cena tra amici - pdf - Lo Spettacolo del Veneto

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cena tra amici - pdf - Lo Spettacolo del Veneto
Federazione
[email protected]
Italiana
Cinema
d’Essai
INTERPRETI:
Patrick Bruel,
Valérie Benguigui,
Charles Berling,
Guillaume de
Tonquedec
SCENEGGIATURA:
Alexandre de la
Patellière,
Matthieu Delaporte
FOTOGRAFIA:
David Ungaro
MUSICHE:
Jérôme Rebotier
MONTAGGIO:
Célia Lafitedupont
SCENOGRAFIA:
Marie Cheminal
DISTRIBUZIONE:
Eagle Pictures
NAZIONALITA’:
Francia, Belgio
DURATA: 109 min.
[email protected]
wwww.spettacoloveneto.it
Associazione
Generale
Italiana
dello Spettacolo
di Alexandre de la Patellière,
Matthieu Delaporte
PRESENTAZIONE E CRITICA
La commedia francese è ormai all'apice della cinematografia
mondiale da anni, e - in caso non ne foste ancora convinti questa pellicola è giunta a ribadirlo. Tratta da una pièce teatrale,
CENA TRA AMICI dimostra e impone quanta cura necessiti una
sceneggiatura perché un buon film sia definito tale. Girato
all'interno di un appartamento parigino, il film vede le sue
vicende svolgersi tra quattro mura, cinque personaggi e nulla
più, ma non smetterete di ridere per l'intera durata. Il MacGuffin,
come lo chiamerebbe Alfred Hitchcock, o espediente, per noi
comuni mortali, è un nome, LE PRÉNOM, come recita il titolo
originale: un ricco e ambizioso agente immobiliare si reca a cena
nella casa della sorella e del cognato ai quali annuncia il nome
scelto per il futuro nipote. Questo scatena il putiferio. Si
accendono discussioni, vere e proprie battaglie verbali dal ritmo incalzante. Perché? Beh,
andate al cinema, il bello è proprio lì. Come fa un semplice nome a generare una perfetta
descrizione di tipi umani? È impossibile non riconoscerli, è impossibile davanti a loro non
affermare: è vero sono proprio così!
Il ritmo incalzante è sostenuto da ottime performance attoriali che dimostrano tempi comici
straordinari: Patrick Bruel, Valérie Benguigui, Charles Berling, Judith El Zein e Guillaume
De Tonquédec ridono, piangono, mentono e si confessano durante una notte qualsiasi, ad
una cena qualsiasi alla quale ognuno potrebbe ritrovarsi e forse vorrebbe, perché il
sentimento che emerge dalla pellicola non può che far venir voglia di correre a casa a bere
un bicchiere di vino con gli amici. Fuori dalle quattro mura, ma più presente che mai, c'è il
sesto personaggio, la mamma, interpretato da una delle dive francesi per antonomasia,
Françoise Fabian. Alexandre De La Patellière e Matthieu Delaporte, registi anche della
versione da palcoscenico, non ci propinano abbozzi o macchiette, non ci lasciano in balia
di impresari puttanieri per rappresentare l'elettore di destra o l'intellettuale musone quando
guardano all'elettore di sinistra. Il segreto delle sceneggiature francesi potrebbe
riassumersi in un unico vocabolo: rispetto. Un film come Cena tra amici porta rispetto alla
spettatore perché lo stima, non ha paura di sferrargli battute argute e citazione intelligenti,
perché è certo che egli le capirà e le apprezzerà.
(www.supergacinema.it)
Adattamento cinematografico dell’omonima e acclamata piece transalpina, LE PRÉNOM
porta la firma, ed è diretta, dagli stessi autori che l’hanno accompagnata in palcoscenico,
ovvero Alexandre De La Patellière e Matthieu Delaporte. E i medesimi della versione
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di di Alexandre de la Patellière, Matthieu Delaporte
teatrale sono anche gli interpreti, con l’unica eccezione di Charles Berling, nel ruolo di
Pierre. Nell’accogliente salotto metropolitano di Babou, si consuma un fuoco di fila infarcito
da dialoghi intelligenti e spiritosi che mette in riga certa borghesia parigina e alcuni
stereotipi sistemati lì per essere derisi e annientati. C’è l’intellettuale di sinistra di quelli che
non si può fare a meno di odiare per spocchia e boria, l’artista, la donna in carriera, il
materialista con inclinazioni da playboy. Se ne dicono di tutti i colori, scoprendo altarini e
insinuando robe inimmaginabili. Che sia un testo passato dalle quinte teatrali si vede
lontano un miglio, ma ritmi, battute al fulmicotone, tempi comici, espressioni e intonazioni
lasciano una scia di buonumore, seppur dolceamaro, anche sul lenzuolone bianco. Poco
noti alle nostre latitudini, Valerie Benguigui, Charles Berling, Patrick Bruel, Judith El Zein e
William Tonquédec sono esilaranti e l’intesa che hanno sul set si trasmette facilmente agli
spettatori. Pochade vecchio stile, intelligente e acuta. Inconfondibilmente francese.
(www.film-review.it)
Di cene più o meno tra amici, magari con delitti previsti nel menu, il cinema mondiale ne
ha già imbandite tante. Meglio avrebbe fatto la distribuzione italiana a tradurre
letteralmente il titolo originale o, comunque, a rievocarne la specificità. È “il nome“non
tanto la cena il perno attorno a cui ruota tutto il film. A partire dai curiosi titoli di testa in cui i
cognomi di chi ha collaborato alla riuscita dell'operazione sono rigorosamente esclusi. Per
proseguire poi con il percorso di un ragazzo che consegna le pizze in moto, marcato dalle
intestazioni delle strade con tanto di minibiografia dei titolari.
Infatti, inserendosi nella tradizione del teatro boulevardier di qualità Cena tra amici
costruisce tutto attorno a un nucleo centrale e, come accadeva a Francis Veber per il
riuscito La cena dei cretini Delaporte e De La Patellière hanno il controllo assoluto dei
tempi comici. La loro è un'opera prima per quanto riguarda il cinema ma il testo è stato
scritto a quattro mani e il cast (con un'eccezione) è quello della messa in scena (hit al box
office) di Bernard Murat. L'eccezione è costituita da Charles Berling che sostituisce Jean
Michel Dupuis aggiungendo, per il pubblico francese, un alone di Gauche acculturata che
l'attore ha costruito nel corso della sua carriera. Non si pensi di trovarsi dinanzi a una
rivisitazione di Carnage. Là l'incontro avveniva tra sconosciuti mentre qui c'è un passato di
relazioni e di non detto che finisce per prendere il centro della scena. La teatralità originale
a tratti si fa sentire, soprattutto quando i toni iniziano ad esasperarsi, ma
complessivamente il film tiene e riesce a far sorridere (un po' amaramente) anche se, il
doppiaggio (per quanto perfetto) priva queste commedie d'Oltralpe di quella musicalità
(che si trasforma talvolta in pomposità) e di quel ritmo che sono insiti nella lingua. Il finale
per alcuni costituirà una vera sorpresa (da più punti di vista).
(www.mymovies.it)
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