MINIME 04-2012 - Minime Suore del Sacro Cuore francescane

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MINIME 04-2012 - Minime Suore del Sacro Cuore francescane
SOMMARIO
... ch’io porti la fede
ASCOLTARE LA PAROLA DI DIO
pag. 4
... ch’io porti la verità
DAL MAGISTERO DELLA CHIESA
pag. 8
... ch’io porti l’amore
SPIRITUALITA’ DEL SACRO CUORE
pag. 10
... ch’io porti la speranza
NOTE CARISMATICHE
pag. 12
... ch’io porti la luce
ATTIVITA’ MISSIONARIA
pag. 14
... ch’io porti l’unione
VITA DI FAMIGLIA
pag. 16
... ch’io porti la gioia
ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE
pag. 36
... ch’io porti il perdono
RICONCILIARSI E’ RIMEDIARE
pag. 49
... donando si riceve
DIO AMA CHI DONA CON GIOIA
pag. 50
... morendo si risuscita alla vita
RICORDANDO LE CONSORELLE
E I PARENTI DEFUNTI
pag. 52
minime nel mondo
DALLA REDAZIONE
Beata M. Margherita Caiani, donna “dal cuore rosso e dalle scarpe
sporche”: questa definizione data dal Vescovo di Pistoia Mons. Mansueto
Bianchi durante l’omelia della solenne Concelebrazione del 3 Novembre,
ha lasciato il segno. A motivo della sua originalità, talvolta veniva ripetuta
a mo’ di battuta, altre volte come una riflessione “a voce alta” quasi a interiorizzarne la valenza spirituale.
A conferma abbiamo deciso di pubblicare le numerose “risonanze” proprio per dare spazio alla “voce corale” dei fedeli che hanno partecipato alla
Celebrazione e che si sono sentiti interpellati per imitare l’esempio della
nostra Fondatrice.
L’anno giubilare dedicato al 150mo anniversario della nascita di Madre
M. Margherita Caiani non poteva iniziare in un modo migliore; costituisce,
infatti, una ulteriore opportunità per rendere grazie al Signore della testimonianza di fede vissuta da questa donna “poggese”, “ispiratrice di ideali cristiani generosi, di rinnovamento spirituale e di sicuro orientamento al
progresso morale e civile”, come l’ha definita Giovanni Paolo II nell’omelia della Beatificazione, avvenuta in Piazza San Pietro il 23 aprile 1989.
Tra i contributi di questo numero, troverete anche le impressioni riguardanti gli incontri di approfondimento sull'anno della Fede, indetto da
Benedetto XVI. Si tratta di un ciclo di incontri, ancora in corso, che hanno
“chiamato a raccolta” i genitori della Scuola e le persone della Parrocchia,
interessati a confrontare la propria vita con la Parola di Dio, con gli insegnamenti del Magistero e del Catechismo della Chiesa Cattolica, illuminati dalla esortazione di Madre Caiani: “Animo, fiducia in Dio solo”, che ci
accompagnerà lungo il percorso giubilare.
Nel presente numero di “Minime”, tra gli altri articoli, trovano spazio
prioritario le riflessioni sulla Parola di Dio (“L’alleanza profetica”) e sul
Magistero (con le parole di Papa Benedetto XVI sul desiderio di Dio).
Continuiamo la esplicitazione di alcuni aspetti carismatici col “ritorno alle
fonti”; abbiamo dato la parola anche a Papa Benedetto per consolidarci
ulteriormente nella Spiritualità del Sacro Cuore.
Non mancano i contributi sulle molteplici iniziative che stanno ad indicare
la dinamicità della vita di famiglia e l’animazione nei diversi ambiti dove
siamo chiamate ad offrire la nostra disponibilità assistenziale e spirituale.
Auguriamo a tutti di vivere “la vita buona del Vangelo” senza sconti,
come ha fatto Madre Margherita, sì da divenire veri uomini e donne secondo il volere di Dio.
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In uno scritto attribuito ad Alessandro Manzoni emerge l’invito
a essere regalo per gli altri. Sempre.
Occupati dei guai, dei problemi del tuo prossimo.
Prenditi a cuore gli affanni,
le esigenze di chi ti sta vicino.
Regala agli altri la luce che non hai,
la forza che non possiedi,
la speranza che senti vacillare in te,
la fiducia di cui sei privo.
Illuminali dal tuo buio.
Arricchiscili con la tua povertà.
Regala un sorriso
quando tu hai voglia di piangere.
Produci serenità
dalla tempesta che hai dentro.
"Ecco, quello che non ho te lo dono".
Questo è il tuo paradosso.
Ti accorgerai che la gioia
a poco a poco entrerà in te,
invaderà il tuo essere,
diventerà veramente tua
nella misura in cui l'avrai regalata agli altri.
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... ch’io porti la fede
L’alleanza davidica, o della povertà
Noè, Abramo, Mosè, Davide: pace,
comunione, giustizia, benevolenza.
Che cosa ha ancora Dio da offrire agli
uomini? C’è ancora, nell’alleanza, un
registro da scoprire, un registro che
viene toccato, per primi, dai profeti.
L’alleanza, che per molti secoli era
stata espressa in termini di trattato
politico, con il profeta Osea, nell’8°
secolo a.C., acquista i toni del patto
d’amore, il patto nuziale, e sulla stessa linea proseguiranno gli altri profeti.
Nella triste vicenda coniugale di
Osea, infinitamente ferito ed infinitamente misericordioso verso la sposa
infedele (Osea 1-3), si manifesta profeticamente il cuore di Dio-Sposo di
Israele, sposa sempre
infedele e sempre amata.
Non solo la fedeltà, allora,
la giustizia, la pace sono
le categorie dell’alleanza,
ma anche l’amore di quel
Dio che è Misericordia.
“Per questo io la sedurrò,
la ricondurrò al deserto e
parlerò al suo cuore… Là
ella canterà come ai giorni della sua giovinezza,
come il giorno in cui salì
dalla terra d’Egitto. In
quel giorno, oracolo del
Signore, ella mi chiamerà
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«marito mio» e non mi chiamerà più
«mio Baal»…
Farò per loro un patto in quel giorno
con le bestie dei campi, con gli uccelli del cielo e i rettili della terra; l’arco, la spada e la guerra li bandirò
dalla terra e li farò dormire tranquilli. Io ti unirò a me per sempre; ti unirò
a me nella giustizia e nel diritto, nella
benevolenza e nell’amore; ti unirò a
me nella fedeltà e tu conoscerai il
Signore… amerò Non-Amata e dirò a
Non-popolo-mio: «Tu sei il mio popolo» ed egli dirà: «Mio Dio»” (Os
2,16-25).
ASCOLTARE LA PAROLA DI DIO
La nuova alleanza promessa attraverso
le parole e l’esperienza di vita di Osea
è quindi un ritorno alla freschezza della
natura primigenia, nel quadro di un rinnovato giardino paradisiaco ove la
pace è tornata come in principio e le
gioie dell’amore vengono vissute
senza paure e senza egoismi.
Osea esprime con un’immagine audace l’amore misericordioso del Dio dell’alleanza: il verbo che caratterizza
questo amore, racham = amare, ha la
stessa radice di rechem = utero, viscere materne, e significa propriamente
amare con le viscere, di un amore passionale, palpabile. Il testo greco della
parabola del figliol prodigo non dice
del Padre misericordioso, come banalmente è stato tradotto, “si commosse”
o “ebbe compassione”, ma, testualmente, “gli fremettero le viscere” (Lc
15,20). L’amore di Dio è biblicamente
così “viscerale” che, rinnegato, non si
arrende mai, e sempre cerca e sempre
avvolge in un caldo abbraccio quello
che era perduto. Così, questo amore
misericordioso infinito, sempre tradito,
cerca sempre nuovi modi per affermarsi e, esaurite le risorse umane, va al di
là di esse, annunciando una nuova
alleanza del cuore, realizzata nello
Spirito e non più in figura, su tavole di
pietra, come in quella mosaica.
“D’amore perpetuo ti ho amata, perciò ti ho condotta con amore… È dunque un figlio prezioso per me Efraim
[Israele], o un bimbo delizioso, che
ogni volta che parlo contro di lui lo
ricordo sempre teneramente? Per
questo si commuovono le mie viscere
per lui, ho di lui grande compassione!
Oracolo del Signore… Ecco: verranno giorni, oracolo del Signore, in cui
stipulerò con la casa d’Israele e con
la casa di Giuda un’alleanza
nuova…” (Ger cap. 31).
minime nel mondo
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... ch’io porti la fede
Quando viene la pienezza dei tempi,
sono trascorsi sei secoli dalla profezia
di Geremia e 19 secoli dall’alleanza
con Abramo: tutte le promesse sono
ora adempiute, e l’alleanza è divenuta
nuova e definitiva. Geremia ed
Ezechiele avevano profetizzato la
creazione di un cuore nuovo, di carne
e non di pietra (Ger 24,7; 31,33 s.;
32,39 s.; Ez 11,19 s.; 36,26 s.), una
nuova interiorità dell’uomo in cui Dio
stesso avrebbe scritto una legge spirituale: finalmente questo nuovo cuore
è donato all’uomo nel cuore del
Figlio. La nuova alleanza, quella eterna, che non avrà più bisogno di essere
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restaurata o rinnovata, è scritta ora
nella carne e nel sangue del Cristo
Gesù. La passione di amore di Dio per
l’uomo ha fatto sì che Dio com-patisse la sua creatura fino al punto di
prenderne la carne.
Il cammino dell’alleanza passa perciò
attraverso la dimensione della passione: com-passione con l’uomo in unione con il cuore di Dio.
Sulla croce, nell’Eucaristia, il Cristo
si fa veramente sposo della Chiesa
nella realtà di un servizio che non si
ferma alle parole ma si fa vita. Non la
ricerca della sofferenza, ma la ricerca
del servizio nell’obbedienza, nella
ASCOLTARE LA PAROLA DI DIO
spoliazione di sé, è il cuore di questa
alleanza stipulata nel sangue di Cristo.
Finalmente la benedizione di Abramo
è benedizione per tutte le genti, e il
disegno originario di comunione è
ricomposto.
Lo Spirito della Pentecoste, antitetico
allo spirito di Babele, è spirito di
unione e l’umanità ritrova l’unità originaria, non nella confusione di una
massa amorfa e indistinta, ma in una
deliziosa armonia di
diversità, inesauribili diversità in innumerevoli combinazioni. Doni nuziali
di questa alleanza
sono le Beatitudini:
nell’alleanza
del
Cristo noi diveniamo operatori di giustizia, di pace e di
misericordia, perché
ciò che abbiamo
ricevuto lo dobbiamo ridonare, in virtù
di quella ricchezza
che è tutto donare
senza niente possedere: beati i poveri
in spirito, perché di essi è il regno dei
cieli; beati coloro che hanno fame e
sete della giustizia, perché saranno
saziati. Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio…
Beati i miti, perché erediteranno la
terra; beati i misericordiosi, perché
troveranno misericordia.
Ma non possiamo concludere questo
excursus biblico sull’alleanza senza
rivolgerci a colei che dell’antica
alleanza è frutto e figlia, e della nuova
alleanza è seme e madre, la vergine
figlia di Sion, madre
di Gesù, Maria.
Maria, infatti, arca della
nuova alleanza, ricevuto
il gioioso annuncio della
grazia, si reca in fretta
sui monti di Giuda,
accolta dalla danza
festosa del bambino nel
grembo di Elisabetta
(Lc 1,39-45), così come
Davide aveva danzato
di gioia davanti all’arca
del Signore che entrava in Gerusalemme (2
Sam 6,14).
Maria, arca che porta
realmente in sé quel
Signore di cui l’antica arca era il segno, preghi per noi.
Anna Giorgi
minime nel mondo
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... ch’io porti la verità
“L’uomo supera infinitamente l’uomo”
All’Udienza Generale di mercoledì 7 novembre 2012, tenuta in Piazza San Pietro,
Benedetto XVI, facendo esplicito riferimento al
“Catechismo della Chiesa Cattolica” e alla sua
prima enciclica “Deus Caritas Est”, si è soffermato sul “Desiderio di Dio”. Riportiamo alcuni stralci di quel discorso, particolarmente
significativo in questo momento, anche perché
offre una illuminante lettura della società contemporanea.
Cari fratelli e sorelle,
il cammino di riflessione che stiamo facendo
insieme in quest’Anno della fede ci conduce a
meditare oggi su un aspetto affascinante dell’esperienza umana e cristiana: l’uomo porta in sé
un misterioso desiderio di Dio.
In modo molto significativo, il Catechismo della
Chiesa Cattolica si apre proprio con la seguente considerazione: «Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell'uomo, perché l'uomo è stato
creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di
attirare a sé l'uomo e soltanto in Dio l'uomo
troverà la verità e la felicità che cerca senza
posa» (n. 27).
Una tale affermazione, che anche oggi in molti
contesti culturali appare del tutto condivisibile,
quasi ovvia, potrebbe invece sembrare una pro-
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vocazione nell’ambito della cultura occidentale
secolarizzata. (…). In realtà, quello che abbiamo definito come «desiderio di Dio» non è del
tutto scomparso e si affaccia ancora oggi, in
molti modi, al cuore dell’uomo. Il desiderio
umano tende sempre a determinati beni concreti, spesso tutt’altro che spirituali, e tuttavia si
trova di fronte all’interrogativo su che cosa sia
davvero «il» bene, e quindi a confrontarsi con
qualcosa che è altro da sé, che l’uomo non può
costruire, ma è chiamato a riconoscere. Che
cosa può davvero saziare il desiderio dell’uomo?
Nella mia prima Enciclica, Deus caritas est, ho
cercato di analizzare come tale dinamismo si
realizzi nell’esperienza dell’amore umano,
esperienza che nella nostra epoca è più facilmente percepita come momento di estasi, di
uscita da sé, come luogo in cui l’uomo avverte
di essere attraversato da un desiderio che lo
supera. Attraverso l’amore, l’uomo e la donna
sperimentano in modo nuovo, l’uno grazie
all’altro, la grandezza e la bellezza della vita e
del reale. Se ciò che sperimento non è una semplice illusione, se davvero voglio il bene dell’altro come via anche al mio bene, allora devo
essere disposto a de-centrarmi, a mettermi al
suo servizio, fino alla rinuncia a me stesso.(…)
L’estasi iniziale si traduce così in pellegrinaggio,
«esodo permanente dall’io chiuso in se stesso
verso la sua liberazione nel dono di sé, e proprio così verso il ritrovamento di sé, anzi verso
la scoperta di Dio» (Enc. Deus caritas est, 6).(…)
Considerazioni analoghe si potrebbero fare
anche a proposito di altre esperienze umane,
quali l’amicizia, l’esperienza del bello, l’amore
per la conoscenza: ogni bene sperimentato dal-
DAL MAGISTERO DELLA CHIESA
l’uomo protende verso il mistero che avvolge
l’uomo stesso; ogni desiderio che si affaccia al
cuore umano si fa eco di un desiderio fondamentale che non è mai pienamente saziato.
Indubbiamente da tale desiderio profondo, che
nasconde anche qualcosa di enigmatico, non si
può arrivare direttamente alla fede. L’uomo, in
definitiva, conosce bene ciò che non lo sazia,
ma non può immaginare o definire ciò che gli
farebbe sperimentare quella felicità di cui porta
nel cuore la nostalgia. Non si può conoscere
Dio a partire soltanto dal desiderio dell’uomo.
Da questo punto di vista rimane il mistero: l’uomo è cercatore dell’Assoluto, un cercatore a
passi piccoli e incerti. E tuttavia, già l’esperienza del desiderio, del «cuore inquieto» come lo
chiamava sant’Agostino, è assai significativa.
Essa ci attesta che l’uomo è, nel profondo, un
essere religioso (cfr Catechismo della Chiesa
Cattolica, 28), un «mendicante di Dio».
Possiamo dire con le parole di Pascal: «L’uomo
supera infinitamente l’uomo» (Pensieri, ed.
Chevalier 438; ed. Brunschvicg 434).
Gli occhi riconoscono gli oggetti quando questi
sono illuminati dalla luce. Da qui il desiderio di
conoscere la luce stessa, che fa brillare le cose
del mondo e con esse accende il senso della
bellezza.
Dobbiamo pertanto ritenere che sia possibile
anche nella nostra epoca, apparentemente
tanto refrattaria alla dimensione trascendente,
aprire un cammino verso l’autentico senso religioso della vita, che mostra come il dono della
fede non sia assurdo, non sia irrazionale.
Sarebbe di grande utilità, a tal fine, promuovere
una sorta di pedagogia del desiderio, sia per il
cammino di chi ancora non crede, sia per chi ha
già ricevuto il dono della fede. Una pedagogia
che comprende almeno due aspetti. In primo
luogo, imparare o re-imparare il gusto delle
gioie autentiche della vita. (…)
Un secondo aspetto, che va di pari passo con il
precedente, è il non accontentarsi mai di quanto si è raggiunto. Proprio le gioie più vere sono
capaci di liberare in noi quella sana inquietudine che porta ad essere più esigenti – volere un
bene più alto, più profondo – e insieme a percepire con sempre maggiore chiarezza che
nulla di finito può colmare il nostro cuore. (…)
A questo proposito, non dobbiamo però dimenticare che il dinamismo del desiderio è sempre
aperto alla redenzione. Anche quando esso si
inoltra su cammini sviati, quando insegue
paradisi artificiali e sembra perdere la capacità di anelare al vero bene. Anche nell’abisso
del peccato non si spegne nell’uomo quella
scintilla che gli permette di riconoscere il vero
bene, di assaporarlo, e di avviare così un percorso di risalita, al quale Dio, con il dono
della sua grazia, non fa mancare mai il suo
aiuto. Tutti, del resto, abbiamo bisogno di percorrere un cammino di purificazione e di guarigione del desiderio. (…)
In questo pellegrinaggio, sentiamoci fratelli di
tutti gli uomini, compagni di viaggio anche di
coloro che non credono, di chi è in ricerca, di
chi si lascia interrogare con sincerità dal dinamismo del proprio desiderio di verità e di
bene. Preghiamo, in questo Anno della fede,
perché Dio mostri il suo volto a tutti coloro
che lo cercano con cuore sincero.
minime nel mondo
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... ch’io porti l’amore
Vi darò un cuore nuovo
Continuiamo la carrellata di riflessioni
sulla spiritualità del Sacro Cuore
dando la parola a Papa Benedetto XVI
che conferma l’attualità e l’efficacia di
tale culto.
Nel linguaggio biblico
il "cuore" indica il centro
della persona, la sede dei
suoi sentimenti e delle sue
intenzioni.
Nel
cuore
del
Redentore noi adoriamo
l’amore di Dio per l’umanità, la sua volontà di salvezza universale, la sua
infinita misericordia.
Rendere culto al Sacro
Cuore di Cristo significa,
pertanto, adorare quel
Cuore che, dopo averci
amato sino alla fine, fu trafitto da una
lancia e dall’alto della Croce effuse
sangue e acqua, sorgente inesauribile
di vita nuova. (5 giugno 2005)
… Le radici di questa devozione
affondano nel mistero dell'Incarnazione; è proprio attraverso il Cuore di
Gesù che in modo sublime si è manifestato l'Amore di Dio verso l'umanità.
Per questo l'autentico culto del Sacro
Cuore conserva tutta la sua validità e
attrae specialmente le anime assetate
della misericordia di Dio, che vi trovano
la fonte inesauribile da cui attingere
l'acqua della Vita, capace di irrigare i
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deserti dell'anima e di far rifiorire la speranza. (25 giugno 2006)
Nella mia prima Enciclica sul tema
dell’amore, il punto di partenza è stato
proprio lo sguardo rivolto al costato trafitto di Cristo, di cui ci parla Giovanni
nel suo Vangelo (cfr 19,37; Deus caritas
est, 12).
Ogni persona ha bisogno di un "centro" della propria vita, di una sorgente di
verità e di bontà a cui attingere nell’avvicendarsi delle diverse situazioni e
nella fatica della quotidianità. Ognuno
di noi, quando si ferma in silenzio, ha
bisogno di sentire non solo il battito del
proprio cuore, ma, più in profondità, il
pulsare di una presenza affidabile, percepibile coi sensi della fede e tuttavia
molto più reale: la presenza di Cristo,
cuore del mondo. (1 giugno 2008)
Il cuore di Dio freme di compassione! La Chiesa offre alla nostra contemplazione questo mistero, il mistero del
cuore di un Dio che si commuove e
riversa tutto il suo amore sull'umanità.
Un amore misterioso, che nei testi del
Nuovo Testamento ci viene rivelato
come incommensurabile passione di
Dio per l'uomo. Egli non si arrende
dinanzi all'ingratitudine e nemmeno
davanti al rifiuto del popolo che si è
scelto; anzi, con infinita misericordia,
invia nel mondo l'Unigenito suo Figlio
perché prenda su di sé il destino dell'amore distrutto; perché, sconfiggendo il
potere del male e della morte, possa
SPIRITUALITA’ DEL SACRO CUORE
restituire dignità di figli agli esseri
umani resi schiavi dal peccato. Tutto
questo a caro prezzo: il Figlio Unigenito
del Padre si immola sulla croce.
"Avendo amato i suoi che erano nel
mondo, li amò fino alla fine" (cfr. Gv
13, 1). Simbolo di tale amore che va
oltre la morte è il suo fianco squarciato
da una lancia. Cari fratelli e sorelle, fermiamoci insieme a contemplare il
Cuore trafitto del Crocifisso. Nel Cuore
di Gesù è espresso il nucleo essenziale
del cristianesimo; in Cristo ci è stata
rivelata e donata tutta la novità rivoluzionaria del Vangelo: l'Amore che ci
salva e ci fa vivere già nell'eternità di
Dio. Scrive l'evangelista Giovanni:
"Dio infatti ha tanto amato il mondo
da dare il suo Figlio Unigenito, perché
chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna" (3, 16).
Il suo Cuore divino chiama allora il
nostro cuore; ci invita ad uscire da noi
stessi, ad abbandonare le nostre sicurezze umane per fidarci di Lui e, seguendo
il suo esempio, a fare di noi stessi un
dono di amore senza riserve. (19 giugno 2009)
Riflessioni da
“DEUS CARITAS EST”
L’uomo può diventare sorgente dalla
quale sgorgano fiumi di acqua viva (cfr
Gv 7, 37-38). Ma per divenire una tale
sorgente, egli stesso deve bere, sempre di
nuovo, a quella prima, originaria sorgente
che è Gesù Cristo, dal cui Cuore trafitto
scaturisce l’amore di Dio (cfr Gv 19,34).
(n.7)
Abbiamo potuto fissare il nostro
sguardo sul Trafitto (cfr Gv 19,37; Zc
12,10), riconoscendo il disegno del Padre
che, mosso dall’amore (cfr Gv 3,16)), ha
inviato il Figlio unigenito nel mondo per
redimere l’uomo. Morendo sulla croce,
Gesù – come riferisce l’evangelista –
‘emise lo spirito’ (cfr Gv 19,30), preludio di quel dono dello Spirito Santo che
Egli avrebbe realizzato dopo la resurrezione (cfr Gv 20,22). Si sarebbe attuata
così la promessa dei “fiumi di acqua viva”
che, grazie all’effusione dello Spirito,
sarebbero sgorgati dal cuore dei credenti.
(cfr Gv 7, 38-39). Lo Spirito, infatti, è
quella potenza interiore che armonizza il
loro cuore col cuore di Cristo e li muove
ad amare i fratelli come li ha amati Lui,
quando si è curvato a lavare i piedi dei
discepoli (cfr Gv 13,1-13) e soprattutto
quando ha donato la sua vita per tutti (cfr
Gv 13,1; 15,13). (n.19)
La fede, che prende coscienza dell’amore di Dio rivelatosi nel cuore trafitto di
Gesù sulla croce, suscita a sua volta l’amore. Esso è luce – in fondo l’unica – che
rischiara sempre di nuovo un mondo buio
e ci dà il coraggio di vivere e di agire.
Vivere l’amore e in questo modo far
entrare la luce di Dio nel mondo. (n.39)
minime nel mondo
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... ch’io porti la speranza
Ritorno alle fonti
Terminiamo la rivisitazione delle “fondamenta” del carisma, “gettate” dallo Spirito Santo
nel cuore della giovane
Marianna Caiani, tramite la mediazione di
Padre Raffaello Salvi,
cappuccino, strumento
provvidenziale agli inizi
del discernimento vocazionale e discreta guida
nei primi anni della vita
religiosa da lei intrapresa.
In questo numero della Rivista proponiamo alcuni punti più salienti della
lettera con data 8 aprile 1903:
Grande è la missione che dovete
compiere, grande perciò deve essere la
virtù della quale dovete essere dotate.
E perciò il vostro edifizio dev’esser
fondato nella più profonda umiltà,
nella totale abnegazione di voi stesse.
Finchè non avrete ucciso il vostro
amor proprio e che consiste specialmente nel desiderio di far comparsa
agli occhi propri e a quelli degli altri,
sarete strumentacci rugginosi, incapaci di dar buon suono ancorché il Fiato
Divino vi soffi. Non si può pretendere
che subito sia tolta quella rugginaccia… oh! Ci vuol tempo e fatica
assai… Ma ci vuole anche:
1. il riconoscere la ruggine
2. l’applicarsi a toglierla.
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Così gli strumenti ben puliti dalla ruggine, daranno buon suono e saranno
atti a svolgere le sublimi armonie e
melodie della SS.ma Carità.
Una lettura attenta di questi contenuti
ci conferma che il seme gettato ha fruttificato abbondantemente. Nella fragile
esistenza della giovane poggese, consapevole delle sue debolezze, ma confidente nell’amore di Dio, irrompe la
forza del Cuore di Cristo e la trasforma
rendendola amante e riparatrice.
La piccola forza, apparentemente
impotente dinanzi ai problemi del
mondo, se immessa in quella di Dio, non
teme ostacoli, perché è certa della vittoria del Signore. E’ il miracolo dell’amore di Dio che fa germogliare e fa crescere ogni seme di bene sparso sulla terra!
Padre Raffaello accompagna Marianna
e le prime sorelle nella comprensione e
nella esplicazione della grande missione
da compiere e sottolinea che altrettanto
grande deve essere la virtù della quale
devono essere dotate.
La parola “virtù” oggi è poco considerata e tanto meno usata, tuttavia nella
sua essenza, è necessaria per “la costruzione di sé” e, in riferimento alla lettera
in questione, per la costruzione dell’edificio fondato sulla profonda umiltà e
sulla totale abnegazione.
Con l’andar del tempo, Marianna, divenuta poi Sr Margherita, sintetizzerà questa affermazione asserendo: “Devo essere
morta pur vivendo: morta a me stessa,
NOTE CARISMATICHE
viva per aiutare gli altri a vivere”.
Le esortazioni del religioso francescano sulla umiltà si imprimono nella
mente e nel cuore di Sr Margherita sì da
tradurle in vissuto quotidiano:
“Considera gli altri migliori di te e
respingi ogni pensiero di vanagloria e
di stima propria”. E’, infatti, la verità
su noi stessi che deve farsi strada e
porci nel giusto atteggiamento davanti
a Dio e al prossimo.
Immediato ed efficace risulta l’esempio degli strumentacci rugginosi,
incapaci di dar buon suono ancorché
il Fiato Divino vi soffi. Madre
Margherita traduce ancora in preghiera
questa verità tanto elementare e facilmente comprensibile: “Gesù pietoso,
forma le tue Minime vere apostole,
cosicché le loro azioni, le loro esortazioni… portino frutti di salvezza. E
queste mie vive speranze saranno
appagate se Tu, o Dio pietoso, toccherai quelle azioni, se darai suono a
quelle parole perché senza di ciò ogni
fatica sarà un cembalo senza suono”.
Il saggio Padre Salvi, con stile paterno, mette le basi solide nel cammino di
iniziazione alla vita religiosa di queste
giovani principianti e le educa: “Non si
può pretendere che subito sia tolta
quella rugginaccia… oh! Ci vuol
tempo e fatica assai”. E’ ancora la
pazienza del contadino che, fiducioso,
dopo aver fatto tutto il necessario, sa
che il risultato finale non dipende da
lui. E questa certezza lo sostiene nelle
inevitabili difficoltà. Ignara forse della
frase di Sant’Ignazio di Loyola: “Agisci
come se tutto dipendesse da te, sapendo
poi che in realtà tutto dipende da Dio”,
Madre Margherita esorta anche le sue
suore a non confidare mai nelle proprie
capacità, nel proprio criterio ma in Dio
solo. L’importante è riconoscere la ruggine a cui deve seguire la ferma volontà
nell’applicarsi a toglierla.
La vita deve scorrere al tempo “indicativo”, in continua lotta col temporeggiante “condizionale”. Come cristiani
siamo chiamati a vegliare perché il condizionale “vorrei” non diventi abitudine a vivere di desideri, senza concretezze, in netto contrasto con l’indicativo
“voglio” che rende il nostro agire attento, coerente e testimoniante.
L’intercessione della B. M. Margherita
Caiani, che ha accolto come “terra
buona” il seme della divina Parola, ci
ottenga la perseveranza nella ricerca e
la sollecitudine nell’adesione sempre
più piena al dono che lo Spirito le ha
consegnato.
Il tempo di grazia che stiamo vivendo, a livello di Chiesa e di Istituto,
possa stimolare la mente e il cuore di
ciascuno ad accelerare il cammino verso
la santità senza indugi, realizzando con
fede e immutato entusiasmo quel progetto che Dio, nel suo infinito amore, ha
voluto fin dall’eternità, proporre per la
nostra piena conformazione a Lui.
Sr M. Salvatorica
minime nel mondo
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... ch’io porti la luce
Betlemme:
incontro con il Patriarca Fouad Twal
Il nuovo anno liturgico è incominciato
con l’inizio dell’Avvento e la parrocchia latina di S. Caterina a Betlemme
sta vivendo un evento importante: la
visita pastorale del Patriarca di
Gerusalemme Mons. Fouad Twal.
E’ questa una visita che rientra nelle
tante che il Patriarca ha messo in programma con l’obiettivo di raggiungere, nel giro di due anni, tutte le parrocchie della Diocesi.
La visita pastorale è un momento
importante sia per i fedeli che hanno
modo di incontrare il loro “pastore”,
sia per il “pastore” che ha la possibilità
di conoscere più da vicino “le sue
pecorelle” ed ascoltare “le fatiche e le
gioie, le tribolazioni e le speranze”
che abitano nei loro cuori. Mons. Twal
è giordano e sa bene quali sono i pro-
14
blemi che affliggono questa terra, specie in questo periodo non facile di alta
tensione, in particolare per i cristiani.
Nel programma della sua visita alla
Parrocchia di S. Caterina, oggi, 1
dicembre, c’è stato l’incontro con tutte
le comunità religiose femminili che
vivono a Betlemme e prestano i loro
molteplici servizi. E’ stato un incontro
semplice e fraterno, dove noi abbiamo
avuto modo e possibilità di presentare
al Patriarca le nostre domande e curiosità sulla vita della Diocesi; ma anche
il Patriarca ha voluto sapere da noi
come siamo e viviamo la nostra missione nella Parrocchia di Betlemme.
Una domanda che ci ha commosse e ci
ha fatto capire quanto la vita religiosa
sta a cuore a Mons. Fouad è stata questa: “Cosa posso fare io perché voi
possiate vivere in pienezza il vostro
specifico carisma?”
E’ la domanda che di solito un padre
rivolge al figlio per permettergli di
mettere a frutto tutti i doni ricevuti dal
Signore. In quella domanda ci siamo
sentite figlie e riconosciute nei nostri
specifici carismi.
Prima di lasciarci, il Patriarca ci ha ringraziato per ogni comunità presente in
Terra Santa e in particolare nella sua
Diocesi, per il servizio che svolge
attraverso il quale ogni fraternità rende
testimonianza della Chiesa e del
Regno di Dio che è già in mezzo a noi.
ATTIVITA’ MISSIONARIA
Sri Lanka:
10 anni dall’apertura della
scuola materna
A Ja-Ela il 9 dicembre 2012 abbiamo vissuto un grande momento di
gioia perché abbiamo celebrato i 10
anni della scuola materna “Beata
Margherita Caiani”. Una festa preparata nei minimi particolari in cui i
bambini, tra cui tanti ex alunni, hanno
voluto dare il loro attestato di stima e
affetto anche attraverso la presentazione di danze. La festa è iniziata con
l’accensione della lampada da parte
del Rev. P. Ivan Perera che proprio 10
anni fa inaugurò l’allora piccola scuola. Gradita e importante, per le relazioni pubbliche, la partecipazione di un
monaco buddista.
Noi Minime Suore del Sacro Cuore
vogliamo benedire in particolare il
Signore anche per la felice circostanza
che ci è data di vivere e che vogliamo
condividere con tutti: l’inizio dell’anno giubilare per i 150 anni di nascita
di Madre Maria Margherita Caiani,
nostra Fondatrice.
I 150 anni di vita di Madre Margherita,
ancora presente tra noi nello spirito e i
10 anni di presenza qui a Ja-Ela, costituiscono per tutte noi un forte impegno
a perseverare con sempre maggiore
gioia e dedizione nel cammino iniziato
dalla nostra prima Madre e a custodire
e a trasmettere l’eredità spirituale da
lei vissuta con fede e amore al Cuore di
Gesù.
Sentiamo l’esigenza di ringraziare
tutte le famiglie per la fiducia dimostrata nell’affidarci i loro bambini
perché li accompagnassimo nel cammino di crescita e per l’aiuto di tutti
che ci ha sostenute e incoraggiate a
dare sempre il meglio di noi per
essere quelle “mamme buone e
pazienti sorelle” come la nostra
Beata Madre ci desiderava. Ci auguriamo di cuore che la gioia e i benefici
della collaborazione già sperimentati,
si intensifichino sempre più a vantaggio della formazione dei bambini in
rapporto con la famiglia e per la
costruzione di una società migliore.
Le sorelle della comunità di Ja-Ela
minime nel mondo
15
... ch’io porti l’unione
La parola di Madre Agnese
Sono appena rientrata dalla
terra dove il Figlio di Dio “ha posto
la sua tenda”. Mi sono recata per
ragioni di servizio e il Signore, che
previene e accompagna, mi ha fatto
gustare “il centuplo”!
La grazia di aver sostato,
ogni giorno, in quel “luogo santo
che per primo ha visto la presenza
di Gesù, il Salvatore, e di Maria,
sua Madre”, si aggiunge alle tante
altre grazie per le quali, più di sempre, prego con le parole della nostra
Beata Madre Fondatrice: “Secoli
eterni non basterebbero per dirti
grazie, Signore”.
16
E’ sufficiente anche una
visita fugace per avvertire il forte
contrasto tra la cittadina di
Betlemme, addobbata a festa, dove
tutto parla di Gesù: stelle, angeli,
pastori… e la grande Gerusalemme
che sfoggia in modo ripetitivo il
Menorah, il grande candelabro
ebraico a sette bracci.
Spesso, nel silenzio accanto
alla “stella” che indica il luogo dove
Gesù è nato, come pure davanti alla
“mangiatoia” dove Maria lo ha
“avvolto in fasce e lo ha deposto”
(Lc 2,12), avvertivo come rivolte a
me le parole che Madre Margherita
ci ha lasciato in
eredità perché le
custodissimo e le
mettessimo in pratica: “Meditiamo
spesso quanto Egli
ci ha amato e ci
ama, fino a lasciare il suo trono di
gloria ed annientarsi, prendendo
la forma di piccolo bambino e
nascendo su vile
VITA DI FAMIGLIA
presepe” (24. 12. 1914). “Svuotò se
stesso… diventando simile agli
uomini” annunciava Paolo ai cristiani di Filippi.
In quel luogo privilegiato ho
presentato al Re dei Re e alla
Vergine Santa le numerose intenzioni di preghiera che portavo nel
cuore: quelle richieste in modo
esplicito, quelle intuite, quelle
avvertite come restituzione per il
bene che continuamente riceviamo
dalle tante persone che collaborano
con noi.
Quale preparazione migliore
avrei potuto desiderare per questo
Natale in cui il Sommo Pontefice
Benedetto XVI ci “ricorda l’esigenza di riscoprire il cammino
della fede per mettere in luce con
sempre maggiore evidenza la gioia
ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo”?
E ancora: come non sentire la gratitudine per l’opportunità di dar voce
ad ogni sorella a lodare e benedire il
Signore per i tanti benefici concessi
alla nostra famiglia religiosa e in
particolare per il dono della nostra
prima Madre di cui celebriamo il
150° anniversario di nascita?
“Dalla sua pienezza noi
tutti abbiamo ricevuto grazia su
grazia” (Gv 1,16), “gratuitamente
avete ricevuto, gratuitamente
date” (Mt 10,8): a tali sollecitazioni
evangeliche fa eco la materna esortazione di Madre Margherita che
ancora oggi, a ciascuno ripete:
“Aprite, apriamo, con tutta fretta,
con tutta gioia il nostro cuore a
Gesù perché lo signoreggi, lo
renda puro, privo di quanto può
disgustarlo” (19,12.1919).
Sento di esprimere la mia
particolare riconoscenza alle tre
sorelle che ogni giorno, in quel
luogo, presentano al Divino Infante
le necessità delle sorelle dell’Istituto,
della Chiesa e del mondo.
All’inizio di questo nuovo
anno auguro a tutti pienezza di grazie e generosità nel condividere
quanto “gratuitamente ricevuto”.
minime nel mondo
17
... ch’io porti l’unione
“Animo, fiducia in Dio solo” è la frase
scelta per il 150mo di nascita della
Beata M. Margherita Caiani e che mi
ha guidato per lo studio del logo.
Sintetizzare con dei segni grafici una
esortazione così forte della nostra
Madre Fondatrice, inizialmente, non é
stato facile, ma ho pensato che per
avere “fiducia in Dio” occorre nutrirci
della sua Parola e dell’Eucarestia.
Senza questi due fondamenti, la fede
non può crescere né fortificarsi.
L’Istituto, nel corso della sua storia, ha
vissuto di Parola di Dio e di Eucarestia.
18
Nel logo, quindi, non potevano mancare il libro della Parola e l’Eucarestia,
rappresentata dal cerchio dentro il quale
si può scorgere il numero degli anni
(150), e gli elementi della spiritualità
dell’Istituto: il Tau (spiritualità francescana) e il cuore trafitto (Sacro Cuore
di Gesù). Gli elementi della spiritualità
sono racchiusi dal cerchio e poggiano
sulla Parola. La frase “Animo, fiducia
in Dio solo”, alla base del logo, sta ad
indicare il “come” poter vivere questo
fiducioso abbandono in Dio solo.
Adelina
VITA DI FAMIGLIA
Un evento di grazia
Ripercorriamo i contenuti epistolari di
Madre Agnese indirizzati ai diversi
destinatari per comunicare la celebrazione del 150° anniversario di nascita
della Beata M. Margherita Caiani,
nostra Fondatrice.
La solenne Concelebrazione del 3
novembre 2012, presieduta dal nostro
Vescovo Mons. Mansueto Bianchi,
nella Parrocchia S. Maria del Rosario, di
Poggio a Caiano, ha proclamato l’inizio
dell’anno giubilare.
Iniziamo con alcuni passaggi più
rilevanti rivolti alle suore, nella lettera
circolare datata 11 ottobre 2011: “La
celebrazione dell’anno giubilare costituisce per tutta la nostra famiglia religiosa un evento di Grazia... La storia
della nostra piccola famiglia si snoda
all’insegna della ‘fiducia in Dio solo’
che sostiene in ogni difficoltà e si caratterizza per la generosità nell’azione e
per il grande amore al Cuore di Gesù,
nostro ‘unico Fondatore’.
Il santo Padre Benedetto XVI sottolinea che i santi sono i testimoni della
fede e, guidati dalla luce dello Spirito,
sono gli autentici riformatori della
vita della Chiesa e della società… Essi
sanno promuovere il vero rinnovamento in quanto, profondamente rinnovati
, rappresentano
nel mondo la
presenza
di
quel ‘Dio che
fa nuove tutte
le cose’.
E noi, oggi,
dobbiamo
lasciarci provocare per un rinnovamento interiore
sì da ‘avere sempre più in noi il Cuore
di Cristo per fare di Cristo il cuore del
mondo’ e divenire vere Minime secondo il suo progetto.
Il motto dell’anno, ripreso dalla lettera circolare scritta dalla nostra
prima Madre il 5 gennaio 1916, sia
l’esortazione che ci accompagnerà
per tutto questo tempo che vogliamo
vivere all’insegna della diffidenza di
noi stesse e del conseguente abbandono alla misericordia divina.
Mi piace concludere offrendo l’interpretazione grafica del logo, realizzato dalla nostra novizia Adelina ed è
anche l’augurio che formulo a voi e a
me: la rilettura sapienziale della propria vita, fondata sulla Parola di Dio
minime nel mondo
19
... ch’io porti l’unione
e sulla Eucarestia, renda lo scorrere
dei giorni, tempo di salvezza, a beneficio dell’Istituto, per la diffusione del
Regno di Dio”.
La comunicazione di questo evento
di grazia per la nostra famiglia religiosa è stata estesa anche a tutti i sacerdoti della diocesi con l’invito ad essere
presenti alla Concelebrazione:
Riteniamo una provvidenziale opportunità il poter vivere questo anno di grazia in coincidenza con l’Anno della
fede, indetto dal Santo Padre Benedetto
XVI.
Madre M. Margherita Caiani, quale
testimone della fede, fa parte di quelle
donne che hanno offerto il grande
apporto alla crescita e allo sviluppo
della comunità con la testimonianza
della loro vita (P.F. 13) e noi, sue figlie,
seguendo le ‘indicazioni pastorali per
l’anno della fede’, avvertiamo l’esigenza di diffonderne la conoscenza”.
L’invito a condividere il rendimento
di grazie al Signore nella Celebrazione
Eucaristica è stato rivolto anche alle
autorità civili e ai tanti poggesi che,
numerosi, partecipano sempre a tutte le
iniziative che l’Istituto propone:
“…Daremo inizio all’anno giubilare
durante il quale verranno offerte ulteriori opportunità per far conoscere
questa donna ‘ispiratrice di ideali cristiani generosi, di rinnovamento spiri-
20
tuale e di sicuro orientamento al progresso morale e civile’ (Giovanni
Paolo II).
Riproponiamo anche l’altrettanto
significativa, per i poggesi, riflessione
che Ardengo Soffici scrisse sul settimanale pistoiese ‘ l’Alfiere’ del 14 settembre 1941, in onore di Sr M. Margherita
Caiani: «Il fatto che l’opera, iniziata in
una povera stanza di Poggio a Caiano
da Margherita Caiani, abbia potuto
svolgersi ed ingigantire ai nostri giorni, in un mondo per tanti versi duro,
atroce, e che sembrerebbe nemico di
ogni spiritualità, ci fa apparire il miracolo ancora più sublime mentre insieme ci dimostra che la forza del bene,
della fede, della carità – supremi segni
distintivi dell’uomo – è invincibile,
insopprimibile, immortale”».
Madre Agnese ha indirizzato una
lettera particolare anche a tutti i genitori, ai docenti e a quanti operano nell’ambito educativo, della Scuola Sacro
Cuore; facciamo seguire le sottolineature principali: “La nostra Beata
Madre Fondatrice, Sr M. Margherita
Caiani, che ha dato inizio a questa
scuola nel lontano 1894, si è fatta guidare dalla fede e dall’amore e anche
oggi ci indica la via del servizio all’uomo, in particolare ai bambini che Dio
ci ha affidati per essere ‘educati alla
vita buona del Vangelo’….
Siamo tutti convinti che nella scuola
VITA DI FAMIGLIA
si istruisce per educare, cioè per
costruire il futuro uomo dal di dentro,
per liberarlo dai condizionamenti che
potrebbero impedirgli di vivere pienamente da uomo. L’aveva ben capito
Madre Caiani quando affermava:
‘Malamente si arricchisce la mente se
non si educa il cuore’. Nella vita, infatti, mente e cuore, nella loro unità,
danno la visione cristiana sul mondo,
sulla vita, sulla storia.
Affidiamo alla intercessione della
nostra Beata Fondatrice che prediligeva la famiglia, tutto il bello e il buono
che portate nel cuore…”
dal sito: www.suoreminime.com
“Animo, fiducia in Dio solo”: queste
parole tratte dagli scritti di Madre
Margherita saranno il sottofondo delle
iniziative che si susseguiranno nei
mesi avvenire, e che si incastonano
provvidenzialmente all’interno dell’anno della fede, proclamato da Papa
Benedetto, appena iniziato.
Ricordare i centocinquanta anni
della nascita di Madre Caiani, vuole
dire mettersi alla scuola di una
donna che ha saputo cogliere nella
propria vita, con radicalità e coraggio, la misericordia infinita del
Cuore di Cristo che continuamente
si offre all’uomo di ogni tempo.
Significa riconoscersi, come la
Madre, dei mendicanti dell’amore di
Dio e con umiltà svuotarsi per farsi
riempire di questo amore: “Animo,
fiducia in Dio solo, non mai nelle
nostre capacità, nel nostro criterio,
nelle nostre forze fisiche ed intellettuali perché sono nulla, Dio è tutto”.
Sì, “Dio è tutto” ; e con forza dobbiamo dirlo ad un mondo che cerca il
“tutto” da ogni parte fuorché dove
veramente è: nel Cuore di Dio.
Con queste parole di Madre Caiani
che ci accompagneranno in questi
mesi, cerchiamo di cogliere questo
momento favorevole per rafforzare la
nostra fede, per trovare quel “tutto”
che solo Dio può donare.
Intraprendiamo questo pezzo di strada
con Madre Margherita, per fare nostre
le sue parole rivolte al Cuore di
Cristo, da lei incontrato nell’
Eucarestia e servito nei fratelli:
“Fa’che più ti conosca e più ti ami”.
Simone
minime nel mondo
21
... ch’io porti l’unione
Omelia del Vescovo
Mons. Mansueto Bianchi
Sorelle e fratelli, c’era una
domanda che
mi
sentivo
pulsare dentro
in questi giorni, proprio nel
contesto della
festa di tutti i
Santi, ed è la
stessa domanda che mi si
riaffaccia stasera, in questa
celebrazione
che apre l’anno giubilare
per i 150 anni
di
nascita
della Beata Madre Maria Margherita
Caiani.
La domanda è questa: “Il santo chi
è?” Ho cercato di dare questa risposta: Il
santo è una persona che ha il cuore
rosso e le scarpe sporche.
Che cosa significa il cuore rosso? Il
cuore rosso significa il cuore acceso,
infiammato, rivolto, chiamato, lanciato verso una persona che è la persona
di Gesù! Il Santo è uno che ha il cuore
rosso perché lo Spirito accende il lui l’amore del Signore. E allora è facile accorgerci, come la Madre Maria Margherita
Caiani sia stata una persona che aveva il
22
cuore rosso, acceso dall’amore di Dio! E
non un amore fatto di emozioni del
momento, e quindi della fragilità di un
sentimento, ma l’amore come dono teologale, come azione dello Spirito, nella
profondità e nella radice della persona. Il cuore acceso dall’amore di Dio che
vuol dire che Lui, il Signore, era il motivo della sua vita, il perché della sua esistenza, la forza delle sue giornate, l’orizzonte del suo cammino, la costanza e la
risorsa per la sua fedeltà alla santità.
Avere il cuore rosso vuol dire rimanere discepoli del Signore, come Maria
a Betania seduta ai piedi di Gesù, mentre
lo ascolta; vuol dire riconoscere l’atto
sorgivo della propria vita e della propria
esistenza in questo stare dinanzi a Lui
per ascoltarlo, per essere colmati del
dono della sua Parola, per sentire la propria vita come una risposta a Colui che
per primo ha amato te.
Io credo che la Madre Caiani abbia
lasciato nella memoria una testimonianza forte di questa priorità dell’amore di
Dio nella vita del cristiano; l’ha lasciata
in primo luogo alle sue figlie e, per esse,
all’intero popolo del Signore. Se noi prescindiamo dal cuore rosso, cioè dal cuore
infiammato per il Signore, noi banalizziamo la vita cristiana e la consegniamo
alla incomprensibilità; facciamo della
vita cristiana qualcosa che sostanzialmente traduce ed esprime l’esaltazione
VITA DI FAMIGLIA
di noi stessi, delle nostre capacità, della
nostra intelligenza, delle nostre risorse;
noi riduciamo la vicenda cristiana ad
essere una vicenda noiosa, ripetitiva di
quello che siamo capaci di dire, di fare e
di essere.
Bisogna accogliere e raccogliere la
testimonianza della Madre Caiani
sulla priorità del cuore rosso nella
vicenda cristiana sul primato dell’amore di Dio, come motivo che sostiene
e permea e dà vita a tutti i nostri servizi,
alle nostre dedizioni e ai nostri modi di
essere e di vivere nella comunità cristiana e nella comunità umana.
Madre Caiani è stata una donna che
ha consumato la sua esistenza nei capillari della Chiesa e nelle vicende minute,
con tutto il significato bello della parola.
Nelle vicende paesane, Madre Caiani ha
portato la santità, ha portato l’evidenza
di Dio, ha portato il cuore rosso, il
cuore acceso dell’amore di Dio dentro
le vicende comuni della vita, dentro le
vicende della comunità cristiana, facendosi segno della tenerezza di Dio in
mezzo agli uomini, in mezzo alla gente,
talora ammantata di grigiore, segnata da
pesantezza. Si è fatta presenza nella parrocchia, comunità fondamentale, ma
anche elementare di persone che cercano
in qualche modo di esprimere la propria
adesione e la propria fedeltà al Signore.
Lì Madre Caiani ha portato la testi-
monianza del suo amore al prossimo,
del suo cuore acceso e lì ha richiamato
la necessità di avere un cuore acceso
anche per i fratelli, un cuore acceso
nei confronti delle persone in mezzo
alle quali veniva dipanando e spendendo la sua vita. Ed è stata la forma
soprattutto del servizio educativo, del
servizio formativo che Madre Caiani ha
espresso nel contesto del suo tempo.
Il secondo aspetto che voglio sottolineare è quello delle scarpe sporche. Che
vuol dire avere le scarpe sporche?
Vuol dire camminare sulla strada della
gente, in fedeltà alla vita; camminare
entrando dentro le vicende e talora
dentro le contraddizioni. E non furono
affatto semplici le situazioni di vita e di
storia in cui il Signore chiamò Madre
Caiani ad esprimere la testimonianza al
Vangelo ed il servizio alle persone,
soprattutto quelle più bisognose.
Avere le scarpe sporche equivale ad
avere la capacità di rimanere sulla strada soprattutto quando la strada si fa
sassosa e polverosa, quando va in salita
e, con voce persuasiva e voce forte, ti chiamerebbe a farti da parte, ti inviterebbe a
optare per il divano e le pantofole, ti spingerebbe, se non fosse altro, ad uniformarti
a quella che è la mentalità comune perché
è più semplice e meno faticoso fare quello
che tutti fanno, essere come tutti sono.
minime nel mondo
23
... ch’io porti l’unione
E' una sfida, quella che Madre
Caiani ci lascia; certamente era un
dono per il suo tempo; per il nostro
tempo è anche un appello forte perché come comunità cristiana riusciamo ad esprimere una presenza ed
essere una risposta nell’ambito educativo. E’ la scelta della Chiesa in Italia
per questo decennio, sono le strade nelle
quali tentiamo di camminare in questi
anni, le strade sulle quali il Signore ci
chiama a sporcarci le scarpe. Accettare
la sfida educativa vuol dire sostenere il
peso di quello scetticismo dilagante che
si sta diffondendo intorno a noi e che
noi respiriamo nell’aria. Accettare la
sfida educativa vuol dire fare fronte
alla desantificazione della famiglia,
alla desantificazione della scuola
come momenti intensamente educativi, quali dovrebbero essere e quali
non riescono ad essere.
Accettare la sfida educativa, sporcarsi le scarpe su questa strada, vuol dire
ancora una volta per noi, per le nostre
comunità cristiane - le nostre parrocchie, le nostre congregazioni, i nostri
gruppi - essere portatori di speranza,
portatori di un respiro dentro la vita dei
ragazzi, soprattutto dentro la vita dei
giovani. Vuol dire riuscire a fare appassionare nuovamente i ragazzi alla vita,
alzare il sipario dell’immediatezza,
della fruibilità per aiutarli a gioire, ad
24
innamorarsi di ciò che è bello perché
vale, di ciò che è bello perché costa;
comunicare e contagiare le persone con
la possibilità e la capacità di amare la
vita in ciò che costituisce la disunità
della vita stessa, la dignità della persona: ecco la grande sfida e la grande testimonianza che Madre Caiani ci lascia.
Questa donna della vostra terra non
visse in un tempo più facile del nostro,
in un tempo che avesse meno contraddizioni o fosse più facilitato rispetto al
nostro.
Anch’ella non camminò sopra un tappeto nel suo percorso ma capì il nesso
essenziale, cioè che non riusciremo ad
avere le scarpe sporche se non avremo il
cuore rosso, non riusciremo a servire
nella fatica e nella fedeltà il prossimo, se
non abbiamo il cuore acceso d’amore
per il Signore e per i fratelli.
E’ la verità, è il dono che stasera
vogliamo chiedere per la Congregazione delle Minime del Sacro Cuore, per
questa Comunità Cristiana di Poggio a
Caiano, per la nostra Chiesa di Pistoia e
per la Chiesa universale.
Vogliamo affidare all’intercessione della
Beata Madre Maria Margherita Caiani,
che ci impetri dal Signore quello che fu
il dono della sua vita, che ci ottenga dal
Cuore di Gesù di avere “il cuore rosso e
le scarpe sporche, ossia la capacità di
amare e di servire con fedeltà a Lui!”
VITA DI FAMIGLIA
dal sito: www.suoreminime.com
Madre Caiani è "la donna dal cuore
rosso e dalle scarpe sporche": è questa
l'immagine che ha usato il vescovo
Bianchi nella sua omelia durante la celebrazione eucaristica che ha aperto
l'anno giubilare nei 150 anni della
nascita della Beata Margherita Caiani.
Davanti ad una Chiesa davvero gremita,
il vescovo ha spiegato che, come Madre
Margherita, ci vuole un cuore
rosso, cioè un cuore colmo di
amore incondizionato per Dio
in quanto solo questo amore
consente di avere le scarpe
sporche, cioè di servire l'uomo, di misurarsi con il mondo
e i suoi problemi, in modo
efficace e credibile proprio
come è stata l'intera vita della
Beata Caiani.
E ancora, un altro punto che il
vescovo ha voluto sottolineare: Madre Margherita come
colei che ha "raccolto la sfida educativa del suo tempo", un tempo non più
facile del nostro, dimostrando che educare si può, e rimane anche ai nostri
giorni uno degli obbiettivi che ogni cristiano si deve dare.
Un ringraziamento alle Suore Minime
per la presenza missionaria nel
mondo e un incitamento ad attingere
sempre più al carisma della fondatrice sono stati i contenuti dalla lettera
del Cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, letta alla fine
della celebrazione.
La presenza di diversi sacerdoti della
diocesi, come del provinciale dei frati
minori, e l'animazione del coro di
Chiusi della Verna hanno reso un senso
di profonda ecclesialità alla celebrazione e all'inizio di questo anno giubilare.
Simone
minime nel mondo
25
... ch’io porti l’unione
Riportiamo la lettera del Cardinal Fernando Filoni,
letta al termine della Concelebrazione del 3 novembre,
da Don Carlo Fabris, incaricato di rappresentarlo:
Reverenda Madre, sono lieto
di unirmi spiritualmente a Lei e al Suo
Istituto nel ringraziamento al Signore
per il dono della vostra Fondatrice, la
Beata Maria Margherita Caiani, di
cui ricorre il centocinquantesimo
anniversario di nascita. Mentre le
esprimo il mio compiacimento e le più
vive felicitazioni per questo significativo evento nella vita dell’Istituto,
auspico che l’esempio luminoso della
Beata Fondatrice, la quale ha fatto
dell’ideale francescano e della devozione al Sacro Cuore la sua regola di
vita, possa essere uno stimolo ed uno
sprone per tutte le religiose ad una
sempre maggiore fedeltà al carisma a
cui Ella, con provvidenziale intuizione, si è voluta ispirare. Mi è gradito
cogliere l’occasione per ringraziarLa
vivamente della preziosa testimonianza di vita consacrata resa dal vostro
Istituto e della pronta e generosa
disponibilità con cui le Suore
Francescane Minime del Sacro Cuore
mettono la loro esistenza a servizio
delle varie necessità della Chiesa, in
particolare offrendo un importante
contributo all’opera di evangelizzazione in ben cinque Paesi di Missione.
Mentre, in questa fausta ricorrenza,
Le assicuro il mio speciale ricordo
nella preghiera e la mia benedizione,
profitto volentieri della circostanza
per confermarmi con sensi di distinto
ossequio dev.mo,
Card. Fernando Filoni
Prefetto della Congregazione per
l’Evangelizzazione dei Popoli
26
Intervento di
Don Carlo Fabris:
Reverenda Madre Generale e
carissime Minime Suore del Sacro
Cuore, è per me una grande gioia condividere, a nome e per conto del Card.
Fernando Filoni, Prefetto della
Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli e mio Superiore, questo
momento solenne di festa in questa
ricorrenza particolarmente significativa
per il Vostro Istituto: i centocinquant’anni dalla nascita della Vostra Fondatrice, la
Beata Maria Margherita Caiani. (…)
Vi invito a mantenere o, se
necessario, a ritornare a quella
fedeltà e a quell’operosa sobrietà che
deve caratterizzare ogni religiosa e
ogni comunità nella testimonianza di
dono totale a Dio, amato sopra ogni
cosa, nell’imitazione di Cristo che da
ricco si è fatto povero per noi, e nell’essere sempre più in mezzo ai fratelli segno luminoso che preannuncia la
gloria celeste, cioè la fiaccola di evangelica memoria, che non sta sotto il
moggio, ma sopra il lucerniere, per fare
luce a quelli che sono nella casa.
Infine, vi invito ad aprirvi sempre più alla dimensione missionaria che
è costitutiva della Chiesa.
Fra i territori dipendenti dalla
Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli in cui è presente ed opera il
vostro Istituto, vi è lo Sri Lanka, compresa l’Arcidiocesi di Colombo (…).
VITA DI FAMIGLIA
Auspico che possiate sempre
più allargare i vostri orizzonti missionari ed anche l’Africa nera, definita dal
Papa “polmone spirituale dell’umanità”, possa beneficiare della vostra
provvidenziale presenza e testimonianza
di vita consacrata.
Qualche tempo fa ho sentito un’espressione che mi ha colpito e che mi piace
ripetere, come una specie di consegna in
questo giorno solenne in cui fate memoria della vostra Beata Fondatrice: la vita
è un tornare in avanti.
Tornare come l’albero che torna alle sue
radici per ritrovare la forza vitale che lo
rende rigoglioso e forte, riscoprire cioè
ed attingere a piene mani a tutta la ricchezza del patrimonio dell’Istituto,
lasciato in preziosa eredità dai fondatori, il quale va gelosamente custodito,
difeso e incarnato.
Tornare sì, ma avanti: cioè mantenere
un saldo ancoraggio al passato, ma
senza lasciarsi imprigionare e paralizzare da esso, cioè senza ripiegamenti
nostalgici o, peggio, pessimistici, bensì
respirando il futuro, nella ricerca instancabile di nuovi modi per rendere attuale
il carisma fondativo e continuare ad
arricchire la Chiesa del proprio contributo nell’opera di evangelizzazione e
di apostolato, che non consiste nel
disperdersi in tante attività, ma nella
testimonianza della vita consacrata,
vissuta con fedeltà e coerenza sino
alla fine.
minime nel mondo
27
... ch’io porti l’unione
La risposta all’invito di partecipazione alla Solenne
Concelebrazione, fatto da Madre Agnese,
ha superato ogni aspettativa.
Lo dimostrano le seguenti RISONANZE:
Carissima Madre,
le scriviamo per ringraziarla di cuore per averci invitato a partecipare alla grande festa per la ricorrenza
del 150° anniversario della nascita della
vostra Madre Fondatrice.
La ringraziamo per la calorosa accoglienza che lei e le sue suore ci avete
riservato: ci ha veramente commosso, ci
siamo sentiti in famiglia! E’ stata per noi
un’esperienza unica, straordinaria e
coinvolgente. Abbiamo avuto il piacere
di rivedere tante suore che ci hanno dimostrato la loro stima e la loro amicizia.
Abbiamo visto il calore della gente che si
stringeva intorno alle loro suore in questo
momento di festa e ci ha fatto piacere
vedere quanto siano apprezzate e stimate.
Autorità civili e religiose, bambini e
anziani, giovani e adulti, famiglie intere, tantissime persone, tanto che la
28
chiesa pareva diventata piccola da non
poter contenere tutte quelle persone
che si stringevano in un forte abbraccio
alla Madre Fondatrice e alle sue Suore.
Abbiamo avuto la possibilità di sentire
le parole del Vescovo che ci hanno particolarmente colpito e che con l’immagine
del “cuore rosso e delle scarpe sporche”
ci ha fatto capire quanto sia stato grande
il carisma della vostra Fondatrice, quale
vita di santità abbia vissuto e quali siano i
veri valori che ha trasmesso non solo alle
sue figlie ma anche ad ogni credente.
E’ stata un’esperienza che ci ha arricchito lo spirito e ci ha aperto e scaldato
il cuore e di questo le siamo ancora
veramente grati.
Vorremmo riuscire a trasferire un po’ di
questa nostra esperienza anche a Porlezza,
nella nostra comunità,
nel nostro lavoro, perché l’esempio che la
Madre
Margherita
Caiani ci ha trasmesso
possa essere di aiuto
anche ad altri e possa
servirci a riscoprire i
veri valori di cui la
nostra società, in questo momento particolarmente difficile, ha bisogno.
Attilio e Laura Giossi
VITA DI FAMIGLIA
Sabato 3 novembre, siamo
partiti da Riotorto (vicino Piombino)
alla volta di Poggio a Caiano, per condividere con le nostre carissime suore
un momento di gioia: la celebrazione
dell’inizio di un anno giubilare per
l’Istituto, in occasione del 150°
anniversario di nascita della Beata
Maria Margherita Caiani.
Siamo arrivati con un po’ di
anticipo rispetto all’orario della
Messa e, come sempre siamo stati
calorosamente accolti da tutte le sorelle. A testimonianza dell’affetto che
lega i Poggesi e non solo, a questo
Istituto, la Chiesa di Santa Maria del
Rosario, seppur capiente, non è riuscita a contenere tutte le persone convenute per vivere questo momento di
festa.
Il “cuore rosso” e le “scarpe sporche” sono stati i tratti distintivi indicati dal Vescovo come caratteristiche
irrinunciabili nella via della santità.
Tutta l’omelia, con riferimento continuo alla Madre Caiani, è stata una
opportunità per conoscere meglio
questa donna che ha vissuto il suo
quotidiano in un rapporto semplice
con il Signore e con il prossimo.
Angela, Paolo, Vivian e Anita
Il 3 novembre 2012 è iniziato ufficialmente il 150° anniversario
della nascita della Beata Margherita
Caiani, colei che ha dato vita
all'Istituto Sacro Cuore di Poggio a
Caiano. In quel giorno il Vescovo di
Pistoia Mansueto ha usato nella sua
omelia alcune parole che lasciano il
segno per sempre. Alla domanda:
“chi è il Santo?” egli ha risposto
così: "Il Santo è una persona che ha
il cuore rosso e le scarpe sporche".
Si tratta di una persona che ha il cuore
colmo di amore per Dio e per gli altri;
un cuore che è vivo, fiammante,
ardente, pronto a dare. Ma ha anche le
scarpe sporche perché sta in mezzo
agli altri, rischiando ogni giorno di
sbagliare ma scegliendo ogni volta di
impegnarsi, rinunciando un po' forse
anche a se stesso e mettendosi in
discussione. Ciascuno di noi può
essere questa persona perché, se è
vero che siamo figli di Dio, ereditiamo come tali qualcosa di Lui e quindi la nostra umile e umana "divinità" può e deve essere estrinsecata
attraverso la nostra opera quotidiana e instancabile con le persone che
ci circondano. Nessuna esclusa. Tutto
questo ci deve far riflettere come genitori, come educatori e come formatori.
minime nel mondo
29
... ch’io porti l’unione
Sì, perché non possiamo permetterci
di far scolorire il nostro cuore, di
pulirci le scarpe o tirarci indietro,
siamo chiamati a compiere un dovere
e lo dobbiamo svolgere al meglio. Ce
lo chiede Dio, che è in noi, ce lo chiedono i bambini, germogli di una
società futura che dobbiamo proteggere, educare, amare, nutrire affinché
domani sia migliore di oggi.
In una sua poesia Marianne
Williamson diceva: "Siamo nati per
manifestare la Gloria di Dio che è
dentro di noi. Non è solo in qualcuno
di noi, è in ciascuno di noi, e quando
permettiamo alla nostra luce di brillare, consciamente concediamo agli
altri di fare altrettanto."
Monica Cesari
30
La cosa importante non è
sapere chi sono ma che ero presente, il
pomeriggio del 3 novembre, alla
solenne Concelebrazione che ha aperto l’Anno Giubilare dedicato alla
Beata Caiani. Anche se seduto “sullo
sgrimolo” di una panca, ho potuto
assaporare vecchie sensazioni come
quando, meno peccatore, gustavo e
vivevo le cerimonie religiose.
Scomodamente seduto sulla panca,
tenevo il gomito appoggiato sulle
gambe per non cascare; nel palmo
della mano affondavo il mento per
sorreggere la testa con l’intento di trovare, chiudendo gli occhi, una posizione neutra che mi consentisse di
ascoltare senza distrarmi.
Rannicchiato com’ero, ho potuto
farmi trasportare dai
canti del coro, estraniandomi al punto di
percepire i battiti del
cuore. Ho ascoltato l’omelia del Vescovo,
“Cuore rosso e scarpe
sporche”, sviluppata
egregiamente. Ho visto
la commozione sui
volti. Ho visto la semplicità del nostro parroco che, in casa sua, si è
messo in un cantuccio
dietro tutti i celebranti.
Ho visto la gioia della
festa, derivata dai segni
VITA DI FAMIGLIA
e dalla presenza dei nostri pastori.
Madre Caiani era una viva testimonianza del fatto che Cristo è presente veramente e, come gli innamorati, non si stancava di adorarlo.
Non si stancava perché percepiva la
Sua presenza fisica. Per lei era veramente vivo e quindi non poteva sentire la fatica, anche notturna, quando gli
faceva compagnia. Dobbiamo ringraziare Dio per quello che le nostre
suore fanno e per l’impegno che mettono nel cercare di trasmetterci ciò
che è vero; dobbiamo ringraziarlo
doppiamente per averci dato Madre
Caiani a scuotere le nostre sonnolenti
menti. Non potremo avere le scarpe
motose come quelle della Madre, è
quasi impossibile, ma un pochino più
sudice sì. Perché se cominciamo,
piano piano, ad avere le scarpe un
po’ meno lucide, sicuramente potrà
germogliare giustizia, equità, condivisione e amore: uniche armi vincenti contro l’indifferenza e la disonestà.
Chi crede non deve avere paura a
testimoniare il vero né a percorrere
una strada polverosa.
Un cercatore cieco
L’anno dedicato al 150° anniversario della nascita della Beata M.
Margherita Caiani, è iniziato con una
solenne celebrazione liturgica nella
chiesa parrocchiale. La chiesa era
strapiena: popolo, frati e suore, preti
e diaconi, nessuno mancava all’appuntamento con Madre Caiani.
C’era anche il nostro
Vescovo che, parlando di
“cuore rosso” e di “scarpe
sporche”, ha voluto evidenziare l’amore che la Beata
aveva per Cristo e i fratelli.
Il suo cuore, infiammato dall’amore di Dio, era un tutt’uno con l’amore verso i fratelli dai quali andava sporcandosi le scarpe.
La Concelebrazione è stata
suggestiva e partecipata.
Madre Caiani la sentiamo
sempre accanto a noi, ne
avvertiamo quasi la presenza fisica. Alla consacrazione, quando Cristo si fa
pane per noi, la vediamo
ogni volta prostrata in adorazione, abbandonata tra le braccia del
suo Signore, prendere su di sé tutte le
nostre sofferenze ed offrirle a Gesù
Cristo, il Salvatore.
Grazie, Marianna, nostra madre e
sorella per sempre!
Claudio e Daniela Cecchi
minime nel mondo
31
... ch’io porti l’unione
Quando ho oltrepassato la soglia della porta
della chiesa e l’ho vista gremita di tantissimi fedeli, ho
pensato come ancora, a
distanza di un centinaio di
anni, il messaggio di Madre
Caiani sia attuale. Fatti
pochi passi, la sensazione di
gioia e di festa tutta particolare stava aleggiando in tutta
la chiesa. Le cose che mi
hanno fatto riflettere sono
state sicuramente le parole
che ha pronunciato il vescovo Bianchi nella sua omelia durante la
Celebrazione
Eucaristica:
Suor
Margherita Caiani è stata “la donna
dal cuore rosso e dalle scarpe sporche”. Il cuore rosso colmo di amore
per il Cuore di Gesù; spesso la Madre
pregava quel Cuore durante la giornata.
Soprattutto mi sono sentito interpellato e chiamato in causa dall’invito fatto dal Vescovo di non aver
paura di insudiciarci le scarpe.
L’esempio della nostra Beata ci
esorta a buttare giù i muri, soprattutto quelli fatti dal nostro egoismo,
dal nostro io, dalla nostra arroganza e dalla nostra superbia. Ci esorta a uscire per la strada, come faceva Madre Caiani, per mettersi al
servizio degli ultimi.
Un volontario della Misericordia
32
C’ero anch’io tra le tantissime
persone presenti alla Celebrazione
Eucaristica che ha aperto l’anno giubilare dei 150 anni della nascita della
nostra Beata M. Margherita Caiani.
Mi piace chiamarla “nostra” perché
la sento tale e considero che sia una
grazia ed una grande benedizione
avere una concittadina “Beata”!
Dopo le belle emozioni, fatte di sentimento che ti riempiva il cuore e l’anima
facendoti sentire avvolta da un senso di
serena pace, tornando a casa, riflettevo
e pensavo a Lei, donna di un tempo in
cui, in quanto donna, non era per niente
facile fare determinate scelte. Lei però
aveva certamente il coraggio e la
determinazione che solo un grande
ed incondizionato amore per Dio
danno la forza di portare avanti
scelte per quel tempo non facili.
VITA DI FAMIGLIA
Madre M. Margherita, con il suo
coraggio, è vicina alla donna dei
nostri tempi, a tutte noi che possiamo quotidianamente pensare a lei
come ad un esempio, per la dimostrazione di quel coraggio di vivere la
propria vita in un affidamento totale a
quell’amore divino che ti prende, ti
coinvolge e ti rende capace di avere la
forza di compiere, nella semplicità,
azioni coraggiose di testimonianza
cristiana. Il Suo miracolo quotidiano
lo trovo in ciò che di Lei ha fatto e fa
arrivare a noi oggi, con le nostre
suore, per ciò che sono e che fanno.
Lo trovo nei suoi messaggi che pun-
tualmente, quando li leggo, colgono
l’interrogativo dell’animo dando l’indirizzo di una via da seguire. Lo trovo
infine, in questa grande grazia che ci
dà nel celebrare il Suo anno giubilare
all’interno dell’anno della fede.
Chiara Malinconi
E’ il primo anno che faccio
parte di questa realtà e non ho potuto
fare a meno di notare con quanto calore il paese abbia partecipato a questo
evento. “Il cuore rosso e le scarpe
sporche…”. “La vita è tornare avanti”. Queste parole mi sono rimaste
dentro. Il cuore di ciascuno di noi
deve essere rosso d’amore e di passione intesi nel senso più ampio, religioso ed educativo, lasciandoci coinvolgere totalmente in quello che facciamo. Dobbiamo “sporcarci le scarpe”, scendere in campo sempre in
prima persona cercando di dare il massimo, seguire il percorso della fede in
maniera attiva e completa, impegnandoci con tutte le nostre energie. La
vita attuale è frenetica, è un continuo “rincorrere” ogni singolo minuto, ma non dimentichiamo i veri
valori e il passato che ci devono far
da guida nel nostro cammino per
“tornare avanti”.
Una mamma
minime nel mondo
33
... ch’io porti l’unione
Tempo d’Avvento: tempo di Maternità
Il Signore, nella Sua Divina
Misericordia, ci ha concesso una
giornata di spiritualità ad Arenzano
(GE).
Dopo un primo momento
dedicato alla preghiera e alla meditazione guidata da S.E. Mons. Guido
Sanguinetti sul tema “Chiamate a
far risplendere la parola di verità”, è
stata celebrata la S. Messa.
Il pomeriggio è stato riservato al profilo spirituale di chi ha saputo
“lasciarsi conquistare da Cristo”.
Ed ecco che, per i 150 anni
dalla sua nascita, la figura della Beata
M. Margherita Caiani si è lasciata
“guardare per condividere” con
altre sorelle di altre Congregazioni.
+Il sottofondo musicale e lo scorrere
di una proiezione di immagini ha
riscaldato il cuore nell’attesa dell’incontro con S.E. Cardinale Angelo
Bagnasco che “ha spalancato le
porte” sul Mistero Mariano, espresso
nel tempo d’Avvento.
Introducendo l’importanza
della vita religiosa all’interno della
Chiesa che vede come “atto
costitutivo” Dio, che in
Cristo sposo ha fatto un
“patto nuziale”, la riflessione di S.E. si è concentrata
sulla maternità nella Chiesa.
“Quando una religiosa vive
con pienezza e consapevolezza sul piano dello spirito
la propria maternità – ha
precisato – la comunità cristiana ha qualcosa di diverso che fa più casa e più
famiglia”.
A questo dono, che è
il carisma fondamentale della
34
VITA DI FAMIGLIA
vita religiosa in genere e la peculiarità
specifica della vita religiosa femminile, si associano i carismi di ogni
Congregazione per cui quella stessa
maternità si può esprimere nell’assistenza ai malati, ai bambini, ai poveri e in altri mille modi.
Essere “madre” vuol dire, quindi, essere segno di questa “nuzialità di Dio
verso il mondo” che all’interno delle
comunità religiose si fa fraternità.
Nell’Avvento l’Attesa diventa la promessa spirituale della vera liberazione
che è la liberazione dal peccato, dall’indegnità morale. Dio ci è venuto a liberare dal “non senso dell’esistenza”. Dice
Sant’Agostino che la Madonna, nel
momento dell’Annun-ciazione, concepisce nel grembo ciò che aveva già concepito nella sua mente. Ecco la pagina
della fede: Maria diventa Madre perché rinnova il suo essere discepola, il
suo fidarsi, anche se non conosce ancora cosa vuol dire entrare dentro la Parola
di Dio.
Madre! Tu sarai la Madre
dell’Altissimo. Ma come è possibile
questo? Io non conosco uomo,
dimmi Tu la strada. In questa
domanda c’è già il sì di Maria: io sono
disposta, ma dimmi come.
Non è una mancanza di fede, è una
adesione obbediente alle parole dell’angelo, perchè umanamente non è
possibile; c’è una zona oscura, misteriosa in questo annuncio che chiede a
Maria proprio un “atto di fede”: sia
fatta di me secondo la Tua parola,
non perché la Tua parola sia chiara
e comprensibile ma perché l’hai
detta Tu.
E’ un momento delicatissimo
per Maria: la situazione, umanamente,
suggerirebbe di stare a casa al riparo
del suo villaggio, nel silenzio dell’anima a gustare la bellezza di quello che
portava in grembo; Maria invece si
mise in viaggio e raggiunse in fretta la
cugina Elisabetta. Maria previene il
bisogno, partendo sollecita…
Qui il grande esempio della carità,
la prontezza generosa di non aspettare che l’altro mi chieda.
Maria è andata da Elisabetta,
anche per condividere la Gioia. Il
bisogno dell’anima è di poter incontrare un’altra anima e comunicare il
mistero di Dio a qualcuno che ti possa
capire, e gioire con te tanto da sfociare nel Magnificat.
La comunità di Genova
minime nel mondo
35
... ch’io porti la gioia
SCUOLA PARITARIA S. CUORE DI CARPI
Via Curta S. Chiara - 41012 Carpi (MO)
Tel. 059688124 - Fax 059630091
e-mail: [email protected]
www.sacrocuorecarpi.mo.it
Carpi, 06 ottobre 2012
Gent.ma suor Ferdinanda,
sono Franco Bussadori il preside dell’Istituto “Sacro Cuore” di Carpi, di
cui Don Massimo Dotti è il gestore. Il terremoto che ci ha colpito ha provocato seri
danni all struttura muraria, ma non ha intaccato la nostra volontà di ricominciare.
Grazie alla solidarietà di enti, associazioni e privati e scuole come la vostra siamo
riusciti ad iniziare i lavori di restauro che proseguiranno, si presume, fino all’agosto del 2013. Il prossimo anno scolastico, quindi, se tutto procederà nel migliore dei
modi potremo rientrare nelle nostre aule. La nostra scuola è ospitata presso il complesso oratoriale di Carpi, che oltre alla scuola Sacro Cuore accoglie altre realtà
come l’associazione “Effatà” che si occupa dei bambini dislessici o con difficoltà
di apprendimento, l’hip-hop, un dopo-scuola per bimbi e ragazzi, le cui famiglie si
trovano in difficoltà economiche e sociali, l’associazione sportiva”Carpine”, una
scuola di musica per ragazzi, l’Azione Cattolica Ragazzi e il Gruppo “AGESCI”
Carpi1. Tutte realtà che si occupano, a diverso titolo, dell’educazione dei giovani.
Penso quindi che il valore custodito da queste mura sia un bene da conservare perché continui ad essere a disposizione della comunità carpigiana. Desidero ringraziare veramente di cuore Lei, tutti i genitori e i bimbi della scuola per questo contributo, che verrà utilizzato per “salvare” il “Sacro Cuore”.
Credo che i gesti di solidarietà come il vostro abbiano una grande valenza educativa e formativa nei confronti dei bambini che vanno educati sì con le parole, ma
soprattutto con l’esempio e la testimonianza. In attesa di poter entrare nei moduli
prefabbricati, riusciamo a “fare scuola” presso due Parrocchie e la sede dell’
Università della Terza Età, che ci hanno accolto con grande entusiasmo. Questi
momenti di sofferenza e grande incertezza si sono così trasformati in una occasione di testimonianza. Nel rinnovare i miei ringaziamenti, quelli del nostro gestore
Don Massimo, dei nostri bimbi e ragazzi e di tutta la comunità educante, porgo a
Lei e a tutta la vostra comunità i più sinceri e cordiali saluti.
il preside
Franco Bussadori
Ps. Appena ci saremo sistemati vi farò scrivere direttamente dai bambini così potremo restare in contatto e pensare ad un gemellaggio tra i nostri due “Sacro Cuore”.
36
ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE
Una festa molto attesa!
La festa liturgica della nostra
Beata Madre Fondatrice Sr M.
Margherita Caiani è una ricorrenza
sempre molto sentita anche dai nostri
ospiti. Per questo, suore e ospiti,
abbiamo preparato questa ricorrenza
con un “Triduo di preghiere e letture della nostra Beata”, e con una
solennità particolare in questo
“Anno della Fede”, indetto dal
Santo Padre, e con l’inizio del 150°
anniversario della nascita della
nostra Madre Fondatrice.
Oggi, tutti puntuali alla
Celebrazione Eucaristica che si è
svolta nel salone grande, dove era
stata preparata la mensa Eucaristica,
con la presenza dei nostri ospiti; in
carrozzina e presidi vari, ma tutti
vestiti a festa e felici di partecipare.
questo lo aveva capito bene e cioè che
senza la preghiera non poteva dedicarsi al servizio dei fratelli.
In Marta e Maria questi due aspetti
convivono, il servire e l’ascolto sono
presenti, e questo insegna anche a
noi e lo insegna alle nostre suore che
vedono nella loro Fondatrice un
esempio, colei che ha fatto vivere
nella sua vita Marta e Maria!
Nella seconda lettura S. Paolo, ci
dice di rivestirci di sentimenti di
misericordia, di bontà, di mansuetudine e di pazienza. Sono questi i sentimenti che anche noi oggi invochiamo su questa famiglia che è la Casa
di Riposo, sulla famiglia delle
Minime e su tutti noi, perché ogni
giorno sappiamo imitare Gesù nei
suoi sentimenti, perché solo questo ci
rende felici.
Il nostro parroco Don
Massimiliano e Padre Artemio,
superiore dei Cappuccini, hanno
concelebrato e all’omelia Don
Massimiliano ha fatto una sintesi sul
Vangelo di Marco dove si parla di
Marta e Maria, … “ci sono momenti
della nostra vita, ha detto il nostro
parroco, in cui noi dobbiamo essere
più Maria che Marta, ma queste due
sorelle devono sempre vivere nella
nostra vita. Ogni giorno noi dobbiamo metterci in ascolto per servire,
non c’è l’una senza l’altra, e la
Beata Maria Margherita Caiani
Alla celebrazione erano presenti tante altre persone; il coro della
Parrocchia di Decimo per animare la
liturgia, l’associazione delle Dame di
S. Vincenzo, e parecchi parenti degli
ospiti. E’ stato molto bello alla fine
della celebrazione il canto “Dal pio
colle di Poggio a Caiano”, che ha
suscitato in ciascuna di noi, ricordi ed
emozioni.
Come segno di fraternità c’è stato un
momento di ristoro per completare
nella gioia e serenità questa bellissima
festa!
Sr M. Gabriella Torselli
minime nel mondo
37
... ch’io porti la gioia
200 giorni insieme per conoscere il
nostro territorio tra storia fede e cultura
Immaginando questo
interessantissimo percorso proposto e certamente
realizzato
con grande vantaggio
per tutti, mi viene
subito in mente (celebrando il 150° anniversario della nascita di Madre M.
Margherita Caiani) di porre l’attenzione su quel minuscolissimo “semino
di senapa”, evidenziato in una
Parabola dell’Evangelista Matteo
(cap.13):
“Il Regno dei cieli si può paragonare
a un granellino di senapa che un uomo
prende e semina nel suo campo….”
Nel “minuscolo semino” ci vedo davvero la futura Fondatrice del nostro
Istituto, che ha contribuito a centrare
un valore di inestimabile importanza.
Madre M. Margherita, infatti, nelle
sue primissime indicazioni, così si
38
esprime: “Le Figlie del Cuor di Gesù
si ricordino che è loro principale
dovere di aver cura speciale delle
povere bambine, perché la classe di
esse è la più numerosa, e per conseguenza la più bisognosa di aiuto e di
assistenza.
Procurino che l’istruzione e l’educazione siano tali che valgano ad ingentilirne il cuore, a nobilitarne le azioni
e a rialzare la posizione sociale”
(Reg e Cost. 1901).
La parabola prosegue dicendoci che il
semino, crescendo, dette vita ad un
grande albero dai frutti del quale scaturirono numerosissimi altri semi.
Ed ecco il meraviglioso sviluppo che Dio pose nel cuore della
nostra Beata: le sue figlie spirituali si
sentirono spinte dalla forza e dall’amore di Colui che le aveva chiamate
nella “sua vigna” ad oltrepassare mari
e oceani (Cina, Egitto, Brasile, Israele,
Sri Lanka) per comunicare, con la
loro vita, questo grande valore.
ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE
• Ho paura di uscire fuori al sole a
causa dei buchi dell’ozono.
• Ho paura di respirare l’aria perché
non so quali sostanze chimiche contiene.
• Io sono una bambina e non ho
tutte le soluzioni, ma mi chiedo se
siete coscienti del fatto che non le
avete neppure voi.
Ed oggi abbiamo la gioia di
“conoscere” Severn Suzuki che ci
riempie il cuore di gioia, constatando
che niente viene perduto di ciò che
Dio suscita:
Severn, a 9 anni, assieme ad altri bambini, fondava un’organizzazione di
piccoli impegnati nella difesa dell’ambiente e a 12 anni catturò l’attenzione del mondo intero con il suo
discorso di soli 6 minuti, alle Nazione
Unite nel 1992:
“Venendo a parlare qui a nome di tutte
le generazioni è perché sto lottando
per il mio futuro e il loro futuro.
• Per parlare a nome dei bambini che
stanno morendo di fame in tutto il
Pianeta e le cui grida rimangono inascoltate.
• Se non sapete come fare a riparare
tutto questo e altro, per favore, smettete di distruggerlo.
• Sono solo una bambina, ma so che
siamo tutti parte di una famiglia che
conta miliardi di persone. E nessun
governo, nessuna frontiera potrà cambiare questa realtà.
• Sono una bambina ma so che
dovremmo
tenerci per mano
e agire insieme
come un solo
mondo per raggiungere un solo
scopo.”
Sr M. Sandra
minime nel mondo
39
... ch’io porti la gioia
In cammino nell’anno della fede
dal sito: www.suoreminime.com
“Non temere, soltanto abbi fede”:
Con questo titolo, che è un perentorio
invito di Gesù alla fede e alla speranza, il giorno 29 novembre, è iniziato
in Casa Madre il cammino di
approfondimento sull’anno della
fede guidati e accompagnati dal
carisma di Madre Caiani, della
quale in questo anno celebriamo i
150 anni dalla nascita.
Dopo la messa del 3 novembre che ha
segnato la prima tappa di questo
40
importante anno, l’inizio di questo
percorso, aperto a tutti, rappresenta
uno stimolo e un aiuto per camminare, riprendere, approfondire la
propria fede.
Stimolati dal documento del Papa,
“Porta Fidei”, è un cammino che
aiuta a fissare lo sguardo sulla nostra
fede aiutati dalla Parola di Dio, dal
Catechismo della Chiesa, dal Concilio,
dagli scritti semplici e immediati di
Madre Caiani.
ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE
Le RSA per scambi di Auguri
La sigla di R. S. A.
(Residenze Sanitarie Assistenziali)
spesso rimanda ad un ambiente che
ospita persone anziane e non, tristi,
senza alcuna motivazione né voglia di
vivere. E’ vero che tali strutture ospitano persone che necessitano di assistenza medica, infermieristica e riabilitativa, ma l’incontro avvenuto il 2
dicembre scorso nella Casa Madre,
ha smentito in qualche modo questa
teoria a un’unica direzione, rafforzando la fiducia nei protagonisti delle
due RSA di Bonistallo e di San
Casciano incontratisi per un sereno
scambio di auguri natalizi, “gratificando” gli operatori che, con passione, investono nelle potenzialità dei
destinatari i quali, stimolati, danno il
meglio di sé, ma soprattutto dimostrando ai presenti che sempre esiste nella persona uno spazio di creatività da far emergere e metterla a
disposizione.
La serata è stata animata da
canti, poesie e vivaci drammatizzazioni: il clima auspicato per una preparazione ormai prossima al Natale!
Un grazie riconoscente a tutti
coloro che, quotidianamente, si fanno
“prossimi” a queste persone anziane
e in difficoltà, non solo con le cure
necessarie, ma soprattutto con un’accoglienza cordiale e premurosa.
Un familiare
minime nel mondo
41
... ch’io porti la gioia
Con il cuore si crede
Non bisogna scordarci mai
che Dio ci ama, che non
mette limiti, ma li abbatte.
Ogni soggiorno a La Verna,
anche se breve, mi ricorda
questo concetto che Dio piano
piano sta imprimendo nel mio
essere: c’è ancora tanta strada.
Anche se a fatica, non smetterò di camminare. Il silenzio,
la preghiera ma soprattutto la
fede, ci portano al vero principio di tutto: questo Maria lo
portava nel cuore fin
dall’Annunciazione e con l’esempio della sua vita lo ha
donato a noi.
Grazie di tutto, purtroppo scrivo poco e queste cose non
sono il mio forte. Comunque,
so solo dire… Grazie!
Francesco
Io sono venuta alla Verna con
uno stato d’animo per niente tranquillo,
anzi, pieno di preoccupazioni e di tristezza. Quasi non volevo venire! Poi, fin
dalla prima sera, il Signore m’ha mandato come dei segnali attraverso le letture che abbiamo fatto. Ho visto spesso
scritto “scelta”, parola chiave che in
quest’ultimo periodo mi ha fatta andare
in tilt. Ho molte idee in testa, sono con-
42
fusa, voglio fare tante cose ma non ho il
tempo materiale per attuarle e questa
situazione porta a una scelta che mi
sembra impossibile! Non riesco a comprendere quale sia quella giusta (o quelle giuste), non capisco cosa Dio sta progettando per me! Sono quasi alla fine di
un periodo importante (il liceo) e ancora non ho deciso cosa fare dopo… So
che è ancora presto e che la mia reazione può sembrare esagerata ma sto proprio andando “di fuori”, anche perché il
tempo passa in un baleno! Insomma, ho
una grande confusione! Ma, il Signore
riesce sempre a tirarti su di morale; dice
una lettura: “Dio entra nella vita, che è
fatta anche di turbamenti, di emozioni
confuse e porta nuove stelle polari.
Entra nella vita, anche se è inadeguata.
O forse proprio per questo! Non temere
la tua debolezza (…) Dio salva!”. Ed
ecco che mi si riaprono gli occhi, il
cuore, l’anima e dico: “Signore, a volte
mi sembra che tu mi abbandoni a me
stessa, ai miei problemi, ma come riesco
a riflettere un attimo di più, ecco che Tu
arrivi, che mi dai un segno. Non mi lasci
mai!”.
A volte affronto la vita in maniera timida e non riesco a superare gli ostacoli
perché mi sento sola… ed ecco che la
tua mano mi prende, mi dà una spinta e
subito divento più tosta e nulla mi
ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE
ferma! Grazie a questi tre giorni ho
acquistato fiducia in me, sono sicura che
riuscirò a riconoscere le mie doti e i
miei difetti e sono certa che Tu, Signore,
mi guiderai per la via migliore, quella
che hai scelto per me! “Coraggio, non
temere, io sarò con te”: frase che porterò
sempre dentro il mio cuore. Signore,
apri la mia anima e illumina l’oscurità
che è in me! …
Ringrazio anche per i bei momenti di
condivisione con le suore. E’ grazie a
loro che Dio ci trasmette la sua immensa Misericordia!
Valeria
Grazie perché anche questa volta la
Verna mi dà una conferma, che io ho
una vocazione, bella, forte e non posso
sprecarla. Quindi vado via con una
voglia matta di non sprecare nemmeno
una persona che il Signore mi mette
davanti. La voglio amare proprio come
Maria amava Gesù. Vi voglio bene!
Ema
Amare, voce del verbo morire. A me è
rimasta impressa questa frase perché è
quella che mi ha accompagnato in questi tre giorni a La Verna ed è quella che
mi darà la forza di risolvere i problemi
che ho lasciato a Viareggio. Dio mi ha
illuminato per l’ennesima volta.
Eva
Cercare Dio, costantemente, per poi
accorgersi di averlo sempre accanto.
Questo monte, queste esperienze sono
alcune delle tante prove che Dio esiste e
che è presente in mezzo a noi, in attesa
di una nostra, anche
minima, attenzione.
Prego per chi è in
cerca della Verità e
per quei bambini
che devono ancora
nascere, o nati, per i
quali i genitori non
hanno preso in considerazione la via
della fede.
Daniela O.
minime nel mondo
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... ch’io porti la gioia
Sapete cos’è una sinfonia?
Le parole di una famosa lettera indirizzata ai ragazzi dall’allora Cardinale di
Milano, Dionigi Tettamanzi, hanno fatto
da traccia per lo spettacolo del Natale
degli alunni della nostra Scuola
Elementare. I nostri ragazzi sono stati
bravissimi a intervallare con canti e
danze le riflessioni del Cardinale che
sono state recitate mentre, sul palco del
Teatro Ambra, scorrevano le immagini
delle diapositive.
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altre percussioni. Qualche volta suonano perfino i piatti!
Nella sinfonia ogni musicista dell’orchestra suona la propria parte
molto bene e nel momento giusto.
E così, anche se tutti suonano insieme e
nello stesso luogo, non fanno confusione. E il concerto è bello, armonioso e
affascinante.
Ora, questa sinfonia non è necessario sentirla con le orecchie, ma si può
vedere con gli occhi e sentire col cuore.
Guardando il presepe, dovremmo ritrovare lo spartito dove tutte le persone
sono insieme e ognuna fa più bello il
suono – cioè la vita! – degli altri.
Riteniamo opportuno riportare i punti
più significativi del testo:
La sinfonia del Natale, come è scritta e “suonata” nel Vangelo, non è solo
un sottofondo da grandi magazzini nelle
giornate di acquisti, non è un passatempo per pochi privilegiati, è salvezza per
il mondo intero, è gioia per gli uomini
tristi, è bellezza che può cambiare la
vita di ognuno di noi.
Carissimi ragazzi,
Sapete cos’è una sinfonia? E’ una
musica bellissima. Quando la senti, non
c’è un solo strumento musicale che
suona, ma ce ne sono tanti: i violini, i
violoncelli e i contrabbassi; le trombe, i
flauti, i corni e gli strumenti a fiato; i
tamburi, i tamburelli, il triangolo e le
Se tutti, nelle giornate piene di problemi e di affanni che ci rendono spesso
nervosi, avremo sempre in testa – e nel
cuore! – la musica che il Signore ci ha
affidato, saremo più contenti di vivere
insieme. Saremo anche più simpatici e
allegri. Proprio come piace a Gesù.
Sì, il vero segreto di quella meraviglio-
ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE
sa sinfonia che vi vogliamo raccontare è
che il direttore d’orchestra è Gesù!
Guardando e riguardando il presepe,
riuscirete a capire che lì c’è tutto il
mondo e che tutti ci stanno bene perché
guardano verso Gesù Bambino. Così
come in una vera orchestra i musicisti
guardano tutti il direttore.
Che cosa potrebbe accadere nel presepe, come nel mondo, se togliessimo
Gesù?
I Magi andrebbero ciascuno per la propria strada come i moderni uomini d’affari. La cometa si perderebbe tra
miliardi di stelle nella galassia. I pastori comincerebbero a litigare fra loro per
occupare con il gregge il pezzo di suolo
migliore di quello degli altri.
La porta delle casette si chiuderebbe
con un triplo catenaccio, l’acqua della
brocca passerebbe dalle mani di una
donna generosa alla produzione di una
multinazionale che la venderebbe a peso
d’oro, lasciando nella sete milioni e
milioni di persone. Le palme e gli ulivi
si ammalerebbero per l’inquinamento
selvaggio.
Erode continuerebbe a seminare terrore, ingiustizia, guerra e morte.
Se invece tutti guardiamo Gesù e
andiamo verso di Lui, riusciamo ad
esprimere “il meglio del meglio” che
c’è nel mondo e ciascuno sarà capace
di dare ciò che ha di più bello. E tutti lo
apprezzeranno e gioiranno insieme.
Sì, perché in Gesù, l’insuperabile Figlio
di Dio, possiamo vedere l’esempio per-
minime nel mondo
45
... ch’io porti la gioia
fetto di come può essere ogni uomo. Lui
è capace di dare il vero valore alla bellezza di ogni persona, senza togliere
niente alle altre. Lui, infatti, è capace di
tenere insieme miliardi di uomini, come
fossero una sola “orchestra” che suona
con tutti per tutti. E tutti, in tutto il
mondo riescono ad ascoltare e a capire
la sinfonia, perché i suoni, a differenza
delle parole, sono universali e non
hanno bisogno di nessuna traduzione.
Così è la “musica” che il “direttore”
Gesù comanda.
E’ quella dell’Amore!
Se vivremo così, il mondo potrà sentire il piacere e il gusto
di incontrare tanti
testimoni dell’amore
di Dio. La prima musica di questa singolare
sinfonia del presepe la
possiamo sentire provenire da una serie di
statuine: il falegname,
il fornaio, i pastori…
Sono tutte persone al
“lavoro”. E mentre
lavorano, pregano.
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Il Cardinale ha elencato diverse preghiere fatte scaturire dal cuore dei
diversi personaggi. Il testo è stato attualizzato richiamando alcune persone presenti nel territorio.
Il tema dell’anno: “storia, fede,
cultura del territorio” è stato sviluppato in modo “artistico” e piacevole.
Un GRAZIE cordiale ai docenti, ai
genitori per la pazienza e la disponibilità e soprattutto un “BRAVISSIMI” ai ragazzi per averci regalato
una mattinata carica di emozioni e di
gioia natalizia!
R.
ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE
Natale per noi è...
Non so cosa intendessero i Maya per
“fine del mondo”, ma sicuramente
quello che abbiamo vissuto e gustato
Venerdì 21 Dicembre scorso (il giorno fatidico dei Maya appunto) al teatro Ambra le assomigliava molto!
Fuori un freddo polare che rendeva
ancor più gelido il clima già dimesso
di questo periodo di crisi, ma dentro al
teatro gli oltre 120 bambini della
Scuola dell’infanzia Sacro Cuore di
Poggio a Caiano ci hanno scaldato il
cuore e permesso di riprendere con
più speranza il cammino verso il
Natale!
Infatti si è svolto il tradizionale spettacolo per gli auguri di Natale, ma
quest’anno i nostri bambini si sono
davvero superati: sapientemente guidati dalle loro insegnanti i fanciulli di
3-4-5 anni delle 5 sezioni (turchesi,
bleu, gialli, arancioni, e rossi) si sono
cimentati in canti, attività motorie e
piccole danze per raccontarci che
cos’è il Natale per loro.
Ne è venuto fuori un percorso, che
seppur nella semplicità, ha permesso
ai tanti presenti, genitori, nonni, fratelli e sorelle, che gremivano all’inverosimile il teatro in ogni suo posto, di
cogliere il solo vero messaggio del
Natale troppo spesso, specie in questi
tempi, dimenticato: un Dio che in
Gesù si fa uno di noi per farci vivere
nella sua Pace e nel suo Amore.
Ma come?
Ecco che allora, dopo i saluti e gli
auguri portati dalla Madre Vicaria
Suor Salvatorica a nome della Madre
generale e delle Suore della comunità
e dalla coordinatrice didattica Chiara
Molli, già dai primi canti eseguiti
minime nel mondo
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.. ch’io porti la gioia
molto bene da tutti i bambini insieme,
si capiva quali fossero le cose importanti che i nostri figli con la loro disarmante semplicità, ci indicavano come
via maestra per vivere bene: la
Serenità di vivere in una famiglia
dove essere accolti e amati e dove
imparare ad amare; la Fiducia
come Fede cercata nei fatti di ogni
giorno e trovata in Colui che nel
Natale viene fra noi; la Speranza
come attesa e certezza in un domani
migliore; il Perdono come atto assoluto per vivere e ricominciare insieme…. “È la Luce di ogni vita, concludeva uno dei canti eseguiti, luce
infinita che splende nelle tenebre del
mondo e nella grotta di Betlemme,
Luce che possiamo trovare nella
grotta della vita”, la grotta del nostro
intimo sempre più buio e tetro, ma che
aspetta solo di essere illuminato per
risplendere di quella Luce che il
Divino Bambino ci porta nel Natale!
Poi i bambini di 4 e 5 anni, guidati con
cura dalla maestra di inglese Mary,
hanno eseguito un classico canto di
Natale in inglese “Jingle bells” per
far giungere a tutti gioiosamente gli
auguri di Natale.
Infine il cammino che i fanciulli ci
facevano compiere, continuava con i
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ATTIVITA’ DI ANIMAZIONE
più grandicelli di 4 e 5 anni, che divisi per sezione, ci hanno offerto delle
attività motorie e delle danze molto
ben eseguite e preparate con dedizione dalla maestra di motoria, Lisa,
nelle quali i bambini con impegno
grande sviluppando la loro coordinazione, l’ordine, la fantasia, la
creatività, l’immaginazione, ci
hanno condotto e trasportato nel loro
mondo fatto di semplicità, di essenzialità, di innocenza, per dirci che
davvero ogni ostacolo, ogni difficoltà,
tutto può essere superando semplicemente “confidando” nel più bel
regalo che il Natale ci fa: l’amico
Gesù! Insomma un pomeriggio davvero magico per i presenti che si sono
divertiti ed emozionati.
A me non resta che ringraziare
l’Istituto e la scuola per avermi permesso di poter guidare come presentatore questo spettacolo, ma vi assicuro che è molto di più quello che ho
ricevuto da questa esperienza che
quello che ho dato e ringrazio in particolare tutte le maestre per quello che
hanno dato e continuano a dare ai
nostri bambini che quando sono insieme sanno fare grandi cose.
Mauro Mazzoni
... ch’io porti il perdono
RICONCILIARSI PER RIMEDIARE
Riconciliazione
Riportiamo due passi tratti dalla lettura del Padre Nostro
commentata dall’Arcivescovo Bruno Forte.
come noi li rimettiamo
Solo chi ha conosciuto il perdono,
può anche veramente perdonare. Chi
nella vita ha sperimentato la tua misericordia, chi veramente è stato toccato
dal tuo dono, non vorrà più stare sul
trono del giudice, ma amerà riconoscersi lì dove la tua misericordia l’ha
incontrato, dalla parte dei poveri e dei
peccatori. Insegnaci, Padre, a perdonare ed amare come tu ami e perdoni.
Donaci un cuore di misericordia, che
sia umile riflesso del tuo e ci aiuti ad
accogliere chi non si sente accolto da
nessuno o teme di non avere diritto ad
alcuna accoglienza. Facci creare
relazioni liberanti, solidarietà che
non creino dipendenze, prossimità
nutrite di delicatezza, di rispetto e
di attenzione. Rendici apostoli della
misericordia, che dicano al mondo
con la forza umile della verità ciò di
cui hanno fatto esperienza ricevendo il
tuo perdono e la pace.
ai nostri debitori
Davanti a te, Padre, ci inviti a
ricordare quanti da noi aspettano il
perdono. Sarebbe certo strano che noi
chiedessimo a loro più di quanto tu
hai chiesto a noi per perdonarci: ti è
bastato vedere un’ombra di pentimento, un barlume di desiderio, un passo
mosso dalla speranza, per correrci
incontro. Aiuta chi ci avesse fatto del
male ad avere in sé ciò che ci hai
donato di avere in noi: e fa’ che il
nostro amore lo accolga, il perdono
lo sani, la gioia della festa condivisa
nella tua casa lo appaghi oltre ogni
misura di dare o avere, di calcoli, di
offese o di pretese. Aiutaci a dire a
tutti e a ciascuno, lo sguardo nello
sguardo, che il male è scomparso, che
è bello sentirsi amati tutti da te ed
amarci con la semplicità e la fiducia di
figli dello stesso Padre, il Padre di
misericordia.
minime nel mondo
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... morendo si risuscita alla vita
RICORDANDO LE CONSORELLE
SR M. ARSENIA COLORU
Nata a Nule (SS) il 26 aprile 1919, fece il suo ingresso
nellʼIstituto nel 1943. Ha pronunciato il suo ultimo e definitivo
“eccomi”, nel clima di lode che ha percorso come un filo dʼoro
tutta la sua esistenza, il 21 dicembre 2012.
Subito dopo la Professione temporanea, si dedicò allʼeducazione
dei bambini nella scuola materna, col desiderio di “attirare tante
piccole anime al bene e allʼesercizio delle virtù mediante il buon
esempio…”, donando sempre il meglio di se stessa. Nel 1946
manifestò per la prima volta, la sua vocazione missionaria e nel 1957 si avverò “il suo
sogno”: essere ammessa tra il numero delle prime sorelle che erano partite per la fondazione della Missione in Egitto.
Come tutti gli inizi, i primi anni furono caratterizzati da tante difficoltà e sacrifici, vissuti con gioia ed entusiasmo in un servizio umile tra i pochi cristiani e i numerosi musulmani di quella terra. Aperta e accogliente, per tutti aveva attenzioni: i piccoli dellʼasilo
nido, della scuola materna, le bambine interne, le sorelle della comunità, i poveri, i malati, le autorità locali, gli italiani di passaggio. Lʼansia missionaria di portare il messaggio
di Gesù, pur nel rispetto delle religioni, era costante nel suo parlare, nello scrivere e nellʼoperare. A ciascuno si donò con amore fattivo: senza riguardo per la sua salute, viaggiava a piedi o in carrozza, sempre con qualche medicina in tasca per chi ne avesse
bisogno, ma soprattutto aprendo a tutti il suo cuore. Amava tanto le bambine interne e
voleva aiutarle a crescere buone e istruite; pur essendo di carattere fermo ed esigente,
era per loro una mamma buona: le accompagnava fino a che, terminata la scuola, non
avessero trovato una sistemazione o si fossero formate una famiglia. Aveva un grande
senso di appartenenza allʼIstituto: si impegnò a testimoniare, con lʼanimazione spirituale, con la preghiera costante, il Carisma di Madre Caiani in quella terra: servire Gesù
Cristo e i fratelli nella letizia francescana. Chiunque lʼavvicinò ne restò conquistato tanto
che, pur essendo rientrata in Italia nellʼanno 2000, a Esna, dove trascorse tutti gli anni
della sua presenza in Egitto, ancora viene ricordata con nostalgia, ammirazione e riconoscenza.
Ormai avanti nellʼetà e logorata dai tanti sacrifici, ha trascorso gli ultimi anni a riposo nelle comunità di San Casciano V. di Pesa, di Firenze, Via degli Alfani e quindi di
Porlezza, dove progressivamente si è aggravata fino allʼinfermità totale, conservando
sempre quella serenità che infondeva pace.
Cara Sr M. Arsenia, hai lasciato questo nostro mondo per unirti al coro degli Angeli
che cantano “Gloria a Dio e pace sulla terra” e festeggiare il Natale di Gesù in cielo; in
particolare prega perché regni pace e giustizia nel tuo amato Egitto.
… i nostri familiari
- DʼAlessandri Costanza,
sorella di Sr M. Doralice e Sr M. Gaudenzia
- Oddo Enza, sorella di Sr M. Giovanna
- Cabriolu Maria, sorella di Sr M. Zelinda
- Perera Elisabetta, mamma di Sr M. Florida
- Ayad Samuele, babbo di Sr M. Fayeza
- Taras Giovanna Angela, sorella di Sr M. Dorotea
- Lepori Vasco, fratello di Sr M. Emiliana
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