vera liberazione che è la liberazione dal peccato, dall’indegnità morale. Dio ci è venuto a liberare dal “non senso dell’esistenza”. Dice Sant’Agostino che la Madonna, nel momento dell’Annun-ciazione, concepisce nel grembo ciò che aveva già concepito nella sua mente. Ecco la pagina della fede: Maria diventa Madre perché rinnova il suo essere discepola, il suo fidarsi, anche se non conosce ancora cosa vuol dire entrare dentro la Parola di Dio. Madre! Tu sarai la Madre dell’Altissimo. Ma come è possibile questo? Io non conosco uomo, dimmi Tu la strada. In questa domanda c’è già il sì di Maria: io sono disposta, ma dimmi come. Non è una mancanza di fede, è una adesione obbediente alle parole dell’angelo, perchè umanamente non è possibile; c’è una zona oscura, misteriosa in questo annuncio che chiede a Maria proprio un “atto di fede”: sia fatta di me secondo la Tua parola, non perché la Tua parola sia chiara e comprensibile ma perché l’hai detta Tu. E’ un momento delicatissimo per Maria: la situazione, umanamente, suggerirebbe di stare a casa al riparo del suo villaggio, nel silenzio dell’anima a gustare la bellezza di quello che portava in grembo; Maria invece si mise in viaggio e raggiunse in fretta la cugina Elisabetta. Maria previene il bisogno, partendo sollecita… Qui il grande esempio della carità, la prontezza generosa di non aspettare che l’altro mi chieda. Maria è andata da Elisabetta, anche per condividere la Gioia. Il bisogno dell’anima è di poter incontrare un’altra anima e comunicare il mistero di Dio a qualcuno che ti possa capire, e gioire con te tanto da sfociare nel Magnificat. La comunità di Genova minime nel mondo 35 ... ch’io porti la gioia SCUOLA PARITARIA S. CUORE DI CARPI Via Curta S. Chiara - 41012 Carpi (MO) Tel. 059688124 - Fax 059630091 e-mail: [email protected] www.sacrocuorecarpi.mo.it Carpi, 06 ottobre 2012 Gent.ma suor Ferdinanda, sono Franco Bussadori il preside dell’Istituto “Sacro Cuore” di Carpi, di cui Don Massimo Dotti è il gestore. Il terremoto che ci ha colpito ha provocato seri danni all struttura muraria, ma non ha intaccato la nostra volontà di ricominciare. Grazie alla solidarietà di enti, associazioni e privati e scuole come la vostra siamo riusciti ad iniziare i lavori di restauro che proseguiranno, si presume, fino all’agosto del 2013. Il prossimo anno scolastico, quindi, se tutto procederà nel migliore dei modi potremo rientrare nelle nostre aule. La nostra scuola è ospitata presso il complesso oratoriale di Carpi, che oltre alla scuola Sacro Cuore accoglie altre realtà come l’associazione “Effatà” che si occupa dei bambini dislessici o con difficoltà di apprendimento, l’hip-hop, un dopo-scuola per bimbi e ragazzi, le cui famiglie si trovano in difficoltà economiche e sociali, l’associazione sportiva”Carpine”, una scuola di musica per ragazzi, l’Azione Cattolica Ragazzi e il Gruppo “AGESCI” Carpi1. Tutte realtà che si occupano, a diverso titolo, dell’educazione dei giovani. Penso quindi che il valore custodito da queste mura sia un bene da conservare perché continui ad essere a disposizione della comunità carpigiana. Desidero ringraziare veramente di cuore Lei, tutti i genitori e i bimbi della scuola per questo contributo, che verrà utilizzato per “salvare” il “Sacro Cuore”. Credo che i gesti di solidarietà come il vostro abbiano una grande valenza educativa e formativa nei confronti dei bambini che vanno educati sì con le parole, ma soprattutto con l’esempio e la testimonianza. In attesa di poter entrare nei moduli prefabbricati, riusciamo a “fare scuola” presso due Parrocchie e la sede dell’ Università della Terza Età, che ci hanno accolto con grande entusiasmo. Questi momenti di sofferenza e grande incertezza si sono così trasformati in una occasione di testimonianza. Nel rinnovare i miei ringaziamenti, quelli del nostro gestore Don Massimo, dei nostri bimbi e ragazzi e di tutta la comunità educante, porgo a Lei e a tutta la vostra comunità i più sinceri e cordiali saluti. il preside Franco Bussadori Ps. Appena ci saremo sistemati vi farò scrivere direttamente dai bambini così potremo restare in contatto e pensare ad un gemellaggio tra i nostri due “Sacro Cuore”. 36 ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE Una festa molto attesa! La festa liturgica della nostra Beata Madre Fondatrice Sr M. Margherita Caiani è una ricorrenza sempre molto sentita anche dai nostri ospiti. Per questo, suore e ospiti, abbiamo preparato questa ricorrenza con un “Triduo di preghiere e letture della nostra Beata”, e con una solennità particolare in questo “Anno della Fede”, indetto dal Santo Padre, e con l’inizio del 150° anniversario della nascita della nostra Madre Fondatrice. Oggi, tutti puntuali alla Celebrazione Eucaristica che si è svolta nel salone grande, dove era stata preparata la mensa Eucaristica, con la presenza dei nostri ospiti; in carrozzina e presidi vari, ma tutti vestiti a festa e felici di partecipare. questo lo aveva capito bene e cioè che senza la preghiera non poteva dedicarsi al servizio dei fratelli. In Marta e Maria questi due aspetti convivono, il servire e l’ascolto sono presenti, e questo insegna anche a noi e lo insegna alle nostre suore che vedono nella loro Fondatrice un esempio, colei che ha fatto vivere nella sua vita Marta e Maria! Nella seconda lettura S. Paolo, ci dice di rivestirci di sentimenti di misericordia, di bontà, di mansuetudine e di pazienza. Sono questi i sentimenti che anche noi oggi invochiamo su questa famiglia che è la Casa di Riposo, sulla famiglia delle Minime e su tutti noi, perché ogni giorno sappiamo imitare Gesù nei suoi sentimenti, perché solo questo ci rende felici. Il nostro parroco Don Massimiliano e Padre Artemio, superiore dei Cappuccini, hanno concelebrato e all’omelia Don Massimiliano ha fatto una sintesi sul Vangelo di Marco dove si parla di Marta e Maria, … “ci sono momenti della nostra vita, ha detto il nostro parroco, in cui noi dobbiamo essere più Maria che Marta, ma queste due sorelle devono sempre vivere nella nostra vita. Ogni giorno noi dobbiamo metterci in ascolto per servire, non c’è l’una senza l’altra, e la Beata Maria Margherita Caiani Alla celebrazione erano presenti tante altre persone; il coro della Parrocchia di Decimo per animare la liturgia, l’associazione delle Dame di S. Vincenzo, e parecchi parenti degli ospiti. E’ stato molto bello alla fine della celebrazione il canto “Dal pio colle di Poggio a Caiano”, che ha suscitato in ciascuna di noi, ricordi ed emozioni. Come segno di fraternità c’è stato un momento di ristoro per completare nella gioia e serenità questa bellissima festa! Sr M. Gabriella Torselli minime nel mondo 37 ... ch’io porti la gioia 200 giorni insieme per conoscere il nostro territorio tra storia fede e cultura Immaginando questo interessantissimo percorso proposto e certamente realizzato con grande vantaggio per tutti, mi viene subito in mente (celebrando il 150° anniversario della nascita di Madre M. Margherita Caiani) di porre l’attenzione su quel minuscolissimo “semino di senapa”, evidenziato in una Parabola dell’Evangelista Matteo (cap.13): “Il Regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa che un uomo prende e semina nel suo campo….” Nel “minuscolo semino” ci vedo davvero la futura Fondatrice del nostro Istituto, che ha contribuito a centrare un valore di inestimabile importanza. Madre M. Margherita, infatti, nelle sue primissime indicazioni, così si 38 esprime: “Le Figlie del Cuor di Gesù si ricordino che è loro principale dovere di aver cura speciale delle povere bambine, perché la classe di esse è la più numerosa, e per conseguenza la più bisognosa di aiuto e di assistenza. Procurino che l’istruzione e l’educazione siano tali che valgano ad ingentilirne il cuore, a nobilitarne le azioni e a rialzare la posizione sociale” (Reg e Cost. 1901). La parabola prosegue dicendoci che il semino, crescendo, dette vita ad un grande albero dai frutti del quale scaturirono numerosissimi altri semi. Ed ecco il meraviglioso sviluppo che Dio pose nel cuore della nostra Beata: le sue figlie spirituali si sentirono spinte dalla forza e dall’amore di Colui che le aveva chiamate nella “sua vigna” ad oltrepassare mari e oceani (Cina, Egitto, Brasile, Israele, Sri Lanka) per comunicare, con la loro vita, questo grande valore. ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE • Ho paura di uscire fuori al sole a causa dei buchi dell’ozono. • Ho paura di respirare l’aria perché non so quali sostanze chimiche contiene. • Io sono una bambina e non ho tutte le soluzioni, ma mi chiedo se siete coscienti del fatto che non le avete neppure voi. Ed oggi abbiamo la gioia di “conoscere” Severn Suzuki che ci riempie il cuore di gioia, constatando che niente viene perduto di ciò che Dio suscita: Severn, a 9 anni, assieme ad altri bambini, fondava un’organizzazione di piccoli impegnati nella difesa dell’ambiente e a 12 anni catturò l’attenzione del mondo intero con il suo discorso di soli 6 minuti, alle Nazione Unite nel 1992: “Venendo a parlare qui a nome di tutte le generazioni è perché sto lottando per il mio futuro e il loro futuro. • Per parlare a nome dei bambini che stanno morendo di fame in tutto il Pianeta e le cui grida rimangono inascoltate. • Se non sapete come fare a riparare tutto questo e altro, per favore, smettete di distruggerlo. • Sono solo una bambina, ma so che siamo tutti parte di una famiglia che conta miliardi di persone. E nessun governo, nessuna frontiera potrà cambiare questa realtà. • Sono una bambina ma so che dovremmo tenerci per mano e agire insieme come un solo mondo per raggiungere un solo scopo.” Sr M. Sandra minime nel mondo 39 ... ch’io porti la gioia In cammino nell’anno della fede dal sito: www.suoreminime.com “Non temere, soltanto abbi fede”: Con questo titolo, che è un perentorio invito di Gesù alla fede e alla speranza, il giorno 29 novembre, è iniziato in Casa Madre il cammino di approfondimento sull’anno della fede guidati e accompagnati dal carisma di Madre Caiani, della quale in questo anno celebriamo i 150 anni dalla nascita. Dopo la messa del 3 novembre che ha segnato la prima tappa di questo 40 importante anno, l’inizio di questo percorso, aperto a tutti, rappresenta uno stimolo e un aiuto per camminare, riprendere, approfondire la propria fede. Stimolati dal documento del Papa, “Porta Fidei”, è un cammino che aiuta a fissare lo sguardo sulla nostra fede aiutati dalla Parola di Dio, dal Catechismo della Chiesa, dal Concilio, dagli scritti semplici e immediati di Madre Caiani. ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE Le RSA per scambi di Auguri La sigla di R. S. A. (Residenze Sanitarie Assistenziali) spesso rimanda ad un ambiente che ospita persone anziane e non, tristi, senza alcuna motivazione né voglia di vivere. E’ vero che tali strutture ospitano persone che necessitano di assistenza medica, infermieristica e riabilitativa, ma l’incontro avvenuto il 2 dicembre scorso nella Casa Madre, ha smentito in qualche modo questa teoria a un’unica direzione, rafforzando la fiducia nei protagonisti delle due RSA di Bonistallo e di San Casciano incontratisi per un sereno scambio di auguri natalizi, “gratificando” gli operatori che, con passione, investono nelle potenzialità dei destinatari i quali, stimolati, danno il meglio di sé, ma soprattutto dimostrando ai presenti che sempre esiste nella persona uno spazio di creatività da far emergere e metterla a disposizione. La serata è stata animata da canti, poesie e vivaci drammatizzazioni: il clima auspicato per una preparazione ormai prossima al Natale! Un grazie riconoscente a tutti coloro che, quotidianamente, si fanno “prossimi” a queste persone anziane e in difficoltà, non solo con le cure necessarie, ma soprattutto con un’accoglienza cordiale e premurosa. Un familiare minime nel mondo 41 ... ch’io porti la gioia Con il cuore si crede Non bisogna scordarci mai che Dio ci ama, che non mette limiti, ma li abbatte. Ogni soggiorno a La Verna, anche se breve, mi ricorda questo concetto che Dio piano piano sta imprimendo nel mio essere: c’è ancora tanta strada. Anche se a fatica, non smetterò di camminare. Il silenzio, la preghiera ma soprattutto la fede, ci portano al vero principio di tutto: questo Maria lo portava nel cuore fin dall’Annunciazione e con l’esempio della sua vita lo ha donato a noi. Grazie di tutto, purtroppo scrivo poco e queste cose non sono il mio forte. Comunque, so solo dire… Grazie! Francesco Io sono venuta alla Verna con uno stato d’animo per niente tranquillo, anzi, pieno di preoccupazioni e di tristezza. Quasi non volevo venire! Poi, fin dalla prima sera, il Signore m’ha mandato come dei segnali attraverso le letture che abbiamo fatto. Ho visto spesso scritto “scelta”, parola chiave che in quest’ultimo periodo mi ha fatta andare in tilt. Ho molte idee in testa, sono con- 42 fusa, voglio fare tante cose ma non ho il tempo materiale per attuarle e questa situazione porta a una scelta che mi sembra impossibile! Non riesco a comprendere quale sia quella giusta (o quelle giuste), non capisco cosa Dio sta progettando per me! Sono quasi alla fine di un periodo importante (il liceo) e ancora non ho deciso cosa fare dopo… So che è ancora presto e che la mia reazione può sembrare esagerata ma sto proprio andando “di fuori”, anche perché il tempo passa in un baleno! Insomma, ho una grande confusione! Ma, il Signore riesce sempre a tirarti su di morale; dice una lettura: “Dio entra nella vita, che è fatta anche di turbamenti, di emozioni confuse e porta nuove stelle polari. Entra nella vita, anche se è inadeguata. O forse proprio per questo! Non temere la tua debolezza (…) Dio salva!”. Ed ecco che mi si riaprono gli occhi, il cuore, l’anima e dico: “Signore, a volte mi sembra che tu mi abbandoni a me stessa, ai miei problemi, ma come riesco a riflettere un attimo di più, ecco che Tu arrivi, che mi dai un segno. Non mi lasci mai!”. A volte affronto la vita in maniera timida e non riesco a superare gli ostacoli perché mi sento sola… ed ecco che la tua mano mi prende, mi dà una spinta e subito divento più tosta e nulla mi ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE ferma! Grazie a questi tre giorni ho acquistato fiducia in me, sono sicura che riuscirò a riconoscere le mie doti e i miei difetti e sono certa che Tu, Signore, mi guiderai per la via migliore, quella che hai scelto per me! “Coraggio, non temere, io sarò con te”: frase che porterò sempre dentro il mio cuore. Signore, apri la mia anima e illumina l’oscurità che è in me! … Ringrazio anche per i bei momenti di condivisione con le suore. E’ grazie a loro che Dio ci trasmette la sua immensa Misericordia! Valeria Grazie perché anche questa volta la Verna mi dà una conferma, che io ho una vocazione, bella, forte e non posso sprecarla. Quindi vado via con una voglia matta di non sprecare nemmeno una persona che il Signore mi mette davanti. La voglio amare proprio come Maria amava Gesù. Vi voglio bene! Ema Amare, voce del verbo morire. A me è rimasta impressa questa frase perché è quella che mi ha accompagnato in questi tre giorni a La Verna ed è quella che mi darà la forza di risolvere i problemi che ho lasciato a Viareggio. Dio mi ha illuminato per l’ennesima volta. Eva Cercare Dio, costantemente, per poi accorgersi di averlo sempre accanto. Questo monte, queste esperienze sono alcune delle tante prove che Dio esiste e che è presente in mezzo a noi, in attesa di una nostra, anche minima, attenzione. Prego per chi è in cerca della Verità e per quei bambini che devono ancora nascere, o nati, per i quali i genitori non hanno preso in considerazione la via della fede. Daniela O. minime nel mondo 43 ... ch’io porti la gioia Sapete cos’è una sinfonia? Le parole di una famosa lettera indirizzata ai ragazzi dall’allora Cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, hanno fatto da traccia per lo spettacolo del Natale degli alunni della nostra Scuola Elementare. I nostri ragazzi sono stati bravissimi a intervallare con canti e danze le riflessioni del Cardinale che sono state recitate mentre, sul palco del Teatro Ambra, scorrevano le immagini delle diapositive. 44 altre percussioni. Qualche volta suonano perfino i piatti! Nella sinfonia ogni musicista dell’orchestra suona la propria parte molto bene e nel momento giusto. E così, anche se tutti suonano insieme e nello stesso luogo, non fanno confusione. E il concerto è bello, armonioso e affascinante. Ora, questa sinfonia non è necessario sentirla con le orecchie, ma si può vedere con gli occhi e sentire col cuore. Guardando il presepe, dovremmo ritrovare lo spartito dove tutte le persone sono insieme e ognuna fa più bello il suono – cioè la vita! – degli altri. Riteniamo opportuno riportare i punti più significativi del testo: La sinfonia del Natale, come è scritta e “suonata” nel Vangelo, non è solo un sottofondo da grandi magazzini nelle giornate di acquisti, non è un passatempo per pochi privilegiati, è salvezza per il mondo intero, è gioia per gli uomini tristi, è bellezza che può cambiare la vita di ognuno di noi. Carissimi ragazzi, Sapete cos’è una sinfonia? E’ una musica bellissima. Quando la senti, non c’è un solo strumento musicale che suona, ma ce ne sono tanti: i violini, i violoncelli e i contrabbassi; le trombe, i flauti, i corni e gli strumenti a fiato; i tamburi, i tamburelli, il triangolo e le Se tutti, nelle giornate piene di problemi e di affanni che ci rendono spesso nervosi, avremo sempre in testa – e nel cuore! – la musica che il Signore ci ha affidato, saremo più contenti di vivere insieme. Saremo anche più simpatici e allegri. Proprio come piace a Gesù. Sì, il vero segreto di quella meraviglio- ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE sa sinfonia che vi vogliamo raccontare è che il direttore d’orchestra è Gesù! Guardando e riguardando il presepe, riuscirete a capire che lì c’è tutto il mondo e che tutti ci stanno bene perché guardano verso Gesù Bambino. Così come in una vera orchestra i musicisti guardano tutti il direttore. Che cosa potrebbe accadere nel presepe, come nel mondo, se togliessimo Gesù? I Magi andrebbero ciascuno per la propria strada come i moderni uomini d’affari. La cometa si perderebbe tra miliardi di stelle nella galassia. I pastori comincerebbero a litigare fra loro per occupare con il gregge il pezzo di suolo migliore di quello degli altri. La porta delle casette si chiuderebbe con un triplo catenaccio, l’acqua della brocca passerebbe dalle mani di una donna generosa alla produzione di una multinazionale che la venderebbe a peso d’oro, lasciando nella sete milioni e milioni di persone. Le palme e gli ulivi si ammalerebbero per l’inquinamento selvaggio. Erode continuerebbe a seminare terrore, ingiustizia, guerra e morte. Se invece tutti guardiamo Gesù e andiamo verso di Lui, riusciamo ad esprimere “il meglio del meglio” che c’è nel mondo e ciascuno sarà capace di dare ciò che ha di più bello. E tutti lo apprezzeranno e gioiranno insieme. Sì, perché in Gesù, l’insuperabile Figlio di Dio, possiamo vedere l’esempio per- minime nel mondo 45 ... ch’io porti la gioia fetto di come può essere ogni uomo. Lui è capace di dare il vero valore alla bellezza di ogni persona, senza togliere niente alle altre. Lui, infatti, è capace di tenere insieme miliardi di uomini, come fossero una sola “orchestra” che suona con tutti per tutti. E tutti, in tutto il mondo riescono ad ascoltare e a capire la sinfonia, perché i suoni, a differenza delle parole, sono universali e non hanno bisogno di nessuna traduzione. Così è la “musica” che il “direttore” Gesù comanda. E’ quella dell’Amore! Se vivremo così, il mondo potrà sentire il piacere e il gusto di incontrare tanti testimoni dell’amore di Dio. La prima musica di questa singolare sinfonia del presepe la possiamo sentire provenire da una serie di statuine: il falegname, il fornaio, i pastori… Sono tutte persone al “lavoro”. E mentre lavorano, pregano. 46 Il Cardinale ha elencato diverse preghiere fatte scaturire dal cuore dei diversi personaggi. Il testo è stato attualizzato richiamando alcune persone presenti nel territorio. Il tema dell’anno: “storia, fede, cultura del territorio” è stato sviluppato in modo “artistico” e piacevole. Un GRAZIE cordiale ai docenti, ai genitori per la pazienza e la disponibilità e soprattutto un “BRAVISSIMI” ai ragazzi per averci regalato una mattinata carica di emozioni e di gioia natalizia! R. ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE Natale per noi è... Non so cosa intendessero i Maya per “fine del mondo”, ma sicuramente quello che abbiamo vissuto e gustato Venerdì 21 Dicembre scorso (il giorno fatidico dei Maya appunto) al teatro Ambra le assomigliava molto! Fuori un freddo polare che rendeva ancor più gelido il clima già dimesso di questo periodo di crisi, ma dentro al teatro gli oltre 120 bambini della Scuola dell’infanzia Sacro Cuore di Poggio a Caiano ci hanno scaldato il cuore e permesso di riprendere con più speranza il cammino verso il Natale! Infatti si è svolto il tradizionale spettacolo per gli auguri di Natale, ma quest’anno i nostri bambini si sono davvero superati: sapientemente guidati dalle loro insegnanti i fanciulli di 3-4-5 anni delle 5 sezioni (turchesi, bleu, gialli, arancioni, e rossi) si sono cimentati in canti, attività motorie e piccole danze per raccontarci che cos’è il Natale per loro. Ne è venuto fuori un percorso, che seppur nella semplicità, ha permesso ai tanti presenti, genitori, nonni, fratelli e sorelle, che gremivano all’inverosimile il teatro in ogni suo posto, di cogliere il solo vero messaggio del Natale troppo spesso, specie in questi tempi, dimenticato: un Dio che in Gesù si fa uno di noi per farci vivere nella sua Pace e nel suo Amore. Ma come? Ecco che allora, dopo i saluti e gli auguri portati dalla Madre Vicaria Suor Salvatorica a nome della Madre generale e delle Suore della comunità e dalla coordinatrice didattica Chiara Molli, già dai primi canti eseguiti minime nel mondo 47 .. ch’io porti la gioia molto bene da tutti i bambini insieme, si capiva quali fossero le cose importanti che i nostri figli con la loro disarmante semplicità, ci indicavano come via maestra per vivere bene: la Serenità di vivere in una famiglia dove essere accolti e amati e dove imparare ad amare; la Fiducia come Fede cercata nei fatti di ogni giorno e trovata in Colui che nel Natale viene fra noi; la Speranza come attesa e certezza in un domani migliore; il Perdono come atto assoluto per vivere e ricominciare insieme…. “È la Luce di ogni vita, concludeva uno dei canti eseguiti, luce infinita che splende nelle tenebre del mondo e nella grotta di Betlemme, Luce che possiamo trovare nella grotta della vita”, la grotta del nostro intimo sempre più buio e tetro, ma che aspetta solo di essere illuminato per risplendere di quella Luce che il Divino Bambino ci porta nel Natale! Poi i bambini di 4 e 5 anni, guidati con cura dalla maestra di inglese Mary, hanno eseguito un classico canto di Natale in inglese “Jingle bells” per far giungere a tutti gioiosamente gli auguri di Natale. Infine il cammino che i fanciulli ci facevano compiere, continuava con i 48 ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE più grandicelli di 4 e 5 anni, che divisi per sezione, ci hanno offerto delle attività motorie e delle danze molto ben eseguite e preparate con dedizione dalla maestra di motoria, Lisa, nelle quali i bambini con impegno grande sviluppando la loro coordinazione, l’ordine, la fantasia, la creatività, l’immaginazione, ci hanno condotto e trasportato nel loro mondo fatto di semplicità, di essenzialità, di innocenza, per dirci che davvero ogni ostacolo, ogni difficoltà, tutto può essere superando semplicemente “confidando” nel più bel regalo che il Natale ci fa: l’amico Gesù! Insomma un pomeriggio davvero magico per i presenti che si sono divertiti ed emozionati. A me non resta che ringraziare l’Istituto e la scuola per avermi permesso di poter guidare come presentatore questo spettacolo, ma vi assicuro che è molto di più quello che ho ricevuto da questa esperienza che quello che ho dato e ringrazio in particolare tutte le maestre per quello che hanno dato e continuano a dare ai nostri bambini che quando sono insieme sanno fare grandi cose. Mauro Mazzoni ... ch’io porti il perdono RICONCILIARSI PER RIMEDIARE Riconciliazione Riportiamo due passi tratti dalla lettura del Padre Nostro commentata dall’Arcivescovo Bruno Forte. come noi li rimettiamo Solo chi ha conosciuto il perdono, può anche veramente perdonare. Chi nella vita ha sperimentato la tua misericordia, chi veramente è stato toccato dal tuo dono, non vorrà più stare sul trono del giudice, ma amerà riconoscersi lì dove la tua misericordia l’ha incontrato, dalla parte dei poveri e dei peccatori. Insegnaci, Padre, a perdonare ed amare come tu ami e perdoni. Donaci un cuore di misericordia, che sia umile riflesso del tuo e ci aiuti ad accogliere chi non si sente accolto da nessuno o teme di non avere diritto ad alcuna accoglienza. Facci creare relazioni liberanti, solidarietà che non creino dipendenze, prossimità nutrite di delicatezza, di rispetto e di attenzione. Rendici apostoli della misericordia, che dicano al mondo con la forza umile della verità ciò di cui hanno fatto esperienza ricevendo il tuo perdono e la pace. ai nostri debitori Davanti a te, Padre, ci inviti a ricordare quanti da noi aspettano il perdono. Sarebbe certo strano che noi chiedessimo a loro più di quanto tu hai chiesto a noi per perdonarci: ti è bastato vedere un’ombra di pentimento, un barlume di desiderio, un passo mosso dalla speranza, per correrci incontro. Aiuta chi ci avesse fatto del male ad avere in sé ciò che ci hai donato di avere in noi: e fa’ che il nostro amore lo accolga, il perdono lo sani, la gioia della festa condivisa nella tua casa lo appaghi oltre ogni misura di dare o avere, di calcoli, di offese o di pretese. Aiutaci a dire a tutti e a ciascuno, lo sguardo nello sguardo, che il male è scomparso, che è bello sentirsi amati tutti da te ed amarci con la semplicità e la fiducia di figli dello stesso Padre, il Padre di misericordia. minime nel mondo 49 ... morendo si risuscita alla vita RICORDANDO LE CONSORELLE SR M. ARSENIA COLORU Nata a Nule (SS) il 26 aprile 1919, fece il suo ingresso nellʼIstituto nel 1943. Ha pronunciato il suo ultimo e definitivo “eccomi”, nel clima di lode che ha percorso come un filo dʼoro tutta la sua esistenza, il 21 dicembre 2012. Subito dopo la Professione temporanea, si dedicò allʼeducazione dei bambini nella scuola materna, col desiderio di “attirare tante piccole anime al bene e allʼesercizio delle virtù mediante il buon esempio…”, donando sempre il meglio di se stessa. Nel 1946 manifestò per la prima volta, la sua vocazione missionaria e nel 1957 si avverò “il suo sogno”: essere ammessa tra il numero delle prime sorelle che erano partite per la fondazione della Missione in Egitto. Come tutti gli inizi, i primi anni furono caratterizzati da tante difficoltà e sacrifici, vissuti con gioia ed entusiasmo in un servizio umile tra i pochi cristiani e i numerosi musulmani di quella terra. Aperta e accogliente, per tutti aveva attenzioni: i piccoli dellʼasilo nido, della scuola materna, le bambine interne, le sorelle della comunità, i poveri, i malati, le autorità locali, gli italiani di passaggio. Lʼansia missionaria di portare il messaggio di Gesù, pur nel rispetto delle religioni, era costante nel suo parlare, nello scrivere e nellʼoperare. A ciascuno si donò con amore fattivo: senza riguardo per la sua salute, viaggiava a piedi o in carrozza, sempre con qualche medicina in tasca per chi ne avesse bisogno, ma soprattutto aprendo a tutti il suo cuore. Amava tanto le bambine interne e voleva aiutarle a crescere buone e istruite; pur essendo di carattere fermo ed esigente, era per loro una mamma buona: le accompagnava fino a che, terminata la scuola, non avessero trovato una sistemazione o si fossero formate una famiglia. Aveva un grande senso di appartenenza allʼIstituto: si impegnò a testimoniare, con lʼanimazione spirituale, con la preghiera costante, il Carisma di Madre Caiani in quella terra: servire Gesù Cristo e i fratelli nella letizia francescana. Chiunque lʼavvicinò ne restò conquistato tanto che, pur essendo rientrata in Italia nellʼanno 2000, a Esna, dove trascorse tutti gli anni della sua presenza in Egitto, ancora viene ricordata con nostalgia, ammirazione e riconoscenza. Ormai avanti nellʼetà e logorata dai tanti sacrifici, ha trascorso gli ultimi anni a riposo nelle comunità di San Casciano V. di Pesa, di Firenze, Via degli Alfani e quindi di Porlezza, dove progressivamente si è aggravata fino allʼinfermità totale, conservando sempre quella serenità che infondeva pace. Cara Sr M. Arsenia, hai lasciato questo nostro mondo per unirti al coro degli Angeli che cantano “Gloria a Dio e pace sulla terra” e festeggiare il Natale di Gesù in cielo; in particolare prega perché regni pace e giustizia nel tuo amato Egitto. … i nostri familiari - DʼAlessandri Costanza, sorella di Sr M. Doralice e Sr M. Gaudenzia - Oddo Enza, sorella di Sr M. Giovanna - Cabriolu Maria, sorella di Sr M. Zelinda - Perera Elisabetta, mamma di Sr M. Florida - Ayad Samuele, babbo di Sr M. Fayeza - Taras Giovanna Angela, sorella di Sr M. Dorotea - Lepori Vasco, fratello di Sr M. Emiliana 52