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Arte e Cultura
Mazzini. Vita, avventure
e pensiero di un italiano europeo
di Raffaella Ponte
Le Celebrazioni per il 150° anniversario
dell’Unità nazionale, che hanno visto
la realizzazione di una consistente
produzione di pubblicazioni, convegni
e mostre dedicate a ripercorrere
e approfondire le vicende e i protagonisti
più significativi del Risorgimento,
non sono terminate con il 2011...
ma hanno avuto un seguito, nell’anno appena trascorso,
anche grazie alla significativa e forse all’inizio inattesa partecipazione popolare. A dimostrazione di ciò l’uscita del volume promosso da Carige, intitolato Mazzini. Vita, avventure e pensiero di un italiano europeo, degno suggello delle celebrazioni dedicato al grande politico democratico, uno
dei protagonisti più insigni del Risorgimento italiano nonché “profeta di una nuova Europa”*.
Si tratta di un’opera interessante e riccamente illustrata, realizzata con l’obiettivo espressamente dichiarato dai Curatori
- lo storico Giuseppe Monsagrati e la storica dell’arte Anna
Villari –, di rievocare la vicenda umana, intellettuale e politica di Giuseppe Mazzini nella sua interezza e complessità, e
di evidenziarne la grande modernità e attualità del pensiero.
Il filo rosso della narrazione si dipana lungo quattro sezioni – i luoghi della vita, la cultura, la politica e l’Europa
–, riuscendo a illustrare la ricchezza, varietà e vastità degli interessi intellettuali, politici e personali di Mazzini attraverso un nutrito numero di saggi affidati a specialisti
di discipline differenti e di generazioni diverse, che sostieA fronte Luigi Calamatta, Giuseppe Mazzini, incisione a bulino
e acquaforte. Roma, Museo Centrale del Risorgimento.
In alto Targa commemorativa presso la casa di Londra
dove visse Mazzini (oggi North Gower Street NW1).
ne il lettore in un crescendo di curiosità ed interesse.
La prima sezione è dedicata ai “luoghi” teatro della vita, intesi non come semplici tappe di una vita da esule, ma come spazi geografici e comunità umane che hanno contribuito a formare e connotare la personalità, il pensiero e le
azioni del grande Genovese. In apertura Giovanni Assereto
offre al lettore un magistrale “affresco” di Genova, in un arco temporale coincidente con la vita stessa di Giuseppe Mazzini (1805-1872) durante il quale la città subì profonde trasformazioni, sia dal punto di vista politico-istituzionale sia
da quello urbanistico. Con Genova Mazzini mantenne per
tutta la vita un legame profondo, nonostante l’avesse abbandonata nel 1831 per ritornarvi poi soltanto per brevi incursioni da clandestino, grazie al rapporto saldissimo e costante con la madre, con gli amici e i seguaci genovesi, mantenuto in vita grazie a una fittissima corrispondenza, attraverso la quale nulla gli sfuggiva di quanto accadeva “sotto
la lanterna”. La Marsiglia della Giovine Italia è, invece, tratteggiata dalla penna dello storico francese Jean-Yves Frétigné, che mette in luce come il Mazzini patriota diventi “professionista” rivoluzionario in terra francese, e come tale entri nella Storia. Lasciata la Francia profondamente amareggiato per la direzione presa dalla politica francese e afflitto
sul piano personale, Mazzini prese la via della Svizzera, le
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cui città e cantoni dapprima – come rileva nel suo saggio
Elisa Signori – rappresentarono un luogo di transito per poi
diventare un polo di riferimento per la sua attività politica e,
in parte, un modello politico-istituzionale repubblicano, nonostante le critiche mai taciute alla neutralità elvetica nelle
relazioni internazionali e all’ordinamento federale, giudicato fonte di sterili particolarismi.
Se in Svizzera la visione politica di Mazzini si fece più chiara, fu poi a Londra che acquisì forza e profondità, nonostante le forti difficoltà iniziali, innanzitutto quelle ambientali, dovute alle asprezze del clima atmosferico e al costo della vita, altissimo in rapporto alle magre sostanze di un esule. Il
Mazzini “londinese” è narrato da Giuseppe Monsagrati, che
riesce a trasmettere al lettore le impressioni provate dal Genovese in quella che doveva essergli apparsa come una città sterminata, piena delle contraddizioni di una società fortemente classista e in piena espansione demografica, economica e produttiva, ma nella quale, tuttavia, poteva godere dei beni più preziosi, la libertà di opinione, di coscienza
e di stampa. A Londra Mazzini trovò anche estimatori ed amici, che lo sostennero fino alla fine, anche nelle fasi discenIn alto George Washington Wilson, Il Tamigi ripreso da Bankside,
circa 1860. Firenze, Raccolte Museali Fratelli Alinari.
Emilie Ashurst, Giuseppe Mazzini, 1846.
Genova, Istituto Mazziniano, Museo del Risorgimento.
A fronte WIlliam Parrot, Veduta di Genova, 1854.
Firenze, Raccolte Museali Fratelli Alinari.
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denti della parabola di rivoluzionario e di uomo. E furono
proprio degli “anglo- mazziniani”, i Nathan, per metà italiani – come scrive nel suo saggio su Pisa Pietro Finelli –, coloro i quali accompagnarono Mazzini nell’ultimo tratto di vita, rivestendo un ruolo cruciale insieme con altri nella costruzione e sacralizzazione della memoria mazziniana.
In questo excursus attraverso il “luoghi” non potevano mancare Milano e Roma. La prima abilmente tratteggiata da Arianna Arisi Rota, nella sua natura di “luogo solo virtuale nella
geografia esistenziale di Mazzini […] protagonista nella sua
geografia politica”, in quanto centro di irradiamento della propaganda mazziniana, che tuttavia lo vedrà presente solo nella primavera del 1848, all’indomani delle inebrianti Cinque
Giornate. Giuseppe Monsagrati accompagna il lettore a Roma, città sempre al centro del pensiero mazziniano, ma che,
paradossalmente l’Esule nel corso della vita vide solo due
volte, nel 1849 (dal 5 marzo al 12 luglio), triumviro della Repubblica Romana, e nell’ottobre del 1870, quando vi si fermò solo una notte con “l’anima a bruno” nel viaggio di ritorno dalla prigione di Gaeta, dopo essere stato amnistiato
contro la sua volontà.
Giuseppe Monsagrati firma anche il saggio centrale intitolato “Giuseppe Mazzini: vita di un italiano europeo”, nel
quale viene ripercorsa tutta la vita di Mazzini, con una scansione cronologica segnata dai principali avvenimenti e progetti di vita, politica e personale; le pagine del saggio, contrassegnate da un colore che le differenzia dal resto del
volume, si trovano esattamente al centro del volume, quasi a ribadire la centralità delle esperienze umane e culturali di Mazzini nella determinazione della sua crescita personale di politico e pensatore italiano europeo.
La sezione dedicata alla cultura è aperta dal contributo di Anna Villari, intitolato “Giuseppe Mazzini e le arti figurative tra
Italia e Inghilterra”, dal quale traspare l’originalità di pensie-
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ro e di gusti del Genovese, nei quali convivono i pittori neoclassici con Hayez e i preraffaelliti inglesi, a ribadire una vasta gamma di studi e una cultura non fine a sé stessa.
L’originalità del pensiero mazziniano si ritrova anche nel saggio intitolato “La Chitarra e la Filosofia della musica” di Stefano Ragni, che rivela uno degli aspetti forse meno conosciuti di Mazzini, ovvero la sua passione per la musica, da
lui stesso praticata e sulla quale ha finemente discettato
nella “Filosofia della musica”, pubblicata a Parigi nel 1836.
Attento conoscitore del repertorio di Settecento e Ottocento, dedicò particolare attenzione ai canti popolari, considerati l’espressione più genuina dell’animo umano.
Nei saggi successivi emergono in tutta la loro chiarezza e
attualità i grandi temi della riflessione mazziniana, soprattutto alla luce delle vicende politiche e sociali che stiamo
vivendo – come sottolineato anche dai Presidenti di Banca Carige, Giovanni Berneschi, di Fondazione Carige Flavio Repetto in occasione della presentazione a Palazzo Ducale nel dicembre scorso –, quali l’educazione, la priorità
dei doveri sui diritti, la libertà politica e lo sviluppo della vita sociale come unica prospettiva per il progresso dell’umanità, l’emancipazione femminile, l’idea di patria e di nazione come capacità di superamento dei nazionalismi.
Questi temi sono affrontati nei contributi di Michele Finelli, intitolato “Mazzini educatore”, e di Andrea Panerini, intitolato “Il Dio di Giuseppe Mazzini”, e nella sezione dedicata alla politica, che si apre con il saggio di Roberto Balzani su “Mazzini e i Giovani”, nel quale viene tra l’altro evidenziato come Mazzini abbia offerto ai giovani contemporanei, stretti ancora tra le gabbie culturali e sociali dell’ancien régime, una possibile via di fuga – la cospirazione nazionale della Giovine Italia – come alternativa alla fuga dell’emigrante o a quella romantica, più mentale e intellettuale, riservata in genere a una ristretta élite. Nel saggio inti-
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tolato “Giuseppe Mazzini e l’emancipazionismo femminile” Anna Maria Isastia mette in luce la particolare attenzione dedicata dall’Esule all’universo femminile, con il quale
ha intessuto rapporti assai moderni, condividendo impegno,
programmi, amicizia e affetti. A partire dagli anni giovanili
Mazzini denunciò costantemente lo stato di inferiorità cui
erano costrette le donne, non tralasciando occasione per
ribadire l’alta considerazione che aveva per esse, efficacemente sintetizzata ne i Doveri dell’uomo (1860), dove gli
uomini venivano esortati a rispettarle e amarle, cancellando dalla mente ogni idea di superiorità.
A Roland Sarti il compito di tratteggiare “il disegno unitario”, espressione che dà il titolo al saggio stesso, che nella visione mazziniana era strettamente connesso sia alla questione nazionale, la più urgente, sia alla questione sociale,
che non avrebbe tardato a manifestarsi. La questione nazionale, infatti, per Mazzini andava affrontata proprio attraverso il coinvolgimento di tutti gli strati della popolazione,
associando le classi al fine di ottenere unità nazionale e giustizia sociale. Quest’ultimo argomento è ripreso e approfondito nel saggio di Sauro Mattarelli intitolato “L’associazionismo”, che mette in luce come il “governo sociale” – espressione che Mazzini preferiva rispetto al termine democrazia
– da lui propugnato non potesse prescindere da una dimen-
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sione europea, anche al fine di superare l’egoismo insito
nel concetto di nazione.
La sezione dedicata all’Europa si apre significativamente
con il testo di Monsagrati intitolato “La letteratura”, nel quale è ribadito come le riflessioni mazziniane in proposito,
muovendosi sul terreno concreto del pensiero che doveva farsi azione, abbiano sempre contenuto un manifesto
disinteresse per la costruzione di un canone estetico e per
le differenze nazionali e individuali. Temi questi strettamente connessi a quelli di Europa e democrazia, affrontati da Anna Maria Lazzarino Del Grosso, il cui saggio intitolato “Giuseppe Mazzini. Dentro la democrazia europea”
evidenzia come già nei suoi primi articoli giornalistici di
argomento letterario traspaia una profonda conoscenza delle opere prodotte negli ambienti più innovativi della cultura europea, con i quali entrerà direttamente in contatto quando arriverà esule in Inghilterra, riuscendo ad inserirsi autorevolmente nei circoli culturali e nel dibattito
Joseph Danhauser, Franz Listz al pianoforte circondato
da Alexandre Dumas, Victor Hugo, George Sand, Niccolò Paganini,
Gioacchino Rossini e la contessa Marie d’Agoult, 1840.
Berlino, Nationalgalerie.
A fronte Giulio Guiggi, Busto di Giuseppe Mazzini, 1952. Pisa,
Memoriale Mazzini, Domus Mazziniana. Photo credits: Ottavio Celestino.
Documento
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politico promosso dagli agitatori democratici presenti nella capitale inglese. Fino alla fine dei suoi giorni Mazzini
operò instancabilmente affinché il suo progetto di democrazia europea potesse essere realizzato, sempre fermamente convinto che una delle precondizioni indispensabili fosse che in Italia si instaurasse finalmente un regime repubblicano. Il saggio di Arturo Colombo, intitolato
“Per una nuova Europa”, illustra i significati differenti e
complementari che l’Europa ha avuto per Mazzini, a partire dallo spazio geografico nel quale ha agito, che ha finito per assumere il ruolo di cornice ideale del suo progetto politico, dal quale – viene ricordato – fu assente il
concetto di cosmopolitismo, e ciò in considerazione del
ruolo determinante attribuito alle nazioni, solidali e strette in un patto di fratellanza.
Le idee del Mazzini instancabile propugnatore dell’europeismo democratico furono alla base della Costituzione della Repubblica Romana, promulgata il 3 luglio del
1849, negli articoli della quale è chiaramente affermato quale fine ultimo
di una repubblica democratica quello di promuovere il miglioramento delle condizioni morali e materiali di tutti i cittadini e gli eguali diritti, temi che
non a caso si ritroveranno parimenti
nella Costituzione della Repubblica
Italiana promulgata il 1° gennaio del
1948, come emerge nel contributo di
Mario Di Napoli intitolato “Costituente e Costituzione”.
La ricca e variegata iconografia – frutto dell’accurata ricerca condotta da
Anna Villari e Matteo Ventricelli –,
completa la narrazione storica e, al
contempo, fornisce un importante
contributo alla valorizzazione del ricco patrimonio storico genovese, in
particolare di quello civico conservato nel Museo del Risorgimento, al
quale è dedicato il saggio intitolato
“L’Istituto Mazziniano di Genova e i
musei mazziniani in Italia” di Raffaella Ponte. In esso l’autrice, curatrice
museale, tratteggia una breve storia
delle collezioni risorgimentali genovesi, dalla quale si evince come anche in ambito museale Genova abbia rappresentato un’eccezione, realizzando nella casa natale di Giuseppe Mazzini un piccolo museo-sacrario dedicato all’illustre concittadino già
pochi anni dopo la sua morte, in netta controtendenza con quanto stava
Documento
avvenendo sul territorio nazionale, dove si assistette a una
vera e propria rimozione di tutto ciò che rappresentava
il risorgimento repubblicano e alla marginalizzazione della figura di Mazzini, il grande assente nei primi allestimenti museali storici di Ottocento e primo Novecento.
Il volume si chiude con una interessante antologia di giudizi
su Mazzini, curata da Francesca Di Giuseppe, che riporta le
dichiarazioni di detrattori e sostenitori, contemporanei e non.
Al lettore il volume consegna un ritratto a tutto tondo di Mazzini uomo, scrittore, politico, italiano-europeo ante litteram,
che ci si augura possa contribuire alla definitiva dissoluzione dell’immagine di austero apostolo del Risorgimento lontano nel tempo e a diffonderne, invece, la conoscenza alle nuove generazioni come di uno dei grandi teorici dell’emancipazione dei popoli e della democrazia.
* Cfr.G.O.Griffith, Mazzini Prophet of Modern Europe, Londra1932.
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